Recensione del libro Pastoralia di George Saunders a cura di Nicoletta Daminato, partecipante del Master in Risorse Umane e Organizzazione di ISTUD nell'ambito del Project Work in cui i partecipanti hanno recensito alcuni libri di management, organizzazione e narrativa.
1. Master in Risorse Umane e Organizzazione 2011-2012
Project Work: “Biblioteca dell’HR, tutto ciò che un professionista
HR deve conoscere”
Abbiamo chiesto ai partecipanti al Master, su base volontaria, di recensire alcuni libri di management,
organizzazione e narrativa.
GEORGE SAUNDERS: PASTORALIA
A cura di Nicoletta Daminato
Pastoralia è una raccolta di racconti morali ambientati in una periferia omologata dell’America,
abitata da gente qualunque in cui sembra trionfare la miseria morale e l’egoismo. L’autore, George
Saunders, scrittore di racconti brevi, saggi, novelle e libri per bambini presso il New York Times, nei
racconti dell’autore temi ricorrenti sono l’importanza del lavoro produttivo e della ricerca della
felicità umana. Questi due temi si ritrovano anche nel primo racconto Pastoralia del libro omonimo; il
racconto ambientato in un parco a tema, nasce e si sviluppa dalle riflessioni del protagonista che
lavora come cavernicolo nel Villaggio dei Remoti; attraverso il fluire del suo pensiero, viene raccontato
com’è lavorare per questa Organizzazione, le regole che bisogna seguire, il clima e i malumori. Infatti,
il parco sta passando un periodo di crisi, da diverso tempo non ci sono molti visitatori e quasi nessuno si
affaccia nella sezione dedicata ai primitivi. Il protagonista, Mr Riga-dritto (nomignolo datogli dalla sua
partner lavorativa) descrive le giornate prive di visitatori, il rapporto con la collega, le difficili
relazioni e comunicazioni con i superiori, i problemi della vita quotidiana vissuti solo tramite un fax
(unico mezzo di collegamento con il mondo esterno e con la famiglia). Saunders tramite la caricatura
della ‘fabbrica dell’intrattenimento’ proposta in questo racconto, pone l’attenzione e aiuta a riflettere
su temi attuali di vita aziendale: il rapporto tra individuo e Organizzazione (qui mostrato come Ente
supremo, che tutto sa e tutto decide), il rapporto tra conformità alle regole e la rottura degli schemi,
il rapporto tra cultura organizzativa e individuo. L’autore, utilizzando un tono ironico ed elementi
tragicomici, denuncia l’assurdità di alcune componenti della nostra epoca quali ad esempio il ruolo dei
mass media e l’eccesso di una cultura organizzativa totalizzante. Molto forte da parte dell’autore è la
denuncia nei confronti delle regole ferree di un’organizzazione sociale che si delinea come un nuovo
Grande Fratello Orwelliano, una ‘fabbrica per l’intrattenimento’ in cui i soggetti che lo abitano sono
degli inetti con lo sguardo arreso verso un sistema cui non possono opporsi e in cui regna la tirannia del
‘pensa, parla e agisci positivo’. Rappresentante esemplare di questa cultura è il protagonista e voce
narrante, Mr Riga-dritto: egli non esce mai fuori dai confini e dagli schemi ‘adeguati’, rispetta
rigorosamente il ‘ruolo’ di cavernicolo assegnatogli dal suo lavoro, a tal punto che per comunicare con
la sua partner, anche nella ‘Zona Separata’ (fuori dal set lavorativo), usa i gesti mai le parole, come si
sa i cavernicoli non hanno ancora conquistato il linguaggio. Il protagonista segue passo passo le regole,
compilando la modulistica, pagando le tasse (anche se assurde), tutto sempre senza criticare. Le regole
2. in qualche modo gli danno sicurezza, l’aiutano a capire come comportarsi nelle situazioni che non sa
gestire; il problema nasce quando le situazioni non rientrano nella ‘lista’ datagli dall’organizzazione.
Se da una parte il protagonista, Mr. Riga-dritto, è un esempio del rispetto delle regole e totalmente
plasmato dalla cultura aziendale, la sua partner, Janet, è all’estremo opposto. Janet non si comporta
come ‘ci si aspetta’: se vuole rapportarsi al suo partner comunica in un modo in cui un ‘bravo
cavernicolo’ non farebbe, ‘gli parla’; non solo per lavoro, ma gli confida anche i suoi problemi
personali. Trasgredisce spesso le regole e continua a portare la sua vita personale nel lavoro,
influenzando così le sue performance lavorative. Per questo motivo, pur raggiungendo un risultato
soddisfacente, l’Organizzazione non ritiene accettabili i suoi comportamenti e continua a considerare
Janet un soggetto ‘pessimo’, una persona che non da il massimo nel lavoro e che deve essere
eliminata. L’autore tramite questo breve racconto porta in maniera ironica a riflettere su temi
profondi molto attuali, come il giusto rapporto ed equilibrio tra lavoro e vita privata, il tanto discusso
work-life balance; i pregi e i rischi di una cultura organizzativa troppo forte; attraverso continui esempi
di “cattiva comunicazione” evidenzia come la comunicazione ben fatta sia essenziale all’interno
dell’azienda. Un racconto ironico e piacevole che spesso provoca un sorriso amaro.