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a cura di Paola Barigelli-Calcari
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Il “sacro obbligo” di un ecumenismo della verità e della carità raggiunge un risultato significativo specialmente nella rinnovata fraternità in Cristo e nell’apprezzamento reciproco nel cammino verso la piena unità . Anche le dichiarazioni magisteriali dogmatiche possono essere espresse diversamente. Aldilà delle dichiarazioni comuni ciò che veramente conta è “ la metanoia continua e convinta”.
La divisione può essere anche feconda, può portare ad una ricchezza maggiore della fede e in tal modo preparare  l’una molteplice chiesa,  che noi non ci sappiamo ancora immaginare, ma nella quale nulla sarà perduto di ciò che di positivo è cresciuto nella storia, dappertutto nel mondo. Forse abbiamo bisogno di separazioni per arrivare a tutta la pienezza che il Signore aspe tta.
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“ Ciascuno deve dunque convertirsi più radicalmente al Vangelo e, senza mai perdere di vista il disegno di Dio, deve mutare il suo sguardo. Con l'ecumenismo la contemplazione delle meraviglie di Dio ( mirabilia Dei ) si è arricchita di nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario suscita l'azione di grazie: la percezione che lo Spirito agisce nelle altre Comunità cristiane, la scoperta di esempi di santità, l'esperienza delle ricchezze illimitate della comunione dei santi, il contatto con aspetti insospettabili dell'impegno cristiano”.
“ Rinnovamento e conversione, sincerità e coerenza evangelica, intensità di preghiera, franchezza di dialogo, collaborazione fraterna” sono gli eventi spirituali che tutti i cristiani devono vivere per arrivare alla “piena comunione nella verità e nella carità”.
“ Il dialogo, il confronto, fatto di studio serio e scevro da precomprensioni, deve portare la comunità alla profonda conversione del cuore; alla purificazione degli occhi; al dare spazio e primato assiologico alla Parola rivelata, finalmente liberata dai legacci confessionalistici;  a collocare Maria “in” Cristo, nell’alveo trinitario, nella comunione dei santi ; a possedere una reciproca comprensione sia sul piano dottrinale sia su quello cultuale, che implica accettare l’esistenza di diverse tradizioni ecclesiali e di sensibilità cultuali diverse; alla partecipazione assidua, paziente, costruttiva e cordiale agli sforzi interconfessionali; all’impegno della preghiera con Cristo e per Cristo, per la  Chiesa una ”.
Forse oggi siamo distanti dal clima culturale  del XVI secolo. Ma se ripensiamo al sincero desiderio di riforma di Martin Lutero e Melantone nella Confessione augustana, nella Apologia della Confessione augustana e alla pungente confutazione della CA da parte dei cattolici, dobbiamo riflettere sull’importanza del linguaggio. Possiamo sostenere che la teologia mariana nei nostri giorni testimonia il “passaggio dall’occultamento al risveglio e dal risveglio all’accoglienza”. Sempre più si prende coscienza che Maria, madre, discepola e serva del Signore, è patrimonio comune, uno dei “valori” della fede cristiana, uno dei precipui “beni” spirituali che la carità del Maestro ha legato alla comunità dei “suoi”.
Le nostre convinzioni fondanti la fede in Cristo possono essere sempre comunicata agli altri con  nuove analogie . Perciò la modestia e la prudenza sono le qualità migliori per avvicinarsi alla verità piena e completa. Anche Karl Barth considerava Maria “modello e paradigma di tutti i cristiani chiamati a credere, e perciò ad ubbidire, e perciò a servire”.
Nel precedente documento  Autorità magisteriale e infallibilità nella Chiesa. Dichiarazioni comune e riflessioni  (1978) si soffermano sul dogma conciliare dell’infallibilità (1870) sul dogma dell’immacolata concezione (1854) e su quello dell’assunzione (1950). In quale misura la loro mancata accettazione impedisce  la comunione e l’unità?
Il culto ai santi e a Maria  toglie qualcosa all’onore e alla fiducia da accordarsi a Gesù il Cristo, il mediatore unico della salvezza?
Genere letterario, ecclesialità e contesto Dialogo teologico: tesi dottrinale nata in un contesto orante Fin dal 1965 il dialogo teologico fra luterani e i cattolici romani negli Stati uniti si è interessato ai punti della dottrina che hanno unito  o separato le rispettive Chiese a partire dal XVI secolo.
Scopo, motivazione e destinazione Lo scopo del dialogo ecumenico non è quello di eliminare tutte le divergenze, ma di fare in modo che quelle che rimangono non siano in contrasto con  un consenso di base nella fede apostolica  e quindi siano legittime  o almeno tollerabili  (EO 4/90, 1156-1157)
Nel XVI secolo luterani e cattolici discutevano fra loro se la venerazione e l’invocazione a Maria e agli altri santi del cielo togliessero qualcosa alla fede, alla fiducia e alla speranza che vanno poste nell’unico mediatore, Cristo. Oggi il problema è ancora vivo (EO 4/39, 1131)
Una sola fonte il Padre per il Figlio nello Spirito, a cui è passaggio obbligato la testimonianza della tradizione apostolica raccolta in una scrittura aperta nello Spirito al suo  sensus plenior  che accade in  Ecclesia  nel frattempo della storia  (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 300-301)
Criteri ermeneutici Questo documento va letto alla luce di  Giustificazione per fede  (1983). L’assunzione comune dell’articolo di fede della giustificazione come criterio di autenticità e di legittimazione di ogni dottrina e pratica ecclesiale. “ Tutta la nostra speranza di giustificazione e di salvezza si fonda su Gesù Cristo e sul suo Vangelo…” così che “noi poniamo la nostra fiducia ultima unicamente nella promessa di Dio e nella sua opera salvifica in Cristo” (EO 4/4157)
Nella luce dell’unica mediazione di Cristo, che fu denominata il “correlativo” del principio della giustificazione a mezzo della fede (n. 117). L’unica mediazione diventa così il correlativo del principio cardine della giustificazione: sta cioè con esso in rapporto di reciprocità, di interdipendenza. Le due Chiese su questo hanno un accordo sostanziale.
Questo è un principio interpretativo di tutto il cristianesimo, tale da divenire criterio critico di autenticità della fede, della celebrazione, dell’annuncio, della prassi e dell’organizzazione ecclesiali. Il problema consiste nel  modo come si afferma il ruolo di Cristo  quale mediatore unico cosicchè tutte le “mediazioni” nella Chiesa non solo non lo sminuiscano, ma lo facciano conoscere e lo esaltino. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)
Nel dibattito del XVI secolo i santi e le invocazioni a loro erano istanza che dividevano molto le chiese. Bisogna vagliare bene la differenza di prassi, indice di un’imperfetta convergenza sull’uso di  un principio ermeneutico condiviso : l’invocazione dei santi e di Maria e la loro intercessione, sminuisce come sostengono i luterani o fa conoscere ed esalta  l’unico ruolo di Cristo  come sostengono i cattolici? (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)
Non si tratta di imporre la propria  lectio  all’altro, ma di imparare a partire dal rispetto dei  rispettivi orizzonti e delle rispettive accentuazioni teologiche, a prendere in seria considerazione che vi possono essere differenze complementari e reciproche, non necessariamente motivo di divisione.
Quando Lutero nel 1517 chiese che si tenesse una discussione accademica sull’uso delle indulgenze e il loro rapporto con il sacramento della penitenza, il culto dei santi e di Maria ne divenne un argomento correlato  (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 306) ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Si può credere che la Chiesa sia la mediatrice del perdono di Dio, sia per il peccato che per le sue conseguenze? Questo era il punto del disaccordo  Non possumus  fu la risposta di Lutero a Tommaso de Vio, il Caietano (Clemente VI  Unigenitus). La retta amministrazione dei sacramenti  necessitava di una ragione ed evidenza a Cristo senza un’accentuazione indebita del ruolo della Chiesa. Come esprimere il rapporto tra Cristo unico salvatore e la Chiesa luogo di trasmissione di tale salvezza? In termini di mediazione, in termini di testimonianza? (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 308)
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Lutero  negli  Articoli di Smalcalda (AS) 1537  scrive: E benchè gli angeli in cielo preghino per noi (come pure fa Cristo stesso) e così anche i santi sulla terra o forse anche in cielo, non ne consegue affatto che dobbiamo invocare e adorare gli angeli e i santi, offrire sacrifici, fondare chiese, altari e culti per loro e servirli in tanti altri modi e attribuendo a loro aiuti di ogni tipo, assegnandone a ciascuno uno particolare, come insegnano e fanno i papisti. Questa infatti è idolatria e tale onore spetta solo a Dio (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)
Il fatto che i luterani non invocano Maria e i santi esprime una posizione che riflette ed esprime una struttura di pensiero a monte. Dal punto di vista luterano il punto nodale è la natura stessa della mediazione di Cristo. Cristo stesso è la mediazione, egli è l’unico che la svolge, perciò è necessario coniugare il mediatore di salvezza e la salvezza stessa. Non solo annuncia  (dicit)  e manifesta  (significat)  ma è  (est)  il perdono di Dio, la parola di Dio e la vita eterna di Dio, in breve la giustificazione, la santificazione e la risurrezione dell’uomo. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 323)
È quindi evidente che il fatto che Cristo sia l’unico mediatore non esclude, anzi provoca  un’ulteriore mediazione  intesa come trasmissione  attraverso la Parola e il sacramento  ( EO 4/45, 1135 ) “ Ciò che conta è divenire in Cristo una nuova creatura”. La santità è simultaneamente dono di Dio e modo di vivere secondo la volontà di Dio, è  donus  per un  munus , una grazia per un compito. Cristo è il nostro merito e il nostro vanto presso Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 324-326)
Non escludono l’ammissione che Maria è viva e prega per noi e che noi possiamo entrare in dialogo con i santi. Anche se rimane viva la domanda del che cosa i loro meriti, la loro intercessione e la loro invocazione aggiungono a quelli di Cristo. I luterani hanno un animo essenziale e sfrondato degli abusi della vita devozionale nella chiesa. Solo Cristo è il Risorto in pienezza, solo Cristo è mediatore-intercessore, solo Cristo è da invocare. Comunque non misconoscono la  Communio Sanctorum:  sono segni della misericordia di Dio di cui ringraziare e compagni da imitare. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 327)
Volendo usare il linguaggio della cooperazione di Maria  alla salvezza, come dei santi, diciamo che essa non può essere proposta né in termini di merito, né in termini di avvocata invocata e neppure in termini di mediatrice di grazie. Maria edifica la Chiesa in termini di esemplarità, di esempio da imitare e di libera intercessione. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)
L’opera di un gruppo di teologi che parlano alla Dieta di Augusta a proprio nome. Citano Agostino: i cristiani celebrano con riti religiosi la memoria dei martiri al fine di imitarli e di essere associati ai loro meriti ed essere aiutati dalle loro preghiere. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)
Gli angeli pregano per noi  (Zc 1,12ss; Gb 33,23ss; Ap 5,8; 8,3) .  Se lo fanno gli angeli perché negare che lo fanno anche i santi? I santi in cielo sono membra di Cristo  (1 Cor 12,12,27; Ef 5,3);  le loro volontà sono conformi alla sua; vedono che il loro capo prega per noi; come dubitare che essi non facciano ciò che vedono fare a Cristo? Anche i defunti graditi a Dio continuano a intercedere  ( Bar 3,4; Zc 1,12; Gb 33,23; 2 Mc 15,12-14; Ap 5,8; 8,3) (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 329)
Decreto sull’invocazione, la venerazione e le reliquie dei santi e sulle immagini sacre (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 331)
È  necessario partire dalla categoria del mistero per dialogare su articoli dottrinali controversi che necessitano di ulteriori spiegazioni. Articoli mai affrontati isolatamente, ma sempre inseriti nell’ampio scenario del piano di Dio portato a compimento nel Signore (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 334)
“ Tutto ciò che ha fatto come mediatore è accaduto perché Dio ha scelto fin dall’eternità di  amare il genere umano  e di salvarlo solo in Gesù” ( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)
“ Egli è chiamato  unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito possono esistere se non per mezzo di lui e meritate da lui”. ( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)
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Dopo aver introdotto le analogie del sacerdozio di Cristo e della bontà di Dio, il concilio passa alla loro applicazione: “Così pure l’unica mediazione del redentore non esclude anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione  (cooperationem)  che è partecipazione  (partecipatam ) dell’unica fonte  (ex unico fonte)”.  Come il sacerdozio di Cristo è partecipato e la bontà di Dio è realmente diffusa, così la mediazione di Cristo genera una cooperazione derivata negli altri. ( LG 61 EV 1/435; EO 4/57, 1142)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 336)
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Pertanto la cooperazione, derivata-dipendente-asimmetrica-partecipata, è la via scelta dal Mediatore unico per far essere nel tempo e nello spazio la salvezza di Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)
Il Nuovo testamento loda coloro che chiedono in favore di altri uomini  (EO 4/67).  I discepoli del cielo danno continuità ad una prassi iniziata in terra ad imitazione del loro Signore, l’Intercessore che risorto continua ad intercedere.  IL NT è testimone di una preghiera a favore che non esclude nessuno: i nemici (Mt 5,44; Lc 6,28) tutti gli uomini (1 Tm 2,1-2), le Chiese e i cristiani (Rm 1,9-10;15,30; 2 Cor 9,14; 13,7.9; Ef  1,6; 6,18; Fil 1,4.9.19; Col 4,3; Gc 5,16). (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)
La morte non è abbastanza forte per impedire a coloro che sono uniti a Cristo di continuare a pregare per gli altri che sono ancora  in via  e questi di rivolgersi a loro per impetrare proprio questa preghiera. (EO 4/66; cf. Rm 15,30-32; 2 Cor 1,11; Col 4,3; Gc 5,16; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)
I santi del cielo e Maria sono con Cristo. Viventi con il Vivente.  Un essere con  nella continuità di una forma discepolare tradotta in cristiformità, in imitazione.  L’essere con  ( Fil 1,23; Lc 23, 42-43) si traduce in un  fare come ( Eb 7,25;Rm 8,34) assieme a lui e in piena consonanza con la sua volontà. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).
Di  fatto cattiva dottrina e abusi devozionali, legati anche a peculiari situazioni geografiche e culturali, richiedono una costante vigilanza “critica della mediazione derivata”. Correggere chi ha la sottile pretesa di ottenere ciò che chiede per i meriti dei santi e chi teme di rivolgersi a Cristo… ( EO 4/63; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti” è riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”. É importante oggi “riconoscere che la sinfonia della fede esige questi tipi di dissonanze? L’unisono le farebbe scomparire. La disunione fa di esse delle discordanze. L’unità le renderebbe armoniose”.
Come abbiamo appreso dalla  Dichiarazione congiunta  e dal  Consenso sulla dottrina della giustificazione  “al di là delle forme confessionali delle varie dichiarazioni di fede v’è un saldo fondamento comune che deve essere riportato alla ribalta per stimolare ulteriori studi e approfondimenti”. La rilevazione di un consenso tra luterani e  cattolici su verità fondamentali della dottrina della giustificazione rende “accettabili le differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli sviluppi teologici e le accentuazioni particolari” .
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Il testo di  mariologia ecumenica  redatto dal gruppo di Dombes, “ha inteso favorire un confronto sereno e competente, teso a superare col tempo le divisioni esistenti specialmente tra cattolici e protestanti”. Per far ciò il Gruppo di  Dombes  ha usato un metodo che “ingloba l’ hic et nunc,  l’ ante  e il  post.  Si parte dalla domanda del presente, si riscende nel passato, con uno sguardo attento alle lezioni della storia e alla Scrittura, e si risale, ricchi di esperienza e di saggezza propositive nell’oggi”.
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Maria “non fu all’origine delle nostre divisioni confessionali” perciò non possiamo dimenticare come “nella Vergine tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende”. Questo è il cuore di una teologia mariana ecumenicamente intesa e condotta. Infatti “le affermazioni riguardanti l’esistenza della Vergine – dal suo inizio alla sua fine - devono essere sempre ordinate all’intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha portato”.
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Dobbiamo anche ricordare che è primariamente la preghiera comune continua ed incessante ( 1 Ts  5,17) quella che ci aiuta nell’opera di ricomposizione dell’unità tra i cristiani anche verso la Madre del Signore. “ L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente.  Solo Dio potrà farlo!”
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Comunque “l’esigenza prioritaria per tutte le chiese rimane sempre la conversione non gli uni verso gli altri, ma di tutti verso il Signore”
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  La preghiera e il lavoro durato cinque anni tra i teologi protestanti e cattolici del gruppo di  Dombes  ha inteso tra l’altro di cercare e trovare “un nuovo sguardo sulle divergenze che permangono, in particolare sulla dogmatizzazione del posto di Maria nell’opera della salvezza”.
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Secondo i protestanti i dogmi dell’Immacolata concezione (1854) e dell’ Assunzione anima e corpo (1950) riguardanti la  Dei genetrix  “non aiutano a comprendere meglio l’essenziale della fede e danno spesso luogo ad una devozione priva di legame diretto con l’evangelo”.
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Come trovare equilibrio ed armonia tra il riservato silenzio autocensurante protestante e le esagerazioni sentimentali e malsane dei cattolici ?
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  Proprio guardando alle lezioni della storia in relazione al culto mariano, il Concilio ecumenico Vaticano II ha esortato caldamente i teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da ogni ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”.
La  “ qualit à  eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1]   è  riconosciuta anche dal Gruppo di  Dombes . La necessit à  di ritrovare insieme  “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2]  si basa su  “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] .  “ Queste due affermazioni mariane (Immacolata e Assunta) costituiscono oggi uno dei capitoli del contenzioso ecumenico e (…) il loro contenuto, le loro formule e il loro fondamento suscitano seri dibattiti”
Mons. George Carey, anglicano e mons.  Edward I. Cassidy, cattolico a Mississauga (Canada) nel 2000 domandarono all’ARCIC un apposito studio su Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa.
Molto più vasto è il retroterra esplicito di questo documento congiunto che non è ancora una dichiarazione autoritativa tra la Comunione anglicana  e la Chiesa cattolica-romana.
L’irreversibilità dell’ecumenismo è oggi rafforzata da una metodologia robusta che favorisce sia il confronto sia le convergenze. Infatti la correttezza metodologica scelta, accettata e condivisa insieme alla pluralità di ermeneutiche utilizzate hanno permesso di riscoprire la figura di Maria “sia come modello tipo della Chiesa, sia come discepola che gode di un posto speciale nell’economia della salvezza”.
Oggi viviamo tempi in cui è evidente la necessità di riprendere il tema mariano nel dialogo ecumenico “per un pieno annuncio della parola di Dio della scrittura”. Esistono molte precomprensioni tra cattolici e luterani “assai spesso più ancorate nell’ambito delle emozioni e delle tradizioni confessionali” più che per questioni di natura teologica.
I cristiani delle varie confessioni debbono “rispettarsi e comprendersi reciprocamente nelle loro motivazioni, intenzioni e condizionamenti storici” e nello stesso tempo devono “dimostrare il coraggio e la libertà di superare tutte quelle barriere che non hanno alla base ragioni di fede”
Se i dialoghi ecumenici degli anni ottanta hanno  iniziato a parlare di una “diversità riconciliata” attraverso il “consenso differenziato”   il Gruppo di Dombes è stato più audace sapendo “distinguere tra ciò che la fede richiede e ciò che la devozione permette”. Questo stile ha permesso di superare le paure e le preoccupazioni reciproche.
Differenziare il consenso, anche se rispetta le sensibilità e le diversità culturali, ci appare non come una conquista ma come un passaggio intermedio verso una adesione totale e fiduciosa alla Parola di Dio nella storia. Un adesione fondamentalmente aperta ai cambiamenti ma fortemente ancorata nelle tradizioni condivise e viventi. “La dottrina cattolica non  trascura ciò che la teologia protestante sottolinea (…) né insiste su ciò che la teologia protestante teme”
L’ARCIC II ha ancor di più affinato la prospettiva dialogica ecumenica: “il nuovo documento trova un  accordo fondamentale  fra le nostre due comunioni nell’onorare Maria e nella convinzione che ella prega per l’intera Chiesa, alla quale è inseparabilmente legata”.  Di fatto l’ habitat  favorevole dell’ARCIC si fonda sin dal principio su “una relazione ecumenica amichevole, dialogica, rigorosa, onesta e reciprocamente arricchente”.
La dottrina riguardo a Maria , da parte degli anglicani e dei cattolici, non è più un ostacolo nel cammino verso la  koinonia  visibile anche se non tutti i nodi possono ritenersi sciolti”. I redattori di  Maria: grazia e speranza in Cristo  hanno compiuto uno sforzo generoso e serio per utilizzare nuove prospettive concernenti il posto di Maria “nella storia della salvezza e nella vita della chiesa”.
La scelta della traiettoria della grazia e della speranza ha permesso di superare le controversie del passato e di esprimere la fede in modo attuale e convincente . In  special modo la nozione di analogia ha permesso di riconsiderare il sesto articolo  della confessione di fede delle chiese anglicane-episcopali.  La ri-ricezione condivisa della concezione anglicana del XV secolo per cui “tutto ciò che è rivelato deve essere contenuto materialmente nelle Scritture” ha mirato “all’intera gamma delle possibili letture di un testo, e in specie alle sue dimensioni narrative, retoriche e sociologiche”.
La comune “riscoperta gioiosa ed emozionante della figura di Maria” nel contesto di tutto il Nuovo Testamento sullo sfondo del’Antico e alla luce della tradizione ha reso possibile un’ermeneutica biblica ecumenica. Essa ha potuto intuire ed accettare una prospettiva escatologica attraverso gli occhi di Paolo (Rm 8,30): “in tal modo vediamo l’economia della grazia nella storia a partire dalla fine, dal suo compimento in Cristo”.
Il senso teologico e culturale della dichiarazione è “una ri-proposizione in un contesto di ri-recezione ecumenica della figura di Maria e della riflessione su di lei”. Come retroterra la condivisa riflessione sulla grazia dono di Dio capace di suscitare la fede quale “risposta veramente umana e personale” che ci permette di “corrispondere all’amore di Dio” e di conformarci all’immagine di Cristo, cioè di salvarci. “In tale contesto, il  fiat  di Maria può essere visto come l’esempio supremo dell’« Amen» di un credente in risposta al «sì» di Dio”.
I credenti  in Cristo riconoscono alla  Theotokos  un ministero permanente : essi credono che Maria “veramente vive in Cristo” ed esercita un ministero proprio di assistenza attraverso la sua attiva preghiera. Molti provano per lei “un senso di empatia e di solidarietà” e “possono giungere a vedere in Maria la madre della nuova umanità, attiva nel suo ministero di orientare tutti a Cristo, in vista del bene di tutti i viventi”.
Maria “segno di speranza per tutta l’umanità” “è già una nuova creazione”. Ma ancora di più lei è il “prototipo della speranza della grazia per tutta l’umanità” “figura della tenerezza e della compassione”. “In lei la creazione graziata” permette di “comprendere Maria come il più pieno esempio umano della vita della grazia”.
 
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La fede cristiana luterana ammette il fedele che coopera con Dio: “quando obbedisce all’ordine del Cristo risorto di servire come suo ambasciatore e di dichiarare che egli è il Signore. In altre parole si «coopera» con Dio quando si vive e si agisce credendo che Cristo è l’unico mediatore e confidando che siamo salvati,  sola fide, sola gratia” ..  Ambasciatori di Cristo: l’unico Mediatore che salva i viventi. Questa visione fortemente cristocentrica è giusta e certamente condivisibile dai cattolici.
 
 

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Maria nel dialogo ecumenico occidentale

  • 1. a cura di Paola Barigelli-Calcari
  • 2.
  • 3.  
  • 4.  
  • 5. Il “sacro obbligo” di un ecumenismo della verità e della carità raggiunge un risultato significativo specialmente nella rinnovata fraternità in Cristo e nell’apprezzamento reciproco nel cammino verso la piena unità . Anche le dichiarazioni magisteriali dogmatiche possono essere espresse diversamente. Aldilà delle dichiarazioni comuni ciò che veramente conta è “ la metanoia continua e convinta”.
  • 6. La divisione può essere anche feconda, può portare ad una ricchezza maggiore della fede e in tal modo preparare l’una molteplice chiesa, che noi non ci sappiamo ancora immaginare, ma nella quale nulla sarà perduto di ciò che di positivo è cresciuto nella storia, dappertutto nel mondo. Forse abbiamo bisogno di separazioni per arrivare a tutta la pienezza che il Signore aspe tta.
  • 7.
  • 8.
  • 9. “ Ciascuno deve dunque convertirsi più radicalmente al Vangelo e, senza mai perdere di vista il disegno di Dio, deve mutare il suo sguardo. Con l'ecumenismo la contemplazione delle meraviglie di Dio ( mirabilia Dei ) si è arricchita di nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario suscita l'azione di grazie: la percezione che lo Spirito agisce nelle altre Comunità cristiane, la scoperta di esempi di santità, l'esperienza delle ricchezze illimitate della comunione dei santi, il contatto con aspetti insospettabili dell'impegno cristiano”.
  • 10. “ Rinnovamento e conversione, sincerità e coerenza evangelica, intensità di preghiera, franchezza di dialogo, collaborazione fraterna” sono gli eventi spirituali che tutti i cristiani devono vivere per arrivare alla “piena comunione nella verità e nella carità”.
  • 11. “ Il dialogo, il confronto, fatto di studio serio e scevro da precomprensioni, deve portare la comunità alla profonda conversione del cuore; alla purificazione degli occhi; al dare spazio e primato assiologico alla Parola rivelata, finalmente liberata dai legacci confessionalistici; a collocare Maria “in” Cristo, nell’alveo trinitario, nella comunione dei santi ; a possedere una reciproca comprensione sia sul piano dottrinale sia su quello cultuale, che implica accettare l’esistenza di diverse tradizioni ecclesiali e di sensibilità cultuali diverse; alla partecipazione assidua, paziente, costruttiva e cordiale agli sforzi interconfessionali; all’impegno della preghiera con Cristo e per Cristo, per la Chiesa una ”.
  • 12. Forse oggi siamo distanti dal clima culturale del XVI secolo. Ma se ripensiamo al sincero desiderio di riforma di Martin Lutero e Melantone nella Confessione augustana, nella Apologia della Confessione augustana e alla pungente confutazione della CA da parte dei cattolici, dobbiamo riflettere sull’importanza del linguaggio. Possiamo sostenere che la teologia mariana nei nostri giorni testimonia il “passaggio dall’occultamento al risveglio e dal risveglio all’accoglienza”. Sempre più si prende coscienza che Maria, madre, discepola e serva del Signore, è patrimonio comune, uno dei “valori” della fede cristiana, uno dei precipui “beni” spirituali che la carità del Maestro ha legato alla comunità dei “suoi”.
  • 13. Le nostre convinzioni fondanti la fede in Cristo possono essere sempre comunicata agli altri con nuove analogie . Perciò la modestia e la prudenza sono le qualità migliori per avvicinarsi alla verità piena e completa. Anche Karl Barth considerava Maria “modello e paradigma di tutti i cristiani chiamati a credere, e perciò ad ubbidire, e perciò a servire”.
  • 14. Nel precedente documento Autorità magisteriale e infallibilità nella Chiesa. Dichiarazioni comune e riflessioni (1978) si soffermano sul dogma conciliare dell’infallibilità (1870) sul dogma dell’immacolata concezione (1854) e su quello dell’assunzione (1950). In quale misura la loro mancata accettazione impedisce la comunione e l’unità?
  • 15. Il culto ai santi e a Maria toglie qualcosa all’onore e alla fiducia da accordarsi a Gesù il Cristo, il mediatore unico della salvezza?
  • 16. Genere letterario, ecclesialità e contesto Dialogo teologico: tesi dottrinale nata in un contesto orante Fin dal 1965 il dialogo teologico fra luterani e i cattolici romani negli Stati uniti si è interessato ai punti della dottrina che hanno unito o separato le rispettive Chiese a partire dal XVI secolo.
  • 17. Scopo, motivazione e destinazione Lo scopo del dialogo ecumenico non è quello di eliminare tutte le divergenze, ma di fare in modo che quelle che rimangono non siano in contrasto con un consenso di base nella fede apostolica e quindi siano legittime o almeno tollerabili (EO 4/90, 1156-1157)
  • 18. Nel XVI secolo luterani e cattolici discutevano fra loro se la venerazione e l’invocazione a Maria e agli altri santi del cielo togliessero qualcosa alla fede, alla fiducia e alla speranza che vanno poste nell’unico mediatore, Cristo. Oggi il problema è ancora vivo (EO 4/39, 1131)
  • 19. Una sola fonte il Padre per il Figlio nello Spirito, a cui è passaggio obbligato la testimonianza della tradizione apostolica raccolta in una scrittura aperta nello Spirito al suo sensus plenior che accade in Ecclesia nel frattempo della storia (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 300-301)
  • 20. Criteri ermeneutici Questo documento va letto alla luce di Giustificazione per fede (1983). L’assunzione comune dell’articolo di fede della giustificazione come criterio di autenticità e di legittimazione di ogni dottrina e pratica ecclesiale. “ Tutta la nostra speranza di giustificazione e di salvezza si fonda su Gesù Cristo e sul suo Vangelo…” così che “noi poniamo la nostra fiducia ultima unicamente nella promessa di Dio e nella sua opera salvifica in Cristo” (EO 4/4157)
  • 21. Nella luce dell’unica mediazione di Cristo, che fu denominata il “correlativo” del principio della giustificazione a mezzo della fede (n. 117). L’unica mediazione diventa così il correlativo del principio cardine della giustificazione: sta cioè con esso in rapporto di reciprocità, di interdipendenza. Le due Chiese su questo hanno un accordo sostanziale.
  • 22. Questo è un principio interpretativo di tutto il cristianesimo, tale da divenire criterio critico di autenticità della fede, della celebrazione, dell’annuncio, della prassi e dell’organizzazione ecclesiali. Il problema consiste nel modo come si afferma il ruolo di Cristo quale mediatore unico cosicchè tutte le “mediazioni” nella Chiesa non solo non lo sminuiscano, ma lo facciano conoscere e lo esaltino. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)
  • 23. Nel dibattito del XVI secolo i santi e le invocazioni a loro erano istanza che dividevano molto le chiese. Bisogna vagliare bene la differenza di prassi, indice di un’imperfetta convergenza sull’uso di un principio ermeneutico condiviso : l’invocazione dei santi e di Maria e la loro intercessione, sminuisce come sostengono i luterani o fa conoscere ed esalta l’unico ruolo di Cristo come sostengono i cattolici? (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)
  • 24. Non si tratta di imporre la propria lectio all’altro, ma di imparare a partire dal rispetto dei rispettivi orizzonti e delle rispettive accentuazioni teologiche, a prendere in seria considerazione che vi possono essere differenze complementari e reciproche, non necessariamente motivo di divisione.
  • 25.
  • 26. Si può credere che la Chiesa sia la mediatrice del perdono di Dio, sia per il peccato che per le sue conseguenze? Questo era il punto del disaccordo Non possumus fu la risposta di Lutero a Tommaso de Vio, il Caietano (Clemente VI Unigenitus). La retta amministrazione dei sacramenti necessitava di una ragione ed evidenza a Cristo senza un’accentuazione indebita del ruolo della Chiesa. Come esprimere il rapporto tra Cristo unico salvatore e la Chiesa luogo di trasmissione di tale salvezza? In termini di mediazione, in termini di testimonianza? (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 308)
  • 27.
  • 28.
  • 29. Lutero negli Articoli di Smalcalda (AS) 1537 scrive: E benchè gli angeli in cielo preghino per noi (come pure fa Cristo stesso) e così anche i santi sulla terra o forse anche in cielo, non ne consegue affatto che dobbiamo invocare e adorare gli angeli e i santi, offrire sacrifici, fondare chiese, altari e culti per loro e servirli in tanti altri modi e attribuendo a loro aiuti di ogni tipo, assegnandone a ciascuno uno particolare, come insegnano e fanno i papisti. Questa infatti è idolatria e tale onore spetta solo a Dio (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)
  • 30. Il fatto che i luterani non invocano Maria e i santi esprime una posizione che riflette ed esprime una struttura di pensiero a monte. Dal punto di vista luterano il punto nodale è la natura stessa della mediazione di Cristo. Cristo stesso è la mediazione, egli è l’unico che la svolge, perciò è necessario coniugare il mediatore di salvezza e la salvezza stessa. Non solo annuncia (dicit) e manifesta (significat) ma è (est) il perdono di Dio, la parola di Dio e la vita eterna di Dio, in breve la giustificazione, la santificazione e la risurrezione dell’uomo. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 323)
  • 31. È quindi evidente che il fatto che Cristo sia l’unico mediatore non esclude, anzi provoca un’ulteriore mediazione intesa come trasmissione attraverso la Parola e il sacramento ( EO 4/45, 1135 ) “ Ciò che conta è divenire in Cristo una nuova creatura”. La santità è simultaneamente dono di Dio e modo di vivere secondo la volontà di Dio, è donus per un munus , una grazia per un compito. Cristo è il nostro merito e il nostro vanto presso Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 324-326)
  • 32. Non escludono l’ammissione che Maria è viva e prega per noi e che noi possiamo entrare in dialogo con i santi. Anche se rimane viva la domanda del che cosa i loro meriti, la loro intercessione e la loro invocazione aggiungono a quelli di Cristo. I luterani hanno un animo essenziale e sfrondato degli abusi della vita devozionale nella chiesa. Solo Cristo è il Risorto in pienezza, solo Cristo è mediatore-intercessore, solo Cristo è da invocare. Comunque non misconoscono la Communio Sanctorum: sono segni della misericordia di Dio di cui ringraziare e compagni da imitare. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 327)
  • 33. Volendo usare il linguaggio della cooperazione di Maria alla salvezza, come dei santi, diciamo che essa non può essere proposta né in termini di merito, né in termini di avvocata invocata e neppure in termini di mediatrice di grazie. Maria edifica la Chiesa in termini di esemplarità, di esempio da imitare e di libera intercessione. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)
  • 34. L’opera di un gruppo di teologi che parlano alla Dieta di Augusta a proprio nome. Citano Agostino: i cristiani celebrano con riti religiosi la memoria dei martiri al fine di imitarli e di essere associati ai loro meriti ed essere aiutati dalle loro preghiere. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)
  • 35. Gli angeli pregano per noi (Zc 1,12ss; Gb 33,23ss; Ap 5,8; 8,3) . Se lo fanno gli angeli perché negare che lo fanno anche i santi? I santi in cielo sono membra di Cristo (1 Cor 12,12,27; Ef 5,3); le loro volontà sono conformi alla sua; vedono che il loro capo prega per noi; come dubitare che essi non facciano ciò che vedono fare a Cristo? Anche i defunti graditi a Dio continuano a intercedere ( Bar 3,4; Zc 1,12; Gb 33,23; 2 Mc 15,12-14; Ap 5,8; 8,3) (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 329)
  • 36. Decreto sull’invocazione, la venerazione e le reliquie dei santi e sulle immagini sacre (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 331)
  • 37. È necessario partire dalla categoria del mistero per dialogare su articoli dottrinali controversi che necessitano di ulteriori spiegazioni. Articoli mai affrontati isolatamente, ma sempre inseriti nell’ampio scenario del piano di Dio portato a compimento nel Signore (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 334)
  • 38. “ Tutto ciò che ha fatto come mediatore è accaduto perché Dio ha scelto fin dall’eternità di amare il genere umano e di salvarlo solo in Gesù” ( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)
  • 39. “ Egli è chiamato unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito possono esistere se non per mezzo di lui e meritate da lui”. ( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)
  • 40.
  • 41. Dopo aver introdotto le analogie del sacerdozio di Cristo e della bontà di Dio, il concilio passa alla loro applicazione: “Così pure l’unica mediazione del redentore non esclude anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione (cooperationem) che è partecipazione (partecipatam ) dell’unica fonte (ex unico fonte)”. Come il sacerdozio di Cristo è partecipato e la bontà di Dio è realmente diffusa, così la mediazione di Cristo genera una cooperazione derivata negli altri. ( LG 61 EV 1/435; EO 4/57, 1142)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 336)
  • 42.
  • 43.
  • 44. Pertanto la cooperazione, derivata-dipendente-asimmetrica-partecipata, è la via scelta dal Mediatore unico per far essere nel tempo e nello spazio la salvezza di Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)
  • 45. Il Nuovo testamento loda coloro che chiedono in favore di altri uomini (EO 4/67). I discepoli del cielo danno continuità ad una prassi iniziata in terra ad imitazione del loro Signore, l’Intercessore che risorto continua ad intercedere. IL NT è testimone di una preghiera a favore che non esclude nessuno: i nemici (Mt 5,44; Lc 6,28) tutti gli uomini (1 Tm 2,1-2), le Chiese e i cristiani (Rm 1,9-10;15,30; 2 Cor 9,14; 13,7.9; Ef 1,6; 6,18; Fil 1,4.9.19; Col 4,3; Gc 5,16). (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)
  • 46. La morte non è abbastanza forte per impedire a coloro che sono uniti a Cristo di continuare a pregare per gli altri che sono ancora in via e questi di rivolgersi a loro per impetrare proprio questa preghiera. (EO 4/66; cf. Rm 15,30-32; 2 Cor 1,11; Col 4,3; Gc 5,16; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)
  • 47. I santi del cielo e Maria sono con Cristo. Viventi con il Vivente. Un essere con nella continuità di una forma discepolare tradotta in cristiformità, in imitazione. L’essere con ( Fil 1,23; Lc 23, 42-43) si traduce in un fare come ( Eb 7,25;Rm 8,34) assieme a lui e in piena consonanza con la sua volontà. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).
  • 48. Di fatto cattiva dottrina e abusi devozionali, legati anche a peculiari situazioni geografiche e culturali, richiedono una costante vigilanza “critica della mediazione derivata”. Correggere chi ha la sottile pretesa di ottenere ciò che chiede per i meriti dei santi e chi teme di rivolgersi a Cristo… ( EO 4/63; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).
  • 49. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti” è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”. É importante oggi “riconoscere che la sinfonia della fede esige questi tipi di dissonanze? L’unisono le farebbe scomparire. La disunione fa di esse delle discordanze. L’unità le renderebbe armoniose”.
  • 50. Come abbiamo appreso dalla Dichiarazione congiunta e dal Consenso sulla dottrina della giustificazione “al di là delle forme confessionali delle varie dichiarazioni di fede v’è un saldo fondamento comune che deve essere riportato alla ribalta per stimolare ulteriori studi e approfondimenti”. La rilevazione di un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali della dottrina della giustificazione rende “accettabili le differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli sviluppi teologici e le accentuazioni particolari” .
  • 51. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Il testo di mariologia ecumenica redatto dal gruppo di Dombes, “ha inteso favorire un confronto sereno e competente, teso a superare col tempo le divisioni esistenti specialmente tra cattolici e protestanti”. Per far ciò il Gruppo di Dombes ha usato un metodo che “ingloba l’ hic et nunc, l’ ante e il post. Si parte dalla domanda del presente, si riscende nel passato, con uno sguardo attento alle lezioni della storia e alla Scrittura, e si risale, ricchi di esperienza e di saggezza propositive nell’oggi”.
  • 52. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Maria “non fu all’origine delle nostre divisioni confessionali” perciò non possiamo dimenticare come “nella Vergine tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende”. Questo è il cuore di una teologia mariana ecumenicamente intesa e condotta. Infatti “le affermazioni riguardanti l’esistenza della Vergine – dal suo inizio alla sua fine - devono essere sempre ordinate all’intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha portato”.
  • 53. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Dobbiamo anche ricordare che è primariamente la preghiera comune continua ed incessante ( 1 Ts 5,17) quella che ci aiuta nell’opera di ricomposizione dell’unità tra i cristiani anche verso la Madre del Signore. “ L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente. Solo Dio potrà farlo!”
  • 54. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Comunque “l’esigenza prioritaria per tutte le chiese rimane sempre la conversione non gli uni verso gli altri, ma di tutti verso il Signore”
  • 55. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . La preghiera e il lavoro durato cinque anni tra i teologi protestanti e cattolici del gruppo di Dombes ha inteso tra l’altro di cercare e trovare “un nuovo sguardo sulle divergenze che permangono, in particolare sulla dogmatizzazione del posto di Maria nell’opera della salvezza”.
  • 56. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Secondo i protestanti i dogmi dell’Immacolata concezione (1854) e dell’ Assunzione anima e corpo (1950) riguardanti la Dei genetrix “non aiutano a comprendere meglio l’essenziale della fede e danno spesso luogo ad una devozione priva di legame diretto con l’evangelo”.
  • 57. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Come trovare equilibrio ed armonia tra il riservato silenzio autocensurante protestante e le esagerazioni sentimentali e malsane dei cattolici ?
  • 58. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . Proprio guardando alle lezioni della storia in relazione al culto mariano, il Concilio ecumenico Vaticano II ha esortato caldamente i teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da ogni ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”.
  • 59. La “ qualit à eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti ” [1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes . La necessit à di ritrovare insieme “ un ’ autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa ” [2] si basa su “ un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale ” [3] . “ Queste due affermazioni mariane (Immacolata e Assunta) costituiscono oggi uno dei capitoli del contenzioso ecumenico e (…) il loro contenuto, le loro formule e il loro fondamento suscitano seri dibattiti”
  • 60. Mons. George Carey, anglicano e mons. Edward I. Cassidy, cattolico a Mississauga (Canada) nel 2000 domandarono all’ARCIC un apposito studio su Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa.
  • 61. Molto più vasto è il retroterra esplicito di questo documento congiunto che non è ancora una dichiarazione autoritativa tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica-romana.
  • 62. L’irreversibilità dell’ecumenismo è oggi rafforzata da una metodologia robusta che favorisce sia il confronto sia le convergenze. Infatti la correttezza metodologica scelta, accettata e condivisa insieme alla pluralità di ermeneutiche utilizzate hanno permesso di riscoprire la figura di Maria “sia come modello tipo della Chiesa, sia come discepola che gode di un posto speciale nell’economia della salvezza”.
  • 63. Oggi viviamo tempi in cui è evidente la necessità di riprendere il tema mariano nel dialogo ecumenico “per un pieno annuncio della parola di Dio della scrittura”. Esistono molte precomprensioni tra cattolici e luterani “assai spesso più ancorate nell’ambito delle emozioni e delle tradizioni confessionali” più che per questioni di natura teologica.
  • 64. I cristiani delle varie confessioni debbono “rispettarsi e comprendersi reciprocamente nelle loro motivazioni, intenzioni e condizionamenti storici” e nello stesso tempo devono “dimostrare il coraggio e la libertà di superare tutte quelle barriere che non hanno alla base ragioni di fede”
  • 65. Se i dialoghi ecumenici degli anni ottanta hanno iniziato a parlare di una “diversità riconciliata” attraverso il “consenso differenziato” il Gruppo di Dombes è stato più audace sapendo “distinguere tra ciò che la fede richiede e ciò che la devozione permette”. Questo stile ha permesso di superare le paure e le preoccupazioni reciproche.
  • 66. Differenziare il consenso, anche se rispetta le sensibilità e le diversità culturali, ci appare non come una conquista ma come un passaggio intermedio verso una adesione totale e fiduciosa alla Parola di Dio nella storia. Un adesione fondamentalmente aperta ai cambiamenti ma fortemente ancorata nelle tradizioni condivise e viventi. “La dottrina cattolica non trascura ciò che la teologia protestante sottolinea (…) né insiste su ciò che la teologia protestante teme”
  • 67. L’ARCIC II ha ancor di più affinato la prospettiva dialogica ecumenica: “il nuovo documento trova un accordo fondamentale fra le nostre due comunioni nell’onorare Maria e nella convinzione che ella prega per l’intera Chiesa, alla quale è inseparabilmente legata”. Di fatto l’ habitat favorevole dell’ARCIC si fonda sin dal principio su “una relazione ecumenica amichevole, dialogica, rigorosa, onesta e reciprocamente arricchente”.
  • 68. La dottrina riguardo a Maria , da parte degli anglicani e dei cattolici, non è più un ostacolo nel cammino verso la koinonia visibile anche se non tutti i nodi possono ritenersi sciolti”. I redattori di Maria: grazia e speranza in Cristo hanno compiuto uno sforzo generoso e serio per utilizzare nuove prospettive concernenti il posto di Maria “nella storia della salvezza e nella vita della chiesa”.
  • 69. La scelta della traiettoria della grazia e della speranza ha permesso di superare le controversie del passato e di esprimere la fede in modo attuale e convincente . In special modo la nozione di analogia ha permesso di riconsiderare il sesto articolo della confessione di fede delle chiese anglicane-episcopali. La ri-ricezione condivisa della concezione anglicana del XV secolo per cui “tutto ciò che è rivelato deve essere contenuto materialmente nelle Scritture” ha mirato “all’intera gamma delle possibili letture di un testo, e in specie alle sue dimensioni narrative, retoriche e sociologiche”.
  • 70. La comune “riscoperta gioiosa ed emozionante della figura di Maria” nel contesto di tutto il Nuovo Testamento sullo sfondo del’Antico e alla luce della tradizione ha reso possibile un’ermeneutica biblica ecumenica. Essa ha potuto intuire ed accettare una prospettiva escatologica attraverso gli occhi di Paolo (Rm 8,30): “in tal modo vediamo l’economia della grazia nella storia a partire dalla fine, dal suo compimento in Cristo”.
  • 71. Il senso teologico e culturale della dichiarazione è “una ri-proposizione in un contesto di ri-recezione ecumenica della figura di Maria e della riflessione su di lei”. Come retroterra la condivisa riflessione sulla grazia dono di Dio capace di suscitare la fede quale “risposta veramente umana e personale” che ci permette di “corrispondere all’amore di Dio” e di conformarci all’immagine di Cristo, cioè di salvarci. “In tale contesto, il fiat di Maria può essere visto come l’esempio supremo dell’« Amen» di un credente in risposta al «sì» di Dio”.
  • 72. I credenti in Cristo riconoscono alla Theotokos un ministero permanente : essi credono che Maria “veramente vive in Cristo” ed esercita un ministero proprio di assistenza attraverso la sua attiva preghiera. Molti provano per lei “un senso di empatia e di solidarietà” e “possono giungere a vedere in Maria la madre della nuova umanità, attiva nel suo ministero di orientare tutti a Cristo, in vista del bene di tutti i viventi”.
  • 73. Maria “segno di speranza per tutta l’umanità” “è già una nuova creazione”. Ma ancora di più lei è il “prototipo della speranza della grazia per tutta l’umanità” “figura della tenerezza e della compassione”. “In lei la creazione graziata” permette di “comprendere Maria come il più pieno esempio umano della vita della grazia”.
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  • 79. La fede cristiana luterana ammette il fedele che coopera con Dio: “quando obbedisce all’ordine del Cristo risorto di servire come suo ambasciatore e di dichiarare che egli è il Signore. In altre parole si «coopera» con Dio quando si vive e si agisce credendo che Cristo è l’unico mediatore e confidando che siamo salvati, sola fide, sola gratia” .. Ambasciatori di Cristo: l’unico Mediatore che salva i viventi. Questa visione fortemente cristocentrica è giusta e certamente condivisibile dai cattolici.
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