1. DI16 DIRIGENTI INDUSTRIA DICEMBRE 2016
AVORO
l
Analisi dell’occupazione
dirigenti e quadri
(fonte dati Istat, Eurostat, Inps)
Nel 2008 i dirigenti e quadri del priva-
to e pubblico in Italia erano 1.703.000,
ridotti nel 2015 a 1.566.000, con una
perdita di 137.000 occupati, una ridu-
zione dell’8%. In dettaglio i dirigenti
(privati e pubblici, dipendenti e indi-
pendenti) sono passati da 493.000 a
397.000 (-96.000, pari ad una riduzione
del 19,5%), mentre i quadri sono passati
da 1.210.000 unità a 1.170.000 (-40.000
pari a una riduzione del 3,3%).
Nello stesso periodo l’occupazione tota-
le è passata da 23.090.000 a 22.465.000
Dirigenti e quadri
nel sistema produttivo italiano
Nel periodo 2008-2015
Giovanni Facco
Consulente Direzionale - giovanni.facco2@gmail.com
Parliamo di occupazione, anzi facciamo parlare i numeri e parliamo di noi:
dirigenti e quadri negli anni della crisi 2008-2015. Cosa è successo?
Quanti posti di lavoro si sono persi? Come siamo messi rispetto agli altri Paesi EU?
Quali previsioni? Quali chiavi di lettura di quel che è successo?
con una perdita di 625.000 unità (-2,7%
sul 2008).
I dirigenti nell’industria erano 68.000
nel 2015 contro i 76.000 del 2008; quindi
un perdita netta di 8.000 posti di lavo-
ro, poco più del 10%; mentre nei servi-
zi comprendenti i dirigenti pubblici e
professionisti erano 329.000 contro i
417.000 del 2008, pari ad una perdita del
21%, manifestata soprattutto nel setto-
re pubblico che non ha nominato nuovi
dirigenti in sostituzione dei pensionati,
mentre il terziario privato, rappresenta-
to da Manageritalia, dichiara riduzioni
minime dell’1,7% recuperate con cresci-
te dell’1% negli ultimi due anni. Nel Set-
tore Pubblico (dati Corte dei Conti 2013)
i dirigenti erano 60.667, cioè l’1,8% dei
3.370.322 occupati del settore.
I quadri nell’industria erano 169.000
nel 2015 contro i 166.000 del 2008, con
un aumento dell’1,8%; nei servizi erano
1.000.000 contro 1.044.000 del 2008,
con una perdita del 4%; nell’industria
il rapporto quadri /occupati passa da
1/42 a 1/36; mentre nei servizi rimane
stabile a 1/15.
Chi ha pagato e quanto ha contribuito
alla riduzione occupazionale?
Ricordo che il saldo occupazionale di
periodo è di -625.000 unità e che i lavo-
ratori in proprio hanno contribuito mag-
giormente con riduzione occupazionale
del 51% (sommerso?); i dirigenti e quadri
per il -22%; gli apprendisti per il -18%; gli
operai per il -10%. Hanno avuto invece
una crescita i liberi professionisti +27,4%
e gli impiegati +16,3.
Occupazione Manageriale Industria Occupazione Dirigenti, Quadri e totale
Fonte:elaborazioneG.Facco,fonteIstat)Quadri Dirigenti 2015 rispetto 2008
200.000
180.000
160.000
140.000
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
100%
95%
90%
85%
80%
75%
70%
2008 20082009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2015
166.000
76.000 69.000
52.000
68.000
97,3%
96,7%
80,5%
166.000 169.000
175.000
Totale
Quadri
Dirigenti
2. DI 17DIRIGENTI INDUSTRIA DICEMBRE 2016
AVORO
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Nel periodo gli uomini hanno avuto
una perdita di 735.000 unità e le donne
una crescita di 110.000 unità; i dipen-
denti -225.000 unità e gli indipendenti
-400.000 unità. Per dirigenti e quadri la
perdita di 137.000 unità è stata total-
mente a carico degli uomini; i dirigenti
contribuiscono per il 70% (-96.000) e i
quadri per il 30% (-41.000).
Nell’industria i dirigenti uomini sono
90% e le donne 10%; i quadri uomini
70% e le donne 30%. Le funzioni azien-
dali con dirigenti a forte incidenza fem-
minile sono: comunicazione 40%, HR
34,9%, legale 25,6%; sono invece a forte
peso maschile le funzioni commerciali,
acquisti, vendite, logistica, sistemi infor-
mativi e produzione.
Proprietà e dimensione
aziendale
Le aziende italiane iscritte nel registro
delle imprese sono oltre 4,3 milioni, ma
solo lo 0,7% ha in organico posizioni
dirigenziali; ciò corrisponde ad appena
32.320 imprese (fonte Manageritalia); di
queste il 65,6% ha meno di 50 addetti;
e il 36,4% ha un organico maggiore. Nel
primo caso abbiamo imprese con una
complessità economica-gestionale-or-
ganizzativa bassa, dove il ruolo eserci-
tato dal dirigente è molto operativo e
nella maggior parte dei casi coincide
con lo stesso proprietario; nell’altro caso
la complessità aumenta con l’aumentare
del fatturato, dell’organico, dell’organiz-
zazione più articolata e con l’interna-
zionalizzazione. Le imprese oltre i 1.000
addetti sono di poco superiori alle 600
unità. Il 20% dei dirigenti è collocato
nelle imprese fino a 50 addetti mentre
l’80% nelle altre, soprattutto grandi.
Una struttura produttiva frammentata
in tante imprese di piccole dimensioni
non favorisce la crescita di una struttu-
ra di management (dirigenti e quadri) e
l’assenza di questa non aiuta l’impresa
a crescere; la catena della crescita inizia
da investimenti in risorse umane, in pro-
dotti competitivi, e sul mercato interna-
zionale.
L’85% delle imprese fanno capo a fami-
glie imprenditoriali e questa situazione
è in linea con quella di altri Paesi (Fran-
cia 80%, Germania 90%, Spagna 83%,
UK 80%), ma le differenze sostanziali
sono date dalle dimensioni medie delle
imprese (meno della metà di quelle di
altri Paesi); dalla presenza molto elevata
di management di famiglia (66% in Ita-
lia contro 25-30% di altri Paesi e 10,4%
per UK). Questa situazione genera as-
setti organizzativi e gestionali basati su
scarso ricorso alla delega, scarso utilizzo
di meccanismi retributivi legati alle per-
formance (solo il 10,7% delle imprese
italiane utilizza sistemi di incentivazione
basati su obiettivi, contro il 30-40% di
analoghe imprese di altri Paesi) e poca
internazionalizzazione (fonte Alma Lau-
rea 2012).
Le previsioni nazionali
e internazionali
(Excelsior-Unioncamere-2016-2020;
Cedefop/EU 2025)
Excelsior-Unioncamere prevede nel pe-
riodo 2016-2020 nello scenario bench-
mark un fabbisogno annuale comples-
sivo, cioè domanda di risorse sia per
espansione-crescita sia per rimpiazzo
delle uscite, di circa 500.000 unità anno;
complessivamente un fabbisogno nel
periodo di 2,5 milioni di unità, di cui
circa 30.000 nuovi dirigenti; di questi
circa 16.000 responsabili di piccole
aziende e 5.600 direttori e dirigenti
di grandi aziende e di dipartimenti fun-
zionali, mentre altri 10.000 circa trove-
ranno lavoro nel settore pubblico.
Le previsioni evidenziano inoltre un
dato significativo di come sta cambian-
do o cambierà il mondo produttivo: il
gruppo professionale (dirigenti, profes-
sioni scientifiche e tecniche) rappresen-
terà il 40% del fabbisogno; le professioni
ad alta qualificazione (high skill) avran-
no una variazione di +2,2%, mentre le
professioni a medio-bassa qualificazio-
ne avranno un fabbisogno negativo;
cresceranno inoltre le professioni che
richiedono un titolo universitario +2,3%.
La crescita dei gruppi professionali ad
elevata qualificazione viene ancor più
rimarcata dall’indagine Cedefop/EU 28
proiettata al 2025; in sintesi cresce il
fabbisogno di manager, professional
e tecnici; cresce anche il fabbisogno di
occupazione non qualificata, ma dimi-
nuiscono le professioni intermedie: im-
piegati ed operai.
Nei prossimi dieci anni si prevede un
forte ricambio del mercato del lavoro in
particolare per il nostro Paese; in termi-
ni quantitativi un ricambio del 30-35%
del totale occupazione pari a 5-6 milioni
di unità; una grande opportunità per il
Paese che mostra ancora forti criticità
sulla scolarizzazione terziaria occupata,
sulla struttura delle skill a basso conte-
nuto professionale, sulla scarsa presen-
za dei dirigenti sull’occupazione, tra le
più basse come pure dei professionals;
opportunità non scontata se non sup-
portata da investimenti, internaziona-
lizzazione e crescita dimensionale delle
aziende.
Confronti internazionali
(fonte Eurostat)
La EU-28 dal primo trimestre 2011 al me-
desimo trimestre 2016 ha incrementato
l’occupazione di quasi 6 milioni di unità
passando da 210 milioni a 216 milioni
di unità pari a +2,86%. La Germania ha
registrato un +2,4 milioni di occupati;
l’UK +1,8 milioni; la Turchia +3,5 milioni;
mentre Italia e Spagna hanno perso oc-
cupazione.
I manager, che corrispondono ai nostri
dirigenti più una quota di quadri, non
esistendo in Europa un ruolo giuridico
SINTESI DELLE PERDITE PER SETTORE E QUALIFICA
settore dirigenti quadri totale
industria -8.000 3.000 -5.000
servizi -88.000 -44.000 -132.000
totale -96.000 -41.000 -137.000
elaborazione: fonte Istat
INCIDENZA DI GENERE SULLE PERDITE PER QUALIFICA
U D T
dirigente -75.000 -21.000 -96.000
quadro -62.000 21.000 -41.000
totale -137.000 0 -137.000
3. DI18 DIRIGENTI INDUSTRIA DICEMBRE 2016
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della figura del dirigente e del quadro
simile al nostro, sono quasi 13 milioni e
in quasi tutti i Paesi hanno subito ridu-
zioni anche se mediamente contenute.
Grandi sono le differenze di incidenza
dei manager sul totale occupazione e
l’Italia è il fanalino di coda con il 3,8%
(fonte Eurostat, dati 1° trimestre 2016).
L’Italia ha una presenza dei manager sul
totale occupazione molto bassa, come
pure il peso delle donne sulla forza diri-
genti di poco superiore alla Turchia.
Considerazioni conclusive
Solo lavorando sui fattori che hanno
determinato o favorito questa situazio-
ne sarà possibile cambiarne il “trend” e
cercare di avvicinarsi alle performance
degli altri Paesi.
Di seguito i principali fattori.
a) Sono in atto cambiamenti struttura-
li nell’organizzazione della produzione:
le innovazioni hanno favorito la fram-
mentazione del processo produttivo e
la contestuale riallocazione delle diverse
fasi della catena del valore tra imprese (il
75% delle imprese lavora come fornitore
di altre imprese), tra Paesi diversi (off-
shoring) o comunque fuori dall’impre-
sa (outsourcing); aziende più corte, più
attente alle attività con valore aggiunto
più alto: ricerca e sviluppo, design, logi-
stica, marketing, servizi post-vendita, …
mentre la produzione fisica del prodotto
viene realizzata da terzi o da filiali estere.
b) Una presenza di micro-piccole im-
prese che non ha eguali in altri Paesi;
queste imprese hanno assetti produttivi
quasi molecolari, con una struttura or-
ganizzativa e gestionale che si identifica
con la persona, con la mansione-attività
svolta e quindi difficilmente hanno biso-
gno di dirigenti e quadri per governare
un processo cosi semplice.
c) Il capitale umano è un fattore impor-
tante per l’internazionalizzazione; chi
esporta investe di più in ICT e ha una
struttura manageriale più ampia, dotan-
dosi di risorse laureate in quantità dop-
pia rispetto a chi non esporta;
d) La struttura dei nostri prodotti è a
medio-basso contenuto tecnologico,
quindi poca innovazione e ricerca; bas-
sa produttività; per le medie imprese il
71% del loro fatturato e il 62% del loro
export riguarda prodotti a medio-bassa
tecnologia, quindi prodotti facilmente
aggredibili dalla concorrenza o dai Paesi
in forte crescita.
e) Una scarsa presenza di grandi grup-
pi industriali, l’acquisizione di imprese
o segmenti di esse da parte di fondi
internazionali o grandi gruppi stranie-
ri, hanno favorito un “impoverimento
organizzativo”; le imprese italiane ac-
quistate da imprese estere, dopo alcuni
anni di “rodaggio”hanno attuato un for-
te accentramento funzionale delle prin-
cipali attività presso i centri di eccellenza
o i quartieri generali, ovviamente non in
Italia: finanza, accesso a nuovi mercati,
centri di ricerca, reti distributive, stan-
dardizzazione dei processi, ecc., che ge-
nerano conseguentemente impoveri-
mento organizzativo e decisionale.
f) Giocano la loro parte in questo proces-
so anche nuovi modelli gestionali-or-
ganizzativi, l’innovazione tecnologica
degli uffici, i sistemi gestionali integrati
e sistemici, l’adattamento a stili com-
portamentali delle nuove generazioni,
la flessibilità, il part-time, lo smart-wor-
king; tutto questo favorisce lo sviluppo
di una struttura organizzativa più snel-
la, semplice, corta e piatta, abbassando
il tasso di strutturazione organizzativa
dell’impresa.
Quali conclusione trarre? I principa-
li fattori descritti non hanno favorito
l’incremento dei dirigenti negli ultimi
quindici anni, al contrario si è verificata
una riduzione per effetto delle pressioni
competitive che hanno generato gravi
crisi aziendali, accelerando i processi di
innovazione organizzativa, eliminan-
do funzioni ritenute non più essenziali
e rinunciando a competenze ritenute
obsolete. La“navigazione a vista”conse-
guente al clima di sfiducia e mancanza
di condizioni di sviluppo, ha innescato
una lenta ma drammatica discesa.
La storia ci ricorda che ai periodi di crisi
hanno fatto seguito grandi slanci di ri-
nascimento, spinti dalla consapevolezza
di non poter continuare verso la povertà
senza fare nulla. Si sono così abbando-
nati vecchi riferimenti per accettare le
nuove sfide.
Non volendo accettare la prospettiva di
un’Italia che non riuscirà a stare al pas-
so degli altri Paesi europei, dobbiamo
impegnarci per costruire un futuro di
sviluppo nel quale sarà determinante il
contributo di dirigenti e quadri. Infatti le
previsioni indicano che la crescita occu-
pazionale sarà elevata sui gruppi profes-
sionali: dirigenti, imprenditori, profes-
sioni intellettuali e tecniche.
Lo studio completo può essere scaricato
da Linkedin nel mio profilo professiona-
le o essermi richiesto via e-mail. ■
Incidenza dei manager sugli occupati
12%
10%
8%
6%
4%
2%
0%
UK Svizzera Belgio Francia Polonia Turchia Germania Spagna Italia
10,8%
8,8%
8,2%
7,2%
6,3%
5,4%
4,5% 4,1%
3,8%
Il capitale umano è un
fattore importante per
l’internazionalizzazione;
chi esporta investe di più
in ICT e ha una struttura
manageriale più ampia,
dotandosi di risorse
laureate in quantità
doppia rispetto
a chi non esporta