6. PersonalTech, collana di strumenti pratici per capire Internet, è già un
caso editoriale: per la prima volta gli autori vengono dalla rete, e sono quegli
stessi lettori che per anni non hanno trovato risposte negli altri manuali. I mi-
gliori blogger italiani raccontano le nuove tecnologie in modo rapido, visuale
e immediato. E finalmente con un linguaggio comprensibile!
L’Autore
Alberto D’Ottavi, giornalista professionista, si occupa di nuove
tecnologie sin dal 1989. Nella sua lunga carriera ha collaborato con la
quasi totalità delle riviste hi-tech italiane.
Nel tempo libero che gli resta, Alberto si tramuta in Hexholden, il coordi-
natore del progetto www.infoservi.it, autorevole e aggiornatissimo
blogmagazine di notizie sul fenomeno del Web 2.0.
Questo libro non invecchierà mai...
...anzi, resterà sempre aggiornato proprio nel luogo che lo ha visto nasce-
re: in rete. Hexholden continuerà a raccontare le meraviglie del Web 2.0 all
findirizzo www.infoservi.it.
Su www.rgbmedia.it troverai aggiornamenti, approfondimenti e tutorial
di tutto quanto viene spiegato nel libro.
7.
8. Prefazione
Il mondo non smette di stupirci e confonderci. Ci eravamo appe-
na – o forse quasi – abituati ai cambiamenti imposti dalla galassia
Internet, con tutte le sue favolose diavolerie tecnologiche e quella
capacità spiazzante di curvare spazi e tempi, che è arrivato il Web
2.0 a rimettere tutto in discussione.
Allora, rimettiamoci in cammino: Alberto D’Ottavi in questo agile vo-
lume ci porta a spasso con mano sicura per questa nuova Rete fatta
di partecipazione, ovvero, in ultima analisi, di persone. Se il “primo”
web è stato sostanzialmente contenuti e servizi, resi improvvisa-
mente accessibili come mai era stato nella storia delle persone, ci
renderemo presto conto che il secondo web è il cangiante campo di
energia prodotto dagli stessi internauti, che sono a un tempo autori
e utenti e, anzi, sfidano proprio nei loro termini fondamentali queste
due definizioni. Si tratta, almeno per alcuni, e forse non a torto, di
un ritorno alla Rete “autentica”, fatta di scambi tra i suoi attori, e
non solo di file resi accessibili su di essa, siano essi pure un album
musicale o un telegiornale.
Chi scrive, che per lavoro si occupa di un quotidiano on-line, può
aggiungere questo: vi sono grandi possibilità sotto il cielo di questa
nuova Rete, che nella sua sostanziale reimpaginazione dei ruoli di
produttore di contenuti/servizi e di recettore degli stessi mette in
campo una mobilità – che saremmo tentati di qualificare “sociale”
– di cui si sente un gran bisogno, in un momento della storia che
vede fin troppo immobili troppe categorie.
Marco Formento
Il Secolo XIX
9.
10. Capitolo 1
Prima di cominciare:
(un’introduzione al Web 2.0)
Del Web 2.0 si fa un gran parlare, da un paio d’anni a questa parte.
E, come sempre capita durante le fasi di innovazione, il fenomeno è
circondato più da confusione che da chiarezza. È normale. Innanzi-
tutto perché la tecnologia si è sempre mossa a ondate: a lunghi pe-
riodi di diffusione silenziosa di nuovi sistemi, sono seguiti momenti in
cui questi sembravano diventare di massa all’improvviso. È succes-
so negli ultimi anni con la fotografia digitale, e prima con il peer-
to-peer, e prima ancora con l’instant messaging. Il Web 2.0 è, per
Internet, uno di questi momenti in cui l’onda si fa improvvisamente
visibile. Negli Stati Uniti è già successo, in Europa sta succedendo,
in Italia sta cominciando.
In secondo luogo la “confusione” è dovuta al fatto che la tecnolo-
gia è il terreno primario della convergenza. Non è semplicemente
un insieme di prodotti, come l’industria degli elettrodomestici, né
un servizio (nel senso di “utility”) come quello telefonico, né pro-
priamente un media, come giornali e tv. Ma è tutto questo e anche
qualcosa di più, perché consente alle persone di interagire non solo
con questi prodotti, servizi o informazioni, ma soprattutto tra di loro.
E sono quindi le persone, sempre più spesso, a indirizzare l’industria
verso sviluppi imprevisti.
Questa tendenza si è resa visibile già nell’informatica: da sempre
guidata dalla ricerca più avanzata, negli ultimi anni sono stati gli an-
damenti di acquisto e uso a influenzare la ricerca stessa verso solu-
zioni più compatte, economiche, efficaci. Internet, di questa tenden-
za, è la massima espressione. Come tutti i mezzi di comunicazione,
a partire dalle strade che quando si incrociano creano i presupposti
per fondare una città, ciò che mette in contatto le persone genera
idee, invenzioni e fenomeni imprevedibili, con una dinamica che è
stata paragonata alla propagazione dei virus.
11. 2 Capitolo 1
A queste due brutte immagini, “confusione” e “virale”, preferisco
piuttosto la ricchezza dell’idea di “diversità” genetica, che è ciò che
assicura che il nostro corredo di geni continui a trasformarsi per
adattarsi all’ambiente, propagando le specie.
Ed è quindi mettendo insieme uno spirito d’indagine da antico na-
turalista con un moderno approccio pratico e orientato all’uso, che
è nato questo libro. Nelle prossime pagine troverete delle tangibili
guide visuali per usare subito le nuove applicazioni “2.0”, contor-
nate dal tentativo di chiarire quali ne siano i principi ispiratori. Che
si possono sintetizzare in due aspetti: tecnici e sociali. Come ben
illustrato dall’inventore del termine, l’editore ed esperto di tecnologie
Tim O’Reilly.
Il punto di svolta
Il documento che ha ufficialmente sancito l’inizio del Web 2.0 risale
al 30 settembre del 2005, ed è quindi piuttosto recente. Il termine
vuole segnare una demarcazione con la New Economy, retrospet-
tivamente definita “1.0”, ritenuta limitata per i suoi eccessi finan-
ziari, per una certa debolezza del modello e perché, in sostanza, si
trattava di una fase del mercato che si poteva considerare conclusa.
Molti erano spariti, molti erano sopravvissuti, ma soprattutto un gran
numero di tecnologie continuavano a fiorire. Internet era più viva che
mai, e bisogna quindi capire come si era trasformata.
Ciò che, nella mia modesta opinione, è stato sottovalutato nelle
discussioni che sono seguite alla pubblicazione di quell’articolo, è il
suo sottotitolo: “Design patterns and business models for the next
generation of software”. Dove la cosa importante, qui, è “software”.
O’Reilly identifica quindi una serie di tecnologie che stavano avendo
(o avevano già avuto) un enorme sviluppo: il modello peer-to-peer,
la programmazione “leggera” consentita dai linguaggi di scripting e
di descrizione come XML, il collegamento tra elementi consentito da
RSS e, in generale, la trasformazione del software da prodotto a ser-
vizio, il cui esempio principale è la ricerca in Google. Tutti questi (e
altri) elementi, che vanno quindi annoverati tra le cause del Web 2.0
e non tra gli effetti, tra gli strumenti e non tra le “feature”, portano a
due concetti cruciali: il web come piattaforma (o sistema operativo),
e la centralità dei dati (o del database).
I database sono sempre esistiti, è vero. Ma il software come siamo
abituati a conoscerlo è di solito un insieme di funzioni “vuote”, de-
scritte dalle API di programmazione che sono segreti ben custoditi
12. Prima di cominciare (un’introduzione al Web 2.0) 3
al cuore delle software house. I dati dobbiamo metterceli noi. Qui
è il contrario: le applicazioni esistono in virtù dei loro dati (esempio
Google: l’indice dei siti), e vengono messe a disposizione in forma
di servizio, da sito a utente o da sito a sito. E per questo motivo le
API devono essere “aperte”, visibili, accessibili a chiunque. Perché
più vengono utilizzate più dati si generano. Primo ribaltamento del
mondo.
Così il web diventa una piattaforma, essenziale per collegare una
funzione all’altra – per esempio un database di ristoranti con uno di
mappe stradali. Ed è in questo modo che comincia un altro feno-
meno del Web 2.0. Intanto le applicazioni, anziché monolitiche,
diventano dei “mash-up”, cioè fatte con componenti prese da fonti
diverse e che vengono “mischiate”. Forse un po’ azzardato, ma
non improbabile, è pensare a un word processor specializzato, per
esempio, per gli avvocati, senza il vocabolario giapponese né l’editor
di equazioni matematiche, ma con l’accesso in tempo reale all’ultima
versione del Codice Civile o della Gazzetta Ufficiale, e ad altre com-
ponenti che ognuno può comporre come preferisce. E il tutto porta
a un altro paradigma del Web 2.0: portare on-line l’esperienza di cui
oggi usufruiamo sul desktop dei nostri computer. Bum, secondo
ribaltamento del mondo.
Il tutto porta a creare applicazioni aperte, collegate le une alle altre in
modalità “leggere”, ben diverse dai modelli tradizionali, per esempio
i web services, che richiedono metodi di programmazione rigidi e
chiusi. E, se sono così, le chiavi della porta principale vengono con-
segnate all’elemento più importante della Rete: le persone.
Alberi e nuvole
Questo titolo non deve fuorviare, non è per niente fantasioso. Uno
dei grandi problemi del web 1.0 era l’organizzazione delle informa-
zioni all’interno dei siti. Con una metafora semplicistica, si parlava di
“alberi”: un tronco (l’home page) che si divide in rami (i canali), e così
via fino alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irre-
solubile, finché non si è deciso – e sono stati Delicious e Flickr, due
“campioni” del 2.0, a farlo – di rigirare il problema agli utenti. Ciascu-
no poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva (bum, di
nuovo), con dei “tag”, che vengono visualizzati a nuvola.
Nasce la folksonomy, perché in americano un modo amichevole
per dire “le persone” è appunto “folks”. Questo è anche l’aspetto
più evidente dell’altra parte essenziale del Web 2.0: l’emergenza del
13. 4 Capitolo 1
contenuto generato dagli utenti. L’esempio principe dello user-ge-
nerated content è quello dei blog, che ormai hanno circa un lustro
di vita. Ma gli stessi blog, tutto sommato, si può dire siano sempli-
cemente qualcosa che è sempre esistito e che era in cerca di una
piattaforma per esprimersi. Internet, ovviamente, è stata la risposta,
e in particolare il meccanismo dei link incrociati, tra un blog e un al-
tro, tra un post di un blog e un altro. Questi “permalink”, contrazione
di “permanent link”, hanno trasformato il web da una piattaforma per
pubblicare a una per comunicare. La relazione così non è più “verti-
cale”, tra la persona e il sito, ma orizzontale, tra persona e persona,
mediata da quanto uno scrive sui blog. Si è creata così una forma di
comunicazione innovativa: la comunicazione di gruppo.
Gruppi che si incontrano, si riconoscono e interagiscono sulla base
di interessi e curiosità comuni, in Internet, ne sono sempre esistiti.
Newsgroup, forum e quant’altro hanno sempre rappresentato punti
d’incontro di community “specializzate”, per così dire. Ma sono
sempre stati visti come nicchie, un po’ maniacali e soprattutto come
generatori di “pagine viste”, più che di vero e proprio contenuto.
Niente di più sbagliato. Intanto la maggior facilità d’uso degli stru-
menti ha fatto sì che i contenuti che tutti produciamo, e vogliamo
condividere, non siano più limitati ai messaggi di testo, ma siano
completamente polimediali (per inaugurare un termine che sostitui-
sca l’obsoleto “multimediali”). Facciamo foto e generiamo playlist di
musica digitale, cioè le nostre compilation private, come fossimo DJ.
Con i podcast possiamo addirittura produrre programmi di tipo ra-
diofonico, e da sempre facciamo video di gatti o cani, dei figli, delle
feste, eccetera. Ma soprattutto esprimiamo preferenze, indichiamo
gusti, segnaliamo ciò che ci piace e cosa no. In sintesi, produciamo
contenuto e vogliamo condividerlo. Partecipiamo.
Sono quindi proprio i gruppi di nicchia, oggi, a segnare la direzione,
a dirci come ci stiamo comportando ed evolvendo.
Le neotribù
Nel suo libro “Il marketing tribale”, Bernard Cova, professore di
sociologia del consumo alla Scuola di Management di Marsiglia e
visiting professor all’Università Bocconi, delinea alcuni criteri di in-
terpretazione dei nuovi comportamenti sociali che, pur nati qualche
anno fa come teoria di marketing, si rivelano oggi estremamente
attuali ed efficaci per comprendere gli aspetti “social” del Web 2.0:
partecipazione e condivisione.
14. Prima di cominciare (un’introduzione al Web 2.0) 5
In estrema sintesi, Cova parla di come attualmente sia in atto un mo-
vimento, inverso rispetto ai decenni passati, di tentato ritorno verso
le radici, l’autenticità, il locale. Nell’ambito di una società che defi-
nisce postmoderna, segnala «un’inversione di polarità: “tradizionali”
oggi sono la modernità e il progresso, mentre “moderni” sono invece
la tradizione e il regresso», quest’ultimo inteso ovviamente non come
“tornare indietro” ma come una riscoperta di concetti arcaici come
l’appartenenza a una comunità, o, appunto, a una “tribù”.
Una tribù che non è più organizzata solo in base a principi familiari,
territoriali, di provenienza etnica o religiosa, né tanto meno secondo
criteri di classificazione demografica classici come età, titolo di stu-
dio, eccetera. Ma rappresenta invece un microgruppo sociale dove
gli individui interagiscono e intrattengono tra loro legami emozionali,
condividono passioni ed esperienze similari. Neotribù dalle quali si
può entrare e uscire facilmente, anche più di una volta al giorno o in
più di una.
Una delle conclusioni di Cova, quindi, è che le aziende devono
aiutare i propri “consumatori” (nel nostro caso “utenti”) a «prende-
re il controllo». Che è esattamente ciò che le applicazioni Web 2.0
consentono di fare.
Prendono così nuova luce le dinamiche di Rete, il “network effect”,
la diffusione “virale” delle informazioni, i principi di auto-accresci-
mento e auto-aiuto propri delle community (on-line ma non solo).
E giungiamo a un’altra semplice considerazione: che usando le
applicazioni Web 2.0, e generando contenuto, otteniamo sempre di
più di quello che diamo. Pubblicando un link, una notizia, una foto o
un video con un determinato tag, per esempio, potremo facilmente
vedere quello che tutti gli altri utenti hanno classificato nel nostro
stesso modo. Trasformandoci da spettatori ad autori, troviamo stru-
menti e fonti prima impensabili per realizzare ogni nostro interesse.
Oggi e domani
“Del doman non v’è certezza”, se non che comincia oggi. Anzi, nel
caso del Web 2.0, è già cominciato. Con le parole di Massimo Marti-
ni, general manager di Yahoo! Italia: «Il fenomeno del blogging, o del
social networking, nelle sue dimensioni attuali era impensabile fino a
12 mesi fa. Oggi tutti gli operatori del mercato si devono adattare». E
Yahoo!, principe del web 1.0, è l’azienda che più di ogni altra ha in-
vestito in questo settore, acquisendo molti dei servizi che trovate nel
libro, e continua a comprare. Google, che del Web 2.0 è riconosciuto
15. 6 Capitolo 1
iniziatore, non è ovviamente da meno, anche se attualmente sembra
più impegnato a fatturare con i link pubblicitari. Come dargli torto,
d’altronde. Ed è proprio con gli introiti pubblicitari che si sorreggono,
per ora, molte imprese 2.0, anche se sono ormai comparsi diversi
modelli remunerativi. Per riprendere la metafora genetica, ci sarà
sicuramente un po’ di selezione naturale, ma è certo che il Web 2.0 è
qui per restare.
Il primo esempio è, di nuovo, Yahoo! che, sempre secondo Martini,
«ha una roadmap completamente incentrata sul 2.0», che riguarderà
senz’altro anche l’Italia, dove il servizio Answers ha già raccolto un
buon successo.
Italia che, in termini di Web 2.0, appare ancora frammentata, con
alcune iniziative interessanti, citate nel corso del libro, ma principal-
mente di tipo spontaneo. Un movimento invece forte in termini di
opinione, soprattutto tra i blogger, dove il tema è invece “caldissi-
mo”. Ed è proprio su un blog, Infoservi.it, che troverete la continua-
zione di questo libro.
16. Capitolo 2
Il motore di ricerca sono io
Del.icio.us
Nato nel 2003, questo sito dal buffo indirizzo (http://del.icio.
us) è la prima e più nota applicazione “Web 2.0”. Il termine “ap-
plicazione” non è scelto a caso: a tutta prima può sembrare un
normale sito web, o piuttosto un motore di ricerca. In realtà offre
un gran numero di funzionalità. Più che qualcosa da “leggere”, o
in generale da cliccare, è infatti uno strumento da “usare”.
L’aspetto un po’ spartano non deve ingannare, fa parte di un certo
stile modaiolo proprio del Web 2.0. Nomi strani, home page quasi
vuote, caratteri grandi… sono tutte caratteristiche che identificano
un nuovo approccio nel modo di sviluppare siti. Molto “cool”. Ma
non si tratta solo di una posa. Questo stile nasce dall’intenzione di
sottolineare un nuovo elemento centrale della seconda (o terza, a
seconda di come la vogliamo considerare) Internet: te. Proprio te
che leggi. O, più in generale, gli utenti.
Sembra una battuta, ma non lo è. I siti web 2.0 sono davvero conce-
piti in modo rovesciato rispetto a quelli tradizionali. Proprio perché
sono applicazioni: non si limitano a “dare informazioni”. Ma, al
contrario, forniscono una piattaforma – un’applicazione, un softwa-
re – che consente agli utenti di “far delle cose”. La prospettiva più
ampia del Web 2.0 è portare on-line, dentro il browser, un’esperienza
equiparabile a quella che abbiamo giornalmente sul desktop del
nostro computer. E tutto ciò è più vicino di quanto possa sembrare.
Lo scopo di Delicious è semplice: permette di salvare link verso
qualsiasi altro sito. In altri termini, si tratta di uno strumento che
facilita la gestione dei Preferiti, come si chiamano in Internet Explo-
rer. Ecco come si presenta l’homepage, recentemente rinnovata, la
prima volta che ci colleghiamo all’indirizzo http://del.icio.us:
17. 8 Capitolo 2
sembra proprio un motore di ricerca
in effetti, qua c’è qui parla di tag:
una lista di link cosa sono?
Archiviare i link è la funzione principale di questo servizio, ma ne
rappresenta solo il punto di partenza. Si sono visti, e sono facilmen-
te reperibili in Rete, tantissimi software che offrono questa capacità.
Solo sul nostro desktop, però. Delicious è diverso perché consente
di condividerli con altre persone, inviandoli ai nostri conoscenti e
curiosando anche tra quelli salvati da sconosciuti. È il cosiddetto
aspetto “social”, altro ingrediente fondamentale del Web 2.0
Oltre a consentire la condivisione delle informazioni, però, questo
rappresenta un’altra novità intrigante: è estremamente facile e ra-
pido scoprire cose di cui non si sapeva nulla fino a un attimo prima
– mentre in un motore di ricerca, tipicamente, si cerca qualcosa che
si conosce già.
18. Il motore di ricerca sono io 9
In Delicious l’home page cambia ogni 30 minuti:
la hot list riporta ciò che sta con Popular si accede
avvenendo sul sito: alla lista completa dei
è l’elenco dei link segnalati link più… popolari – lo
negli ultimi 1.800 secondi dice la parola stessa :)
qui viene indicato quante persone
hanno salvato un certo link
I tag
Delicious, consente di classificare gli indirizzi web in modo perso-
nale. Dimenticate le strutture classiche – e noiose – come “news”,
“business”, “tempo libero”, eccetera. Ogni link che salvate può
essere classificato liberamente, con una o più parole chiave quali
“divertimento giochi online”, “esperienzedivita”, o qualsiasi cosa vi
passi in mente. Siccome però gli utenti vengono da ogni parte del
mondo, conviene usare l’inglese – meglio quindi “photography” che
“fotografia”.
Queste parole chiave – etichette – si chiamano “tag” e rappresen-
tano la realizzazione pratica della famosa “folksonomy”: non è il
19. 10 Capitolo 2
sistema a organizzare le informazioni in modo statico (denominato
“taxonomy” o, in altri scenari, “onthology”), ma, anche in questo
caso, sono gli utenti stessi (“Ehi, folks!”) a classificare i siti. Per avere
un’idea, o meglio un colpo d’occhio, di quali siano i tag più usati su
Delicious basta seguire il link “more…” che si trova nella parte destra
dell’home page, nella sezione “tags to watch”. Si visualizza quella
che viene chiamata “tag cloud” (la nuvola dei tag), dove la scritta più
grande indica una maggiore popolarità.
i tag più utilizzati sono evidenziati per grandezza.
Ogni parola è un link che porta ai siti classificati
con quel determinato tag
tramite la voce “by size”
si ordinano le voci per popolarità
A sottolineare l’aspetto sociale e di condivisione, dopo essersi iscritti
al sito la stessa schermata si presenta con alcuni tag scritti in rosso:
sono quelli che condividiamo con qualsiasi altro utente.
Anche la funzione di ricerca, a differenza di quanto accade con i
soliti motori, non restituisce ciò che il sistema ha trovato in Rete, o
che i gestori del sito hanno deciso di registrare, ma proprio ciò che
le diverse persone hanno salvato con un determinato tag.
20. Il motore di ricerca sono io 11
Estremamente utile è il fatto che si può usare un numero a piacere
di etichette. Quindi un sito si può classificare, per esempio, per tipo
(gossip, news, recensioni), per contenuto (sport, cinema, computer),
per qualità (divertente, bello, approfondito), o per qualsiasi altra cosa
vi venga in mente.
Tecnicamente, questo rappresenta un passo avanti significativo
rispetto al metodo più usato per registrare le informazioni: il file
system del vostro disco fisso. Che si tratti di un pc o di un Mac, so-
stanzialmente entrambi i sistemi organizzano i file con una struttura
cosiddetta “ad albero”. Categoria, sotto-categoria, sotto-sotto-cate-
goria, eccetera. Qualcosa di simile a ciò che accade in una libre-
ria: sullo scaffale “cucina” troverò i libri di cucina, divisi in “primi”,
“secondi”, eccetera. Ma cosa succede se cerco un libro di cucina
etnica? O meglio, se ho voglia di leggere dei racconti sulle cucine di
paesi lontani? Questi libri non potrebbero forse stare nello scaffale
“viaggi”?
Questo è il famoso problema dell’ornitorinco. Un animale con becco
d’anatra, coda da castoro e che depone uova, pur allattando i suoi
piccoli. A occhio non sapresti se classificarlo tra i mammiferi, i rettili,
gli uccelli, o cosa. Fuor di metafora, i sistemi di classificazione tradi-
zionali sono mono-dimensionali: se nel disco fisso organizzi i tuoi file
per data, non li puoi cercare per argomento – e viceversa.
Ora, per fortuna, i computer sono più intelligenti di uno scaffale, e
sarebbe l’ora che un po’ di questa intelligenza fosse messa anche
a nostra disposizione. Metodi di organizzazione multi-dimensionale
delle informazioni esistono da tempo, ma sono stati finora accessibili
solo per la gestione dei dati delle grandi aziende. Si è visto qualcosa
con le estensioni OLAP di Excel, giusto per capire di cosa stiamo
parlando. Ma chi le ha usate le sa apprezzare.
Il sistema dei tag ribalta il problema. Anziché interrogarsi su come
realizzare la miglior classificazione possibile al mondo, un sito come
Delicious dice agli utenti: “ok raga fatevelo voi, classificate un po’
come vi pare”. Così facendo si scopre che – ovviamente – la mag-
gior parte delle persone ragiona allo stesso modo, e che la maggior
parte dei tag vengono ripetuti, anche se è sempre possibile per cia-
scuno usare tag esclusivi (il che è bene). E infine, all’atto pratico, si
realizza un sistema di organizzazione delle informazioni multi-dimen-
sionale, che non puoi più disegnare come un albero ma, appunto,
viene più efficacemente rappresentato come una nuvola.
21. 12 Capitolo 2
In attesa di un qualche sistema di rappresentazione tridimensionale
della nostra nuvola di tag (anche questo più vicino di quanto si pos-
sa pensare, vedi il capitolo su Digg), che ne metta in evidenza anche
le relazioni, non stupisce che Microsoft abbia rimandato il rilascio di
WinFS, il nuovo file system eliminato dalla beta di Windows Vista, al
contrario di quanto aveva dichiarato. A me basterebbe che il com-
puter mi permettesse di taggare i miei file come pare a me: non ho
assolutamente bisogno che qualcuno mi dica come devo etichettare
i miei file, o in quale directory devo metterli – avete presente “My
Music”?
Tornando a noi: siccome ogni tag è associato ad altre parole simili,
la ricerca può procedere anche per affinità, fino a portarci a risultati
inaspettati.
Ecco come si presenta il risultato di una ricerca per “calcio”.
qui si vedono tag correlati (related la scritta con i
tags): ognuno è cliccabile e porta caratteri più grandi
ad altri risultati simili è il link al sito
La lista è ordinata per numero
di segnalazioni, e qui si vede
quante persone hanno salvato
l’indirizzo: cliccando sulla
scritta evidenziata si ottiene
la lista degli utenti
22. Il motore di ricerca sono io 13
Curiosare su ciò che stanno facendo altre persone con interessi
simili ai nostri è forse l’opportunità più appassionante di queste ap-
plicazioni Web 2.0, o comunque del loro aspetto “social”. Ogni sito
ha un indice di popolarità dato proprio dal numero di utenti che ne
hanno salvato l’indirizzo. Anche questo è un link, e ci porta alla lista
degli username, gli identificativi, dei vari utenti interessati alla stessa
tipologia di siti che stiamo cercando noi.
Ogni username è a sua volta un link, collegato alla pagina personale
dell’utente. Ma non pensate che si tratti qualcosa di sconveniente,
come “fare i guardoni”: tutti quelli che partecipano sono lì, appun-
to, per… partecipare, cioè per condividere cosa hanno scoperto in
giro per la Rete. Le pagine personali, quindi, sono utili strumenti per
trovare siti che non conosciamo e che sono stati scoperti da utenti
con interessi simili ai nostri.
ecco la lista degli utenti questa è la lista dei tag
che hanno salvato l’indirizzo che in qualche modo
della Gazzetta dello Sport. si riferiscono a quello
Si possono incontrare persone che abbiamo cercato
da ogni parte del mondo
ogni nickname è il link alla
pagina personale dell’utente
23. 14 Capitolo 2
Iscriversi a Delicious
Cominciare è facile: basta iscriversi. Una volta creato un nostro
identificativo, si installeranno nel browser due ”bottoni” con i quali
salvare i link dei siti durante la navigazione. Questi verranno registrati
nella nostra pagina personale, che potremo consultare con comodo
ogni volta che vogliamo. Allo stesso modo, potremo catturare i link
che troviamo direttamente in Delicious.
Per far questo è sufficiente ricominciare dall’home page. Nell’area
destra, in bella evidenza (e anche questa è una caratteristica ap-
prezzabile dei siti “2.0”) si trova l’area “sign up now”, dopodiché è
sufficiente seguire queste istruzioni:
v Nell’home page inserire lo username che si preferisce, quindi
una password (due volte) e un indirizzo di posta elettronica
v Nella pagina successiva, riportare nel campo le lettere presenti
nell’immagine: serve ad accertarsi che siate essere umani (o,
almeno, viventi) e non programmi spammer
v La schermata numero 2 ci dirà che il nostro “account” è stato
creato. Procedere con il link “Install Buttons Now”
v Segui le istruzioni sullo schermo, o verificale con quelle nella
prossima pagina.
v Ricordati di controllare la mail e, come al solito, cliccare sul link
indicato per confermare che sei un essere umano e non… ecce-
tera.
Bottoni & link su Delicious
I bottoni di Delicious si possono installare direttamente in Internet
Explorer, Firefox, Safari, Opera. E si possono creare bottoni speciali
anche per le toolbar di Google e Yahoo!. Infine, se i bottoni non ci
piacciono, si possono salvare nei bookmark del browser direttamen-
te i due link principali. Le istruzioni si trovano all’indirizzo http://
del.icio.us/help/buttons
Il link “Install Buttons Now” di Delicious attiva il download di un
24. Il motore di ricerca sono io 15
dopo aver cliccato su questo link… …si apre questa finestra
piccolo “installer”. La prima schermata ci chiede “Salva” o “Esegui”.
Scegliamo “Esegui”: il programma sarà scaricato tra i file temporanei
di Internet Explorer e si cancellerà automaticamente quando faremo
“pulizia”. Dopo il download Windows, che è un insicuro, ci chiede di
nuovo se vogliamo eseguirlo. Ovviamente sì.
A questo punto si attiva una normale procedura di Windows che
25. 16 Capitolo 2
dovrebbe presentarsi così:
Una volta arrivati qua, procedete con il tasto Next, quindi accettate
l’accordo di licenza e… insomma, ditegli sempre di sì. Alla fine si
apre questa pagina:
il bottone ecco i famosi bottoni
principale ci porta
direttamente
alla nostra
pagina. Cliccando
su freccina
accedi alle varie
funzioni
di Delicious
26. Il motore di ricerca sono io 17
Bene, potete ricominciare a navigare dove preferite. Quando incon-
trate un sito che vi interessa, premete sul pulsante Tag. Facciamo un
esempio con Zeusnews, sito italiano di notizie tecnologiche: dopo
aver premuto il bottone, si apre una semplice finestra dove inserire
alcune semplici informazioni.
i campi URL e Description sono già compilati, di
solito. Nel caso mancasse la descrizione è utile
mettere anche il nome del sito. Nella lista della tua
pagina personale, infatti, vedrai solo la descrizione,
non l’indirizzo, quindi conviene scrivere una cosa
veloce ma comprensibile
il campo Notes non è qui puoi inserire i tag
obbligatorio. Se nella di vostra fantasia,
pagina hai selezionato semplicemente scrivendoli,
del testo, sarebbe stato oppure iniziare con i
pre-compilato anche suggerimenti sotto. Basta
questo cliccarci sopra e verranno
copiati nel posto giusto.
Oppure puoi fare un mix
delle due cose. In ogni caso,
inizierai a compilare la tua
lista personale di tag
27. 18 Capitolo 2
E così via. Man mano che navigate, salvate link e aggiungete tag,
la vostra pagina personale su Delicious si popolerà, e così accadrà
anche ai vostri tag. Inizierete così a estendere anche una vostra rete
personale di contatti informali: tutti quelli che hanno salvato gli stessi
vostri indirizzi. Sarà poi possibile trasformarli in un vero e proprio
“network” di vostri amici.
Usare Delicious
Dopo un po’, quindi, la vostra pagina iniziale su Delicious diventerà
affollata come quella in fondo a questa pagina. Quasi ogni scritta
che trovate è un link, assolutamente facile e autoevidente da capire.
I vostri favoriti, nella parte centrale, sono organizzati al contrario:
prima gli ultimi. Dovrete cliccare sulla voce “earlier” (precedenti) per
visualizzare quelli salvati in passato. Nel web 2.0 è tutto al contrario,
è il suo bello.
Nella parte destra vedete la vostra tag cloud, che potete anche
visualizzare come lista, e con diversi ordinamenti. Nel titolo, in ca-
ratteri grandi, vedete il link all’homepage e a questa stessa pagina
personale: l’indirizzo http://del.icio.us/vostrouser è già attivo, e pote-
te comunicarlo a chi vi pare. Subito sotto, un piccolo percorso, che
comincia da “your favorites”, la pagina in cui ci troviamo.
Tramite il link “arrange tags” potete creare dei raggruppamenti di
tag, efficaci per associare argomenti simili. I vostri tag rimarranno
comunque sempre accessibili anche singolarmente.
28. Il motore di ricerca sono io 19
nel titolo vi sono i link i link sono in ordine
principali: rappresenta contrario di registrazione:
già l’indirizzo alla vostra dall’ultimo al primo. Il
pagina personale colore più o meno scuro
indica la popolarità di
ogni indirizzo
qui le opzioni per cambiare
il modo in cui sono
visualizzati e per gestirli
29. 20 Capitolo 2
qui inserire il nome del nella finestra principale inserisci
bundle che volete creare i tag che vuoi siano raggruppati
sotto quel bundle: basta cliccare
sui tag presenti nella vostra lista
ricordarsi di salvare :)
Rivediamo un attimo nel dettaglio la parte del titolo e del percorso
della pagina. Il secondo link è “your network”, e ovviamente all’inizio
sarà vuoto, perché non avete ancora “fatto amicizia” con nessuno.
È facile: basterà cliccare sul nome di un utente, visualizzando così
la sua pagina personale, perché nella fascia grigia diventino visibili
le istruzioni per inserire quella persona nel nostro network. All’inizio
converrà, magari, farsi mandare da un amico l’indirizzo della sua pa-
gina personale, anziché collegarsi con uno sconosciuto. Ma ognuno
ha i suoi gusti.
da qui si aggiunge l’utente qui invece si visualizzano
Aramk al nostro network i suoi amici
30. Il motore di ricerca sono io 21
Ecco come appare la pagina del network: sulla destra la lista dei
nostri “Amici di Delicious”:
così si presenta la pagina dopo qui puoi aggiungere
aver cliccato su Your Network direttamente altri amici,
se conosci il loro username
da questo link puoi rendere
il tuo network privato, cioè
impedire che altri possano
curiosare tra i tuoi contatti
Nella vostra “inbox”, invece, troverete segnalazioni relative a tag ai
quali vi siete “abbonati”. Per cui vi verranno proposti link che altre
persone hanno “taggato” con quella parola. Ecco come si presenta
la prima parte della mia.
tramite il link “edit inbox” puoi
inserire i tag che ti interessano
31. 22 Capitolo 2
Il prossimo passo è “link for you”: qui troverete gli indirizzi che i vo-
stri amici vi segnalano, pensando che potete trovarli interessanti. Per
fare questo si usa un tag speciale, “for:”, come in questo esempio:
quando salvi un indirizzo aggiungi il tag “for:”
seguito dal nome utente, senza spazio
Così sto mandando l’indirizzo di questo sito, una piattaforma per
creare wiki di tipo commerciale, al mio amico e socio di blog Luca
Galli, il cui nick è “alter”.
Un’ultima cosa: nello spazio bianco dopo il vostro nome, nella zona
del titolo, potete inserire un tag per vedere immediatamente la lista
dei vostri link con quell’etichetta. Niente di che, cliccare su un tag
nella tag cloud ottiene lo stesso effetto, ma utile per capire che in
qualsiasi momento si può scrivere, nel browser, http://del.icio.
us/tag/iltagchevoglioio per vedere cosa c’è di nuovo su quel-
l’argomento.
Bene, il tour della nostra prima applicazione Web 2.0 è praticamente
finito. In realtà non abbiamo detto proprio tutto: quasi. Qualcosa
è sempre meglio lasciare che si scopra man mano, altrimenti che
gusto c’è? Ah, e quando lo scoprite non mancate di segnalarmelo.
That’s all, folks!
32. Il motore di ricerca sono io 23
Reddit
Delicious fa parte di un movimento che nell’ultimo anno si è fatto
molto popolato. Un altro esponente di questa schiera è Reddit (www.
reddit.com). Molto simile, anzi ancora più spartano, è stato fatto
da un gruppo di quattro studenti.
sei su reddit.com: in quest’area si trovano
tramite le frecce al link le funzioni di servizio,
viene associato un voto tra cui il link per l’iscrizione
Non ha il meccanismo dei tag. Però ha alcuni “sub-reddit”, ovvero
pagine tematiche. Quella sul web 2.0 offre una lista piuttosto nutrita
di applicazioni.
Reddit è una via di mezzo verso ciò che vedremo nel prossimo
capitolo, perché oltre a salvare i link permette di “votarli”, e così
facendo genera delle classifiche. Similmente fa con gli utenti: ai più
attivi viene assegnato un “karma” più forte. Insomma: si tratta di una
cosa un po’ “hard core”, proprio da campus americano. Però merita
una navigata, capita che offra link a notizie un po’ diverse dal solito.
Il che, tutto sommato, è una qualità non così frequente, in Rete.
33. 24 Capitolo 2
Furl
Il nome di Furl (www.furl.net) deriva da “file URL”, ovvero link a un
file. Al meccanismo descritto in Delicious aggiunge un ingrediente
simile a quei software che consentono di salvare i siti web in “loca-
le”, cioè sul proprio computer. È esattamente quello che fa: oltre al
bookmark, salva anche una copia della pagina segnalata, sui loro
server. In più offre una funzione di ricerca interna al testo della pagi-
na salvata. Una specie di mini-Google solo sulle pagine che interes-
sano a me. Forte.
dopo l’iscrizione ti conviene i tab consentono
installare la toolbar: Con “Furl It” l’accesso alle funzioni
la pagina viene salvata relative al tuo account
nel tuo spazio personale su Furl
un elenco delle pagine che stanno
salvando gli altri utenti
34. Il motore di ricerca sono io 25
i risultati di una ricerca all’interno
delle mie pagine su Furl: indica
subito in quale delle pagine che ho
salvato è presente il nome “Masayoshi
Son”, che stavo cercando
nella parte bassa Furl ci segnala
altri risultati compatibili, recuperati
all’interno del sito stesso o in giro
per la Rete
Furl permette quindi di personalizzare la ricerca Internet in un modo
ancora più accurato di quanto abbiamo visto finora: all’interno di
pagine che abbiamo salvato noi. Diventa così un nostro piccolo “In-
ternet Archive” personale. Ma cosa sia l’Internet Archive lo scoprire-
te in un prossimo capitolo.
35. 26 Capitolo 2
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Come curiosare in Delicious alla ricerca di link strani, nuovi e
divertenti. Alla scoperta di ciò che i motori di ricerca non dicono
v Vedere quel che stanno salvando sul sito gli altri utenti proprio
mentre lo visitate (be’, diciamo in un intervallo di 1.800 secondi)
v Come funzionano i tag, cos’è una tag cloud e perché è uno stru-
mento efficace per organizzare le informazioni
v Iscriversi a Del.icio.us e installare i “bottoni”
v Salvare i Preferiti e organizzarli con i tag
v Creare un proprio network di amici e scambiare i link
Glossario
“for:”: È il tag usato in Delicious per segnalare indirizzi interessanti
ad altri utenti
Folksonomy: L’organizzazione basata su tag definiti dagli utenti
(“folks”). A differenza di “taxonomy” e “onthology”, non è rigida e
permette di usare un qualsiasi metodo di categorizzazione
Link: Noti anche come URL, per Uniform Resource Locator, ovve-
ro “[indirizzo] univoco per identificare una risorsa”. Insomma, sono
gli indirizzi delle pagine web. Internet Explorer li chiama “Preferiti”.
Netscape, ai tempi, li chiamava invece “bookmark”, segnalibri, ed è
forse questo il termine più diffuso
OLAP: On-Line Analytical (transaction) Processing, ovvero analisi ed
elaborazione on-line delle transazioni. Un modo complicato per defi-
nire una tecnologia di analisi e visualizzazione multidimensionale dei
dati. Si applica quando si vogliono analizzare i fenomeni da diversi
punti di vista. L’esempio classico è l’analisi delle vendite per regione,
negozio, e periodo di tempo. Queste sono tre dimensioni, che defi-
niscono un “cubo” di dati. Questi, però, possono facilmente avere
più di tre dimensioni, che definiscono quelli che vengono chiamati
“iper-cubi”. Roba un po’ matematica, da immaginare. Come hanno
fatto più di vent’anni fa Gibson e Sterling, gli scrittori di fantascienza
che hanno inventato il termine “ciberspazio”: è questa roba qua.
36. Il motore di ricerca sono io 27
Pop-up: Le maledette finestrelle che si aprono (“pop!”) davanti al
browser. Quelle appena appena più furbe che si aprono dietro si
chiamano “pop-under”
Social: La caratteristica di condivisione delle informazioni proprio
delle applicazioni Web 2.0
Tag cloud: La “nuvola” dei tag, dove la grandezza del carattere indi-
ca la popolarità del termine
Tag: Serve a etichettare le informazioni nel modo che si preferisce
Username: Detto anche “nickname”, è il nomignolo che ci identifica
in un qualsiasi sito
37.
38. Capitolo3
Le notizie all’incontrario
Con Del.icio.us abbiamo visto come funziona quel che si chiama
“social bookmarking”, ovvero la condivisione degli indirizzi Internet,
detti appunto anche “bookmark” (segnalibri). È uno strumento utile
ed efficace, ma generico. Se Delicious è nato nel 2003, già poco
tempo dopo nascevano i primi servizi 2.0 che ne applicavano i prin-
cipi in diversi scenari.
Digg.com
Digg (www.digg.com) è un modo per condividere informazioni,
trovate in giro per la Rete, che si ritengono interessanti. Opera con
un meccanismo di segnalazione dei link vagamente simile a quello
di Delicious, a cui aggiunge un’altra funzione peculiare: il fatto di
attribuire un punteggio alla singola notizia segnalata.
39. 30 Capitolo 3
questo è il numero delle l’homepage presenta le storie
segnalazioni che la notizia più popolari al momento, ma
ha ricevuto: ogni utente può vi sono molte altre modalità
lasciare un solo “digg” di visualizzazione
presenta anche un modo
classico di organizzazione
delle notizie in “canali”
cliccando su questi link Upcoming Stories sono
si vedono le notizie più le storie appena segnalate,
“diggate” in diversi in attesa dei loro digg
intervalli di tempo
40. Le notizie all’incontrario 31
Anche Digg ha una “tag cloud”, ma meno efficace di quella di Deli-
cious:
con questi tasti link si facendo “pagina giù” compare
passa dalla visualizzazione anche l’ora in cui sono state
tradizionale a quella a “fotografate” le varie nuvole
nuvola e viceversa
Se trovi una notizia interessante, puoi dargli un punto – il tuo “digg”.
Le notizie che hanno più punti, cioè che sono piaciute a un più alto
numero di utenti, avranno maggiore visibilità. Cliccando sul link, si va
alla notizia originale, oppure si può “sostare” su Digg per commen-
tarla.
Come al solito, però, la prima pagina del sito presenta ciò che sta
accadendo – o meglio, ciò che gli utenti stanno facendo più o meno
nel momento in cui ci si collega, o comunque in un lasso di tempo
piuttosto breve. Digg, con la versione 3 rilasciata quest’estate, ha
anche sviluppato degli interessanti strumenti di visualizzazione avan-
zata per vedere ciò che accade veramente in tempo reale, come il
nuovo Digg Stack (http://labs.digg.com/stack).
41. 32 Capitolo 3
i rettangolini bianchi che cadono
sono i “diggers”, cioè gli utenti
che segnalano o diggano una storia
le storie segnalate si questi orologi indicano l’intervallo
“impilano” qua sotto. Il di tempo verificato. Ho un amico in
colore indica il numero banca che impazzirebbe per controllare
di digg la situazione in modo simile
L’abbiamo detto nel capitolo precedente: più di vent’anni dopo
l’invenzione del termine, signore e signori, ecco a voi il ciberspazio:
solo che non si tratta di un ambiente creato ad hoc, come in certe
fantasie cinematografiche della realtà virtuale. È generato in tempo
reale dall’attività degli utenti. L’altro tool simile, Swarm, oltre alle
storie mostra anche come si muovono gli utenti, quali storie stanno
leggendo e in quanti, come le storie sono collegate, eccetera.
42. Le notizie all’incontrario 33
dopo Stack, ecco Swarm! i cerchietti rappresentano gli utenti
un utente può leggere più storie contemporaneamente
– o il contrario, ovviamente
Ma questi sono strumenti ancora un po’ futuribili, anche se rappre-
sentano solo una delle molte applicazioni delle ricerche avanzate in
corso nel mondo del web. Un giorno è probabile che ne vedremo
una diffusione più ampia. Nel frattempo, meglio non farsi ipnotizzare.
Insomma, come dicono loro, «Digg is all about user powered con-
tent», tutto ruota intorno al contenuto “potenziato” dagli utenti. Tor-
neremo su questo punto, intanto vediamo come cominciare: per par-
tecipare in prima persona, oltre a punteggi e commenti è ovviamente
possibile aggiungere link alle notizie che si ritengono interessanti. Ed
è proprio qui che viene fuori un’altra importante differenza tra i servi-
zi 2.0 e i classici portali web vecchio stile. Siamo infatti noi a creare
contenuto sul sito, cioè ad aggiungere informazioni destinate ad altri.
In parte questo è già vero con Delicious, dove, con la descrizione e
l’eventuale annotazione al link che registriamo, iniziamo a “dire la no-
43. 34 Capitolo 3
stra”. In Digg questo è più evidente, anzi è un elemento fondamen-
tale: ogni volta che aggiungiamo un link il sistema ci chiede infatti
una descrizione anche abbastanza lunga (350 caratteri) dell’articolo
che vogliamo segnalare. Sarà la nostra breve recensione, e non un
testo creato da chi ha pubblicato originariamente la notizia, a essere
visibile agli altri utenti del sito. Quindi: “Join Digg”.
Una volta registrati ed effettuato il login, Digg cambia e ci consente
di interagire:
come al solito, tutto comincia è semplice: solo ricorda
con una procedura di registrazione di controllare la mail
qui i collegamenti all’area cliccando sul titolo
personale e alla funzione di si va direttamente
aggiunta di una nuova storia all’originale
“Digg it”, se la notizia ti è piaciuta
44. Le notizie all’incontrario 35
ho già diggato però posso
una notizia, commentarla
non posso o “spedirla”
farlo due volte direttamente
nel mio blog
o via mail
La cosa più divertente però è proporre una nuova storia. Cliccando
sul link “Submit a New Story” si apre una pagina semplicissima che
ci chiede la URL della pagina a cui vogliamo puntare. Ci segnala
anche qualche norma di comportamento e ci ricorda – buon senso
– che è opportuno cercare se qualche altro utente non avesse già
sottoposto la storia prima di noi.
occhio alle indicazioni: stai inserisci l’indirizzo della storia
proponendo una storia sensata? che vuoi segnalare, con
Stai linkando direttamente alla un semplice copia & incolla
pagina giusta
Altra indicazione utile che ci viene data è di “essere descrittivi”, per-
ché noi siamo gli “story editor”. Forse esagerato, però è vero che la
nostra micro-recensione di tre o quattro righe è tutto ciò che legge-
ranno gli altri utenti, per cui bisogna essere efficaci se si vuole stimo-
45. 36 Capitolo 3
lare l’altrui attenzione. D’altronde, se l’abbiamo sottoposta vuol dire
che la storia ci piace, no? Io in effetti qui sono stato un po’ laconico,
ma non c’era molto che potessi dire: ho segnalato la recensione
di un sistema di alimentazione a celle solari e batterie per lampioni
stradali, dotati per di più di antenne Wi-Fi (o Wi-Max). Ci pensate?
Niente più strade buie a costo quasi zero, e per di più con Internet
veloce. In Camerun l’hanno fatto.
Perché questa digressione? Perché non è sempre facile trovare una
storia per Digg: migliaia di altri utenti stanno “scavando” la Rete e
segnalando cose interessanti, per cui è possibile che il link di vostro
interesse sia già stato inserito. Questo stimola a trovare curiosità
particolari, e così a creare news “dal basso”.
inserisci un titolo breve ma questo è lo spazio
efficace: deve attrarre l’attenzione! per la tua recensione
scegli la categoria a cui appartiene
la notizia che stai segnalando
46. Le notizie all’incontrario 37
in fondo alla pagina trovate le anteprima del
solite istruzioni per verificare che risultato e, se è tutto
tu non sia... un software maligno ok, “Submit Story”
evviva! Ha funzionato tutto
posso anche commentarmi da solo,
ma direi poco senso :). Piuttosto, posso
mandare via e-mail il link a un amico
47. 38 Capitolo 3
proprio vero, eccomi online, nella pagina “Upcoming
stories” di Digg: ma è bastato un secondo di ritardo
nel cliccare che qualcuno ha già inserito una nuova
notizia. 20 minuti dopo sarò già a pagina 4, ma avrò
“conquistato” diversi digg da sconosciuti
Stare un po’ di tempo su Digg, le prime volte, può far girare la testa.
C’è una quantità tale di notizie che vanno e vengono, salgono e
scendono che si può rimanere sconcertati. Dopo poco, però, ci si
abitua a un nuovo metodo di lettura: non più quello strutturato a per-
corsi cosiddetti “ad albero” di un normale newsmagazine, bensì una
consultazione che definirei “orizzontale”, se non proprio tridimen-
sionale come potrebbe essere lo spostarsi all’interno di una nuvola.
In un giornale web vecchio stile, infatti, si clicca su degli argomenti,
definiti solitamente “canali”, si trovano delle liste a volte organizzate
in sottocanali, si seleziona una storia e spesso si è persa la cognizio-
ne di dove ci si trova, o non si è riusciti a leggere un altro argomento
interessante qualche livello più su.
48. Le notizie all’incontrario 39
In Digg niente di tutto questo. Si sta sulle pagine principali, quelle
per frequenza o per argomento, e le news si muovono praticamente
da sole. Quando si clicca su un titolo, l’impostazione di default fa sì
che si apra una nuova finestra del browser. Si legge e si chiude (o si
fa Alt+Tab) per tornare a Digg e vedere cosa c’è di nuovo.
Lasciare un digg su una storia, inoltre, serve anche come una sorta
di bookmark. Le storie che abbiamo diggato, infatti, finiscono nella
nostra pagina personale.
cliccando sul tasto qui troviamo elencate le storie
“Profile” si accede alla che abbiamo diggato, commentato
nostra pagina personale o aggiunto noi. Come al solito,
si può cambiare visualizzazione
I meccanismi di base dei siti 2.0 sono piuttosto simili. Una volta
presa confidenza con la logica di base, ci si troverà subito a proprio
agio anche con altri servizi, per quanto diversi possano sembra-
re. Possiamo usare la nostra pagina personale come archivio per
le notizie: registra tutto ciò che abbiamo diggato, commentato o
segnalato. Inoltre, in quest’area è possibile gestire il nostro profilo, le
impostazioni del sito e i nostri “amici”, con un meccanismo simile a
quanto abbiamo visto per Delicious.
49. 40 Capitolo 3
tramite questi bottoni (Edit) qui un rapido riepilogo
si possono modificare della nostra attività sul sito
le informazioni
da qua si gestiscono gli amici e si curiosa
su quel che han fatto recentemente
Così come in Delicious, anche qua si può curiosare nelle pagine
personali di altri utenti. Io, per non saper né leggere né scrivere, ho
scelto Kevin Rose, il fondatore di Digg: mi incuriosiva vedere che
storie digga lui.
cliccando sul nome di un utente si visualizza
la sua pagina personale. Così lo si inserisce
nella nostra lista degli amici. Hi, Kevin!
50. Le notizie all’incontrario 41
Timidezze e privacy
Può intimidire, o sembrare indiscreto, curiosare nelle pagine per-
sonali di altri utenti, o pensare che altri possano curiosare nella no-
stra. In realtà, tutti questi servizi hanno un sistema che consente di
proteggere la privacy, se lo vogliamo, o di rendere inaccessibile la
nostra pagina personale. La domanda è: perché? Questi nuovi siti
son fatti apposta per condividere, cosa abbiamo da guadagnarci
a restare nascosti? È il bello dell’economia della Rete, di cui parlo
più avanti. E se invece abbiamo paura dello spam, è compito del
sito averne cura. Per parte nostra basta aprire la posta elettronica
per trovarne di ogni tipo. E che questi siti possano spesso sosti-
tuire efficacemente l’e-mail, limitando lo spam, è un’idea che si sta
facendo avanti.
Il sistema è semplicissimo:
dalla pagina di conferma poi
si possono anche aggiungere
amici “veri”, che non sono in
Digg ma che vogliamo invitare
nel nostro “network”
51. 42 Capitolo 3
Digg & RSS
Digg non ha una funzione per inviare e ricevere storie direttamente,
come fa Delicious con il tag “for:”. Però, se si vuole restare aggior-
nati su cosa hanno letto i nostri amici, ci si può iscrivere al loro feed
RSS. Praticamente tutte le pagine di Digg, infatti, ne hanno uno.
Utile per leggere con calma qualcosa che sappiamo già che può
interessarci.
Se, infine, troviamo Digg troppo caotico, tramite il link “Manage
Topics” presente nella nostra pagina di configurazione del “profilo”
possiamo “spegnere” determinati argomenti. Siccome a me piace
farmi del male, ho tolto tutte le robe divertenti (ma era giusto una
prova ;).
la casella principale deselezionando queste caselle eviti
deseleziona tutte le altre la visualizzazione di argomenti
che non ti interessano
A questo punto osservate la barra dei canali (topics): è cambiata. E
se cliccate “View All” vedrete che l’homepage è cambiata ancora.
Un sito ritagliato sulle vostre richieste. Non male no?
52. Le notizie all’incontrario 43
Newsvine
Newsvine (www.newsvine.com) fa ancora un passo in più. Ha un
taglio più orientato all’informazione, e offre – non solo, ma anche
– notizie provenienti da fonti “ufficiali” come Associated Press, una
delle principali agenzie di stampa al mondo. Newsvine all’apparenza
è più simile a un quotidiano on-line, l’organizzazione degli argomenti
è molto “internazionale”:
Simile a un quotidiano on-line, quindi, ma a differenza di questi
Newsvine consente di commentare gli articoli. Come Digg, inoltre,
accetta le segnalazioni di link a testi che abbiamo trovato interes-
santi in giro per la Rete, che chiama “seed” (semi). Ma, soprattutto,
ci consente di scrivere interi articoli, in prima persona. E forse di
guadagnare: se diventerete collaboratori ufficiali, infatti, Newsvine vi
riconoscerà il 90% del ricavato pubblicitario.
qua però vediamo subito che i “canali” sono anche
“tag”. In questo campo puoi saltare direttamente
a un argomento di cui conosciamo già l’etichetta,
effettuare ricerche classiche nel testo, oppure ancora
cercare gli utenti per il loro nominativo
Una prospettiva forse un po’ remota, ma che schiude le porte su un
altro importante scenario del Web 2.0: lo “user-generated content”,
53. 44 Capitolo 3
nella declinazione specifica del “citizen journalism”. L’esempio
classico sono i blog, fenomeno che negli ultimi anni ha raggiunto di-
mensioni impressionanti. Al momento in cui scrivo, Technorati.com,
il principale motore di ricerca di questo tipo di siti, tiene traccia di
circa 52 milioni di blog. E sicuramente sono solo una parte di quelli
presenti nel mondo. L’abitudine, che un po’ tutti abbiamo preso
negli ultimi anni, di dire la nostra, o semplicemente esprimere i nostri
umori tramite un diario personale, si è evoluta in qualcosa di più.
In sintesi, il ciclo “commento (o scrivo) – segnalo – guardo la pagina
di un utente che mi interessa – lo registro nella lista degli amici” è
un circolo virtuoso che ci consente di stare in contatto con il nostro
gruppo, il nostro network. Non tramite comunicazioni uno-a-uno,
ma tramite una dinamica, appunto, di gruppo. Si tratta di un modo
di comunicare che né il telefonino né le e-mail sono in grado di
supportare altrettanto efficacemente. Per far questo, si condividono
le informazioni, si partecipa a discussioni pubbliche, e così via. Si
plasma una Rete personalizzata sulle nostre esperienze, anziché
semplicemente visitare ciò che qualcun altro ha pensato potesse
interessarci. Con una visione più allargata, questo tipo di parteci-
come in altri casi, è presente qui indica il numero
un’organizzazione simile a quelle di blog che tiene sotto
classiche, a cui siamo abituati. controllo: al momento
Ma anche qui la maggior parte del sono più di 51 milioni
contenuto è generato dagli utenti,
cioè dai blog
54. Le notizie all’incontrario 45
pazione può ribaltare il centro dell’informazione: non più il giornale,
bensì il lettore. D’altronde abbiamo già detto che il bello del 2.0 è
che è tutto all’incontrario, no?
Digg e Newsvine stanno scardinando un elemento cruciale di ogni
giornale (anzi, di ogni media, come vedremo): il palinsesto, cioè
l’ordine e la gerarchia degli argomenti e delle notizie. Torniamo su
Newsvine:
Storie nel cassetto
Quante storie hai nel cassetto? Quante foto, o video? Dai, confes-
sa: non venirmi a dire che non hai mai scritto una pagina di raccon-
to, o una poesia, che non hai un album fotografico, o quantomeno
che non ti è mai capitato di essere così orgoglioso per un lavoro
che hai fatto, da non avere la voglia di farlo vedere ad altri. La scin-
tilla dello user-generated content è tutta qui. Ma sta appiccando il
fuoco all’intera Rete.
il canale – o tag – è organizzato in
sottocanali, come nei giornali normali
ma qua è possibile registrare la nostra
preferenza per questo argomento. Diventa
pian piano un giornale personalizzato
55. 46 Capitolo 3
Sì, ci sono i canali, e altri raggruppamenti “classici”, ma di base
l’ordine di lettura è definito dagli utenti stessi, tramite i digg o i seed,
i commenti, eccetera. Per cui possono essere in prima evidenza fatti
che solitamente finiscono per essere scartati dai giornali “normali”,
per esigenze di spazio o per scelta editoriale.
Vengono “a galla” curiosità, nuovi prodotti mai recensiti prima, video
storici, e mille altri fatti poco noti ma che evidentemente risultano in-
teressanti a molti lettori. Anche per questo abbiamo intitolato questo
capitolo “Le news all’incontrario”.
una volta effettuati
registrazione e login, sulla
sinistra compare la barra
delle funzioni di interazione
con il sito: il link
“Watchlist” mi porta alla
lista degli argomenti che
ho deciso di tenere d’occhio
(in altri termini, al mio
palinsesto personalizzato)
il bottone “Seed Newsvine”
è in realtà un link: basta
salvarlo nei Preferiti del
browser con un clic destro
del mouse. Poi si potrà
salvare una pagina web
direttamente mentre la si
sta visitando, come si fa
con i bottoni di Delicious
The Greenhouse.. cos’è?
56. Le notizie all’incontrario 47
così si presenta le informazioni da inserire sono quelle
il pannello per standard. L’istruzione <blockquote>
“seminare” (seed) serve a evidenziare il testo come citazione,
una nuova storia se stai facendo copia e incolla. Se invece
in Newsvine scrivi di tua fantasia, toglilo
i tag possono corrispondere
con quelli che avete già visto
nel sito o altri, come preferite
Inizialmente, le news sono lo strumento per fare conoscenza. Poi il
processo si ribalta: quando capiamo che un certo utente segue ar-
gomenti interessanti, è lui a diventare il mezzo per scoprire le notizie:
57. 48 Capitolo 3
ecco la notizia appena qui il link d’accesso alla mia
seminata su Newsvine pagina Newsvine personale
E quindi visitiamo direttamente la sua pagina per vedere se ha sco-
vato qualcosa di nuovo:
image 28
freccia su GRETA’S FRIENDS, IN BASSO A DX: la
pagina di una certa Greta: oltre alle sue notizie, vediamo
la lista dei suoi amici. Magari scrivono cose interessanti
anche loro. Scorrendo la pagina in giù troverai anche la
sua Watchlist, gli autori che tiene d’occhio
58. Le notizie all’incontrario 49
Normalmente, infatti, se riceviamo un favore, ci fa piacere ricambia-
re. Qui è lo stesso, con in più il meccanismo virtuoso che più noi si
partecipa, più si riceve. Ci costa poco sforzo, perché alla nostra par-
tecipazione corrispondono i contributi di un gran numero di utenti.
Quindi tutti ci guadagnano.
The Greenhouse
Può capitare di sentir dire che un marchingegno del genere non
può funzionare, perché verrà riempito da cose inutili e insulse, se
non proprio “sporcato” da maleducati. Fossi in voi, non farei ami-
cizia con chi dice cose così: chi le pensa spesso le fa. Ma a parte
questo, affermazioni di questo tipo tradiscono scarsa familiarità
con la Rete. Lamer, lurker e troll sono pochi in quantità sorprenden-
te, rispetto agli utenti che invece capiscono il tipo di ingaggio che
un qualsiasi sito propone, e decidono di stare al gioco lealmente.
Spiego cosa siano questi strani animali nel glossario in fondo al
capitolo. Comunque Newsvine è molto attento a questo aspetto, e
fa fare un po’ di pratica ai nuovi utenti. All’inizio, infatti, gli aspiranti
collaboratori compaiono solo nella pagina “Greenhouse”. In italiano
potremmo chiamarla “cucina”, se non proprio “gavetta”. È comun-
que un modo per “pulire” le notizie.
Rispetto a Digg, quindi, Newsvine fa un passo avanti. Qui ogni
aspirante scrittore / giornalista / commentatore può cimentarsi
con l’ardua impresa di scrivere e dire la sua in prima persona, con
l’aspirazione di raccogliere e interessare un suo proprio pubblico tra-
mite quella che si chiama “Column”, termine tipico del giornalismo
anglosassone per indicare la rubrica personale di un determinato
giornalista.
Ecco la mia “column”. Di base è una pagina personale, con aspetto
più professionale e molte più funzioni, indicate nella barra nera:
59. 50 Capitolo 3
in alto a sx sulla barra nella parte destra della
nera: in questa prima parte barra le opzioni di
della barra sono presenti le configurazione, la lista
funzioni per personalizzare degli amici e...
la pagina, scrivere un il riepilogo di quanto
articolo, aggiungere un seed abbiamo guadagnato
e altro con la pubblicità. Magari!
la nostra pagina personale è più complessa del solito.
Possiamo aggiungere consigli di lettura, e molto altro.
È più simile a una pagina web personale, può raccogliere
un gran numero di contenuti
A leggere la nostra colonna, o rubrica, all’inizio saranno amici e co-
noscenti, ma l’esposizione al traffico che questi siti generano, grazie
all’aspetto social che abbiamo imparato a conoscere in queste pagi-
ne, potrà metterci in contatto con altri lettori, come accade nei blog.
E si diventa quindi editori di se stessi, senza spendere un centesimo
se non tempo e buona volontà.
60. Le notizie all’incontrario 51
dalla barra si accede a questa pagina, si può agire sui tasti
dove possiamo modificare l’aspetto della posizionati in ogni
nostra “column” box o sui tab in alto
Clicca su “Write an article” sulla barra nera in alto: si apre una pagi-
na piuttosto semplice da interpretare:
scrivi titolo, testo, classificazione e via. Puoi anche
controllare l’ortografia, che in inglese non si sa mai.
61. 52 Capitolo 3
L’articolo può esser salvato come “Unpublished” cioè come bozza,
e quindi non reso evidente sul sito: questo mi permette di ragionarci
e lavorarci ancora su:
il mio articolo è salvato, ma il sistema mi avverte che è
ancora in bozza: se sono soddisfatto devo selezionare
“Published” e salvarlo di nuovo. Comunque potrò sempre
modificarlo in futuro – ma in tal caso è buona creanza
segnalare cosa è stato aggiornato
dopo un po’ l’articolo comparirà
nella Greenhouse. Ah, sempre gavetta…
62. Le notizie all’incontrario 53
Sì, è vero, l’assoluta maggioranza delle notizie che si trovano su
Digg e Newsvine è in inglese. Di simile a Digg e in italiano, per ora,
mi risulta solo OKnotizie (http://oknotizie.alice.it), che sem-
bra però ancora piuttosto acerbo. Newsvine, inoltre, ha l’aspetto e la
“durezza” di un vero giornale. Non banale.
Ma c’è chi va ancora oltre, e sono i coreani. Da qualche anno acca-
de che, nella tecnologia, importanti stimoli di innovazione vengano
dall’Asia, India e Cina soprattutto. È successo anche nei media: è
stato Oh Yeon Ho, dopo una lunga esperienza come giornalista e
reporter, a creare ciò che è diventato l’esperimento di citizen journa-
lism più significativo al mondo: OhMyNews.
OhMyNews
Quello che oggi è un giornale on-line, che compete a pieno titolo
con le testate più “blasonate”, è nato in Corea del Sud nel 2000. La
pagina in coreano è per noi difficile da apprezzare, però incuriosisce
per la sua vivacità, segno di una cultura diversa dalla nostra. Il sito in
inglese (http://english.ohmynews.com) ha invece l’aspetto di un
canonico newspaper internazionale.
Image 33
In questo caso diventare collaboratori accreditati è ancora più diffi-
cile. OhMyNews, infatti, paga per gli articoli pubblicati, ed è quindi
presente un filtro redazionale ancora più stretto di quello di New-
svine. Come quest’ultimo, inoltre, presenta anche lanci e notizie di
agenzia, per cui ai citizen journalist viene richiesto uno sforzo in più
della semplice segnalazione di un evento, o del commento a un’al-
tra notizia. Gli articoli sono principalmente analisi, anche lunghe e
complesse, il che se da una parte allontana un po’ dall’approccio di
lettura come semplice aggiornamento sui fatti, rappresenta dall’altra
un elemento di elevata qualità.
La cultura, gli scenari politici e dell’informazione, le abitudini e i desi-
deri dei giovani, in Corea del Sud, sono molto diversi che da noi. Si
tratta inoltre del Paese con il maggior tasso di connessioni in banda
larga al mondo. Non è quindi possibile fare un paragone diretto tra la
loro esperienza e la nostra. Però OhMyNews si rivolge a un pubblico
internazionale, e sta funzionando. Tanto che ha recentemente creato
una versione giapponese con una redazione dedicata, grazie al
finanziamento di 10 milioni di dollari.
63. 54 Capitolo 3
Nonostante le differenze, dunque, risulta utile – e comunque diver-
tente - impratichirsi con questi campioni internazionali. Digg è già
un fenomeno, avendo conquistato anche la copertina di Business
Week, oltre che la bella cifra di 60 milioni d i dollari in finanziamenti.
È anche diventato un modello per molti altri servizi, come Delicious
nel suo campo, tra cui proprio Netscape (www.netscape.com)
– guarda un po’ chi si rifà vivo. L’azienda che ha sviluppato il primo
browser commerciale ha recentemente ristrutturato il suo sito pro-
prio inserendo un meccanismo di votazione delle notizie. Newsvine è
un esperimento più di nicchia. Come giornale on-line riporta spesso
notizie che non capita di trovare altrove, e risulta, a volte, efficace.
Come strumento forse non è adatto a tutti, ma certo si tratta di una
bella palestra per chi si vuole cimentare nel giornalismo. Come Da-
vid Seymour, per esempio, un “novellino” con alle spalle 30 anni di
BBC, che potete trovare su Newsvine tra gli autori della Greenhouse
– a meno che non sia stato “promosso” nel frattempo.
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Dal “social bookmarking” alle “social news”: la condivisione
delle notizie
v Con i tool di visualizzazione in tempo reale di Digg abbiamo
fatto un piccolo passo nel futuro. Piccolo per noi, ma chissà per
l’umanità
v Votare le notizie tramite i digg serve anche a creare una pagina
personale
v Sottomettere nuovi link richiede la stesura di una breve descri-
zione, primo piccolo esperimento di “user-generated content”
v Newsvine ci fa fare un passo avanti: oltre a tutto ciò, permette
anche la stesura di veri e propri articoli: inizia il “citizen journali-
sm”
Glossario
Ciberspazio: Definizione coniata dagli scrittori di fantascienza
William Gibson e Bruce Sterling a metà degli anni ’80, per definire la
rappresentazione spaziale dei dati contenuti nel computer, i loro col-
legamenti e il loro movimento attraverso la Rete. Molti anni prima di
64. Le notizie all’incontrario 55
Matrix, che porta questo concetto all’estremo, il primo film a rappre-
sentare questa idea è stato Johnny Mnemonic, del 1995, non a caso
con Keanu Reeves
Citizen journalism: Detto anche “giornalismo partecipativo”, è il
giornalismo fatto dai cittadini, che diventano creatori di notizie e altri
contenuti. L’esempio storico è rappresentato dalle foto scattate dai
passanti in occasione degli attentati di Londra
Column: noi diremmo “rubrica”, è lo spazio che un giornale dedica a
un singolo giornalista, anziché a una categoria di notizie
Digg – dugg: Dai un voto alla notizia – Hai già dato il tuo voto
Feed RSS: Un sistema per vedere subito, tramite gli RSS aggrega-
tor, se ci sono nuovi articoli su un sito o un blog
Greenhouse: La sezione di Newsvine dove i nuovi collaboratori
vengono parcheggiati a fare pratica
Lamer, lurker e troll: Lamer e troll sono simili, si tratta di persone
che provano il curioso piacere a scatenare litigi nei gruppi di discus-
sione in Rete. I lamer di solito cercano di far arrabbiare gli altri utenti
fino alle parolacce, i troll più spesso si militano a ingarbugliare i di-
scorsi con argomenti che non c’entrano. I lurker, invece, sono quelli
che leggono sempre ma non scrivono mai: questo termine sì che ha
un po’ il senso di “guardone”
Network: In questo contesto, la nostra rete personale di conoscen-
ze. Si usa anche dire “fare networking”, ma questo soprattutto a
Milano o in altri posti dove qualsiasi parola nuova diventa subito un
modo per farsi notare
Palinsesto: L’elenco degli argomenti, e/o la struttura del giornale o
della trasmissione
Postare: Aggiungere un post, ovvero un articolo (tipicamente su un
blog)
Seed: L’aggiunta di un link a una notizia, in Newsvine
Social bookmarking: La condivisione dei link, o meglio dei bookmark
To dig: Letteralmente “scavare”
User-generated content: Il contenuto generato dagli utenti (cioè
me, te, tutti). Di più nei prossimi capitoli
65.
66. Capitolo 4
Fotografia 2.0
Come abbiamo visto, in questo bizzarro Web 2.0 tutto gira attorno
allo “user-generated content”. E se questo è vero per le notizie, figu-
riamoci per le foto. Da quando nel 1888 il signor Eastman ha presen-
tato al pubblico la prima macchina fotografica personale, chiamata
Kodak, riprendere immagini è diventato un passatempo comune per
ogni famiglia. Lo slogan ai tempi era “you press the button, we do
the rest”. Comprando la macchina si acquistava anche l’equivalente
di allora della pellicola e del servizio di sviluppo e stampa. Una volta
finito di scattare si imbustava la macchina, la si mandava ai labo-
ratori e si ricevevano le stampe, che si potevano volentieri sfogliare
assieme, in famiglia.
Flickr
Dall’acquisizione alla stampa, nell’ultimo secolo, è cambiato tutto.
Internet ha cambiato anche l’ultimo passaggio: guardare le foto.
Flickr (www.flickr.com) è stato il primo sito a offrire un servizio on-
line di condivisione delle immagini, partendo dal presupposto che
non è più la carta il supporto preferito, ma il computer stesso. Potete
creare dei fotoalbum, o anche dei DVD da guardare in televisione.
Ma la cosa più semplice da fare, per far vedere le foto ad amici e
parenti vicini e lontani, è mettere tutto on-line. Il “photo sharing”,
appunto.
Anche in questo caso il sito offre tutti i meccanismi “social” che ab-
biamo già visto. E, nonostante sia nato pochi mesi dopo Delicious,
è stato proprio Flickr a inaugurare l’idea della “tag cloud”. Più di
altri siti, però, Flickr offre funzioni applicative, come l’organizzazione
delle foto e alcune minime possibilità di fotoritocco.
67. 58 Capitolo 4
Cosa fanno gli altri?
La prima cosa da fare, per esser seri, è registrarsi, ovviamente. Ma
suggerirei anche di esplorare in giro. In questo caso la curiosità può
fare solo bene.
da questo link si accede
tramite un account Yahoo!,
oppure ci si iscrive
prima, però, diamo
un’occhiata in giro
tramite le pagine “Explore”
68. Fotografia 2.0 59
Così si presenta la prima pagina “Explore”:
qui Flickr presenta
alcuni criteri secondo
i quali seleziona le
foto più interessanti
qui si accede ai dettagli Last Seven Days,
dell’autore della foto le foto dell’ultima
settimana
69. 60 Capitolo 4
la parte bassa della pagina altri due metodi che useremo
Explore mostra la tag cloud spesso: i “Set”, insiemi
a cui siamo ormai abituati di foto, e i “Group”, gruppi
di discussione tra utenti
Nata in Canada nel febbraio del 2004, questa impresa è stata acqui-
sita da Yahoo! già nel marzo del 2005. Oggi è una risorsa privilegiata
anche per fotografi appassionati, esperti e addirittura semi-profes-
sionisti. O, meglio, per una nuova tipologia di utenti che si definisco-
no “amateur professional”, “professionisti amatoriali”. Basta sfoglia-
re le pagine delle foto evidenziate come interessanti per scoprire che
vi sono scatti di qualità eccellente.
Curiosare tra le foto degli altri, oltre che discuterne, porta a scoprire
e imparare molto, in campo fotografico. Le dinamiche “social” rivela-
70. Fotografia 2.0 61
no così, una volta di più, le loro qualità. Flickr è quindi diventato an-
che uno strumento di promozione per chi vuole occuparsi di fotogra-
fia in modo “serio”. Per questo è anche disponibile un abbonamento
“Pro”, a pagamento. L’abbonamento gratuito, cioè quello che si
attiva automaticamente all’iscrizione, è limitato per “banda occupa-
ta”: non si può effettuare l’upload di più di 20 megabyte al mese – un
limite non molto restrittivo, in verità. Inoltre, non si possono creare
più di tre set, e verrà mostrato solo un massimo di 200 foto nella
nostra lista. Le immagini in più non vengono cancellate: non vengo-
no mostrate nella nostra lista su Flickr. Se però avete pubblicato da
qualche parte un link diretto, questo resterà valido.
Photos
Forse anche per fornire un’alternativa più alla portata di tutti,
Yahoo! sta approntando una nuova versione del suo servizio
Photos (http://it.photos.yahoo.com). Ancora non pub-
blico al momento in cui scrivo, presenta della pubblicità, che
su Flickr è invece quasi assente, e una più evidente possibi-
lità di stampa e creazione di diversi altri oggetti con le nostre
immagini: per esempio borse, o altro.
Iniziare con Flickr
Le funzioni di base di Flickr, però, sono semplici da usare e molto
comode. In pochi passi si potranno salvare le foto on-line, raggrup-
parle in set equivalenti a dei foto-album, e visualizzarle come pre-
sentazione, o mandarne il link agli amici perché se le guardino con
comodo. Come al solito, tutto inizia con una procedura di registra-
zione, necessaria però solo se non si possiede un account Yahoo!.
Se così è, si può accedere direttamente. Altrimenti bisognerà seguire
i link “Sign up” per creare una nuova Yahoo! ID, con un procedimen-
to simile a quanto abbiamo già visto. Al termine, ci verrà presentata
una schermata come quella che segue.
71. 62 Capitolo 4
il primo passo è, ovviamente,
effettuare l’upload di alcune foto..
...ma noi clicchiamo prima
sulle “Community Guidelines”
Il link “Community Guidelines” ci porterà in realtà alla composizione
del nostro profilo. Come al solito, possiamo indicare ciò che ci va,
pensando sempre che più informazioni diamo, più facilmente può
capitare di rendersi interessanti ad altri utenti. Quella che segue è la
prima versione grezza di una pagina personale.
72. Fotografia 2.0 63
potremo aggiungere
una nostra foto,
o icona, modificare
le nostre informazioni
e, come al solito,
invitare conoscenti
Flickr è dotato di una funzione
di “posta interna”: una semplice
web-mail ci permette di comunicare
con gli altri utenti. Quello presente
è il solito messaggio automatico
di benvenuto
73. 64 Capitolo 4
Se nella schermata di conferma dell’iscrizione avessimo cliccato su
“Upload your first photo”, saremmo arrivati a un’altra pagina.
ecco l’indicazione, sempre aggiornata, sfoglia e cerca i file
del nostro limite di upload mensile; ma sul nostro disco
attenzione, questo sistema non ti aiuta
a capire quanto è grande l’immagine che
stai spedendo on-line, e quindi quanta
percentuale di upload stai per usare.
qui si può definire un’immagine privata, oppure
accessibile solo amici, familiari o entrambi, oppure
la si può lasciare pubblica. La potranno vedere tutti
74. Fotografia 2.0 65
Dopo aver premuto “Upload” potremo descrivere le nostre foto in
diversi modi:
la prima immagine che ho caricato nel campo “Descrizione” può
è un mio autoritratto: nel titolo posso ospitare una… descrizione :)
descriverlo meglio
riecco i famosi tag.
Alla fine verremo portati alla pagina “Your photo”.
cliccando sulla freccia di
fianco a “You” si apre un
menu. Tra le varie voci trovi
anche “Upload Photos”
appoggiando il mouse sulla
nostra “faccia” si evidenzia
un altro menu con diverse
opzioni che ci saranno utili
in futuro
da qua si possono modificare
subito alcune caratteristiche
della foto
75. 66 Capitolo 4
Per ora la pagina si presenta scarna, ma è molto importante perché
rappresenterà il punto d’ingresso ai nostri lavori. Aggiungiamo delle
foto, ripetendo la procedura di upload tramite l’apposito link, un po’
nascosto.
Una delle foto che ho salvato on-line deve essere ruotata. Dalla gal-
leria fotografica basta un clic per visualizzarne lo zoom, che presen-
ta anche alcune possibilità di intervento.
in quest’area le funzioni di intervento
sulla foto. La più semplice è “Rotate”, per
ruotarla, la più divertente è “Add note”.
per aggiungere brevi note in aree della
foto, a piacere, che compaiono solo se si
appoggia il mouse sull’immagine. Prova!
le miniature (“thumbnails”) delle altre
nostre foto: cliccando sulle frecce sinistra
e destra si scorre il nostro “photostream”,
che tradurrei liberamente come “nastro”
di fotografie
76. Fotografia 2.0 67
Organizzare le foto
La nostra pagina si popola. È ora di iniziare a conoscere il Flickr
Organizer.
cliccando su “Organize” si passa all’applicazione
che consente di organizzare le foto
in quest’area sono presenti notifiche,
news e informazioni, come quella
relativa alla possibilità di creare
un indirizzo web semplificato da
comunicare ai nostri amici
77. 68 Capitolo 4
da questo menu troverai l’opzione puoi aggiungere le foto a un
per modificare titolo, descrizione set esistente oppure di crearne
e tag del gruppo di foto uno nuovo(“New set”)
dal nastro si selezionano le foto, che vanno trascinate
nell’area principale. Tenendo premuto il tasto della
maiuscola (“shift”) puoi selezionarne più d’una.
Possiamo considerare un set un po’ come un album. Peccato che
con l’account “free” se ne possano fare solo tre. In compenso quello
“pro” costa solo 25 dollari l’anno.
qua indica titolo e descrizione di questo
set. Quando hai finito, ricordati di salvare,
e tornare alla tua pagina Flickr
78. Fotografia 2.0 69
Geotagging
Da poco Flickr ha aggiunto una novità, il “geotagging”. Que-
sta parola complicata vuol semplicemente dire etichettare le
foto anche con informazioni geografiche. Farlo è ancora più
semplice che dirlo: basta trascinare le foto, all’interno del-
l’Organizr di Flickr, sulle mappe che Yahoo! (http://maps.
yahoo.com) ci mette a disposizione.
la nuova scheda “Map”: associa
informazioni geografiche alle tue foto
da qui si selezionano le foto per
poi trascinarle sul luogo dove sono
state scattate. Tenendo premuto
“shift” se ne seleziona più d’una
79. 70 Capitolo 4
Pian piano la nostra pagina sta prendendo forma:
questo collegamento ci
porta alla presentazione
di tutte le nostre foto
l’icona del nostro primo
set. Basta un clic..
80. Fotografia 2.0 71
…e inizia a diventare presentabile:
eccoci nello slideshow del mio
servizio fotografico da Venezia.
Si può cambiare la velocità con
cui cambiano le immagini
sulla parte inferiore
invece si visualizzano
le thumbnail
Ecco fatto. Abbiamo spostato on-line un’altra funzione che tipica-
mente si svolge sul computer. Ok, qualcuno potrà dire che non è
un’operazione molto intelligente: Windows ha una funzione di siste-
ma per fare lo slideshow delle foto presenti in una cartella! Pregherei
costui di riporre il libro e fare ammenda, prima di ricominciare :).
81. 72 Capitolo 4
Amici e gruppi
A parte gli scherzi: è ovvio che poter mostrare le nostre foto da
qualsiasi computer, e non solo dal nostro, ad amici o parenti che
possono stare anche lontani da noi è un’indubbia comodità. Oltre
a questo, però, vi sono le dinamiche di condivisione che abbiamo
imparato a conoscere. Lasciando un commento a una foto che ci è
piaciuta, questo farà parte della lista delle nostre attività, e probabil-
mente attirerà quell’utente a visitare le nostre immagini. Salvando un
utente di cui apprezziamo le foto nella nostra lista di contatti, i suoi
nuovi scatti appariranno nell’apposito “nastro”, nella nostra pagina
personale. E così via.
avendo cliccato sul nominativo di un
utente, si apre la sua pagina personale
appoggiando il mouse sulla sua “buddy
icon” si evidenzia un menu, che una
volta aperto presenta accesso veloce a
diverse funzioni, tra cui la possibilità
di salvare il suo nominativo nella
nostra lista di contatti