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Semantica dei nuovi media:
Gianni Florido e la (quarta edizione)
 il wiki-vocabolario
Provincia di Taranto
Strategia di comunicazione


 Dino Amenduni, Proforma
Chi scrive?

Mi chiamo Dino Amenduni      (biglietto da visita elettronico)


Sono il responsabile dei nuovi media e
consulente per la comunicazione politica a
Proforma, agenzia di comunicazione di Bari,
mia città natale, dove ho sempre studiato e
lavorato e dove vivo tuttora

Sono blogger sul Fatto Quotidiano
(link al blog) e tra i fondatori di Quink,
collettivo di satira e mediattivismo (
www.quink.it)
Di che si parla?
                Di un esperimento

È processo che sarà lungo, in continuo divenire e
quindi potenzialmente infinito: la definizione del
vocabolario dei nuovi media

Cinquanta parole chiave che spiegano l’universo
di questo pezzo di mondo della comunicazione e
ne intrecciano dinamiche e metodi di studio

(psicologia, sociologia, semiotica, applicazione,
comunicazione aziendale, istituzionale, politica)
Vocabolario o esperimento?
Un vocabolario (o un’enciclopedia) è l’emblema della
conoscenza oggettiva, incontestabile e immodificabile

L’esperimento è invece il luogo della ricerca,
dell’evoluzione, talvolta dell’indefinito, della sorpresa e del
progresso

  Come si fa a fare un esperimento su un vocabolario?

In realtà, è già successo, è Wikipedia

Sulla storica diatriba tra enciclopedia e Wikipedia è stata
già operata una ricerca (2005): qual è il testo più
attendibile?
Ecco un’analisi: Link all'articolo di Punto Informatico
Luglio 2012, edizione #4
La prima edizione di questo vocabolario è stata presentata
all’Università di Bari il 26 novembre 2010

È stata poi pubblicata su Slideshare, social network che
permette di condividere presentazioni (link a Slideshare)

Ho chiesto agli studenti e ai lettori dello slideshow di darmi
consigli per migliorare il lavoro

Così farò anche con questo lavoro, migliorando
progressivamente attraverso i vostri suggerimenti e quelli
provenienti dalla Rete
Parola #1 e filosofia
                          dell’esperimento
          La prima espressione racchiude il senso
                  di questo esperimento




   Perpetual beta
Ogni processo che nasce nel mondo dei social media (e più
in generale di Internet), è, infatti, soggetto a continui
cambiamenti e aggiustamenti nel tempo. Pensate a Google
o a Facebook: quante novità ci sono dalla prima volta in cui
avete usato questi strumenti?
Parola #2


                   Onestà
Dire la verità è il migliore sistema per avere un seguito sul
web (in assenza di sistemi di potere disposti a sostenerti).
Le bugie sono facilmente rintracciabili e, quando scoperte,
divengono la causa di boomerang comunicativi difficilmente
recuperabili. Dire falsità non è difficile neanche su Internet,
è più difficile non essere scoperti
Parola #3


    Accountability
L’accountability (in italiano traducibile con ‘credibilità’) è
la sintesi di tante virtù: responsabilità, etica pubblica,
capacità di offrire risposte ai cittadini e ai mezzi di
comunicazione, autorevolezza.
Per essere ascoltati all’interno di un contesto in cui le
informazioni sono iperabbondanti (e non tutte di qualità)
bisogna dire cose che appaiono vere, oggettive, non
confutabili. O esprimere opinioni basate su elementi
facilmente verificabili da tutti
Parola #4


               Coraggio
Dire ciò che dicono gli altri non è un vantaggio. Essere
maggioranza silenziosa non cambierà la storia (della Rete).
Usare linguaggi e retoriche di altri strumenti non ci
permetterà di emergere. Che il mittente sia un blogger o
una multinazionale, cambia poco: bisogna stupire, e spesso
ci si riesce con l’onestà, soprattutto in contesti chiusi e
conservativi
Parola #5


          Buon senso
I social network (reti sociali) sono animate da esseri umani.
Gli esseri umani interagiscono tra loro. Basta applicare le
più basilari regole dell’educazione per essere buoni
comunicatori online. Se un amico ci parla sempre di sé, noi
lo ascoltiamo? Certo che no. Se un amico è noioso, ci
usciamo spesso insieme? Difficile. Basta ricordarsi queste
regole, senza troppi accorgimenti e giochi di prestigio, per
non sbagliare
Parola #6


                   Delega
In Rete c’è spesso qualcuno che ha più conoscenza,
esperienza, competenza su un argomento di cui ci stiamo
occupando. Anche se siamo in posizione gerarchica
superiore, riconosciamo all’altro la superiore capacità e
diamo loro una possibilità, una responsabilità, la potenza di
una visione. Ascoltiamo ciò che ci dicono, anche se
inizialmente dovesse sembrare assurdo. I paradigmi
cambiano troppo in fretta per tenerli dentro un unico
schema concettuale
Parola #7


                   Studio
I social media erano così presenti cinque anni fa? Ed è
possibile stabilire oggi su quale strumento passeremo le
nostre giornate fra cinque anni? Bisogna non smettere mai di
imparare. E il modo migliore di imparare è osservare gli altri
mentre usano gli strumenti, o usarli in prima persona
(learning by doing)
Parola #8


                 Dialogo
“I mercati sono conversazioni” (Cluetrain Manifesto, 2000).
Ci fidiamo più dei commenti dei nostri amici che della
pubblicità. Parliamo di prodotti commerciali senza che
nessuno ce lo chieda. O gli attori della comunicazione
entrano nel dialogo, o saranno ignorati se useranno stili
unidirezionali e “messianici”
Parola #9


              Apertura
Tutte le organizzazioni sono fatte dalle persone che ci
vivono. Bisogna aprire le porte allo sguardo di altre persone
che vogliono sapere quali sono le regole, le debolezze, i
segreti. Bisogna condividere i dati. La condivisione genera
condivisione, dunque passaparola positivo. Se vogliamo
‘piacere’ a qualcuno, questa è la strada migliore, molto
migliore rispetto a una campagna di comunicazione classica
Parola #10


        Reversibilità
La velocità con cui è possibile fare cambi in corsa sul web è
tale da autorizzare esperimenti anche su siti ufficiali, test e
verifiche, anche fallimenti che poi possono essere
facilmente assorbiti e diventare occasione di rilancio.
Niente è per sempre, tutto scorre troppo velocemente
perché ci si possa preoccupare della pervasività del tempo.
Ma se si sbaglia, è sempre meglio ammetterlo
Parola #11


     Irreversibilità
Si può tornare sui propri passi con facilità, ma è anche vero
il contrario. Tutto ciò che è realizzato sul web lascia una
traccia. Anche la cancellazione massiccia (o la censura) non
è mai definitiva. Se si pensa di nascondere qualcosa e far
finta di niente, si commette un errore. Meglio affrontare i
problemi e risolverli prima che diventano più grandi e si
spostano “fuori dal web”
Parola #12


               Pubblico
Esiste ancora la privacy sul web? L’argomento è
controverso. Nel dubbio, è meglio avere un’identità online
che sia completamente sostenibile in qualsiasi tipo di
platea, dai propri amici più intimi a un evento di piazza.
Perché se è vero che si possono decidere i destinatari di un
messaggio, è altrettanto vero che non si può stabilire cosa i
destinatari fanno del nostro contenuto
Parola #13

           Media
        tradizionali
La distanza tra online e offline, tra nuovi media e vecchi
media, non ha più senso. Facebook è uno dei principali
strumenti consultati dai giornalisti, Twitter arriva prima
delle agenzie di stampa, nei TG vediamo sempre più spesso
video da Youtube. Il web 2.0 condiziona l’agenda setting
contemporanea
Parola #14

             Facebook
900 milioni di utenti nel mondo, circa 20 milioni di iscritti in
Italia (un cittadino su tre, l’80% degli utenti Internet
italiani). Non sappiamo se sarà sempre così centrale nelle
nostre vite, ma lo è stato negli ultimi anni, con un’ampiezza
e una profondità inimmaginabile prima che nascesse
Parola #15

              Esclusiva
Se voglio sapere ciò che dicono le agenzie di stampa, leggo i
giornali. Se voglio le interviste ai politici, guardo la TV. Se
voglio i talk show, guardo i programmi di approfondimento.
Se voglio la pubblicità, guardo gli spot. Il web deve essere il
posto dove comunicare (e conoscere) ciò che non è possibile
altrove
Parola #16

           Inclusività
Non è il contrario dell’esclusiva; può anzi diventarne un
sinonimo. Condividere un’informazione in esclusiva con un
gruppo di persone accresce il senso di comunità,
l’integrazione, l’empatia, il sentirsi parte di un unicum.
Dunque, avvicina chi parla e chi ascolta, chi comanda e chi
è comandato, chi vende e chi compra, chi vota e chi vuole
essere votato
Parola #17

                 Tempo
Una parola dal doppio significato. Quello volatile del mondo
di Internet, dove tutto diventa vecchio in poche ore. Ma
anche quello lungo dell’impegno e della costanza necessari
(più degli investimenti economici) per riuscire a “sfondare”
e a ottenere gli obiettivi di comunicazione definiti
Parola #18


                Twitter
È lo strumento dei social media che mostra le maggiori
potenzialità per ciò che riguarda le dinamiche di formazione
dell’opinione pubblica: meno diffuso in Italia che nel resto
del mondo, deve ancora essere usato al meglio da buona
parte dei grandi attori della vita italiana. Se le grandi
aziende, i gruppi editoriali, le pubbliche amministrazioni, i
cittadini, coglieranno le possibilità per il mondo del
giornalismo, del marketing virale, della gestione del
consenso e della complessità dei fenomeni sociali, lo
strumento sarà usato per ciò che è in grado di fare
Parola #19


               Hashtag
È il grande vantaggio competitivo di Twitter su Facebook e
su tutti gli altri social media ed è il motivo per cui questo
strumento può essere prezioso alleato dell’informazione,
del giornalismo e dei cittadini: gli aggiornamenti sono
categorizzati per parole-chiave, attraverso una precisa
scelta dell’utente che produce l’aggiornamento, e dunque è
più facile reperirli per chi cerca notizie su uno specifico
argomento, avvenimento, evento in diretta. L’hashtag può
anche diventare un ‘meme’, un pezzo di senso, una parola
unificante ed esplicativa di ciò che accade in un contesto
Parola #20

                   Potere
Se tutto dipendesse dagli utenti di Internet, il mondo
sarebbe molto diverso da come lo conosciamo. Eppure ogni
utente, ogni cittadino, ogni persona si muove all’interno di
sistemi incrociati di interessi, di valori, di bisogni. Fare finta
che ciò non accada e credere in modo deterministico al
potere positivo e democratizzante di Internet vuol dire non
raggiungere mai l’obiettivo (senza capire il perché)
Parola #21

                       Tag
È la strada per collegare i contenuti ai protagonisti
(persone, gruppi, aziende, organizzazioni). È il modo per
riconoscere un merito o la paternità di qualcosa che è
successa nel mondo dei social media. È un sistema per
comunicare a più gruppi di appartenenza con un solo gesto.
È un meccanismo inclusivo. È quello che facciamo ogni
giorno, con gli amici e i colleghi per ringraziarli, per
tributare loro un merito, per riconoscere lo sforzo fatto
Parola #22

               Scritlato
Internet mette a dura prova la massima “verba volant,
scripta manent”. E se oggi fosse vero il contrario? Di sicuro
(almeno online) il ruolo della scrittura è tornato centrale,
seppur fugace. Ma la parola non ha perso colpi, piuttosto si
è ibridata allo scritto. Lo scritlato è la lingua che usiamo sui
social media, spesso fortemente condizionata dal nostro
modo di esprimerci ogni giorno (e un po’ meno dalle regole
grammaticali)
Parola #23

             Influenza
‘I social media hanno messo gli steroidi al passaparola’. La
trasmissione virale di informazioni è favorita ed esaltata da
meccanismi di condivisione sociale. Un commento può
essere letto da migliaia di persone e orientare
atteggiamenti e comportamenti. L’80% degli acquirenti USA
hanno dichiarato di considerare i commenti degli utenti
decisivi nei comportamenti di acquisto dei prodotti. Ecco
perché non si può sottovalutare più alcuna opinione, specie
se proviene da persone dotate di grande accountability in
Rete
Parola #24

            Feedback
Se un contenuto piace, si capisce subito; se un contenuto
non funziona, si fa in tempo a eliminarlo o a modificarlo; se
un contenuto è dannoso, genera un passaparola negativo
ben più rapido e pericoloso dei circoli virtuosi positivi.
Comunque la si veda, il feedback dell’utente è un’occasione
di ricerca, confronto, progresso. A costi quasi nulli
Parola #25

          Coda lunga
La legge economica che regola i mercati dei beni
immateriali e dunque le economie di distribuzioni di
prodotti e servizi al tempo di Internet. I costi di gestione
crollano, crescono invece le occasioni di conservazione e di
diffusione di prodotti che nell’era “analogica”
rappresenterebbero un costo. Cambia la configurazione del
rapporto domanda-offerta, cambia l’accesso a beni e
servizi, cambia l’economia mondiale. Non si sa bene se in
meglio e in peggio e, soprattutto, non si sa bene in cosa sta
cambiando
Parola #26

                      Link
Ogni contenuto è legato a un luogo virtuale. Dunque, anche
se sommerso da milioni di fatti analoghi, coincidenti,
riprodotti in modo semplificato, distorto, corretto, c’è
sempre un posto dove ciò che cerchiamo può essere
rintracciato. E poi condiviso, confutato, copiato, incollato,
reso importante e di valore (per Google, ma non solo)
Parola #27

                Ricerca
Una parola che spesso sembra essere slegata dal nostro
vissuto quotidiano, ma che in realtà condiziona ogni nostro
comportamento online. Basta andare su un motore di
ricerca o su Wikipedia, per trasformare noi stessi in
‘ricercatori’. Cercare è semplice, forse troppo. La ricerca è
spesso un lavoro che richiede costanza, tenacia e verifica, e
questo a volte è dimenticato (da chi si ferma ai primi dieci
risultati di Google, cioè a molti di noi)
Parola #28

 Autoregolazione
Se è vero che il web tende a estremizzare e polarizzare le
opinioni, è altrettanto vero che quando i luoghi della rete
sono frequentati da masse critiche, i protagonisti delle
sociosfere creano meccanismi semi-automatici di
regolazione. Come Wikipedia, dove gli errori e le
inesattezze sono controllati e corretti dagli utenti.
L’autoregolazione spesso perde contro la polarizzazione, ma
perde più per mancanza di fiducia di chi gestisce una
comunità che per ‘selezione darwiniana’
Parola #29
             Saggezza
             della folla
È una teoria, creata da James Surowiecki (2005), secondo
cui l’unione delle valutazioni e delle opinioni di utenti non
esperti restituisce valori più corretti dal punto di vista
scientifico rispetto al parere di un gruppo ristretto di
esperti. La saggezza della folla è davvero tale, però, sotto
certe (rigide) pre-condizioni empiriche: l’anarchia non
funziona né in Rete né fuori
Parola #30

                Youtube
Il mezzo video è il grande protagonista del web 2.0.
Realizzare un video è un’operazione che tutti possono
eseguire con qualsiasi tipo di strumento (dal telefonino a
una camera professionale). Anche la distribuzione è oramai
gratuita. La qualità, specie quando si racconta l’attualità,
non conta quanto il timing, la velocità di pubblicazione o
l’intuizione che è dietro l’idea. E la viralità è più facile,
perché il mezzo video è cognitivamente più facile da fruire
Parola #31

             Always on
Internet esce dai computer, il web esce dai browser.
L’accesso ubiquitous favorisce e modifica l’esperienza di
utilizzo e le possibilità di relazione e interazione. Dispositivi
come smartphon e tablet ci fanno vivere una nuova
antropologia della comunicazione: si ragiona per app,
cambia persino l’ergonomia, oltre al nostro vocabolario
della vita quotidiana
Parola #32


                   WeGov
I social media possono favorire i meccanismi di
partecipazione democratica. Da casi “estremi” come
Wikileaks a quelli più “tradizionali” come l’interazione tra
politici e cittadini/elettori su Facebook, sino alle recensioni
pubbliche dei prodotti e dei servizi, è possibile intervenire
attivamente e concretamente nei processi. Però, in Italia
manca ancora il convincimento che questo sia davvero
possibile, o forse semplicemente manca la volontà politica
Parola #33


           Informalità
Sui social media le interfacce sono uguali per tutti gli
utenti. Questo favorisce la riduzione della percezione di
differenza di gerarchia e status e favorisce processi
democratizzanti della comunicazione (anche se talvolta
illusori). Se una qualsiasi organizzazione, in quanto tale,
pensa di dover comunicare in modo diverso per motivi di
forma o di ‘decoro istituzionale’ commette un errore
strategico perché le aspettative degli interlocutori sono
differenti
Parola #34


             Marketing
Le reti sociali cambiano il significato del concetto di
marketing e dunque le teorie di riferimento. Se fino ad oggi
ha vinto l’idea e il prodotto migliore, da domani bisognerà
aggiungere un’altra variabile: la capacità di parlare con gli
utenti, coccolarli, sviluppare un immaginario. Qualcuno c’è
già riuscito (Apple, Lady Gaga, Obama…)
Parola #35


            Scientifico
Informalità e dialogo non vuol dire spontaneismo. A
differenza degli sforzi di comunicazione sui mezzi
tradizionali (come si misura l’efficacia di uno spot tv), le
azioni sul web sono misurabili in modo scientifico: click su
un banner, ROI, costo contatto, investimenti e risultati. Per
questo è fondamentale la preparazione e la competenza
delle risorse umane
Parola #36


            Lady Gaga
Si può (si deve) discutere l’aspetto musicale, si può però
ammirare quello comunicazionale. Molto più di un’artista, è
una precisa macchina commerciale. Ogni sua azione è
studiata, ma ogni atto creativo è reale: c’è una strategia,
c’è l’istinto, c’è il carattere di una persona-brand che ha
fatto della relazione con i suoi fan la principale leva
commerciale
slideshow: perché Lady Gaga è un genio del marketing – in inglese
Parola #37


             Comunità
Le appartenenze di ciascuno di noi sono cresciute in
quantità e in qualità nel corso del tempo: i social media ci
permettono di essere iscritti a gruppi, firmare petizioni,
partecipare a lavori di aggregazioni online e offline, a
qualsiasi ora e in qualsiasi modo. Sono dunque appartenenze
meno deterministiche, più emotive e potenzialmente anche
più brevi. Siamo dentro più ‘comunità’ (Gemeinschaft) e
forse ci sentiamo meno appartenenti a una ‘società’
(Gesellschaft)
Parola #38


               Velocità
Banda larga, tempo reale, massa critica, Obama, Wikileaks,
Piazza Tahrir, la primavera araba, i referendum, il crollo
delle grandi multinazionali dei beni immateriali: tutte
queste novità sono accomunate dal ruolo della Rete
(decisivo nel far emergere dinamiche già esistenti) e
dall’orizzonte temporale in cui sono accadute: il mondo
cambia molto più velocemente del passato e troppo
velocemente per poter analizzare i fenomeni senza che
diventino subito ‘vecchi’
Parola #39


              Condividi
Tra i verbi-chiave del passaggio dal web tradizionale al web
2.0: basta un click per mettere un contenuto a disposizione
degli amici e potenzialmente di tutto il mondo. Un
contenuto condiviso più volte diventa “importante”. Se ciò
accade nelle reti sociali di appartenenza, diventa ancora più
rilevante di ciò che ci dice Google: su questo si basa il
‘tesoro’ di Facebook
Parola #40


     Pianificazione
Scientificità, tempo, marketing, risultati: nessuno di questi
obiettivi può essere conseguito a breve termine. I risultati,
negli anni, richiedono un cronoprogramma preciso, azioni e
investimenti. Senza pianificazione si naviga a vista e si vive
di tensioni, talvolta irrazionali, che portano a grandi scatti
di reni e ad altrettanto grandi delusioni
Parola #41

                Mi piace
Il like è il meccanismo più facile e naturale di appartenenza
e aggregazione. Fa parte dell’istinto umano. È una delle
principali intuizioni dietro il successo di Facebook, la
possibilità di un’adesione leggera, che è molto facile da
attuare dal punto di vista emotivo ma che crea comunque
meccanismi virali e di condivisione. Ci sarà mai il ‘non mi
piace’? Forse no, ma perché sarebbe ancora più facile e
naturale e, dunque, metterebbe in pericolo i grandi
investitori. Gli utenti di Internet, però, sono già pronti
Parola #42

               Network
I media sociali favoriscono la creazione, la pubblicità e la
condivisione di reti sociali. Possono rappresentare la copia
speculare delle relazioni “offline” o possono permettere la
connessione tra reti, nodi, dunque ‘promettono’
l’ampliamento delle possibilità lavorative o semplicemente
relazionali. Tutti sono a sei gradi di separazione, forse
anche meno. La differenza rispetto al recente passato è che
i gradi di separazione sono visibili, spesso pubblici, ed
evolvono nel tempo, sulla base degli interessi, di
simpatie/antipatie e di obiettivi comuni
Parola #43

            Economie
Al plurale, perché questa parola racchiude le economie di
scala e la possibilità di risparmiare sui costi di ricerca,
marketing e comunicazione; perché con la teoria della coda
lunga è possibile creare infiniti mercati di nicchia,
interdipendenti e capaci, se ben gestiti, di restituire sistemi
economici autonomi e funzionanti
Parola #44

                     Rank
La realtà è semplificata attraverso tassonomie, elenchi,
classifiche, ordini. Google ordina i link attraverso un
algoritmo basato sull’importanza che gli utenti attribuiscono
ai link sulla base del loro stile di navigazione e quanto quel
link è considerato autorevole in Rete (sulla base degli
utilizzi fatti dagli utenti). Facebook ha sviluppato un altro
algoritmo, che tiene conto dei comportamenti delle persone
che fanno parte delle nostre reti di relazione sui social
media
Parola #45

                   Trend
Oggi possiamo sapere in tempo reale cosa piace, cosa no, da
chi, per quanto tempo. Lo possiamo sapere leggendo le
statistiche dei quotidiani, i dati di accesso a un video su
Youtube, verificando quali sono gli hashtag più utilizzati su
Twitter. Successi e flop sono a portata di sguardo, di
qualsiasi sguardo. Chi deve prendere decisioni ha un
patrimonio di dati prodotti gratuitamente dagli utenti e a
sua disposizione
Parola #46


             Racconto
Gli utenti si raccontano, condividono foto, momenti,
immagini, emozioni, paure e gioie. Così devono fare anche
gli altri attori della comunicazione, impostando il proprio
messaggio come un flusso continuo di informazioni. Dal
reality si ritorna progressivamente alla realtà
Parola #47

             In diretta
Se il web è l’unico strumento con cui è possibile seguire un
evento, perché escludere gli utenti interessati ma
fisicamente impossibilitati? Raccontare gli eventi in diretta
permette di far sentire tutti parte di momenti
indimenticabili, tutti parte della comunità, tutti potenziali
protagonisti del racconto
Parola #48

                      Crisi
Non c’è individuo, società, gruppo, organizzazione, azienda
che non abbia vissuto una crisi comunicativa. Sul web, però,
le crisi possono essere prevenute, attenuate, gestite,
trasformate in opportunità con una velocità e un tempo di
reazione che prima non esisteva, con risparmio di costi, di
tempo e di conseguenze irreversibili
Parola #49

    Mediattivismo
La Rete favorisce l’accesso alla vita politica, informativa,
relazionale di un numero molto più grande di persone
rispetto a soli 10 anni fa. Molti di questi nuovi potenziali
opinion leader sono nativi digitali e hanno competenze con
l’editing audio-video, con la scrittura creativa, la satira e le
mobilitazioni online. E se la politica si facesse (anche) così?
Parola #50

               Censura
Evitare questa parola non sarebbe salutare. Esistono nazioni
dove le precedenti 49 parole non possono essere attuate
perché l’accesso ai social media non è libero. Ed esistono
tentazioni di controllo e regolazione da parte degli stati
anche nel mondo occidentale. Il web 2.0 non è esente dai
rischi di censura, ma è anche il modo migliorare per
sfidarla, evitarla, aggirarla
È solo l’inizio!

     Questa è la prima versione dell’esperimento.
        Molte cose possono essere migliorate

La scelta delle parole: sono quelle giuste?
Il numero delle parole: troppe, poche?
L’ordine delle parole: come organizzarle?
Considerare il perpetual beta: ogni quanto aggiornare?
Lo slideshow: scritto troppo? Troppo poco?

Prossima release: entro fine 2012

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                                                                Grazie!

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Federico Bottino, Lead Venture Builder – “Riflessioni sull’Innovazione: La Cu...
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Alessio Mazzotti, Aaron Brancotti; Writer, Screenwriter, Director, UX, Autore...
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Semantica dei nuovi media - il wikivocabolario (aggiornato a luglio 2012)

  • 1. Semantica dei nuovi media: Gianni Florido e la (quarta edizione) il wiki-vocabolario Provincia di Taranto Strategia di comunicazione Dino Amenduni, Proforma
  • 2. Chi scrive? Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico) Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho sempre studiato e lavorato e dove vivo tuttora Sono blogger sul Fatto Quotidiano (link al blog) e tra i fondatori di Quink, collettivo di satira e mediattivismo ( www.quink.it)
  • 3. Di che si parla? Di un esperimento È processo che sarà lungo, in continuo divenire e quindi potenzialmente infinito: la definizione del vocabolario dei nuovi media Cinquanta parole chiave che spiegano l’universo di questo pezzo di mondo della comunicazione e ne intrecciano dinamiche e metodi di studio (psicologia, sociologia, semiotica, applicazione, comunicazione aziendale, istituzionale, politica)
  • 4. Vocabolario o esperimento? Un vocabolario (o un’enciclopedia) è l’emblema della conoscenza oggettiva, incontestabile e immodificabile L’esperimento è invece il luogo della ricerca, dell’evoluzione, talvolta dell’indefinito, della sorpresa e del progresso Come si fa a fare un esperimento su un vocabolario? In realtà, è già successo, è Wikipedia Sulla storica diatriba tra enciclopedia e Wikipedia è stata già operata una ricerca (2005): qual è il testo più attendibile? Ecco un’analisi: Link all'articolo di Punto Informatico
  • 5. Luglio 2012, edizione #4 La prima edizione di questo vocabolario è stata presentata all’Università di Bari il 26 novembre 2010 È stata poi pubblicata su Slideshare, social network che permette di condividere presentazioni (link a Slideshare) Ho chiesto agli studenti e ai lettori dello slideshow di darmi consigli per migliorare il lavoro Così farò anche con questo lavoro, migliorando progressivamente attraverso i vostri suggerimenti e quelli provenienti dalla Rete
  • 6. Parola #1 e filosofia dell’esperimento La prima espressione racchiude il senso di questo esperimento Perpetual beta Ogni processo che nasce nel mondo dei social media (e più in generale di Internet), è, infatti, soggetto a continui cambiamenti e aggiustamenti nel tempo. Pensate a Google o a Facebook: quante novità ci sono dalla prima volta in cui avete usato questi strumenti?
  • 7. Parola #2 Onestà Dire la verità è il migliore sistema per avere un seguito sul web (in assenza di sistemi di potere disposti a sostenerti). Le bugie sono facilmente rintracciabili e, quando scoperte, divengono la causa di boomerang comunicativi difficilmente recuperabili. Dire falsità non è difficile neanche su Internet, è più difficile non essere scoperti
  • 8. Parola #3 Accountability L’accountability (in italiano traducibile con ‘credibilità’) è la sintesi di tante virtù: responsabilità, etica pubblica, capacità di offrire risposte ai cittadini e ai mezzi di comunicazione, autorevolezza. Per essere ascoltati all’interno di un contesto in cui le informazioni sono iperabbondanti (e non tutte di qualità) bisogna dire cose che appaiono vere, oggettive, non confutabili. O esprimere opinioni basate su elementi facilmente verificabili da tutti
  • 9. Parola #4 Coraggio Dire ciò che dicono gli altri non è un vantaggio. Essere maggioranza silenziosa non cambierà la storia (della Rete). Usare linguaggi e retoriche di altri strumenti non ci permetterà di emergere. Che il mittente sia un blogger o una multinazionale, cambia poco: bisogna stupire, e spesso ci si riesce con l’onestà, soprattutto in contesti chiusi e conservativi
  • 10. Parola #5 Buon senso I social network (reti sociali) sono animate da esseri umani. Gli esseri umani interagiscono tra loro. Basta applicare le più basilari regole dell’educazione per essere buoni comunicatori online. Se un amico ci parla sempre di sé, noi lo ascoltiamo? Certo che no. Se un amico è noioso, ci usciamo spesso insieme? Difficile. Basta ricordarsi queste regole, senza troppi accorgimenti e giochi di prestigio, per non sbagliare
  • 11. Parola #6 Delega In Rete c’è spesso qualcuno che ha più conoscenza, esperienza, competenza su un argomento di cui ci stiamo occupando. Anche se siamo in posizione gerarchica superiore, riconosciamo all’altro la superiore capacità e diamo loro una possibilità, una responsabilità, la potenza di una visione. Ascoltiamo ciò che ci dicono, anche se inizialmente dovesse sembrare assurdo. I paradigmi cambiano troppo in fretta per tenerli dentro un unico schema concettuale
  • 12. Parola #7 Studio I social media erano così presenti cinque anni fa? Ed è possibile stabilire oggi su quale strumento passeremo le nostre giornate fra cinque anni? Bisogna non smettere mai di imparare. E il modo migliore di imparare è osservare gli altri mentre usano gli strumenti, o usarli in prima persona (learning by doing)
  • 13. Parola #8 Dialogo “I mercati sono conversazioni” (Cluetrain Manifesto, 2000). Ci fidiamo più dei commenti dei nostri amici che della pubblicità. Parliamo di prodotti commerciali senza che nessuno ce lo chieda. O gli attori della comunicazione entrano nel dialogo, o saranno ignorati se useranno stili unidirezionali e “messianici”
  • 14. Parola #9 Apertura Tutte le organizzazioni sono fatte dalle persone che ci vivono. Bisogna aprire le porte allo sguardo di altre persone che vogliono sapere quali sono le regole, le debolezze, i segreti. Bisogna condividere i dati. La condivisione genera condivisione, dunque passaparola positivo. Se vogliamo ‘piacere’ a qualcuno, questa è la strada migliore, molto migliore rispetto a una campagna di comunicazione classica
  • 15. Parola #10 Reversibilità La velocità con cui è possibile fare cambi in corsa sul web è tale da autorizzare esperimenti anche su siti ufficiali, test e verifiche, anche fallimenti che poi possono essere facilmente assorbiti e diventare occasione di rilancio. Niente è per sempre, tutto scorre troppo velocemente perché ci si possa preoccupare della pervasività del tempo. Ma se si sbaglia, è sempre meglio ammetterlo
  • 16. Parola #11 Irreversibilità Si può tornare sui propri passi con facilità, ma è anche vero il contrario. Tutto ciò che è realizzato sul web lascia una traccia. Anche la cancellazione massiccia (o la censura) non è mai definitiva. Se si pensa di nascondere qualcosa e far finta di niente, si commette un errore. Meglio affrontare i problemi e risolverli prima che diventano più grandi e si spostano “fuori dal web”
  • 17. Parola #12 Pubblico Esiste ancora la privacy sul web? L’argomento è controverso. Nel dubbio, è meglio avere un’identità online che sia completamente sostenibile in qualsiasi tipo di platea, dai propri amici più intimi a un evento di piazza. Perché se è vero che si possono decidere i destinatari di un messaggio, è altrettanto vero che non si può stabilire cosa i destinatari fanno del nostro contenuto
  • 18. Parola #13 Media tradizionali La distanza tra online e offline, tra nuovi media e vecchi media, non ha più senso. Facebook è uno dei principali strumenti consultati dai giornalisti, Twitter arriva prima delle agenzie di stampa, nei TG vediamo sempre più spesso video da Youtube. Il web 2.0 condiziona l’agenda setting contemporanea
  • 19. Parola #14 Facebook 900 milioni di utenti nel mondo, circa 20 milioni di iscritti in Italia (un cittadino su tre, l’80% degli utenti Internet italiani). Non sappiamo se sarà sempre così centrale nelle nostre vite, ma lo è stato negli ultimi anni, con un’ampiezza e una profondità inimmaginabile prima che nascesse
  • 20. Parola #15 Esclusiva Se voglio sapere ciò che dicono le agenzie di stampa, leggo i giornali. Se voglio le interviste ai politici, guardo la TV. Se voglio i talk show, guardo i programmi di approfondimento. Se voglio la pubblicità, guardo gli spot. Il web deve essere il posto dove comunicare (e conoscere) ciò che non è possibile altrove
  • 21. Parola #16 Inclusività Non è il contrario dell’esclusiva; può anzi diventarne un sinonimo. Condividere un’informazione in esclusiva con un gruppo di persone accresce il senso di comunità, l’integrazione, l’empatia, il sentirsi parte di un unicum. Dunque, avvicina chi parla e chi ascolta, chi comanda e chi è comandato, chi vende e chi compra, chi vota e chi vuole essere votato
  • 22. Parola #17 Tempo Una parola dal doppio significato. Quello volatile del mondo di Internet, dove tutto diventa vecchio in poche ore. Ma anche quello lungo dell’impegno e della costanza necessari (più degli investimenti economici) per riuscire a “sfondare” e a ottenere gli obiettivi di comunicazione definiti
  • 23. Parola #18 Twitter È lo strumento dei social media che mostra le maggiori potenzialità per ciò che riguarda le dinamiche di formazione dell’opinione pubblica: meno diffuso in Italia che nel resto del mondo, deve ancora essere usato al meglio da buona parte dei grandi attori della vita italiana. Se le grandi aziende, i gruppi editoriali, le pubbliche amministrazioni, i cittadini, coglieranno le possibilità per il mondo del giornalismo, del marketing virale, della gestione del consenso e della complessità dei fenomeni sociali, lo strumento sarà usato per ciò che è in grado di fare
  • 24. Parola #19 Hashtag È il grande vantaggio competitivo di Twitter su Facebook e su tutti gli altri social media ed è il motivo per cui questo strumento può essere prezioso alleato dell’informazione, del giornalismo e dei cittadini: gli aggiornamenti sono categorizzati per parole-chiave, attraverso una precisa scelta dell’utente che produce l’aggiornamento, e dunque è più facile reperirli per chi cerca notizie su uno specifico argomento, avvenimento, evento in diretta. L’hashtag può anche diventare un ‘meme’, un pezzo di senso, una parola unificante ed esplicativa di ciò che accade in un contesto
  • 25. Parola #20 Potere Se tutto dipendesse dagli utenti di Internet, il mondo sarebbe molto diverso da come lo conosciamo. Eppure ogni utente, ogni cittadino, ogni persona si muove all’interno di sistemi incrociati di interessi, di valori, di bisogni. Fare finta che ciò non accada e credere in modo deterministico al potere positivo e democratizzante di Internet vuol dire non raggiungere mai l’obiettivo (senza capire il perché)
  • 26. Parola #21 Tag È la strada per collegare i contenuti ai protagonisti (persone, gruppi, aziende, organizzazioni). È il modo per riconoscere un merito o la paternità di qualcosa che è successa nel mondo dei social media. È un sistema per comunicare a più gruppi di appartenenza con un solo gesto. È un meccanismo inclusivo. È quello che facciamo ogni giorno, con gli amici e i colleghi per ringraziarli, per tributare loro un merito, per riconoscere lo sforzo fatto
  • 27. Parola #22 Scritlato Internet mette a dura prova la massima “verba volant, scripta manent”. E se oggi fosse vero il contrario? Di sicuro (almeno online) il ruolo della scrittura è tornato centrale, seppur fugace. Ma la parola non ha perso colpi, piuttosto si è ibridata allo scritto. Lo scritlato è la lingua che usiamo sui social media, spesso fortemente condizionata dal nostro modo di esprimerci ogni giorno (e un po’ meno dalle regole grammaticali)
  • 28. Parola #23 Influenza ‘I social media hanno messo gli steroidi al passaparola’. La trasmissione virale di informazioni è favorita ed esaltata da meccanismi di condivisione sociale. Un commento può essere letto da migliaia di persone e orientare atteggiamenti e comportamenti. L’80% degli acquirenti USA hanno dichiarato di considerare i commenti degli utenti decisivi nei comportamenti di acquisto dei prodotti. Ecco perché non si può sottovalutare più alcuna opinione, specie se proviene da persone dotate di grande accountability in Rete
  • 29. Parola #24 Feedback Se un contenuto piace, si capisce subito; se un contenuto non funziona, si fa in tempo a eliminarlo o a modificarlo; se un contenuto è dannoso, genera un passaparola negativo ben più rapido e pericoloso dei circoli virtuosi positivi. Comunque la si veda, il feedback dell’utente è un’occasione di ricerca, confronto, progresso. A costi quasi nulli
  • 30. Parola #25 Coda lunga La legge economica che regola i mercati dei beni immateriali e dunque le economie di distribuzioni di prodotti e servizi al tempo di Internet. I costi di gestione crollano, crescono invece le occasioni di conservazione e di diffusione di prodotti che nell’era “analogica” rappresenterebbero un costo. Cambia la configurazione del rapporto domanda-offerta, cambia l’accesso a beni e servizi, cambia l’economia mondiale. Non si sa bene se in meglio e in peggio e, soprattutto, non si sa bene in cosa sta cambiando
  • 31. Parola #26 Link Ogni contenuto è legato a un luogo virtuale. Dunque, anche se sommerso da milioni di fatti analoghi, coincidenti, riprodotti in modo semplificato, distorto, corretto, c’è sempre un posto dove ciò che cerchiamo può essere rintracciato. E poi condiviso, confutato, copiato, incollato, reso importante e di valore (per Google, ma non solo)
  • 32. Parola #27 Ricerca Una parola che spesso sembra essere slegata dal nostro vissuto quotidiano, ma che in realtà condiziona ogni nostro comportamento online. Basta andare su un motore di ricerca o su Wikipedia, per trasformare noi stessi in ‘ricercatori’. Cercare è semplice, forse troppo. La ricerca è spesso un lavoro che richiede costanza, tenacia e verifica, e questo a volte è dimenticato (da chi si ferma ai primi dieci risultati di Google, cioè a molti di noi)
  • 33. Parola #28 Autoregolazione Se è vero che il web tende a estremizzare e polarizzare le opinioni, è altrettanto vero che quando i luoghi della rete sono frequentati da masse critiche, i protagonisti delle sociosfere creano meccanismi semi-automatici di regolazione. Come Wikipedia, dove gli errori e le inesattezze sono controllati e corretti dagli utenti. L’autoregolazione spesso perde contro la polarizzazione, ma perde più per mancanza di fiducia di chi gestisce una comunità che per ‘selezione darwiniana’
  • 34. Parola #29 Saggezza della folla È una teoria, creata da James Surowiecki (2005), secondo cui l’unione delle valutazioni e delle opinioni di utenti non esperti restituisce valori più corretti dal punto di vista scientifico rispetto al parere di un gruppo ristretto di esperti. La saggezza della folla è davvero tale, però, sotto certe (rigide) pre-condizioni empiriche: l’anarchia non funziona né in Rete né fuori
  • 35. Parola #30 Youtube Il mezzo video è il grande protagonista del web 2.0. Realizzare un video è un’operazione che tutti possono eseguire con qualsiasi tipo di strumento (dal telefonino a una camera professionale). Anche la distribuzione è oramai gratuita. La qualità, specie quando si racconta l’attualità, non conta quanto il timing, la velocità di pubblicazione o l’intuizione che è dietro l’idea. E la viralità è più facile, perché il mezzo video è cognitivamente più facile da fruire
  • 36. Parola #31 Always on Internet esce dai computer, il web esce dai browser. L’accesso ubiquitous favorisce e modifica l’esperienza di utilizzo e le possibilità di relazione e interazione. Dispositivi come smartphon e tablet ci fanno vivere una nuova antropologia della comunicazione: si ragiona per app, cambia persino l’ergonomia, oltre al nostro vocabolario della vita quotidiana
  • 37. Parola #32 WeGov I social media possono favorire i meccanismi di partecipazione democratica. Da casi “estremi” come Wikileaks a quelli più “tradizionali” come l’interazione tra politici e cittadini/elettori su Facebook, sino alle recensioni pubbliche dei prodotti e dei servizi, è possibile intervenire attivamente e concretamente nei processi. Però, in Italia manca ancora il convincimento che questo sia davvero possibile, o forse semplicemente manca la volontà politica
  • 38. Parola #33 Informalità Sui social media le interfacce sono uguali per tutti gli utenti. Questo favorisce la riduzione della percezione di differenza di gerarchia e status e favorisce processi democratizzanti della comunicazione (anche se talvolta illusori). Se una qualsiasi organizzazione, in quanto tale, pensa di dover comunicare in modo diverso per motivi di forma o di ‘decoro istituzionale’ commette un errore strategico perché le aspettative degli interlocutori sono differenti
  • 39. Parola #34 Marketing Le reti sociali cambiano il significato del concetto di marketing e dunque le teorie di riferimento. Se fino ad oggi ha vinto l’idea e il prodotto migliore, da domani bisognerà aggiungere un’altra variabile: la capacità di parlare con gli utenti, coccolarli, sviluppare un immaginario. Qualcuno c’è già riuscito (Apple, Lady Gaga, Obama…)
  • 40. Parola #35 Scientifico Informalità e dialogo non vuol dire spontaneismo. A differenza degli sforzi di comunicazione sui mezzi tradizionali (come si misura l’efficacia di uno spot tv), le azioni sul web sono misurabili in modo scientifico: click su un banner, ROI, costo contatto, investimenti e risultati. Per questo è fondamentale la preparazione e la competenza delle risorse umane
  • 41. Parola #36 Lady Gaga Si può (si deve) discutere l’aspetto musicale, si può però ammirare quello comunicazionale. Molto più di un’artista, è una precisa macchina commerciale. Ogni sua azione è studiata, ma ogni atto creativo è reale: c’è una strategia, c’è l’istinto, c’è il carattere di una persona-brand che ha fatto della relazione con i suoi fan la principale leva commerciale slideshow: perché Lady Gaga è un genio del marketing – in inglese
  • 42. Parola #37 Comunità Le appartenenze di ciascuno di noi sono cresciute in quantità e in qualità nel corso del tempo: i social media ci permettono di essere iscritti a gruppi, firmare petizioni, partecipare a lavori di aggregazioni online e offline, a qualsiasi ora e in qualsiasi modo. Sono dunque appartenenze meno deterministiche, più emotive e potenzialmente anche più brevi. Siamo dentro più ‘comunità’ (Gemeinschaft) e forse ci sentiamo meno appartenenti a una ‘società’ (Gesellschaft)
  • 43. Parola #38 Velocità Banda larga, tempo reale, massa critica, Obama, Wikileaks, Piazza Tahrir, la primavera araba, i referendum, il crollo delle grandi multinazionali dei beni immateriali: tutte queste novità sono accomunate dal ruolo della Rete (decisivo nel far emergere dinamiche già esistenti) e dall’orizzonte temporale in cui sono accadute: il mondo cambia molto più velocemente del passato e troppo velocemente per poter analizzare i fenomeni senza che diventino subito ‘vecchi’
  • 44. Parola #39 Condividi Tra i verbi-chiave del passaggio dal web tradizionale al web 2.0: basta un click per mettere un contenuto a disposizione degli amici e potenzialmente di tutto il mondo. Un contenuto condiviso più volte diventa “importante”. Se ciò accade nelle reti sociali di appartenenza, diventa ancora più rilevante di ciò che ci dice Google: su questo si basa il ‘tesoro’ di Facebook
  • 45. Parola #40 Pianificazione Scientificità, tempo, marketing, risultati: nessuno di questi obiettivi può essere conseguito a breve termine. I risultati, negli anni, richiedono un cronoprogramma preciso, azioni e investimenti. Senza pianificazione si naviga a vista e si vive di tensioni, talvolta irrazionali, che portano a grandi scatti di reni e ad altrettanto grandi delusioni
  • 46. Parola #41 Mi piace Il like è il meccanismo più facile e naturale di appartenenza e aggregazione. Fa parte dell’istinto umano. È una delle principali intuizioni dietro il successo di Facebook, la possibilità di un’adesione leggera, che è molto facile da attuare dal punto di vista emotivo ma che crea comunque meccanismi virali e di condivisione. Ci sarà mai il ‘non mi piace’? Forse no, ma perché sarebbe ancora più facile e naturale e, dunque, metterebbe in pericolo i grandi investitori. Gli utenti di Internet, però, sono già pronti
  • 47. Parola #42 Network I media sociali favoriscono la creazione, la pubblicità e la condivisione di reti sociali. Possono rappresentare la copia speculare delle relazioni “offline” o possono permettere la connessione tra reti, nodi, dunque ‘promettono’ l’ampliamento delle possibilità lavorative o semplicemente relazionali. Tutti sono a sei gradi di separazione, forse anche meno. La differenza rispetto al recente passato è che i gradi di separazione sono visibili, spesso pubblici, ed evolvono nel tempo, sulla base degli interessi, di simpatie/antipatie e di obiettivi comuni
  • 48. Parola #43 Economie Al plurale, perché questa parola racchiude le economie di scala e la possibilità di risparmiare sui costi di ricerca, marketing e comunicazione; perché con la teoria della coda lunga è possibile creare infiniti mercati di nicchia, interdipendenti e capaci, se ben gestiti, di restituire sistemi economici autonomi e funzionanti
  • 49. Parola #44 Rank La realtà è semplificata attraverso tassonomie, elenchi, classifiche, ordini. Google ordina i link attraverso un algoritmo basato sull’importanza che gli utenti attribuiscono ai link sulla base del loro stile di navigazione e quanto quel link è considerato autorevole in Rete (sulla base degli utilizzi fatti dagli utenti). Facebook ha sviluppato un altro algoritmo, che tiene conto dei comportamenti delle persone che fanno parte delle nostre reti di relazione sui social media
  • 50. Parola #45 Trend Oggi possiamo sapere in tempo reale cosa piace, cosa no, da chi, per quanto tempo. Lo possiamo sapere leggendo le statistiche dei quotidiani, i dati di accesso a un video su Youtube, verificando quali sono gli hashtag più utilizzati su Twitter. Successi e flop sono a portata di sguardo, di qualsiasi sguardo. Chi deve prendere decisioni ha un patrimonio di dati prodotti gratuitamente dagli utenti e a sua disposizione
  • 51. Parola #46 Racconto Gli utenti si raccontano, condividono foto, momenti, immagini, emozioni, paure e gioie. Così devono fare anche gli altri attori della comunicazione, impostando il proprio messaggio come un flusso continuo di informazioni. Dal reality si ritorna progressivamente alla realtà
  • 52. Parola #47 In diretta Se il web è l’unico strumento con cui è possibile seguire un evento, perché escludere gli utenti interessati ma fisicamente impossibilitati? Raccontare gli eventi in diretta permette di far sentire tutti parte di momenti indimenticabili, tutti parte della comunità, tutti potenziali protagonisti del racconto
  • 53. Parola #48 Crisi Non c’è individuo, società, gruppo, organizzazione, azienda che non abbia vissuto una crisi comunicativa. Sul web, però, le crisi possono essere prevenute, attenuate, gestite, trasformate in opportunità con una velocità e un tempo di reazione che prima non esisteva, con risparmio di costi, di tempo e di conseguenze irreversibili
  • 54. Parola #49 Mediattivismo La Rete favorisce l’accesso alla vita politica, informativa, relazionale di un numero molto più grande di persone rispetto a soli 10 anni fa. Molti di questi nuovi potenziali opinion leader sono nativi digitali e hanno competenze con l’editing audio-video, con la scrittura creativa, la satira e le mobilitazioni online. E se la politica si facesse (anche) così?
  • 55. Parola #50 Censura Evitare questa parola non sarebbe salutare. Esistono nazioni dove le precedenti 49 parole non possono essere attuate perché l’accesso ai social media non è libero. Ed esistono tentazioni di controllo e regolazione da parte degli stati anche nel mondo occidentale. Il web 2.0 non è esente dai rischi di censura, ma è anche il modo migliorare per sfidarla, evitarla, aggirarla
  • 56. È solo l’inizio! Questa è la prima versione dell’esperimento. Molte cose possono essere migliorate La scelta delle parole: sono quelle giuste? Il numero delle parole: troppe, poche? L’ordine delle parole: come organizzarle? Considerare il perpetual beta: ogni quanto aggiornare? Lo slideshow: scritto troppo? Troppo poco? Prossima release: entro fine 2012 Invia i tuoi suggerimenti a dino.amenduni@proformaweb.it Su Facebook: www.facebook.com/amenduni Su Twitter: @doonie
  • 57. Un grande abbraccio Grazie! Dino Amenduni Facebook: http://www.facebook.com/dinoamenduni Twitter: http://www.twitter.com/doonie LinkedIn: http://www.linkedin.com/dinoamenduni Slideshare: http://www.slideshare.net/doonie (qui si può scaricare la presentazione) Proforma Sito: http://www.proformaweb.it Facebook: http://www.facebook.com/proformaweb Twitter: http://www.twitter.com/proformaweb Youtube: http://www.youtube.com/proformaweb