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Anno 4° - Numero 3 - Marzo 2013
SOMMARIO:
– Le news
LE NEWS
I “cattivi pagatori” non saldano le fatture alle Imprese?
La Confartigianato ha attivato un “Osservatorio” per monitorare il rispetto della nuova
normativa sui tempi di pagamento.
Avviare o mantenere in piedi un'impresa ai tempi d'oggi è indubbiamente un atto di grande
coraggio, in special modo se si assumono dei dipendenti estranei al proprio nucleo familiare e ci si
posiziona tra le realtà capaci di rappresentare al meglio il proprio paese. Ma per rimanere “in vita”,
continuare a produrre e ambire a raggiungere standard qualitativi sempre più elevati si deve poter
contare sul fatto che nulla sia di intralcio e di ostacolo all'operatività della propria azienda e che, per
ogni lavoro svolto o per qualunque bene offerto, vi sia il corrispettivo “riconoscimento economico”
pattuito. In sintesi: che ogni fattura emessa possa essere puntualmente registrata nel libro contabile
sotto la voce “regolarmente saldata”. I ritardi nei pagamenti, infatti, rappresentano per ogni impresa
un danno in grado di minarne la stessa esistenza.
Nonostante lo scorso primo gennaio sia entrata in vigore una nuova normativa che prevede un
termine ordinario di 30 giorni per il saldo delle fatture nelle transazioni commerciali tra Enti
pubblici e aziende private e tra imprese private, esistono ancora casi in cui i ritardi accumulati
vengono considerati inaccettabili.
Per tale ragione la Confartigianato ha di recente attivato sul proprio sito internet,
www.confartigianato.it, un apposito Osservatorio, grazie al quale gli imprenditori potranno
ottenere tutte le “informazioni sul funzionamento delle nuove norme, la consulenza su come far
rispettare i propri diritti di creditori e potranno segnalare nuovi ritardi e mancate applicazioni
della legge. Una sezione dell’Osservatorio è dedicata allo strumento della certificazione del crediti
accumulati dagli imprenditori prima dell’entrata in vigore della nuova legge. Anche in questo caso,
oltre alle istruzioni per l’utilizzo della certificazione, sarà monitorata l’efficacia dello strumento”.
Secondo quanto specificato dallo stesso Presidente di Confartigianto, Giorgio Merletti, in un
comunicato stampa dello scorso 31 gennaio “la nuova normativa sui tempi di pagamento è stata
fortemente voluta da Confartigianato ed è un passo avanti per ristabilire etica e correttezza nei
rapporti economici tra imprese e Pubblica Amministrazione, tra imprese committenti e imprese
subfornitrici. Ma la legge non deve restare sulla carta. Va rispettata. L’Osservatorio serve proprio
per monitorarne l’applicazione e periodicamente renderemo pubblici i casi dei ‘cattivi pagatori’,
siano essi Enti pubblici o soggetti privati. Insomma, non molleremo la presa. Ne va della
sopravvivenza delle imprese e della possibilità che l'Italia diventi un Paese europeo sul fronte dei
pagamenti” (www.confartigianato.it).
Un ulteriore conferma del fatto che il ritardo dei pagamenti rappresenti uno dei motivi di mancanza
di liquidità degli imprenditori i quali, ovviamente, in assenza di risorse economiche adeguate si
vedono spesso costretti a chiudere la propria struttura, arriva dal “rapporto” della Confartigianto
CCONSUMEONSUMERR MMEMORANDUEMORANDUMM
Newsletter a cura di ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE
dal quale si evince che “la Pubblica amministrazione è sempre più lenta a pagare le imprese
fornitrici di beni e servizi: nel 2012 il tempo medio è salito a 193 giorni. Tra maggio e novembre
2012 il ritardo con cui gli Enti pubblici (Amministrazione centrale, Regioni e Province) hanno
saldato le fatture alle imprese è ulteriormente aumentato di ben 54 giorni. Alle imprese il ritardo
con cui la P.A. salda i propri debiti rispetto ai 30 giorni stabiliti dalla nuova legge costa 2,5
miliardi di maggiori oneri finanziari”.
(fonte e sezione dedicata all'Osservatorio: www.confartigianato.it)
In arrivo il Coniglio Pasquale: la cioccolata fa gola a tutti purchè le sorprese non finiscano in
gola a nessuno!
Comprare un regalo a un bambino è sempre un'impresa entusiasmante: poter mettere i piedi
in un negozio di giocattoli è bellissimo poiché non esiste altro posto al mondo capace di catapultarci
indietro nel tempo così come avviene quando ci addentriamo in un labirinto di scaffali straripanti di
soldatini, bambole, trenini, costruzioni, puzzle, scatole dai mille colori e balocchi d'ogni sorta.
Ma acquistare un dono per i più piccoli è anche un gesto di infinita responsabilità giacché non vi è
divertimento che possa essere anteposto alla salvaguardia della loro salute.
Non è un mistero per nessuno che verificare le etichette dell'oggetto prescelto sia assolutamente
indispensabile, tanto più che in esse si trovano tutte le informazioni utili per capire se ciò che
abbiamo scelto è davvero “sicuro”. Esistono tuttavia delle situazioni in cui non sempre a un adulto è
possibile effettuare un controllo “preventivo” dell'oggetto che il bambino si troverà in mano ed è il
caso delle sorprese contenute nell'uovo di Pasqua.
Anche quest'anno il conto alla rovescia dei piccini è infatti cominciato: il Coniglio Pasquale è alle
porte. Scartato l'Uovo e assaggiata la cioccolata null'altro dovrebbe restare che godersi la sopresa!
Sorpresa che per quanto bella e originale deve però possedere tutta una serie di requisiti che occorre
verificare prima di lasciare che essa vada ad aggiungersi ai giocattoli conservati nella cameretta di
chi poi ci giocherà a prescindere e magari in assenza di un controllo diretto da parte di un adulto. Lo
stesso dicasi per i regali che non si trovano all'interno delle classiche Uova ma che comunque
vengono “allegati” ad esse in gigantesche confezioni di plastica che i produttori di giocattoli
riempiono fino all'inverosimile.
Ecco per quale motivo ci sembra utile ricordare il lavoro e rammentare i consigli dell'Ente
Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) ovvero “l’associazione privata senza fine di lucro
riconosciuta dallo Stato e dall’Unione Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme
tecniche volontarie - le cosiddette “norme UNI” - in tutti i settori industriali, commerciali e del
terziario (tranne in quelli elettrico ed elettrotecnico)”.
Secondo quanto riportato sul sito www.uni.com “la serie di norme UNI EN 71 stabilisce che i
giocattoli vengano sottoposti a prove per verificare che i materiali che li costituiscono e i loro
rivestimenti non cedano sostanze tossiche quali, per esempio, antimonio, arsenico, bario, cadmio,
cromo, piombo, mercurio e selenio. Le prove consistono nel prelevare campioni di materiale e di
rivestimento dai prodotti e sottoporli ad analisi di laboratorio che simulano le situazioni di
prolungato contatto con la saliva e con i succhi gastrici del bambino dopo l’eventuale ingestione.
Le norme stabiliscono i livelli massimi giornalieri di ingestione per le varie sostanze.
I giocattoli non devono avere bordi taglienti, punte acuminate, parti libere che possano
danneggiare i bambini. Tra i principali pericoli per i bambini vi è quello del soffocamento.
Le norme UNI prevedono che eventuali piccole parti staccabili non possano essere accidentalmente
ingerite dai bambini e non passare attraverso una sorta di “cilindro di prova” che simula le
dimensioni della trachea dei bambini.
Un altro requisito che le norme europee valutano attentamente è quello dell’infiammabilità. Le
norme UNI vietano l’uso di materiali fortemente infiammabili. Per garantire il necessario livello di
sicurezza per gli oggetti rivestiti di pelo, capelli, nastri o fili che vengono a contatto diretto con la
persona, vengono eseguiti test di velocità di propagazione della fiamma in funzione delle
caratteristiche dei diversi prodotti. Per evitare che venga fatto un uso improprio da parte dei
bambini di quei giocattoli che simulano strumenti di protezione come i caschi da moto, elmi dei
vigili del fuoco ed elmetti da lavoro, deve essere chiaramente riportata (anche sull’imballaggio)
l’avvertenza: “Attenzione! Questo è un giocattolo. Non fornisce protezione”. Le norme UNI EN 71
stabiliscono inoltre una serie di principi generali di sicurezza che – in molti casi – possono essere
facilmente verificati dagli adulti/genitori, sia per controllare il grado di pericolosità dei giocattoli
che hanno già in casa e che vengono utilizzati dai bambini sia, preventivamente, durante la fase di
acquisto dei giocattoli stessi.
Ad esempio è importante controllare che:
• i giocattoli non abbiano spigoli vivi e bordi taglienti;
• le parti sporgenti che comportano rischi di perforazione siano protette;
• i meccanismi di apertura e chiusura abbiano dei dispositivi di bloccaggio automatico per
evitare lo schiacciamento accidentale;
• le eventuali molle e gli altri meccanismi in movimento non possano essere accessibili alle
dita;
• le cuciture e le parti applicabili siano resistenti agli strappi;
• i giocattoli da portare alla bocca e quelli con piccole parti che si possono staccare devono
avere dimensioni tali da non poter essere ingeriti dal bambino;
• i giocattoli nei quali i bambini possono entrare (tende, casette, ecc) abbiano fori di
ventilazione e porte apribili con sforzo minimo.
Per concludere, un ulteriore prezioso aiuto - e garanzia di sicurezza - sono le avvertenze, le
istruzioni per l’uso dei giocattoli, le indicazioni per il montaggio e la manutenzione, gli
avvertimenti sulla fascia di età dei bambini utilizzatori. Mai buttarle via insieme alla carta regalo”.
(fonte: www.uni.com)
Indagine della Lega Anti Vivisezione su capi di abbigliamento per bambini: trovate sostanze
chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea
L'inverno è la stagione dell'anno in cui ogni genitore alza il proprio “livello di guardia” non
solo a causa del proliferare dei virus influenzali ma anche per l'arrivo del freddo dal quale occorre
riparare i propri figli, soprattutto al mattino presto quando li si deve far uscire per portarli a scuola.
Maglioni di lana, scarponcini imbottiti, cappelli col paraorecchie e sciarpe lunghe fino ai piedi:
nulla sembra essere mai abbastanza, tanto più se il vento spazza le strade e la neve imbianca i tetti e
le case.
Complice una moda sempre più attenta alle esigenze dei più giovani, la scelta dei capi
d'abbigliamento con i quali riempire i loro guardaroba è in realtà piuttosto semplice: ve ne è
davvero per tutti i gusti e per tutte le età. Il problema nasce semmai nel momento in cui scegliamo
un capo con la convinzione che esso sia il più adatto a soddisfare le loro esigenze senza
minimamente sospettare che esso potrebbe addirittura contenere delle sostanze che, in quanto
tossiche, rappresentano una minaccia per la salute di chi vorremmo invece proteggere.
A confermare l'esistenza e la prova di un tale pericolo è la LAV (Lega Anti Vivisezione) che, in un
recente comunicato stampa, ha presentato i risultati di una ricerca davvero allarmante.
Secondo quanto affermato dalla Lega Anti Vivisezione, infatti, da un'indagine di laboratorio
effettuata su sei capi d'abbigliamento di cinque marche in vendita nelle città di Milano, Monza e
Roma, oltre che tramite il web, è emersa “la presenza, nei capi analizzati, di alcune sostanze
chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea relativa
alle sostanze chimiche (Reach) pericolose in articoli in pelle e pelliccia e nei più diffusi standard
industriali privati. I test eco-tossicologici sono stati condotti dal laboratorio di analisi Buzzi di
Prato, specializzato e tra i più accreditati nel settore del tessile, su n.6 capi d'abbigliamento per
bambini con inserti in vera pelliccia, delle seguenti aziende leader in materia di abbigliamento per
l'infanzia: Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci, Brums”.
Nel dettaglio, la LAV, ha specificato che “i rapporti di prova sono allarmanti: uno degli articoli
(marca Brums) non potrebbe essere posto in vendita sul mercato nazionale dato che risulta
contaminato da un quantitativo di Nonilfenolo Etossilato 2,5 volte superiore allo standard REACH
(Reg. 2006/1907/CE); alcuni campioni analizzati presentano livelli di Formaldeide nettamente
superiori a quelli rinvenuti negli ultimi anni in altri prodotti tessili e per i quali sono state diramate
allerte RAPEX (sistema europeo di allerta per la tutela dei consumatori) per il ritiro dal mercato.
I pochi grammi degli “inserti in pelliccia” utilizzati a decorazione di tali articoli, contengono
anche altre sostanze (e in quantitativi preoccupanti), classificate come tossiche o possibili
cancerogeni come il PCP Pentaclorofenolo, ma anche TeBT Tetrabutil Stagno, TeCP
Tetraclorofenoli, Tetracloro Etilene, metalli pesanti (Cromo III, Alluminio, Piombo), nonché tracce
di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Pirene, Naftalene, Fenantrene, Fluorantrene)”.
Dopo aver specificato che “il Laboratorio di Analisi Chimiche Buzzi ha ricevuto i campioni di
pelliccia animale senza conoscere il modello del capo di provenienza o la marca. Tutte le analisi
sono quindi state condotte con assoluta professionalità e trasparenza” e preso atto dell'esito
dell'indagine e dei dati raccolti, la LAV ha dunque chiesto “alle aziende coinvolte e al Ministero
della Salute, di:
• ritirare dal mercato a scopo precauzionale i prodotti segnalati e promuovere specifici
accertamenti su altri eventualmente ancora in vendita;
• diramare un’allerta RAPEX (Rapid Exchange of Information System of the EU), per avvertire gli
altri Paesi Membri della presenza sul mercato UE di capi d'abbigliamento contaminati;
• vietare l’uso di pelliccia animale”.
Infine, come rammentato da Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce: “le aziende
moda devono assumersi la responsabilità di non immettere sul mercato prodotti contaminati
potenzialmente pericolosi ed eticamente riprovevoli come le pellicce animali. I consumatori invece,
possono limitare l’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente pericolose per se stessi e per i
propri figli, astenendosi dall’indossare e dall’acquistare prodotti contenenti anche piccole parti in
pelliccia animale. La lavorazione delle pelli prevede il maggiore impiego di sostanze chimiche
classificate come potenzialmente tossiche e cancerogene. L’uso di formaldeide, alchilfenoli
etossilati, metalli pesanti ecc. comporta immissioni di inquinanti atmosferici, dispersione di
sostanze che causano eutrofizzazione delle acque, enorme dispendio energetico oltre ad altre
implicazioni negative per l’ambiente”.
(per ulteriori approfondimenti sull'indagine e il testo integrale del comunicato: www.lav.it)
ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE
Torino (sede nazionale) Tel. 011 4366566 – (sede provinciale) Tel. 011 4544363
Associazione Consumatori Piemonte
è anche presente in
Liguria (Genova - Tel. 010 2464497)
Lombardia (Pavia - Tel. 331 9358564)
Marche (Macerata - Tel. 0733 283726)
Piemonte (Alessandria - Tel. 0131 341120; Biella - Tel. 015 8461457;
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Sardegna (Sassari - Tel. 079 2028053)
Trentino Alto Adige (Trento - Tel. 0461 914230)
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Consumer memorandum 2013 n.03

  • 1. Anno 4° - Numero 3 - Marzo 2013 SOMMARIO: – Le news LE NEWS I “cattivi pagatori” non saldano le fatture alle Imprese? La Confartigianato ha attivato un “Osservatorio” per monitorare il rispetto della nuova normativa sui tempi di pagamento. Avviare o mantenere in piedi un'impresa ai tempi d'oggi è indubbiamente un atto di grande coraggio, in special modo se si assumono dei dipendenti estranei al proprio nucleo familiare e ci si posiziona tra le realtà capaci di rappresentare al meglio il proprio paese. Ma per rimanere “in vita”, continuare a produrre e ambire a raggiungere standard qualitativi sempre più elevati si deve poter contare sul fatto che nulla sia di intralcio e di ostacolo all'operatività della propria azienda e che, per ogni lavoro svolto o per qualunque bene offerto, vi sia il corrispettivo “riconoscimento economico” pattuito. In sintesi: che ogni fattura emessa possa essere puntualmente registrata nel libro contabile sotto la voce “regolarmente saldata”. I ritardi nei pagamenti, infatti, rappresentano per ogni impresa un danno in grado di minarne la stessa esistenza. Nonostante lo scorso primo gennaio sia entrata in vigore una nuova normativa che prevede un termine ordinario di 30 giorni per il saldo delle fatture nelle transazioni commerciali tra Enti pubblici e aziende private e tra imprese private, esistono ancora casi in cui i ritardi accumulati vengono considerati inaccettabili. Per tale ragione la Confartigianato ha di recente attivato sul proprio sito internet, www.confartigianato.it, un apposito Osservatorio, grazie al quale gli imprenditori potranno ottenere tutte le “informazioni sul funzionamento delle nuove norme, la consulenza su come far rispettare i propri diritti di creditori e potranno segnalare nuovi ritardi e mancate applicazioni della legge. Una sezione dell’Osservatorio è dedicata allo strumento della certificazione del crediti accumulati dagli imprenditori prima dell’entrata in vigore della nuova legge. Anche in questo caso, oltre alle istruzioni per l’utilizzo della certificazione, sarà monitorata l’efficacia dello strumento”. Secondo quanto specificato dallo stesso Presidente di Confartigianto, Giorgio Merletti, in un comunicato stampa dello scorso 31 gennaio “la nuova normativa sui tempi di pagamento è stata fortemente voluta da Confartigianato ed è un passo avanti per ristabilire etica e correttezza nei rapporti economici tra imprese e Pubblica Amministrazione, tra imprese committenti e imprese subfornitrici. Ma la legge non deve restare sulla carta. Va rispettata. L’Osservatorio serve proprio per monitorarne l’applicazione e periodicamente renderemo pubblici i casi dei ‘cattivi pagatori’, siano essi Enti pubblici o soggetti privati. Insomma, non molleremo la presa. Ne va della sopravvivenza delle imprese e della possibilità che l'Italia diventi un Paese europeo sul fronte dei pagamenti” (www.confartigianato.it). Un ulteriore conferma del fatto che il ritardo dei pagamenti rappresenti uno dei motivi di mancanza di liquidità degli imprenditori i quali, ovviamente, in assenza di risorse economiche adeguate si vedono spesso costretti a chiudere la propria struttura, arriva dal “rapporto” della Confartigianto CCONSUMEONSUMERR MMEMORANDUEMORANDUMM Newsletter a cura di ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE
  • 2. dal quale si evince che “la Pubblica amministrazione è sempre più lenta a pagare le imprese fornitrici di beni e servizi: nel 2012 il tempo medio è salito a 193 giorni. Tra maggio e novembre 2012 il ritardo con cui gli Enti pubblici (Amministrazione centrale, Regioni e Province) hanno saldato le fatture alle imprese è ulteriormente aumentato di ben 54 giorni. Alle imprese il ritardo con cui la P.A. salda i propri debiti rispetto ai 30 giorni stabiliti dalla nuova legge costa 2,5 miliardi di maggiori oneri finanziari”. (fonte e sezione dedicata all'Osservatorio: www.confartigianato.it) In arrivo il Coniglio Pasquale: la cioccolata fa gola a tutti purchè le sorprese non finiscano in gola a nessuno! Comprare un regalo a un bambino è sempre un'impresa entusiasmante: poter mettere i piedi in un negozio di giocattoli è bellissimo poiché non esiste altro posto al mondo capace di catapultarci indietro nel tempo così come avviene quando ci addentriamo in un labirinto di scaffali straripanti di soldatini, bambole, trenini, costruzioni, puzzle, scatole dai mille colori e balocchi d'ogni sorta. Ma acquistare un dono per i più piccoli è anche un gesto di infinita responsabilità giacché non vi è divertimento che possa essere anteposto alla salvaguardia della loro salute. Non è un mistero per nessuno che verificare le etichette dell'oggetto prescelto sia assolutamente indispensabile, tanto più che in esse si trovano tutte le informazioni utili per capire se ciò che abbiamo scelto è davvero “sicuro”. Esistono tuttavia delle situazioni in cui non sempre a un adulto è possibile effettuare un controllo “preventivo” dell'oggetto che il bambino si troverà in mano ed è il caso delle sorprese contenute nell'uovo di Pasqua. Anche quest'anno il conto alla rovescia dei piccini è infatti cominciato: il Coniglio Pasquale è alle porte. Scartato l'Uovo e assaggiata la cioccolata null'altro dovrebbe restare che godersi la sopresa! Sorpresa che per quanto bella e originale deve però possedere tutta una serie di requisiti che occorre verificare prima di lasciare che essa vada ad aggiungersi ai giocattoli conservati nella cameretta di chi poi ci giocherà a prescindere e magari in assenza di un controllo diretto da parte di un adulto. Lo stesso dicasi per i regali che non si trovano all'interno delle classiche Uova ma che comunque vengono “allegati” ad esse in gigantesche confezioni di plastica che i produttori di giocattoli riempiono fino all'inverosimile. Ecco per quale motivo ci sembra utile ricordare il lavoro e rammentare i consigli dell'Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) ovvero “l’associazione privata senza fine di lucro riconosciuta dallo Stato e dall’Unione Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie - le cosiddette “norme UNI” - in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne in quelli elettrico ed elettrotecnico)”. Secondo quanto riportato sul sito www.uni.com “la serie di norme UNI EN 71 stabilisce che i giocattoli vengano sottoposti a prove per verificare che i materiali che li costituiscono e i loro rivestimenti non cedano sostanze tossiche quali, per esempio, antimonio, arsenico, bario, cadmio, cromo, piombo, mercurio e selenio. Le prove consistono nel prelevare campioni di materiale e di rivestimento dai prodotti e sottoporli ad analisi di laboratorio che simulano le situazioni di prolungato contatto con la saliva e con i succhi gastrici del bambino dopo l’eventuale ingestione. Le norme stabiliscono i livelli massimi giornalieri di ingestione per le varie sostanze. I giocattoli non devono avere bordi taglienti, punte acuminate, parti libere che possano danneggiare i bambini. Tra i principali pericoli per i bambini vi è quello del soffocamento. Le norme UNI prevedono che eventuali piccole parti staccabili non possano essere accidentalmente ingerite dai bambini e non passare attraverso una sorta di “cilindro di prova” che simula le dimensioni della trachea dei bambini. Un altro requisito che le norme europee valutano attentamente è quello dell’infiammabilità. Le norme UNI vietano l’uso di materiali fortemente infiammabili. Per garantire il necessario livello di sicurezza per gli oggetti rivestiti di pelo, capelli, nastri o fili che vengono a contatto diretto con la persona, vengono eseguiti test di velocità di propagazione della fiamma in funzione delle
  • 3. caratteristiche dei diversi prodotti. Per evitare che venga fatto un uso improprio da parte dei bambini di quei giocattoli che simulano strumenti di protezione come i caschi da moto, elmi dei vigili del fuoco ed elmetti da lavoro, deve essere chiaramente riportata (anche sull’imballaggio) l’avvertenza: “Attenzione! Questo è un giocattolo. Non fornisce protezione”. Le norme UNI EN 71 stabiliscono inoltre una serie di principi generali di sicurezza che – in molti casi – possono essere facilmente verificati dagli adulti/genitori, sia per controllare il grado di pericolosità dei giocattoli che hanno già in casa e che vengono utilizzati dai bambini sia, preventivamente, durante la fase di acquisto dei giocattoli stessi. Ad esempio è importante controllare che: • i giocattoli non abbiano spigoli vivi e bordi taglienti; • le parti sporgenti che comportano rischi di perforazione siano protette; • i meccanismi di apertura e chiusura abbiano dei dispositivi di bloccaggio automatico per evitare lo schiacciamento accidentale; • le eventuali molle e gli altri meccanismi in movimento non possano essere accessibili alle dita; • le cuciture e le parti applicabili siano resistenti agli strappi; • i giocattoli da portare alla bocca e quelli con piccole parti che si possono staccare devono avere dimensioni tali da non poter essere ingeriti dal bambino; • i giocattoli nei quali i bambini possono entrare (tende, casette, ecc) abbiano fori di ventilazione e porte apribili con sforzo minimo. Per concludere, un ulteriore prezioso aiuto - e garanzia di sicurezza - sono le avvertenze, le istruzioni per l’uso dei giocattoli, le indicazioni per il montaggio e la manutenzione, gli avvertimenti sulla fascia di età dei bambini utilizzatori. Mai buttarle via insieme alla carta regalo”. (fonte: www.uni.com) Indagine della Lega Anti Vivisezione su capi di abbigliamento per bambini: trovate sostanze chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea L'inverno è la stagione dell'anno in cui ogni genitore alza il proprio “livello di guardia” non solo a causa del proliferare dei virus influenzali ma anche per l'arrivo del freddo dal quale occorre riparare i propri figli, soprattutto al mattino presto quando li si deve far uscire per portarli a scuola. Maglioni di lana, scarponcini imbottiti, cappelli col paraorecchie e sciarpe lunghe fino ai piedi: nulla sembra essere mai abbastanza, tanto più se il vento spazza le strade e la neve imbianca i tetti e le case. Complice una moda sempre più attenta alle esigenze dei più giovani, la scelta dei capi d'abbigliamento con i quali riempire i loro guardaroba è in realtà piuttosto semplice: ve ne è davvero per tutti i gusti e per tutte le età. Il problema nasce semmai nel momento in cui scegliamo un capo con la convinzione che esso sia il più adatto a soddisfare le loro esigenze senza minimamente sospettare che esso potrebbe addirittura contenere delle sostanze che, in quanto tossiche, rappresentano una minaccia per la salute di chi vorremmo invece proteggere. A confermare l'esistenza e la prova di un tale pericolo è la LAV (Lega Anti Vivisezione) che, in un recente comunicato stampa, ha presentato i risultati di una ricerca davvero allarmante. Secondo quanto affermato dalla Lega Anti Vivisezione, infatti, da un'indagine di laboratorio effettuata su sei capi d'abbigliamento di cinque marche in vendita nelle città di Milano, Monza e Roma, oltre che tramite il web, è emersa “la presenza, nei capi analizzati, di alcune sostanze chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea relativa alle sostanze chimiche (Reach) pericolose in articoli in pelle e pelliccia e nei più diffusi standard industriali privati. I test eco-tossicologici sono stati condotti dal laboratorio di analisi Buzzi di Prato, specializzato e tra i più accreditati nel settore del tessile, su n.6 capi d'abbigliamento per bambini con inserti in vera pelliccia, delle seguenti aziende leader in materia di abbigliamento per l'infanzia: Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci, Brums”.
  • 4. Nel dettaglio, la LAV, ha specificato che “i rapporti di prova sono allarmanti: uno degli articoli (marca Brums) non potrebbe essere posto in vendita sul mercato nazionale dato che risulta contaminato da un quantitativo di Nonilfenolo Etossilato 2,5 volte superiore allo standard REACH (Reg. 2006/1907/CE); alcuni campioni analizzati presentano livelli di Formaldeide nettamente superiori a quelli rinvenuti negli ultimi anni in altri prodotti tessili e per i quali sono state diramate allerte RAPEX (sistema europeo di allerta per la tutela dei consumatori) per il ritiro dal mercato. I pochi grammi degli “inserti in pelliccia” utilizzati a decorazione di tali articoli, contengono anche altre sostanze (e in quantitativi preoccupanti), classificate come tossiche o possibili cancerogeni come il PCP Pentaclorofenolo, ma anche TeBT Tetrabutil Stagno, TeCP Tetraclorofenoli, Tetracloro Etilene, metalli pesanti (Cromo III, Alluminio, Piombo), nonché tracce di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Pirene, Naftalene, Fenantrene, Fluorantrene)”. Dopo aver specificato che “il Laboratorio di Analisi Chimiche Buzzi ha ricevuto i campioni di pelliccia animale senza conoscere il modello del capo di provenienza o la marca. Tutte le analisi sono quindi state condotte con assoluta professionalità e trasparenza” e preso atto dell'esito dell'indagine e dei dati raccolti, la LAV ha dunque chiesto “alle aziende coinvolte e al Ministero della Salute, di: • ritirare dal mercato a scopo precauzionale i prodotti segnalati e promuovere specifici accertamenti su altri eventualmente ancora in vendita; • diramare un’allerta RAPEX (Rapid Exchange of Information System of the EU), per avvertire gli altri Paesi Membri della presenza sul mercato UE di capi d'abbigliamento contaminati; • vietare l’uso di pelliccia animale”. Infine, come rammentato da Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce: “le aziende moda devono assumersi la responsabilità di non immettere sul mercato prodotti contaminati potenzialmente pericolosi ed eticamente riprovevoli come le pellicce animali. I consumatori invece, possono limitare l’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente pericolose per se stessi e per i propri figli, astenendosi dall’indossare e dall’acquistare prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale. La lavorazione delle pelli prevede il maggiore impiego di sostanze chimiche classificate come potenzialmente tossiche e cancerogene. L’uso di formaldeide, alchilfenoli etossilati, metalli pesanti ecc. comporta immissioni di inquinanti atmosferici, dispersione di sostanze che causano eutrofizzazione delle acque, enorme dispendio energetico oltre ad altre implicazioni negative per l’ambiente”. (per ulteriori approfondimenti sull'indagine e il testo integrale del comunicato: www.lav.it) ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE Torino (sede nazionale) Tel. 011 4366566 – (sede provinciale) Tel. 011 4544363 Associazione Consumatori Piemonte è anche presente in Liguria (Genova - Tel. 010 2464497) Lombardia (Pavia - Tel. 331 9358564) Marche (Macerata - Tel. 0733 283726) Piemonte (Alessandria - Tel. 0131 341120; Biella - Tel. 015 8461457; Asti - Tel. 0141 598007; Vercelli - Tel. 0161 211943) Sardegna (Sassari - Tel. 079 2028053) Trentino Alto Adige (Trento - Tel. 0461 914230) Valle d'Aosta (Aosta - Tel. 0165 230074) Veneto (Venezia Mestre - Tel. 041 5044268)