Quando le linee guida entrano in ambulatorio (Silvia Begliuomini, Filomena Cetani)
1. COMPLESSITA’ IN MG:
QUANDO LE LINEE GUIDA
ENTRANO IN AMBULATORIO
Un lavoro di gruppo svolto dai Medici in Formazione di Pisa
Triennio 2010-2013
XXV Congresso Nazionale CSeRMEG
Garda, 25/10/2013
Dr.ssa Silvia Begliuomini, Dr.ssa Filomena Cetani
2. ORGANIZZARE IL LAVORO
• Secondo anno di corso: “studio guidato e
finalizzato” (190 ore)
• Suddivisione in piccoli gruppi di 3 o 4
tirocinanti
• Scelta argomento da trattare: Diabete Mellito,
Trombosi Venosa Profonda, Asma, BPCO, Ictus
ischemico, Prevenzione Cardiovascolare
3. RACCOGLIERE I DATI
• Lettura e analisi linee guida
• Seminari e confronto in aula
• Audit clinici
• Database del tutor
• Sessioni di confronto (moderate dal coordinatore e
docente dell’area “relazione medico-paziente”)
4. PERSONALIZZARE IL LAVORO
“…il qualunquismo non fa parte del
nostro futuro lavoro, ogni paziente ha
un nome, ogni giorno fa parte di una
stagione, dietro ogni singolo
problema lamentato si cela la persona
con le sue molteplici problematiche e
sfaccettature (cliniche e non)…”
5. PERSONALIZZARE IL LAVORO
• Centralità dell’individuo/paziente
• Rapporto medico-paziente come fondamento della
professione
• Progressi in medicina e rapide revisioni linee guida
• Contestualizzare le linee guida nella gestione
quotidiana dei nostri pazienti
6. NARRARE LA STORIA DI CURA
• Iniziare dal caso clinico
• Caso clinico come storia di cura
Non esistono le malattie
esistono i malati
(Prof. Massart)
7. L’IMPORTANZA DELLA
NARRAZIONE
…sono la forma in cui il paziente esplicita la sua esperienza di salute
incoraggiano l’empatia
permettono la costruzione di senso e forniscono gli indizi utili
allacostruzione di percorsi concordati
Le storie incoraggiano un approccio olistico
sono di per sé intrinsecamente terapeutiche o palliative
possono suggerire o determinare ulteriori opzioni terapeutiche
Nell’educazione dei pazienti e professionisti
le storie facilmente si ricordano
sono radicate nell’esperienza
stimolano la riflessione
definiscono il setting orientato al paziente …
(Greenhalgh e B. Hurwiz- Why study narrative)
8. NARRARE LA STORIA DI CURA:
PRIMA FASE
• Narrazione della storia con particolare attenzione ai colloqui
• Descrizione del contesto familiare, persone coinvolte e luoghi
• Osservazione delle relazioni nel sistema
• Le ipotesi all'inizio, durante e dopo la visita riflettendo su
quanto si è scoperto e appreso
• Le emozioni provate di passo in passo nella veste di
professionisti
• Le priorità del caso da un punto di vista medico
• Le priorità di vita espresse dal paziente
9. NARRARE LA STORIA DI CURA:
SECONDA FASE
• Eventuali esami di primo livello da richiedere
• Primo trattamento
• Eventuale urgenza e/o necessità di ricovero
• Impatto della prospettiva di atti da compiere con la
realtà del paziente
• Suggerimenti per la soluzione dei problemi del
paziente e della famiglia (con attenzione all'eventuale
indirizzo verso figure professionali particolarmente
competenti)
11. LE NOSTRE STORIE
“USARE LA TESTA PROTEGGERE IL CUORE”
colesterolo e nota 13 – la prevenzione CV
primaria nell’ambulatorio del MMG
“LE VARICI DI VARICIA”
trombosi venosa profonda in medicina
generale
12. ARTERIA
71 ANNI,
IPERTESA
IPERCOLESTEROLEMICA
STATINA SI,
STATINA NO?
NOTA 13 AIFA
ESH 2007-2009,
NCEP ATPIII 2004
ESC 2011-2012
DIVIETI, RINUNCE,
SACRIFICI SICURI
OGGI IN CAMBIO DI
VANTAGGI INCERTI E
COMUNQUE FUTURI
MANTENERE IL PAZIENTE
NELLE MIGLIORI
CONDIZIONI DI SALUTE
14. CONCLUSIONI
“…in Medicina Generale non c'è
linea guida che tenga se non
si considera anzitutto la
peculiarità dell'individuo, se
non si presta ascolto alle
paure, ai bisogni, alla volontà
di ogni singola persona…”