1. Web 2.0 e democrazia
WEB 2.0 E DEMOCRAZIA
A cura di
Mezzanotte Marco
5Ci 2009/10
Mezzanotte Marco 5Ci 1
2. Web 2.0 e democrazia
Indice
WEB 2.0 E DEMOCRAZIA....................................................................................................1
Indice
2
Presentazione
3
Introduzione
4
Strumenti del “nuovo web”
5
Democrazia e informazione
6
Web e democrazia – parte 1
7
Principi di comunicazione e comunicazione on-line.
9
Web e democrazia – parte 2
12
Il caso della Birmania
15
Internet contro la democrazia
17
Storia: I totalitarismi
19
Inglese: “The Web evolution”
24
Conclusione
25
Bibliografia – Sitografia
26
Mezzanotte Marco 5Ci 2
3. Web 2.0 e democrazia
Presentazione
Con questo approfondimento sul rapporto Web 2.0 – democrazia ho voluto evidenziare e
discutere gli aspetti democratici “dell’Internet dei nostri tempi”, portando anche alcuni
esempi rilevanti come la campagna elettorale di Obama, il caso della Birmania, ecc.
Grazie ai suoi innovativi strumenti di partecipazione e condivisione (wiki e soprattutto
blog), infatti, il Web 2.0 permette l’interazione fra individui (netizen), la collaborazione nella
creazione di conoscenze (wiki), la libertà di espressione e di informazione (blog) che
stanno alla base della democrazia di uno stato.
Detto così sembrerebbe la panacea per l’antidemocrazia ma, come tutti gli strumenti, può
essere usato in due modi: bene o male. Anche questo secondo caso è analizzato
portando l’esempio degli strumenti sopraccitati utilizzati dai regimi dittatoriali.
Quale esempio di binomio antidemocrazia – controllo dell’informazione è migliore dei
totalitarismi del ‘900: in questo caso ho analizzato i loro aspetti generali e l’importanza
dell’informazione (divenuta propaganda) per il mantenimento del potere.
Ho infine inserito una presentazione in inglese sull’evoluzione del Web: 1.0, 2.0, 3.0.
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4. Web 2.0 e democrazia
Introduzione
Dopo la notizia dell’approvazione da parte della Camera del decreto sulle
intercettazioni proposto dal Governo, in Rete scoppia il caos: insulti al Premier, blogger
impazziti, migliaia di commenti dei navigatori.
Già, proprio nel web.
Quello citato è solo uno dei molti esempi che si potrebbero fare sul potere democratico di
Internet, diventato cavallo di battaglia di alcuni “showman” e comici (vedi Beppe Grillo).
Ma cosa si intende per web democratico? Nella presentazione seguente voglio discutere
sul punto di vista secondo me corretto del concetto di democrazia in Internet.
Oggi assistiamo, in Italia ma non solo, ad una generalizzata sfiducia nelle istituzioni e nei
rappresentanti che porta come conseguenza principale l’allontanamento della gente, del
popolo dello stato dalla politica (come dimostra il grafico in figura).
Questa lontananza può essere colmata con l’aiuto della rete, che permette il contatto tra
la popolazione ed i propri rappresentanti.
Variazione affluenza alle urne per le votazioni
europee in Italia ed UE
Mezzanotte Marco 5Ci 4
5. Web 2.0 e democrazia
Strumenti del “nuovo web”
Innanzi tutto vorrei chiarire alcuni concetti non sempre scontati per il “pubblico”.
Web 2.0
La definizione di web 2.0 viene data a l’insieme degli strumenti (applicazioni web) presenti
in Internet che permettono la partecipazione degli utenti navigatori alla creazione dei
contenuti del web stesso.
Per semplificare la spiegazione farò un esempio pratico. Andando a visitare un blog, si
possono leggere i diversi articoli che il bloggatore (blogger) pubblica. L’utente (noi) può
commentare un articolo letto: in questo modo abbiamo creato (scritto) contenuti
(commento all’articolo) che possono essere consultati da
altri lettori di quello stesso articolo su quello stesso blog.
Uno degli aspetti fondamentali di questo “nuovo Internet” è
il fatto che sia centrato sull’utente e sul concetto di
comunità (community).
Blog
Applicazione web che permette ad un utente di creare un diario on-line (consultabile da
chiunque). Ogni “pagina” del diario è chiamata articolo e i lettori di questa possono
lasciare dei commenti consultabili da altri lettori.
È uno dei primissimi strumenti del web 2.0, diventato famoso in Italia per il “fenomeno
Beppe Grillo”.
Citando un punto del libro di Giuliano Prati “Web 2.0. Internet è cambiato” sui blog:
“Questo strumento nasce con lo scopo principale di permettere
la pubblicazione di contenuti sul web da parte del più vasto
numero di utenti [...] La gestione dei dati e delle informazioni
non è, quindi, più appannaggio esclusivo delle testate
giornalistiche, degli editorialisti di contenuti, delle università o
società [...] ma viene offerta questa possibilità a tutti gli utenti
che desiderano esprimersi”
Mezzanotte Marco 5Ci 5
6. Web 2.0 e democrazia
Democrazia e informazione
Come sostiene Armando Massarenti in un articolo su “Golem” la democrazia di uno stato
ha alla base la capacità e (possibilità) dei suoi cittadini di sviluppare uno spirito critico
nei confronti in primis dei rappresentanti e della società per capirne i bisogni e valutarne le
proposte di soluzione.
Detto questo si capisce subito che il nutrimento di questo “spirito critico” è l’informazione e
in particolare l’informazione libera che essa usi come medium la televisione, la radio o i
quotidiani: è infatti attraverso l’informazione che i cittadini giudicano il mondo che li
circonda, il comportamento dei propri rappresentanti formando una propria opinione che
permetta anche il confronto con quella dei loro futuri rappresentanti.
Altro elemento importante per garantire la democrazia è la possibilità di dibattito e la
libertà di espressione di tutti i cittadini.
Essendo l’Italia un paese basato su una democrazia rappresentativa (applicata nella
maggior parte degli stati democratici), personalmente credo che questi due aspetti siano
ancor più fondamentali che nel caso di paesi basati sulla democrazia diretta come
Svizzera e alcuni stati americani.
Internet: il nuovo mass media?
Nelle società di massa come la nostra il ruolo principale nella diffusione delle informazioni
è svolto dai mass-media come stampa, televisione, radio e Internet.
Negli ultimi anni, infatti, la Rete ha invaso molti settori della vita delle persone (dal lavoro
al tempo libero), tanto che è stato coniato un nuovo termine: netizen.
Il netizen è il cittadino della rete ( dall’inglese “net” – rete e “citizen” –
cittadino) che viene coinvolto, e soprattutto vuole partecipare
attivamente alla vita della rete.
Da uno studio della International
Telecommunication Union (ITU) risulta
che ad oggi nei paesi più sviluppati
mediamente il 60% delle abitazioni ha un
collegamento ad Internet con il 70% della
popolazione che si collega per informarsi
Nei paesi sottosviluppati, si arriva al 12%
della popolazione.
In Italia i dati di Demos & Pi parlano di
meno del 40% della popolazione nel 2009
(vedi Figura 1).
Figura 1
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7. Web 2.0 e democrazia
Web e democrazia – parte 1
A questo punto entra in gioco la Rete: quale mezzo migliore per far viaggiare le
informazioni se non il web?
Nonostante il caso italiano mostri come ancora la TV la faccia da padrone nel campo
dell’informazione il popolo della Rete sta continuamente crescendo.
I grafici seguenti mostrano come in Italia siano soprattutto i più giovani a ritenere Internet
libero, poiché sono anche coloro che conoscono meglio questo mondo e conoscono
l’esperienza di partecipazione che il web può offrire (Figura 2). Ritenendolo così libero,
ovviamente lo utilizzano maggiormente per fruire dell’informazione (Figura 3)
Figura 2 Figura 3
In un report pubblicato nel 2009 da Microsoft sull’utilizzo di Internet da parte degli europei,
fu annunciato per giugno 2010 il sorpasso di Internet ai danni della televisione (Figura 4):
se anche questo non dovesse accadere, si capisce come nel nostro continente i margini
siano ridotti.
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8. Web 2.0 e democrazia
Figura 4
Insomma, l’informazione sul web è quella che più attira i giovani e, secondo me, un ruolo
fondamentale in questa attrazione lo svolge il metodo di scrittura on-line: infatti gli articoli
pubblicati su Internet sono un condensato di informazioni e di concetti che possono
essere successivamente approfonditi. Come? Ovviamente attraverso Internet.
In questo modo si evitano ridondanze nella scrittura e il messaggio principale non si perde
nella spiegazione di un concetto (scrittura di ipertesti).
Caratteristiche principali del web-writing sono:
• Utilizzo del grassetto per le parole chiave
• Utilizzo di link (anche esterni) per la spiegazione e l’approfondimento di concetti
• Suddivisione dei testi in paragrafi sottotitolati
Schema logico
articolo on-line
Schema logico (ipertesto)
articolo “stampato”
Figura 5
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9. Web 2.0 e democrazia
Principi di comunicazione e comunicazione on-line.
Se alla base della democrazia sta la libera circolazione delle informazioni e il dibattito,
allora non si può evitare di parlare della comunicazione. Secondo la definizione di Paul
Watzlawick (primo grande teorico della comunicazione) la comunicazione è un fenomeno
bidirezionale tra destinatario e “mittente” del messaggio oggetto della comunicazione.
Nei media tradizionali (stampa, televisioni, radio, comizi politici) questa condizione non è
soddisfatta: in questi casi la comunicazione si trasforma in flusso di informazioni
(comunicazione unidirezionale) da un soggetto alla massa.
Prendendo il caso italiano, i politici non hanno un dialogo diretto con i loro elettori ma,
una volta eletti, navigano da soli valutando ciò che è meglio per la parte di popolazione
che rappresentano. La cosa peggiore però, credo sia vedere tutto il pubblico attorno agli
ospiti politici delle trasmissioni TV che li ascolta e si limita ad applaudirli in caso dicano
qualcosa di giusto: questo è un messaggio chiaro, che rappresenta la distanza
menzionata precedentemente e che caratterizza la politica italiana.
A differenza dei media tradizionali, il web permette la comunicazione secondo la
definizione di Watzlawick dove ad esempio chi scrive un articolo e lo pubblica in un blog si
vede poi commentare l’articolo dai lettori.
Una piccola nota: tutta la comunicazione avviene nella stessa pagina, non in una
sezione di un sito, magari nascosta o difficilmente raggiungibile per chi è nuovo a questo
strumento; i commenti dei lettori sono inseriti immediatamente dopo l’articolo scorrendo la
pagina e possono essere consultati anche da altri lettori.
Figura 6 Figura 7
Mezzanotte Marco 5Ci 9
10. Web 2.0 e democrazia
In questo modo è possibile l’instaurazione di un dibattito tra i lettori oppure tra un lettore e
l’autore dell’articolo.
Ma allora perchè i giornali on-line non danno la possibilità di
commentare gli articoli che vengono pubblicati?
A prima vista questa sembrerebbe l’ennesima riconferma di ciò che ho sostenuto sopra,
ossia della non democraticità dei media "non 2.0".
In realtà, visto che non ho creato questa relazione per sostenere un’idea a costo della vita,
cito un pezzo di articolo pubblicato dal giornale on-line LaStampa.it che tratta proprio
questo argomento:
I commenti dei lettori sul giornale online e la spazzatura anonima
impunita
Anna Masera
[...] D'altra parte, nessun giornale apre tutti gli articoli ai commenti: solo una
parte di contenuti è interattiva, perchè le testate giornalistiche hanno
responsabilità legale per le offese e le diffamazioni (che come sapete, arrivano
numerose e a tradimento, anche negli orari più impensati), per cui tutti i
commenti vanno filtrati. Questo non significa che siano censurati, ma
sicuramente ogni cosa pubblicata sul giornale viene letta e il criterio di
pubblicazione è il rispetto del codice deontologico giornalistico. Con un briciolo
di flessibilità in più perchè su Internet - si sa - tutto è più informale, qualche
vaffa... ci può stare, ma ci sono dei limiti invalicabili, pena la denuncia e la
causa per danni.
Quando - all'alba del Web 2.0, ci provò il Los Angeles Times, dovette ritornare
sui suoi passi in fretta e furia. La quantità di oscenità e offese che arrivava era
ingestibile da una redazione, pur corposa come la loro. Perchè gli internauti
non sappiano esprimersi in modo civile in modo da consentire la libertà di
espressione sui giornali online, è un tema che mi piacerebbe approfondire con
voi. Illustri colleghi e amici si danno un gran da fare per l'autoregolamentazione
della Rete, per una Carta dei Diritti e dei Doveri dei cittadini di Internet, una
sorta di Costituzione digitale, ma la massa di insulti anonimi sotterra le migliori
intenzioni di democrazia dal basso. Quindi ovvio che gli spazi per la libertà
totale - anche per la spazzatura - debbano continuare a esistere, ma abbiate
pazienza: andate a cercarli altrove, non sui giornali online. [...]
Devo dire che sono in parte d’accordo con ciò che afferma questo estratto dall’articolo
della Masera: la colpa dell’impossibilità del commento degli articoli dei giornali è in gran
parte dell’inciviltà dei netizen; chi ha frequentato almeno un forum di discussione di
qualsiasi argomento, avrà certo visto “bannare” (escludere) un iscritto per aver offeso un
altro membro del forum.
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11. Web 2.0 e democrazia
Ma allora scegliere i giornali on-line o il blog?
Alla fine sono queste le due vie del web per informarsi sui fatti del mondo e viene
consigliato di usarle in modo diverso:
• I giornali on-line hanno sempre alle spalle una redazione che potrebbe essere
“controllata dall’alto”, come si suol dire, ma che solitamente garantisce la veridicità
delle fonti di informazione: è quindi consigliabile leggere questi per conoscere i
fatti.
• Il blog invece è utilizzato a scopo più personale, per esprimere giudizi su fatti o
notizie spesso lette dagli autori del blog sui giornali on-line. Dovrebbe quindi essere
usato per confrontarsi sulle opinioni “fra pari”.
VS
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12. Web 2.0 e democrazia
Web e democrazia – parte 2
Un altro degli aspetti democratici del web è la facilità e l’economicità della diffusione del
proprio messaggio. A questo proposito riporto a questo argomento la teoria della “Long
Tail” di Chris Anderson secondo l’interpretazione di Kevin Kelly.
Figura 8
La coda sopra rappresentata, visualizza graficamente le 3 aree di possibile
posizionamento di un prodotto sul mercato:
1. La testa: i prodotti in questa area sono hits e best sellers, ossia prodotti che
coinvolgono le masse e vengono acquistati dalle masse.
2. Il centro comprende i prodotti di nicchia: qui vengono collocati i prodotti con una
minor popolarità e miglior qualità (es. i prodotti di Apple)
3. La coda: la coda è la zona degli aggregatori ossia coloro che non creano opere,
ma si limitano a raccogliere informazioni e a diffondere le notizie prodotte dai
due segmenti precedenti.
Riportando il concetto di queste 3 zone al concetto di democrazia, la zona della coda è
quella che più si adatta alla descrizione del modello democratico di Internet: infatti nella
coda un vasto numero di informazioni (prodotti) vengono aggregate, raccolte e
commentate; questa zona è la zona delle microazioni, cioè composta da una moltitudine
di piccoli commenti, piccoli interventi su argomenti di discussione che possono
comprendere molte idee.
La zona della coda è la più economica in cui stare e quella dove la concorrenza è
maggiore per la elevata raggiungibilità del mezzo stesso: per esprimere la propria
opinione e condividerla con gli altri confrontandosi su diverse tematiche è necessario
solo creare un blog: esistono centinaia di siti che mettono a disposizione gratuitamente
uno spazio-blog gestibile direttamente dall’utente.
I media tradizionali, in questo caso, si collocano solitamente nella zona della testa che
come sostiene de Kerckhove, un guru dei nuovi media, danno alla gente ciò che vuole:
“La televisione è un tranquillizzante: in sostanza non spinge la mente a pensare e a
riflettere ma la porta a subire, con piacere, tutto ciò che riceve dalla televisione stessa”.
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13. Web 2.0 e democrazia
Esempi di utilizzo del web pro-democrazia.
Campagna elettorale Obama
Da dove iniziare a parlare di come il web sia già stato utilizzato come strumento
democratico o comunque per aumentare la democrazia di uno stato, se non dalla
campagna elettorale USA?
Obama è diventato il primo presidente di colore della più grande potenza economica
e politica del mondo.
Infatti, la campagna elettorale del 2008 dell’attuale presidente degli Stati Uniti è stata una
vera e propria rivoluzione come corporate o “2.0”.
Il messaggio comunicato (ed in questo caso è pienamente corretto dirlo, viste le
premesse sulla comunicazione) da Obama agli americani non si basava su una serie di
punti, di idee da portare a termine, ma era un messaggio che coinvolgeva il popolo
americano a unirsi e a partecipare attivamente al progetto di rinascita degli USA: basti
pensare allo slogan “Yes We Can”; insomma non è altro che la condensazione del mito
americano della scalata sociale.
Obama comunica valori: speranza, volontà di cambiamento, fiducia in se stessi.
È stato quasi un mettersi alla pari dei propri elettori, facendogli sentire che era tra loro.
Nei media utilizzati, quello che più ha permesso di portare questi risultati è stato
sicuramente Internet: in primo piano il sito Internet che permetteva l’interazione con
l’utente; qui Obama non era il leader che domina le folle in giro per gli USA, ma una
persona che ti parla e ti spiega il perchè di ciò che fa, invitandoti a partecipare.
Figura 9
Questo in figura è un esempio di una pagina del sito di Obama, dove il presidente invita i
visitatori a inserire il proprio nome per “sostenerlo” nell’abrogazione di una legge anti-
democratica.
Inoltre il presidente resta in contatto anche con le minoranze, non chiedendo di
raggiungerlo sul proprio sito, ma muovendosi nei loro spazi virtuali di incontro: ad
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14. Web 2.0 e democrazia
esempio, ha creato profili su AsianAve per le minoranze asiatiche, BlackPlanet per le
persone di colore, fino a Glee.com per la comunità gay.
Come detto prima, uno dei problemi principali delle nuove democrazie è la distanza tra
l’elettorato e i rappresentanti: Obama ha usato il web per minimizzare questo gap
rispondendo direttamente, su Internet, alle domande degli elettori. In poche ore
dall’apertura di un question time tra i cittadini e il presidente, più di 100.000 domande
sono giunte da tutti gli angoli d’America. Ovviamente non tutte hanno avuto risposta, ma le
domande venivano controllate, divise e votate dagli altri partecipanti: Obama ha poi
risposto a quelle più votate.
Inoltre pubblica 5 giorni prima, sul suo Blog (whitehouse.org), le leggi che dovrà
firmare, accettando commenti, consigli, critiche dagli elettori.
Il successo della sua campagna elettorale si dimostra, oltre che con la vittoria, anche dal
fatto che è riuscito a conquistare la parte della coda della Long Tail di Chris Anderson: è
riuscito infatti ad ottenere molti microfinanziamenti (microazioni della coda) direttamente
dai suoi elettori.
Figura 10: grafico del numero di
sostenitori di Obama iscritti a
MySpace
Figura 11: grafico del numero di
sostenitori di Obama iscritti a
Facebook
Mezzanotte Marco 5Ci 14
15. Web 2.0 e democrazia
Il caso della Birmania
La puntata di Report del 6/6/2010 ha raccontato la storia di un gruppo di reporter di una tv
indipendente di questo stato chiamati “Voce democratica della Birmania”.
L’attività principale inizia nel 2007, appena prima della protesta dei monaci buddisti.
Il regime inizialmente li ha lasciati fare, sempre limitando la possibilità di filmare e
documentare i fatti e le rivolte interne perchè non potessero diffondersi in tutto il paese.
Dopo essere stati individuati mentre registravano le scene delle repressione, hanno
dovuto iniziare a vivere in esilio.
Questi ragazzi sono riusciti a far arrivare le immagini sino alla CNN (solo grazie ad
Internet) che le ha mandate in onda. La diffusione di quelle immagini ha provocato una
mobilitazione soprattutto degli Stati Uniti.
Successivamente alcuni portali Internet sono stati oscurati.
Figura 13: protesta dei monaci
birmani (settembre 2005)
Mezzanotte Marco 5Ci 15
16. Web 2.0 e democrazia
Decreto bavaglio
Ha subito fatto il “giro del web”, nei primi giorni di maggio, la notizia che nel decreto sulle
intercettazioni (definito “legge bavaglio”) sarebbero stati presentati anche degli
emendamenti che avrebbero limitato la libera circolazione delle informazioni e soprattutto
la libertà di espressione dei netizen.
In particolare sono stati due i punti criticati dal popolo della rete:
• L’emendamento proposto inizialmente dal senatore D’Alia che rappresentava un
attacco alla libertà di espressione in rete attraverso la “Repressione di attività di
apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”, utilizzando gli
ISP come cani da guardia (e “stimolandoli” a questa attività con sanzioni da 50.000
a 250.000 €).
• L’articolo che avrebbe imposto l’obbligo di rettifica sia ai siti professionisti
dell’informazione, sia ai “privati” che avrebbero diffuso notizie ad esempio
attraverso i blog. Anche in questo caso erano state proposte sanzioni fino a
12.000€ in caso di mancata rettifica.
In particolare il primo punto è stato poi eliminato dalla legge definitiva,
poichè dava incarico ai gestori dei siti e agli ISP di controllare le
informazioni pubblicatevi e in caso di reato gli ISP avrebbero
proceduto all’oscuramento dell’intero sito.
Ora le buone intenzioni che stanno dietro a questa proposta sono ben
accette dal popolo della rete ma è evidente che sarebbe inutile (e direi
ingiusto) l’oscuramento di un intero blog, solo a causa della
pubblicazione di un commento (da parte di un lettore qualsiasi) ad un
articolo di questo.
Figura 12: Senatore D’Alia
È immediato immaginare alla principale conseguenza cui questi articoli avrebbero portato:
immediata riduzione delle informazioni circolanti sul web (soprattutto dai non
professionisti dell’informazione) a causa dei rischi di incappare in sanzioni decisamente
elevate.
N.B. In questi ultimi due mesi di piccola bufera mediatica su questo
argomento non ho mai sentito parlare i telegiornali di questo
emendamento. Per curiosità provate a fare una ricerca su Google con
le parole chiave “D’Alia bavaglio” e controllate quanti degli oltre 31.000
risultati informano e danno diverse opinioni sulla proposta del senatore.
Mezzanotte Marco 5Ci 16
17. Web 2.0 e democrazia
Internet contro la democrazia
Le dittature 2.0
Evgeny Morozov, in un Ted Talk
(http://www.ted.com/talks/evgeny_morozov_is_the_internet_what_orwell_feared.html)
parla dei casi in cui Internet viene usato dalle
dittature per diffondere il loro messaggio.
Morozov sostiene che finora l’idea è stata che
dando abbastanza connettività alle persone,
dando loro abbastanza mezzi, inevitabilmente
a ciò sarebbe seguita la democrazia.
Quel che si può effettivamente vedere è che
alcuni governi si sono impadroniti dell'uso
del cyberspazio a scopi di propaganda. E
stanno costruendo quel che chiamo
“Spinternet” (combinazione di "spin", in gergo
politico manipolazione di notizie e immagini
pubbliche e Internet). Quindi i governi, dalla
Russia alla Cina all'Iran stanno pagando dei
blogger perché questi lascino commenti
ideologici e creino post a contenuto
ideologico sui loro blog per commentare su questioni politicamente sensibili.
Quindi ci si potrebbe chiedere, perché mai fanno questo? Perché si stanno impegnando
nel cyberspace?
La sua teoria è che questo sta accadendo perché la censura, in molti di questi paesi,
funziona molto meno di quanto noi crediamo. Nel momento in cui si pubblica una critica
in un blog, anche se si riesce a censurarla subito, si diffonderà comunque in migliaia di
altri blog. Quindi, più la si blocca, più questa influenzerà la gente e eviterà la censura.
Quindi, l'unico modo di controllare il messaggio è di provare a manipolarlo, e accusare
chiunque abbia scritto qualcosa di critico di essere, ad esempio, un agente della CIA.
Per darvi un esempio di come funziona in Cina: c'è stato un caso enorme, a febbraio
2009, chiamato “Sfuggi al gatto” (nascondino in slang cinese). In sostanza è successo
che un cinese ventiquattrenne è morto durante la custodia in prigione. La polizia ha detto
che è successo perché stava giocando a “Sfuggi al gatto”, con altri detenuti, e ha battuto
la testa contro il muro.
Questa spiegazione non ha soddisfatto molti blogger cinesi che hanno iniziato a postare
commenti critici. In effetti, QQ.com, un sito cinese molto popolare, ha ricevuto 35.000
commenti al riguardo, in poche ore.
Poi però le autorità invece di tentare di purgare questi commenti, hanno deciso di aprirsi ai
blogger. E hanno detto, in pratica: "Guardate, vorremo che diventiate cyber-investigatori."
Così quattro persone sono state selezionate per andare a visitare la prigione in questione,
ispezionarla, e scriverne nel loro blog. Entro pochi giorni, l'intero avvenimento fu
dimenticato.
Mezzanotte Marco 5Ci 17
18. Web 2.0 e democrazia
Questo è quello che gli scienziati politici chiamano cautela autoritaria. Accade quando i
governi si aprono nei confronti dei loro critici, e lasciano che essi si impegnino insieme
online. Ciò non porta a indebolire le dittature ma a rafforzarle. Come?
1. La maggior parte delle dittature opera in un vuoto di informazione totale e utilizzano
blog e wiki per raccogliere informazioni (pubblicate direttamente dalla popolazione)
su dove le idee della popolazione si stiano muovendo.
2. Coinvolgere il pubblico nelle decisioni è anch'esso ottimo, perché aiuta nella
condivisione della colpa per le politiche che dovessero fallire.
3. Aumentare la legittimità dei regimi, internamente e all'estero. Quindi, invitare la
gente ai forum pubblici, farla partecipare alla decisioni, è perfetto. “Come, non
siamo democratici? Ecco, abbiamo una democrazia. Ecco un forum.”
In Iran, ad esempio, alcuni Social Network sono rimasti operativi, in modo che gli attivisti
potevano ancora accedervi: in passato ci sarebbero volute settimane, se non mesi, per
capire come gli attivisti iraniani comunicavano tra loro. Ora è possibile sapere come sono
collegati l'uno all'altro guardando le loro pagine di Facebook.
Insomma la Rete può davvero diventare un mezzo di sviluppo della democrazia, ma deve
rimanere tale: non può essere LA DEMOCRAZIA: la democrazia è fatta dalle persone che
vi partecipano, da coloro che sono dietro alla tastiera.
Se non si fa attenzione, Internet potrebbe essere il nuovo oppio per le masse, che terrà
queste stesse persone nelle loro stanze, chiuse a guardare un’altro padrone.
Quando Internet diventa inutile
Fin’ora abbiamo analizzato tutti gli aspetti democratici e non della Rete nel suo complesso.
In realtà, tutti gli “obiettivi democratici” che si possono raggiungere attraverso Internet
devono essere accompagnati da un corretto utilizzo dello stesso da parte dei netizen.
Il ché non sempre avviene...
Infatti il problema fondamentale che mette a rischio l’utilità del confronto su Internet
(sostenuto da uno dei maggiori blogger mondiali Jaron Lanier) è l’atteggiamento errato dei
cittadini della Rete: avendo un dialogo alla pari, 50 persone esprimono la propria opinione
ma nessuno è disposto ad accettare l’opinione dell’altro sostenendo la propria fino alla
morte, allora ogni discussione, ogni confronto, ogni dibattito diventa inutile.
Ecco dunque che il potere del web viene annullato dalla stupidità dei suoi attori.
Purtroppo questo atteggiamento è molto diffuso ed è “aiutato” dal fatto che chi discute
“non ci mette la faccia”: criticare, accusare e offendere è molto più facile da dietro una
tastiera; facendo parlare il proprio avatar non ci si sente tenuti a rispondere di ciò che si
dice, e si ha così un’immagine della Rete come luogo dove sfogarsi e non pagare le
conseguenze delle proprie azioni.
Mezzanotte Marco 5Ci 18
19. Web 2.0 e democrazia
Storia: I totalitarismi
L’utilizzo dei media nei totalitarismi del ‘900 fu mirato soprattutto all’acquisizione del
consenso: il totalitarismo è fenomeno del Novecento proprio perché in questo secolo la
manipolazione dell'informazione diviene uno dei più importanti strumenti per gestire
il potere.
Dato che per totalitarismo si intende un sistema in grado di penetrare in ogni aspetto della
vita politica e civile, con il controllo di ogni manifestazione della vita dei cittadini, il
fascismo tentò di organizzare in modo profondo il consenso dei cittadini, non solo con la
propaganda e la costruzione dell'immagine del regime, ma soprattutto con la creazione di
occasioni di partecipazione: in questo senso il regime fascista percepì il bisogno di
partecipazione da parte della popolazione dopo la prima guerra mondiale (che era stata
una grande occasione di partecipazione per tutti) a cui le classi dirigenti liberali non si
erano dimostrate sensibili. Il fascismo creò grandi momenti di identità e appartenenza per
tutti, bambini e adulti, adunate, marce, inni, feste di regime, manifestazioni di massa,
sfilate di reduci, vedove, mutilati: attorno al mito della guerra realizzò forme di
aggregazione ideale, grandi occasioni retoriche di creazione di identità, di senso di
appartenenza alla nazione e alla memoria della nazione.
Introduzione
Nel primo dopoguerra, in tutto il mondo era diffuso il malcontento generale delle
popolazioni che vivevano in condizioni di povertà e disagio: i debiti pubblici delle nazioni
erano altissimi e i prestiti erogati in tempo di guerra per sostenere le spese belliche
portarono nel dopoguerra ad un’impennata dell’inflazione.
In questo periodo, i contadini-combattenti si erano identificati in un popolo, in una nazione
e iniziavano a formarsi le basi dei partiti di massa.
In questo contesto le promesse di miglioramento delle condizioni di vita promesse dalle
minoranze emergenti come fascismo e nazionalsocialismo si rivelarono l’unica speranza
presentata agli occhi dei cittadini.
Inizialmente per conquistare importanza all’interno del panorama politico nazionale,
queste fazioni utilizzarono la violenza con squadre organizzate che effettuavano attentati
a personaggi politici avversari o alle sedi dei partiti di loro opposizione.
Dopo la salita al potere, l’informazione acquisì un ruolo centrale per la conquista (è
proprio il caso di dirlo) del consenso.
In questo caso approfondiremo il percorso del fascismo per capire come il Duce abbia
utilizzato i media dell’epoca.
Il fascismo: l’ascesa al potere
Dopo la formazione del partito nel 1919 l’efficacia degli “interventi” a base di violenza delle
squadre d’azione fasciste, indirizzò nuovi consensi verso il partito di Mussolini: dapprima
si schierarono i borghesi terrorizzati di poter essere vittime delle azioni squadriste e poi
anche le classi sociali più elevate.
Alle elezioni del ’21 i candidati fascisti ottennero 35 seggi.
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20. Web 2.0 e democrazia
Grazie alla grande capacità di Mussolini di orientare il proprio pensiero tra una parte più
estremista (con la violenza delle squadre d’azione) e un’altra più liberale (dialogo con gli
esponenti politici liberali dell’epoca) riuscì a mettere in secondo piano le azioni delle
squadre.
La marcia su Roma del 1922 sancì definitivamente l'insediamento di Mussolini al Governo
della nazione: in quell'occasione, infatti, il re si rifiutò di firmare lo stato d’assedio e anzi
decise di affidare al Duce l’incarico di formare un nuovo governo.
Con la modifica della legge elettorale, alle elezioni del 1924 il PNF ottenne il 64,5% dei
voti.
Nel discorso del 3 gennaio 1925 il Duce si dichiara a capo del regime dittatoriale.
La stampa e il regime.
L’informazione nei regimi totalitari cambia “scopo”: da informare la popolazione,
l’informazione assume un ruolo propagandistico delle attività del regime al fine di
giustificare ogni decisione dell’unico potere e farla sembrare la migliore agli occhi dei
cittadini (come ad esempio la campagna dell’Abissinia giustificata come operazione di
liberazione per i popoli neri tenuti
in stato si schiavitù)
Tutto ciò è possibile solo
attraverso un controllo totale, da
parte dello stato (nei regimi
identificato come un unico partito)
dell’informazione stessa.
Ad esempio sui giornali vengono
pubblicate delle tavole che
raffigurano il Duce come un
grande uomo e che lo elogiano in
tutti i modi, al fine di creare
nell’immaginario collettivo il “mito dell’italiano” che aveva Figura 14: giornale fascista (1931)
come modello quello del leader carismatico del regime.
Per capire il peso dell’informazione nella politica basta esaminare i provvedimenti presi dal
Duce a riguardo:
• 1924: Mussolini porta in Parlamento (ancora in presenza di maggioranza e
opposizione) un decreto legge in cui da facoltà ai prefetti di diffidare i giornali che
pubblichino “notizie false o tendenziose capaci di turbare l’attività di governo”
• Con le "Leggi Fascistissime" Mussolini dispose che ogni giornale avesse un
direttore responsabile inserito nel partito fascista e che il giornale stesso, prima di
essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo. Queste leggi inoltre istituirono
"L’Ordine dei Giornalisti" i cui membri dovevano far parte del partito fascista.
Mussolini creò inoltre l’Ufficio Stampa, che nel 1937 venne trasformato in Ministero
Della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop.) Questo Ministero aveva l’incarico di
controllare ogni pubblicazione sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o
contrari al regime e diffondendo i cosiddetti "ordini di stampa" (o "veline") con i quali
s’impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l’importanza dei
titoli e la loro grandezza. A capo di questo Ministero c’era Galeazzo Ciano.
I giornali dovevano pubblicare SEMPRE in prima pagina il discorso del Duce che doveva
essere attentamente controllato per non contenere errori.
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Oltre all’informazione scritta molta importanza aveva
l’immagine del Duce: egli, infatti, quotidianamente si faceva
consegnare da fotografi ufficiali le immagini che lo ritraevano e
strappava quelle che non erano perfette o che anche
lontanamente potessero rendere ridicola la figura di leader che
il regime voleva diffondere.
Altri controlli sulle informazioni riguardavano la limitazione
della pubblicazione delle notizie di cronaca nera o di
fallimenti economici, riportando il periodo fascista come un
modello storico di pace e moralità.
Oltre alla stampa, il regime controllava la cultura per influenzare le conoscenze dei futuri
intellettuali e renderli favorevoli al regime: Mussolini ordinò così la creazione
dell’Enciclopedia Fascista, in modo che coloro che studiavano non dovessero rivolgersi a
fonti di informazione il cui controllo era al di fuori dello stato fascista.
Il cinema
Avvenne la costituzione nel 1925 dell’istituto nazionale L.U.C.E. ovvero L’Unione
Cinematografica Educativa, nello stesso periodo si chiudeva il cinema privato UCI. Ente
di stato per la propaganda e la diffusione della cultura popolare. Questo istituto, i cui
cinegiornali venivano proiettati obbligatoriamente in tutte le sale cinematografiche a partire
dal 1926, rappresenta il più efficace mezzo del regime nel campo dello spettacolo. La
tematica più ricorrente diventa il mito bellico con il conseguente elogio del
patriottismo.
La radio
Il vero mass-media del ‘900 fu però la radio: questa permetteva infatti di
raggiungere facilmente anche le popolazioni di più bassa classe sociale e
coloro che non sapevano leggere.
Il 27 Novembre 1927, un Decreto legislativo trasformò l’URI in Ente
Italiana Audizioni Radiofoniche (EIAR), struttura a capitale privato
con sostegno finanziario dello Stato.
La radio rimase a lungo in Italia un genere di lusso, una sorta di
status symbol dell’alta borghesia urbana visti gli alti costi di licenza, il
difficile processo d’elettrificazione delle aree poco sviluppate e
l’ostilità dei settori produttivi alla realizzazione d’apparecchi a basso
costo.
Mussolini, dopo un attento studio delle
potenzialità pedagogiche e propagandistiche del
mezzo, lanciò la campagna “Il villaggio deve
Manifesto dell’EIAR avere la radio” (per l’ascolto di massa) e creò
momenti di ascolto collettivo in sedi comunali di partito, scuole e
caserme, agevolando con sgravi fiscali i locali pubblici.
L’Ente Radio Rurale
Nel 1933 iniziarono le trasmissioni dell’Ente Radio Rurale (ERR), organo rivolto agli
studenti (la domenica agli agricoltori), allo scopo di promuovere l’acculturazione di
massa.
La radiofonia entrava nelle scuole.
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Dopo aver già irreggimentato i giovani studenti con le sue organizzazioni, il fascismo
intendeva ora affiancarsi all’azione didattico - educativa dei maestri, con la proposizione di
programmi “dall’impronta vigorosa, fascista e
guerriera”.
Le trasmissioni per i contadini rompevano l’isolamento
della vita contadina e portavano alla ribalta le masse
rurali, particolarmente fiere degli intervalli musicali
considerati segno di riscatto sociale.
Il regime, nel contatto diretto con le masse, si
presentava sotto la veste paternalistica del
pacificatore sociale, attento al miglioramento generale
delle condizioni di vita.
Nacque una sorta di febbre per l’ascolto de “L’ora
dell’agricoltore“, le masse rurali ribadivano lo stupore
per il miracolo marconiano che: “fa leggere anche chi
non legge”.
Lo stato fascista impose all’industria la
Questa trasmissione mascherava la crisi economica, costruzione del RadioRurale, decorato con
aggravata dalle sanzioni conseguenti alla guerra di due fasci littori fra spighe di grano.
Etiopia, ed esaltava la sobrietà e la tenacia dei lavoratori.
L’ERR chiuse la sua attività il 4 Aprile 1940; in pieno clima di guerra le sue funzioni furono
assorbite dall’EIAR.
Le trasmissioni per bambini e le celebrazioni del calendario fascista.
Il pubblico infantile era l’obiettivo specifico di parte della programmazione pomeridiana.
La principale rubrica in quest’ambito fù “Il giornale radiofonico del fanciullo” (Radio Roma,
1925): particolarmente apprezzata dal Duce, questa esaltava le glorie patrie,
comprendeva comunicati sugli avvenimenti del giorno, la lettura di una favola, un
calendarietto storico religioso e la corrispondenza.
L’immagine di Mussolini si scolpiva nelle menti infantili come quella del
padre, bonificatore dell’agro romano, benefattore e sommo interprete della
giustizia.
Le celebrazioni del calendario fascista ricoprivano un ruolo
fondamentale nella propaganda radiofonica, poiché espressioni di
coesione e manifestazioni di forza.
Nel calendario liturgico fascista si assisteva ad interventi radiofonici
rievocativi, solenni nel tono ed aggressivi nel linguaggio.
Frequente era il ricorso agli slogan dall’intento persuasivo- “Tutto nello
Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”- ed ai numeri,
spesso falsificati.
Nelle rievocazioni ritornava anche il mito di Roma, universale ed eterna.
Il fascismo e i cattolici
I Patti Lateranensi del 1929 posero fine al secolare contrasto tra Stato e Chiesa.
Non mancarono però dissidi in merito all’azione educativa e al controllo delle coscienze, il
fascismo fu infatti un tentativo d’istituzionalizzazione di una nuova religione laica, legata
alla sacralizzazione della politica.
Inizialmente la Chiesa cattolica considerò la radio “strumento del diavolo”.
I generi criticati erano il teatro di prosa, le canzonette e la musica da ballo, che
attaccavano la morale cristiana e l’unità della famiglia.
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Nel 1927 le autorità ecclesiastiche vietarono l’installazione di apparecchi radio negli istituti
religiosi.
La svolta si ebbe nel 1928 grazie a Padre Vittorio Facchinetti, predicatore francescano di
Radio Milano. Dopo una lunga serie di rubriche quaresimali, iniziò l’appuntamento
domenicale con la lettura e il commento del Vangelo.
Nel 1931 fu inaugurata la stazione romana della Radio Vaticana; Facchinetti esaltò il
Regime e il suo capo che restituivano valore al sentimento religioso del popolo,
proteggendo e rispettando la fede.
Con l’applicazione delle leggi razziali (1938) fu vietato il possesso della radio agli ebrei.
Radio e sport
Le radiocronache sportive suscitarono passione tra gli ascoltatori: calcio, ciclismo, motori e
boxe furono gli appuntamenti più graditi dal pubblico.
L’EIAR investì molto sullo sport, ritenuto fondamentale dal fascismo non solo per la
salute fisica e morale, ma anche per i valori di obbedienza alle regole, cameratismo e
spirito di sacrificio.
L’uomo sano, forte e combattivo rappresentava il perfezionamento della stirpe italiana,
mentre le competizioni sportive in tempo di pace alimentavano il nazionalismo.
Il radiogiornale e la radiofonia di guerra
Il Radiogiornale nacque a Milano nel 1929; la redazione fu unificata solo nel 1935 a
Roma, con cinque edizioni giornaliere.
Con tono affascinante e persuasivo, in dieci minuti si commentavano i principali fatti
interni e internazionali, allo scopo di convincere le masse sul benefico operato del governo
fascista.
Negli anni di guerra s’impose uno spregiudicato commentatore, Mario Appelius.
Con lunghe invettive sarcastiche, Appelius gonfiava gli avvenimenti ostentando sicurezza
nella vittoria finale dell’Asse.
La radio si diffuse rapidamente con gli abbonamenti che passarono da 500.000 c.a. nel
1935 ad 1.500.000 c.a. nel 1940-’43.
La radio antifascista
Dal febbraio 1937 Giuliano Pajetta, da Radio Aranujez, denunciò i crimini del nazi-
fascismo e dette voce alle speranze libertarie dei volontari italiani delle Brigate.
Il regime rispose col “clima iberico dell’EIAR”, che influenzò l’informazione e i programmi
culturali. Infuriava “la guerra delle onde”.
Fu chiamato “vagabondaggio nell’etere” il fenomeno d’ascolto delle stazioni estere
tramite apparecchi potenti che permettevano un ascolto vario, completo e meno “velinato”
di quello proposto dal regime. Nonostante il divieto posto già dal 1930, il fenomeno acquisì
dimensioni di massa; alla sua origine non vi erano solo motivi politici ma anche la curiosità
e il fascino della trasgressione.
Le stazioni estere opponevano i valori della democrazia liberale al totalitarismo nazi-
fascista, la radio divenne mezzo di comunicazione della libertà e aprì brecce significative
nel cuore degli italiani, ora liberi di scegliere e aprire le menti a fonti d’informazione
alternative.
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Inglese: “The Web evolution”
Since the WEB was born its evolution has never been stopped: today is the "web 2.0",
before has been the "web 1.0", and the future will be the "web 3.0".
Web 1.0
The Web was invented at CERN in 1991: together this were invented the HTML language
(Hypertext Markup Language) and the HTTP protocol (the main protocol used by Internet).
This "type" of web contained static information in the form of text, images and hyperlinks. It
is referred to as the read-only Web because it allowed users to search for information and
read it.
A first step in the 2.0 direction was the instruction of Java language that introduced video
and audio contents.
Web 2.0
This is the current generation of the Web, described as the Read-Write Web.
The web has become a place of collaboration, where user-generated contents are more
and more diffused. This is exemplified by phenomena such as blog, wiki, video-sharing
websites, etc.
In this period there is also the grow of the ADSL Internet connection for mobile devices.
Like for the web 1.0 here there are some steps just done for the web 3.0: for example the
diffusion of tag giving data a mean for software (like geotagging that allows in Flickr or
Panoramio to know where a published photo has been shot)
Web 3.0
This will be the convergence of several trends:
• Fast connections and ubiquitous computing where users have internet access
anytime and anywhere.
• Open-source software and open data
• Application hosted on the web and operated via voice and hand gesture
• The semantic web, which uses particular languages to publish data that can be
manipulated by intelligent software classifying them in different categories.
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25. Web 2.0 e democrazia
Conclusione
Con questa presentazione ho voluto dimostrare le potenzialità democratiche del web di
ultima generazione.
In conclusione esprimo quindi opinione: dopo aver visto delle conferenze tenute da media
guru mondiali come de Kerchove o Lessig, credo che Internet abbia le potenzialità per
divenire un aggregatore di strumenti utili alla società in molti modi, primo fra tutti come
strumento democratico.
Tutto questo può però avvenire solo ad una condizione: che chiunque entri a far parte di
questo mondo adatti il suo modo di pensare e agire a quello della rete, rispettando gli altri.
In “ottica 2.0” infatti non esiste Internet senza i suoi utenti, i netizen.
Spero quindi che chiunque entri a far parte di questo popolo provi la grande esperienza di
condivisione che può offrirgli.
Mezzanotte Marco 5Ci 25
26. Web 2.0 e democrazia
Bibliografia – Sitografia
Bibliografia
Imbimbo Rossana 5Ci 2006/2007, “La comunicazione”
Sitografia
http://www.giornalettismo.com/archives/48079/strategie-comunicazione-digitale/
Strategie per la comunicazione digitale. Liveblogging da ParmaBar
http://www.giornalettismo.com/archives/48461/del-web-nel-web/?
utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Giornalettismoilcannocchialeit+
%28www.giornalettismo.com
Del web nel web
http://www.7thfloor.it/2009/01/20/master-iulm-social-media-marketing-web-20-a-scuola-di-barack-obama/
Barack Obama e la Comunicazione 2.0: a Scuola di Social Media Marketing | 7thFLOOR
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/03/Obama-Amadori-online.shtml?uuid=01e5be42-1ae6-11de-
b96a-a70fa1246a48
Question time sul web: Obama si smarca dai media tradizionali - Il Sole 24 ORE
http://gabrielecaramellino.nova100.ilsole24ore.com/2008/11/obama-la-comuni.html
In cerca di idee: Obama, la comunicazione e il mondo
http://www.giornalettismo.com/archives/43241/guida-intergalattica-allinformazione-dal-basso/
Guida intergalattica all’informazione dal basso
http://www.7thfloor.it/2008/10/27/come-fare-una-campagna-di-comunicazione-web-20-elezioni-usa-2008-il-brand-obama/
Come Fare Una Campagna Di Comunicazione Web 2.0: Elezioni USA 2008, Il Brand
Obama | 7thFLOOR
http://www.slideshare.net/7thfloor/obama-social-media-communication-strategy-presentation
Obama Social Media Marketing & Web Communication Strategy
http://www.marketingjournal.it/internauti-infonauti-giovani-democrazia-web-2/
fruitori passivi e attivi della rete
http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2010/03/06/visualizza_new.html_1730369035.html
Il De-cretino uccide la Democrazia, le proteste - Photostory Primopiano - ANSA.it
http://oneenergydream.blogspot.com/2007/09/il-web-democrazia.html
OneEnergyDream: Il web è democrazia???
http://blog.achille.name/politica/democrazia-web-20-governo-20/
Democrazia, Web 2.0, Governo 2.0
http://nobavaglio.adds.it/
Decreta bavaglio
http://www.alessandracolucci.com/2010/05/28/connettere-piuttosto-che-collezionare-riflessioni-a-partire-da-de-
kerckhove/
Connettere piuttosto che collezionare: riflessioni a partire da de Kerckhove | Alessandra
Colucci | consulente in Brand Care
Mezzanotte Marco 5Ci 26
27. Web 2.0 e democrazia
http://www.mysticommunication.com/2008/08/05/comunicazione-mistica/the-long-tail-come-analizzare-la-coda-lunga-di-
chris-anderson-da-seth-godin-a-kevin-kelly-i-tre-segmenti-di-creatori-e-aggregatori/
THE LONG TAIL – Come analizzare La Coda Lunga di Chris Anderson: Da Seth Godin a
Kevin Kelly, i tre segmenti di Creatori e Aggregatori | MYSTIC COMMUNICATION
http://missionidigitali.blog.testimonidigitali.it/wordpress-mu/tag/cina/
Cina « Missioni digitali
http://www.pctuner.net/blogwp/2010/01/internet-uccide-democrazia-e-informazione-invece-di-promuoverla-parola-
del-webguru-jaron-lanier/
Internet uccide democrazia e informazione
http://www.golemindispensabile.it/index.php?_idnodo=11781&page=1&_idfrm=61
Golem L'indispensabile - inforamzione e democrazia
http://toghe.blogspot.com/2007/12/informazione-e-democrazia-missione.html
Informazione e democrazia - Missione impossibile
http://www.ted.com/talks/evgeny_morozov_is_the_internet_what_orwell_feared.html
Evgeny Morozov: How the Net aids dictatorships | Video on TED.com
http://www.terranews.it/news/2010/06/%C2%ABno-alla-legge-bavaglio
«No alla legge bavaglio» | Terra - Quotidiano di informazione pulita
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/tag/legge-bavaglio/
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http://punto-informatico.it/2894136/PI/News/2015-tre-miliardi-netizen.aspx
2015, tre miliardi di netizen
http://www.guidoscorza.it/
Guido Scorza Blog
http://www.altratv.tv/NETIZEN 2009.pdf
NETIZEN
http://www.instoria.it/home/propaganda_radiofonica_fascismo.htm
InStoria - La propaganda radiofonica del Fascismo
http://www.youtube.com/watch?v=AaCFwjqUDVw
Youtube: Report 06/06/2010: Birmania, cronaca da un paese blindato
Documentari
La grande storia 04/06/2010: “La propaganda del Duce”
Mezzanotte Marco 5Ci 27