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: il punto di vista delle
SURVEY
“Credito e private equity: il punto di vista delle
imprese e le tendenze in atto”
17 Luglio 2014
Il CLUB FINANCE
La mission
Il Club rappresenta a livello nazionale un centro di riferimento, di informazione e
discussione, analisi tendenze, confronto e networking, elaborazioni idee e proposte sui
temi della finanza con il coinvolgimento dei diversi attori del mondo economico
(imprese, banche, private equity, professionisti).
L’ottica di riferimento è una visione allargata della finanza: una finanza che deve
creare valore aggiunto ampliando il proprio ruolo consultivo in azienda, orientando i
processi decisionali delle imprese e supportandoli nel modo adeguato.
I valori distintivi
Entrare a far parte di un’élite professionale della finanza
Potersi confrontare con operatori del mondo imprenditoriale e finanziario e con
professionisti esperti nelle diverse aree della finanza d’impresa
Promuovere la reciproca conoscenza, l’interazione, lo scambio di informazioni
e l’introduzione a circoli e gruppi interessanti per lo sviluppo nelle posizioni aziendali e
sul mercato.
www.clubfinance.it
Obiettivo dell’indagine
L’indagine ha inteso rilevare il punto di vista delle imprese
rispetto sia all’accesso al credito presso il sistema
bancario, sia a canali e strumenti alternativi di finanziamento,
con particolare riferimento all’opzione del private equity.
Il target coinvolto è esclusivamente il target delle imprese.
Il campione delle aziende aderenti all’indagine
110 aziende aderenti
Compilazione a cura
di direttori amministrativi e finanziari d’impresa
Periodo di svolgimento dell’indagine:
marzo – giugno 2014
Area di riferimento della rilevazione:
Triveneto (in prevalenza)
Il campione delle aziende aderenti all’indagine
Il campione delle aziende aderenti all’indagine
Il campione delle aziende aderenti all’indagine
Regioni di provenienza del campione
Nordest (incluso Emilia): 82%
Gli esiti dell’indagine
1^ Parte:
Le imprese e il credito
Gli esiti dell’indagine
Il costo del credito è nella maggior parte dei casi cresciuto (40,6% delle risposte), ma non in un modo
generalizzato; per il 33,3%, infatti, il costo del credito è rimasto sostanzialmente identico.
Nella valutazione
del costo del credito
occorre tener
presente il trend
discendente della
curva dei tasi,
nonché le
presumibili
differenze, in termini
di pricing del credito
tra piccole imprese
e grandi aziende
Gli esiti dell’indagine
Dall’indagine non emerge un fenomeno diffuso di razionamento del credito. Per il 37,7% del campione, il
totale dell’affidamento è rimasto invariato.
Il dato è riferito all’intero
campione, senza
distinzioni di classi di
fatturato.
Occorre quindi leggere
il dato con due
avvertenze:
la probabile
differenza tra
piccole e grandi
aziende
la probabile
differenza tra
imprese sane e in
crescita e imprese
con qualche
difficoltà e tensione
Gli esiti dell’indagine
La dimensione
(volumi di fatturato)
appare una delle
variabili che
determina l’entità dei
fenomeni di
razionamento del
credito.
Analizzando il dato relativo all’andamento degli affidamenti emerge una differenza tra imprese sotto i 100 mln
di euro di fatturato e imprese oltre i 100 mln di euro di fatturato.
Andamento dei volumi di affidamento in funzione della classe dimensionale (fatturato)
Gli esiti dell’indagine
I fattori di scelta vanno in due precise direzioni:
verifica delle condizioni economiche applicate dalla banca (57,7% delle risposte)
profilo di competenza, professionalità (59,6% delle risposte) e conseguente capacità di analizzare il
piano strategico e di business (53,9% delle risposte)
Emerge una
volontà delle
imprese nel
fondare la
relazione con la
banca su aspetti di
tipo
professionale-
culturale
(competenze) che
possano favorire
un dialogo
improntato alla
capacità di
valutare il profilo
strategico e di
business.
Gli esiti dell’indagine
La valutazione della banca, in base al punto di vista delle imprese, sembra privilegiare aspetti di strettamente
contabile – analisi del bilancio, aspetti di tipo finanziario per verificare la sostenibilità del debito oppure il
profilo della patrimonializzazione
Le imprese ritengono
di non percepire, da
parte della banca,
un’attenzione forte
rispetto agli aspetti
più strettamente
qualitativi
d’impresa (strategia
e mercato,
governance,
management,
ecc…).
Al contrario, le
imprese
percepiscono un
profilo di valutazione
decisamente
quantitativo,
numerico e
«bilancistico».
Gli esiti dell’indagine
Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, un contatto diretto più frequente (52,9% delle risposte)
per mettere in condizione la banca di comprendere pienamente il business ed una comunicazione chiara ed
esplicita dei parametri di valutazione del merito creditizio (76,5% delle risposte).
Le banche
dovrebbero «entrare»
sempre di più nelle
imprese, «vivere»
l’impresa più da vicino
e non solo attraverso i
numeri del bilancio e
dovrebbero poi
esplicitare
chiaramente i
parametri di
valutazione del
credito.
In tale ottica, è
opportuno che
banche comunichino il
relativo punteggio di
rating alle imprese?
Gli esiti dell’indagine
Dal punto di vista delle
banche un processo del
credito fortemente
orientato ad una capacità
di analisi del profilo
strategico e di business
implicherebbe:
Investimenti in termini
di strategia e policy del
credito
investimenti in termini
di modello
organizzativo di rete
investimenti in termini
di competenze e di
formazione
Quanto l’attuale cornice
normativa e di vigilanza
del sistema bancario frena
le banche verso modelli e
paradigmi del credito più
evoluti?
Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, in modo coerente con le precedenti rilevazioni, un
incremento di competenza orientato soprattutto verso la capacità di analizzare il modello strategico e di
business (86,5% delle risposte).
Gli esiti dell’indagine
Le imprese ritengono di dover incrementare le proprie capacità e competenze soprattutto nella direzione
dell’elaborazione di un piano industriale corretto e credibile (73,6% delle risposte). Quindi, le imprese
ritengono di dover investire nelle competenze legate alla definizione e attuazione della strategia e dell’analisi
di mercato.
Il tema della strategia e
del mercato (sia dal
punto di vista
dell’impresa che deve
avere una propria vision
e saper elaborare un
piano industriale
credibile, sia dal punto
di vista della banca che
deve saper analizzare
interpretare
correttamente un piano
industriale) rappresenta
l’elemento di snodo per
impostare una relazione
proficua e costruttiva tra
imprese e banche
Gli esiti dell’indagine
La tendenza è molto chiara: concentrazione dei rapporti con il sistema bancario (79,3% delle risposte)
con l’obiettivo di lavorare progressivamente con un numero ridotto di banche.
La concentrazione dei
rapporti con le banche
dovrebbe
necessariamente
implicare una
crescente qualità dei
rapporti.
Quindi, meno rapporti,
ma rapporti più solidi,
più intensi e
qualitativamente più
significativi.
Gli esiti dell’indagine
2^ Parte:
Le imprese e l’apertura del
capitale di rischio
Gli esiti dell’indagine
Emerge una potenziale apertura delle imprese nei confronti dell’opzione del private equity.
Il 55% del campione afferma che l’opzione del private equity può rappresentare un’opzione concreta per
tutte le tipologie di imprese
Gli esiti dell’indagine
Il freno più rilevante all’apertura del private equity sembra essere rappresentato dal timore
dell’imprenditore di perdere il controllo totale dell’impresa (49% delle risposte).
I fenomeni di ricambio
generazionale
potrebbero
progressivamente
attenuare tale freno
«psicologico»?
Oppure, si tratta di un
freno
irrimediabilmente
legato alla
connotazione
culturale del
capitalismo familiare
italiano?
Gli esiti dell’indagine
Le imprese del campione ritengono che una maggiore diffusione del private equity potrebbe essere
collegato ad un nuovo modus operandi degli attori del private equity attraverso disponibilità ad effettuare
investimenti di minoranza (42% delle risposte), con tassi di rendimento attesi più ragionevoli (38% delle
risposte), e con una maggiore conoscenza delle specificità del settore (36% delle risposte).
La diffusione del private
equity passa attraverso
un’evoluzione
nell’approccio strategico
ed operativo: un private
equity leggermente
«meno invasivo», più
flessibile rispetto alle
attese di rendimento,
con una forte
competenza industriale.
Gli esiti dell’indagine
Le Banche e le società di consulenza sembrano essere i canali di segnalazione più efficaci.
Viene ritenuto meno efficace il canale del professionista, malgrado i professionisti siano tradizionalmente i
consiglieri di fiducia dell’imprenditore.
Gli esiti dell’indagine
Il private equity viene opportunamente visto come un possibile strumento per supportare progetti di sviluppo
ed espansione (54% delle risposte).
Il tema della crescita
dimensionale verso
una dimensione
«adeguata» costituisce
per molte PMI una
necessità vitale per
rimanere competitive in
ambito mondiale.
In questo senso il
private equity può
supportare e favorire i
processi strategici di
crescita che richiedono
risorse finanziarie, ma
anche forti competenze
manageriali.
Gli esiti dell’indagine
L’opzione della Borsa viene ritenuta un’opportunità utile soprattutto per le aziende che hanno già aperto il
capitale ad un fondo di private equity (38,3& delle risposte). Quindi l’ingresso del private equity può essere
considerato propedeutico ad un progetto di quotazione
L’apertura al private
equity può essere
considerata come una
tappa fondamentale di
un processo di
evoluzione
dimensionale, culturale,
organizzativa delle
imprese, che potrà poi
culminare con la
decisione di avviare un
progetto di quotazione.
Gli esiti dell’indagine
Il grado di conoscenza sulle attuali opportunità di quotazione è ancora nullo (36,2% del campione) o scarso
(57,4% del campione).
Il grado di conoscenza
delle imprese rispetto
alle attuali opportunità
di quotazione è
decisamente ridotto.
Quali possono essere i
motivi?
capacità
informativa dei
media?
capacità di
comunicazione di
Borsa Italiana?
chiusura
psicologica delle
imprese verso la
Borsa?
ecc…
Gli esiti dell’indagine: le conclusioni
Conclusioni
Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (1)
Il costo del credito è nella maggior parte dei casi cresciuto (40,6% delle risposte), ma non in un modo
generalizzato; per il 33,3%, infatti, il costo del credito è rimasto sostanzialmente identico.
Dall’indagine non emerge un fenomeno diffuso di razionamento del credito. Per il 37,5% del campione, il
totale dell’affidamento è rimasto invariato.
Nella definizione del costo del credito occorre tener presente il trend discendente della curva dei tassi (che
ha favorito una leggera riduzione del costo complessivo), nonché le presumibili differenze, in termini di
pricing del credito tra piccole imprese e grandi aziende (con queste ultime presumibilmente avvantaggiate).
Nella valutazione del dato relativo all’andamento globale degli affidamenti, occorre tener presente una
distinzione tra:
piccole e grandi aziende (con queste ultime presumibilmente con una capacità di acquisizione di
affidamenti superiore alla capacità delle piccole aziende)
imprese sane e in crescita (quindi potenzialmente in grado di acquisire crescenti affidamenti) e le
imprese con qualche difficoltà e tensione (potenzialmente in situazioni di rientro dei fidi o comunque di
razionamento del credito).
Quali interpretazioni?
Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (2)
Il tema della strategia e del mercato (sia dal punto di vista dell’impresa che deve avere una propria vision
e saper elaborare un piano industriale credibile, sia dal punto di vista della banca che deve saper
analizzare interpretare correttamente un piano industriale) rappresenta l’elemento di snodo per impostare
una relazione proficua e costruttiva tra imprese e banche
Tra i fattori di scelta delle
banche con cui lavorare,
le imprese attribuiscono
grande rilevanza al profilo
di competenza,
professionalità dei
manager di banca
(59,6% delle risposte) e
alla conseguente capacità
di analizzare il piano
strategico e di business
(53,9% delle risposte)
Le imprese auspicherebbero, da
parte della banca, un contatto
diretto più frequente (52,9% delle
risposte) per mettere in condizione
la banca di comprendere
pienamente il business ed una
comunicazione chiara ed esplicita
dei parametri di valutazione del
merito creditizio (76,5% delle
risposte). Quindi le banche
dovrebbero entrare in modo più
incisivo nella vita delle imprese,
conoscendolo direttamente e più da
vicino e non solo attraverso i bilanci
o la conoscenza della storia passata.
I fattori di scelta
delle banche
Nuovi approcci da parte delle
banche
L’investimento in
competenze
Le imprese auspicherebbero,
da parte della banca un
incremento di competenza
orientato soprattutto verso la
capacità di analizzare il
modello strategico e di
business (86,5% delle
risposte).
Le imprese ritengono di
dover investire nelle
competenze legate alla
definizione e attuazione della
strategia e dell’analisi di
mercato (73,6% delle
risposte).
Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (3)
Il private equity viene considerato come un’opzione concreta per lo sviluppo delle imprese: il 53% del
campione afferma che l’opzione del private equity può rappresentare un’opzione concreta per tutte le
tipologie di imprese,
Il private equity viene visto
come un possibile strumento
per supportare progetti di
sviluppo ed espansione (54%
delle risposte), che possono
richiedere non solo risorse
finanziarie in misura maggiore
rispetto a quelle di cui
l’imprenditore può disporre, ma
anche risorse manageriali
qualificate e competenti.
Il freno può essere costituito dal
timore dell’imprenditore nel
perdere il controllo totale
dell’azienda (49% delle
risposte).
Le imprese ritengono che una
maggiore diffusione del private equity
potrebbe essere collegato ad un
nuovo modus operandi degli attori del
private equity attraverso una
crescente disponibilità ad effettuare
investimenti di minoranza (42%
delle risposte), con tassi di
rendimento attesi più ragionevoli
(38% delle risposte), e con una
maggiore conoscenza delle
specificità del settore (36% delle
risposte).
In definitiva, le imprese auspicano un
private equity maggiormente
declinato rispetto alle peculiarità del
tessuto imprenditoriale delle PMI.
L’utilizzo del private
equity
Lo sviluppo del private equity Il private equity e la
Borsa
Il grado di conoscenza
sulle attuali opportunità di
quotazione è ancora nullo
(36,2% del campione) o
scarso (57,4% del
campione). L’opzione della
Borsa viene ritenuta
un’opportunità utile
soprattutto per le aziende
che hanno già aperto il
capitale ad un fondo di
private equity. Quindi
l’ingresso del private equity
può essere considerato
propedeutico ad un
progetto di quotazione
Il CLUB Finance opera presso:
CUOA Finance
Fondazione CUOA
Villa Valmarana Morosini
36077 Altavilla Vicentina (VI)
Tel. 0444 333741
Fax. 0444 333995
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CUOA CLUB Finance: Risultati survey su accesso al credito e private equity

  • 1. : il punto di vista delle SURVEY “Credito e private equity: il punto di vista delle imprese e le tendenze in atto” 17 Luglio 2014
  • 2. Il CLUB FINANCE La mission Il Club rappresenta a livello nazionale un centro di riferimento, di informazione e discussione, analisi tendenze, confronto e networking, elaborazioni idee e proposte sui temi della finanza con il coinvolgimento dei diversi attori del mondo economico (imprese, banche, private equity, professionisti). L’ottica di riferimento è una visione allargata della finanza: una finanza che deve creare valore aggiunto ampliando il proprio ruolo consultivo in azienda, orientando i processi decisionali delle imprese e supportandoli nel modo adeguato. I valori distintivi Entrare a far parte di un’élite professionale della finanza Potersi confrontare con operatori del mondo imprenditoriale e finanziario e con professionisti esperti nelle diverse aree della finanza d’impresa Promuovere la reciproca conoscenza, l’interazione, lo scambio di informazioni e l’introduzione a circoli e gruppi interessanti per lo sviluppo nelle posizioni aziendali e sul mercato. www.clubfinance.it
  • 3. Obiettivo dell’indagine L’indagine ha inteso rilevare il punto di vista delle imprese rispetto sia all’accesso al credito presso il sistema bancario, sia a canali e strumenti alternativi di finanziamento, con particolare riferimento all’opzione del private equity. Il target coinvolto è esclusivamente il target delle imprese.
  • 4. Il campione delle aziende aderenti all’indagine 110 aziende aderenti Compilazione a cura di direttori amministrativi e finanziari d’impresa Periodo di svolgimento dell’indagine: marzo – giugno 2014 Area di riferimento della rilevazione: Triveneto (in prevalenza)
  • 5. Il campione delle aziende aderenti all’indagine
  • 6. Il campione delle aziende aderenti all’indagine
  • 7. Il campione delle aziende aderenti all’indagine Regioni di provenienza del campione Nordest (incluso Emilia): 82%
  • 8. Gli esiti dell’indagine 1^ Parte: Le imprese e il credito
  • 9. Gli esiti dell’indagine Il costo del credito è nella maggior parte dei casi cresciuto (40,6% delle risposte), ma non in un modo generalizzato; per il 33,3%, infatti, il costo del credito è rimasto sostanzialmente identico. Nella valutazione del costo del credito occorre tener presente il trend discendente della curva dei tasi, nonché le presumibili differenze, in termini di pricing del credito tra piccole imprese e grandi aziende
  • 10. Gli esiti dell’indagine Dall’indagine non emerge un fenomeno diffuso di razionamento del credito. Per il 37,7% del campione, il totale dell’affidamento è rimasto invariato. Il dato è riferito all’intero campione, senza distinzioni di classi di fatturato. Occorre quindi leggere il dato con due avvertenze: la probabile differenza tra piccole e grandi aziende la probabile differenza tra imprese sane e in crescita e imprese con qualche difficoltà e tensione
  • 11. Gli esiti dell’indagine La dimensione (volumi di fatturato) appare una delle variabili che determina l’entità dei fenomeni di razionamento del credito. Analizzando il dato relativo all’andamento degli affidamenti emerge una differenza tra imprese sotto i 100 mln di euro di fatturato e imprese oltre i 100 mln di euro di fatturato. Andamento dei volumi di affidamento in funzione della classe dimensionale (fatturato)
  • 12. Gli esiti dell’indagine I fattori di scelta vanno in due precise direzioni: verifica delle condizioni economiche applicate dalla banca (57,7% delle risposte) profilo di competenza, professionalità (59,6% delle risposte) e conseguente capacità di analizzare il piano strategico e di business (53,9% delle risposte) Emerge una volontà delle imprese nel fondare la relazione con la banca su aspetti di tipo professionale- culturale (competenze) che possano favorire un dialogo improntato alla capacità di valutare il profilo strategico e di business.
  • 13. Gli esiti dell’indagine La valutazione della banca, in base al punto di vista delle imprese, sembra privilegiare aspetti di strettamente contabile – analisi del bilancio, aspetti di tipo finanziario per verificare la sostenibilità del debito oppure il profilo della patrimonializzazione Le imprese ritengono di non percepire, da parte della banca, un’attenzione forte rispetto agli aspetti più strettamente qualitativi d’impresa (strategia e mercato, governance, management, ecc…). Al contrario, le imprese percepiscono un profilo di valutazione decisamente quantitativo, numerico e «bilancistico».
  • 14. Gli esiti dell’indagine Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, un contatto diretto più frequente (52,9% delle risposte) per mettere in condizione la banca di comprendere pienamente il business ed una comunicazione chiara ed esplicita dei parametri di valutazione del merito creditizio (76,5% delle risposte). Le banche dovrebbero «entrare» sempre di più nelle imprese, «vivere» l’impresa più da vicino e non solo attraverso i numeri del bilancio e dovrebbero poi esplicitare chiaramente i parametri di valutazione del credito. In tale ottica, è opportuno che banche comunichino il relativo punteggio di rating alle imprese?
  • 15. Gli esiti dell’indagine Dal punto di vista delle banche un processo del credito fortemente orientato ad una capacità di analisi del profilo strategico e di business implicherebbe: Investimenti in termini di strategia e policy del credito investimenti in termini di modello organizzativo di rete investimenti in termini di competenze e di formazione Quanto l’attuale cornice normativa e di vigilanza del sistema bancario frena le banche verso modelli e paradigmi del credito più evoluti? Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, in modo coerente con le precedenti rilevazioni, un incremento di competenza orientato soprattutto verso la capacità di analizzare il modello strategico e di business (86,5% delle risposte).
  • 16. Gli esiti dell’indagine Le imprese ritengono di dover incrementare le proprie capacità e competenze soprattutto nella direzione dell’elaborazione di un piano industriale corretto e credibile (73,6% delle risposte). Quindi, le imprese ritengono di dover investire nelle competenze legate alla definizione e attuazione della strategia e dell’analisi di mercato. Il tema della strategia e del mercato (sia dal punto di vista dell’impresa che deve avere una propria vision e saper elaborare un piano industriale credibile, sia dal punto di vista della banca che deve saper analizzare interpretare correttamente un piano industriale) rappresenta l’elemento di snodo per impostare una relazione proficua e costruttiva tra imprese e banche
  • 17. Gli esiti dell’indagine La tendenza è molto chiara: concentrazione dei rapporti con il sistema bancario (79,3% delle risposte) con l’obiettivo di lavorare progressivamente con un numero ridotto di banche. La concentrazione dei rapporti con le banche dovrebbe necessariamente implicare una crescente qualità dei rapporti. Quindi, meno rapporti, ma rapporti più solidi, più intensi e qualitativamente più significativi.
  • 18. Gli esiti dell’indagine 2^ Parte: Le imprese e l’apertura del capitale di rischio
  • 19. Gli esiti dell’indagine Emerge una potenziale apertura delle imprese nei confronti dell’opzione del private equity. Il 55% del campione afferma che l’opzione del private equity può rappresentare un’opzione concreta per tutte le tipologie di imprese
  • 20. Gli esiti dell’indagine Il freno più rilevante all’apertura del private equity sembra essere rappresentato dal timore dell’imprenditore di perdere il controllo totale dell’impresa (49% delle risposte). I fenomeni di ricambio generazionale potrebbero progressivamente attenuare tale freno «psicologico»? Oppure, si tratta di un freno irrimediabilmente legato alla connotazione culturale del capitalismo familiare italiano?
  • 21. Gli esiti dell’indagine Le imprese del campione ritengono che una maggiore diffusione del private equity potrebbe essere collegato ad un nuovo modus operandi degli attori del private equity attraverso disponibilità ad effettuare investimenti di minoranza (42% delle risposte), con tassi di rendimento attesi più ragionevoli (38% delle risposte), e con una maggiore conoscenza delle specificità del settore (36% delle risposte). La diffusione del private equity passa attraverso un’evoluzione nell’approccio strategico ed operativo: un private equity leggermente «meno invasivo», più flessibile rispetto alle attese di rendimento, con una forte competenza industriale.
  • 22. Gli esiti dell’indagine Le Banche e le società di consulenza sembrano essere i canali di segnalazione più efficaci. Viene ritenuto meno efficace il canale del professionista, malgrado i professionisti siano tradizionalmente i consiglieri di fiducia dell’imprenditore.
  • 23. Gli esiti dell’indagine Il private equity viene opportunamente visto come un possibile strumento per supportare progetti di sviluppo ed espansione (54% delle risposte). Il tema della crescita dimensionale verso una dimensione «adeguata» costituisce per molte PMI una necessità vitale per rimanere competitive in ambito mondiale. In questo senso il private equity può supportare e favorire i processi strategici di crescita che richiedono risorse finanziarie, ma anche forti competenze manageriali.
  • 24. Gli esiti dell’indagine L’opzione della Borsa viene ritenuta un’opportunità utile soprattutto per le aziende che hanno già aperto il capitale ad un fondo di private equity (38,3& delle risposte). Quindi l’ingresso del private equity può essere considerato propedeutico ad un progetto di quotazione L’apertura al private equity può essere considerata come una tappa fondamentale di un processo di evoluzione dimensionale, culturale, organizzativa delle imprese, che potrà poi culminare con la decisione di avviare un progetto di quotazione.
  • 25. Gli esiti dell’indagine Il grado di conoscenza sulle attuali opportunità di quotazione è ancora nullo (36,2% del campione) o scarso (57,4% del campione). Il grado di conoscenza delle imprese rispetto alle attuali opportunità di quotazione è decisamente ridotto. Quali possono essere i motivi? capacità informativa dei media? capacità di comunicazione di Borsa Italiana? chiusura psicologica delle imprese verso la Borsa? ecc…
  • 26. Gli esiti dell’indagine: le conclusioni Conclusioni
  • 27. Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (1) Il costo del credito è nella maggior parte dei casi cresciuto (40,6% delle risposte), ma non in un modo generalizzato; per il 33,3%, infatti, il costo del credito è rimasto sostanzialmente identico. Dall’indagine non emerge un fenomeno diffuso di razionamento del credito. Per il 37,5% del campione, il totale dell’affidamento è rimasto invariato. Nella definizione del costo del credito occorre tener presente il trend discendente della curva dei tassi (che ha favorito una leggera riduzione del costo complessivo), nonché le presumibili differenze, in termini di pricing del credito tra piccole imprese e grandi aziende (con queste ultime presumibilmente avvantaggiate). Nella valutazione del dato relativo all’andamento globale degli affidamenti, occorre tener presente una distinzione tra: piccole e grandi aziende (con queste ultime presumibilmente con una capacità di acquisizione di affidamenti superiore alla capacità delle piccole aziende) imprese sane e in crescita (quindi potenzialmente in grado di acquisire crescenti affidamenti) e le imprese con qualche difficoltà e tensione (potenzialmente in situazioni di rientro dei fidi o comunque di razionamento del credito). Quali interpretazioni?
  • 28. Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (2) Il tema della strategia e del mercato (sia dal punto di vista dell’impresa che deve avere una propria vision e saper elaborare un piano industriale credibile, sia dal punto di vista della banca che deve saper analizzare interpretare correttamente un piano industriale) rappresenta l’elemento di snodo per impostare una relazione proficua e costruttiva tra imprese e banche Tra i fattori di scelta delle banche con cui lavorare, le imprese attribuiscono grande rilevanza al profilo di competenza, professionalità dei manager di banca (59,6% delle risposte) e alla conseguente capacità di analizzare il piano strategico e di business (53,9% delle risposte) Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, un contatto diretto più frequente (52,9% delle risposte) per mettere in condizione la banca di comprendere pienamente il business ed una comunicazione chiara ed esplicita dei parametri di valutazione del merito creditizio (76,5% delle risposte). Quindi le banche dovrebbero entrare in modo più incisivo nella vita delle imprese, conoscendolo direttamente e più da vicino e non solo attraverso i bilanci o la conoscenza della storia passata. I fattori di scelta delle banche Nuovi approcci da parte delle banche L’investimento in competenze Le imprese auspicherebbero, da parte della banca un incremento di competenza orientato soprattutto verso la capacità di analizzare il modello strategico e di business (86,5% delle risposte). Le imprese ritengono di dover investire nelle competenze legate alla definizione e attuazione della strategia e dell’analisi di mercato (73,6% delle risposte).
  • 29. Gli esiti dell’indagine: le conclusioni (3) Il private equity viene considerato come un’opzione concreta per lo sviluppo delle imprese: il 53% del campione afferma che l’opzione del private equity può rappresentare un’opzione concreta per tutte le tipologie di imprese, Il private equity viene visto come un possibile strumento per supportare progetti di sviluppo ed espansione (54% delle risposte), che possono richiedere non solo risorse finanziarie in misura maggiore rispetto a quelle di cui l’imprenditore può disporre, ma anche risorse manageriali qualificate e competenti. Il freno può essere costituito dal timore dell’imprenditore nel perdere il controllo totale dell’azienda (49% delle risposte). Le imprese ritengono che una maggiore diffusione del private equity potrebbe essere collegato ad un nuovo modus operandi degli attori del private equity attraverso una crescente disponibilità ad effettuare investimenti di minoranza (42% delle risposte), con tassi di rendimento attesi più ragionevoli (38% delle risposte), e con una maggiore conoscenza delle specificità del settore (36% delle risposte). In definitiva, le imprese auspicano un private equity maggiormente declinato rispetto alle peculiarità del tessuto imprenditoriale delle PMI. L’utilizzo del private equity Lo sviluppo del private equity Il private equity e la Borsa Il grado di conoscenza sulle attuali opportunità di quotazione è ancora nullo (36,2% del campione) o scarso (57,4% del campione). L’opzione della Borsa viene ritenuta un’opportunità utile soprattutto per le aziende che hanno già aperto il capitale ad un fondo di private equity. Quindi l’ingresso del private equity può essere considerato propedeutico ad un progetto di quotazione
  • 30. Il CLUB Finance opera presso: CUOA Finance Fondazione CUOA Villa Valmarana Morosini 36077 Altavilla Vicentina (VI) Tel. 0444 333741 Fax. 0444 333995 E-mail: cuoafinance@cuoa.it www.clubfinance.it