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ROMA IN NUMERI
Un'analisi sul metabolismo di Roma
di Marialuisa Palumbo con Mila Splendiani
malupa@libero.it
Camminando per una città, l'aria della città entra dentro di noi,
raggiunge i nostri polmoni e da lì il nostro sangue. In modo
simile, l'anidride carbonica emessa dai nostri mezzi di trasporto,
dai nostri impianti di riscaldamento e di illuminazione, confluisce
nell'aria che respiriamo, riducendone la qualità e (tramite
l'effetto serra) contribuendo a cambiare il clima.
Città costruita e ambiente rappresentano lo spazio fisico,
artificiale e naturale, che ci circonda, senza soluzione di
continuità ma con molteplici effetti dell'uno sull'altro e di
entrambi sulla qualità della nostra vita.
Il legame tra il modo di funzionare dei nostri edifici e dei nostri
sistemi di trasporto e la qualità dell'aria che respiriamo non è
che un esempio della profonda connessione tra i due ambiti.
Il flusso di energia e materia che la specie umana preleva dai
sistemi naturali, utilizza e trasforma e da cui produce scarti e
rifiuti, per analogia con i flussi di energia e materia degli
ecosistemi, viene denominato “metabolismo delle società”.
L'Impronta Ecologica rappresenta una metodologia di
contabilizzazione delle risorse ambientali, utile per ragionare di
“sviluppo sostenibile”.
La filosofia che sta dietro questa analisi si basa sul concetto di
capacità di carico, la capacità della Terra di sostenere la vita.
Il metodo dell'impronta si chiede: “Quanta terra (biocapacità)
utilizziamo per vivere?”. Il confronto tra la biocapacità di un
territorio e l'impronta ecologica, ci permette di fare un bilancio
ambientale: di valutare una situazione di deficit o di surplus
ecologico.
Non abbiamo al momento dati e tempi sufficienti per elaborare
uno studio sull'impronta ecologica di Roma ma possiamo
cominciare a guardare alcuni dei numeri e degli indicatori utili
per costruire un quadro delle risorse a disposizione della
città (a partire dal suolo e dalla aree verdi, dall'aria e dall'acqua)
e degli impatti che le nostre attività e consumi hanno su di
esse.
Per facilitare la comprensione dei dati, opereremo un confronto
puntuale tra Roma e Milano e, per alcuni indicatori, Stoccolma.
IL SUOLO
Il suolo è «Lo strato superiore della crosta terrestre costituito
da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi
viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e
ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente
lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una
risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce
cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo
svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio
e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale
come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate,
filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i
nutrienti e il carbonio […]» Definizione della Commissione
Europea al parlamento Europeo, 2006.
2009
La perdita della risorsa ambientale, dovuta all’occupazione di
una superficie originariamente agricola, naturale o
seminaturale, è definita consumo di suolo.
Il consumo di suolo va dunque inteso come una variazione da
una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una
copertura artificiale del suolo (suolo consumato).
Ogni anno in Italia è divorata dal cemento una superficie
estesa come quella di Milano.
A livello nazionale, il suolo perso è passato dal 2,9% degli anni
’50 al 7,3% del 2012, contro il 4,6% della media dell’Unione
Europea.
A livello comunale in Italia, Roma, è la città in cui
l'urbanizzazione si estende maggiormente con un valore di
superficie consumata di oltre 34.000 ettari di suolo edificato.
Suolo consumato a livello comunale (ettari), anno 2012. Fonte: ISPRA 2015.
Il dato quantitativo sul consumo di suolo totale non è però
sufficiente per descrivere l'andamento di un fenomeno così
importante e complesso.
Ad incidere negativamente sul consumo di suolo ma anche
più in generale sulla sostenibilità della forma urbana, non è
soltanto il fattore diretto della superficie impermeabilizzata ma
anche la modalità dell'uso del suolo: la forma della
urbanizzazione.
Da questo punto di vista, sono stati sviluppati numerosi
indicatori delle forme di urbanizzazione, tra questi utilizziamo
qui due soli indicatori sufficienti per descrivere lo stato di
frammentazione e dispersione che caratterizza
l'urbanizzazione di Roma.
L’indice di sprawl rappresenta l’incremento di area costruita
rispetto alla variazione della popolazione. Il range dei valori in
Italia varia tra 0,67 e 28,7.
A Roma l’indice assume valori maggiori di 25 in virtù di un forte
disallineamento tra dinamica demografica e consumo di suolo,
quindi la crescita della popolazione non è allineata
all’espansione dell’area urbana.
L'indice di dispersione è calcolato come rapporto tra la
superficie complessiva delle aree a bassa densità e la
superficie sommatoria delle aree edificate a bassa e ad alta
densità ricadenti all’interno dei limiti comunali. Il range dei
valori varia in Italia da 0,14 a 0,92.
Come indicato dai rilevamenti di ISPRA, i comuni con una
struttura urbana monocentrica con significativa dispersione
delle aree edificate all’esterno del nucleo urbano principale
(Monocentriche disperse) e i comuni caratterizzati da un
tessuto urbano di tipo diffuso (Diffuse) rappresentano le
situazioni a maggiore rischio per gli effetti negativi della
frammentazione.
La struttura dell'urbanizzazione di Roma è monocentrica
dispersa.
Schematizzazione delle diverse forme insediative utilizzate per la classificazione delle aree
urbane per lo studio del consumo di suolo. Fonte ISPRA 2015.
Come risulta dal confronto tra gli indici di dispersione delle
maggiori città europee, il valore dell'indice di dispersione di
Roma, sebbene nella media dei comuni italiani, è molto
superiore a quello delle maggiori città europee.
Confronto tra le maggiori città europee attraverso l'indice di dispersione urbana. Fonte: ISPRA
2015.
Il VERDE PUBBLICO
Se la parte di suolo occupata dalla cementificazione
rappresenta una criticità da tenere sotto controllo, la parte di
suolo destinata a verde urbano è una potenzialità da tutelare
e valorizzare.
La percentuale di verde pubblico sulla superficie comunale
consente di valutare in termini quantitativi il “peso” rispetto
all’intero territorio comunale di quelle aree verdi pubbliche
pianificate, progettate e gestite soprattutto per essere fruite
dai cittadini.
La disponibilità di verde pubblico pro capite (m2/ab)
considera la disponibilità per abitante delle varie tipologie
afferenti al verde urbano fruibile o comunque pianificato,
escludendo dunque le aree naturali protette.
La densità di aree naturali protette, espressa come
percentuale sulla superficie comunale va a completare quella
del verde pubblico, da cui sono escluse per diversità di
finalità, vincoli, estensione ecc.
Lo stato dell’arte al 2013 mostra che la città italiana con la
maggiore estensione di aree naturali protette è ROMA.
ROMA dispone di 1.798 aree verdi in manutenzione al
Dipartimento Tutela Ambientale, per un totale di 40.191.252
m2 suddivise in verde storico archeologico, grandi parchi
urbani, verde attrezzato, arredo urbano e verde speciale.
Considerando i dati raccolti emerge come Roma sia la città
maggiormente dotata di aree verdi pubbliche e aree naturali
protette, considerando i mq di superficie ad esse destinati,
aree però mal progettate e rese poco fruibili alla
popolazione, la quale può godere solo in parte di questo ricco
patrimonio, come dimostrano i dati relativi alla disponibilità di
verde pubblico sia percentuale che pro capite.
LE AREE AGRICOLE
Per descrivere le principali caratteristiche delle aree agricole
di Roma, sono stati considerati quattro indicatori statistici (con
dati provenienti dai Censimenti Generali dell'Agricoltura
realizzati dall'Istat con cadenza decennale): il Numero di
aziende agricole e/o zootecniche (1982-2010), la
Superficie Agricola Utilizzata – SAU (1982-2010),
l'Incidenza percentuale delle varie superfici aziendali sul
territorio comunale (2010), l'Incidenza percentuale della
superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata –
SAU (2010).
In Italia, Roma risulta essere la città che ha perso più area
agricola in termini assoluti nel corso del tempo con oltre 32
mila ettari in meno rispetto al 1982, pur rimanendo la città con
la maggior estensione di aree agricole, il 40,2% dell'intero
suolo comunale, equivalenti a 51.729 ha. Escludendo le aree
incolte, si arriva a 43.271,39 ha di superficie agricola utilizzata
di cui, il 75% è costituita da superficie effettivamente agricole; il
17% è costituito da boschi annessi ad aziende agricole.
Aree agricole perse successivamente al 1984 ed al Piano delle Certezze. Fonte: Comune di Roma.
LE ACQUE
Roma possiede un vasto patrimonio idrologico, costituito non
solo dal fiume Tevere e dai suoi affluenti, ma anche da una
dotazione di acqua potabile, per qualità e purezza tra le prime
in Italia. L'acqua viene fornita, attraverso il sistema idrico di
Acea Ato 2, da 10 fonti di approvvigionamento: 6 grandi
sorgenti (Peschiera, le Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Acqua
Felice e le sorgenti del Pertuso), 4 campi pozzo (Pantano
Borghese, Finocchio,Torre Angela e Torre Spaccata) e il lago di
Bracciano (utilizzato come riserva nei casi di emergenza idrica,
previo trattamento di chiari-flocculazione e disinfezione).
Attraverso gli acquedotti principali e una rete di oltre 8.280 Km,
è in grado di distribuire ogni giorno fino a un massimo di 500
litri di acqua potabile per abitante, per un volume di acqua
immessa in rete pari a 478 mm³/anno, con 2.700.000 abitanti
serviti. Le sorgenti fanno derivare il 97% di acqua potabile
mentre il restante 3% è captata da pozzi.
Consumo di acqua per uso domestico
Gli indici utilizzati sono il consumo idrico calcolato in litri
giorno per ogni abitante e la percentuale di dispersione
idrica, dovuta al cattivo funzionamento della rete o agli
eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi o alla mancata
fatturazione, data dalla differenza tra l'acqua immessa e
l'acqua consumata per usi civili, industriali e agricoli.
Esempi virtuosi, secondo il rapporto dell'Istituto Ambiente
Italia-Dexia (Ecosistema Urbano Europa) sono Londra che
segna 159 litri giorno a cittadino e Berlino che ne consuma
163.
LA QUALITA' DELL'ARIA
Lo stato della qualità dell’aria nelle aree urbane è determinato
dal peso locale e regionale dei diversi driver e fattori di
pressione e dalle condizioni meteo-climatiche che giocano un
ruolo importante nel determinare i livelli dei vari inquinanti
osservati. Nelle città il trasporto, seguito dal riscaldamento
civile, è il driver principale. Anche l'agricoltura, causando il
90% di emissioni di ammoniaca e l'80% di emissioni di
metano, contribuisce in maniera significativa alla creazione di
sostanze inquinanti. Altre fonti di metano sono i rifiuti
(discariche), l'estrazione di carbone e il trasporto di gas su
lunga distanza.
Le cause e gli inquinanti
- Traffico veicolare: le emissioni provocate dal traffico dei
veicoli dipendono dal tipo di combustibile e dal tipo di veicolo;
tutti i motori termici se alimentati a combustibili fossili
producono anidride carbonica (CO2 ), i veicoli alimentati a
gasolio emettono principalmente particolato come PM10 e
inferiori, idrocarburi (HC), ossidi di azoto (NOx ) e biossido di
zolfo (SO2). Un veicolo a benzina emette Particolato, NOx e
CO, mentre i veicoli a metano e GPL emettono NOx,
particolato ultrafine e scarsi idrocarburi.
- Riscaldamento domestico: anche qui gli inquinanti emessi
dipendono essenzialmente dal combustibile utilizzato, dalla
tipologia di riscaldamento, dalla vetustà e dalla manutenzione
dello stesso, gli inquinanti emessi sono all'incirca gli stessi dei
veicoli con differenze prodotte da carbone e legna.
Secondo i criteri adottati a livello UE gli indicatori relativi al
particolato atmosferico (PM10), al biossido di azoto (NO2)
utilizzano i valori di concentrazione media annua
d’inquinante a cui è esposta la popolazione in ambito urbano.
Per l’ozono (O3) si è fatto riferimento ai giorni di superamento
dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute
umana, come stabilito dalle norme specifiche (valore obiettivo
a lungo termine di 120 µg/m³, media massima giornaliera
calcolata su 8 ore nell’arco di un anno civile, da non superare
più di 25 giorni l’anno).
La classifica europea del City Ranking Project, iniziativa
promossa da Friends of the Earth Germania e dall’European
Environmental Bureau (EEB) nell’ambito della Campagna
sul Clima “Zero Emissioni” mostra Roma e Milano ultime in
Europa nell’attuazione di buone pratiche, mentre Copenhagen
e Stoccolma ai primi posti.
PM10
Per il materiale particolato proveniente da sorgenti antropiche,
il settore maggiormente emissivo nelle aree urbane
considerate è quello del riscaldamento domestico seguito da
industria e trasporti su strada. L’informazione più importante è
che la maggior parte del PM10 primario emesso nelle città
deriva da fonti distribuite sul territorio e dipendenti da un lato
dalla pianificazione urbana e dall’altro dalle abitudini dei
cittadini. In media, il contributo fornito dal settore
riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a
circa il 43% delle emissioni stimate.
NO2
La fonte principale di emissione degli ossidi di azoto è
costituita dai trasporti stradali. Si stima che le emissioni
originate da tale settore siano superiori al 50% del totale
emesso nella singola area urbana e considerando che gli NOx
sono anche precursori del materiale particolato assumono
un’importanza doppia. In valore assoluto le emissioni più alte
vengono stimate a Roma.
OZONO
L’ozono troposferico (O3) è un inquinante secondario che si
forma attraverso processi fotochimici in presenza di inquinanti
primari quali gli ossidi d’azoto (NOx) e i composti organici
volatili (COV). Negli ultimi cento anni la concentrazione di
questo gas velenoso per gli esseri viventi, negli strati più bassi
dell'atmosfera, è raddoppiata e sempre più ricorrenti e
pericolosi sono i suoi picchi estivi. Legambiente ha stilato la
media del numero di giorni di superamento della media mobile
sulle 8 ore di 120 µg/m³ registrate dalle centraline urbane,
suburbane e rurali.
La MOBILITA'
Il settore dei trasporti è responsabile nel nostro paese del 36,8
% delle emissioni di CO2, seconde al solo settore della
produzione di energia. Peraltro i trasporti costituiscono in
Italia il primo settore in termini di consumi finali di energia.
A ROMA secondo l'indice modal share il 64% degli
spostamenti avviene in auto o in moto mentre il restante 36%
attraverso mezzi pubblici, bici o a piedi.
A STOCCOLMA, secondo una ricerca effettuata da
Legambinete, il 90% della popolazione si sposta in bici, a piedi
o usa mezzi pubblici.
La conoscenza del tasso di motorizzazione è un indicatore di
grande aiuto per descrivere la qualità della vita negli ambiti
urbani. La densità automobilistica, infatti, costituisce senza
alcun dubbio uno degli elementi maggiormente problematici
per la città e distingue sfavorevolmente l'Italia nel panorama
mondiale: rispetto ad alcune grandi capitali europee come ad
esempio Londra, Parigi e Berlino che registrano valori molto
bassi, circa 32 auto/100 ab la media di ROMA si attesta
intorno alle 64 auto ogni 100 ab risultando la città con il
maggior numero di autovetture in circolazione rispetto alle
altre città metropolitane italiane.
Gli indicatori del trasporto pubblico locale sono considerati
in termini di utilizzo e di offerta.
L’indicatore “utilizzo del trasporto pubblico locale” è
espresso come numero di passeggeri trasportati nell’arco di
un anno dai mezzi pubblici per abitante.
L'offerta del trasporto pubblico è invece calcolata in base al
numero di mezzi pubblici disponibili, densità delle reti e
posti/km.
Densità di fermate (fermate per km2 di superficie) anno 2012. Estensione delle zone a traffico
limitato (ZTL) (m2 per 100 abitanti). Numero di stalli di sosta in parcheggi di scambio con il
trasporto pubblico. Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati ISTAT, 2014.
Disponibilità di aree pedonali (m2 per 100 abitanti). Differenza di m di piste ciclabili tra gli anni 2008-2013,
Disponibilità di biciclette per il Bike Sharing (1 per 10.000 abitanti). Fonte: ISPRA su dati ISTAT, 2014.
I dati dimostrano come il servizio pubblico di Roma sia meno
efficiente di quello di Milano, non solo in termini di offerta, ma
anche in termini di trasporto sostenibile, infatti la maggior parte
del servizio di trasporto pubblico è formato dal parco veicolare
degli autobus.
Secondo il rapporto Legambiente a Stoccolma la flotta dei
mezzi pubblici è a bassissimo impatto ambientale: il 65%
sono su rotaia, con un sistema integrato di tram,
metropolitane e ferrovie urbane (che usano elettricità in gran
parte prodotta da fonti rinnovabili). Il resto dei mezzi sono
alimentati da combustibili rinnovabili (etanolo e biogas).
Per costruire un indicatore in grado di valutare l'offerta ciclabile
di una città sono stati considerati i km di piste ciclabili in sede
propria, i km di piste in corsia riservata, i km su marciapiede, i
km di piste promiscue bici/pedoni e le zone con moderazione
di velocità a 20 e 30 Km/h costituendo l'indice dei “metri
equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti.
Numero di incidenti stradali per 1.000 autovetture
circolanti nei 73 comuni studiati dal rapporto Ispra
sulla Qualità dell'Ambiente Urbano.
Fonte: Statistica degli incidenti stradali ACI-ISTAT
2013
LA PRODUZIONE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
La produzione dei rifiuti urbani rappresenta sicuramente uno
degli indicatori di maggiore pressione nelle città italiane, non
solo in termini ambientali ma anche in termini economici.
Per questo la gestione dei rifiuti (il processo e la modalità di
raccolta, smaltimento e riuso del rifiuto) è un tema
fondamentale del governo delle città.
A Roma le tonnellate della raccolta differenziata sarebbero nel
2014, secondo il sito AMA, pari a 648.000, circa 100.000 in più
rispetto a quelle del 2013 (546.000t) raggiungendo
una percentuale di differenziata del 43%. Senza dubbio, il
dato è dovuto anche all’espansione del nuovo modello di
raccolta differenziata (a 5 frazioni) che ha raggiunto, a fine
2014, 1,8 milioni di cittadini.
Il CONSUMO DI ENERGIA PER USO DOMESTICO
Nelle mura domestiche, il singolo cittadino svolge alcune delle
principali attività di consumo, generando importanti effetti
esterni sull’ambiente. Fuori casa, il cittadino compie le proprie
scelte di mobilità utilizzando i diversi mezzi privati e pubblici. I
cittadini ricoprono un ruolo di rilievo sulle emissioni generate in
ambito urbano.
LA PRODUZIONE DI FER ed ENERGIA dal SOLE
In questi ultimi anni la produzione di energia da fonti
rinnovabili (FER) in Italia è stata in continua ascesa: il peso
delle rinnovabili è passato dal 27,4% del 2011 al 38,6% del
2013. Nel 2013 le rinnovabili hanno dunque superato il gas
naturale diventando la prima fonte usata per la produzione
elettrica.
Dai dati raccolti dal GSE nell'anno 2013, Roma (con il territorio
metropolitano) spicca per il numero complessivo di impianti
fotovoltaici.
Roma, con 5.023 m² di pannelli solari termici, è al terzo posto
tra i comuni italiani per superficie di solare termico.
Decisamente insufficiente però la potenza dei pannelli
fotovoltaici installata sugli edifici pubblici comunali, secondo
dati Istat al 2012 pari a 4,9 kW ogni 1000 abitanti (contro i
186 kW/1000 AB di Salerno e i 30 di Padova) e l'estensione
dei pannelli solari termici, pari a 1,3 m² ogni 1000 abitanti.
BILANCIO ENERGETICO
Considerando la potenza installata pari a 332.878 kW e una
produzione media annua per kilowatt di picco della provincia di
Roma pari a 1.242 kWh/kWp anno si ottiene una produzione
media di 413,43 GWh annua.
Considerando che il consumo pro-capite di energia elettrica è
1449 kWh/ab anno, la produzione fotovoltaica a Roma
copre circa il 10% del fabbisogno elettrico.
UNA VISIONE 10 PROPOSTE
1. ROMA COMUNE
Assumere il principio di sussidiarietà orizzontale come uno dei
nuovi strumenti fondamentali di amministrazione condivisa
della città: istituire un Laboratorio per la Sussidiarietà, in cui
coinvolgere i più significativi
stakeholder di questo settore, ed individuare immediatamente
tutte le sue possibili ricadute operative per una nuova gestione
dei beni comuni di Roma.
2. ROMA RINNOVABILE
Assumere come prioritario l'obiettivo della sostenibilità
ambientale, impegnando la città in una vera e propria
rivoluzione per abbattere le emissioni di Co2 (componente
primaria delle emissioni climalteranti), a partire da una doppia
campagna di rinnovamento edilizio (miglioramento
dell'efficienza energetica degli edifici, componente primaria dei
consumi energetici) e di diffusione di un modello distribuito di
produzione di energia rinnovabile, pulita e locale. Una
produzione da integrare con il costruito: edifici e spazi pubblici,
nella città nuova e nel centro storico.
Operativamente, ciò significa dare centralità politica alla
Cabina di Regia sui Cambiamenti Climatici, coinvolgendo i più
significativi stakeholder nel settore Clima ed Energia, per
produrre a breve termine un aggiornamento del PAES (Piano
Ambientale per l'Energia Rinnovabile). Un aggiornamento che
coinvolga i cittadini in modo radicale, attraverso nuove formule
di mobilitazione cooperativa che diano modo a tutti di dire “si,
voglio entrare nel progetto, voglio fare il possibile per
migliorare l'efficienza energetica della mia casa e alimentarla
con energia pulita e rinnovabile, e questo Piano mi dà modo di
farlo!”. In altri termini, va costruito un modello economico,
procedurale e autorizzativo, che renda conveniente e facile
per tutti partecipare al Piano. Roma deve diventare capitale di
energia rinnovabile.
3. ROMA PRODUTTIVA
Ancora con l'obiettivo di costruire una maggiore sostenibilità e
resilienza per la città, occorre disegnare l'ampliamento della
Rete Ecologica già esistente così da individuare per ogni area,
quartiere o rione della città, un cuore di spazi comuni dedicati
alla produzione di frutta e verdura, all'allevamento di piccoli
animali da cortile e di api, a punti di accumulo e raccolta delle
acque, alla raccolta e riuso dei rifiuti organici ed alla produzione
di energia rinnovabile. Fattorie urbane multifunzionali, parchi e
landmark di una nuova Roma produttiva, luoghi di accoglienza
e di integrazione, di formazione e ricreazione: alla Roma
Policentrica del vecchio Prg occorre contrapporre la Roma
Produttiva, Capitale di Biodiversità. Operativamente ciò
significa cominciare a delineare la Rete Ecologica ampliata,
carica di nuove funzioni ambientali e sociali, di un nuovo PRG
in cui il tema dell'ambiente, dell'acqua, del cibo e dell'energia
siano centrali.
4. ROMA CITTA' LABORATORIO
Elaborare un nuovo piano regolatore per Roma significherebbe
ridare a Roma il ruolo di città laboratorio delle politiche
nazionali. Se la pianificazione urbanistica è tradizionalmente il
luogo in cui si depositano tutte le scelte politiche e istituzionali
che governano il territorio, una pianificazione integrata agli
aspetti ambientali, energetici ed agroalimentari, è uno
strumento cardine per una nuova politica pubblica, in grado di
guidare lo sviluppo sostenibile di una città e di un paese.
Adottare un nuovo PRG che integri come detto urbanistica e
ambiente vorrebbe dire tornare a fare di Roma un laboratorio
per la politica nazionale, riportando l'urbanistica, ovvero il tema
dello sviluppo urbano sostenibile e resiliente, al centro
dell'agenda di Governo.
5. ROMA CITTA' DENSA
Dal punto di vista specifico dell'urbanistica e della forma urbana,
se l'obiettivo di un piano regolatore è quello di orientare e
guidare lo sviluppo sostenibile della città, è fondamentale che il
piano possa scegliere e indicare “cosa, dove e quando”
urbanizzare. In questo senso, rispetto all'attuale forma urbana
della città, occorre individuare gli ambiti prioritari che
necessitano di un intervento di recupero finalizzato a ricostruire
la continuità e la densità (spaziale e funzionale) della città e
concentrare solo ed esclusivamente in questo ambito le nuove
edificazioni, su terreni pubblici e privati.
6. ROMA E IL PREZZO DEL SUOLO
Riconoscere il valore collettivo del suolo, come bene comune
della città, vuol dire rimettere in discussione il rapporto tra
pubblico e privato, tra proprietà, diritto di costruire e
dissipazione di un bene non riproducibile (il suolo) alla base
della maggior parte dei servizi ecosistemici che rendono
possibile la nostra sopravvivenza sulla terra. In questo senso,
l'apertura di una nuova stagione urbanistica basata su una
nuova consapevolezza ambientale deve portare con sé un
rinnovato principio di tutela e compensazione, laddove venga
individuato un diritto di costruire per una finalità collettiva cioè
all'interno di un disegno comune. Nel disegno del un nuovo
sistema di regole dello sviluppo urbano, va ripensato il costo di
urbanizzazione aggiungendovi una quota di compensazione per
la perdita dei beni ambientali (suolo e suoi derivati). Occorre
innalzare gli oneri di urbanizzazione.
7. ROMA E LE REGOLE DEL COSTRUIRE
Roma ha un regolamento edilizio vecchio. Va al più presto
definito un nuovo regolamento edilizio in cui siano integrati in
modo forte e strutturale gli aspetti ambientali. Non si tratta di
appesantire e complicare le norme già esistenti ma il più
possibile di ripensare, semplificare e finalizzare le norme agli
interessi collettivi. Tenendo conto che la Direttiva europea
31/2010 prescrive che a partire dal primo gennaio 2021 si
potranno costruire soltanto edifici “neutrali” dal punto di vista
energetico: edifici cioè progettati per fabbisogni di
riscaldamento e raffrescamento minimi e da soddisfare solo con
fonti rinnovabili in sito.
8. ROMA CITTA' A MISURA DI BAMBINO
La mobilità non va ripensata ma ribaltata: dando priorità a tutte
le modalità a basso impatto ambientale e ad alto valore sociale.
Occorre rallentare le macchine e velocizzare i pedoni e i mezzi
pubblici: portare i marciapiedi su una quota continua,
affermando la priorità ciclabile e pedonale, e utilizzando le
discontinuità (i dossi) per rallentare le macchine. Occorre
realizzare una rete tranviaria veloce e leggera, su corsie
dedicate, riducendo lo spazio carrabile a favore di una mobilità
pubblica e gratuita. I risparmi ambientali legati alla riduzione di
Co2, dei costi sanitari e degli incidenti, una nuova tassa sulla
mobilità privata e l'intervento di operatori privati interessati agli
spazi pubblicitari e di comunicazione potrebbero ampiamente
finanziare la gratuità del biglietto dei mezzi pubblici per I
residenti. Ridare la priorità ai pedoni e ai mezzi pubblici non
vuol dire solo cambiare forma della mobilità ma vuol dire creare
le condizioni per una nuova vita dello spazio pubblico.
9. ROMA OLTRE IL PUBBLICO E IL PRIVATO
Questa visione di una città produttiva, basata sul contenimento
degli sprechi e sull'efficienza, sulla produzione locale e
distribuita di energia rinnovabile, sulla valorizzazione
ambientale e sociale del suolo e delle risorse che gli sono
legate, porta con se la nascita di una nuova economia. Una
economia in cui la crescita del Pil è proporzionale alla
decrescita delle emissioni (decoupling). Una economia in cui il
pareggio di bilancio è innanzitutto ecologico, finalizzato ad un
miglior uso, distribuzione e condivisione delle risorse, lasciando
ampli margini per il futuro.
In questa economia i beni ambientali e storici di una città sono
i suoi valori assoluti, il capitale inalienabile della città. In questo
senso, non solo le parti fisiche del territorio ma anche alcune
aziende, rappresentano un bene che deve non solo restare
pubblico ma diventare ancor più “comune”: le aziende agricole
comunali, la centrale del latte, il CAR, ma anche l'Acea e l'Ater
dovrebbero acquisire una nuova struttura cooperativa che ne
garantisca non una gestione di mercato ma una gestione
finalizzata a massimizzare il bene del territorio.
10. ROMA CAPITALE DI NUOVA ECONOMIA
Secondo la Coldiretti il 42 per cento dei giovani in Italia, se
avesse accesso alla terra, sarebbe disposto a darsi
all’agricoltura. Secondo la Flai Cgil (sindacato dei lavoratori
dell'agro-industria) a Roma l’agricoltura potrebbe dare lavoro a
35mila persone. Certamente una diversa gestione dei beni
ambientali innesca una nuova economia, in cui i beni comuni
(la loro salvaguardia, difesa, valorizzazione, comunicazione,
promozione) divengono una risorsa capace di produrre
ricchezza, cioè benessere per il territorio. Proseguendo nella
strada già intrapresa con esperienze come il parco del Fosso
di via Bravetta, la fattoria Tenuta della Mistica ed il bando per
l'assegnazione di immobili rurali e terreni agricoli comunali
incolti, individuate le “isole ecologiche” da cui far partire il
processo di rilancio produttivo della città, costruire un bando
pubblico per selezionare, sulla base di progetti d'impresa, gli
operatori interessati a costituire queste nuove aziende agricole
Fonti principali:
- Comune di Roma, “Rapporto sul Settore Agricoltura”, in Relazione sullo Stato dell'Ambiente,
2012;
- GSE, Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico, 2013;
- ISPRA, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;
- ISPRA, Rapporto sul consumo di suolo, 2015;
- ISPRA, X Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;
- ISTAT, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;
- ISTAT, Dati Ambientali nelle città, database online.
- ISTAT, 6° Censimento generale dell'agricoltura, 2010;
- Legambinte, Ecosistema urbano - XXI Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di
provincia, 2014;
- Rapporto Cittalia 2013, Le Città Metropolitane, Roma 2013
- RIUSO03. Ristrutturazione edilizia - riqualificazione energetica - rigenerazione urbana, Ricerca
promossa da ANCE, CNAPPC e Legambiente, realizzata da CRESME, 2014;
- UN-Habitat, 2012.
Questa presentazione costituisce la seconda parte, numerica e quantitativa, del report Abitare
Roma. Appunti sul metabolismo urbano realizzato da Marialuisa Palumbo in collaborazione con
Mila Splendiani nell'ambito della ricerca su Roma promossa dalle associazioni Italiadecide e
Roma! Puoi dirlo forte tra marzo e settembre 2015.

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Roma in numeri

  • 1. ROMA IN NUMERI Un'analisi sul metabolismo di Roma di Marialuisa Palumbo con Mila Splendiani malupa@libero.it
  • 2. Camminando per una città, l'aria della città entra dentro di noi, raggiunge i nostri polmoni e da lì il nostro sangue. In modo simile, l'anidride carbonica emessa dai nostri mezzi di trasporto, dai nostri impianti di riscaldamento e di illuminazione, confluisce nell'aria che respiriamo, riducendone la qualità e (tramite l'effetto serra) contribuendo a cambiare il clima. Città costruita e ambiente rappresentano lo spazio fisico, artificiale e naturale, che ci circonda, senza soluzione di continuità ma con molteplici effetti dell'uno sull'altro e di entrambi sulla qualità della nostra vita. Il legame tra il modo di funzionare dei nostri edifici e dei nostri sistemi di trasporto e la qualità dell'aria che respiriamo non è che un esempio della profonda connessione tra i due ambiti.
  • 3. Il flusso di energia e materia che la specie umana preleva dai sistemi naturali, utilizza e trasforma e da cui produce scarti e rifiuti, per analogia con i flussi di energia e materia degli ecosistemi, viene denominato “metabolismo delle società”. L'Impronta Ecologica rappresenta una metodologia di contabilizzazione delle risorse ambientali, utile per ragionare di “sviluppo sostenibile”. La filosofia che sta dietro questa analisi si basa sul concetto di capacità di carico, la capacità della Terra di sostenere la vita. Il metodo dell'impronta si chiede: “Quanta terra (biocapacità) utilizziamo per vivere?”. Il confronto tra la biocapacità di un territorio e l'impronta ecologica, ci permette di fare un bilancio ambientale: di valutare una situazione di deficit o di surplus ecologico.
  • 4.
  • 5. Non abbiamo al momento dati e tempi sufficienti per elaborare uno studio sull'impronta ecologica di Roma ma possiamo cominciare a guardare alcuni dei numeri e degli indicatori utili per costruire un quadro delle risorse a disposizione della città (a partire dal suolo e dalla aree verdi, dall'aria e dall'acqua) e degli impatti che le nostre attività e consumi hanno su di esse. Per facilitare la comprensione dei dati, opereremo un confronto puntuale tra Roma e Milano e, per alcuni indicatori, Stoccolma.
  • 7. Il suolo è «Lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i nutrienti e il carbonio […]» Definizione della Commissione Europea al parlamento Europeo, 2006.
  • 9. La perdita della risorsa ambientale, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale, è definita consumo di suolo. Il consumo di suolo va dunque inteso come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). Ogni anno in Italia è divorata dal cemento una superficie estesa come quella di Milano. A livello nazionale, il suolo perso è passato dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, contro il 4,6% della media dell’Unione Europea.
  • 10.
  • 11. A livello comunale in Italia, Roma, è la città in cui l'urbanizzazione si estende maggiormente con un valore di superficie consumata di oltre 34.000 ettari di suolo edificato.
  • 12. Suolo consumato a livello comunale (ettari), anno 2012. Fonte: ISPRA 2015.
  • 13. Il dato quantitativo sul consumo di suolo totale non è però sufficiente per descrivere l'andamento di un fenomeno così importante e complesso. Ad incidere negativamente sul consumo di suolo ma anche più in generale sulla sostenibilità della forma urbana, non è soltanto il fattore diretto della superficie impermeabilizzata ma anche la modalità dell'uso del suolo: la forma della urbanizzazione. Da questo punto di vista, sono stati sviluppati numerosi indicatori delle forme di urbanizzazione, tra questi utilizziamo qui due soli indicatori sufficienti per descrivere lo stato di frammentazione e dispersione che caratterizza l'urbanizzazione di Roma.
  • 14. L’indice di sprawl rappresenta l’incremento di area costruita rispetto alla variazione della popolazione. Il range dei valori in Italia varia tra 0,67 e 28,7. A Roma l’indice assume valori maggiori di 25 in virtù di un forte disallineamento tra dinamica demografica e consumo di suolo, quindi la crescita della popolazione non è allineata all’espansione dell’area urbana. L'indice di dispersione è calcolato come rapporto tra la superficie complessiva delle aree a bassa densità e la superficie sommatoria delle aree edificate a bassa e ad alta densità ricadenti all’interno dei limiti comunali. Il range dei valori varia in Italia da 0,14 a 0,92.
  • 15.
  • 16. Come indicato dai rilevamenti di ISPRA, i comuni con una struttura urbana monocentrica con significativa dispersione delle aree edificate all’esterno del nucleo urbano principale (Monocentriche disperse) e i comuni caratterizzati da un tessuto urbano di tipo diffuso (Diffuse) rappresentano le situazioni a maggiore rischio per gli effetti negativi della frammentazione. La struttura dell'urbanizzazione di Roma è monocentrica dispersa.
  • 17. Schematizzazione delle diverse forme insediative utilizzate per la classificazione delle aree urbane per lo studio del consumo di suolo. Fonte ISPRA 2015.
  • 18. Come risulta dal confronto tra gli indici di dispersione delle maggiori città europee, il valore dell'indice di dispersione di Roma, sebbene nella media dei comuni italiani, è molto superiore a quello delle maggiori città europee.
  • 19. Confronto tra le maggiori città europee attraverso l'indice di dispersione urbana. Fonte: ISPRA 2015.
  • 21. Se la parte di suolo occupata dalla cementificazione rappresenta una criticità da tenere sotto controllo, la parte di suolo destinata a verde urbano è una potenzialità da tutelare e valorizzare. La percentuale di verde pubblico sulla superficie comunale consente di valutare in termini quantitativi il “peso” rispetto all’intero territorio comunale di quelle aree verdi pubbliche pianificate, progettate e gestite soprattutto per essere fruite dai cittadini. La disponibilità di verde pubblico pro capite (m2/ab) considera la disponibilità per abitante delle varie tipologie afferenti al verde urbano fruibile o comunque pianificato, escludendo dunque le aree naturali protette.
  • 22. La densità di aree naturali protette, espressa come percentuale sulla superficie comunale va a completare quella del verde pubblico, da cui sono escluse per diversità di finalità, vincoli, estensione ecc. Lo stato dell’arte al 2013 mostra che la città italiana con la maggiore estensione di aree naturali protette è ROMA. ROMA dispone di 1.798 aree verdi in manutenzione al Dipartimento Tutela Ambientale, per un totale di 40.191.252 m2 suddivise in verde storico archeologico, grandi parchi urbani, verde attrezzato, arredo urbano e verde speciale.
  • 23.
  • 24. Considerando i dati raccolti emerge come Roma sia la città maggiormente dotata di aree verdi pubbliche e aree naturali protette, considerando i mq di superficie ad esse destinati, aree però mal progettate e rese poco fruibili alla popolazione, la quale può godere solo in parte di questo ricco patrimonio, come dimostrano i dati relativi alla disponibilità di verde pubblico sia percentuale che pro capite.
  • 25.
  • 27. Per descrivere le principali caratteristiche delle aree agricole di Roma, sono stati considerati quattro indicatori statistici (con dati provenienti dai Censimenti Generali dell'Agricoltura realizzati dall'Istat con cadenza decennale): il Numero di aziende agricole e/o zootecniche (1982-2010), la Superficie Agricola Utilizzata – SAU (1982-2010), l'Incidenza percentuale delle varie superfici aziendali sul territorio comunale (2010), l'Incidenza percentuale della superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata – SAU (2010).
  • 28.
  • 29. In Italia, Roma risulta essere la città che ha perso più area agricola in termini assoluti nel corso del tempo con oltre 32 mila ettari in meno rispetto al 1982, pur rimanendo la città con la maggior estensione di aree agricole, il 40,2% dell'intero suolo comunale, equivalenti a 51.729 ha. Escludendo le aree incolte, si arriva a 43.271,39 ha di superficie agricola utilizzata di cui, il 75% è costituita da superficie effettivamente agricole; il 17% è costituito da boschi annessi ad aziende agricole.
  • 30. Aree agricole perse successivamente al 1984 ed al Piano delle Certezze. Fonte: Comune di Roma.
  • 31.
  • 32.
  • 34. Roma possiede un vasto patrimonio idrologico, costituito non solo dal fiume Tevere e dai suoi affluenti, ma anche da una dotazione di acqua potabile, per qualità e purezza tra le prime in Italia. L'acqua viene fornita, attraverso il sistema idrico di Acea Ato 2, da 10 fonti di approvvigionamento: 6 grandi sorgenti (Peschiera, le Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Acqua Felice e le sorgenti del Pertuso), 4 campi pozzo (Pantano Borghese, Finocchio,Torre Angela e Torre Spaccata) e il lago di Bracciano (utilizzato come riserva nei casi di emergenza idrica, previo trattamento di chiari-flocculazione e disinfezione). Attraverso gli acquedotti principali e una rete di oltre 8.280 Km, è in grado di distribuire ogni giorno fino a un massimo di 500 litri di acqua potabile per abitante, per un volume di acqua immessa in rete pari a 478 mm³/anno, con 2.700.000 abitanti serviti. Le sorgenti fanno derivare il 97% di acqua potabile mentre il restante 3% è captata da pozzi.
  • 35. Consumo di acqua per uso domestico Gli indici utilizzati sono il consumo idrico calcolato in litri giorno per ogni abitante e la percentuale di dispersione idrica, dovuta al cattivo funzionamento della rete o agli eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi o alla mancata fatturazione, data dalla differenza tra l'acqua immessa e l'acqua consumata per usi civili, industriali e agricoli. Esempi virtuosi, secondo il rapporto dell'Istituto Ambiente Italia-Dexia (Ecosistema Urbano Europa) sono Londra che segna 159 litri giorno a cittadino e Berlino che ne consuma 163.
  • 36.
  • 38. Lo stato della qualità dell’aria nelle aree urbane è determinato dal peso locale e regionale dei diversi driver e fattori di pressione e dalle condizioni meteo-climatiche che giocano un ruolo importante nel determinare i livelli dei vari inquinanti osservati. Nelle città il trasporto, seguito dal riscaldamento civile, è il driver principale. Anche l'agricoltura, causando il 90% di emissioni di ammoniaca e l'80% di emissioni di metano, contribuisce in maniera significativa alla creazione di sostanze inquinanti. Altre fonti di metano sono i rifiuti (discariche), l'estrazione di carbone e il trasporto di gas su lunga distanza.
  • 39. Le cause e gli inquinanti - Traffico veicolare: le emissioni provocate dal traffico dei veicoli dipendono dal tipo di combustibile e dal tipo di veicolo; tutti i motori termici se alimentati a combustibili fossili producono anidride carbonica (CO2 ), i veicoli alimentati a gasolio emettono principalmente particolato come PM10 e inferiori, idrocarburi (HC), ossidi di azoto (NOx ) e biossido di zolfo (SO2). Un veicolo a benzina emette Particolato, NOx e CO, mentre i veicoli a metano e GPL emettono NOx, particolato ultrafine e scarsi idrocarburi. - Riscaldamento domestico: anche qui gli inquinanti emessi dipendono essenzialmente dal combustibile utilizzato, dalla tipologia di riscaldamento, dalla vetustà e dalla manutenzione dello stesso, gli inquinanti emessi sono all'incirca gli stessi dei veicoli con differenze prodotte da carbone e legna.
  • 40. Secondo i criteri adottati a livello UE gli indicatori relativi al particolato atmosferico (PM10), al biossido di azoto (NO2) utilizzano i valori di concentrazione media annua d’inquinante a cui è esposta la popolazione in ambito urbano. Per l’ozono (O3) si è fatto riferimento ai giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana, come stabilito dalle norme specifiche (valore obiettivo a lungo termine di 120 µg/m³, media massima giornaliera calcolata su 8 ore nell’arco di un anno civile, da non superare più di 25 giorni l’anno). La classifica europea del City Ranking Project, iniziativa promossa da Friends of the Earth Germania e dall’European Environmental Bureau (EEB) nell’ambito della Campagna sul Clima “Zero Emissioni” mostra Roma e Milano ultime in Europa nell’attuazione di buone pratiche, mentre Copenhagen e Stoccolma ai primi posti.
  • 41. PM10 Per il materiale particolato proveniente da sorgenti antropiche, il settore maggiormente emissivo nelle aree urbane considerate è quello del riscaldamento domestico seguito da industria e trasporti su strada. L’informazione più importante è che la maggior parte del PM10 primario emesso nelle città deriva da fonti distribuite sul territorio e dipendenti da un lato dalla pianificazione urbana e dall’altro dalle abitudini dei cittadini. In media, il contributo fornito dal settore riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43% delle emissioni stimate.
  • 42.
  • 43.
  • 44. NO2 La fonte principale di emissione degli ossidi di azoto è costituita dai trasporti stradali. Si stima che le emissioni originate da tale settore siano superiori al 50% del totale emesso nella singola area urbana e considerando che gli NOx sono anche precursori del materiale particolato assumono un’importanza doppia. In valore assoluto le emissioni più alte vengono stimate a Roma.
  • 45.
  • 46.
  • 47. OZONO L’ozono troposferico (O3) è un inquinante secondario che si forma attraverso processi fotochimici in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d’azoto (NOx) e i composti organici volatili (COV). Negli ultimi cento anni la concentrazione di questo gas velenoso per gli esseri viventi, negli strati più bassi dell'atmosfera, è raddoppiata e sempre più ricorrenti e pericolosi sono i suoi picchi estivi. Legambiente ha stilato la media del numero di giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 µg/m³ registrate dalle centraline urbane, suburbane e rurali.
  • 48.
  • 50. Il settore dei trasporti è responsabile nel nostro paese del 36,8 % delle emissioni di CO2, seconde al solo settore della produzione di energia. Peraltro i trasporti costituiscono in Italia il primo settore in termini di consumi finali di energia. A ROMA secondo l'indice modal share il 64% degli spostamenti avviene in auto o in moto mentre il restante 36% attraverso mezzi pubblici, bici o a piedi. A STOCCOLMA, secondo una ricerca effettuata da Legambinete, il 90% della popolazione si sposta in bici, a piedi o usa mezzi pubblici.
  • 51. La conoscenza del tasso di motorizzazione è un indicatore di grande aiuto per descrivere la qualità della vita negli ambiti urbani. La densità automobilistica, infatti, costituisce senza alcun dubbio uno degli elementi maggiormente problematici per la città e distingue sfavorevolmente l'Italia nel panorama mondiale: rispetto ad alcune grandi capitali europee come ad esempio Londra, Parigi e Berlino che registrano valori molto bassi, circa 32 auto/100 ab la media di ROMA si attesta intorno alle 64 auto ogni 100 ab risultando la città con il maggior numero di autovetture in circolazione rispetto alle altre città metropolitane italiane.
  • 52.
  • 53. Gli indicatori del trasporto pubblico locale sono considerati in termini di utilizzo e di offerta. L’indicatore “utilizzo del trasporto pubblico locale” è espresso come numero di passeggeri trasportati nell’arco di un anno dai mezzi pubblici per abitante. L'offerta del trasporto pubblico è invece calcolata in base al numero di mezzi pubblici disponibili, densità delle reti e posti/km.
  • 54.
  • 55.
  • 56. Densità di fermate (fermate per km2 di superficie) anno 2012. Estensione delle zone a traffico limitato (ZTL) (m2 per 100 abitanti). Numero di stalli di sosta in parcheggi di scambio con il trasporto pubblico. Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati ISTAT, 2014.
  • 57. Disponibilità di aree pedonali (m2 per 100 abitanti). Differenza di m di piste ciclabili tra gli anni 2008-2013, Disponibilità di biciclette per il Bike Sharing (1 per 10.000 abitanti). Fonte: ISPRA su dati ISTAT, 2014.
  • 58. I dati dimostrano come il servizio pubblico di Roma sia meno efficiente di quello di Milano, non solo in termini di offerta, ma anche in termini di trasporto sostenibile, infatti la maggior parte del servizio di trasporto pubblico è formato dal parco veicolare degli autobus. Secondo il rapporto Legambiente a Stoccolma la flotta dei mezzi pubblici è a bassissimo impatto ambientale: il 65% sono su rotaia, con un sistema integrato di tram, metropolitane e ferrovie urbane (che usano elettricità in gran parte prodotta da fonti rinnovabili). Il resto dei mezzi sono alimentati da combustibili rinnovabili (etanolo e biogas). Per costruire un indicatore in grado di valutare l'offerta ciclabile di una città sono stati considerati i km di piste ciclabili in sede propria, i km di piste in corsia riservata, i km su marciapiede, i km di piste promiscue bici/pedoni e le zone con moderazione di velocità a 20 e 30 Km/h costituendo l'indice dei “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti.
  • 59.
  • 60. Numero di incidenti stradali per 1.000 autovetture circolanti nei 73 comuni studiati dal rapporto Ispra sulla Qualità dell'Ambiente Urbano. Fonte: Statistica degli incidenti stradali ACI-ISTAT 2013
  • 61. LA PRODUZIONE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
  • 62. La produzione dei rifiuti urbani rappresenta sicuramente uno degli indicatori di maggiore pressione nelle città italiane, non solo in termini ambientali ma anche in termini economici. Per questo la gestione dei rifiuti (il processo e la modalità di raccolta, smaltimento e riuso del rifiuto) è un tema fondamentale del governo delle città. A Roma le tonnellate della raccolta differenziata sarebbero nel 2014, secondo il sito AMA, pari a 648.000, circa 100.000 in più rispetto a quelle del 2013 (546.000t) raggiungendo una percentuale di differenziata del 43%. Senza dubbio, il dato è dovuto anche all’espansione del nuovo modello di raccolta differenziata (a 5 frazioni) che ha raggiunto, a fine 2014, 1,8 milioni di cittadini.
  • 63.
  • 64.
  • 65. Il CONSUMO DI ENERGIA PER USO DOMESTICO Nelle mura domestiche, il singolo cittadino svolge alcune delle principali attività di consumo, generando importanti effetti esterni sull’ambiente. Fuori casa, il cittadino compie le proprie scelte di mobilità utilizzando i diversi mezzi privati e pubblici. I cittadini ricoprono un ruolo di rilievo sulle emissioni generate in ambito urbano.
  • 66.
  • 67. LA PRODUZIONE DI FER ed ENERGIA dal SOLE
  • 68. In questi ultimi anni la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) in Italia è stata in continua ascesa: il peso delle rinnovabili è passato dal 27,4% del 2011 al 38,6% del 2013. Nel 2013 le rinnovabili hanno dunque superato il gas naturale diventando la prima fonte usata per la produzione elettrica. Dai dati raccolti dal GSE nell'anno 2013, Roma (con il territorio metropolitano) spicca per il numero complessivo di impianti fotovoltaici. Roma, con 5.023 m² di pannelli solari termici, è al terzo posto tra i comuni italiani per superficie di solare termico.
  • 69. Decisamente insufficiente però la potenza dei pannelli fotovoltaici installata sugli edifici pubblici comunali, secondo dati Istat al 2012 pari a 4,9 kW ogni 1000 abitanti (contro i 186 kW/1000 AB di Salerno e i 30 di Padova) e l'estensione dei pannelli solari termici, pari a 1,3 m² ogni 1000 abitanti.
  • 70.
  • 71. BILANCIO ENERGETICO Considerando la potenza installata pari a 332.878 kW e una produzione media annua per kilowatt di picco della provincia di Roma pari a 1.242 kWh/kWp anno si ottiene una produzione media di 413,43 GWh annua. Considerando che il consumo pro-capite di energia elettrica è 1449 kWh/ab anno, la produzione fotovoltaica a Roma copre circa il 10% del fabbisogno elettrico.
  • 72. UNA VISIONE 10 PROPOSTE
  • 73. 1. ROMA COMUNE Assumere il principio di sussidiarietà orizzontale come uno dei nuovi strumenti fondamentali di amministrazione condivisa della città: istituire un Laboratorio per la Sussidiarietà, in cui coinvolgere i più significativi stakeholder di questo settore, ed individuare immediatamente tutte le sue possibili ricadute operative per una nuova gestione dei beni comuni di Roma.
  • 74. 2. ROMA RINNOVABILE Assumere come prioritario l'obiettivo della sostenibilità ambientale, impegnando la città in una vera e propria rivoluzione per abbattere le emissioni di Co2 (componente primaria delle emissioni climalteranti), a partire da una doppia campagna di rinnovamento edilizio (miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, componente primaria dei consumi energetici) e di diffusione di un modello distribuito di produzione di energia rinnovabile, pulita e locale. Una produzione da integrare con il costruito: edifici e spazi pubblici, nella città nuova e nel centro storico.
  • 75. Operativamente, ciò significa dare centralità politica alla Cabina di Regia sui Cambiamenti Climatici, coinvolgendo i più significativi stakeholder nel settore Clima ed Energia, per produrre a breve termine un aggiornamento del PAES (Piano Ambientale per l'Energia Rinnovabile). Un aggiornamento che coinvolga i cittadini in modo radicale, attraverso nuove formule di mobilitazione cooperativa che diano modo a tutti di dire “si, voglio entrare nel progetto, voglio fare il possibile per migliorare l'efficienza energetica della mia casa e alimentarla con energia pulita e rinnovabile, e questo Piano mi dà modo di farlo!”. In altri termini, va costruito un modello economico, procedurale e autorizzativo, che renda conveniente e facile per tutti partecipare al Piano. Roma deve diventare capitale di energia rinnovabile.
  • 76. 3. ROMA PRODUTTIVA Ancora con l'obiettivo di costruire una maggiore sostenibilità e resilienza per la città, occorre disegnare l'ampliamento della Rete Ecologica già esistente così da individuare per ogni area, quartiere o rione della città, un cuore di spazi comuni dedicati alla produzione di frutta e verdura, all'allevamento di piccoli animali da cortile e di api, a punti di accumulo e raccolta delle acque, alla raccolta e riuso dei rifiuti organici ed alla produzione di energia rinnovabile. Fattorie urbane multifunzionali, parchi e landmark di una nuova Roma produttiva, luoghi di accoglienza e di integrazione, di formazione e ricreazione: alla Roma Policentrica del vecchio Prg occorre contrapporre la Roma Produttiva, Capitale di Biodiversità. Operativamente ciò significa cominciare a delineare la Rete Ecologica ampliata, carica di nuove funzioni ambientali e sociali, di un nuovo PRG in cui il tema dell'ambiente, dell'acqua, del cibo e dell'energia siano centrali.
  • 77. 4. ROMA CITTA' LABORATORIO Elaborare un nuovo piano regolatore per Roma significherebbe ridare a Roma il ruolo di città laboratorio delle politiche nazionali. Se la pianificazione urbanistica è tradizionalmente il luogo in cui si depositano tutte le scelte politiche e istituzionali che governano il territorio, una pianificazione integrata agli aspetti ambientali, energetici ed agroalimentari, è uno strumento cardine per una nuova politica pubblica, in grado di guidare lo sviluppo sostenibile di una città e di un paese. Adottare un nuovo PRG che integri come detto urbanistica e ambiente vorrebbe dire tornare a fare di Roma un laboratorio per la politica nazionale, riportando l'urbanistica, ovvero il tema dello sviluppo urbano sostenibile e resiliente, al centro dell'agenda di Governo.
  • 78. 5. ROMA CITTA' DENSA Dal punto di vista specifico dell'urbanistica e della forma urbana, se l'obiettivo di un piano regolatore è quello di orientare e guidare lo sviluppo sostenibile della città, è fondamentale che il piano possa scegliere e indicare “cosa, dove e quando” urbanizzare. In questo senso, rispetto all'attuale forma urbana della città, occorre individuare gli ambiti prioritari che necessitano di un intervento di recupero finalizzato a ricostruire la continuità e la densità (spaziale e funzionale) della città e concentrare solo ed esclusivamente in questo ambito le nuove edificazioni, su terreni pubblici e privati.
  • 79. 6. ROMA E IL PREZZO DEL SUOLO Riconoscere il valore collettivo del suolo, come bene comune della città, vuol dire rimettere in discussione il rapporto tra pubblico e privato, tra proprietà, diritto di costruire e dissipazione di un bene non riproducibile (il suolo) alla base della maggior parte dei servizi ecosistemici che rendono possibile la nostra sopravvivenza sulla terra. In questo senso, l'apertura di una nuova stagione urbanistica basata su una nuova consapevolezza ambientale deve portare con sé un rinnovato principio di tutela e compensazione, laddove venga individuato un diritto di costruire per una finalità collettiva cioè all'interno di un disegno comune. Nel disegno del un nuovo sistema di regole dello sviluppo urbano, va ripensato il costo di urbanizzazione aggiungendovi una quota di compensazione per la perdita dei beni ambientali (suolo e suoi derivati). Occorre innalzare gli oneri di urbanizzazione.
  • 80. 7. ROMA E LE REGOLE DEL COSTRUIRE Roma ha un regolamento edilizio vecchio. Va al più presto definito un nuovo regolamento edilizio in cui siano integrati in modo forte e strutturale gli aspetti ambientali. Non si tratta di appesantire e complicare le norme già esistenti ma il più possibile di ripensare, semplificare e finalizzare le norme agli interessi collettivi. Tenendo conto che la Direttiva europea 31/2010 prescrive che a partire dal primo gennaio 2021 si potranno costruire soltanto edifici “neutrali” dal punto di vista energetico: edifici cioè progettati per fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento minimi e da soddisfare solo con fonti rinnovabili in sito.
  • 81. 8. ROMA CITTA' A MISURA DI BAMBINO La mobilità non va ripensata ma ribaltata: dando priorità a tutte le modalità a basso impatto ambientale e ad alto valore sociale. Occorre rallentare le macchine e velocizzare i pedoni e i mezzi pubblici: portare i marciapiedi su una quota continua, affermando la priorità ciclabile e pedonale, e utilizzando le discontinuità (i dossi) per rallentare le macchine. Occorre realizzare una rete tranviaria veloce e leggera, su corsie dedicate, riducendo lo spazio carrabile a favore di una mobilità pubblica e gratuita. I risparmi ambientali legati alla riduzione di Co2, dei costi sanitari e degli incidenti, una nuova tassa sulla mobilità privata e l'intervento di operatori privati interessati agli spazi pubblicitari e di comunicazione potrebbero ampiamente finanziare la gratuità del biglietto dei mezzi pubblici per I residenti. Ridare la priorità ai pedoni e ai mezzi pubblici non vuol dire solo cambiare forma della mobilità ma vuol dire creare le condizioni per una nuova vita dello spazio pubblico.
  • 82. 9. ROMA OLTRE IL PUBBLICO E IL PRIVATO Questa visione di una città produttiva, basata sul contenimento degli sprechi e sull'efficienza, sulla produzione locale e distribuita di energia rinnovabile, sulla valorizzazione ambientale e sociale del suolo e delle risorse che gli sono legate, porta con se la nascita di una nuova economia. Una economia in cui la crescita del Pil è proporzionale alla decrescita delle emissioni (decoupling). Una economia in cui il pareggio di bilancio è innanzitutto ecologico, finalizzato ad un miglior uso, distribuzione e condivisione delle risorse, lasciando ampli margini per il futuro.
  • 83. In questa economia i beni ambientali e storici di una città sono i suoi valori assoluti, il capitale inalienabile della città. In questo senso, non solo le parti fisiche del territorio ma anche alcune aziende, rappresentano un bene che deve non solo restare pubblico ma diventare ancor più “comune”: le aziende agricole comunali, la centrale del latte, il CAR, ma anche l'Acea e l'Ater dovrebbero acquisire una nuova struttura cooperativa che ne garantisca non una gestione di mercato ma una gestione finalizzata a massimizzare il bene del territorio.
  • 84. 10. ROMA CAPITALE DI NUOVA ECONOMIA Secondo la Coldiretti il 42 per cento dei giovani in Italia, se avesse accesso alla terra, sarebbe disposto a darsi all’agricoltura. Secondo la Flai Cgil (sindacato dei lavoratori dell'agro-industria) a Roma l’agricoltura potrebbe dare lavoro a 35mila persone. Certamente una diversa gestione dei beni ambientali innesca una nuova economia, in cui i beni comuni (la loro salvaguardia, difesa, valorizzazione, comunicazione, promozione) divengono una risorsa capace di produrre ricchezza, cioè benessere per il territorio. Proseguendo nella strada già intrapresa con esperienze come il parco del Fosso di via Bravetta, la fattoria Tenuta della Mistica ed il bando per l'assegnazione di immobili rurali e terreni agricoli comunali incolti, individuate le “isole ecologiche” da cui far partire il processo di rilancio produttivo della città, costruire un bando pubblico per selezionare, sulla base di progetti d'impresa, gli operatori interessati a costituire queste nuove aziende agricole
  • 85. Fonti principali: - Comune di Roma, “Rapporto sul Settore Agricoltura”, in Relazione sullo Stato dell'Ambiente, 2012; - GSE, Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico, 2013; - ISPRA, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014; - ISPRA, Rapporto sul consumo di suolo, 2015; - ISPRA, X Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014; - ISTAT, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014; - ISTAT, Dati Ambientali nelle città, database online. - ISTAT, 6° Censimento generale dell'agricoltura, 2010; - Legambinte, Ecosistema urbano - XXI Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, 2014; - Rapporto Cittalia 2013, Le Città Metropolitane, Roma 2013 - RIUSO03. Ristrutturazione edilizia - riqualificazione energetica - rigenerazione urbana, Ricerca promossa da ANCE, CNAPPC e Legambiente, realizzata da CRESME, 2014; - UN-Habitat, 2012.
  • 86. Questa presentazione costituisce la seconda parte, numerica e quantitativa, del report Abitare Roma. Appunti sul metabolismo urbano realizzato da Marialuisa Palumbo in collaborazione con Mila Splendiani nell'ambito della ricerca su Roma promossa dalle associazioni Italiadecide e Roma! Puoi dirlo forte tra marzo e settembre 2015.