Tempo e spazio in psicanalisi

imartini
imartiniinsegnante
TEMPO E SPAZIO IN
PSICOANALISI
LA PROSPETTIVA DELLA
PSICOLOGIA ANALITICA DI
CARL GUSTAV JUNG
LUCA BIASCI 07 DICEMBRE 2007
Per capire perché si può considerare una
prospettiva privilegiata quella della
psicologia analitica, per affrontare una
comprensione delle categorie di spazio e
tempo da un punto di vista psicoanalitico, è
necessario soffermarci sulle differenze fra:
il concetto di inconscio secondo Freud
ed
il concetto di inconscio secondo Jung
• Freud vedeva nell’inconscio anzitutto
l’ambito in cui esistono pulsioni sessuali
rimosse
• Per Jung, l’inconscio è anche ed
essenzialmente lo sfondo creativo della
psiche, in cui si costellano
- come percezioni interne oscillanti –
I PRECURSORI DELLE IDEE:
ovverosia le anticipazioni dei processi
psichici coscienti.
• Ma che cos’è la PSICHE per Jung?
(differenze con I e II topica freudiana)
E’ una rete di “complessi a tonalità
affettiva”, ovverosia un insieme di
rappresentazioni mentali con un evidente
tono emozionale derivanti da un nucleo
originario che si costituisce nell’incontro
tra una disposizione ideativa innata ed
un oggetto percettivo esterno e che si
accresce fungendo da polo attrattivo per
materiale associativo (esempio della
perla)
• E’ con l’esperimento associativo
(Galton, Binet) che Jung scopre
(all’ospedale psichiatrico di Zurigo)
l’esistenza dei complessi come vere e
proprie personalità psiche inconscie,
parziali e autonome rispetto all’Io,
correlabili non solamente a fenomeni
mentali ma anche endosomatici ed
extrasomatici, esperibili cioè come eventi
interni al sé ed esterni: nella dimensione
spaziale e temporale in cui il sé si trova
immerso.
• Quindi per Jung la psiche è costituite da tre
strati concentrici:
• 1. IL CONSCIO: tutto gli aspetti psichici
correlabili al complesso dell’Io e classificabili
come conosciuti
• 2. l’ INCONSCIO: tutta la restante rete
complessuale non conosciuta ma conoscibile
(se supera la soglia della coscienza)
• 3. LO PSICOIDE: nodi complessuali
inconoscibili se non indirettamente attraverso il
verifericarsi di eventi somatici e/o materiali in
correlazione spazio-temporale con emozioni
esperite dal sé.
Ai tre strati si aggiunge la cornice del SE’=
completezza
• Conscio inconscio psicoide SE
• Quei nodi “A priori” che costituiscono l’ordito
della trama psichica sono denominati da Jung
ARCHETIPI: disposizioni innate o strutture
psichiche inosservabili che riproducono
l’essenza di rappresentazioni, pensieri,
emozioni, fantasie, strutturalmente simili, in
situazioni ricorrenti, tipiche.
• IMMAGINI ARCHETIPICHE: le immagini
attraverso le quali la determinante archetipica
inconoscibile, atemporale si manifesta nello
spazio-tempo individuale - una volta attivata
dall’incontro del sé con una manifestazione
complementare contingente (l’ambiente
storico-sociale) – attraverso la produzione di
elementi simbolici simili nella loro essenza
strutturale ma anche molto diversi nel risultato
figurativo-appercettivo (es. della minaccia
irrompente nell’ansia infantile).
• Gli Archetipi e le immagini che da essi
“derivano” non sono entità ipostatiche
come le idee platoniche né categorie
assolute rigide e monadiche come quelle
dello strutturalismo (il crudo ed il cotto di
Lévi-Strauss).
• Si tratta invece di tentativi ipotetici di
dare ragione della “presenza” di entità
psiche altrimenti inrappresentabili,
attraverso l’identificazione di elementi
simbolici sfumati ed embricati che
indicano macchie di senso più che
significati isolati.
• Gli archetipi per Jung possono essere
rappresentati come un continuum in uno
spettro che va da un polo “ultravioletto” ad
un polo “infrarosso.
• Polo ultravioletto: immagini archetipiche che
si impongono come intuizioni fulminanti o
idee prevalenti. Lo psichico tende alla
rarefazione ed alla astrazione fino a sconfinare
nel versante spirituale.
• Polo infrarosso: immagini archetipiche che
tendono a presentarsi come sensazioni
corporee o come eventi che accadono nello
spazio circostante. Lo psichico tende alla
solidificazione ed alla concretizzazione fino ad
apparire nel soma e nella materia.
SPETTRO ARCHETIPICO
MATERIA SPIRITO
SOMA IDEE
MADRE PADRE
SPAZIO TEMPO
MISTERIUM CONJUNCTIONIS
UNUS MUNDUS
• Jung si muove da una prospettiva
fenomenologico-empirica
• Le sue affermazioni non sono irruzioni nel
campo della metafisica né spiegazioni di
una presunta realtà definitiva
• Sono descrizioni derivate dalla clinica su
come l’uomo esperisce,
tendenzialmente, l’apparire nel suo campo
esperienziale di quei fenomeni che può
conoscere, prevalentemente, o tramite i
sensi fisici o attraverso le sue funzioni
cognitive ed affettive (i sensi interni)
• La psiche vive i fenomeni della sua stessa
natura, ovverosia psichici, e quelli
apparentemente non psichici, cioè concreti,
come un continuum senza soluzione di
continuo e questo è un dato di fatto
riscontrabile nelle azioni, nei comportamenti, nei
pensieri, ma soprattutto nei sogni e nelle
fantasie dell’uomo comune di ogni società, di
ogni epoca.
• Per comprendere le categorie dello spazio e del
tempo da un punto di vista psicologico
dobbiamo tenere conto di questa evidenza:
spirito e materia sono due opposti psichici
misteriosamente congiunti
LO SPAZIO PER LA PSICOLOGIA ANALITICA
• Le immagini archetipiche attraverso le quali la
psiche si rappresenta ed esperisce lo spazio
rimandano tutte all’archetipo della “Madre”
• Lo spazio è quella dimensione in cui siamo
accolti e contenuti come nel grembo materno,
che rappresenta il versante personale, incarnato
dell’archetipo (la nostra madre, lo spazio del
feto)
• Noi abitiamo lo spazio con il nostro corpo ed il
nostro corpo è lo spazio in cui abitiamo.
• Ma il corpo, come concretizzazione degli istinti
e della natura, rimanda a sua volta alla “Madre”
• “La Madre” come entità generatrice e
quindi materia fecondabile è il recipiente
che concepisce, porta e nutre: è lo spazio
in cui la vita nasce e si accresce (il
versante positivo dell’archetipo)
• “La Madre” è anche, però, il grembo
oscuro, il recesso angusto in cui si può
rimanere inglobati ed in cui si è costretti a
dissolversi: è lo spazio della morte in cui
l’individualità si annulla nella materia
indifferenziata dalla quale era sorta (il
versante negativo)
• Lo spazio quindi, visto dal versante
archetipico, è una dimensione assoluta e
totalizzante, la matrice originiaria nella
quale e dalla quale non si può non essere,
passivamente, contenuti e soggiogati
• La psicologia analitica fornisce però gli
strumenti per vivere lo spazio anche come
una opportunità dinamica e
trasformativa: lo spazio dell’analisi
secondo la visione del maestro svizzero
• Per Jung, l’analisi, è quello spazio in cui
si può, in una prima fase, regredire
profondamente nella “Madre” (La
traversata notturna per mare dell’eroe)
• In una seconda fase, invece, l’analisi
diventa lo spazio del Sé, ovverosia la
dimensione della comprensione del
senso di ciò che noi veramente siamo: la
ricerca dello spazio del senso della propria
vita.
• E’ il processo di individuazione, cioè la
costante e paziente autocritica del
complesso dell’Io che porta alla
separazione dalla madre e quindi alla
creazione di uno spazio nuovo, quello in
cui noi stessi (nella totalità di conscio ed
inconscio) diventiamo l’oggetto della
nostra conoscenza
• Ecco che allora però, citando lo spazio analitico,
non ci si riferisce più ad una dimensione pura
dello spazio, esclusiva.
• Entra in gioco il tempo: lo spazio analitico è
uno spazio relazionale dove intanto due diversi
spazi vitali si incontrano e si incrociano (quattro
in realtà) e quindi siamo in uno spazio
esponenziale. In più l’analisi è un processo ed
ha quindi una sua, peculiare, scansione
temporale
• Quindi lo spazio in analisi è spazio dinamico-
trasformativo e non statico-conservativo, grazie
all’elemento temporale che innesca una
tensione creativa
• IL TEMPO PER LA PSICOLOGIA ANALITICA
• Il tempo è una delle fondamentali esperienze
archetipiche dell’umanità e sfugge ad ogni
tentativo di spiegazione puramente razionale
• I Greci equiparavano il tempo all’antichissimo
fiume Oceano che nella visione del mito
abbracciava la terra come un serpente che si
morde la coda e che si chiamava anche
Chronos e fu in seguito equiparato a Crono
padre di Zeus
• Ma per i Greci esisteva anche Aion che
significava anzitutto il succo vitale che pervade
ogni essere e quindi il suo tempo vitale ed il
suo destino
• Aion simboleggia l’aspetto dinamico dell’essere,
qualcosa che oggi possiamo definire un
principio di energia psicofisica
• In Cina è lo Yang il principio maschile che nel I
Ching viene simboleggiato da una riga intera
mentre lo spazio appartiene allo Yin. Insieme
rendono manifesto il Tao
• Una simile simbolizzazione del tempo come
divinità e come flusso di vita e di morte si trova
anche in India. Nella Bhagavadgita il dio Krisna
si manifesta nell’eroe Arjuna ed afferma di
essere il tempo che annienta tutto il mondo,
apparso per afferrare tutti gli umomini. Ma anche
Siva rappresenta il tempo ed incarna nella sua
danza eterna con la sua Sakti (la materia) le
potenze dello sviluppo, della conservazione e
della dissoluzione del mondo
• Al di là delle infinite raffigurazioni mitologiche
del tempo nelle varie culture ed epoche e dei
suoi risvolti filosofici, argomento che esula dalla
nostra trattazione, e tenendo conto della
contemporanea presenza di più modelli di
tempo, ad esempio il tempo circolare
dell’eterno ritorno ed il tempo lineare della
scansione storica degli avvenimenti, quello che
ci interessa da un punto di vista psicologico è la
dimensione del tempo come principio attivo,
dinamico, transformativo, è il tempo dell’anima
e dell’interiorità di Agostino, è il tempo
messianico della ricapitolazione vertiginosa di
Paolo di Tarso, sono quelle visioni del tempo
che pongono l’accento sul cambiamento.
• Il tempo quindi, da un punto di vista
psicologico, si configura come un
principio prevalentemente maschile,
identificabile nello Spirito secondo
l’accezione della tradizione giudaico-
cristiana. E’ quel principio vivificatore che
consente la consapevolezza
dell’acquisizione di una identità, di una
responsabilità personale e di un proprio
specifico, irripetibile, destino, attraverso la
frattura del cordone ombellicale che lega
al mondo senza tempo della “Madre”.
• E’ l’archetipo del “Padre” nella sua
accezione positiva come elemento
discriminativo, de-cisivo e normativo
• Il versante negativo dell’archetipo del
“Padre” si identifica nella immagine
mitologico-archetipica del vecchio Crono-
Saturno raffigurato come un anziano
signore dall’aspetto cupo e crudele
nell’atto di tagliare la testatagliare la testa, con la falce di
cui è dotato, al “Puer Aeternus” al figlio
della “Madre”. E’ l’ingresso di una
dimensione temporale rallentata, irrigidita,
cinica della sofferenza psichica della
Melanconia, della Ossessività, della
Paranoia. Il tempo che diventa nemico
dell’uomo perché ne uccide le capacità
creative, l’elasticità del pensiero, la fiducia
in ciò che altro da se.
• Come abbiamo fatto per lo spazio dobbiamo
fare un accenno al tempo per l’analisi e
nell’analisi. Durante la seduta analitica, che ha
comunque, i suoi tempi, i suoi ritmi, scanditi dal
setting, la dimensione temporale transformativa
irrompe quando accade l’evento della fruizione
(da parte della coppia analista-paziente) di una
immagine carica di senso che dona la capacità
(inshight) di sciogliere, dipanare, le nodosità
delle problematiche complessuali la cui rete
imbriglia il nostro Io, consentendoci di accedere
ad una nuova scansione del tempo della
nostra vita che è il tempo della consapevolezza,
è il tempo scandito dalla conoscenza del Sé,
cioè del senso più intimo e profondo della nostra
esistenza
• In questo senso possiamo fare un brevissimo
accostamento simbolico tra la psicologia
analitica e la teoria della relatività di Einstein,
sulla base del fatto che in analisi si ha una
relativizzazione del tempo e dello spazio che
diventano variabili dipendenti dalla posizione
dell’osservatore, come accade nella fisica delle
particelle subatomiche e delle alte energie.
Quando queste particelle interagiscono tra loro
alla velocità della luce, la loro posizione nello
spazio e la loro collocazione temporale
diventano relative, cioè non sono oggettivabili
a prescindere dalla posizione dell’osservatore
(principio di indeterminazione di Heisenberg)
• Anche in analisi si ha una relativizzazione dei parametri
spaziali e temporali dei singoli partecipanti rispetto alla
coppia analitica e, gradatamente, scompare una
oggettività del singolo, mentre si delinea una
configurazione spazio-temporale integralmente
dipendente dalla posizione assunta a quel punto, in
quel momento da entrambi i membri della coppia.
• Sappiamo che per Einstein la gravitazione, cioè
l’opposta attrazione di masse corporee, suscita una
curvatura della geometria dello spazio attraverso
campi di gravitazione, cosa che influenza anche gli
intervalli di tempo. Il tempo non scorre alla velocità di
uno spazio tempo piano e poiché la curvatura muta da
luogo a luogo, secondo la distribuzione delle masse
corporee, muta anche la velocità del flusso
temporale.
• Possiamo supporre che anche in analisi,
metaforicamente, l’effetto di attrazione tra
il mondo interiore dell’analista e quello del
paziente, provochi una curvatura della
dimensione spazio-temporale di
entrambi, in quel fenomeno che
tecnicamente si chiama transfert.
• L’interazione dello spazio-tempo psichico
dei membri e nei membri della coppia
analitica provocherebbe una mutazione
retroattiva negli orizzonti spazio-temporali
dei singoli; nelle pieghe di questa
particolare “curvatura” si nasconderebbero
i cosiddetti fattori terapeutici.
LA SINCRONICITA’
• Jung in un suo notissimo saggio del 1952
ha esposto una dottrina psicologica che
ammette una correlazione tra stati
interiori ed eventi esteriori, e quindi un
parallelismo temporale, spaziale e di
significato tra condizione psichica ed
evento fisico.
• Il titolo del saggio è: La sincronicità
come principio dei nessi acausali. In
questo contesto Jung ha teorizzato la non
esclusività del principio causale
esplicativo riscontrando anche la
presenza, nella psiche, di fattori acausali
• Sono detti eventi sincronistici i tre tipi di
fenomeni:
• 1. Coincidenza di uno stato psichico
dell’osservatore con un evento esterno
contemporaneo ed obiettivo
• 2. stessa coincidenza ma con evento che
si svolge fuori dall’ambito percettivo
del soggetto
• Stessa coincidenza ma con un evento
futuro che può essere verificato solo a
posteriori
• Jung definisce la sincronicità come nesso
acausale in quanto cade la causalità che
è legata all’esistenza di spazio e tempo e
di mutazione dei corpi, dal momento che
essa consiste nella successione di
causa ed effetto. Nel suo insieme la
sincronicità è un tentativo di rispondere al
seguente interrogativo: come è possibile
che venga a rendersi nota una situazione
di fatto che proprio in un certo
momento ed in un certo spazio non
può esserlo?
• Condizione necessaria per l’evento
sincronistico è la presenza nel soggetto di
un fattore affettivo che, sotto forma di un
sentimento di attesa, svolga uno
specifico ruolo di condizionamento
significativo.
• Questo perché l’affetto provoca una
modificazione della coscienza tale da
farla cadere sotto l’influsso delle
immagini archetipiche e delle
percezioni subliminari ad esse correlate.
• In occidente siamo così legati all’idea di
causa ed effetto che quasi non possiamo
prescinderne, né da un punto di vista
linguistico, né da un punto di vista logico.
Eppure da sempre l’uomo di fronte agli
eventi si pone due domande, una
implicita e l’altra esplicita:
• Perché questo è accaduto? (causalità)
• Qual è il senso di questo accadimento
che coincide con questo mio stato
d’animo? (acausalità)
Sempre per tornare alla metafora presa dalle
scienze della natura, così come
in fisica abbiamo la fisica classica, newtoniana,
ma abbiamo anche quella subatomica e/o della
relatività, eppure la prima la percepiamo con i
sensi, la seconda quasi mai,
in psicologia abbiamo gli eventi causali, esperiti
costantemente nella vita di tutti i giorni e, in
condizioni particolari di tensione emotiva,
esperiamo degli eventi sincronistici. Il sistema
causale ed acausale coesistono ma il secondo
viene in causa solo occasionalmente. Lo stato
affettivo intenso potrebbe essere paragonato,
simbolicamente, ad una accelerazione
dell’osservatore alla velocità della luce.
• Agli archetipi è legata l’esistenza di una
sorta di sapere in forma di immagini
simboliche, una specie di luminosità
(un’altra coscienza) circoscritta all’ambito
archetipico, di cui l’Io è inconsapevole, e
che irrompe talvolta, senza previsione né
regola, nello spazio coscienziale.
• L’evento sincronistico in genera avviene in
due fasi.
• A) affiora una immagine inconscia
come visione onirica o presentimento
• B) un fatto oggettivo coincide con
questo contenuto immaginativo-affettivo
• In questo senso per Jung spazio e tempo,
sono contenuti in un solo e medesimo
mondo, sono in contatto costante e
poggiano entrambi su fattori non
rappresentabili. Da un punto di visto
psichico spazio e tempo,così come le
categorie più generali di Spirito e materia,
confluiscono una dimensione unica.
• Infatti il non psichico e lo psichico si
influenzano continuamente l’uno e l’altro
senza nesso causale.
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Tempo e spazio in psicanalisi

  • 1. TEMPO E SPAZIO IN PSICOANALISI LA PROSPETTIVA DELLA PSICOLOGIA ANALITICA DI CARL GUSTAV JUNG LUCA BIASCI 07 DICEMBRE 2007
  • 2. Per capire perché si può considerare una prospettiva privilegiata quella della psicologia analitica, per affrontare una comprensione delle categorie di spazio e tempo da un punto di vista psicoanalitico, è necessario soffermarci sulle differenze fra: il concetto di inconscio secondo Freud ed il concetto di inconscio secondo Jung
  • 3. • Freud vedeva nell’inconscio anzitutto l’ambito in cui esistono pulsioni sessuali rimosse • Per Jung, l’inconscio è anche ed essenzialmente lo sfondo creativo della psiche, in cui si costellano - come percezioni interne oscillanti – I PRECURSORI DELLE IDEE: ovverosia le anticipazioni dei processi psichici coscienti.
  • 4. • Ma che cos’è la PSICHE per Jung? (differenze con I e II topica freudiana) E’ una rete di “complessi a tonalità affettiva”, ovverosia un insieme di rappresentazioni mentali con un evidente tono emozionale derivanti da un nucleo originario che si costituisce nell’incontro tra una disposizione ideativa innata ed un oggetto percettivo esterno e che si accresce fungendo da polo attrattivo per materiale associativo (esempio della perla)
  • 5. • E’ con l’esperimento associativo (Galton, Binet) che Jung scopre (all’ospedale psichiatrico di Zurigo) l’esistenza dei complessi come vere e proprie personalità psiche inconscie, parziali e autonome rispetto all’Io, correlabili non solamente a fenomeni mentali ma anche endosomatici ed extrasomatici, esperibili cioè come eventi interni al sé ed esterni: nella dimensione spaziale e temporale in cui il sé si trova immerso.
  • 6. • Quindi per Jung la psiche è costituite da tre strati concentrici: • 1. IL CONSCIO: tutto gli aspetti psichici correlabili al complesso dell’Io e classificabili come conosciuti • 2. l’ INCONSCIO: tutta la restante rete complessuale non conosciuta ma conoscibile (se supera la soglia della coscienza) • 3. LO PSICOIDE: nodi complessuali inconoscibili se non indirettamente attraverso il verifericarsi di eventi somatici e/o materiali in correlazione spazio-temporale con emozioni esperite dal sé. Ai tre strati si aggiunge la cornice del SE’= completezza
  • 7. • Conscio inconscio psicoide SE
  • 8. • Quei nodi “A priori” che costituiscono l’ordito della trama psichica sono denominati da Jung ARCHETIPI: disposizioni innate o strutture psichiche inosservabili che riproducono l’essenza di rappresentazioni, pensieri, emozioni, fantasie, strutturalmente simili, in situazioni ricorrenti, tipiche. • IMMAGINI ARCHETIPICHE: le immagini attraverso le quali la determinante archetipica inconoscibile, atemporale si manifesta nello spazio-tempo individuale - una volta attivata dall’incontro del sé con una manifestazione complementare contingente (l’ambiente storico-sociale) – attraverso la produzione di elementi simbolici simili nella loro essenza strutturale ma anche molto diversi nel risultato figurativo-appercettivo (es. della minaccia irrompente nell’ansia infantile).
  • 9. • Gli Archetipi e le immagini che da essi “derivano” non sono entità ipostatiche come le idee platoniche né categorie assolute rigide e monadiche come quelle dello strutturalismo (il crudo ed il cotto di Lévi-Strauss). • Si tratta invece di tentativi ipotetici di dare ragione della “presenza” di entità psiche altrimenti inrappresentabili, attraverso l’identificazione di elementi simbolici sfumati ed embricati che indicano macchie di senso più che significati isolati.
  • 10. • Gli archetipi per Jung possono essere rappresentati come un continuum in uno spettro che va da un polo “ultravioletto” ad un polo “infrarosso. • Polo ultravioletto: immagini archetipiche che si impongono come intuizioni fulminanti o idee prevalenti. Lo psichico tende alla rarefazione ed alla astrazione fino a sconfinare nel versante spirituale. • Polo infrarosso: immagini archetipiche che tendono a presentarsi come sensazioni corporee o come eventi che accadono nello spazio circostante. Lo psichico tende alla solidificazione ed alla concretizzazione fino ad apparire nel soma e nella materia.
  • 11. SPETTRO ARCHETIPICO MATERIA SPIRITO SOMA IDEE MADRE PADRE SPAZIO TEMPO MISTERIUM CONJUNCTIONIS UNUS MUNDUS
  • 12. • Jung si muove da una prospettiva fenomenologico-empirica • Le sue affermazioni non sono irruzioni nel campo della metafisica né spiegazioni di una presunta realtà definitiva • Sono descrizioni derivate dalla clinica su come l’uomo esperisce, tendenzialmente, l’apparire nel suo campo esperienziale di quei fenomeni che può conoscere, prevalentemente, o tramite i sensi fisici o attraverso le sue funzioni cognitive ed affettive (i sensi interni)
  • 13. • La psiche vive i fenomeni della sua stessa natura, ovverosia psichici, e quelli apparentemente non psichici, cioè concreti, come un continuum senza soluzione di continuo e questo è un dato di fatto riscontrabile nelle azioni, nei comportamenti, nei pensieri, ma soprattutto nei sogni e nelle fantasie dell’uomo comune di ogni società, di ogni epoca. • Per comprendere le categorie dello spazio e del tempo da un punto di vista psicologico dobbiamo tenere conto di questa evidenza: spirito e materia sono due opposti psichici misteriosamente congiunti
  • 14. LO SPAZIO PER LA PSICOLOGIA ANALITICA • Le immagini archetipiche attraverso le quali la psiche si rappresenta ed esperisce lo spazio rimandano tutte all’archetipo della “Madre” • Lo spazio è quella dimensione in cui siamo accolti e contenuti come nel grembo materno, che rappresenta il versante personale, incarnato dell’archetipo (la nostra madre, lo spazio del feto) • Noi abitiamo lo spazio con il nostro corpo ed il nostro corpo è lo spazio in cui abitiamo. • Ma il corpo, come concretizzazione degli istinti e della natura, rimanda a sua volta alla “Madre”
  • 15. • “La Madre” come entità generatrice e quindi materia fecondabile è il recipiente che concepisce, porta e nutre: è lo spazio in cui la vita nasce e si accresce (il versante positivo dell’archetipo) • “La Madre” è anche, però, il grembo oscuro, il recesso angusto in cui si può rimanere inglobati ed in cui si è costretti a dissolversi: è lo spazio della morte in cui l’individualità si annulla nella materia indifferenziata dalla quale era sorta (il versante negativo)
  • 16. • Lo spazio quindi, visto dal versante archetipico, è una dimensione assoluta e totalizzante, la matrice originiaria nella quale e dalla quale non si può non essere, passivamente, contenuti e soggiogati • La psicologia analitica fornisce però gli strumenti per vivere lo spazio anche come una opportunità dinamica e trasformativa: lo spazio dell’analisi secondo la visione del maestro svizzero • Per Jung, l’analisi, è quello spazio in cui si può, in una prima fase, regredire profondamente nella “Madre” (La traversata notturna per mare dell’eroe)
  • 17. • In una seconda fase, invece, l’analisi diventa lo spazio del Sé, ovverosia la dimensione della comprensione del senso di ciò che noi veramente siamo: la ricerca dello spazio del senso della propria vita. • E’ il processo di individuazione, cioè la costante e paziente autocritica del complesso dell’Io che porta alla separazione dalla madre e quindi alla creazione di uno spazio nuovo, quello in cui noi stessi (nella totalità di conscio ed inconscio) diventiamo l’oggetto della nostra conoscenza
  • 18. • Ecco che allora però, citando lo spazio analitico, non ci si riferisce più ad una dimensione pura dello spazio, esclusiva. • Entra in gioco il tempo: lo spazio analitico è uno spazio relazionale dove intanto due diversi spazi vitali si incontrano e si incrociano (quattro in realtà) e quindi siamo in uno spazio esponenziale. In più l’analisi è un processo ed ha quindi una sua, peculiare, scansione temporale • Quindi lo spazio in analisi è spazio dinamico- trasformativo e non statico-conservativo, grazie all’elemento temporale che innesca una tensione creativa
  • 19. • IL TEMPO PER LA PSICOLOGIA ANALITICA • Il tempo è una delle fondamentali esperienze archetipiche dell’umanità e sfugge ad ogni tentativo di spiegazione puramente razionale • I Greci equiparavano il tempo all’antichissimo fiume Oceano che nella visione del mito abbracciava la terra come un serpente che si morde la coda e che si chiamava anche Chronos e fu in seguito equiparato a Crono padre di Zeus • Ma per i Greci esisteva anche Aion che significava anzitutto il succo vitale che pervade ogni essere e quindi il suo tempo vitale ed il suo destino
  • 20. • Aion simboleggia l’aspetto dinamico dell’essere, qualcosa che oggi possiamo definire un principio di energia psicofisica • In Cina è lo Yang il principio maschile che nel I Ching viene simboleggiato da una riga intera mentre lo spazio appartiene allo Yin. Insieme rendono manifesto il Tao • Una simile simbolizzazione del tempo come divinità e come flusso di vita e di morte si trova anche in India. Nella Bhagavadgita il dio Krisna si manifesta nell’eroe Arjuna ed afferma di essere il tempo che annienta tutto il mondo, apparso per afferrare tutti gli umomini. Ma anche Siva rappresenta il tempo ed incarna nella sua danza eterna con la sua Sakti (la materia) le potenze dello sviluppo, della conservazione e della dissoluzione del mondo
  • 21. • Al di là delle infinite raffigurazioni mitologiche del tempo nelle varie culture ed epoche e dei suoi risvolti filosofici, argomento che esula dalla nostra trattazione, e tenendo conto della contemporanea presenza di più modelli di tempo, ad esempio il tempo circolare dell’eterno ritorno ed il tempo lineare della scansione storica degli avvenimenti, quello che ci interessa da un punto di vista psicologico è la dimensione del tempo come principio attivo, dinamico, transformativo, è il tempo dell’anima e dell’interiorità di Agostino, è il tempo messianico della ricapitolazione vertiginosa di Paolo di Tarso, sono quelle visioni del tempo che pongono l’accento sul cambiamento.
  • 22. • Il tempo quindi, da un punto di vista psicologico, si configura come un principio prevalentemente maschile, identificabile nello Spirito secondo l’accezione della tradizione giudaico- cristiana. E’ quel principio vivificatore che consente la consapevolezza dell’acquisizione di una identità, di una responsabilità personale e di un proprio specifico, irripetibile, destino, attraverso la frattura del cordone ombellicale che lega al mondo senza tempo della “Madre”. • E’ l’archetipo del “Padre” nella sua accezione positiva come elemento discriminativo, de-cisivo e normativo
  • 23. • Il versante negativo dell’archetipo del “Padre” si identifica nella immagine mitologico-archetipica del vecchio Crono- Saturno raffigurato come un anziano signore dall’aspetto cupo e crudele nell’atto di tagliare la testatagliare la testa, con la falce di cui è dotato, al “Puer Aeternus” al figlio della “Madre”. E’ l’ingresso di una dimensione temporale rallentata, irrigidita, cinica della sofferenza psichica della Melanconia, della Ossessività, della Paranoia. Il tempo che diventa nemico dell’uomo perché ne uccide le capacità creative, l’elasticità del pensiero, la fiducia in ciò che altro da se.
  • 24. • Come abbiamo fatto per lo spazio dobbiamo fare un accenno al tempo per l’analisi e nell’analisi. Durante la seduta analitica, che ha comunque, i suoi tempi, i suoi ritmi, scanditi dal setting, la dimensione temporale transformativa irrompe quando accade l’evento della fruizione (da parte della coppia analista-paziente) di una immagine carica di senso che dona la capacità (inshight) di sciogliere, dipanare, le nodosità delle problematiche complessuali la cui rete imbriglia il nostro Io, consentendoci di accedere ad una nuova scansione del tempo della nostra vita che è il tempo della consapevolezza, è il tempo scandito dalla conoscenza del Sé, cioè del senso più intimo e profondo della nostra esistenza
  • 25. • In questo senso possiamo fare un brevissimo accostamento simbolico tra la psicologia analitica e la teoria della relatività di Einstein, sulla base del fatto che in analisi si ha una relativizzazione del tempo e dello spazio che diventano variabili dipendenti dalla posizione dell’osservatore, come accade nella fisica delle particelle subatomiche e delle alte energie. Quando queste particelle interagiscono tra loro alla velocità della luce, la loro posizione nello spazio e la loro collocazione temporale diventano relative, cioè non sono oggettivabili a prescindere dalla posizione dell’osservatore (principio di indeterminazione di Heisenberg)
  • 26. • Anche in analisi si ha una relativizzazione dei parametri spaziali e temporali dei singoli partecipanti rispetto alla coppia analitica e, gradatamente, scompare una oggettività del singolo, mentre si delinea una configurazione spazio-temporale integralmente dipendente dalla posizione assunta a quel punto, in quel momento da entrambi i membri della coppia. • Sappiamo che per Einstein la gravitazione, cioè l’opposta attrazione di masse corporee, suscita una curvatura della geometria dello spazio attraverso campi di gravitazione, cosa che influenza anche gli intervalli di tempo. Il tempo non scorre alla velocità di uno spazio tempo piano e poiché la curvatura muta da luogo a luogo, secondo la distribuzione delle masse corporee, muta anche la velocità del flusso temporale.
  • 27. • Possiamo supporre che anche in analisi, metaforicamente, l’effetto di attrazione tra il mondo interiore dell’analista e quello del paziente, provochi una curvatura della dimensione spazio-temporale di entrambi, in quel fenomeno che tecnicamente si chiama transfert. • L’interazione dello spazio-tempo psichico dei membri e nei membri della coppia analitica provocherebbe una mutazione retroattiva negli orizzonti spazio-temporali dei singoli; nelle pieghe di questa particolare “curvatura” si nasconderebbero i cosiddetti fattori terapeutici.
  • 28. LA SINCRONICITA’ • Jung in un suo notissimo saggio del 1952 ha esposto una dottrina psicologica che ammette una correlazione tra stati interiori ed eventi esteriori, e quindi un parallelismo temporale, spaziale e di significato tra condizione psichica ed evento fisico. • Il titolo del saggio è: La sincronicità come principio dei nessi acausali. In questo contesto Jung ha teorizzato la non esclusività del principio causale esplicativo riscontrando anche la presenza, nella psiche, di fattori acausali
  • 29. • Sono detti eventi sincronistici i tre tipi di fenomeni: • 1. Coincidenza di uno stato psichico dell’osservatore con un evento esterno contemporaneo ed obiettivo • 2. stessa coincidenza ma con evento che si svolge fuori dall’ambito percettivo del soggetto • Stessa coincidenza ma con un evento futuro che può essere verificato solo a posteriori
  • 30. • Jung definisce la sincronicità come nesso acausale in quanto cade la causalità che è legata all’esistenza di spazio e tempo e di mutazione dei corpi, dal momento che essa consiste nella successione di causa ed effetto. Nel suo insieme la sincronicità è un tentativo di rispondere al seguente interrogativo: come è possibile che venga a rendersi nota una situazione di fatto che proprio in un certo momento ed in un certo spazio non può esserlo?
  • 31. • Condizione necessaria per l’evento sincronistico è la presenza nel soggetto di un fattore affettivo che, sotto forma di un sentimento di attesa, svolga uno specifico ruolo di condizionamento significativo. • Questo perché l’affetto provoca una modificazione della coscienza tale da farla cadere sotto l’influsso delle immagini archetipiche e delle percezioni subliminari ad esse correlate.
  • 32. • In occidente siamo così legati all’idea di causa ed effetto che quasi non possiamo prescinderne, né da un punto di vista linguistico, né da un punto di vista logico. Eppure da sempre l’uomo di fronte agli eventi si pone due domande, una implicita e l’altra esplicita: • Perché questo è accaduto? (causalità) • Qual è il senso di questo accadimento che coincide con questo mio stato d’animo? (acausalità)
  • 33. Sempre per tornare alla metafora presa dalle scienze della natura, così come in fisica abbiamo la fisica classica, newtoniana, ma abbiamo anche quella subatomica e/o della relatività, eppure la prima la percepiamo con i sensi, la seconda quasi mai, in psicologia abbiamo gli eventi causali, esperiti costantemente nella vita di tutti i giorni e, in condizioni particolari di tensione emotiva, esperiamo degli eventi sincronistici. Il sistema causale ed acausale coesistono ma il secondo viene in causa solo occasionalmente. Lo stato affettivo intenso potrebbe essere paragonato, simbolicamente, ad una accelerazione dell’osservatore alla velocità della luce.
  • 34. • Agli archetipi è legata l’esistenza di una sorta di sapere in forma di immagini simboliche, una specie di luminosità (un’altra coscienza) circoscritta all’ambito archetipico, di cui l’Io è inconsapevole, e che irrompe talvolta, senza previsione né regola, nello spazio coscienziale. • L’evento sincronistico in genera avviene in due fasi. • A) affiora una immagine inconscia come visione onirica o presentimento • B) un fatto oggettivo coincide con questo contenuto immaginativo-affettivo
  • 35. • In questo senso per Jung spazio e tempo, sono contenuti in un solo e medesimo mondo, sono in contatto costante e poggiano entrambi su fattori non rappresentabili. Da un punto di visto psichico spazio e tempo,così come le categorie più generali di Spirito e materia, confluiscono una dimensione unica. • Infatti il non psichico e lo psichico si influenzano continuamente l’uno e l’altro senza nesso causale.