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• Vita e opere

• Il criticismo

• La critica della ragion pura

• La critica della ragion pratica

• La critica del giudizio
Immanuel Kant nacque nel 1724 a Königsberg (oggi
Kaliningrad), all’epoca appartenente alla Prussia e ora alla
Russia. Egli è stato un filosofo tedesco ed è ritenuto da molti
studiosi il pensatore più influente dell'epoca moderna. Nato da
genitori pietisti, studiò presso il Collegium Fredericianum e
frequentò poi l'università di Königsberg, dove seguì i corsi di
fisica, logica e matematica. Dopo la morte del padre fu costretto
ad abbandonare la carriera accademica e si guadagnò da vivere
come precettore privato. Inizialmente l’obbiettivo di Kant era
quello di diventare uno scienziato, per questo motivo le sue prime
opere riguardano principalmente la scienza. In seguito però si
appassionò alla filosofia ed elaborò un metodo filosofico definito
«criticismo». La filosofia di Kant può essere suddivisa in tre
fasi:
1. Fase scientifica
2. Fase pre-critica
3. Fase critica
Durante la «fase critica», Kant
elaborò i suoi tre capolavori:
 La critica della ragion pratica:
  venne scritta nel 1781 e consiste
  in un'analisi critica dei fondamenti
  del sapere che al tempo di Kant si
  divideva in scienza e metafisica.
  Nel 1783 scrisse un esposizione
  più popolare di questa critica
  (Prolegomeni)
 La critica della ragion pratica:
ALTRE OPERE
 1770 – De mundi sensibilis atque
  intelligibilis forma et principiis
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  del mondo sensibile e intelligibile).
 1795 – Per la pace perpetua
 1797 – La metafisica dei costumi
OPERE POSTUME
• Opus postumum [Passaggio dai principi
  metafisici della scienza della natura alla
  fisica]
• Lezioni di etica
• Lezioni di psicologia
IL CRITICISMO
• Il pensiero viene detto “criticismo” in quanto fa della
  “critica” lo strumento per eccellenza della sua
  filosofia.
Nel
               linguaggio
                tecnico di
                   Kant
                 criticare
                 significa

                                  Soppesare
Giudicare



        Distinguere          Valutare
È necessario, dunque, interrogarsi sul fondamento di
determinate esperienze umane, cercando di capire se
esse siano o meno valide, nonché quali siano i loro
limiti.
  Il concetto di limite è un aspetto centrale della
filosofia di Kant, infatti il criticismo viene anche
definito “filosofia del limite”.
KANT                            HUME
• Mise in dubbio la metafisica   • Mise in dubbio ogni aspetto
  • Riteneva che la scienza             della conoscenza
   contenesse un fondamento
   assoluto, cioè universale e
           necessario
La critica della ragion pura è un’analisi critica dei fondamenti del
  sapere. Poiché ai tempi di Kant l’universo del sapere si articolava in
  scienza e metafisica, il suo capolavoro riguarda queste due attività
  conoscitive.
 Le quattro domande base:
• “Com’è possibile la matematica pura?”
• “Com’è possibile la fisica pura?”
• “Com’è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?”
• “Com’è possibile la metafisica come scienza?”
EMPIRISTI                     RAZIONALISTI
Kant riflette su
come i filosofi
del passato
                    Principi fondamentali         Principi fondamentali
abbiano            della scienza: GIUDIZI        della scienza: GIUDIZI
analizzato il           SINTETICI A              ANALITICI A PRIORI
sapere                  POSTERIORI
scientifico, in
particolar modo
confuta il         Giudizi in cui il predicato
pensiero di         dice qualcosa di nuovo          Giudizi che vengono
empiristi e                rispetto al           enunciati senza bisogno di
razionalisti         soggetto, attraverso          ricorrere all’esperienza
                          l’esperienza
Per Kant ,invece, la scienza si basa sui giudizi sintetici
  a priori:
• Giudizi perché attribuiscono un predicato ad un
  oggetto
• Sintetici perché attribuiscono un predicato ad un
  soggetto
• A priori perché non sono legati all’esperienza
  e, dunque, sono universali e necessari
Dopo aver affermato che il sapere poggia su dei giudizi sintetici a
  priori, Kant elabora una teoria della conoscenza secondo la quale
  la nostra mente non è passiva, ovvero non si limita a farsi
  influenzare dalla realtà ma ha bensì un ruolo attivo poiché essa
  modifica i dati derivati dell’osservazione della realtà e li
  rielabora sulla base di schemi mentali. Questa nuova teoria di
  conoscenza , per le sue teorie innovative viene definita
  “Rivoluzione Copernicana” : così come Copernico aveva ribaltato
  gli schemi della scienza tradizionale, Kant ribalta i rapporti tra
  soggetto e oggetto .

 Quindi la vera conoscenza si basa sia sullo studio del mondo che su
  quello dell’Io.
• Studia la sensibilità, cioè quella facoltà attraverso cui
  percepiamo gli oggetti mediante le forme a priori di spazio
  (totalità di tutte le intuizioni esterne) e tempo (totalità dei
  nostri stati interni). La sensibilità è recettiva , poiché ingloba
  dati dall’esterno ma anche attiva perché li riorganizza
  attraverso le forme a priori.
L’idea che Kant ha dello spazio e del tempo è ben diversa da
 quella di Locke, Newton e Leibnitz.
                considerava spazio e tempo nozioni tratte
                dall’esperienza.
                  considerava spazio e tempo come recipienti
                   vuoti entro i quali si muovevano le cose.
                     li considerava dei concetti.
Per Kant, sono semplicemente degli schemi mentali che non
esistono nella realtà.
Poichè tempo e spazio sono forme universali e necessarie
e, quindi, sempre valide, di conseguenza la matematica si
dimostra essere una conoscenza assolutamente valida ;
Valida per tutti in quanto la mente umana è organizzata
secondo uno schema matematico.
L’analitica trascendentale studia l’intelletto, ovvero quella
facoltà secondo cui pensiamo attraverso i concetti puri, cioè le
 categorie.
  categorie       concetti basilari della mente.
 Sensibilità e intelletto sono entrambi indispensabili alla
  conoscenza , infatti Kant diceva: “ I pensieri senza
   intuizioni sarebbero vuoti , le intuizioni senza concetto
   sarebbero cieche”.
 intuizioni        passive
 concetti           attivi
I concetti possono essere:
     empirici, se derivano dall’esperienza.
      puri, se sono forme a priori dell’intelletto.

I concetti puri ,per Kant, sono identificabili con le categorie.
     categorie kantiane          categorie aristoteliche.



    valore gnoseologico          valore ontologico e gnoseologico
Poiché giudicare e pensare,nel linguaggio tecnico di Kant
significano la stessa cosa,le categorie sono 12 , tante quante le
modalità di giudizio.
Formulata la teoria delle 12 categorie, Kant si trova di fronte al
problema di doverne giustificare la validità e il loro uso attraverso la
cosiddetta “deduzione trascendentale”. La soluzione a questo
problema è rappresentata dall’”Io penso”.


                    identica struttura mentale che accomuna gli
                      uomini



Rende possibile l’oggettività del sapere
attraverso le 12 categorie tramite cui opera.
La Dialettica trascendentale, Kant si domanda se la metafisica
possa costituirsi come scienza. Nonostante abbia già un’idea
negativa in proposito, allo stesso tempo ritiene che la metafisica sia
frutto della ragione la quale, mai soddisfatta del mondo
fenomenico, è irresistibilmente attratta verso il regno dell’assoluto e
verso una spiegazione globale di ciò che esiste. Dunque la
metafisica, sebbene infondata, è vista da Kant come un’esigenza
naturale e inevitabile della menta umana.
anima        mondo     Dio

  L’errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre
  esigenze mentali in realtà.

   Per dimostrare l’infondatezza della metafisica, Kant analizza
    tre scienze che ne costituiscono il fondamento : la psicologia
   razionale, che studia l’anima, la cosmologia razionale, che studia
il mondo e la teologia razionale, che studia Dio.
Anche la teologia razionale, che si occupa della
questione di Dio, risulta priva di valore
conoscitivo. Dio,secondo Kant, rappresenta
l’ideale della ragion pura, cioè quel supremo
modello personificato di ogni realtà o perfezione
che i filosofi hanno designato come «essere
originario», «essere supremo», «essere degli
esseri» concependolo come l’Essere da cui
derivano e dipendono tutti gli esseri. Poiché
questo ideale, che scaturisce dalla semplice
ragione, non ci dice nulla riguardo la sua realtà
effettiva, la tradizione ha elaborato una serie di
prove sull’esistenza di Dio che Kant raggruppa in
tre classi:
1)   La prova ontologica

2)   Prova cosmologica
La prova ontologica, che risale a S.
Anselmo, pretende di ricavare l’esistenza di
Dio dal semplice concetto di Dio come essere
perfettissimo, affermando che in quanto
tale, egli non può mancare dell’attributo
dell’esistenza. Distinguendo criticamente tra
piano mentale e piano reale, Kant obbietta che
non risulta possibile «passare» dal piano della
possibilità logica a quello della realtà
ontologica, in quanto l’esistenza è qualcosa che
possiamo constatare solo per via empirica, e
non già dedurre per via puramente intellettiva.
Kant sostiene che l’esistenza non è un
predicato, quindi non è una proprietà logica, ma
un fatto che può essere solo l’esisto di un
accertamento empirico.
fondamento
scientifico, infatti, dall’esistenza del
mondo non si può dedurre l’esistenza di un
ente necessario poiché il principio causa-
effetto è una categoria e quindi ha validità
solo nei limiti dell’esperienza.
L’argomento teologico, affermato dalla
Scolastica e dalla corrente del
Razionalismo, deve essere rifiutato in
quanto l’ordine e la regolarità dei fenomeni
naturali che sembrano tendere verso un
fine, potrebbero provare l’esistenza di un
ordinatore della materia ma non di un dio
creatore. Però per affermare l’esistenza di
un Ente creatore o semplicemente
ordinatore, partendo dall’ordine
La critica della ragion pratica è la critica
che si occupa della morale. Per capire la
morale «kantiana» bisogna comprendere il
concetto di «dovere» infatti, se la critica
della ragion pura era legata al «mondo
dell’essere», la critica della ragion
pratica è legata alla categoria filosofica
del «dover essere». Le azioni del dover
essere si dividono in:
 Azioni legali ovvero azioni conformi alle
  leggi stabilite dallo Stato e risiedono
  nel comportamento esteriore degli
  uomini; secondo queste, si compie
All’interno della critica della ragion
pratica Kant afferma che nell’uomo esiste
una legge morale valida per tutti e sempre.
In altri termini, nella sua opera, Kant
muove dal convincimento dell’esistenza di
una legge etica assoluta. La legge morale è:
  Universale
  Libera
  Necessaria
  Incondizionata
Kant inoltre riconosce alla legge morale
Per Kant i principi pratici che portano
l’uomo ad agire sono di due tipi: le
massime e gli imperativi.
 Le massime valgono solo
   soggettivamente e variano di momento
   in momento, da persona a persona.
 Gli imperativi sono principi pratici
   oggettivi, cioè sono validi per tutti. In
   altre parole sono comandi, doveri che
   esprimono la necessità oggettiva
IMPERATIVI IPOTETICI         IMPERATIVI CATEGORICI
(HYPOTHETISCHEN IMPERATIV)   (KATEGORISCHEN IMPERATIV)




Determinano la               Gli imperativi
volontà a                    categorici
condizione che essa          determinano la
voglia raggiungere           volontà non in vista
certi obbiettivi.            di ottenere un
Sono ipotetici               determinato
perché valgono               effetto
nell’ipotesi in cui si       desiderato, ma
voglia quel fine e           solamente come
valgono                      volontà. Ordina
oggettivamente per           cioè il dovere in
tutti coloro che si          modo
propongono di                incondizionato, a
La formalità
Per formalismo etico, Kant intende
quella dottrina secondo cui il motivo
determinante dell’azione morale è la
forma*, la quale non ci dice cosa
dobbiamo fare ma come dobbiamo fare
ciò che facciamo, prescrivendoci
unicamente la massima dell’universalità.
Il formalismo etico non significa che la
volontà non abbia dei contenuti o che la
                           *Per forma, Kant intende l'universalità
                           della legge, che obbliga ad agire

legge non abbia una materia ma significa
                           indipendentemente da desideri o dalle
                           preferenze egoistiche di ognuno


che è la forma a determinare il
Nella critica della ragion pratica Kant
formula 3 postulati(=verità che si accettano senza
dimostrazione perché non sono in grado di dimostrarla).

Questi postulati sono:
Poiché solo la santità (=la conformità
   completa della volontà della legge)
 rende degni del sommo bene e poiché
la santità non è realizzabile nel nostro
  mondo si deve per forza ammettere
 che l’uomo possa disporre di un tempo
    infinito, grazie a cui progredire
       all’infinito verso la santità.
Se la realizzazione della santità(
 1°condizione del sommo bene) implica
il postulato dell’immortalità dell’anima,
 la realizzazione del secondo elemento
    del sommo bene, cioè la felicità
  proporzionata alla virtù, comporta il
  postulato dell’esistenza su Dio, ossia
  la credenza in una «volontà santa e
La libertà è la condizione stessa
dell’etica, che nel momento stesso
       in cui prescrive il dovere
    presuppone anche che si possa
agire o meno in conformità ad esso
e che quindi si sia sostanzialmente
 liberi. Kant sostiene che se c’è la
La critica del giudizio è la critica
che studia il sentimento. Quest’ultimo
per Kant rappresenta un’esigenza umana
che non ha valore conoscitivo e
teoretico. Per Kant i giudizi
sentimentali costituiscono il campo dei
giudizi riflettenti, in contrapposizione
al campo dei giudizi determinanti.
 I Giudizi determinanti: sono giudizi
  conoscitivi e scientifici che
  determinano la realtà in base a
  criteri universali a priori
  (spazio, tempo e le 12 categorie)
 I Giudizi riflettenti: sono giudizi
  sentimentali, che si limitano a
  riflettere su una natura costituita
Il giudizio estetico
Nella «critica del
giudizio» il termine
ESTETICA assume il
significato di dottrina
dell’arte e della bellezza.
Dopo aver premesso che
bello non è ciò che
piace, ma ciò che piace
nel giudizio di gusto, Kant
si propone di chiarie la
natura specifica del
giudizio estetico.
IL BELLO (DAS SCHÖNE)
1.   Secondo la qualità il bello è ciò che piace
     senza interesse. Infatti i giudizi estetici
     sono caratterizzati dall’essere
     contemplativi e disinteressati perché non si
     curano dell’esistenza o del possesso degli
     oggetti ma solo della loro immagine o
     rappresentazione.
2.   Secondo la quantità il bello è ciò che
     piace universalmente senza concetto.
     Infatti si può dire che una cosa è bella
     anche senza essere esperti in materia.
3.   Secondo la relazione il bello è la forma
     della finalità di un oggetto.
I caratteri specifici del giudizio estetico sono il disinteresse e la pretesa dell’universalità.
Kant intende dire che nel giudizio estetico la bellezza è vissuta come qualcosa che deve
venir condivisa da tutti. Bisogna tener presente che:
- Kant distingue tra il campo del piacevole che è «ciò che piace ai sensi della
sensazione» e il campo del piacere estetico, che è il sentimento provocato
dall’immagine o «forma» della cosa che diciamo bella. Il piacevole dà luogo
ai “giudizi estetici empirici”, scaturienti dalle attrattive delle cose sui sensi e legati alle
inclinazioni individuali, e perciò privi di universalità, in quanto per essi vale il detto “de
gustibus non est disputandum» . Tutte le volte che la bellezza è solo un fatto di attrattiva
fisica, che mette in moto i sensi più che lo spirito, come succede ad esempio a proposito
della bellezza delle persone dell’altro sesso, il giudizio estetico risulta inquinato nella sua
purezza e quindi inevitabilmente soggettivo. Il piacere estetico è invece qualcosa di
puro, che si concretizza nei “giudizi estetici puri”, gli unici ad avere la pretesa
dell’universalità, poiché non soggetti a condizionamenti.
- Kant distingue anche tra bellezza “libera” che viene appresa senza alcun concetto e
bellezza “aderente”, che implica il riferimento a un determinato concetto della
perfezione dell’oggetto che viene definito bello. Soltanto i primi risultano essere «giudizi
estetici puri» e perciò universali, perché i secondi sono complicati da considerazioni
intellettuali o pratiche, che possono variare attraverso i tempi e le civiltà.
Kant si ritrova di fronte al problema della
deduzione dei giudizi estetici puri e
risolve tale problema sulla base della
teoria della comune struttura della mente
umana. Egli afferma che il giudizio
estetico nasce da uno spontaneo rapporto
dell’immaginazione o della fantasia con
l’intelletto, generando un senso di
armonia. Poiché tale fenomeno è identico
in tutti gli uomini, viene spiegato il
fenomeno dell’universalità estetica.
Fondando il giudizio di gusto e la sua
Dopo aver trattato del bello, Kant passa all’analisi del
SUBLIME. Per sublime si intende, un valore estetico
che, in tutte le varie sottospecie
(tragico, orrido, terribile, solenne ecc.) è prodotto dalla
percezione di qualcosa di smisurato o di
incommensurabile. Kant distingue due tipi di sublime:
o Quello matematico: nasce in presenza di qualcosa di
    smisuratamente grande (il diametro terrestre, il sistema
    planetario, la via lattea ecc.).
o Quello dinamico: nasce in presenza di strapotenti
    forze naturali (l’oceano sconvolto da una tempesta, gli
    uragani che causano devastazione).
Le due forme del sublime risultano caratterizzate dalla
stessa dialettica dispiacere-piacere.
Dispiacere perché la nostra immaginazione non riesce ad
IL BELLO
      Nasce dal
    rapporto tra
       mente e
    fantasia e dà
      armonia e
    IL SUBLIME
       serenità
       Nasce dal
  contrasto tra
 mondo fisico e
mondo spirituale e
Il giudizio teleologico(dal greco télos, che
significa "fine", "scopo") è il giudizio
riflettente che ha per oggetto la finalità della
natura, cioè una finalità che è pur sempre
espressione di un nostro punto di vista, ma da
noi viene rappresentato come intrinseca alla
natura, cioè una nostra proiezione sulla natura.
Esso ha luogo quando noi consideriamo dei
fenomeni che hanno certamente una
spiegazione di tipo causale, ovvero
deterministico, come se fossero orientati verso
un fine, infatti di fronte ad un organismo
vivente noi non possiamo fare a meno di
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Immanuel kant2

  • 1.
  • 2. • Vita e opere • Il criticismo • La critica della ragion pura • La critica della ragion pratica • La critica del giudizio
  • 3. Immanuel Kant nacque nel 1724 a Königsberg (oggi Kaliningrad), all’epoca appartenente alla Prussia e ora alla Russia. Egli è stato un filosofo tedesco ed è ritenuto da molti studiosi il pensatore più influente dell'epoca moderna. Nato da genitori pietisti, studiò presso il Collegium Fredericianum e frequentò poi l'università di Königsberg, dove seguì i corsi di fisica, logica e matematica. Dopo la morte del padre fu costretto ad abbandonare la carriera accademica e si guadagnò da vivere come precettore privato. Inizialmente l’obbiettivo di Kant era quello di diventare uno scienziato, per questo motivo le sue prime opere riguardano principalmente la scienza. In seguito però si appassionò alla filosofia ed elaborò un metodo filosofico definito «criticismo». La filosofia di Kant può essere suddivisa in tre fasi: 1. Fase scientifica 2. Fase pre-critica 3. Fase critica
  • 4. Durante la «fase critica», Kant elaborò i suoi tre capolavori:  La critica della ragion pratica: venne scritta nel 1781 e consiste in un'analisi critica dei fondamenti del sapere che al tempo di Kant si divideva in scienza e metafisica. Nel 1783 scrisse un esposizione più popolare di questa critica (Prolegomeni)  La critica della ragion pratica:
  • 5. ALTRE OPERE  1770 – De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis (Dissertazione sulla forma e i princìpi del mondo sensibile e intelligibile).  1795 – Per la pace perpetua  1797 – La metafisica dei costumi OPERE POSTUME • Opus postumum [Passaggio dai principi metafisici della scienza della natura alla fisica] • Lezioni di etica • Lezioni di psicologia
  • 6. IL CRITICISMO • Il pensiero viene detto “criticismo” in quanto fa della “critica” lo strumento per eccellenza della sua filosofia.
  • 7. Nel linguaggio tecnico di Kant criticare significa Soppesare Giudicare Distinguere Valutare
  • 8. È necessario, dunque, interrogarsi sul fondamento di determinate esperienze umane, cercando di capire se esse siano o meno valide, nonché quali siano i loro limiti. Il concetto di limite è un aspetto centrale della filosofia di Kant, infatti il criticismo viene anche definito “filosofia del limite”.
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  • 10. KANT HUME • Mise in dubbio la metafisica • Mise in dubbio ogni aspetto • Riteneva che la scienza della conoscenza contenesse un fondamento assoluto, cioè universale e necessario
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  • 12. La critica della ragion pura è un’analisi critica dei fondamenti del sapere. Poiché ai tempi di Kant l’universo del sapere si articolava in scienza e metafisica, il suo capolavoro riguarda queste due attività conoscitive. Le quattro domande base: • “Com’è possibile la matematica pura?” • “Com’è possibile la fisica pura?” • “Com’è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?” • “Com’è possibile la metafisica come scienza?”
  • 13. EMPIRISTI RAZIONALISTI Kant riflette su come i filosofi del passato Principi fondamentali Principi fondamentali abbiano della scienza: GIUDIZI della scienza: GIUDIZI analizzato il SINTETICI A ANALITICI A PRIORI sapere POSTERIORI scientifico, in particolar modo confuta il Giudizi in cui il predicato pensiero di dice qualcosa di nuovo Giudizi che vengono empiristi e rispetto al enunciati senza bisogno di razionalisti soggetto, attraverso ricorrere all’esperienza l’esperienza
  • 14. Per Kant ,invece, la scienza si basa sui giudizi sintetici a priori: • Giudizi perché attribuiscono un predicato ad un oggetto • Sintetici perché attribuiscono un predicato ad un soggetto • A priori perché non sono legati all’esperienza e, dunque, sono universali e necessari
  • 15. Dopo aver affermato che il sapere poggia su dei giudizi sintetici a priori, Kant elabora una teoria della conoscenza secondo la quale la nostra mente non è passiva, ovvero non si limita a farsi influenzare dalla realtà ma ha bensì un ruolo attivo poiché essa modifica i dati derivati dell’osservazione della realtà e li rielabora sulla base di schemi mentali. Questa nuova teoria di conoscenza , per le sue teorie innovative viene definita “Rivoluzione Copernicana” : così come Copernico aveva ribaltato gli schemi della scienza tradizionale, Kant ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto . Quindi la vera conoscenza si basa sia sullo studio del mondo che su quello dell’Io.
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  • 17. • Studia la sensibilità, cioè quella facoltà attraverso cui percepiamo gli oggetti mediante le forme a priori di spazio (totalità di tutte le intuizioni esterne) e tempo (totalità dei nostri stati interni). La sensibilità è recettiva , poiché ingloba dati dall’esterno ma anche attiva perché li riorganizza attraverso le forme a priori.
  • 18. L’idea che Kant ha dello spazio e del tempo è ben diversa da quella di Locke, Newton e Leibnitz. considerava spazio e tempo nozioni tratte dall’esperienza. considerava spazio e tempo come recipienti vuoti entro i quali si muovevano le cose. li considerava dei concetti.
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  • 20. Per Kant, sono semplicemente degli schemi mentali che non esistono nella realtà. Poichè tempo e spazio sono forme universali e necessarie e, quindi, sempre valide, di conseguenza la matematica si dimostra essere una conoscenza assolutamente valida ; Valida per tutti in quanto la mente umana è organizzata secondo uno schema matematico.
  • 21. L’analitica trascendentale studia l’intelletto, ovvero quella facoltà secondo cui pensiamo attraverso i concetti puri, cioè le categorie. categorie concetti basilari della mente. Sensibilità e intelletto sono entrambi indispensabili alla conoscenza , infatti Kant diceva: “ I pensieri senza intuizioni sarebbero vuoti , le intuizioni senza concetto sarebbero cieche”. intuizioni passive concetti attivi
  • 22. I concetti possono essere: empirici, se derivano dall’esperienza. puri, se sono forme a priori dell’intelletto. I concetti puri ,per Kant, sono identificabili con le categorie. categorie kantiane categorie aristoteliche. valore gnoseologico valore ontologico e gnoseologico
  • 23. Poiché giudicare e pensare,nel linguaggio tecnico di Kant significano la stessa cosa,le categorie sono 12 , tante quante le modalità di giudizio. Formulata la teoria delle 12 categorie, Kant si trova di fronte al problema di doverne giustificare la validità e il loro uso attraverso la cosiddetta “deduzione trascendentale”. La soluzione a questo problema è rappresentata dall’”Io penso”. identica struttura mentale che accomuna gli uomini Rende possibile l’oggettività del sapere attraverso le 12 categorie tramite cui opera.
  • 24. La Dialettica trascendentale, Kant si domanda se la metafisica possa costituirsi come scienza. Nonostante abbia già un’idea negativa in proposito, allo stesso tempo ritiene che la metafisica sia frutto della ragione la quale, mai soddisfatta del mondo fenomenico, è irresistibilmente attratta verso il regno dell’assoluto e verso una spiegazione globale di ciò che esiste. Dunque la metafisica, sebbene infondata, è vista da Kant come un’esigenza naturale e inevitabile della menta umana.
  • 25. anima mondo Dio L’errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre esigenze mentali in realtà. Per dimostrare l’infondatezza della metafisica, Kant analizza tre scienze che ne costituiscono il fondamento : la psicologia razionale, che studia l’anima, la cosmologia razionale, che studia il mondo e la teologia razionale, che studia Dio.
  • 26. Anche la teologia razionale, che si occupa della questione di Dio, risulta priva di valore conoscitivo. Dio,secondo Kant, rappresenta l’ideale della ragion pura, cioè quel supremo modello personificato di ogni realtà o perfezione che i filosofi hanno designato come «essere originario», «essere supremo», «essere degli esseri» concependolo come l’Essere da cui derivano e dipendono tutti gli esseri. Poiché questo ideale, che scaturisce dalla semplice ragione, non ci dice nulla riguardo la sua realtà effettiva, la tradizione ha elaborato una serie di prove sull’esistenza di Dio che Kant raggruppa in tre classi: 1) La prova ontologica 2) Prova cosmologica
  • 27. La prova ontologica, che risale a S. Anselmo, pretende di ricavare l’esistenza di Dio dal semplice concetto di Dio come essere perfettissimo, affermando che in quanto tale, egli non può mancare dell’attributo dell’esistenza. Distinguendo criticamente tra piano mentale e piano reale, Kant obbietta che non risulta possibile «passare» dal piano della possibilità logica a quello della realtà ontologica, in quanto l’esistenza è qualcosa che possiamo constatare solo per via empirica, e non già dedurre per via puramente intellettiva. Kant sostiene che l’esistenza non è un predicato, quindi non è una proprietà logica, ma un fatto che può essere solo l’esisto di un accertamento empirico.
  • 28. fondamento scientifico, infatti, dall’esistenza del mondo non si può dedurre l’esistenza di un ente necessario poiché il principio causa- effetto è una categoria e quindi ha validità solo nei limiti dell’esperienza. L’argomento teologico, affermato dalla Scolastica e dalla corrente del Razionalismo, deve essere rifiutato in quanto l’ordine e la regolarità dei fenomeni naturali che sembrano tendere verso un fine, potrebbero provare l’esistenza di un ordinatore della materia ma non di un dio creatore. Però per affermare l’esistenza di un Ente creatore o semplicemente ordinatore, partendo dall’ordine
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  • 30. La critica della ragion pratica è la critica che si occupa della morale. Per capire la morale «kantiana» bisogna comprendere il concetto di «dovere» infatti, se la critica della ragion pura era legata al «mondo dell’essere», la critica della ragion pratica è legata alla categoria filosofica del «dover essere». Le azioni del dover essere si dividono in:  Azioni legali ovvero azioni conformi alle leggi stabilite dallo Stato e risiedono nel comportamento esteriore degli uomini; secondo queste, si compie
  • 31. All’interno della critica della ragion pratica Kant afferma che nell’uomo esiste una legge morale valida per tutti e sempre. In altri termini, nella sua opera, Kant muove dal convincimento dell’esistenza di una legge etica assoluta. La legge morale è: Universale Libera Necessaria Incondizionata Kant inoltre riconosce alla legge morale
  • 32. Per Kant i principi pratici che portano l’uomo ad agire sono di due tipi: le massime e gli imperativi.  Le massime valgono solo soggettivamente e variano di momento in momento, da persona a persona.  Gli imperativi sono principi pratici oggettivi, cioè sono validi per tutti. In altre parole sono comandi, doveri che esprimono la necessità oggettiva
  • 33. IMPERATIVI IPOTETICI IMPERATIVI CATEGORICI (HYPOTHETISCHEN IMPERATIV) (KATEGORISCHEN IMPERATIV) Determinano la Gli imperativi volontà a categorici condizione che essa determinano la voglia raggiungere volontà non in vista certi obbiettivi. di ottenere un Sono ipotetici determinato perché valgono effetto nell’ipotesi in cui si desiderato, ma voglia quel fine e solamente come valgono volontà. Ordina oggettivamente per cioè il dovere in tutti coloro che si modo propongono di incondizionato, a
  • 34. La formalità Per formalismo etico, Kant intende quella dottrina secondo cui il motivo determinante dell’azione morale è la forma*, la quale non ci dice cosa dobbiamo fare ma come dobbiamo fare ciò che facciamo, prescrivendoci unicamente la massima dell’universalità. Il formalismo etico non significa che la volontà non abbia dei contenuti o che la *Per forma, Kant intende l'universalità della legge, che obbliga ad agire legge non abbia una materia ma significa indipendentemente da desideri o dalle preferenze egoistiche di ognuno che è la forma a determinare il
  • 35. Nella critica della ragion pratica Kant formula 3 postulati(=verità che si accettano senza dimostrazione perché non sono in grado di dimostrarla). Questi postulati sono:
  • 36. Poiché solo la santità (=la conformità completa della volontà della legge) rende degni del sommo bene e poiché la santità non è realizzabile nel nostro mondo si deve per forza ammettere che l’uomo possa disporre di un tempo infinito, grazie a cui progredire all’infinito verso la santità.
  • 37. Se la realizzazione della santità( 1°condizione del sommo bene) implica il postulato dell’immortalità dell’anima, la realizzazione del secondo elemento del sommo bene, cioè la felicità proporzionata alla virtù, comporta il postulato dell’esistenza su Dio, ossia la credenza in una «volontà santa e
  • 38. La libertà è la condizione stessa dell’etica, che nel momento stesso in cui prescrive il dovere presuppone anche che si possa agire o meno in conformità ad esso e che quindi si sia sostanzialmente liberi. Kant sostiene che se c’è la
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  • 40. La critica del giudizio è la critica che studia il sentimento. Quest’ultimo per Kant rappresenta un’esigenza umana che non ha valore conoscitivo e teoretico. Per Kant i giudizi sentimentali costituiscono il campo dei giudizi riflettenti, in contrapposizione al campo dei giudizi determinanti.  I Giudizi determinanti: sono giudizi conoscitivi e scientifici che determinano la realtà in base a criteri universali a priori (spazio, tempo e le 12 categorie)  I Giudizi riflettenti: sono giudizi sentimentali, che si limitano a riflettere su una natura costituita
  • 41. Il giudizio estetico Nella «critica del giudizio» il termine ESTETICA assume il significato di dottrina dell’arte e della bellezza. Dopo aver premesso che bello non è ciò che piace, ma ciò che piace nel giudizio di gusto, Kant si propone di chiarie la natura specifica del giudizio estetico.
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  • 43. IL BELLO (DAS SCHÖNE) 1. Secondo la qualità il bello è ciò che piace senza interesse. Infatti i giudizi estetici sono caratterizzati dall’essere contemplativi e disinteressati perché non si curano dell’esistenza o del possesso degli oggetti ma solo della loro immagine o rappresentazione. 2. Secondo la quantità il bello è ciò che piace universalmente senza concetto. Infatti si può dire che una cosa è bella anche senza essere esperti in materia. 3. Secondo la relazione il bello è la forma della finalità di un oggetto.
  • 44. I caratteri specifici del giudizio estetico sono il disinteresse e la pretesa dell’universalità. Kant intende dire che nel giudizio estetico la bellezza è vissuta come qualcosa che deve venir condivisa da tutti. Bisogna tener presente che: - Kant distingue tra il campo del piacevole che è «ciò che piace ai sensi della sensazione» e il campo del piacere estetico, che è il sentimento provocato dall’immagine o «forma» della cosa che diciamo bella. Il piacevole dà luogo ai “giudizi estetici empirici”, scaturienti dalle attrattive delle cose sui sensi e legati alle inclinazioni individuali, e perciò privi di universalità, in quanto per essi vale il detto “de gustibus non est disputandum» . Tutte le volte che la bellezza è solo un fatto di attrattiva fisica, che mette in moto i sensi più che lo spirito, come succede ad esempio a proposito della bellezza delle persone dell’altro sesso, il giudizio estetico risulta inquinato nella sua purezza e quindi inevitabilmente soggettivo. Il piacere estetico è invece qualcosa di puro, che si concretizza nei “giudizi estetici puri”, gli unici ad avere la pretesa dell’universalità, poiché non soggetti a condizionamenti. - Kant distingue anche tra bellezza “libera” che viene appresa senza alcun concetto e bellezza “aderente”, che implica il riferimento a un determinato concetto della perfezione dell’oggetto che viene definito bello. Soltanto i primi risultano essere «giudizi estetici puri» e perciò universali, perché i secondi sono complicati da considerazioni intellettuali o pratiche, che possono variare attraverso i tempi e le civiltà.
  • 45. Kant si ritrova di fronte al problema della deduzione dei giudizi estetici puri e risolve tale problema sulla base della teoria della comune struttura della mente umana. Egli afferma che il giudizio estetico nasce da uno spontaneo rapporto dell’immaginazione o della fantasia con l’intelletto, generando un senso di armonia. Poiché tale fenomeno è identico in tutti gli uomini, viene spiegato il fenomeno dell’universalità estetica. Fondando il giudizio di gusto e la sua
  • 46. Dopo aver trattato del bello, Kant passa all’analisi del SUBLIME. Per sublime si intende, un valore estetico che, in tutte le varie sottospecie (tragico, orrido, terribile, solenne ecc.) è prodotto dalla percezione di qualcosa di smisurato o di incommensurabile. Kant distingue due tipi di sublime: o Quello matematico: nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande (il diametro terrestre, il sistema planetario, la via lattea ecc.). o Quello dinamico: nasce in presenza di strapotenti forze naturali (l’oceano sconvolto da una tempesta, gli uragani che causano devastazione). Le due forme del sublime risultano caratterizzate dalla stessa dialettica dispiacere-piacere. Dispiacere perché la nostra immaginazione non riesce ad
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  • 49. IL BELLO Nasce dal rapporto tra mente e fantasia e dà armonia e IL SUBLIME serenità Nasce dal contrasto tra mondo fisico e mondo spirituale e
  • 50. Il giudizio teleologico(dal greco télos, che significa "fine", "scopo") è il giudizio riflettente che ha per oggetto la finalità della natura, cioè una finalità che è pur sempre espressione di un nostro punto di vista, ma da noi viene rappresentato come intrinseca alla natura, cioè una nostra proiezione sulla natura. Esso ha luogo quando noi consideriamo dei fenomeni che hanno certamente una spiegazione di tipo causale, ovvero deterministico, come se fossero orientati verso un fine, infatti di fronte ad un organismo vivente noi non possiamo fare a meno di ritenere che vi sia uno scopo, o un progetto, che spieghi la reciproca subordinazione delle