discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
I Giusti
1. Israele
Sul viale alberato che nel
Memoriale dello Yad Vashem a
Gerusalemme conduce verso la
Tenda della Rimembranza, ai
piedi dei tronchi ci sono numerose
piccole lapidi che portano il nome
di tantissime persone di diverse
nazionalità.
2. Yad vashem
Quei nomi corrispondono a persone
che hanno saputo proteggere il
valore e la dignità dell’uomo in
un periodo tanto buio della storia
europea e mondiale e che hanno dato
lustro allo loro nazione: sono i
GIUSTI.
3. I Giusti
I Giusti sono semplicemente delle persone normali che posti di fronte
all’ingiustizia reagiscono sapendo opporsi anche a rischio della propria vita.
Sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono la vita di almeno un ebreo
senza trarne alcun vantaggio personale.
La loro esistenza stessa dimostra che anche nelle situazioni peggiori, in cui
l’assassinio era diventato legge di stato e il genocidio parte di un progetto
politico, è comunque sempre possibile per tutti gli esseri umani fare delle
scelte alternative.
6. Giorgio Perlasca
Nato a Maserà nel 1910 a Padova.
Scoppiata la seconda guerra mondiale venne mandato
nei paesi dell’ Est per comprare carne per l’Esercito
italiano. L’8 settembre del 1943 l’Armistizio tra l’Italia e
gli Alleati lo colse a Budapest. Giorgio Perlasca dovette
fuggire e nascondersi e trovò rifugio presso
l’Ambasciata spagnola. Al momento del congedo in
Spagna ricevette un documento che recitava : “Caro
camerata, in qualunque parte del mondo ti troverai
potrai rivolgerti alla Ambasciata spagnola”. In pochi
minuti divenne cittadino spagnolo,iniziando a
collaborare con l’Ambasciatore spagnolo.
7. Giorgio Perlasca
Per cento giorni Giorgio Perlasca si finse tutto quello che non era: fu
ambasciatore, medico,organizzatore della resistenza,consolatore di singoli. E
oltre 5200 ebrei ungheresi riuscirono a salvarsi, a sopravvivere.
Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, venne fatto prigioniero ma poi
fu liberato, e riuscì a rientrare in Italia. Mise in un cassetto la sua storia ed
iniziò una vita normalissima. Nemmeno in famiglia raccontò la sua storia
nella sua completezza. Giorgio Perlasca venne ritrovato, è proprio il caso di
dirlo, a fine anni 80 da Eva e Pal Lang, marito e moglie, entrambi
sopravvissuti a quegli anni terribili. Yad Vashem proclamò G.Perlasca Giusto
tra le Nazioni; egli andò a Gerusalemme ove piantò l’albero sulla collina dei
Giusti,ospite del governo israeliano. Alla domanda di un giornalista che gli
suggeriva “Lo ha fatto perché cattolico”, lui rispose:” No, perché sono un
uomo”. Giorgio Perlasca venne a mancare il 15 agosto del 1992. Ha voluto
essere sepolto nella terra e con un’unica frase, oltre alla data di nascita e di
morte: Giusto tra le Nazioni, in ebraico.
8. GIOVANNI
PALATUCCINato a Montella (Avellino)nel 1909.
Nel 1932 a ventitrè anni, si laurea in
giurisprudenza presso l’Università di Torino.
Un telegramma del ministero dell’Interno
nel1937 gli annuncia il trasferimento a Fiume
presso la cui Questura assumerà la
responsabilità dell’ufficio stranieri, che lo
porterà a contatto diretto con una realtà di rara
umanità ed in particolare con la condizione
degli Ebrei.
Giovanni Palatucci era iscritto al Pnf ma era
anche un cattolico di profonda fede e da
parecchie testimonianze risulta chiaro come,
via via che crebbe il pericolo per gli ebrei, egli
rifiutasse di farsi complice delle
persecuzioni.
Egli non volle allontanarsi da Fiume neanche
quando il Ministero dispose nell’aprile del
1939 il trasferimento a Caserta.
9. Responsabile dell’Ufficio stranieri, inviava gli ebrei presso il
campo di concentramento di Campagna affidandoli alla
protezione dello zio Vescovo.
“Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i
beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel
complesso riscontro molte simpatie. Di me non
ho altro di speciale da comunicare.”
E’ quanto scriveva l’8 dicembre 1941 Giovanni Palatucci in
una lettera inviata ai genitori. Quel “po’ di bene”, compiuto
nel più totale sprezzo del pericolo e in tempi difficili,
significò la salvezza di oltre cinquemila ebrei.
Si rifiuta di consegnare ai nazisti anche un solo ebreo, anzi continua a salvarne
molti rischiando la vita.
I nazisti, messi sull’avviso da spie, non fidandosi più di lui, gli perquisiscono la
casa. A questo punto il Capitano delle SS capisce di essere stato beffato e
anche i partigiani consigliano a Palatucci di lasciare Fiume; ma egli resta.
Nel1944 Palatucci venne
arrestato dalla GESTAPO,trasferito nel campo di sterminio di Dachau
dove trovò la morte a pochi giorni dalla Liberazione e a soli 36 anni,
ucciso dalle sevizie e dalle privazioni a raffiche di mitra.
10. Giuseppe Moreali e don Arrigo
Beccari
Negli anni della seconda guerra
mondiale la popolazione di
Nonantola (Modena) diede una
prova tangibile della loro solidarietà
umana: un centinaio di ragazzi
ebrei, perseguitati e cacciati da altri
paesi europei, destinati ai campi di
concentramento , furono aiutati e
ospitati in una villa alla periferia di
Nonantola, (villa Emma). Durante la
loro permanenza conobbero il dottor
Giuseppe Moreali che prese a
cuore la loro situazione e che li mise in
contatto con Don Arrigo Beccari. GIUSEPPE MOREALI
11. Fino all’8 settembre 1943 la vita dei
ragazzi fu abbastanza tranquilla nella
villa di campagna: studiavano,
lavoravano, giocavano a calcio.
Ben presto,a causa dell’occupazione
tedesca, fu chiaro che la
permanenza a Nonantola non
poteva protrarsi e il dottor Moreali e
don Arrigo Beccari ritennero opportuno
organizzare la fuga attraverso la
Svizzera.A tale scopo essi
apprestarono carte d’identità false e
dopo un primo tentativo di fuga
fallito,nell’ottobre del 1943 tutti i
ragazzi raggiunsero la salvezza
DON ARRIGO BECCARI
in Svizzera.
12. Questo episodio, negli ultimi
trent’anni, è stato portato in
diverse occasioni alla ribalta della
cronaca. Il dottor Giuseppe
Moreali e don Arrigo Beccari
nel1965 si recarono , dietro invito,
in Israele dove furono proclamati
Giusti tra le Nazioni , insigniti
di una medaglia e di un diploma e
fu dato a loro il privilegio di
piantare un albero col loro nome
nel cosìdetto Viale degli Uomini
Giusti in Gerusalemme GIUSEPPE MOREALI
13. LORENZO
PERRONE
Lorenzo Perrone (Fossano, 1904– Fossano 1952) è stato
un muratore italiano, famoso per la descrizione che di lui
fece Primo Levi nelle sue opere, in particolare in Se
questo è un uomo.
14. Perrone faceva parte di un gruppo di abili muratori
italiani, contrattati dalla ditta Boetti, che furono trasferiti a
Auschwitz per l'espansione del campo. Nell'estate del
1944, mentre lavorava alla costruzione di un muro,
Levi udì Perrone esprimersi in piemontese con un suo
collega e, da quel momento, nacque un'amicizia tra
i due. Fino al dicembre del 1944, il muratore ruberà
del cibo per sfamarlo, gli procurerà una maglia per
riscaldarsi e terrà la corrispondenza con la sua famiglia.
Grazie a lui Primo Levi ritrova la forza per resistere e la
speranza contro la disperazione del lager.
15. “Io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi ; e
non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi
costantemente rammentato , con la sua presenza, con il suo
modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un
mondo giusto al di fuori del nostro . Grazie a Lorenzo mi è
accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo”
Primo Levi
Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconosce Perrone come Giusto
fra le Nazioni. Il suo è il dossier 3712.
16. CARLO ANGELA
Carlo Angela , nato il 9 gennaio 1875
presso Vercelli, fu direttore sanitario della
clinica psichiatrica privata Villa Turina si San
Maurizio Canavese , ed è padre di Piero, il
giornalista inventore di Quark.
Sulla base delle prove e delle testimonianze
raccolte e che gli sono state presentate,lo
Yad Vashem ha deciso di conferire al
professor Angela la Medaglia dei Giusti fra le
nazioni.
Fu soprattutto per merito dei <<salvati>>
che questa storia si fece faticosamente
strada.
17. Un <<salvato>> , l’ avvocato Massimo Ottolenghi ,
dichiarò pubblicamente di aver beneficiato della
solidarietà di Carlo Angela presso la Villa Turina in quanto
il professore protesse la moglie incinta e la bimba di
Ottolenghi , nascondendole presso il reparto delle donne
pazze furiose. Il fatto più sorprendente fu la
pubblicazione di un diario,scritto all’ interno della clinica
psichiatrica da Renzo Segre , ebreo biellese , che
per sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio
aveva trovato rifugio con la moglie nell’ospedale
fingendosi malato di mente,rimasto segregato per un anno
e mezzo, patendo l’angoscia quotidiana di essere
scoperto.
18. Con la sua opera discreta e preziosissima salva
numerose vite dai lager nazisti e tra queste:
Donato Bachi
il colonnello dei carabinieri Lattes,
il capitano Finzi,
il professore Nico Valobra,
la famiglia Fiz,
il capitano Dogliotti,
il conte Revelli di Beaumont.
Parecchie sono le ispezioni , ma , per fortuna,
mai nessuno degli ospiti segreti viene identificato.
Il suo nome fu inciso sulla stele d ’onore
nel Giardino dei Giusti,presso il Museo
dell’Olocausto di Gerusalemme.
19. Mons. Angelo Roncalli
Mons. Angelo Roncalli giunge ad Istanbul il 5 gennaio
1935 dove resterà 10 anni. Si attiva ed effettua azioni di
salvataggio, adoperandosi per far ottenere i visti di
transito agli ebrei. La sua opera di assistenza è
infaticabile, come testimonia l’ambasciatore tedesco
Franz von Papen,che afferma: “Andavo a Messa da
lui…Credo che 24 mila ebrei siano stati aiutati a quel
modo”.
Roncalli scrive nel Giornale dell’Anima:”Poveri figli
d’Israele. Io sento quotidianamente il loro
gemito intorno a me. Li compiango e faccio del
mio meglio per aiutarli”. Durante la guerra, quando
una nave piena di bambini ebrei tedeschi giunge al porto
di Istanbul, destinati tutti nei forni crematori ,Mons.
Roncalli prova ogni via; il suo telefono non ha più pace,
notte e giorno, ma alla fine – anche grazie alla sua
amicizia con l’Ambasciatore von Papen – riesce a
salvare i bambini.
Nel settembre del 2000 la International Raoul
Wallenberg Foundation ha chiesto formalmente
allo Yad Vashem Institute di Gerusalemme di
inserire il suo nome nell ’elenco dei “Giusti tra le
Nazioni”.
20. Don Ferdinando Pasin
Non un monumento, ancorchè
piccolo, né il nome di una via ne
ricorda il nome. Eppure il
ricordo di Don Ferdinando Pasin
non è ancora del tutto
scomparso dalla memoria di chi
lo ha conosciuto o di chi ne ha
saputo attraverso la storia.
Divenne l’avvocato dei
deboli,caritatevole di molti di
coloro che il dopoguerra aveva
relegato alla miseria. Don Pasin fu
a fianco dei partigiani e della
resistenza trevigiana fu forse
l’anima.
Fu protettore di
duecentotrentaquattro ebrei
che grazie a lui non connobbero i
lager.
21. Le altre figure, simbolo della solidarietà del popolo
italiano agli ebrei, furono uomini e donne appartenenti
alla Chiesa:
•Padre Maria Benedetto a Roma
•Don Francesco Repetto e Don Carlo Salvi a Genova
•Don Enzo Boni Baldoni a Quara,nel reggiano
•Don Leto Casini e Padre Cipriano Ricotti a Firenze
•Don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso
•Mons. Giacomo Meneghello di Torino
•Mons. Vincenzo Barale di Torino
•Giuseppe Sala di Milano
•Pastore avventista Daniele Cupertino a Roma.
22. Furono quasi 295 gli
italiani insigniti
dell’onorificenza della
medaglia per i Giusti.
Gli ebrei salvati
furono circa 35.000!
23. “L’essere umano è stato creato...
per insegnare che
chi uccide un’anima sola,
è come se avesse ucciso il mondo intero,
perché distrugge
tutte le generazioni future
che sarebbero venute al mondo
da quella unica persona.
Ma
colui che salva la vita di una persona,
è come se avesse salvato il mondo intero.”
Primo Levi
I RAGAZZI DELLA 3^B