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TESI DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
La nuova frontiera del giornalismo visuale: infografica e
visualizzazione dei dati. Sguardo sulla situazione aziendale
della provincia di Verona.
Relatore:
Paolo Dal Ben
Laureando:
Francesco Delai
Anno accademico 2013-14
1
CONTENUTO DELLA TESI
2
I dati sono il prodotto di ricerche,
osservazioni, misurazioni, osservazioni
del mondo esterno, della realtà.
Il dato è un singolo fatto o pezzo di informazione
DATI
3
4
ESPANSIONE DEI DATI
5
 Datizzazione della realtà
 Analisi di Big Data
 Real Time Data
 Open Data
6
NUOVI TERMINI NEL LINGUAGGIO COMUNE
 Datizzazione della postura del guidatore
 Datizzazione delle parole  Google Ngram
 Datizzazione della posizione
 Datizzazione delle interazioni
7
ESEMPI DI DATIZZAZIONE
 Gli open data sono pezzi, contenuti e dati disponibili a
tutti. Chiunque può utilizzarli, riutilizzarli per diversi
scopi, ridistribuirli con gli eventuali vincoli di citare
l’attribuzione o condividerlo allo stesso modo
 Due persone hanno dato una forte spinta all’open
government: Tim Berners-Lee e Barack Obama (con la
direttiva sull’open government del dicembre 2009 e la
creazione del portale data.gov)
8
OPEN DATA
TIM BERNERS-LEE
9
10
IL FORMATO DEGLI OPEN DATA
★
make your stuff
available on the Web
(whatever format) under
an open license
★★
make it available as
structured data (e.g.,
Excel instead of image
scan of a table)
★★★
use non-proprietary
formats (e.g., CSV
instead of Excel)
★★★★
use URIs to denote
things, so that people
can point at your stuff
★★★★★
link your data to other
data to provide context
Ci sono varie tipologie di dati: numeri, date, luoghi, testo.
11
TIPOLOGIE DI DATI
agricoltura
3,14
lettera
7 Febbraio 2010
Londra, Inghilterra
56
-25,10
limoni
02/12/1991
12.590
20
CONTINUUM DELLA COMPRENSIONE
DI NATHAN SHEDROFF
12
 Frase
 Tabella
 Codifica visuale
13
COME TRASFORMARE I DATI IN INFORMAZIONE ?
14
L’USO DELLA TABELLA
Vantaggi:
• esprime i valori di vendita in modo preciso.
• è un mezzo efficace per cercare un particolare valore per un particolare tipo
e anno.
Svantaggi:
• se siamo alla ricerca di schemi, tendenze o eccezioni all’interno di
questi valori, o se vogliamo un senso veloce della storia contenuta
nei numeri, questa tabella fallisce
Il metodo con cui i dati astratti vengono mappati in
strutture e forme grafiche per raggiungere due obiettivi:
comunicare in modo efficace e dare un senso ai dati.
15
CODIFICA VISUALE DEI DATI
«L'informazione che non è perfettamente acquisita è
imperfettamente conservata e un uomo che ha investigato
con cura una tabella, trova, una volta fatto, che ha solo
una vaga e parziale idea di quello che ha letto; così come
una figura impresa sulla sabbia è presto cancellata. (…)
Dall'altra parte se si dà un'occhiata attenta a uno di questi
grafici, nascerà un'impressione sufficientemente distinta
da rimanere integra per un tempo considerevole»
W. PLAYFAIR, The Commercial and Political Atlas, London,
1786 16
« Quando si è persi tra le informazioni,
la mappa delle informazioni è
davvero utile »
David Mccandless
17
 L’attrattiva dei grafici statistici dipende fortemente dalla
loro abilità nel sfruttare le nostre capacità percettive e
cognitive.
 La visualizzazione dei dati è efficace perché sposta
l’equilibrio tra percezione e cognizione per trarre pieno
vantaggio dalle abilità della vista.
 Il vedere, gestito dalla corteccia visiva posta nella parte
superiore del cervello, è estremamente veloce e
efficiente. È molto più rapido del pensare.
18
LA PERCEZIONE VISIVA
• La luce proveniente da una fonte colpisce un oggetto.
• L’oggetto assorbe alcuni fotoni e ne riflette altri. Questi ultimi stimolano certe cellule
fotosensibili (coni e bastoncelli) della retina trasformando uno stimolo luminoso in
un impulso elettrico che raggiunge il cervello attraverso i nervi ottici.
• Cosa avviene poi nel cervello?
19
VISIONE FOVEALE E PERIFERICA
Benchè ciascun occhio possa assimilare tutto quello che si trova nell’arco di un angolo
di 180 gradi, vediamo al MASSIMO dell’ACCURATEZZA solo ciò che si trova in un campo
ristretto davanti a noi, di circa 2 GRADI  è il CAMPO VISIVO FOVEALE
Affinchè si possa identificare un oggetto, i fasci di luce che rimbalzano su di esso
devono stimolare i coni della fovea, altrimenti vedremo solo una massa indistinta.
Visione periferica:
180 gradi
Visione foveale:
2 gradi
20
VISIONE FOVEALE E PERIFERICA
Cosa crea l’illusione di acutezza visiva per tutto il campo visivo?
I nostri occhi non rimangono fermi, anche quando li forziamo consapevolmente.
Questi movimenti, 2 o 3 al secondo, si chiamano SACCADI e ogni pausa che gli occhi
fanno su un particolare punto si chiama FISSAZIONE.
Compito del cervello è poi dare una visione d’insieme.
Le fissazioni sono inconscie non sono casuali, gli occhi sono attratti da certe
caratteristiche. STABILISCONO DELLE PRIORITA’.
Esperimento di Yarbus, 1967
21
La percezione visiva è un processo attivo. La mente non è
un recettore passivo di informazioni, ma completa,
organizza e crea priorità e gerarchie per estrarre
significato.
La nostra specie si evoluta fino a oggi in parte perché è
riuscita ad identificare efficacemente i predatori e il cibo.
 Creature e oggetti in movimento
 Chiazze di colore brillante davanti a noi
 Forme poco comuni
DA COSA SIAMO ATTRATTI?
22
IL CERVELLO CHE COMPLETA
23
Se si sa che il cervello stabilisce un ordine di priorità per
ciò a cui si deve prestare attenzione, nell’infografica
precedetelo stabilendolo voi:
 Non farcire l’infografica con colori puri e sgargianti ma
limitatevi al loro uso per evidenziare gli elementi
importanti, e scegliete tinte tenui, grigi, azzurrini, verdi,
per tutto il resto.
 Non disporre contemporaneamente un’animazione e un
testo: l’occhio non saprà su cosa concentrarsi
DA UN PRINCIPIO DELLA PERCEZIONE A DUE
VALIDI PER IL DESIGN
24
25
26
John Grimwade
27
I movimenti saccadici si concentrano in modo inconsapevole su
alcune caratteristiche elementari degli oggetti che hanno di
fronte  CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE o di basso livello
Non abbiamo bisogno di porre attenzione per vederle
 Distinzione primo piano – sfondo
 Confini degli oggetti
 Contrasto fra colori
 Classificazione istantanea di differenze
e somiglianze (forme, dimensioni,
orientamento e colore)
LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE
28
 Il cervello riesce a percepire più velocemente le
variazioni di tonalità che le differenze nella forma
LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE
Se lo scopo della nostra visualizzazione è permettere una rapida stima del
numero di sei presenti nella sequenza quale delle due immagini è migliore?
29
 Trasformare questa caratteristica percettiva in un
principio valido per il design non è complicato.
LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE
Se state creando una mappa che localizzi la posizione e il numero di
due fabbriche diverse l’uso di due colori è una strategia di gran lunga
migliore per raggiungere il vostro scopo.
30
 Nata in Germania agli inizi del XX secolo si propone di
scoprire come percepiamo gli schemi, le forme e
l’organizzazione in quello che vediamo.
 Principio cardine: il cervello non percepisce le macchie
di colore o le forme come entità singole, ma come
complesse. La parola Gestalt significa infatti forma,
schema.
PSICOLOGIA DELLA GESTALT
31
32
 Il cervello segue alcuni principi per l’organizzazione della
percezione:
 Vicinanza
 Somiglianza
 Connessione
 Continuità
 Chiusura
Questi principi ci aiutano a rendere le nostre infografiche
più funzionali attraverso organizzazione, composizione e
layout.
PSICOLOGIA DELLA GESTALT
33
 Quando gli oggetti sono vicini tra loro tendono a essere
percepiti come gruppi naturali
VICINANZA
34
 Gli oggetti correlati di un’infografica dovrebbero essere
collocati l’uno accanto all’altro nella vostra composizione
VICINANZA
35
IL DESIGN MODULARE
36
 Gli oggetti identici saranno percepiti come appartenenti
a un gruppo
SOMIGLIANZA
37
 Oggetti collegati attraverso espedienti grafici, come una
linea, saranno percepiti come membri di un gruppo
naturale.
CONNESSIONE
38
 Gli oggetti all’interno di una zona con confini netti e
chiari saranno percepiti come appartenenti a un gruppo.
CHIUSURA
39
 Lo studio della percezione visiva ci aiuta a decidere
quale forma grafica si adatta meglio ai compiti in cui la
nostra infografica deve aiutare i lettori?
Sì
LA SCELTA DELLA FORMA GRAFICA
40
SCALA PERCETTIVA DI CLEVELAND E MCGILL
Nel 1984 William Cleveland e Robert McGill
pubblicarono un saggio pionieristico dal titolo
«Graphical perception: theory, experimentation,
and application to the development of graphical
methods”
Gli autori hanno stilato una lista di dieci attività
percettive elementari che corrispondono a dieci
forme grafiche per rappresentare i dati,
classificandole a seconda dell'accuratezza con
cui la mente umana individua le differenze e/o
le somiglianze.
Classificazione secondo una scala decrescente
dell’accuratezza nella percezione
41
 Più è accurata la valutazione che il lettore è chiamato a
fare sui dati, più in alto sulla scala deve essere la forma
grafica scelta.
 Talvolta però lo scopo che ci proponiamo con il nostro
grafico non è rendere possibile confronti rigorosi ma
facilitare la percezione di schemi più ampi o del rapporto
di una variabile con la propria posizione geografica.
SCALA PERCETTIVA DI CLEVELAND E MCGILL
42
PERCEZIONE DELL’INTENSITA’ DEL COLORE
Possiamo capire in quale comune la
percentuale del settore agricolo è
maggiore? E in quale minore?
Possiamo però comprendere a
colpo d’occhio in quali zone di
Verona prevale il settore
agricolo
43
NO
 Se vogliamo permettere confronti precisi dobbiamo
utilizzare le forme grafiche poste in alto della scala di
Cleveland e McGill
PERCEZIONE DELL’INTENSITA’ DEL COLORE
Vedi mia visualizzazione
44
LA PERCEZIONE DELLE AREE
Se sapete che la capitalizzazione
di mercato della banca A nel 2007
era di 80 milioni di euro, a quanto
ammontava nel 2009?
45
LA PERCEZIONE DELLE AREE
46
Il cervello non è bravo a calcolare le aree delle superfici! È
molto più bravo a confrontare dimensioni singole come la
lunghezza o l’altezza.
LA PERCEZIONE DELLE AREE
Quello che il graphic designer vuole che
il lettore metta a confronto: le AREE
Quello che il lettore confronta
effettivamente: i DIAMETRI
Quando confrontiamo le aree sottostimiamo le differenze
47
NO! Dipende dallo scopo della nostra visualizzazione
LE AREE SONO SEMPRE SBAGLIATE?
48
49
VACCINE-PREVENTABLE OUTBREAKS
vai al sito
50
FORMA E FUNZIONE
«Quando sei in difficoltà con certi
oggetti- se non sai se tirare o spingere
una porta o sei di fronte ai capricci
dei moderni computer- non è una tua
colpa.
Non incolpare te stesso, ma il
designer»
Questo perché la forma di certi oggetti
non facilita la funzione per cui sono stati
costruiti.
La forma di un oggetto, invece, deve
suggerire visivamente cosa questo
permette di fare.
51
52
53
Uno dei principi più importanti quando si tratta di
infografica e visualizzazione è il seguente:
la forma deve essere vincolata dalle funzioni della vostra
rappresentazione
Un complesso di dati può assumere più forme affinchè i
lettori possano effettuare operazioni e ricavarne dei
significati ma non può assumere una forma qualsiasi.
54
FORMA E FUNZIONE
55
56
FORMA E FUNZIONE
57
FORMA E FUNZIONE
58
59
FORMA E FUNZIONE
60
«La validità di un grafico analitico presuppone la
trasformazione di principi intellettivi in principi visivi.
Perciò, se il compito intellettivo è capire la causalità, il
principio grafico richiesto sarà: “Mostra la causalità”. Se il
compito intellettivo è rispondere a una domanda e
confrontarla con delle alternative, il principio grafico sarà:
“Mostra i paragoni”. (…) Le loro strutture devono essere
definite basandosi su come la struttura coadiuva la
riflessione analitica sull'evidenza.»
Edward Tufte
61
GRAFICI
62
 XVII sec. : Utilizzo del sistema di assi cartesiani di Renè
Descartes.
 In un primo momento i grafici sono costruiti per
motivare argomenti matematici e hanno le sembianze di
funzioni.
COMPARAZIONE: GRAFICO A LINEE
Grafico della mortalità di Huygens(1669) Relazione pressione-altitudine di Halley(1686)
63
 Bisogna aspettare la pubblicazione del Commercial and
Political Atlas di William Playfair nel 1786 per veder
comparire i primi grafici della serie storica del tutto
simili a quelli moderni.
COMPARAZIONE: GRAFICO A LINEE
Elementi ancora presenti nei
grafici moderni:
• assi graduati ed
etichettati
• griglie
• titolo
• etichette
• linee indicanti il
cambiamento dei valori
lungo il tempo
• colori per distinguere le
categorie. 64
 E’ nato per caso e per necessità: non aveva sufficienti
dati per costruire l’andamento anno per anno.
 Playfair scrive «This chart…does not comprehend any
portion of time, and it is much inferior in utility to those
that do»
COMPARAZIONE: GRAFICO A BARRE
65
66
ALTEZZA PER COMPARARE
vai al sito
1-Il grafico a barre in pila descrive il totale permettendo,
allo stesso tempo, un livello di suddivisione interno dei
dati.
2-L’area graph combina le caratteristiche del grafico a
linee e quello a barre impilate
VARIANTI: BARRE IN PILA E AREA GRAPHS
1 2
67
 E’ un grafico del flusso costruito attorno a un asse centrale:
visualizza il trend nel tempo nei dati.
STREAM GRAPH
68
 Sono una serie di piccoli grafici o mappe simili che permettono una facile
comparazione. La costanza del design permette al lettore di focalizzarsi sul
cambiamento nei dati e non su quello del design.
 Sono economiche: una volta capito il design di un pezzo si ha accesso
immediato ai dati delle altre parti.
COMPARAZIONE: SMALL MULTIPLES
69
70
COMPARAZIONE: SMALL MULTIPLES
 Chiamato anche coxcomb
(cresta di gallo) per la sua
forma
 Inventato da Florence
Nightingalenel 1858 come
aiuto per descrivere la sua
esperienza nella guerra in
Crimea.
 Dimostra come le cause
della morte sono
maggiormente dovute alla
scarsa igiene e
sovraffollamento degli
ospedali rispetto alle ferite
da guerra
COMPARAZIONE: DIAGRAMMA POLARE
71
per una visione interattiva
 Utilizzato per rappresentare dati multidimensionali
 Questi grafici collegano i dati alle caratteristiche facciali,
qualcosa che noi comprendiamo molto bene. I diversi
valori dei dati sono abbinati alle caratteristiche del volto,
per esempio la larghezza della faccia, il livello delle
orecchie, la lunghezza o la curvatura della bocca, la
lunghezza del naso, ecc.
COMPARAZIONE: LE FACCE DI CHERNOFF
72
73
COMPARAZIONE: GRAFICI RADAR
 E’ utilizzato per mettere in relazione due variabili
 I dati sono visualizzati come una collezione di punti ciascuno con una
posizione sull’asse verticale e una sull’asse verticale
 Le variabili sono correlate? Direttamente o indirettamente proporzionali?
RELAZIONE: SCATTER PLOT
74
 Per codificare più variabili, fino a quattro (2+2), si
variano le dimensioni dei punti e il loro colore.
RELAZIONE: GRAFICO A BOLLE
Gapminder: www.bit.ly/1fkfenH
75
 L’istogramma è lo strumento più efficace per la
rappresentazione grafica della distribuzione in classe di
un fenomeno continuo.
DISTRIBUZIONE: ISTOGRAMMA
76
La DEFINIZIONE è tautologica: sono quelle mappe che si
focalizzano su un particolare tema, argomento, set di
dati.
Semplificano ed eliminano molte caratteristiche delle
mappe geografiche per concentrarsi su quelle più rilevanti.
Il loro SCOPO è quello di legare uno specifico set di dati
alla loro posizione geografica e di visualizzare schemi di
DISTRIBUZIONE SPAZIALE di una o più grandezze.
POSIZIONE: LE MAPPE TEMATICHE
77
5 TIPI:
 Mappa a punti
 Mappa coropleta
 Mappa a simboli proporzionali
 Mappa isopleta
 Mappa del flusso
 Cartogrammi
TIPOLOGIE DI MAPPE TEMATICHE
78
MAPPA A PUNTI
E’ usata per rappresentare fenomeni discreti e il suo obiettivo è rivelare schemi di
distribuzione di un fenomeno. Es. Mappa del colera di John Snow del 1854.
79
MAPPA COROPLETA
La tipologia più comune. Sono costruite attraverso l’uso di differenti sfumature di colore
per rappresentare la proporzione di una certa grandezza in aree differenti. Funzionano
meglio con dati derivati (percentuali, rapporti) perché l’intensità del colore è associata
inconsciamente alla concentrazione di una variabile in un’area.
1
2
3 80
81
vai al sito
MAPPA A SIMBOLI PROPORZIONALI
Questo tipo di mappa lavora meglio con dati grezzi, non lavorati. Utilizzano forme, per
di più cerchi o quadrati, scalate nelle dimensioni in relazione alla quantità della
variabile in un determinato punto.
82
83
vai al sito
MAPPA ISOPLETA
Come la mappa coropleta utilizza le sfumature di un colore per mostrare la densità di un
fenomeno in una certa area. Ciò che la distingue è il fatto che i confini di ogni regione
non sono determinati da limiti politici o amministrativi ma da linee di uguale valore,
chiamate ISOLINEE. Es. immagini dei trasmissioni meteo
84
MAPPA DEL FLUSSO
Queste mappe rappresentano il movimento attraverso la mappa utilizzando linee di
spessore proporzionale al valore mostrato. Es. Mappa sulla campagna militare di
Napoleone in Russia.
85
86
vai al sito
CARTOGRAMMI
Queste mappe scalano le unità enumerative (regioni, paesi, città) in modo proporzionale
al valore a cui sono associate. I cartogrammi sono di due tipi:
CARTOGRAMMA CONTINUO: i confini
con le regioni vicine sono mantenuti ma
questo causa distorsioni nella forma.
CARTOGRAMMA NON CONTINUO: le
forme delle regioni mantengono la loro
forma originaria perché le relazioni
spaziali non sono rispettate.
87
 Mostrano la partecipazione di una parte rispetto al
tutto.
 Codificano relazioni, rapporti e percentuali
 Difetti: difficoltà nel comparare più torte; difficoltà nel
giudicare le angolazioni
COMPOSIZIONE: LE TORTE
16,00%
15,00%
21,00%
17,00%
5,00%
5,00%
7,00%
10,00%
4,00%
Imprese registrate del Comune di Grezzana per settore
Fonte: Camera di commercio di Verona
Agricoltura
Manifattura
Costruzioni
Commercio
Trasporto e magazzinaggio
Alloggio e ristorazione
immobiliare
servizi
altro
88
89
COMPOSIZIONE: TREEMAP (O MOSAIC GRAPH)
vai al sito
VALORI ASSOLUTI VS VALORI RELATIVI
90
Nel mondo dell’infografica e della visualizzazione c’è
sempre stato uno scontro di fondo tra chi predilige un
approccio razionale e scientifico, che ponga l’accento sulla
funzionalità, e coloro che si considerano «artisti» e danno
maggior enfasi agli aspetti emotivi ed estetici
Edward Tufte vs Nigel Holmes
91
INGEGNERI VS DESIGNER
Per Tufte un progetto di visual design è valido ed efficiente
se comunica molto con poco:
L’eccellenza grafica consiste in idee complesse comunicate
con chiarezza, precisione ed efficienza.
L’eccellenza grafica è ciò che offre al lettore il numero
maggiore di idee nel minor tempo, con la minor quantità
di inchiostro e nello spazio più limitato.
92
MINIMALISMO ED EFFICIENZA
93
RAPPORTO DATA-INK
94
RAPPORTO DATA-INK
Il Chartjunk sono le illustrazioni e le immagini che
corredano e riempiono il grafico distogliendo l’attenzione
dai dati
«La decorazione interna dei grafici genera molto inchiostro
che non racconta niente di nuovo al lettore. I fautori del
chartjunk immaginano che i numeri e i dettagli siano
noiosi , barbosi e tediosi, e che necessitano di ornamenti
per vivacizzarsi. La decorazione cosmetica, che spesso
distorce i dati, non compenserà mai una carenza di base
nei contenuti»
95
CHARTJUNK
96
CHARTJUNK
L’affermazione che una maggiore efficienza –la minor
quantità di risorse visive per trasmettere il maggior
volume di contenuti possibile- faciliti sempre la
comprensione è discutibile
Studio Useful Junk? The Effects of Visual Embellishment on
Comprehension and Memorability of Charts
Scopo della ricerca era verificare se gli studenti
interpretassero la versione ridotta meglio e più
velocemente di quella più ingombra di decorazioni.
97
USEFUL JUNK?
Studio su 20 studenti, ognuno dei quali ha letto quattro
vecchi grafici di Nigel Holmes e le corrispondenti versioni
minimaliste disegnate dai ricercatori.
98
USEFUL JUNK?
3 FASI:
 Tracciamento dello sguardo
 Questionario sui contenuti dei grafici (argomento
centrale, variabili mostrate, cambiamenti mostrati)
 Testare la capacità di ricordare ciascun grafico a breve e
a lungo termine
99
USEFUL JUNK?
INFOGRAFICA E VISUALIZZAZIONE
100
 E’ il paradigma della presentazione: mondo ANALOGICO
 Arte di raccontare nuove storie a partire dai dati
utilizzando gli strumenti del graphic design: forme,
illustrazioni, pittogrammi, grafici e foto.
 Racconta la storia che l’infografico vuole raccontare. In
questo caso l’infografico agisce da giornalista che
visualizza la prova di quello che sostiene nel suo articolo.
101
INFOGRAFICA
 Chiamata anche Information Visualization, o Infovis
 E’ il paradigma dell’esplorazione: mondo DIGITALE
 L’uso di rappresentazioni visive interattive su supporto
informatico per ampliare la cognizione
 Personalizzazione dei contenuti: il grafico interattivo
reagisce alle azioni di chi lo usa e al cambiamento nel
tempo dei dati che lo compongono.
102
VISUALIZZAZIONE DEI DATI
103
INFOGRAFICA O VISUALIZZAZIONE ?
 Inventati da Otto Neurath nel 1925.
 ISOTYPE  International System of Typographic Picture
Education
 E’ un linguaggio universale basato sui pittogrammi i cui
scopi erano l’umanizzazione della conoscenza e il
superamento delle barriere culturali
 Voleva dimostrare l’idea che il pensiero astratto e
matematico poteva essere trasmesso alle persone in
modo indipendente dal loro contesto sociale, culturale
ed economico.
104
I PITTOGRAMMI
105
INFOGRAFICA O VISUALIZZAZIONE ?
vai al grafico
 La qualità principale delle visualizzazioni delle
informazioni
 Possibilità per il lettore di modificare in modo limitato
la struttura e i grafici che compongono la visualizzazione
in relazione a quello che desidera ricercare e
visualizzare.
INTERATTIVITA’
106
 Visibilità
 Feedback
 Vincoli
 Uniformità
PRINCIPI GRAFICI DELL’INTERATTIVITA’
107
 Più è visibile la funzionalità di un oggetto, più facile sarà
per gli utenti crearsi un modello mentale di ciò che
possono ricavarne.
 Rendere visibili gli oggetti importanti o cliccabili
 Don’t make me thinK  usare un sistema interattivo
deve essere ovvio e autoevidente.
VISIBILITA’
108
VISIBILITA’
Assomigliano a dei pulsanti?
La loro funzionalità è ovvia?
La freccia è il modo più efficace
se vogliamo che si capisca in
maniera intuitiva cosa accade se
ci si clicca sopra
109
 Per ogni azione deve corrispondere una reazione
 Il sistema risponde a un input dell’utente
confermandogli che la sua azione è andata a buon fine
 Vale sia per gli oggetti fisici che digitali
FEEDBACK
Esempio New York Times 110
 Un’infografica può offrire solo una quantità limitata di
possibilità interattive, a seconda di quello che vogliamo
che gli utenti ottengano. Per evitare confusione il
designer pone dei vincoli  limitazioni a quello che è
possibile fare.
 E’ un modo di guidare il lettore lungo la presentazione
 Barra di scorrimento
 Disabilitazione pulsanti NEXT
VINCOLI
111
 Mantenere la struttura principale uguale
 Entità analoghe dovrebbero assomigliarsi
 Vale per le interfacce web… mantenere la barra di
navigazione dei siti web per ogni pagina
 ...Come per le infografiche  elementi dello stesso tipo,
titolo, corpo del testo o note a piè pagina, devono
essere realizzati con gli stessi caratteri, dimensioni e stili
e posti nelle stesse posizioni
UNIFORMITA’
112
UNIFORMITA’
113
Il mantra della ricerca delle informazioni visive
«Prima panoramica, zoom e filtri,
poi dettagli su richiesta»
Ben Shneiderman, 1996
Per prima cosa la visualizzazione deve presentare i dati più
importanti o i punti più rilevanti. Poi permettere ai lettori
di addentrarsi nelle informazioni, di esplorarle e di darne
una lettura propria.
COME ORGANIZZARE LE
VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE?
114
 Scorrimento e panning  spostarsi lungo un barra di
navigazione finchè non si è giunti alla zona di interesse
 Zoom
 Apertura e chiusura  esempio
 Classificare e riordinare
 Ricercare
115
TECNICHE DI NAVIGAZIONE
ED ESPLORAZIONE
 Visualizzazione sulla popolazione mondiale  la crescita
della popolazione degli stati e delle città.
Da una visione generale sulla concentrazione della
popolazione all’andamento dei singoli stati
 Visualizzazione sulla media scolastica degli studenti
brasiliani  la disuguaglianza tra scuole pubbliche e
private
Da una visione generale sulle medie degli stati del Brasile,
al particolare delle singole scuole
VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE
116
 Visualizzazione sulle spese dei 513 rappresentanti del
Brasile  come rendere divertente e coinvolgente un
grafico
 Visualizzazioni sulla situazione economica e aziendale
delle province di Verona
VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE
117
A.CAIRO, L'arte funzionale. Infografica e visualizzazione delle informazioni, Pearson, Torino, 2013
V.MAYER-SCHONBERG, K.N. CUKIER, Big data. Una rivoluzione che trasformerà il nostro modo di
vivere e già minaccia la nostra libertà, Garzanti, Bergamo, 2013
B.SUDA, A pratical guide to designing with data, Five Simple Steps Ltd, Penarth, 2010.
R.TUFTE, The visual display of quantative information, Graphic Press, Cheshire, 2007
K.CUKIER, All too much: monstrous amounts of data, The Economist, 25 Febbraio 2010
K.CUKIER, Data, data everywhere, The Economist, 25 Febbraio 2010
M.ZACHRY, C. THRALLS, An interview with Edward Tufte, Technical Communication Quarterly, 2004
S. BATEMAN, R. L. MANDRYK, C. GUTWIN, A. GENEST, D. MCDIN, C. BROOKS, Useful Junk? The Effects
of Visual Embellishment on Comprehension and Memorability of Charts, ACM Conference on Human
Factors in Computing System, Atlanta, 2010
S.FEW, Data Visualization for Human Perception, http://www.interaction-
design.org/encyclopedia/data_visualization_for_human_perception.html, 2013
A.CAIRO, Thematic Map. Statistics and Cartography meet,
http://coberturajornalismo.files.wordpress.com/2013/08/cartographyforjournalists.pdf, 2013
I.SPENCE, William Playfair and the Psychology of graph,
http://www.psych.utoronto.ca/users/spence/Spence(2006).pdf, 2006 118
BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE

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Presentazione lezione

  • 1. TESI DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE La nuova frontiera del giornalismo visuale: infografica e visualizzazione dei dati. Sguardo sulla situazione aziendale della provincia di Verona. Relatore: Paolo Dal Ben Laureando: Francesco Delai Anno accademico 2013-14 1
  • 3. I dati sono il prodotto di ricerche, osservazioni, misurazioni, osservazioni del mondo esterno, della realtà. Il dato è un singolo fatto o pezzo di informazione DATI 3
  • 5. 5
  • 6.  Datizzazione della realtà  Analisi di Big Data  Real Time Data  Open Data 6 NUOVI TERMINI NEL LINGUAGGIO COMUNE
  • 7.  Datizzazione della postura del guidatore  Datizzazione delle parole  Google Ngram  Datizzazione della posizione  Datizzazione delle interazioni 7 ESEMPI DI DATIZZAZIONE
  • 8.  Gli open data sono pezzi, contenuti e dati disponibili a tutti. Chiunque può utilizzarli, riutilizzarli per diversi scopi, ridistribuirli con gli eventuali vincoli di citare l’attribuzione o condividerlo allo stesso modo  Due persone hanno dato una forte spinta all’open government: Tim Berners-Lee e Barack Obama (con la direttiva sull’open government del dicembre 2009 e la creazione del portale data.gov) 8 OPEN DATA
  • 10. 10 IL FORMATO DEGLI OPEN DATA ★ make your stuff available on the Web (whatever format) under an open license ★★ make it available as structured data (e.g., Excel instead of image scan of a table) ★★★ use non-proprietary formats (e.g., CSV instead of Excel) ★★★★ use URIs to denote things, so that people can point at your stuff ★★★★★ link your data to other data to provide context
  • 11. Ci sono varie tipologie di dati: numeri, date, luoghi, testo. 11 TIPOLOGIE DI DATI agricoltura 3,14 lettera 7 Febbraio 2010 Londra, Inghilterra 56 -25,10 limoni 02/12/1991 12.590 20
  • 12. CONTINUUM DELLA COMPRENSIONE DI NATHAN SHEDROFF 12
  • 13.  Frase  Tabella  Codifica visuale 13 COME TRASFORMARE I DATI IN INFORMAZIONE ?
  • 14. 14 L’USO DELLA TABELLA Vantaggi: • esprime i valori di vendita in modo preciso. • è un mezzo efficace per cercare un particolare valore per un particolare tipo e anno. Svantaggi: • se siamo alla ricerca di schemi, tendenze o eccezioni all’interno di questi valori, o se vogliamo un senso veloce della storia contenuta nei numeri, questa tabella fallisce
  • 15. Il metodo con cui i dati astratti vengono mappati in strutture e forme grafiche per raggiungere due obiettivi: comunicare in modo efficace e dare un senso ai dati. 15 CODIFICA VISUALE DEI DATI
  • 16. «L'informazione che non è perfettamente acquisita è imperfettamente conservata e un uomo che ha investigato con cura una tabella, trova, una volta fatto, che ha solo una vaga e parziale idea di quello che ha letto; così come una figura impresa sulla sabbia è presto cancellata. (…) Dall'altra parte se si dà un'occhiata attenta a uno di questi grafici, nascerà un'impressione sufficientemente distinta da rimanere integra per un tempo considerevole» W. PLAYFAIR, The Commercial and Political Atlas, London, 1786 16
  • 17. « Quando si è persi tra le informazioni, la mappa delle informazioni è davvero utile » David Mccandless 17
  • 18.  L’attrattiva dei grafici statistici dipende fortemente dalla loro abilità nel sfruttare le nostre capacità percettive e cognitive.  La visualizzazione dei dati è efficace perché sposta l’equilibrio tra percezione e cognizione per trarre pieno vantaggio dalle abilità della vista.  Il vedere, gestito dalla corteccia visiva posta nella parte superiore del cervello, è estremamente veloce e efficiente. È molto più rapido del pensare. 18
  • 19. LA PERCEZIONE VISIVA • La luce proveniente da una fonte colpisce un oggetto. • L’oggetto assorbe alcuni fotoni e ne riflette altri. Questi ultimi stimolano certe cellule fotosensibili (coni e bastoncelli) della retina trasformando uno stimolo luminoso in un impulso elettrico che raggiunge il cervello attraverso i nervi ottici. • Cosa avviene poi nel cervello? 19
  • 20. VISIONE FOVEALE E PERIFERICA Benchè ciascun occhio possa assimilare tutto quello che si trova nell’arco di un angolo di 180 gradi, vediamo al MASSIMO dell’ACCURATEZZA solo ciò che si trova in un campo ristretto davanti a noi, di circa 2 GRADI  è il CAMPO VISIVO FOVEALE Affinchè si possa identificare un oggetto, i fasci di luce che rimbalzano su di esso devono stimolare i coni della fovea, altrimenti vedremo solo una massa indistinta. Visione periferica: 180 gradi Visione foveale: 2 gradi 20
  • 21. VISIONE FOVEALE E PERIFERICA Cosa crea l’illusione di acutezza visiva per tutto il campo visivo? I nostri occhi non rimangono fermi, anche quando li forziamo consapevolmente. Questi movimenti, 2 o 3 al secondo, si chiamano SACCADI e ogni pausa che gli occhi fanno su un particolare punto si chiama FISSAZIONE. Compito del cervello è poi dare una visione d’insieme. Le fissazioni sono inconscie non sono casuali, gli occhi sono attratti da certe caratteristiche. STABILISCONO DELLE PRIORITA’. Esperimento di Yarbus, 1967 21
  • 22. La percezione visiva è un processo attivo. La mente non è un recettore passivo di informazioni, ma completa, organizza e crea priorità e gerarchie per estrarre significato. La nostra specie si evoluta fino a oggi in parte perché è riuscita ad identificare efficacemente i predatori e il cibo.  Creature e oggetti in movimento  Chiazze di colore brillante davanti a noi  Forme poco comuni DA COSA SIAMO ATTRATTI? 22
  • 23. IL CERVELLO CHE COMPLETA 23
  • 24. Se si sa che il cervello stabilisce un ordine di priorità per ciò a cui si deve prestare attenzione, nell’infografica precedetelo stabilendolo voi:  Non farcire l’infografica con colori puri e sgargianti ma limitatevi al loro uso per evidenziare gli elementi importanti, e scegliete tinte tenui, grigi, azzurrini, verdi, per tutto il resto.  Non disporre contemporaneamente un’animazione e un testo: l’occhio non saprà su cosa concentrarsi DA UN PRINCIPIO DELLA PERCEZIONE A DUE VALIDI PER IL DESIGN 24
  • 25. 25
  • 26. 26
  • 28. I movimenti saccadici si concentrano in modo inconsapevole su alcune caratteristiche elementari degli oggetti che hanno di fronte  CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE o di basso livello Non abbiamo bisogno di porre attenzione per vederle  Distinzione primo piano – sfondo  Confini degli oggetti  Contrasto fra colori  Classificazione istantanea di differenze e somiglianze (forme, dimensioni, orientamento e colore) LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE 28
  • 29.  Il cervello riesce a percepire più velocemente le variazioni di tonalità che le differenze nella forma LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE Se lo scopo della nostra visualizzazione è permettere una rapida stima del numero di sei presenti nella sequenza quale delle due immagini è migliore? 29
  • 30.  Trasformare questa caratteristica percettiva in un principio valido per il design non è complicato. LE CARATTERISTICHE PRE-ATTENTIVE Se state creando una mappa che localizzi la posizione e il numero di due fabbriche diverse l’uso di due colori è una strategia di gran lunga migliore per raggiungere il vostro scopo. 30
  • 31.  Nata in Germania agli inizi del XX secolo si propone di scoprire come percepiamo gli schemi, le forme e l’organizzazione in quello che vediamo.  Principio cardine: il cervello non percepisce le macchie di colore o le forme come entità singole, ma come complesse. La parola Gestalt significa infatti forma, schema. PSICOLOGIA DELLA GESTALT 31
  • 32. 32
  • 33.  Il cervello segue alcuni principi per l’organizzazione della percezione:  Vicinanza  Somiglianza  Connessione  Continuità  Chiusura Questi principi ci aiutano a rendere le nostre infografiche più funzionali attraverso organizzazione, composizione e layout. PSICOLOGIA DELLA GESTALT 33
  • 34.  Quando gli oggetti sono vicini tra loro tendono a essere percepiti come gruppi naturali VICINANZA 34
  • 35.  Gli oggetti correlati di un’infografica dovrebbero essere collocati l’uno accanto all’altro nella vostra composizione VICINANZA 35
  • 37.  Gli oggetti identici saranno percepiti come appartenenti a un gruppo SOMIGLIANZA 37
  • 38.  Oggetti collegati attraverso espedienti grafici, come una linea, saranno percepiti come membri di un gruppo naturale. CONNESSIONE 38
  • 39.  Gli oggetti all’interno di una zona con confini netti e chiari saranno percepiti come appartenenti a un gruppo. CHIUSURA 39
  • 40.  Lo studio della percezione visiva ci aiuta a decidere quale forma grafica si adatta meglio ai compiti in cui la nostra infografica deve aiutare i lettori? Sì LA SCELTA DELLA FORMA GRAFICA 40
  • 41. SCALA PERCETTIVA DI CLEVELAND E MCGILL Nel 1984 William Cleveland e Robert McGill pubblicarono un saggio pionieristico dal titolo «Graphical perception: theory, experimentation, and application to the development of graphical methods” Gli autori hanno stilato una lista di dieci attività percettive elementari che corrispondono a dieci forme grafiche per rappresentare i dati, classificandole a seconda dell'accuratezza con cui la mente umana individua le differenze e/o le somiglianze. Classificazione secondo una scala decrescente dell’accuratezza nella percezione 41
  • 42.  Più è accurata la valutazione che il lettore è chiamato a fare sui dati, più in alto sulla scala deve essere la forma grafica scelta.  Talvolta però lo scopo che ci proponiamo con il nostro grafico non è rendere possibile confronti rigorosi ma facilitare la percezione di schemi più ampi o del rapporto di una variabile con la propria posizione geografica. SCALA PERCETTIVA DI CLEVELAND E MCGILL 42
  • 43. PERCEZIONE DELL’INTENSITA’ DEL COLORE Possiamo capire in quale comune la percentuale del settore agricolo è maggiore? E in quale minore? Possiamo però comprendere a colpo d’occhio in quali zone di Verona prevale il settore agricolo 43 NO
  • 44.  Se vogliamo permettere confronti precisi dobbiamo utilizzare le forme grafiche poste in alto della scala di Cleveland e McGill PERCEZIONE DELL’INTENSITA’ DEL COLORE Vedi mia visualizzazione 44
  • 45. LA PERCEZIONE DELLE AREE Se sapete che la capitalizzazione di mercato della banca A nel 2007 era di 80 milioni di euro, a quanto ammontava nel 2009? 45
  • 47. Il cervello non è bravo a calcolare le aree delle superfici! È molto più bravo a confrontare dimensioni singole come la lunghezza o l’altezza. LA PERCEZIONE DELLE AREE Quello che il graphic designer vuole che il lettore metta a confronto: le AREE Quello che il lettore confronta effettivamente: i DIAMETRI Quando confrontiamo le aree sottostimiamo le differenze 47
  • 48. NO! Dipende dallo scopo della nostra visualizzazione LE AREE SONO SEMPRE SBAGLIATE? 48
  • 50. 50
  • 51. FORMA E FUNZIONE «Quando sei in difficoltà con certi oggetti- se non sai se tirare o spingere una porta o sei di fronte ai capricci dei moderni computer- non è una tua colpa. Non incolpare te stesso, ma il designer» Questo perché la forma di certi oggetti non facilita la funzione per cui sono stati costruiti. La forma di un oggetto, invece, deve suggerire visivamente cosa questo permette di fare. 51
  • 52. 52
  • 53. 53
  • 54. Uno dei principi più importanti quando si tratta di infografica e visualizzazione è il seguente: la forma deve essere vincolata dalle funzioni della vostra rappresentazione Un complesso di dati può assumere più forme affinchè i lettori possano effettuare operazioni e ricavarne dei significati ma non può assumere una forma qualsiasi. 54 FORMA E FUNZIONE
  • 55. 55
  • 58. 58
  • 60. 60
  • 61. «La validità di un grafico analitico presuppone la trasformazione di principi intellettivi in principi visivi. Perciò, se il compito intellettivo è capire la causalità, il principio grafico richiesto sarà: “Mostra la causalità”. Se il compito intellettivo è rispondere a una domanda e confrontarla con delle alternative, il principio grafico sarà: “Mostra i paragoni”. (…) Le loro strutture devono essere definite basandosi su come la struttura coadiuva la riflessione analitica sull'evidenza.» Edward Tufte 61
  • 63.  XVII sec. : Utilizzo del sistema di assi cartesiani di Renè Descartes.  In un primo momento i grafici sono costruiti per motivare argomenti matematici e hanno le sembianze di funzioni. COMPARAZIONE: GRAFICO A LINEE Grafico della mortalità di Huygens(1669) Relazione pressione-altitudine di Halley(1686) 63
  • 64.  Bisogna aspettare la pubblicazione del Commercial and Political Atlas di William Playfair nel 1786 per veder comparire i primi grafici della serie storica del tutto simili a quelli moderni. COMPARAZIONE: GRAFICO A LINEE Elementi ancora presenti nei grafici moderni: • assi graduati ed etichettati • griglie • titolo • etichette • linee indicanti il cambiamento dei valori lungo il tempo • colori per distinguere le categorie. 64
  • 65.  E’ nato per caso e per necessità: non aveva sufficienti dati per costruire l’andamento anno per anno.  Playfair scrive «This chart…does not comprehend any portion of time, and it is much inferior in utility to those that do» COMPARAZIONE: GRAFICO A BARRE 65
  • 67. 1-Il grafico a barre in pila descrive il totale permettendo, allo stesso tempo, un livello di suddivisione interno dei dati. 2-L’area graph combina le caratteristiche del grafico a linee e quello a barre impilate VARIANTI: BARRE IN PILA E AREA GRAPHS 1 2 67
  • 68.  E’ un grafico del flusso costruito attorno a un asse centrale: visualizza il trend nel tempo nei dati. STREAM GRAPH 68
  • 69.  Sono una serie di piccoli grafici o mappe simili che permettono una facile comparazione. La costanza del design permette al lettore di focalizzarsi sul cambiamento nei dati e non su quello del design.  Sono economiche: una volta capito il design di un pezzo si ha accesso immediato ai dati delle altre parti. COMPARAZIONE: SMALL MULTIPLES 69
  • 71.  Chiamato anche coxcomb (cresta di gallo) per la sua forma  Inventato da Florence Nightingalenel 1858 come aiuto per descrivere la sua esperienza nella guerra in Crimea.  Dimostra come le cause della morte sono maggiormente dovute alla scarsa igiene e sovraffollamento degli ospedali rispetto alle ferite da guerra COMPARAZIONE: DIAGRAMMA POLARE 71 per una visione interattiva
  • 72.  Utilizzato per rappresentare dati multidimensionali  Questi grafici collegano i dati alle caratteristiche facciali, qualcosa che noi comprendiamo molto bene. I diversi valori dei dati sono abbinati alle caratteristiche del volto, per esempio la larghezza della faccia, il livello delle orecchie, la lunghezza o la curvatura della bocca, la lunghezza del naso, ecc. COMPARAZIONE: LE FACCE DI CHERNOFF 72
  • 74.  E’ utilizzato per mettere in relazione due variabili  I dati sono visualizzati come una collezione di punti ciascuno con una posizione sull’asse verticale e una sull’asse verticale  Le variabili sono correlate? Direttamente o indirettamente proporzionali? RELAZIONE: SCATTER PLOT 74
  • 75.  Per codificare più variabili, fino a quattro (2+2), si variano le dimensioni dei punti e il loro colore. RELAZIONE: GRAFICO A BOLLE Gapminder: www.bit.ly/1fkfenH 75
  • 76.  L’istogramma è lo strumento più efficace per la rappresentazione grafica della distribuzione in classe di un fenomeno continuo. DISTRIBUZIONE: ISTOGRAMMA 76
  • 77. La DEFINIZIONE è tautologica: sono quelle mappe che si focalizzano su un particolare tema, argomento, set di dati. Semplificano ed eliminano molte caratteristiche delle mappe geografiche per concentrarsi su quelle più rilevanti. Il loro SCOPO è quello di legare uno specifico set di dati alla loro posizione geografica e di visualizzare schemi di DISTRIBUZIONE SPAZIALE di una o più grandezze. POSIZIONE: LE MAPPE TEMATICHE 77
  • 78. 5 TIPI:  Mappa a punti  Mappa coropleta  Mappa a simboli proporzionali  Mappa isopleta  Mappa del flusso  Cartogrammi TIPOLOGIE DI MAPPE TEMATICHE 78
  • 79. MAPPA A PUNTI E’ usata per rappresentare fenomeni discreti e il suo obiettivo è rivelare schemi di distribuzione di un fenomeno. Es. Mappa del colera di John Snow del 1854. 79
  • 80. MAPPA COROPLETA La tipologia più comune. Sono costruite attraverso l’uso di differenti sfumature di colore per rappresentare la proporzione di una certa grandezza in aree differenti. Funzionano meglio con dati derivati (percentuali, rapporti) perché l’intensità del colore è associata inconsciamente alla concentrazione di una variabile in un’area. 1 2 3 80
  • 82. MAPPA A SIMBOLI PROPORZIONALI Questo tipo di mappa lavora meglio con dati grezzi, non lavorati. Utilizzano forme, per di più cerchi o quadrati, scalate nelle dimensioni in relazione alla quantità della variabile in un determinato punto. 82
  • 84. MAPPA ISOPLETA Come la mappa coropleta utilizza le sfumature di un colore per mostrare la densità di un fenomeno in una certa area. Ciò che la distingue è il fatto che i confini di ogni regione non sono determinati da limiti politici o amministrativi ma da linee di uguale valore, chiamate ISOLINEE. Es. immagini dei trasmissioni meteo 84
  • 85. MAPPA DEL FLUSSO Queste mappe rappresentano il movimento attraverso la mappa utilizzando linee di spessore proporzionale al valore mostrato. Es. Mappa sulla campagna militare di Napoleone in Russia. 85
  • 87. CARTOGRAMMI Queste mappe scalano le unità enumerative (regioni, paesi, città) in modo proporzionale al valore a cui sono associate. I cartogrammi sono di due tipi: CARTOGRAMMA CONTINUO: i confini con le regioni vicine sono mantenuti ma questo causa distorsioni nella forma. CARTOGRAMMA NON CONTINUO: le forme delle regioni mantengono la loro forma originaria perché le relazioni spaziali non sono rispettate. 87
  • 88.  Mostrano la partecipazione di una parte rispetto al tutto.  Codificano relazioni, rapporti e percentuali  Difetti: difficoltà nel comparare più torte; difficoltà nel giudicare le angolazioni COMPOSIZIONE: LE TORTE 16,00% 15,00% 21,00% 17,00% 5,00% 5,00% 7,00% 10,00% 4,00% Imprese registrate del Comune di Grezzana per settore Fonte: Camera di commercio di Verona Agricoltura Manifattura Costruzioni Commercio Trasporto e magazzinaggio Alloggio e ristorazione immobiliare servizi altro 88
  • 89. 89 COMPOSIZIONE: TREEMAP (O MOSAIC GRAPH) vai al sito
  • 90. VALORI ASSOLUTI VS VALORI RELATIVI 90
  • 91. Nel mondo dell’infografica e della visualizzazione c’è sempre stato uno scontro di fondo tra chi predilige un approccio razionale e scientifico, che ponga l’accento sulla funzionalità, e coloro che si considerano «artisti» e danno maggior enfasi agli aspetti emotivi ed estetici Edward Tufte vs Nigel Holmes 91 INGEGNERI VS DESIGNER
  • 92. Per Tufte un progetto di visual design è valido ed efficiente se comunica molto con poco: L’eccellenza grafica consiste in idee complesse comunicate con chiarezza, precisione ed efficienza. L’eccellenza grafica è ciò che offre al lettore il numero maggiore di idee nel minor tempo, con la minor quantità di inchiostro e nello spazio più limitato. 92 MINIMALISMO ED EFFICIENZA
  • 95. Il Chartjunk sono le illustrazioni e le immagini che corredano e riempiono il grafico distogliendo l’attenzione dai dati «La decorazione interna dei grafici genera molto inchiostro che non racconta niente di nuovo al lettore. I fautori del chartjunk immaginano che i numeri e i dettagli siano noiosi , barbosi e tediosi, e che necessitano di ornamenti per vivacizzarsi. La decorazione cosmetica, che spesso distorce i dati, non compenserà mai una carenza di base nei contenuti» 95 CHARTJUNK
  • 97. L’affermazione che una maggiore efficienza –la minor quantità di risorse visive per trasmettere il maggior volume di contenuti possibile- faciliti sempre la comprensione è discutibile Studio Useful Junk? The Effects of Visual Embellishment on Comprehension and Memorability of Charts Scopo della ricerca era verificare se gli studenti interpretassero la versione ridotta meglio e più velocemente di quella più ingombra di decorazioni. 97 USEFUL JUNK?
  • 98. Studio su 20 studenti, ognuno dei quali ha letto quattro vecchi grafici di Nigel Holmes e le corrispondenti versioni minimaliste disegnate dai ricercatori. 98 USEFUL JUNK?
  • 99. 3 FASI:  Tracciamento dello sguardo  Questionario sui contenuti dei grafici (argomento centrale, variabili mostrate, cambiamenti mostrati)  Testare la capacità di ricordare ciascun grafico a breve e a lungo termine 99 USEFUL JUNK?
  • 101.  E’ il paradigma della presentazione: mondo ANALOGICO  Arte di raccontare nuove storie a partire dai dati utilizzando gli strumenti del graphic design: forme, illustrazioni, pittogrammi, grafici e foto.  Racconta la storia che l’infografico vuole raccontare. In questo caso l’infografico agisce da giornalista che visualizza la prova di quello che sostiene nel suo articolo. 101 INFOGRAFICA
  • 102.  Chiamata anche Information Visualization, o Infovis  E’ il paradigma dell’esplorazione: mondo DIGITALE  L’uso di rappresentazioni visive interattive su supporto informatico per ampliare la cognizione  Personalizzazione dei contenuti: il grafico interattivo reagisce alle azioni di chi lo usa e al cambiamento nel tempo dei dati che lo compongono. 102 VISUALIZZAZIONE DEI DATI
  • 104.  Inventati da Otto Neurath nel 1925.  ISOTYPE  International System of Typographic Picture Education  E’ un linguaggio universale basato sui pittogrammi i cui scopi erano l’umanizzazione della conoscenza e il superamento delle barriere culturali  Voleva dimostrare l’idea che il pensiero astratto e matematico poteva essere trasmesso alle persone in modo indipendente dal loro contesto sociale, culturale ed economico. 104 I PITTOGRAMMI
  • 106.  La qualità principale delle visualizzazioni delle informazioni  Possibilità per il lettore di modificare in modo limitato la struttura e i grafici che compongono la visualizzazione in relazione a quello che desidera ricercare e visualizzare. INTERATTIVITA’ 106
  • 107.  Visibilità  Feedback  Vincoli  Uniformità PRINCIPI GRAFICI DELL’INTERATTIVITA’ 107
  • 108.  Più è visibile la funzionalità di un oggetto, più facile sarà per gli utenti crearsi un modello mentale di ciò che possono ricavarne.  Rendere visibili gli oggetti importanti o cliccabili  Don’t make me thinK  usare un sistema interattivo deve essere ovvio e autoevidente. VISIBILITA’ 108
  • 109. VISIBILITA’ Assomigliano a dei pulsanti? La loro funzionalità è ovvia? La freccia è il modo più efficace se vogliamo che si capisca in maniera intuitiva cosa accade se ci si clicca sopra 109
  • 110.  Per ogni azione deve corrispondere una reazione  Il sistema risponde a un input dell’utente confermandogli che la sua azione è andata a buon fine  Vale sia per gli oggetti fisici che digitali FEEDBACK Esempio New York Times 110
  • 111.  Un’infografica può offrire solo una quantità limitata di possibilità interattive, a seconda di quello che vogliamo che gli utenti ottengano. Per evitare confusione il designer pone dei vincoli  limitazioni a quello che è possibile fare.  E’ un modo di guidare il lettore lungo la presentazione  Barra di scorrimento  Disabilitazione pulsanti NEXT VINCOLI 111
  • 112.  Mantenere la struttura principale uguale  Entità analoghe dovrebbero assomigliarsi  Vale per le interfacce web… mantenere la barra di navigazione dei siti web per ogni pagina  ...Come per le infografiche  elementi dello stesso tipo, titolo, corpo del testo o note a piè pagina, devono essere realizzati con gli stessi caratteri, dimensioni e stili e posti nelle stesse posizioni UNIFORMITA’ 112
  • 114. Il mantra della ricerca delle informazioni visive «Prima panoramica, zoom e filtri, poi dettagli su richiesta» Ben Shneiderman, 1996 Per prima cosa la visualizzazione deve presentare i dati più importanti o i punti più rilevanti. Poi permettere ai lettori di addentrarsi nelle informazioni, di esplorarle e di darne una lettura propria. COME ORGANIZZARE LE VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE? 114
  • 115.  Scorrimento e panning  spostarsi lungo un barra di navigazione finchè non si è giunti alla zona di interesse  Zoom  Apertura e chiusura  esempio  Classificare e riordinare  Ricercare 115 TECNICHE DI NAVIGAZIONE ED ESPLORAZIONE
  • 116.  Visualizzazione sulla popolazione mondiale  la crescita della popolazione degli stati e delle città. Da una visione generale sulla concentrazione della popolazione all’andamento dei singoli stati  Visualizzazione sulla media scolastica degli studenti brasiliani  la disuguaglianza tra scuole pubbliche e private Da una visione generale sulle medie degli stati del Brasile, al particolare delle singole scuole VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE 116
  • 117.  Visualizzazione sulle spese dei 513 rappresentanti del Brasile  come rendere divertente e coinvolgente un grafico  Visualizzazioni sulla situazione economica e aziendale delle province di Verona VISUALIZZAZIONI INTERATTIVE 117
  • 118. A.CAIRO, L'arte funzionale. Infografica e visualizzazione delle informazioni, Pearson, Torino, 2013 V.MAYER-SCHONBERG, K.N. CUKIER, Big data. Una rivoluzione che trasformerà il nostro modo di vivere e già minaccia la nostra libertà, Garzanti, Bergamo, 2013 B.SUDA, A pratical guide to designing with data, Five Simple Steps Ltd, Penarth, 2010. R.TUFTE, The visual display of quantative information, Graphic Press, Cheshire, 2007 K.CUKIER, All too much: monstrous amounts of data, The Economist, 25 Febbraio 2010 K.CUKIER, Data, data everywhere, The Economist, 25 Febbraio 2010 M.ZACHRY, C. THRALLS, An interview with Edward Tufte, Technical Communication Quarterly, 2004 S. BATEMAN, R. L. MANDRYK, C. GUTWIN, A. GENEST, D. MCDIN, C. BROOKS, Useful Junk? The Effects of Visual Embellishment on Comprehension and Memorability of Charts, ACM Conference on Human Factors in Computing System, Atlanta, 2010 S.FEW, Data Visualization for Human Perception, http://www.interaction- design.org/encyclopedia/data_visualization_for_human_perception.html, 2013 A.CAIRO, Thematic Map. Statistics and Cartography meet, http://coberturajornalismo.files.wordpress.com/2013/08/cartographyforjournalists.pdf, 2013 I.SPENCE, William Playfair and the Psychology of graph, http://www.psych.utoronto.ca/users/spence/Spence(2006).pdf, 2006 118 BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE