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a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia
IL DECLINO INDUSTRIALE
DELL’ITALIA
Commissione europea – relazione sulla competitività industriale
3 ottobre 2013
354
2
INDICE
 Il declino industriale dell’Italia
 Innovazione
 Competenze
 Andamento delle esportazioni
 Il contesto imprenditoriale
 La pubblica amministrazione
 Finanziamenti ed investimenti
 Conclusioni
2
3
IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA
 Sembra sempre più profondo il declino industriale dell’Italia.
Alitalia e Telecom Italia, un tempo non lontano realtà
produttive e fiori all’occhiello del Paese, sembrano destinate
a emigrare e a entrare tra le conquiste, rispettivamente, della
francese Air France e della spagnola Telefonica;
 Proprio mentre la Ue lancia un pesante allarme: «l’Italia è in
forte deindustrializzazione» e la competitività, ovvero la
capacità di attirare investimenti e lavoro è in forte calo, tanto
che sotto l’aspetto della produttività siamo stati superati
dalla Spagna.
3
4
IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA
 L’industria manifatturiera rappresenta il 15,5% del valore
aggiunto complessivo generato nell’economia, un dato
leggermente al di sopra della media UE (15,3%);
 Esso è relativamente concentrato in settori dal profilo
tecnologico basso e medio-basso, tra cui quello
dell’abbigliamento, del cuoio, del tessile, del metallurgico e
del legno, mentre la quota dei settori più innovativi con un
profilo tecnologico medio e medio-alto è più ridotta rispetto a
quella di altre economie dell’UE.
4
5
IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA
 Al di là della specializzazione settoriale, i risultati discontinui
dell’industria italiana affondano le loro radici nella
frammentazione della struttura industriale, dato che l’Italia,
con più di 4 milioni di PMI, registra il più elevato numero di
imprese nell’UE, il doppio rispetto alla Germania;
 In termini di costo unitario medio del lavoro, la competitività
dell’Italia si è notevolmente deteriorata negli ultimi 10 anni a
causa di un aumento del salario lordo nominale combinato
con una debole crescita della produttività.
5
6
IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA
 Tuttavia, i salari reali sono rimasti pressoché stabili,
evidenziando l’importanza di colmare il divario di
produttività e nel contempo di migliorare l’allineamento dei
salari alla produttività.
6
7
IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA
 L’Italia sta attraversando una vera deindustrializzazione,
corroborata dal fatto che dal 2007 in poi l’indice della
produzione industriale ha perso 20 punti percentuali;
 Quest’evoluzione sembra essere attribuibile sia alla riduzione
dell’attività dovuta al rallentamento economico, sia alla
chiusura di numerosi impianti in alcuni settori industriali di
base (petrolchimica, siderurgia e biocombustibili);
 Per far fronte alla chiusura di ben 150 impianti, è stata
modificata la legislazione in materia per agevolare il
rinnovamento e la riqualificazione dei siti industriali.
7
8
INNOVAZIONE
 Nel 2011 l’Italia ha investito in ricerca e sviluppo l’1,3% del
proprio PIL, una cifra prossima all’obiettivo nazionale
dell’1,5% entro il 2020, ma ancora molto al di sotto della
media EU attuale (2%) e di gran lunga inferiore agli
investimenti in R&S effettuati dai paesi all’avanguardia nello
sviluppo tecnologico;
 Benché la quota delle attività pubbliche di R&S sia in larga
misura allineata a quella dei suoi principali concorrenti, il
contributo del settore privato alle attività di R&S è
particolarmente ridotto (0,7 % del PIL).
8
9
COMPETENZE
 Nel suo report, la Commissione europea ha rilevato la carenza
di manodopera qualificata nel settore manifatturiero;
 In quest’ottica, con il governo Berlusconi è stato riformato
l’apprendistato. Anche se, almeno per il momento, l’impiego
di tale strumento rimane marginale. Sono in corso discussioni
sulle possibilità di migliorare l’attrattiva del sistema.
9
10
ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI
 La quota italiana del commercio mondiale ha registrato
un’evoluzione negativa durante il periodo compreso tra il
2002 e il 2011 (passando dal 3,9% al 2,9%);
 Le esportazioni sono tuttavia aumentate del 5% nel 2012,
portando la bilancia commerciale al suo miglior risultato dal
1999 (va pero notato che i miglioramenti della bilancia
commerciale sono anche attribuibili ad una riduzione delle
importazioni a sua volta causata da una debole domanda
interna);
 Le esportazioni italiane sono tornate ai livelli precedenti alla
crisi in termini di valore, ma rimangono inferiori in termini di
volume.
10
11
IL CONTESTO IMPRENDITORIALE
 Complessivamente l’Italia occupa il 73° posto della
graduatoria “Doing business” stilata dalla Banca mondiale, e si
vede trascinata verso il basso in particolare dalle licenze di
costruzione, dall’accesso all’elettricità e al credito e dalla
difficoltà di far rispettare i contratti;
 Ci sono troppi ostacoli ad una crescita solida, in quanto sono
poche le imprese che diventano attori internazionali;
 Sebbene vi siano iniziative programmatiche per migliorare il
contesto imprenditoriale e agevolare l’attività delle PMI, la
loro attuazione è in ritardo e gli oneri amministrativi per le
imprese rimangono elevati.
11
12
IL CONTESTO IMPRENDITORIALE
 Le questioni attinenti all’imprenditorialità continuano a
rappresentare un problema, in quanto:
 l’Italia è scesa di livello nella graduatoria relativa che
misura la facilità di creare un’impresa;
 le scuole non sono in grado di creare una mentalità
imprenditoriale.
 La competitività potrebbe aumentare se venisse migliorata la
rete elettrica nazionale al fine di eliminare le attuali
strozzature, e se venissero creati nuovi impianti per
l’importazione e lo stoccaggio del gas.
12
13
IL CONTESTO IMPRENDITORIALE
 L’Italia ha introdotto riforme per l’apertura del proprio
mercato in buona parte della normativa nazionale che
disciplina il mercato di prodotti e servizi;
 Rimangono tuttavia difficoltà nei servizi pubblici locali e nel
settore dei trasporti e dell’energia, e vi sono indicazioni che il
processo di riforma sta rallentando;
 Gli elevati prezzi dell’elettricità e del gas sono il riflesso di
una concorrenza limitata e di strozzature infrastrutturali. In
molti casi gli atti normativi necessari per attuare le misure
generali di liberalizzazione non sono stati ancora adottati.
13
14
LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
 Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, l’efficienza
dell’amministrazione pubblica è al di sotto della media UE,
secondo l’indicatore dell’efficienza della pubblica
amministrazione curato dalla Banca mondiale;
 Le principali carenze includono i lunghi procedimenti della
giustizia civile ed un quadro amministrativo e
regolamentare oneroso.
14
15
LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
 In generale le complessità amministrative gravano
pesantemente sulle imprese. La stima dei costi annuali legati
all’osservanza delle procedure amministrative ammonta a 26,5
miliardi di euro;
 Sono stati intensificati gli sforzi per riformare il sistema
giudiziario al fine di semplificare le procedure giudiziarie.
Una riorganizzazione geografica degli organi giudiziari
dovrebbe essere completata entro settembre 2013.
15
16
FINANZIAMENTI ED INVESTIMENTI
 Secondo il rapporto della Commissione europea, in Italia
prosegue la contrazione dei prestiti bancari alle società non
finanziarie, che nel giugno 2013 si sono ridotti del 4,8% su
base annua, come conseguenza della debolezza della
domanda, del livello più elevato di rischio delle società e
dell’inasprimento delle norme sul credito;
 Il costo medio del credito si attesta 90 punti base al di sopra
della media della zona euro.
16
17
CONCLUSIONI
 Molti dei problemi che incidono negativamente sulla
competitività in Italia, come il livello ridotto di investimenti
privati in R&S, la mancanza di start-up innovative, i problemi
relativi alla disponibilità di competenze, la mancanza di
finanziamenti mediante capitale proprio, la modesta crescita
delle imprese e l’internazionalizzazione, possono essere
almeno parzialmente ricondotti ai vincoli amministrativi e
regolamentari che gravano sul contesto imprenditoriale.
17
18
CONCLUSIONI
 In particolare, pagare le tasse e ottenere l’adempimento dei
contratti rappresentano attività particolarmente difficili;
 Occorre continuare a portare avanti riforme strutturali del
settore pubblico continue e coerenti per consentire
l’evoluzione di un’amministrazione pubblica moderna ed
efficiente;
 Infine, la riforma della governance del sistema di
internazionalizzazione può rivelarsi una tappa cruciale per la
competitività dell’Italia.
18

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Il declino industriale dell'italia

  • 1. a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA Commissione europea – relazione sulla competitività industriale 3 ottobre 2013 354
  • 2. 2 INDICE  Il declino industriale dell’Italia  Innovazione  Competenze  Andamento delle esportazioni  Il contesto imprenditoriale  La pubblica amministrazione  Finanziamenti ed investimenti  Conclusioni 2
  • 3. 3 IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA  Sembra sempre più profondo il declino industriale dell’Italia. Alitalia e Telecom Italia, un tempo non lontano realtà produttive e fiori all’occhiello del Paese, sembrano destinate a emigrare e a entrare tra le conquiste, rispettivamente, della francese Air France e della spagnola Telefonica;  Proprio mentre la Ue lancia un pesante allarme: «l’Italia è in forte deindustrializzazione» e la competitività, ovvero la capacità di attirare investimenti e lavoro è in forte calo, tanto che sotto l’aspetto della produttività siamo stati superati dalla Spagna. 3
  • 4. 4 IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA  L’industria manifatturiera rappresenta il 15,5% del valore aggiunto complessivo generato nell’economia, un dato leggermente al di sopra della media UE (15,3%);  Esso è relativamente concentrato in settori dal profilo tecnologico basso e medio-basso, tra cui quello dell’abbigliamento, del cuoio, del tessile, del metallurgico e del legno, mentre la quota dei settori più innovativi con un profilo tecnologico medio e medio-alto è più ridotta rispetto a quella di altre economie dell’UE. 4
  • 5. 5 IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA  Al di là della specializzazione settoriale, i risultati discontinui dell’industria italiana affondano le loro radici nella frammentazione della struttura industriale, dato che l’Italia, con più di 4 milioni di PMI, registra il più elevato numero di imprese nell’UE, il doppio rispetto alla Germania;  In termini di costo unitario medio del lavoro, la competitività dell’Italia si è notevolmente deteriorata negli ultimi 10 anni a causa di un aumento del salario lordo nominale combinato con una debole crescita della produttività. 5
  • 6. 6 IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA  Tuttavia, i salari reali sono rimasti pressoché stabili, evidenziando l’importanza di colmare il divario di produttività e nel contempo di migliorare l’allineamento dei salari alla produttività. 6
  • 7. 7 IL DECLINO INDUSTRIALE DELL’ITALIA  L’Italia sta attraversando una vera deindustrializzazione, corroborata dal fatto che dal 2007 in poi l’indice della produzione industriale ha perso 20 punti percentuali;  Quest’evoluzione sembra essere attribuibile sia alla riduzione dell’attività dovuta al rallentamento economico, sia alla chiusura di numerosi impianti in alcuni settori industriali di base (petrolchimica, siderurgia e biocombustibili);  Per far fronte alla chiusura di ben 150 impianti, è stata modificata la legislazione in materia per agevolare il rinnovamento e la riqualificazione dei siti industriali. 7
  • 8. 8 INNOVAZIONE  Nel 2011 l’Italia ha investito in ricerca e sviluppo l’1,3% del proprio PIL, una cifra prossima all’obiettivo nazionale dell’1,5% entro il 2020, ma ancora molto al di sotto della media EU attuale (2%) e di gran lunga inferiore agli investimenti in R&S effettuati dai paesi all’avanguardia nello sviluppo tecnologico;  Benché la quota delle attività pubbliche di R&S sia in larga misura allineata a quella dei suoi principali concorrenti, il contributo del settore privato alle attività di R&S è particolarmente ridotto (0,7 % del PIL). 8
  • 9. 9 COMPETENZE  Nel suo report, la Commissione europea ha rilevato la carenza di manodopera qualificata nel settore manifatturiero;  In quest’ottica, con il governo Berlusconi è stato riformato l’apprendistato. Anche se, almeno per il momento, l’impiego di tale strumento rimane marginale. Sono in corso discussioni sulle possibilità di migliorare l’attrattiva del sistema. 9
  • 10. 10 ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI  La quota italiana del commercio mondiale ha registrato un’evoluzione negativa durante il periodo compreso tra il 2002 e il 2011 (passando dal 3,9% al 2,9%);  Le esportazioni sono tuttavia aumentate del 5% nel 2012, portando la bilancia commerciale al suo miglior risultato dal 1999 (va pero notato che i miglioramenti della bilancia commerciale sono anche attribuibili ad una riduzione delle importazioni a sua volta causata da una debole domanda interna);  Le esportazioni italiane sono tornate ai livelli precedenti alla crisi in termini di valore, ma rimangono inferiori in termini di volume. 10
  • 11. 11 IL CONTESTO IMPRENDITORIALE  Complessivamente l’Italia occupa il 73° posto della graduatoria “Doing business” stilata dalla Banca mondiale, e si vede trascinata verso il basso in particolare dalle licenze di costruzione, dall’accesso all’elettricità e al credito e dalla difficoltà di far rispettare i contratti;  Ci sono troppi ostacoli ad una crescita solida, in quanto sono poche le imprese che diventano attori internazionali;  Sebbene vi siano iniziative programmatiche per migliorare il contesto imprenditoriale e agevolare l’attività delle PMI, la loro attuazione è in ritardo e gli oneri amministrativi per le imprese rimangono elevati. 11
  • 12. 12 IL CONTESTO IMPRENDITORIALE  Le questioni attinenti all’imprenditorialità continuano a rappresentare un problema, in quanto:  l’Italia è scesa di livello nella graduatoria relativa che misura la facilità di creare un’impresa;  le scuole non sono in grado di creare una mentalità imprenditoriale.  La competitività potrebbe aumentare se venisse migliorata la rete elettrica nazionale al fine di eliminare le attuali strozzature, e se venissero creati nuovi impianti per l’importazione e lo stoccaggio del gas. 12
  • 13. 13 IL CONTESTO IMPRENDITORIALE  L’Italia ha introdotto riforme per l’apertura del proprio mercato in buona parte della normativa nazionale che disciplina il mercato di prodotti e servizi;  Rimangono tuttavia difficoltà nei servizi pubblici locali e nel settore dei trasporti e dell’energia, e vi sono indicazioni che il processo di riforma sta rallentando;  Gli elevati prezzi dell’elettricità e del gas sono il riflesso di una concorrenza limitata e di strozzature infrastrutturali. In molti casi gli atti normativi necessari per attuare le misure generali di liberalizzazione non sono stati ancora adottati. 13
  • 14. 14 LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE  Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, l’efficienza dell’amministrazione pubblica è al di sotto della media UE, secondo l’indicatore dell’efficienza della pubblica amministrazione curato dalla Banca mondiale;  Le principali carenze includono i lunghi procedimenti della giustizia civile ed un quadro amministrativo e regolamentare oneroso. 14
  • 15. 15 LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE  In generale le complessità amministrative gravano pesantemente sulle imprese. La stima dei costi annuali legati all’osservanza delle procedure amministrative ammonta a 26,5 miliardi di euro;  Sono stati intensificati gli sforzi per riformare il sistema giudiziario al fine di semplificare le procedure giudiziarie. Una riorganizzazione geografica degli organi giudiziari dovrebbe essere completata entro settembre 2013. 15
  • 16. 16 FINANZIAMENTI ED INVESTIMENTI  Secondo il rapporto della Commissione europea, in Italia prosegue la contrazione dei prestiti bancari alle società non finanziarie, che nel giugno 2013 si sono ridotti del 4,8% su base annua, come conseguenza della debolezza della domanda, del livello più elevato di rischio delle società e dell’inasprimento delle norme sul credito;  Il costo medio del credito si attesta 90 punti base al di sopra della media della zona euro. 16
  • 17. 17 CONCLUSIONI  Molti dei problemi che incidono negativamente sulla competitività in Italia, come il livello ridotto di investimenti privati in R&S, la mancanza di start-up innovative, i problemi relativi alla disponibilità di competenze, la mancanza di finanziamenti mediante capitale proprio, la modesta crescita delle imprese e l’internazionalizzazione, possono essere almeno parzialmente ricondotti ai vincoli amministrativi e regolamentari che gravano sul contesto imprenditoriale. 17
  • 18. 18 CONCLUSIONI  In particolare, pagare le tasse e ottenere l’adempimento dei contratti rappresentano attività particolarmente difficili;  Occorre continuare a portare avanti riforme strutturali del settore pubblico continue e coerenti per consentire l’evoluzione di un’amministrazione pubblica moderna ed efficiente;  Infine, la riforma della governance del sistema di internazionalizzazione può rivelarsi una tappa cruciale per la competitività dell’Italia. 18