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[ focus ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
interesse personale ai temi della valorizzazione culturale alla scala territoriale +
attività di ricerca TEMA + conoscenza esperti in diversi ambiti del sapere + corsi di
formazione dottorato + esperienze di ricerca in ambiti internazionali + indagini
bibliografiche approfondite
strum
enti e
processi innovativi di valorizzazione
del patrim
onio
culturale
fondati
sulla
sostenibilità
degli interventi in
relazione
al contesto
di riferim
ento
DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO
STRUMENTO DI GOVERNANCE DEI
PROCESSI DI VALORIZZAZIONE
CULTURALE ALLA SCALA
TERRITORIALE
01
politiche,strategiestrumentidiprogettazioneculturaleterritoriale
progettazionediinterventivalorizzazionecapitaleterritoriale
DESTINATARI
Pubbliche Amministrazione o altri soggetti
locali che intendano proporre azioni in
favore della valorizzazione e dello sviluppo
di un territorio
[ obiettivi ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO
>>>> PROGETTO COMPLESSO
Forniremetodologiadiinterventoestrumenti
operativiapplicabilinelcontestoitalianoa
progettididistrettualizzazioneculturalein
ambitorurale
Favorireprocessidiinnovazionedella
pianificazionetradizionale,orientandole
strategieterritorialiversoobiettivicondivisi
Dimostrarel’utilitàdellostrumentodistretto
culturalenelprocessodicostruzionediuna
nuovacoscienzasocialeasostegnodella
culturainambitirurali;
>>>> OBIETTIVI >>>> RISULTATI ATTESI
apparatodicarattereanaliticoeteoricosultemadei
distretticulturalicheinquadragliaspetti
metodologici,dimultiscalaritàe
interdisciplinarietàconriferimentoagliapprocci
propridellaprogettazionetecnologica
letturadisignificativeesperienzenazionalied
estere,conrilevamentocriticitàeprospettive
futurenell’implementazionediprocessidi
distrettualizzazione,evidenziandoinparticolare
connotazioniproceduraliemetodologiche
propostametaprogettuale,descrittivadellastruttura
processuale(fasi,attori,interventi)edilinee
guidaperlaconduzionedelleattivitàdi
managementeprogettazione
PUNTI DI FORZA
falsificazione del modello derivato dalle
indagini bibliografiche durante la fase
progettuale DOMINuS e in ambiti
internazionali
ELEMENTI DI ORIGINALITÀ
aggiornato quadro teorico sul tema con
applicazione alle aree rurali
individuazione aspetti innovativi in
riferimento alle tecnologie per il
management di progetti complessi
metaprogetto per la creazione di un
distretto culturale evoluto in aree rurali
02
[ metodologia ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
tecnologia dell’architettura
tutela, conservazione e valorizzazione
dei beni culturali
progettazione culturale urbanistica
economia della
conoscenza marketing territoriale
politiche ….
FOCUS PROBLEMA SPERIMENTAZIONE
ANALISICRITICAANALISITEORICA
META
PROGETTO
01FASE ANALITICO CONOSCITIVA
COSTRUZIONE DEL MODELLO
02a
attuazione modelli e
pratiche metodologiche
derivazione modelli
applicabili alla realtà
DOMInUS
BC VISITING
EXPERIENCE
costruzione modello
distretto culturale
evoluto in area rurale
Integrazione modello
sperimentato02bFALSIFICAZIONE DEL MODELLO 03
confronto
comunicazione risultati
raccolta osservazioni
GENERALIZZAZIONE RISULTATI
programmazione negoziata
progettazione strategica
03
[ mappa ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
1. I CONFINI DELLA
PROGETTAZIONE CULTURALE
2.GLI STRUMENTI PER LA
VALORIZZAZIONE DEL
PATRIMONIO CULTURALE NEL
CONTESTO ITALIANO
3.IL DISTRETTO CULTURALE
4.IL MODELLO DI DISTRETTO
CULTURALE EVOLUTO
APPLICATO ALLE AREE RURALI
5.ASPETTI PROCEDURALI E
OPERATIVI PER LA CREAZIONE DI
UN DISTRETTO CULTURALE
EVOLUTO NELLE AREE RURALI
ALLEGATI
1.1.Il concetto di capitale territoriale
1.2.Il patrimonio culturale nello scenario italiano
1.3.Gli scenari della progettazione culturale
2.1.Strumenti di programmazione negoziata per le politiche di
sviluppo locale
2.2.Strumenti di progettazione strategica dal basso per lo sviluppo
territoriale culturalmente fondato
2.3.Confronto tra gli strumenti di valorizzazione del patrimonio
culturale
3.1.Evoluzioni del modello di distretto culturale
3.2.Il processo di valorizzazione del distretto culturale
4.1.Il paesaggio rurale come emergenza sistemica
4.2.Verso una rigenerazione delle aree rurali fondata sulla
valorizzazione del patrimonio culturale
4.3.Il distretto culturale come opportunità di valorizzazione del
capitale rurale
5.1.L’approccio processuale al progetto: il metaprogetto
5.2.Fase di avvio: ideazione e identificazione
5.3.Fase preparatoria: analisi
5.4.Fase di definizione: caratterizzazione
5.5.Fase di progettazione strategica: strategie, obiettivi e progetti
5.6.Fase di creazione del consenso e validazione e fase di
implementazione
A. La valorizzazione culturale delle aree rurali in British Columbia,
Canada
1.2.1 Tutela e valorizzazione
1.2.2 Quali scenari per i beni culturali?
1.3.1 Tutela e valorizzazione
1.3.2 Creatività e sviluppo
1.3.3 Politiche dell’innovazione creativa
2.1.1L’Accordo di Programma Quadro
2.1.2Strumenti di programmazione negoziata
2.2.1Ecomusei
2.2.2Gruppo di Azione Locale
2.2.3Agenda 21 Locale e della Cultura
2.2.4Distretti culturali
3.1.1Tipologie di distretti culturali
3.1.2 Il distretto culturale evoluto
3.2.1 Il distretto culturale nell’era dell’economia della conoscenza
4.1.1 Il patrimonio architettonico rurale
4.1.2 Processi di trasformazione del paesaggio rurale
4.1.3 Politiche nazionali per lo sviluppo delle aree rurali
4.1.4 Esperienze per la valorizzazione delle aree rurali
4.3.1 Il distretto culturale DOMInUS
4.3.2 Lettura critica del distretto culturale DOMInUS
5.1.1 Il metaprogetto del distretto culturale evoluto
5.5.1 Elaborazione delle linee strategiche
04
CAPITALE
TERRITORIALE
[ cap.1 i confini della progettazione culturale ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
attività tecnica delle politiche culturali
veicola l’identità territoriale tramite la
valorizzazione degli asset locali
produce strumenti operativi e pratiche
integrazione strategica
superamento logiche tradizionali di
pianificazione
produzione di nuove competenze
MODELLI APPLICABILI ALLA SCALA
TERRITORIALE PER LA VALORIZZAZIONE
DEL PATRIMONIO CULTURALE CHE
SUPERINO APPROCCI TRADIZIONALI E
PARZIALIZZATI AL TEMA IN CUI LA
CULTURA è ASSET STRATEGICO DELLO
SVILUPPO
valorizzazione
CAPITALE PRODUTTIVO
«insieme degli elementi materiali e
immateriali a disposizione del territorio che
possono costituire punti di forza o veri e
propri vincoli a seconda degli aspetti presi in
considerazione»
CAPITALE INSEDIATIVO
CAPITALE COGNITIVO
CAPITALE SOCIALE
CAPITALE RELAZIONALE
CAPITALE NATURALE
CAPITALE CULTURALE
attività paesaggio
patrimonio know-how
sviluppo
economico sociale
ambientale culturale
sostenibile
beniculturali
benipaesaggistici
patrimoniomateriale“minore”
patrimonioculturaleimmateriale
rischi processi
globalizzazione
PROGETTAZIONE CULTURALE
conservazione
teoriecreatività
05
PSR
PROGRAMMA REGIONALE
DI SVILUPPO
[ cap.2 strumenti della valorizzazione] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
STRUMENTI DI
PROGRAMMA-
ZIONE NEGOZIATA
COMUNITÀENTILOCALIREGIONISTATO
INTESA
ISTITUZIONALE DI
PROGRAMMA
APQ
ACCORDO
PROGRAMMA
QUADRO
AdP
ACCORDO di
PROGRAMMA
AQST
ACCORDO
QUADRO di
SVILUPPO
TERRITORIALE
ECOMUSEI
AGENDE21
GAL
DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO
PROGETTAZIONE
STRATEGICA
PARTECIPATA
programmazioneistituzionale
iniziativasoggettilocali
STRUMENTI DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL
CONTESTO ITALIANO PER UNO SVILUPPO LOCALE PARTECIPATO SOSTENIBILE
atto volontario caratterizzato da
processi partecipativi di varia natura,
che costruisce obiettivi e strategie
condivisi in funzione di visioni e
scenari futuri, tramite il
consolidamento di sistemi di
relazioni tra enti e soggetti alla scala
territoriale
La dimensione della governance
assume un ruolo centrale nei piani
strategici e la sua efficacia influisce
sulla capacità di impatto degli stessi
I piani strategici adottabili in ambito
culturale favoriscono processi di
conoscenza e tutela del patrimonio
cosiddetto minore, materiale e
immateriale
potenziale coordinamento tra sistemi
relazionali integrabili
stratificazionelivelli
digovernance
approccio tradizionale alla
programmazione in ambito culturale
secondo accordi che privilegiano
azioni di tipo gerarchico promosse
dallo Stato verso gli enti territoriali
introduzione momenti di negoziazione
tra i soggetti portatori di interesse per
creare possibilità di intervento del
settore privato.
L’accento è posto sulla fase di
accordo tra i portatori di interesse.
06
[ cap.3 il distretto culturale ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
PROGETTI
STRATEGICI
CAPITALE
TERRITORIALE
GOVERNANCE
SOSTENIBILITA’
INDUSTRIALE
trasposizioneda
MarshallBecattini
PROCESSO EVOLUTIVO DI DISTRETTO CULTURALE
strategia di auto-organizzazione del territorio in risposta agli
stimoli forniti dalle istituzioni locali per favorire la
partecipazione della comunità nelle politiche di sviluppo
sostenibile del territorio e la generazione di nuove
economie esterne indotte da processi di innovazione
PRIMA
GENERAZIONE
Valentino
SECONDA
GENERAZIONE
Santagata
TERZA
GENERAZIONE
Sacco
1970
concentrazione e
contiguità spaziale di
imprese e risorse
capaci di generare un
vantaggio competitivo
libera circolazione
delle informazioni
strategie per un uso
efficiente delle risorse
INDUSTRIALE
Marshall
1920
ruolo strategico di
conoscenza e
capitale sociale nei
processi di sviluppo
(cooperazione e
innovazione)
cultural cluster or district
azioni infrastrutturali di
riqualificazione fondate sulla
diffusione culturale in aree
degradate (Inghilterra ‘70)
applicazione
dell’approccio di
sviluppo economico
industriale all’ambito
culturale per
integrazione processo
di valorizzazione delle
risorse culturali con
infrastrutture e settori
produttivi
sviluppo asset di
eccellenza
scarsa attenzione alla
componente sociale
marshalliana
NEW
ECONOMY
DC industriale
DC istituzionale
DC museale
DC metropolitano
MODELLO POST-
INDUSTRIALE DI
SVILUPPO
presenza di economie
esterne di
agglomerazione
riconoscimento natura
idiosincratica
produzione di cultural
distretto culturale evoluto
integrazione strategica
sistemi eco. soc. cult.
amb.
politiche
PROGETTO COMPLESSO CHE SI APPROCCIA ALLA
CULTURA IN QUANTO SISTEMA COMPLESSO
07
2000 2001 2004
[ cap.4 distretto evoluto in aree rurali ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
TENDENZE CONTESTI INTERNAZIONALI
integrazione tra attività produttive locali e comparto culturale
sperimentazione di rivitalizzazione delle comunità rurali tramite arte
e creatività con strategie di:
- sviluppo cluster creativi
- aumento dell’attrattività in chiave turistica
- integrazione sociale
- sviluppo di network stabili (pochi casi isolati): creazione capacità
culturale a scala territoriale + creazione cluster creativi + approccio
sistemico innovativo >>>> APPROCCIO ECOLOGICO
POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI
paesaggio rurale come esito equilibrio trasformazioni produttive,
sociali e storiche
esigenza di tutela del paesaggio e del patrimonio architettonico
rurale inteso come emergenza sistemica
visione sempre più integrata dei fattori chiave dello sviluppo:
conoscenza del territorio, partecipazione e coerenza degli interventi
difficoltà di adozione di un approccio integrato e carenza di interventi
innovativi a integrazione di diverse filiere produttive, fatta eccezione
per alcune importanti sperimentazioni GAL
METROPOLI
PICCOLI
CENTRI
URBANI
CENTRI URBANI
MEDIA DIMENSIONE
AREE RURALI
MARGINALIAREE RURALI
politiche di valorizzazione culturale
concentrazione di beni e servizi culturali
presenza di operatori culturali organizzati in reti di relazione
carenza strumenti di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
scarsa capacità di attrazione di capitale umano qualificato
emigrazione popolazione giovane e istruita verso contesti metropolitani
calo e invecchiamento popolazione
diffusione beni e servizi culturali
scarse opportunità economiche e sociali
esaurimento risorse e carenza servizi
stato di sofferenza del paesaggio
trasformazione sistema di relazioni città-campagna nell’ultimo secolo
STATODISOFFERENZA
ESCARSAATTENZIONE
*
DOMInUS
>
>
>
DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO COME MODELLO
PARTECIPATO PER LA VALORIZZAZIONE DEL CAPITALE
RURALE VOLTO ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL
TERRITORIO NELLA SUA DIMENSIONE SISTEMICA
08
STRUMENTI
POLITICHE CULT.
PROCESSI DI
GLOBALIZZAZ.
ESIGENZE BENI
CULTURALI
POLITICHE
CULTURALI UE
PROGETTAZIONE
CULTURALE
[ mappa ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
>
modelli di sviluppo
post-industriali
economia della
conoscenza
riduzione risorse per
la cultura
salvaguardia del
patrimonio culturale
produzione nuova
conoscenza
studio di strumenti e
metodi operativi per
tradurre in pratica il
complesso quadro
esigenziale dei progetti di
valorizzazione culturale
Knowledge economy
creative economy urbanistica Cultural Policy
Conservazione sociologia Design estimo
project management Economic Geography
tecnologia …
ambitointernazionaleambitonazionale
problema
scientifico
Distretto culturale evoluto
+ regioni rurali
metaprogetto distretto
culturale evoluto in
ambito rurale
tutela
conservazione
gestione
valorizzazione
promozione
fruizione
saperepratico
valorizzazione
territoriale: -
programmazione
negoziata -
progettazione
strategica
sapereteorico
perimetrazione indagine
• SVILUPPO CULTURA DI PROGETTO
• STRATEGICITÀ IDENTITÀ
CULTURALE TERRITORIALE
• CONDIVISIONE STRATEGIE DI
SVILUPPO TRA ATTORI LOCALI
>>
>
>
09
[ cap.5 metaprocedura ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
01
02
03
04
05
06
INDAGINI LETTERATURA >>> apparato teorico complesso
CASI STUDIO / SPERIMENTAZIONI >>>> difficoltà traduzione teoria in modelli praticabili
>>>> ricorrenza quadro esigenziale a livello di processo
APPROCCIO PROCESSUALE AL PROGETTO
aspetti procedurali e operativi per corretta
impostazione del processo di progettazione di un
modello di distretto culturale evoluto in ambito
rurale con l’obiettivo di aumentare efficacia e
qualità delle azioni di valorizzazione territoriale
informandole, sin dalla fase di avvio dei caratteri
di relazionalità, coerenza, qualità,
partecipazione, sostenibilità e integrazione,
adottando un approccio olistico e riducendo –
laddove possibile - le criticità legate al processo
Riconoscimento fasi da attuare secondo una
sequenza logica e temporale derivata dal
confronto di processi di valorizzazione territoriale
(piani di gestione UNESCO, Sistemi Culturali
Territoriali, processi di valorizzazione design
oriented e loro applicazione pratica con il distretto
culturale DOMInUS)
>
>
>
10
06.
IMPLEMENTAZIONE
04.
PROGETTAZIONE
STRATEGICA
05. CREAZIONE
CONSENSO e
VALIDAZIONE
03. DEFINIZIONE
CARATTERIZZAZIONE
02. FASE
PREPARATORIA
ANALISI
- perimetrazione ambiti di intervento
- attribuzione ruoli consulenza, coordinamento, controllo, consultazione
- definizione risorse attivabili e quadro normativo di riferimento
- formalizzazione accordi.
VALUTAZIONEDELPROCESSO
11
[ cap.5 metaprocedura ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
01. AVVIO
IDEAZIONE E
IDENTIFICAZIONE
programma di lavoro
protocolli di intesa, AdP
….
- analisi armatura culturale
- analisi sistema socio economico
- analisi sistema relazionale
- formulazione visione sistemica
analisi del capitale
territoriale
lettura critica analisi
- individuazione criticità potenzialità e fattori di rischio
- individuazione vocazioni territorio
- scenari di crescita;
- vision di progetto
- individuazione degli obiettivi strategici;
- definizione modello di attuazione
- approvazione obiettivi, piani di azione, forma giuridica e struttura gestionale, e
quindi i relativi impegni che ciascuna delle parti coinvolte assume per
l’implementazione del piano di gestione
- approvazione accordo
- monitoraggio attuazione piani
- gestione attività
- implementazione strategie e piani
matrice identità territoriali,
trasformazioni in atto,
vocazione territoriale
analisi SWOT …
piani d’azione +
economico finanziario +
di gestione
accordo di programma,
patto territoriale, …
registri degli stati di
avanzamento e degli esiti
delle azioni di monitoraggio
12
[ conclusioni ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI
CARATTERISTICHE TESI
multiscalarità: globale/locale, teoria/prassi,
piano/progetto, conservazione/innovazione,
sviluppo/sostenibilità
interdisciplinarietà
trasversalità
PROCESSI DI VALORIZZAZIONE CULTURALE
ALLA SCALA TERRITORIALE
metodologiadiinterventoestrumentioperativi
applicabilinelcontestoitalianoaprogettidi
distrettualizzazioneculturaleinambitorurale
complessoquadrocriticodiletturadeidiversipuntidi
vistacheaccompagnanoiprocessidisviluppodi
economieculturaliinambitorurale
traduzionedelquadroteoricointerdisciplinaree
multiscalareinstrumentioperativicoerentiper
l’innovazionedeiprocessidipianificazione
tradizionale
dimostrazionecentralitàdeitemidellagovernance,della
formazionedelcapitaleumanoedelladimensione
territorialeperlasostenibilitàculturale,ambientale,
economicaesocialedelleazionidiinnovazione
RISULTATI RAGGIUNTI >>>> QUESTIONI APERTE
processidiallineamentotrapolitichepubblichealla
scalaglobaleequadriesigenzialilocalivoltialla
integrazionesostenibiletraculturaefiliere
economiche
induzionediprocessididemocratizzazionenelgoverno
delterritorioperlacondivisionediobiettivi,scenari
dicrescitaestrategiecomuni
strumentidiverificadegliimpattiindirettidelleazioni
culturalisullacapacitàdiinnovazionediun
territorio
CRITICITÀ
non esaustività del quadro di sintesi
proposto dovuto alla complessità del tema
trattato
RISCONTRI
interesse multidisciplinare ai temi della
ricerca anche in contesti internazionali
verifica replicabilità del modello di distretto
culturale evoluto per valorizzazione aree
rurali
RELAZIONALITÀ
chiave lettura strategica
approfondimentoprocessocostitutivomodellodi
governance
indaginedipuntidivistaafferentiadiversiambiti
delsapere
adozionevisionetrasversaleesistemica
predilezioneaspettioperatividellaricerca
(approcciotecnologicoalprogettoculturale)
La valorizzazione culturale delle aree rurali. Aspetti procedurali e operativi per la creazione di un distretto culturale evoluto.

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  • 3. DESTINATARI Pubbliche Amministrazione o altri soggetti locali che intendano proporre azioni in favore della valorizzazione e dello sviluppo di un territorio [ obiettivi ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO >>>> PROGETTO COMPLESSO Forniremetodologiadiinterventoestrumenti operativiapplicabilinelcontestoitalianoa progettididistrettualizzazioneculturalein ambitorurale Favorireprocessidiinnovazionedella pianificazionetradizionale,orientandole strategieterritorialiversoobiettivicondivisi Dimostrarel’utilitàdellostrumentodistretto culturalenelprocessodicostruzionediuna nuovacoscienzasocialeasostegnodella culturainambitirurali; >>>> OBIETTIVI >>>> RISULTATI ATTESI apparatodicarattereanaliticoeteoricosultemadei distretticulturalicheinquadragliaspetti metodologici,dimultiscalaritàe interdisciplinarietàconriferimentoagliapprocci propridellaprogettazionetecnologica letturadisignificativeesperienzenazionalied estere,conrilevamentocriticitàeprospettive futurenell’implementazionediprocessidi distrettualizzazione,evidenziandoinparticolare connotazioniproceduraliemetodologiche propostametaprogettuale,descrittivadellastruttura processuale(fasi,attori,interventi)edilinee guidaperlaconduzionedelleattivitàdi managementeprogettazione PUNTI DI FORZA falsificazione del modello derivato dalle indagini bibliografiche durante la fase progettuale DOMINuS e in ambiti internazionali ELEMENTI DI ORIGINALITÀ aggiornato quadro teorico sul tema con applicazione alle aree rurali individuazione aspetti innovativi in riferimento alle tecnologie per il management di progetti complessi metaprogetto per la creazione di un distretto culturale evoluto in aree rurali 02
  • 4. [ metodologia ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI tecnologia dell’architettura tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali progettazione culturale urbanistica economia della conoscenza marketing territoriale politiche …. FOCUS PROBLEMA SPERIMENTAZIONE ANALISICRITICAANALISITEORICA META PROGETTO 01FASE ANALITICO CONOSCITIVA COSTRUZIONE DEL MODELLO 02a attuazione modelli e pratiche metodologiche derivazione modelli applicabili alla realtà DOMInUS BC VISITING EXPERIENCE costruzione modello distretto culturale evoluto in area rurale Integrazione modello sperimentato02bFALSIFICAZIONE DEL MODELLO 03 confronto comunicazione risultati raccolta osservazioni GENERALIZZAZIONE RISULTATI programmazione negoziata progettazione strategica 03
  • 5. [ mappa ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI 1. I CONFINI DELLA PROGETTAZIONE CULTURALE 2.GLI STRUMENTI PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL CONTESTO ITALIANO 3.IL DISTRETTO CULTURALE 4.IL MODELLO DI DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO APPLICATO ALLE AREE RURALI 5.ASPETTI PROCEDURALI E OPERATIVI PER LA CREAZIONE DI UN DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO NELLE AREE RURALI ALLEGATI 1.1.Il concetto di capitale territoriale 1.2.Il patrimonio culturale nello scenario italiano 1.3.Gli scenari della progettazione culturale 2.1.Strumenti di programmazione negoziata per le politiche di sviluppo locale 2.2.Strumenti di progettazione strategica dal basso per lo sviluppo territoriale culturalmente fondato 2.3.Confronto tra gli strumenti di valorizzazione del patrimonio culturale 3.1.Evoluzioni del modello di distretto culturale 3.2.Il processo di valorizzazione del distretto culturale 4.1.Il paesaggio rurale come emergenza sistemica 4.2.Verso una rigenerazione delle aree rurali fondata sulla valorizzazione del patrimonio culturale 4.3.Il distretto culturale come opportunità di valorizzazione del capitale rurale 5.1.L’approccio processuale al progetto: il metaprogetto 5.2.Fase di avvio: ideazione e identificazione 5.3.Fase preparatoria: analisi 5.4.Fase di definizione: caratterizzazione 5.5.Fase di progettazione strategica: strategie, obiettivi e progetti 5.6.Fase di creazione del consenso e validazione e fase di implementazione A. La valorizzazione culturale delle aree rurali in British Columbia, Canada 1.2.1 Tutela e valorizzazione 1.2.2 Quali scenari per i beni culturali? 1.3.1 Tutela e valorizzazione 1.3.2 Creatività e sviluppo 1.3.3 Politiche dell’innovazione creativa 2.1.1L’Accordo di Programma Quadro 2.1.2Strumenti di programmazione negoziata 2.2.1Ecomusei 2.2.2Gruppo di Azione Locale 2.2.3Agenda 21 Locale e della Cultura 2.2.4Distretti culturali 3.1.1Tipologie di distretti culturali 3.1.2 Il distretto culturale evoluto 3.2.1 Il distretto culturale nell’era dell’economia della conoscenza 4.1.1 Il patrimonio architettonico rurale 4.1.2 Processi di trasformazione del paesaggio rurale 4.1.3 Politiche nazionali per lo sviluppo delle aree rurali 4.1.4 Esperienze per la valorizzazione delle aree rurali 4.3.1 Il distretto culturale DOMInUS 4.3.2 Lettura critica del distretto culturale DOMInUS 5.1.1 Il metaprogetto del distretto culturale evoluto 5.5.1 Elaborazione delle linee strategiche 04
  • 6. CAPITALE TERRITORIALE [ cap.1 i confini della progettazione culturale ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI attività tecnica delle politiche culturali veicola l’identità territoriale tramite la valorizzazione degli asset locali produce strumenti operativi e pratiche integrazione strategica superamento logiche tradizionali di pianificazione produzione di nuove competenze MODELLI APPLICABILI ALLA SCALA TERRITORIALE PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE CHE SUPERINO APPROCCI TRADIZIONALI E PARZIALIZZATI AL TEMA IN CUI LA CULTURA è ASSET STRATEGICO DELLO SVILUPPO valorizzazione CAPITALE PRODUTTIVO «insieme degli elementi materiali e immateriali a disposizione del territorio che possono costituire punti di forza o veri e propri vincoli a seconda degli aspetti presi in considerazione» CAPITALE INSEDIATIVO CAPITALE COGNITIVO CAPITALE SOCIALE CAPITALE RELAZIONALE CAPITALE NATURALE CAPITALE CULTURALE attività paesaggio patrimonio know-how sviluppo economico sociale ambientale culturale sostenibile beniculturali benipaesaggistici patrimoniomateriale“minore” patrimonioculturaleimmateriale rischi processi globalizzazione PROGETTAZIONE CULTURALE conservazione teoriecreatività 05
  • 7. PSR PROGRAMMA REGIONALE DI SVILUPPO [ cap.2 strumenti della valorizzazione] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI STRUMENTI DI PROGRAMMA- ZIONE NEGOZIATA COMUNITÀENTILOCALIREGIONISTATO INTESA ISTITUZIONALE DI PROGRAMMA APQ ACCORDO PROGRAMMA QUADRO AdP ACCORDO di PROGRAMMA AQST ACCORDO QUADRO di SVILUPPO TERRITORIALE ECOMUSEI AGENDE21 GAL DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO PROGETTAZIONE STRATEGICA PARTECIPATA programmazioneistituzionale iniziativasoggettilocali STRUMENTI DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL CONTESTO ITALIANO PER UNO SVILUPPO LOCALE PARTECIPATO SOSTENIBILE atto volontario caratterizzato da processi partecipativi di varia natura, che costruisce obiettivi e strategie condivisi in funzione di visioni e scenari futuri, tramite il consolidamento di sistemi di relazioni tra enti e soggetti alla scala territoriale La dimensione della governance assume un ruolo centrale nei piani strategici e la sua efficacia influisce sulla capacità di impatto degli stessi I piani strategici adottabili in ambito culturale favoriscono processi di conoscenza e tutela del patrimonio cosiddetto minore, materiale e immateriale potenziale coordinamento tra sistemi relazionali integrabili stratificazionelivelli digovernance approccio tradizionale alla programmazione in ambito culturale secondo accordi che privilegiano azioni di tipo gerarchico promosse dallo Stato verso gli enti territoriali introduzione momenti di negoziazione tra i soggetti portatori di interesse per creare possibilità di intervento del settore privato. L’accento è posto sulla fase di accordo tra i portatori di interesse. 06
  • 8. [ cap.3 il distretto culturale ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI PROGETTI STRATEGICI CAPITALE TERRITORIALE GOVERNANCE SOSTENIBILITA’ INDUSTRIALE trasposizioneda MarshallBecattini PROCESSO EVOLUTIVO DI DISTRETTO CULTURALE strategia di auto-organizzazione del territorio in risposta agli stimoli forniti dalle istituzioni locali per favorire la partecipazione della comunità nelle politiche di sviluppo sostenibile del territorio e la generazione di nuove economie esterne indotte da processi di innovazione PRIMA GENERAZIONE Valentino SECONDA GENERAZIONE Santagata TERZA GENERAZIONE Sacco 1970 concentrazione e contiguità spaziale di imprese e risorse capaci di generare un vantaggio competitivo libera circolazione delle informazioni strategie per un uso efficiente delle risorse INDUSTRIALE Marshall 1920 ruolo strategico di conoscenza e capitale sociale nei processi di sviluppo (cooperazione e innovazione) cultural cluster or district azioni infrastrutturali di riqualificazione fondate sulla diffusione culturale in aree degradate (Inghilterra ‘70) applicazione dell’approccio di sviluppo economico industriale all’ambito culturale per integrazione processo di valorizzazione delle risorse culturali con infrastrutture e settori produttivi sviluppo asset di eccellenza scarsa attenzione alla componente sociale marshalliana NEW ECONOMY DC industriale DC istituzionale DC museale DC metropolitano MODELLO POST- INDUSTRIALE DI SVILUPPO presenza di economie esterne di agglomerazione riconoscimento natura idiosincratica produzione di cultural distretto culturale evoluto integrazione strategica sistemi eco. soc. cult. amb. politiche PROGETTO COMPLESSO CHE SI APPROCCIA ALLA CULTURA IN QUANTO SISTEMA COMPLESSO 07 2000 2001 2004
  • 9. [ cap.4 distretto evoluto in aree rurali ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI TENDENZE CONTESTI INTERNAZIONALI integrazione tra attività produttive locali e comparto culturale sperimentazione di rivitalizzazione delle comunità rurali tramite arte e creatività con strategie di: - sviluppo cluster creativi - aumento dell’attrattività in chiave turistica - integrazione sociale - sviluppo di network stabili (pochi casi isolati): creazione capacità culturale a scala territoriale + creazione cluster creativi + approccio sistemico innovativo >>>> APPROCCIO ECOLOGICO POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI paesaggio rurale come esito equilibrio trasformazioni produttive, sociali e storiche esigenza di tutela del paesaggio e del patrimonio architettonico rurale inteso come emergenza sistemica visione sempre più integrata dei fattori chiave dello sviluppo: conoscenza del territorio, partecipazione e coerenza degli interventi difficoltà di adozione di un approccio integrato e carenza di interventi innovativi a integrazione di diverse filiere produttive, fatta eccezione per alcune importanti sperimentazioni GAL METROPOLI PICCOLI CENTRI URBANI CENTRI URBANI MEDIA DIMENSIONE AREE RURALI MARGINALIAREE RURALI politiche di valorizzazione culturale concentrazione di beni e servizi culturali presenza di operatori culturali organizzati in reti di relazione carenza strumenti di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale scarsa capacità di attrazione di capitale umano qualificato emigrazione popolazione giovane e istruita verso contesti metropolitani calo e invecchiamento popolazione diffusione beni e servizi culturali scarse opportunità economiche e sociali esaurimento risorse e carenza servizi stato di sofferenza del paesaggio trasformazione sistema di relazioni città-campagna nell’ultimo secolo STATODISOFFERENZA ESCARSAATTENZIONE * DOMInUS > > > DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO COME MODELLO PARTECIPATO PER LA VALORIZZAZIONE DEL CAPITALE RURALE VOLTO ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO NELLA SUA DIMENSIONE SISTEMICA 08
  • 10. STRUMENTI POLITICHE CULT. PROCESSI DI GLOBALIZZAZ. ESIGENZE BENI CULTURALI POLITICHE CULTURALI UE PROGETTAZIONE CULTURALE [ mappa ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI > modelli di sviluppo post-industriali economia della conoscenza riduzione risorse per la cultura salvaguardia del patrimonio culturale produzione nuova conoscenza studio di strumenti e metodi operativi per tradurre in pratica il complesso quadro esigenziale dei progetti di valorizzazione culturale Knowledge economy creative economy urbanistica Cultural Policy Conservazione sociologia Design estimo project management Economic Geography tecnologia … ambitointernazionaleambitonazionale problema scientifico Distretto culturale evoluto + regioni rurali metaprogetto distretto culturale evoluto in ambito rurale tutela conservazione gestione valorizzazione promozione fruizione saperepratico valorizzazione territoriale: - programmazione negoziata - progettazione strategica sapereteorico perimetrazione indagine • SVILUPPO CULTURA DI PROGETTO • STRATEGICITÀ IDENTITÀ CULTURALE TERRITORIALE • CONDIVISIONE STRATEGIE DI SVILUPPO TRA ATTORI LOCALI >> > > 09
  • 11. [ cap.5 metaprocedura ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI 01 02 03 04 05 06 INDAGINI LETTERATURA >>> apparato teorico complesso CASI STUDIO / SPERIMENTAZIONI >>>> difficoltà traduzione teoria in modelli praticabili >>>> ricorrenza quadro esigenziale a livello di processo APPROCCIO PROCESSUALE AL PROGETTO aspetti procedurali e operativi per corretta impostazione del processo di progettazione di un modello di distretto culturale evoluto in ambito rurale con l’obiettivo di aumentare efficacia e qualità delle azioni di valorizzazione territoriale informandole, sin dalla fase di avvio dei caratteri di relazionalità, coerenza, qualità, partecipazione, sostenibilità e integrazione, adottando un approccio olistico e riducendo – laddove possibile - le criticità legate al processo Riconoscimento fasi da attuare secondo una sequenza logica e temporale derivata dal confronto di processi di valorizzazione territoriale (piani di gestione UNESCO, Sistemi Culturali Territoriali, processi di valorizzazione design oriented e loro applicazione pratica con il distretto culturale DOMInUS) > > > 10
  • 12. 06. IMPLEMENTAZIONE 04. PROGETTAZIONE STRATEGICA 05. CREAZIONE CONSENSO e VALIDAZIONE 03. DEFINIZIONE CARATTERIZZAZIONE 02. FASE PREPARATORIA ANALISI - perimetrazione ambiti di intervento - attribuzione ruoli consulenza, coordinamento, controllo, consultazione - definizione risorse attivabili e quadro normativo di riferimento - formalizzazione accordi. VALUTAZIONEDELPROCESSO 11 [ cap.5 metaprocedura ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI 01. AVVIO IDEAZIONE E IDENTIFICAZIONE programma di lavoro protocolli di intesa, AdP …. - analisi armatura culturale - analisi sistema socio economico - analisi sistema relazionale - formulazione visione sistemica analisi del capitale territoriale lettura critica analisi - individuazione criticità potenzialità e fattori di rischio - individuazione vocazioni territorio - scenari di crescita; - vision di progetto - individuazione degli obiettivi strategici; - definizione modello di attuazione - approvazione obiettivi, piani di azione, forma giuridica e struttura gestionale, e quindi i relativi impegni che ciascuna delle parti coinvolte assume per l’implementazione del piano di gestione - approvazione accordo - monitoraggio attuazione piani - gestione attività - implementazione strategie e piani matrice identità territoriali, trasformazioni in atto, vocazione territoriale analisi SWOT … piani d’azione + economico finanziario + di gestione accordo di programma, patto territoriale, … registri degli stati di avanzamento e degli esiti delle azioni di monitoraggio
  • 13. 12 [ conclusioni ] LA VALORIZZAZIONE CULTURALE DELLE AREE RURALI CARATTERISTICHE TESI multiscalarità: globale/locale, teoria/prassi, piano/progetto, conservazione/innovazione, sviluppo/sostenibilità interdisciplinarietà trasversalità PROCESSI DI VALORIZZAZIONE CULTURALE ALLA SCALA TERRITORIALE metodologiadiinterventoestrumentioperativi applicabilinelcontestoitalianoaprogettidi distrettualizzazioneculturaleinambitorurale complessoquadrocriticodiletturadeidiversipuntidi vistacheaccompagnanoiprocessidisviluppodi economieculturaliinambitorurale traduzionedelquadroteoricointerdisciplinaree multiscalareinstrumentioperativicoerentiper l’innovazionedeiprocessidipianificazione tradizionale dimostrazionecentralitàdeitemidellagovernance,della formazionedelcapitaleumanoedelladimensione territorialeperlasostenibilitàculturale,ambientale, economicaesocialedelleazionidiinnovazione RISULTATI RAGGIUNTI >>>> QUESTIONI APERTE processidiallineamentotrapolitichepubblichealla scalaglobaleequadriesigenzialilocalivoltialla integrazionesostenibiletraculturaefiliere economiche induzionediprocessididemocratizzazionenelgoverno delterritorioperlacondivisionediobiettivi,scenari dicrescitaestrategiecomuni strumentidiverificadegliimpattiindirettidelleazioni culturalisullacapacitàdiinnovazionediun territorio CRITICITÀ non esaustività del quadro di sintesi proposto dovuto alla complessità del tema trattato RISCONTRI interesse multidisciplinare ai temi della ricerca anche in contesti internazionali verifica replicabilità del modello di distretto culturale evoluto per valorizzazione aree rurali RELAZIONALITÀ chiave lettura strategica approfondimentoprocessocostitutivomodellodi governance indaginedipuntidivistaafferentiadiversiambiti delsapere adozionevisionetrasversaleesistemica predilezioneaspettioperatividellaricerca (approcciotecnologicoalprogettoculturale)

Notes de l'éditeur

  1. La tesi raccoglie i risultati delle attività di ricerca condotte nel contesto privilegiato di sperimentazione, quale è il territorio mantovano. Le ricerche svolte hanno riguardato l’indagine di strumenti e processi innovativi di valorizzazione del patrimonio culturale fondati sul paradigma della sostenibilità degli interventi in relazione alle caratteristiche del contesto e sulla valorizzazione dei processi di progettazione in relazione al quadro esigenziale locale. La tesi affronta il tema del distretto culturale evoluto quale strumento innovativo di governance nei processi di valorizzazione del capitale rurale. Il modello del distretto culturale evoluto, se ben impostato, tende ad assumere visioni sistemiche delle risorse territoriali e a integrare i temi della tutela, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio culturale con quelli dello sviluppo sostenibile. Il punto di forza della tesi consiste nel contenere gli esiti di una sperimentazione di modello di distretto culturale in ambito mantovano. La tesi cioè integra indagini di tipo bibliografico nell’ambito della progettazione culturale a esiti di applicazioni sul campo. Sono cioè stati analizzati i principi teorici derivati da ambiti disciplinari diversi per derivare metodi, strumenti e tecniche che sono poi stati praticati durante le esperienze di progettazione del Distretto Culturale DOMInUS. La vastità della materia trattata non ha tuttavia, per ovvie ragioni, permesso di corredare il contributo di esaustivi approfondimenti circa gli aspetti contingenti. Per ovviare al rischio di fornire una visione parzializzata del problema, si è integrata l’analisi dei casi studio con approfondimenti di carattere teorico e un articolato apparato di riferimenti bibliografici. In questo frangente il distretto culturale evoluto propone nuovi approcci per il governo dei flussi di relazione alla scala territoriale, tramite la predisposizione di approcci complessivi e di apparati disciplinari in grado di garantire una visione olistica o ecologica – in riferimento alle dinamiche del sistema - dell’intero processo.
  2. OBIETTIVI DELLA TESI: Il progetto di distretto culturale evoluto è per sua natura complesso. Esso affronta numerosi ambiti problematici riferibili a disparati temi, tra i quali: la conservazione nell’ottica della prevenzione programmata; la gestione nell’ottica della governance; l’analisi di fattibilità nell’ottica delle valutazioni delle ricadute sociali ed economiche del progetto, ecc. Riconoscere nel tema relazionale la chiave di lettura strategica del progetto di distretto culturale evoluto implica impostare un approfondimento specifico inerente il processo costitutivo del modello di governance. Il contributo indaga molteplici punti di vista riconducibili a vari ambiti del sapere e adotta una visione trasversale nella sistematizzazione di essi, per arrivare all’elaborazione di uno strumento di analisi processuale che aiuti il progettista ad impostare correttamente il problema. La tesi privilegia gli aspetti operativi della ricerca, grazie all’adozione di un approccio tecnologico al progetto culturale, al fine di creare strumenti funzionali all’orientamento di politiche e strategie territoriali verso obiettivi condivisi di sostenibilità. l’intento della tesi è di fornire una metodologia e degli strumenti operativi utili alla corretta impostazione gestionale di un progetto complesso quale quello del distretto culturale evoluto applicato a contesti di tipo rurale. Per tale ragione è destinata a un pubblico professionale di progettisti e operatori territoriali pubblici o privati, che intendano approcciarsi allo sviluppo territoriale culturalmente fondato. In sintesi, gli obiettivi del contributo intendono: Fornire una metodologia di intervento e degli strumenti operativi applicabili nel contesto italiano, a supporto dei progetti di distrettualizzazione culturale; Favorire il processo di innovazione della pianificazione tradizionale, orientando le strategie territoriali verso obiettivi condivisi; Dimostrare l’utilità dello strumento distretto culturale nel processo di costruzione di una nuova coscienza sociale a sostegno della cultura in ambiti rurali; RISULTATI ATTESI L’analisi condotta nell’ambito della progettazione culturale tramite l’esplicitazione delle teorie inerenti la conservazione dei beni culturali, il significato del capitale territoriale e il quadro delle teorie emergenti in fatto di economia della creatività fornisce un apparato analitico multi scalare e interdisciplinare di carattere teorico che indaga i paradigmi inerenti la gestione e innovazione del processo progettuale in ambito culturale. A ciò si somma un quadro teorico che indaga gli aspetti metodologici per la costruzione di un quadro normativo e procedurale di riferimento delle soluzioni adottabili in ambito nazionale per la gestione e lo sviluppo di progetti strategici volti alla valorizzazione del patrimonio culturale tramite modelli di sviluppo sostenibile e partecipato. A ciò si sommano indagini e verifiche in funzione della effettiva sostenibilità economica, sociale, ambientale e culturale del modello distrettuale culturale evoluto. Il focus specifico inerente la definizione del quadro esigenziale e politico della condizione della ruralità in ambito nazionale valorizza la lettura delle esperienze nazionali ed estere circa modelli di valorizzazione del patrimonio rurale. L’analisi porta a definire un quadro che rileva criticità e prospettive future nell’implementazione di processi di distrettualizzazione, evidenziando in particolare connotazioni procedurali e metodologiche in ragione del possibile trasferimento di metodi e “buone pratiche”. La tesi si conclude con l’esplicitazione di un modello metaprogettuale che in forma analitico descrittiva per fasi propone alcune riflessioni di carattere gestionale per la corretta impostazione di un modello di distretto culturale evoluto in ambito rurale destinato agli Enti territoriali e alle Pubbliche Amministrazioni che intendano proporre interventi per lo sviluppo territoriale fondato sui valori della cultura. ELEMENTI DI ORIGINALITà La candidata dimostra un’elevata conoscenza teorica ed applicativa del tema, anche nei suoi articolati aspetti di natura interdisciplinare. La ricerca, sviluppata con sistematicità e autonomia critica, affronta una tematica di indubbio interesse e attualità, fornendo un inquadramento teorico aggiornato ed esaustivo e proponendo una originale applicazione alle aree rurali. Tale quadro interpretativo colloca l’esperienza all’interno dei saperi e degli strumenti per la gestione e l’attuazione di strategie evolute per la riqualificazione e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e paesaggistiche, individuando puntualmente gli aspetti di innovazione con riferimento alle tecnologie per il management di progetti e processi complessi. Il contributo fornito, frutto anche di una partecipazione diretta, continuativa e attiva della dottoranda ad attività di ricerca e di progetto sul tema oggetto della tesi, si caratterizza per sistematicità e completezza, e presenta numerosi elementi di interesse e notevole originalità, con ulteriori prospettive di ricerca e sperimentazione. CRITICITA’
  3. Il modello di ricerca utilizzato per la stesura della tesi consiste nell’analisi e sistematizzazione di teorie, normative e dati generati dalla sperimentazione di pratiche progettuali volte a uno sviluppo del territorio fondato sui valori della cultura. Il percorso metodologico della tesi, avendo a che fare con l’indagine di progetti complessi, non ha seguito un andamento lineare. La multiscalarità della ricerca può essere riassunta nel ripetersi ciclico di fasi di studio, partecipazione e sperimentazione on field delle teorie indagate, analisi critica dei risultati e individuazione di nuovi temi di approfondimento. La prima fase di carattere analitico – conoscitiva del problema, è stata condotta indagando aspetti teorici e metodologici suggeriti dalle fonti letterarie. L’indagine bibliografica non si è limitata agli ambiti disciplinari della tecnologia dell’architettura, bensì ha coinvolto gli ambiti della tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, della progettazione culturale, dell’urbanistica, dell’economia della conoscenza, del marketing territoriale e delle politiche per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. L’ampliamento del campo di indagine è stato dettato dalla necessità di assumere gli elementi conoscitivi imprescindibili per affrontare correttamente un progetto di distretto culturale evoluto. La varietà delle discipline indagate è stata dunque imposta dalla necessità di affrontare la natura complessa del problema ed è stata suggerita in itinere, oltre che dall’esigenza di affrontare correttamente le criticità che si andavano manifestando nella fase di sperimentazione del distretto culturale, anche dalla collaborazione con una molteplicità di figure altamente specializzate operanti in diversi settori disciplinari. La seconda fase può essere definita come momento di costruzione e falsificazione del modello. Durante tale fase sono stati approfonditi i temi di carattere maggiormente operativo legati all’attuazione dei modelli e delle pratiche metodologiche studiate nella prima fase, grazie alla partecipazione ad alcune ricerche condotte in Italia e all’estero. L’esperienza condotta durante la fase di progettazione di distretto culturale evoluto nell’Oltrepò mantovano (DOMInUS) è stata dunque riletta in chiave critica e falsificata grazie al confronto in ambito nazionale con altre esperienze di distretto culturale. A livello estero invece, il caso studio è stato confrontato con i piani strategici di valorizzazione delle arti adottati a livello territoriale in contesto canadese durante un soggiorno di cinque mesi presso il Centre for Policy Studies on Culture and Communities della Simon Fraser University a Vancouver (vedi allegato A). Il confronto degli esiti della sperimentazione DOMInUS, unitamente ai feedback raccolti durante alcune interviste e durante il seminario “Design cultural regions”, ha permesso di appurare la validità del modello se riferito ad altri contesti territoriali. L’ultima fase metodologica che ha consentito la produzione della tesi è la fase di generalizzazione dei risultati. Grazie al momento di falsificazione, tale fase ha consentito di derivare le conoscenze utili al raggiungimento degli obiettivi della ricerca, traducendoli in un modello generalizzabile. L’output di questa fase è rappresentato dal metaprogetto di distretto culturale integrato applicabile ai contesti rurali. Il modello procedurale proposto, pur essendo prodotto da un singolo autore, risente del lavoro, delle idee e dei contributi di esperti, colleghi e professionisti incontrati durante l’attività di studio.
  4. CAPITOLI DELLA TESI Il primo indaga e sintetizza analiticamente diversi ambiti disciplinari correlati ai temi della progettazione culturale su scala territoriale. Seppure non esaustiva, la sintesi mira a restituire un certo grado di complessità del quadro teorico contingente. L’excursus mira a favorire una visione integrata degli ambiti dell’economia della conoscenza, dalle discipline sociali e della conservazione dei beni culturali. Il carattere aperto della tesi suggerisce nuovi percorribili campi di indagine nell’ambito della progettazione culturale, quale ad esempio la necessità di determinare nuovi ruoli per i policy maker e nuovi contenuti per le politiche di sviluppo sostenibile. Il secondo capitolo sintetizza gli strumenti della valorizzazione del patrimonio culturale nel contesto italiano distinguendoli in strumenti di programmazione negoziata e di progettazione strategica integrata. Il capitolo manifesta l’interesse nell’indagare quegli strumenti di valorizzazione del patrimonio culturale alla scala territoriale che si fondano su processi partecipati e promossi dal basso che determinano sperimentazioni nell’ambito di nuovi strumenti di governance del territorio, quali le Agende 21, gli ecomusei, i Gruppi di Azione Locale e i distretti culturali. Il terzo capitolo propone un rapido excursus circa l’evoluzione del modello di distretto culturale, dalla prima teorizzazione marshalliana in ambito industriale successivamente trasposta in ambito culturale e corretta nell’arco dell’ultimo decennio con diverse teorizzazioni che ne hanno determinato una continua evoluzione. Del modello più evoluto di distretto culturale si giunge poi a definirne alcuni tratti caratteristici. Il capitolo quarto, sulla base della considerazione che sperimentare l’applicazione di modelli di distretto culturale evoluto implica impostare strategie dedicate a seconda che si tratti di applicazioni a contesti urbani o rurali, propone l’indagine di quest’ultimo. Il contesto rurale risulta ricoprire un ruolo marginale all’interno delle politiche di valorizzazione del patrimonio culturale malgrado la ricchezza del patrimonio che custodisce. Il capitolo dunque valuta le caratteristiche delle aree rurali e delle politiche di sviluppo dedicate. La lettura critica del caso studio di progettazione del distretto culturale DOMInUS dell’Olterpò mantovano conclude la parte. Il quinto capitolo, sulla scorta delle considerazioni e delle esperienze analizzate, propone un modello operativo per fasi che, indagando processi, metodiche e strumenti operativi, guidi l’operatore durante la progettazione del distretto culturale in aree rurali. L’analisi processuale è una metodologia che la tecnologia dell’architettura ha approntato alla scala edilizia, e che in questo contesto viene ad assumere valenza territoriale. La procedura espressa per fasi espressa riconosce e ordina le attività, riferendole laddove possibile a strumenti e metodiche note costruite attorno a un percorso logico generalizzabile e praticabile in casi tipologicamente analoghi. Oltre a suggerire come impostare correttamente un progetto di distretto culturale in ambito rurale, il modello operativo proposto, in linea con le letture critiche dei casi studio, suggerisce le maggiori criticità da affrontare durante le diverse fasi quali ad esempio: la progettazione partecipata; la definizione di un modello di governance chiara sulla base degli obiettivi strategici di progetto; la messa a punto di strumenti da utilizzare in ciascuna fase, ecc. Il capitolo sesto fornisce le conclusioni della dissertazione ripercorrendo il percorso concettuale condotto, fornendo riflessioni a corredo della macroprocedura di progettazione di distretto culturale integrato in ambito rurale e futuri possibili avanzamenti della ricerca. L’allegato posto a conclusione del documento sistematizza i casi studio canadesi leggendoli criticamente in funzione degli obiettivi della tesi. I casi studio esplorano due esperienze di pianificazione strategica per le arti alla scala territoriale, prossime alle teorie della creative economy.
  5. CAPITOLO 1 I CONFINI DELLA PROGETTAZIONE CULTURALE Il primo capitolo è dedicato a far emergere il ruolo centrale che temi quali la relazionalità nella progettazione, l’identità culturale e la creatività hanno assunto nell'arco dell'ultimo secolo nelle strategie volte a promuovere condizioni, dinamiche e modalità di costruzione del territorio. Ciò ha determinato una crescita sostanziale nell'interesse verso procedure progettuali che, riferendosi a settori disciplinari avanzati di diversi ambiti scientifici, siano in grado di affrontare il flusso di relazioni dell'ambiente costruito procedendo come struttura connettiva tra elementi, stimolando creatività e inducendo innovazione. Il tema relazionale basato sul rafforzamento della dimensione identitaria locale rientra sempre più frequentemente nelle politiche comunitarie, quale chiave strategica per uno sviluppo economico sostenibile volto a ovviare i rischi di omologazione territoriale dettati dallo sviluppo di processi di globalizzazione. Per tale ragione, i processi innovativi di sviluppo promossi a livello comunitario coinvolgono, oltre alle risorse tradizionali, proprio quegli elementi frutto di lunghi e complessi processi cognitivi di autoapprendimento e di costruzione dell’identità culturale della comunità locale sviluppatisi sul territorio (Camagni 2008). Elementi quali il paesaggio, il patrimonio culturale, le risorse culturali di sistema, le reti di cooperazione della ricerca e della conoscenza, il capitale relazionale, ecc. assumono sempre più un ruolo strategico nella governance dei processi di sviluppo locale volti al consolidamento di forti relazionalità tra gli altri elementi del contesto territoriale. I progetti di valorizzazione dell’identità territoriale sono «strumenti efficaci per attuare delle politiche culturali con l’obiettivo di veicolare l’identità territoriale attraverso la valorizzazione degli asset locali» (Amari, 2006). Essi sono per loro natura complessi e per tale ragione non appartengono ad un unico corpus disciplinare. La prima parte analizza il progetto culturale nelle componenti su cui agisce, chiarendo cosa si intenda con capitale territoriale, cosa significhi assumere un punto di vista italiano rispetto alla definizione, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e quali scenari si prospettino per il futuro. La seconda parte amplia il focus al dibattito scientifico e alle politiche culturali promosse in ambito internazionale dai Paesi dell’Occidente industrializzato, ovvero Europa, America settentrionale e Australia. Si osserva come, nell'era dell'economia della conoscenza, la cultura rivesta un ruolo sempre più centrale nelle teorie inerenti strategie innovative per uno sviluppo economico regionale sostenibile. I contributi provengono da vari ambiti disciplinari e focalizzano l’attenzione sugli importanti cambiamenti che il settore culturale sta sperimentando, per effetto della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica. Nell’era dell’economia della conoscenza, la cultura va dunque assumendo un ruolo sempre più centrale nelle strategie di sviluppo sostenibile. Lo stesso concetto di sostenibilità, è stato recentemente aggiornato aggiungendo il paradigma culturale quale quarto pilastro ai tre originari elementi - sociali, economici e ambientali. Si assiste di fatto alla diffusione della consapevolezza che il radicamento culturale e la sua tutela rappresentano premesse imprescindibili per la competitività dei territori. Ciò implica includere entro le strategie di sviluppo la componente più fragile del capitale territoriale, ovvero il patrimonio culturale. In ambito europeo e specialmente in ambito italiano, trattare di patrimonio culturale implica assumere un punto di vista particolarmente attento ai temi della tutela della conservazione del bene culturale e della qualità delle attività di animazione e promozione. Preme sottolineare come l’irripetibilità dello scenario e della densità culturale italiana, prima ancora che europea, renda estremamente complessa un’operazione di confronto tra teorie e progetti di valorizzazione territoriale alla scala internazionale. Benché si riconosca a livello mondiale il valore scientifico dei contributi della comunità italiana al dibattito sulla tutela e conservazione del patrimonio, si assiste all’avanzare di politiche che tendono a eroderne progressivamente i margini di salvaguardia verso modelli di gestione che troppo spesso, in virtù della redditività economica, soffocano il sistema valoriale che lega il bene culturale al suo contesto. Al contributo scientifico italiano si somma un vasto fronte di ricerca internazionale che, rivendicando la cultura quale pilastro della sostenibilità, promuove le attività artistiche e culturali e la creatività quali fattori innovativi strategici per lo sviluppo delle economie locali. Specie nei contesti privi di una radicata identità culturale, diversi fronti di ricerca sono impegnati nel dimostrare che investire in cultura determini un innalzamento della qualità di vita della popolazione residente e favorisca processi di innovazione strategica. Da notare inoltre come le indagini internazionali in fatto di progetti di valorizzazione culturale alla scala territoriale, spesso ignorino le sperimentazioni condotte in ambito italiano in fatto di distretti culturali. Per quanto concerne il tema creativo, esso afferisce alla sfera della creative economy ed è oggi considerato uno dei settori in maggiore crescita nei paesi occidentali industrializzati. Nata al principio degli anni ‘80 a seguito dell’inclusione delle arti nel settore industriale, l’economia creativa ha trovato rapida diffusione nei modelli di sviluppo di Europa, nord America, Nuova Zelanda e Australia. In ambito italiano, la centralità della questione della tutela del bene culturale e del patrimonio architettonico storico, ha probabilmente contribuito a rendere il territorio meno permeabile alla “ventata innovatrice” dell’economia creativa. Analisi condotte in ambito nazionale per valutare l'incidenza della classe creativa sulla forza lavoro (2005), sebbene riferite al criticato modello di Richard Florida, dimostrano un ritardo dell’Italia rispetto ad altri paesi di dotarsi di modelli economici guidati dalla conoscenza e dalla creatività. Tali strategie di sviluppo territoriale, specialmente nei contesti internazionali caratterizzati da uno scarso radicamento culturale della popolazione, riconoscono nella creatività un elemento strategico determinante per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale e per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile fondato sui valori della cultura. Pur mancando una categorizzazione certa in ragione della particolarità del prodotto scambiato, il settore creativo include le arti performative visuali, i mercati dell'arte e della cultura ma esclude il patrimonio culturale (Murray 2008).Così come accade per i beni culturali, nel caso delle industrie culturali, alcuni autori in ragione dei benefici offerti dall'arte all'intera comunità (Throsby 2008) legittimano l'intervento istituzionale nella correzione dei fallimenti del mercato. A ciò si aggiunge la considerazione che la creatività in quanto capacità di soggetti competenti di selezionare e unire elementi diversi in combinazioni nuove e utili, rappresenta una capacità produttiva che può essere indotta e stimolata ma non pianificata. Essendo una capacità legata al capitale umano qualificato, la creatività può rientrare a pieno diritto nelle politiche pubbliche. La scarsa attenzione riposta dalle teorie della creatività (Florida, Glaeser, Clark) ai temi dell’identità culturale e la sistematica sottostima delle forze endogene che normalmente stimolano la crescita di un contesto urbano o territoriale, ha determinato l'emergere di alcune importanti riflessioni circa il bilanciamento tra esigenze della conservazione ed esigenze dello sviluppo. Ciò è ottenibile attuando strategie che coinvolgano le comunità locali in risposta a quadri esigenziali specifici e che creino opportunità per i privati anche in termini di sviluppo del capitale umano, chiave strategica per l’innovazione (Scott 2009, Carr, Servon 2008). A ciò si aggiunge la necessità di provvedere alla promozione di quadri coesivi di politiche promosse dal basso, che superino logiche tradizionali di sviluppo dell'infrastrutturazione fisica, verso logiche innovative che favoriscano approcci ecologici alla creatività - sviluppo delle dinamiche urbane e territoriali - e che facciano un uso non strumentale della cultura per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile (Landry 2000, Murray 2009). Se da un lato l’apparato teorico appare vasto e articolato, dall’altro emerge la necessità condivisa e diffusa di approfondire l’indagine di strumenti efficaci per la valorizzazione del patrimonio culturale, che siano in grado di tradurre la teoria in modelli applicabili sul territorio, inserendo la cultura tra gli asset strategici dello sviluppo e superando approcci di tipo tradizionale al tema.
  6. CAPITOLO 2 GLI STRUMENTI PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL CONTESTO ITALIANO «Nell’era della globalizzazione si aprono maggiori spazi per un’azione consapevole dei soggetti locali per incidere sul loro destino, al di là dei condizionamenti della storia e della geografia. Una politica intelligente può aiutare questi processi se riesce ad influire efficacemente sulla capacità di cooperazione fra gli attori locali […]. Ancor più che nel passato lo sviluppo economico ha dunque una dimensione sociale che non può essere trascurata» (Trigilia, 2005). Il dualismo costante indotto da processi di globalizzazione e sviluppo locale ha portato all'affermazione di nuove politiche caratterizzate da una maggiore partecipazione attiva dei soggetti locali e da nuove forme di cooperazione pubblico privata su progetti condivisi. Accanto alla tradizionale programmazione istituzionale che stabilisce a priori le procedure di funzionamento e il sistema di relazioni tra gli attori, nasce una seconda tipologia di regolazione territoriale fondata sull’iniziativa dei soggetti locali. A fronte delle nuove autonomie generate con la riforma istituzionale del 1993, e dei nuovi equilibri generatisi tra interessi pubblici e interessi privati nella gestione dei comuni, Trigilia sostiene che dalla «capacità di cooperazione nelle diverse fasi del processo decisionale tra i diversi soggetti coinvolti - politici, burocrati, rappresentanti degli interessi - dalla cui relazione dipendono gli esiti delle politiche. […]per “favorire la costruzione di nuovi ponti sociali tra Stato e mercato, per sperimentare nuove reti di relazioni come motore dell’innovazione» (Trigilia, 2005). Secondo Carlo Trigilia (2005), la fonte di sviluppo dell'innovazione dei mercati locali e internazionali è costituita dalla capacità di costruzione sociale. Il capitale sociale inteso come l’insieme delle relazioni sociali di cui un soggetto individuale o collettivo dispone in un determinato momento, diviene il caposaldo alla base dello sviluppo di un territorio. In sostanza egli sostiene che le risorse sociali prodotte da un ambito politico istituzionale concorrono a determinare lo sviluppo di un territorio unitamente alle capacità organizzative direttive e gestionali della classe dirigente. Come espresso nel capitolo precedente, la peculiarità del contesto italiano in merito a densità del patrimonio e radicamento dell’identità culturale implica la necessità di condurre analisi dedicate. Il capitolo che segue propone l’indagine di alcuni strumenti sperimentati sul territorio nazionale a varie scale, in materia di valorizzazione del patrimonio culturale, intervenendo in almeno una delle fasi di tutela, conservazione, valorizzazione, gestione, promozione e fruizione, individuate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (2004). Programmazione negoziata e progettazione strategica “dal basso” costituiscono strumenti privilegiati per promuovere un approccio allo sviluppo territoriale guidato da processi di valorizzazione del patrimonio culturale. L’individuazione di fattori strategici per lo sviluppo quali la consapevolezza, la localizzazione e la sostenibilità hanno imposto la necessità di indagare, nel secondo capitolo, gli strumenti per la valorizzazione del patrimonio culturale che sul territorio nazionale sviluppano tali requisiti. Gli strumenti indagati si sommano alla tradizionale programmazione istituzionale, promuovendo l’adozione di strategie di regolazione territoriale su iniziativa dei soggetti locali coerentemente con il quadro esigenziale dell’area. Si tratta degli strumenti di programmazione negoziata adottabili in ambito culturale, su esempio del caso lombardo, e degli strumenti di progettazione strategica partecipata quali gli ecomusei, le Agende 21 Locali e della Cultura, i Gruppi di Azione Locale e i distretti culturali. Dal confronto emerge una sempre maggiore complessificazione della pianificazione strategica e dei livelli di governance che spontaneamente si formano a livello locale per l’innovazione delle politiche di sostenibilità. A progetti di valorizzazione delle risorse ambientali, economiche, culturali, sociali alla scala territoriale, corrispondono almeno altrettanti livelli di governance. Emerge un quadro di sintesi che riunisce strumenti di programmazione che tentano il superamento di un approccio di tipo tradizionale alla progettazione, inserendosi con una certa flessibilità sul territorio per perseguire obiettivi di valorizzazione del capitale territoriale tramite approcci di tipo partecipativo. Essi sono in genere il frutto di accordi tra enti territoriali locali e talvolta privati e propongono soluzioni a politiche comunitarie, direttive regionali innovative o sperimentando strumenti non ancora normati. I progetti di cui si tratterà sono stati selezionati tra gli strumenti adottati spontaneamente da aggregazioni di enti e nuovi modelli di governance Poiché la disciplina oggetto di dibattito varia in funzione dei diversi ambiti regionali, in questa sede ci si concentrerà sul caso lombardo, in molte occasioni peraltro sperimentatore di strumenti innovativi. La programmazione negoziata si approccia alla progettazione culturale in maniera tradizionale, secondo accordi che privilegiano azioni di tipo gerarchico promosse dallo Stato verso gli enti territoriali e introducendo momenti di negoziazione tra i soggetti portatori di interesse per creare alcune possibilità di intervento del settore privato. L’accento è posto sulla fase di accordo tra i portatori di interesse. La progettazione strategica integrata procede in maniera diversa. Nasce in genere al di fuori dei tradizionali processi di pianificazione del territorio pur relazionandosi con essi. È un atto volontario caratterizzato da processi partecipativi di varia natura, che costruisce obiettivi e strategie in funzione di visioni e scenari futuri, tramite il consolidamento di sistemi di relazioni tra enti e soggetti alla scala territoriale. La dimensione della governance assume un ruolo centrale nei piani strategici e la sua efficacia influisce sulla capacità di impatto degli stessi. I piani strategici adottabili in ambito culturale favoriscono inoltre la conoscenza e la tutela del patrimonio cosiddetto minore, materiale e immateriale, altrimenti difficilmente valorizzabile. Il confronto tra strumenti di programmazione negoziata e progettazione strategica consente di costruire una gerarchia delle relazioni che tra essi intercorrono. Il capitolo, per non allontanarsi eccessivamente dagli obiettivi della tesi, omette un approfondimento in merito agli strumenti urbanistici di pianificazione strategica del territorio, già ampliamente analizzati nella letteratura esistente e in alcuni documenti di analisi del distretto culturale come modello di governance per i beni culturali (Canziani, 2007). L'esperienza del distretto culturale rappresenta un'opportunità per ragionare in termini di coordinamento tra sistemi relazionali integrabili, al fine di condividere obiettivi di sviluppo comuni fondati sui paradigmi della sostenibilità e di allineare le strategie di valorizzazione del patrimonio culturale e sostegno della creatività, promosse a diversi livelli sul territorio. Un progetto di distretto culturale è tanto più sensato ed efficace quanto più è in grado di creare un sistema di relazioni solido con gli altri livelli di governo del territorio che alle diverse scale promuovono lo sviluppo, ottimizzando le risorse a disposizione, strutturando strategie coerenti di valorizzazione e orientando le politiche territoriali.
  7. CAPITOLO 3 IL DISTRETTO CULTURALE Secondo il filosofo francese Edgar Morin, la cultura è un sistema complesso pieno di contraddizioni. Per agire su di esso non è sufficiente giustapporre frammenti di saperi diversi, bensì bisogna farli interagire all’interno di una nuova prospettiva globale. Le sperimentazioni condotte nell’ambito della valorizzazione dei sistemi culturali, in altre parole i tentativi di mettere in pratica una progettazione culturale di qualità dimostrano che, essa è tanto più efficace quanto più si riescono a mettere in connessione in maniera trasversale le differenti parti che compongono il sistema territoriale su cui si interviene. Secondo il pensatore francese, l’unica disciplina che sta attualmente affrontando tale sfida, pur con alcune difficoltà, è l’ecologia. Applicare modelli ecologici alla cultura significa promuovere lo studio di strumenti che possano aiutare sul piano teorico e pragmatico a incidere sulla realtà, a partire dallo sviluppo di nuove professionalità che sappiano operare in maniera trans-disciplinare. Tra i progetti complessi che agiscono sul sistema culturale alla scala territoriale, quello che sembra possedere, almeno in linea teorica, maggiori potenzialità per tendere all’approccio auspicato da Morin è il distretto culturale evoluto. Esso sviluppa processi di integrazione tra filiere economiche e politiche di governo del territorio per una valorizzazione dell’identità culturale attraverso lo sviluppo degli asset locali. L’esperienza distrettuale è ancora in fase di sperimentazione e denota un interesse crescente a riguardo, tant’è vero che nell’arco degli ultimi cinque anni Fondazione Cariplo, unitamente alle autorità locali candidate, ha assegnato ingenti fondi come co-finanziamento alla fase di analisi e sperimentazione di almeno sei distretti culturali evoluti nel territorio lombardo: il Distretto culturale della Valle Camonica: un laboratorio per l’arte e l’impresa"; il DOMInUS Distretto dell’Oltrepò Mantovano per l’Innovazione, l’Unicità e lo Sviluppo – caso studio sperimentato - il Distretto culturale Regge dei Gonzaga; il Distretto culturale evoluto di Monza e Brianza; il Distretto culturale evoluto della Provincia di Cremona e il Distretto culturale della Valtellina. A questi si aggiunge l’interesse rivolto sempre in ambito lombardo all’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale dei Magistri Comacini, che ha fornito le basi teoriche su cui impostare i bandi successivi. Il capitolo che segue indaga l’evoluzione del concetto di distretto culturale e analizza in che modo il patrimonio culturale può costituire un’opportunità di sviluppo sociale ed economico di un territorio o di un ambito urbano. Quest’ultimo ripercorre l'evoluzione del modello di distrettualizzazione culturale, dal modello teorizzati in ambito industriale marshalliano, alla sua trasposizione in ambito culturale teorizzata per fasi evolutive di prima, seconda e terza generazione (Becattini, Valentino, Santagata, Sacco). Il distretto culturale evoluto – terza generazione - supera le visioni parziali ed eccessivamente orientate alla produzione di valori economici dei modelli distrettuali precedenti promuovendo logiche di sostenibilità intese come miglioramento complessivo ed equilibrato delle condizioni che influenzano la vita in un dato territorio, in contrapposizione a logiche di pura e semplice crescita economica. Esso si impone sul piano teorico inoltre, per la potenziale capacità di sviluppare e di auto sostenere strategie di sviluppo locale in grado di superare logiche di sfruttamento del patrimonio culturale in chiave commerciale turistica (Giambalvo 2007). Il distretto culturale evoluto si caratterizza per una forte dimensione sistemica che richiede un’integrazione complessa tra numerosi portatori di interesse quali la pubblica amministrazione, l'imprenditorialità, il sistema formativo, gli operatori culturali e la società civile. Esso rappresenta un sistema organizzato di istituzioni pubbliche e private, reti e imprese che operano in maniera integrata su obiettivi condivisi per la produzione di beni servizi culturali a elevato valore aggiunto su di un territorio caratterizzato da un'identità culturale omogenea. I fattori strategici di successo del modello di distretto culturale evoluto dipendono dunque dalla capacità di governance dei processi di accumulazione del capitale umano e informativo connessi alla produzione e al consolidamento di nuove conoscenze del capitale sociale e identitario. In linea con una molteplicità di strumenti di varia natura, il distretto culturale evoluto rappresenta una modalità innovativa di governo dei processi di trasformazione del territorio fondata sui valori della sostenibilità tramite l'individuazione di adeguati dispositivi per la diffusione della conoscenza, la formazione del consenso e la costruzione partecipata di processi decisionali (Mussinelli in Schiaffonati, Majocchi, Mussinelli 2005).
  8. CAPITOLO 4 IL MODELLO DI DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO APPLICATO ALLE AREE RURALI L’analisi condotta nel capitolo precedente circa l'evoluzione e il significato del concetto di distretto culturale porta a riconoscerne in esso i caratteri di progetto complesso. Abbiamo inoltre visto l'esistenza di sostanziali similitudini nei paradigmi assumibili da strumenti diversi di valorizzazione del patrimonio culturale (capitolo 2). Il modello di distretto culturale evoluto adotta un approccio progettuale in ambito culturale tramite la creazione e l’utilizzo di strumenti innovativi mediati da strutture di buona governance. Si tratta nella fattispecie di progetti strategici accomunati da principi quali la partecipazione della comunità locale al processo decisionale, la sostenibilità delle strategie e l’integrazione delle risorse alla scala territoriale. I modelli di distretto culturale analizzati, riferibili alla prima e seconda generazione (ovvero cluster culturali e distretti culturali attribuibili ai contributi di Valentino e Santagata) denotano quale comune denominatore una maggiore attenzione per l’analisi dei contesti urbani. Ciò è ravvisabile in buona ragione nella maggiore propensione dei contesti metropolitani alla promozione di attività culturali e ad una elevata densità di industrie e associazioni culturali. Sin dagli anni ’70, la città ha sperimentato politiche di valorizzazione culturale (cluster culturali), ravvisabili nella programmazione di svariate tipologie di interventi e attività creative e culturali. Nelle aree metropolitane il numero degli operatori culturali qualificati operanti è solitamente elevato e spesso organizzato in reti di relazione, anche di natura informale, che consentono la cooperazione dei medesimi all'interno della medesima filiera per la produzione di beni e servizi culturali. Il contesto urbano inoltre genera una capacità attrattiva di capitale umano ad alta specializzazione proveniente dai territori limitrofi. Secondo i dati riportati dalla Rete Rurale Nazionale, le aree rurali in Italia rappresentano oltre il 90% della superficie territoriale nazionale e contribuiscono alla formazione del valore aggiunto nazionale nella misura del 50% circa. Le aree rurali solitamente soffrono di una carenza di strumenti di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale, di scarsa - se non nulla capacità - di attrazione di capitale umano qualificato e di fenomeni di migrazione della popolazione giovane istruita verso i ben più promettenti contesti metropolitani in fatto di opportunità di crescita. Pur ospitando talvolta elementi culturali di eccellenza, le aree rurali si caratterizzano per la presenza diffusa di organizzazioni e istituzioni attinenti al terzo settore, caratterizzate da ridotte risorse economiche e capitale umano raramente qualificato e strutturato in reti di relazione solide. Per tali condizioni, l’entità del lavoro culturale e creativo condotto nelle comunità rurali tende a non essere realmente stimato perché non riconosciuto o addirittura sottovalutato. La normativa inerente la tutela e la valorizzazione dell'architettura rurale (Legge 378/2003) non risulta inoltre essere particolarmente efficace. Tuttavia qualcosa sembra cambiare. Parallelamente all’aumento della consapevolezza che ciascuna comunità deve saper riconoscere o sviluppare un senso identitario che stimoli la popolazione residente ad auto rigenerarsi, si sta lentamente facendo strada un nuovo regionalismo di tipo cooperativo (Murray 2009). In questa direzione, le posizioni disciplinari che sostengono l’importanza del ruolo sociale giocato dalle arti sono ormai numerose e tendono ad allinearsi sempre più con le opportunità offerte dalle attività cosiddette creative Si tratta nella sostanza di valutare in maniera integrata gli effetti sociali e gli effetti economici che attività culturali innovative determinano nella comunità. Entrambe le prospettive, ovvero lo sviluppo culturale della comunità (ruolo sociale) e lo sviluppo economico (impatti economici delle attività culturali, capacità di attrarre imprese creative, ecc.) non solo acquisiscono egual importanza, ma diventano interdipendenti. Il riconoscimento di artisti e creativi quali potenziali residenti o proprietari di imprese nelle aree rurali al fine di favorire una diversificazione delle economie di base, offre ampi spunti per ripensare al contributo delle arti e più in generale delle attività creative nelle comunità. sperimentare l’applicazione di modelli di distretto culturale evoluto implichi impostare strategie dedicate a seconda che si tratti di applicazioni a contesti urbani o rurali. È evidente che tali sperimentazioni prevedano l’adozione di strategie a scale differenti. Di fatto in un contesto urbano un progetto di distretto culturale deve far leva sull'evoluzione di strumenti e pratiche consolidate e optare per interventi puntuali ma a elevato impatto, in un contesto rurale è molto più frequente riscontrare la necessità di valorizzare l'intera dimensione territoriale attraverso interventi diffusi. Si è deciso di indagare l’applicazione dello strumento di distretto alle regioni rurali in quanto meno indagate dalla letteratura e in quanto sofferenti di forti criticità e transizioni rispetto ai temi della conservazione del paesaggio inteso come l'esito dell'equilibrio tra trasformazioni produttive, sociali e storiche che si sono succedute nei secoli, della tutela del patrimonio rurale, della ritenzione e attrazione del capitale umano e della diffusione della conoscenza. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, in concomitanza con i processi di industrializzazione, le regioni rurali italiane sono state oggetto di importanti e progressive ondate migratorie della popolazione locale verso aree metropolitane che hanno determinato uno spopolamento e un abbandono progressivo delle aree più periferiche e marginali. Per contro i processi di diffusione urbana dell'ultimo decennio stanno dando vita a una “diluizione” sul territorio delle aree urbane ed una concomitante marginalizzazione delle regioni rurali periferiche ai grandi centri metropolitani. Le politiche nazionali in linea con le indicazioni fornite dalla Comunità Europea, individuano nelle aree rurali un contesto fortemente mutevole in cui l'agricoltura non è più finalizzata solamente alla produzione, ma anche alla tutela dell'ambiente. In tale contesto i servizi assumono un ruolo chiave nello sviluppo delle potenzialità dei territori per il raggiungimento di una maggiore coesione socioeconomica e di una riduzione del divario tra aree rurali e aree urbane. Emerge in maniera sempre più netta dalle politiche pubbliche, l'invito all'adozione da parte dei territori di strumenti della progettazione integrata quale chiave strategica per il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo rurale legati alla competitività e alla governance istituzionale. Emerge altrettanto chiaramente la difficoltà dei territori a perseguire approcci che sappiano integrare in maniera sostenibile e innovativa le attività agricole con la conservazione del patrimonio naturale e architettonico tradizionale, fatta eccezione per alcune interessanti esperienze condotte dai Gruppi di Azione Locale nell'ambito dei programmi di finanziamento comunitario LEADER. Dunque le politiche adottate a livello comunitario e nazionale in fatto di sviluppo rurale rivelano da un lato importanti potenzialità, dall'altro lasciano emergere non poche criticità in ragione del raggiungimento effettivo degli ambiziosi obiettivi assunti. Appare evidente che la direzione verso cui le politiche si muovono è rappresentata da una sempre maggiore localizzazione dei programmi di intervento e dal consolidamento tra i propri principi di sviluppo di paradigmi quali l'integrazione strategica, la coerenza, la sostenibilità, la condivisione e la partecipazione. Se da un lato le politiche agricole di sviluppo rurale si stanno muovendo verso l'integrazione tra le attività produttive locali e il comparto culturale, dall'altro nei paesi occidentali industrializzati si sta assistendo a sperimentazioni di rivitalizzazione delle comunità rurali attraverso l'arte e creatività. Tali sperimentazioni operano generalmente per piccoli interventi promossi dalla comunità locale, i quali, pur ottenendo impatti positivi, raramente riescono a raggiungere rientrare entro logiche strategiche alla scala di sistema a causa della carenza di iniziative di governance. Il distretto culturale evoluto sembra completare questo quadro di casistiche inerenti la rivitalizzazione delle comunità rurali attraverso l'arte la creatività, mettendo in campo gli strumenti potenziali per lo sviluppo di strategie di valorizzazione integrate e sistemiche. La partecipazione alla fase di progettazione del distretto culturale nell'ambito rurale dell'Oltrepò mantovano (DOMInUS), condotta dal laboratorio TEMA del Dipartimento BEST del Politecnico di Milano sotto la supervisione scientifica del prof. Fabrizio Schiaffonati, ha consentito la formulazione di una lettura critica di tale processo. L'esperienza di distretto culturale dell’Oltrepò mantovano si inserisce coerentemente all'interno di un complesso quadro di iniziative intraprese dal territorio nell'arco dell'ultimo decennio che ha coinvolto numerosi operatori pubblici e privati spesso organizzati in reti dalla geografia variabile, agendo da propulsori di un circuito virtuoso di programmazione e governo partecipato del territorio. La metodologia adottata nella gestione dell'intero processo di progettazione ha riscontrato criticità riconducibili ai temi del management di progetti complessi multi-scalari in relazione alla difficoltà di applicare ad ambiti complessi e in continua evoluzione modelli processuali che abbiano valenza scientifica. Il quadro metodologico di riferimento adottato ha previsto un costante sforzo interpretativo di carattere progettuale e organizzativo per adattare al contesto di riferimento un modello processuale scientificamente valido operante per progetti di innovazione e sviluppo (Fanzini in Casoni, Fanzini 2011).
  9. Nell’arco degli ultimi vent’anni, l’Unione Europea ha introdotto nelle proprie politiche comunitarie il concetto di sviluppo culturale del territorio. Nel 1992 il trattato di Maastricht ha sancito la necessità di favorire e potenziare le dinamiche di valorizzazione del patrimonio culturale allo scopo di consentire la coesione, l’unione e lo sviluppo dei popoli europei. Successivamente, la Carta dei diritti fondamentali (Nizza 2001) ha ratificato che l’Unione Europea, oltre a fondarsi sui valori indivisibili della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà, vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale. I principi di sviluppo culturale introdotti a livello comunitario, le prospettive di uno sviluppo economico fondato su valori della cultura, le sfide della società della conoscenza, il processo di globalizzazione in atto e le trasformazioni indotte dall’affermazione di modelli di sviluppo di tipo post-industriale hanno posto in luce le potenzialità di un nuovo approccio ai temi dello sviluppo territoriale nell’ambito disciplinare della progettazione culturale. Essa è definita nel testo omonimo di Monica Amari (2006) come l’attività tecnica delle politiche culturali, immersa nella complessità relazionale della realtà contemporanea, volta a indagare strumenti e pratiche capaci di veicolare i valori simbolici e identitari di un territorio attraverso la valorizzazione degli asset locali. La sfida che la progettazione culturale affronta consiste nella capacità di creare progetti fondati sulla cultura che sappiano integrarsi al sistema economico, sociale e culturale locale, tramite azioni di tutela, conservazione, valorizzazione, gestione, promozione e fruizione. In questo nuovo approccio, i valori strategici di riferimento divengono: Lo sviluppo di una cultura di progetto in ambito culturale volta allo sviluppo territoriale, come auspicato dall’Unione Europea; Il riconoscimento strategico della dimensione identitaria e simbolica dei sistemi territoriali locali; La definizione di obiettivi comuni condivisi da parte dei soggetti presenti sul territorio. Le esperienze condotte a livello nazionale dimostrano l’importanza della dimensione relazionale dei progetti volti allo sviluppo territoriale culture driven e la necessità di dotarsi di metodi e strumenti capaci di tradurre nella pratica i paradigmi di governance della sostenibilità, della partecipazione e della produzione di nuova cultura. Tra gli strumenti a disposizione delle politiche culturali nazionali, emerge il caso del distretto culturale. Alla luce del dibattito in corso, la tesi analizza il distretto culturale in qualità di potenziale strumento innovativo di integrazione strategica tra azioni di valorizzazione del patrimonio culturale e attività delle filiere economiche locali. La ricerca, tramite l’esito di alcune sperimentazioni e attività di verifica praticate in tale ambito, giunge alla definizione del processo di progettazione di un distretto culturale evoluto applicato alle regioni rurali, strutturandole all’interno di uno strumento operativo a supporto degli enti che intendono avviare sui propri territori un’esperienza di questo tipo. In riferimento al tema della tutela del patrimonio culturale, la tesi assume in maniera finalizzata i contributi provenienti dall’ambito scientifico della conservazione preventiva programmata, il cui modello di attribuzione del valore al bene culturale si fonda sul riconoscimento del sistema di relazioni che l’oggetto instaura con il territorio di origine. Il tema della relazionalità, alle varie scale e rispetto ai diversi ambiti di indagine, risulta essere un tema trasversale allo sviluppo della tesi. Letta in quest’ottica la dimensione processuale assume un ruolo strategico nell’approccio al progetto culturale. Ciò determina l’interesse a indagarne gli aspetti definitori, normativi, procedurali, organizzativi e gestionali, ricorrendo a metodologie progettuali che siano in grado di approcciarsi alla complessità con approcci di tipo multi scalare e intra-disciplinare e a sintetizzarli in un metaprogetto di distretto culturale evoluto per le regioni rurali. Il metaprogetto, in qualità di strumento nato nell’ambito della tecnologia dell’architettura per lo sviluppo e la gestione dei processi edilizi, applicato al modello di distretto culturale diviene uno strumento strategico di supporto al mediatore culturale promotore del progetto, dalla fase di avvio, sino alla fase di implementazione.
  10. CAPITOLO 5 ASPETTI PROCEDURALI E OPERATIVI PER LA CREAZIONE DI UN DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO NELLE AREE RURALI La quantità e qualità dei contributi sino a qui illustrati dimostra come i temi affrontati dalla progettazione culturale si situino al confine di numerosi ambiti disciplinari, dall’epistemologia alla ricerca scientifica, alle scienze e alle pratiche del territorio, dall’economia alle sperimentazioni e teorie artistiche, dalle scienze umanistiche alle pratiche sociali, in un’esperienza di relazioni e corrispondenze attraverso il confronto di pratiche progettuali di tipo relazionale. Ne emerge un apparato teorico estremamente complesso che spesso fatica a trovare un'applicazione operativa all'interno dei progetti. Affrontare un progetto di distretto culturale evoluto in ambito rurale, indipendentemente dal contesto specifico, implica far fronte a un quadro esigenziale ricorrente e di cui il progettista si deve occupare. Alla luce di quanto esposto e sulla base delle indagini condotte on desk e on field, lo studio intende fornire elementi operativi utili a una corretta impostazione del processo di progettazione di distretto culturale per aumentare l’efficacia e la qualità delle azioni di valorizzazione territoriale informandole, sin dalla fase di avvio dei caratteri di relazionalità, coerenza, qualità, partecipazione, sostenibilità e integrazione, adottando un approccio olistico e riducendo – laddove possibile - le criticità legate al processo. Il capitolo 5 a fronte di una breve introduzione che richiama alcuni concetti inerenti il significato dell’ approccio processuale al progetto, illustra i caratteri comuni riconoscibili nei metaprogetti per la valorizzazione territoriale. Inoltre, dal confronto tra le fasi processuali riconoscibili all'interno dei piani di gestione dei siti UNESCO, nei processi per la realizzazione di sistemi culturali territoriali e dall‘ approccio design oriented applicato generalmente ai processi per la valorizzazione territoriale trasposto alla fase progettuale del distretto culturale dell’Oltrepò mantovano, si è ricavato uno schema per fasi degli aspetti procedurali operativi per la progettazione di un distretto culturale evoluto in ambito rurale. Il punto di vista praticato nella definizione del metaprogetto è quello dei progettisti. La proposta di metaprogetto si configura come strumento di supporto tecnico per l'operatore che intende sviluppare un processo progettuale di qualità fondato su linee strategiche verso cui far convergere le politiche territoriali. La proposta metaprogettuale discussa non pretende ovviamente di avere carattere di esaustività ma al contrario intende costituire la base per lo sviluppo di ulteriori azioni di approfondimento e di ricerca, specialmente in merito alla definizione di quegli strumenti operativi a supporto dell’attività di progettazione e riferibili alla sfera valutativa delle diverse componenti progettuali. In particolare sembra essere particolarmente problematica l’individuazione di strumenti efficaci in merito alla valutazione ex ante degli impatti prodotti dalle attività culturali, in ragione del loro elevato ma non monetizzabile valore simbolico e della carenza di strumenti che sappiano interpretare la domanda di cultura alla scala locale per prevederne eventuali sviluppi.
  11. Alla luce di quanto esposto, sulla base delle indagini condotte on desk e on field e a fronte di una breve introduzione che richiama alcuni concetti fondamentali inerenti il significato dell'adozione di un approccio processuale al progetto, il capitolo quinto fornisce una descrizione della struttura processuale (fasi, attori, interventi) per la conduzione delle attività di management e progettazione di distretto culturale evoluto in ambito rurale. La proposta di metaprogetto si configura come strumento di supporto tecnico per l'operatore che intende sviluppare un processo progettuale di qualità fondato su linee strategiche verso cui far convergere le politiche territoriali. La proposta metaprogettuale discussa non pretende ovviamente di avere carattere di esaustività ma al contrario intende costituire la base per lo sviluppo di ulteriori azioni di approfondimento e di ricerca, specialmente in merito alla definizione di quegli strumenti operativi a supporto dell’attività di consulenza e riferibili alla sfera valutativa delle diverse componenti progettuali. In particolare sembra essere particolarmente problematica l’individuazione di strumenti efficaci in merito alla valutazione ex ante degli impatti prodotti dalle attività culturali, in ragione del loro elevato ma non monetizzabile valore simbolico e della carenza di strumenti che sappiano interpretare la domanda di cultura alla scala locale per prevederne eventuali sviluppi.
  12. CAPITOLO 6 CONCLUSIONI L'analisi dei contributi teorici e delle sperimentazioni condotte in contesti nazionali e internazionali nell'ambito della progettazione culturale volta alla valorizzazione del capitale territoriale colloca lo strumento del distretto culturale evoluto quale potenziale strumento operativo per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali. La corretta impostazione di un processo progettuale integrato sul tema dei distretti culturali implica l'adozione di metodologie multiscalari e interdisciplinari che non possono prescindere dalla conoscenza approfondita del quadro di riferimento. Per tale ragione la tesi ha indagato gli ambiti ritenuti strategici, la cui conoscenza è imprescindibile qualora si vogliano attivare strategie di valorizzazione territoriale. Il distretto culturale non può prescindere dall'improntare strategie volte alla diffusione della conoscenza e di una pratica della conservazione intesa come processo. Esso può veicolare modelli alternativi di tutela, superando il concetto dell'attribuzione di valore al bene culturale per giungere a visioni processuali fondate sul riconoscimento delle relazioni che l'oggetto instaura con il territorio (Della Torre 2006), favorendo processi di tutela del patrimonio cosiddetto minore. La natura del bene culturale e la questione della sua tutela sono valori imprescindibili, che giustificano il ruolo centrale assunto dall’intervento pubblico nello stimolo ai processi di distrettualizzazione culturale. Per ovviare al rischio che, a fronte di un entusiasmo iniziale il processo di valorizzazione si risolva in una mera folklorizzazione dell’identità culturale locale, il distretto deve operare in una logica di qualità delle strutture di diffusione della conoscenza, di qualità e integrazione degli interventi progettati per il territorio e di costante monitoraggio. Il distretto culturale deve farsi garante dell’adozione della cultura come quarto pilastro della sostenibilità cogliendo l’occasione per ripensare e riorganizzare pesi e relazioni tra progettualità e governance scoordinate sul territorio. Emerge la necessità di un’effettiva integrazione tra le politiche culturali pubbliche e il quadro esigenziale delle filiere economiche locali volte a generare un’ibridazione di contenuti tra settore culturale e industriale, favorendo processi di innovazione e di rigenerazione economica del territorio. Gli ambiti disciplinari esaminati e gli esiti delle sperimentazioni di valorizzazione del patrimonio culturale, concordano nell’attribuire il successo delle azioni di sviluppo locale alla capacità di esplicitare logiche di sistema che consolidino reti di relazione stabili tra soggetti istituzionali e vari portatori di interesse, sulle quali costruire il consenso e facilitare processi partecipati di condivisione di obiettivi comuni alla scala territoriale. Nell’indagine di politiche, strategie e strumenti per una progettazione sostenibile e partecipata, il tema della relazionalità si traduce nell’esigenza di costruire partnership e modelli di governance per la gestione e valorizzazione del patrimonio culturale che mettano in relazione i portatori di interesse pubblici e privati alla scala locale. A ciò si somma l’indagine di tematismi altrettanto importanti quali quelli inerenti la gestione dei processi creativi, i paradigmi della sostenibilità economica, sociale, ambientale e culturale e i metodi per la valutazione della fattibilità operativa dei progetti in contesti caratterizzati da un’elevata complessità operativa. Il grado di cooperazione tra soggetti pubblici e privati determina il livello di vivacità e dunque di maturità e autosostentamento del distretto, inducendo circuiti virtuosi per la formazione di nuove economie a elevato contenuto culturale e creativo. Il coinvolgimento del privato può essere agevolato dalla struttura di governance tramite la promozione di incontri sul territorio e l’adozione di politiche di sostegno alla creazione di reti gli attori economici locali. Per fare ciò il sistema di governance del distretto deve dotarsi di una visione di sistema che sia frutto di interpretazioni di strumenti innovativi di lettura del territorio, capaci di individuarne risorse naturali e culturali e quelli che vengono definiti catalizzatori e piattaforme per l'innovazione (Hutton 2008). La governance del distretto culturale inoltre, in una logica integrata deve riuscire a proporre il tema culturale sui tavoli decisionali dei processi tradizionali di sviluppo e agevolare la condivisione di obiettivi e strategie comuni e partecipate, per favorire il coordinamento delle azioni tra reti delle filiere locali. Ai sistemi di governance e ai policy maker, spettano dunque nuovi ruoli e nuovi compiti per la facilitazione delle relazioni e della cooperazione degli attori locali, per lo sviluppo delle competenze e della sensibilità del capitale umano ai temi della tutela del patrimonio culturale e per la produzione di nuova cultura. Si individua nella partecipazione uno degli elementi strategici nell’effettiva capacità del distretto di indurre processo virtuosi di valorizzazione del capitale culturale. A fronte delle numerose strategie volte a coinvolgere e favorire il consenso della comunità locale in un processo decisionale, dalle sperimentazioni condotte emerge chiaramente come essa rimanga prerogativa delle strutture di governo e governance di contesti maturi. Ciò induce alla necessità di interrogarsi in merito alle modalità di induzione e sviluppo di processi di democratizzazione nel governo del territorio.