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M.E.I.
Movimento Enteogeno Italiano
Rudolf Otto, la Religione “comincia con se stessa“
Princìpi fondamentali
Il momento centrale dell’esperienza religiosa è il sacro. Inteso come “Numinoso“: la naturale
percezione del divino, del “totalmente Altro”, in modo incomprensibile, inspiegabile, trascendentale
più di tutto alla nostra comprensione razionale. Un richiamo naturale però irrefrenabile, per questo
il divino, ineffabile e inaccessibile, si configura come mysterium tremendum et fascinans.
Ecco, per esplorare Dio, dobbiamo partire da qui. Infatti, il punto sta nell’esperienza emotiva
dell’assoluto, nel “sentire” la trascendenza nella stessa spiritualità umana, giacché di questo si
tratta, dando per quasi certo che non esiste in verità alcuna Entità sovra-naturale che ci giudica
dall’alto!
L’idea di Dio, come entità personale esterna a noi, come un “Altissimo” a cui supplichiamo grazie e
miracoli, è nata verso il 3000 a.C. circa quando il politeismo degenerò nell’antropomorfismo non
più simbolico ma personale e identificativo con l’aspetto materiale riferito all’uomo, fino al
disgraziato avvento del monoteismo ebraico (abramitico), che inventò la figura dell’unico Dio
ebraico, maschile e autoritario, che ci giudica dall’alto.
Prima di allora Dio era l’energia metafisica e assoluta che con l’emanazione di sé e delle
sue leggi di natura dava Vita all’universo… un concetto di Coscienza cosmica molto orientale
quindi.
Non tenendo conto, per ora, della teoria di altre forme di vita intelligenti che colonizzarono il nostro
pianeta millenni di anni fa creando la razza umana, ad avallare tutto ciò oggi arriva perfino la
scienza.
COS’È DIO per il M.E.I. ?
In principio, dal cosiddetto “Vuoto quantistico” –campo di pura energia– fu un raggio/fascio
primordiale di energia che subito iniziò a vibrare. E la sua musica, questa sinfonia cosmica diede
corpo e forma a tutte le cose del mondo. Ecco che la cosmogonia moderna, per spiegare l’origine
dell’Universo, sembra quasi incorporare la categoria del trascendente quando postula un dominio
preesistente l’universo scientificamente conoscibile, e dal quale quest’ultimo ha avuto origine al
tempo del Big Bang.
Il Vuoto quantistico è quanto di più oggi si avvicini al concetto originale di Dio, cioè l’Esseità
Assoluta e trascendentale, da cui ogni cosa è in-potenza di nascere. Ben lontani quindi
dall’omone barbuto in tunica bianca in collera con i dannati e attento sempre a intimare cosa è
bene e cosa è male a tutti gli altri.
Ma torniamo alla scienza.
Le ricerche della fisica inducono gli scienziati a pensare che tutte le forme di energia fisica e della
materia sarebbero manifestazioni di uno stato assoluto di energia non manifestata. Dalle antiche
scritture e dai miti della creazione fino alle più moderne teorie sulla coscienza, si è sempre
speculato riguardo alla vibrazione come a ciò che sottostà alle forme fisiche. Di fatto, l’energia è
vibrazione, è suono, è per questo motivo che le originali religioni delle civiltà native della Terra
identificavano Dio con il suono («In principio era il Verbo/la Parola», afferma perfino il nostro
Vangelo di Giovanni)!
L’energia è in pratica una “variazione della curvatura dello spazio”, esattamente come la massa. Al
centro di questa “curvatura” vi è un micro buco nero, sul bordo del quale si formano le particelle
sub atomiche e successivamente gli atomi quando l’energia vibra più lentamente (e dunque si
solidifica). Infatti, l’energia variando la curvatura dello spazio, genera le cosiddette “particelle
subatomiche” e quindi gli atomi. Ma quello che si deve ammettere è che l’atomo “è bucato”, cioè
contiene nel suo centro un buco nero sul bordo del quale girano gli elettroni e protoni e tante altre
“cose”. Esiste dunque una forma di energia latente, sconosciuta, la cui frequenza è alla base della
“sostanza” di tutto ciò che è!
Per comprendere meglio questi concetti approfondiremo in seguito, leggendolo in chiave
epistemologica, il “Bosone di Higgs”-
Ogni “corpo” nell’universo è sostanzialmente un sistema di gerarchie annidate di frequenze
vibratorie che si manifestano come sistemi discreti all’interno di sistemi più grandi e più complicati:
un universo di strutture vibratorie da quelle elementari a quelle sempre più grandi e sempre più
complesse. Infatti, l’intero universo, dalle particelle sub-atomiche, alle forme di vita più complicate,
alle nebulose ed alle galassie, può considerarsi come un gigantesco insieme di campi di risonanza
di energia, tutti sempre in costante interazione tra loro.
Dunque, come tutto nell’universo anche il NOSTRO PIANETA è composto da Energia, perciò
anch’esso vibra secondo una frequenza particolare. Tali frequenze sono a noi note con il nome di
Hertz (che non sono altro che il numero di cicli vibratori che una qualsiasi cosa sviluppa ogni
secondo).
Inoltre, come tutti sappiamo, il nostro corpo è molto simile come costituzione a quello del nostro
pianeta. Madre Terra è composta per il 75% da acqua, come il nostro corpo; all’interno di Madre
Terra ci sono una grande quantità di metalli in proporzioni varie, così come nel nostro corpo.
Ebbene, qualche tempo fa è stato scoperto il “battito cardiaco” del Nostro Pianeta, si tratta della
cosiddetta Risonanza di Schumann: un gruppo di picchi nella porzione di spettro delle frequenze
estremamente basse (ELF) del campo elettromagnetico terrestre. La Frequenza fondamentale
della risonanza di Schumann è un’ Onda stazionaria nella cavità Terra-Ionosfera con una
lunghezza d’onda uguale alla circonferenza della Terra. Questa frequenza fondamentale più bassa
(e di maggiore intensità) della risonanza di Schumann avviene ad una frequenza di circa 7.8 Hz
(intorno al 1985/86 tale frequenza era passata da 7,8 a 8,6Hz, un fenomeno che si pensava
impossibile. Nel 2002 si è poi arrivati a 11,9 cicli al secondo: l’universo è in continua evoluzione).
La vita biologica terrestre è in risonanza con la frequenza di Schumann e dipende dalle interazioni
dei campi elettromagnetici e gravitazionali. I ricercatori hanno scoperto che quegli Hertz delle onde
di Schumann risuonano alla stessa frequenza dell’ippocampo nel nostro cervello. L’ippocampo fa
parte del sistema limbico, relativo alla sopravvivenza ed alla memoria.
È chiaro dunque, che ogni vibrazione ha una lunghezza d’onda e una certa frequenza al secondo,
perciò abbiamo il suono e il ritmo. Allo stesso modo inizia a divenire chiaro anche il motivo per il
quale i primi saggi dell’antichità usavano i Mantra per onorare la divinità. I mantra sono dei suoni
sacri che riproducono le frequenze vibratorie dell’Energia assoluta. L’Om orientale non è altro che
il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale viene interpretata come
manifestazione stessa di questo suono.
Ecco, questo è il vero Dio, ora sapete qual è la vera realtà di “Dio”.
È facile, a questo punto, capire come in origine si sia sviluppata la religione.
Dal momento che la divinità (insomma Dio) altro non è che un’energia cosmica Assoluta e Vitale, è
chiaro ora il perché il sentimento religioso sia una naturale percezione Numinosa. Per di più, se la
divinità è Energia, e poiché noi siamo una goccia di quell’oceano -“fatti della stessa sostanza”, è
allo stesso modo chiaro che attraverso le vibrazioni delle nostre onde celebrali l’uomo è in grado di
“sintonizzarsi” con quella vibrazione Assoluta. Questa fu la grande rivelazione avuta dai primi
sciamani nella preistoria. Un concetto che in seguito fu così descritto da Albert Einstein: «Tutto è
energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e
non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è un’altra via. Questa non è filosofia.
Questa è fisica».
Così, ogniqualvolta lo sciamano riusciva ad alterare la propria coscienza, ed entrare attraverso
l’estasi in un determinato stadio di alterazione di coscienza, ll’uomo poteva incontrare la divinità.
Attraverso una contemplazione disinteressata ma intuitiva della Natura, gli antichi asceti
sentivano in modo “diverso” e dentro di loro le forze emotive della vita, osservavano la Natura e
imparavano il suo linguaggio come un bimbo osserva e ascolta i suoi genitori. Chiudendo gli occhi
si lasciavano andare all’ascolto dei suoi messaggi, le sue leggi, i suoi silenzi e rumori, perdendo il
confine tra il dentro di sè e il fuori, tra l’Io e il Tutto, fino a non sapere più chi è che parla e chi
ascolta, chi osserva e chi è osservato, fino a quando i limiti tra buio e luce non sono più definibili: è
così che gli antichi hanno iniziato a comprendere che Tutto è Uno!
Non a caso, il cuore umano emette un campo elettromagnetico che circonda l’intero corpo. Questo
campo invia segnali ad ogni cellula del corpo che incidono sulla salute fisica, mentale ed
emozionale. Il campo di energia del cuore interagisce ed è influenzato dal campo elettromagnetico
della Terra, così come con altre persone, piante, animali incluso lo spazio, i pianeti e anche le
stelle, interagisce quindi con l’Unità dell’Essere. Da qui nascevano le prime Mitologie e Scienze
Sacre, intuizioni che col tempo portarono alla Numerologia e all’Astrologia
GLI ANTICHI SCOPRIRONO IL MONDO E DIO GRAZIE AI FUNGHI ALLUCINOGENI
Gli sciamani –pur non essendo in grado di elaborare teoricamente quello che intuitivamente
percepivano– si resero conto che nell’universo esisteva un grande flusso di energia, che
normalmente è trasformato in dati sensoriali e crea il mondo della vita quotidiana così come noi lo
conosciamo. I cosiddetti “stregoni” erano capaci di cogliere l’energia e quindi percepire gli stessi
esseri umani come sfere luminose e campi di energia. Questo era ovviamente possibile grazie alle
percezioni alterate che avevano questi sciamani per mezzo delle loro meditazioni trascendentali
e/o per l’assunzione di bevande sacre ( Ayahuasca, Jage) o funghi psilocibinici. Ad ogni modo,
molti esperimenti hanno dimostrato il fatto che in ogni persona umana si “vede” una zona di
intensa luminosità all’altezza delle scapole, dietro la schiena, chiamata “punto di assemblaggio”,
dove convergono miliardi di campi di energia. Nel “punto di assemblaggio” avviene propriamente la
trasformazione dell’energia in dati sensoriali, e anche l’interpretazione di quegli stessi dati. Durante
il sonno, il “punto di assemblaggio” si sposta dalla sua posizione e, maggiore è lo spostamento, più
singolari diventano i sogni.
Gli sciamani svilupparono dunque l’arte del sognare, cioè la capacità di spostare volontariamente il
“punto di assemblaggio” fino a “vedere” l’energia e i suoi campi in forma di filamenti luminosi, molto
al di là dei normali processi cognitivi, accedere a campi di energia diversi da quelli abituali,
interpretarli diversamente, raggiungere livelli di consapevolezza infiniti. In questo stato, lo stregone
raggiunge stati superiori di coscienza, agilità e benessere. Nello stato di veglia, è possibile
ritrovare quanto si è conquistato tramite l’ “arte del sognare” eseguendo certi movimenti del corpo,
o danze rituali spesso sollecitate da mantra o “ritmi” specifici.
La caratteristica comune a tutti gli sciamani è proprio il viaggio spirituale, ovvero un viaggio
dell’anima nella realtà oltre quella mondana, che permette agli sciamani di entrare in contatto con
le energie cosmiche, che nella loro “limitata conoscenza” usavano chiamare “entità spirituali“. Gli
stregoni le raffiguravano per lo più sotto forma di animali (“Animali Guida“) e di Maestri spirituali
(antenati, figure mitologiche, saggi, ecc…). Gli alleati conferivano allo sciamano il potere e la
conoscenza per aiutare e guarire se stesso, gli altri e il mondo.
Alla base di questa religione spirituale c’era ciò che oggi chiamiamo panteismo (Dio è l'universo
nella sua totalità, pur non essendo nessuna delle cose in quanto tutte le trascende, ed è al tempo
stesso in tutte le cose in quanto ragione d'essere di ciascuna), vale a dire come affermazione della
natura divina dell’universo in tutta la varietà delle sue illusorie manifestazioni, poiché il mondo è un’
auto espressione dell’Essere assoluto e trascendentale, esso è informato dalla Causa prima nella
sua essenza. Dunque Tutto è Divino nel senso che tutto è stato informato della Causa iniziatrice
emanata dall’Esseità divina (non che un sasso sia Dio in sè per carità).
L’Essere divino è quindi l’Unità di tutti i contrari, la SuperCoscienza ordinatrice e generatrice
dell’onnipresente eterno campo insito all’onnipotente Intelligenza creativa.
Il Dio-tutto, per così dire, ha in sé tutte le cose ed è una realtà eterna ed onnicomprensiva.
Questa filosofia religiosa aveva in se una credenza nella cosmologia ciclica, poiché la sua
concezione della realtà era simile a un insieme di fasi alterne: un ciclo distruttivo-produttivo che
manifestava tutto il creato. Ogni essere vivente era un “punto” di un insieme ombrato dall
’onnicomprensività divina, perciò, scopo degli antichi, era quello di ricreare quel legame tra Cielo e
Terra che era stato spezzato e che avrebbe ricondotto l’anima di ogni uomo a riconnettersi con la
deità assoluta e trascendentale dello Spirito Universale. Per questo motivo il “tempo” per gli antichi
era un concetto sacro da venerare sia per la sua utilità pratica nei raccolti sia per la sopravvivenza
della specie. I “contatori” del tempo, così come delle stagioni su Madre Terra, erano le stelle, gli
astri del cielo, in primis il sole e la luna. Non a caso, le prime forme di religione e Scienze Sacre si
crearono intorno a delle mitologie che avevano a che fare con le Costellazioni e le stelle nel cielo.
FUNGHI ALLUCINOGENI, DIO, REALTÀ QUANTISTICA E LA RELIGIONE
Abbiamo già accennato al fatto che gli effetti delle bevande sacre e dei funghi allucinogeni furono
ciò che per primo aiutò gli sciamani ad alterare la propria coscienza per intuire le “forze naturali”
dell’universo.
Quello stato alterato di coscienza procurato dalle sostanze psicoattive, trovate all’epoca in natura,
era ciò che poi fu descritto come l’estasi, ossia l’incanto orgasmico ricercato dalle antiche religioni
esoteriche, oppure quell’ annientamento mentale tipico del Nirvana buddhista: la condizione tale in
cui la nostra coscienza è fusa in un tutt’ Uno col Divino.
In effetti, la nostra Ghiandola Pineale nel nostro cervello produce ciò che è comunemente
conosciuto come DMT ( principio attivo dell’Ayahuasca) sostanza che produce un profondo stato
di dilatazione temporale o alterazione di coscienza, la stessa sostanza che viene comunemente
sintetizzata nelle droghe allucinogene. Di fatto, l’estasi è un’esperienza di coscienza espansa,
durante quella trance l’uomo aveva esperienza del divino. Un esempio della ricerca di questo stato
di coscienza, privo del supporto di sostanze enteogeniche, è senz’altro la meditazione
trascendentale della tradizione orientale.
Oltretutto, quello della ghiandola pineale è un discorso che si perde nella notte dei tempi. Alla base
di ogni religione esoterica c’era infatti la venerazione di questo centro energetico dell’essere
umano: l’unione dei due emisferi cerebrali, la sintesi di anima e corpo. Attraverso questa ghiandola
abbiamo il collegamento con tutte le ghiandole endocrine ed esocrine che secernono in tutto il
corpo le sostanze chimiche che generano le sensazioni ed emozioni che noi sentiamo. Essa è
collegata al sistema limbico naturalmente connesso con l’ipotalamo. Il mondo inconscio
dell’emozione e del piacere è infatti collegato al sistema limbico, che è la parte viscerale ed arcaica
del cervello.
Ricordiamo che fin dalla fine degli anni ’50, grazie allo studio sullo sciamanismo ed alle sostanze
psicotrope usate dagli sciamani si intuirono alcuni segreti dei poteri della mente. I ricercatori
scoprirono che attraverso le proprietà chimiche di queste piante, il cervello era appunto in grado di
modificare non solo la propria percezione interiore soggettiva, ma perfino l’ambiente fisico. Questo
voleva suggerire che l’allucinazione ed il “sogno” dello sciamano sotto l’influsso delle piante fosse
reale quanto la realtà?
Poiché il “sogno” sognato dallo sciamano era in grado di predire, modificare od annullare la
materia, la stessa allucinazione o “sogno”, paradossalmente, diventava la prova oggettiva della
medianità latente nel cervello umano. Scoprirono che l’uso di certe sostanze psicoattive
permetteva la visione a distanza, la diagnosi e cura delle malattie ed altri fenomeni ritenuti
all’epoca miracolosi. Ora dobbiamo chiederci: dietro tutto ciò c’è forse la possibilità che le menti si
influenzano reciprocamente ad ogni distanza? È forse l’estensione macroscopica di quello che
succede nel microscopico; come la sconcertante scoperta secondo cui due fotoni riescono a
“comunicare” fra di loro a qualsiasi distanza? La non località dei fotoni implica la non località delle
menti, con l’implicita trasmissione dell’informazione con quel mezzo che “per le nostre menti
superstiziose e piene di pregiudizio” viene etichettato in maniera dispregiativa come telepatia? Il
segreto era contenuto nell’effetto di alcuni specifici ormoni/neurotrasmettitori che guarda caso
avevano configurazioni molecolari simili alle sostanze psicotrope di alcuni vegetali presenti in
natura.
La struttura chimica di un fungo è molto simile a quella del cervello umano. In particolare
nel nucleo indolico dei funghi psicotropi troviamo alcuni tra i più importanti
neurotrasmettitori cerebrali che rende la struttura molecolare del fungo naturalmente
riconoscibile dall’organismo umano, giacché simile in primis al sistema cerebrale appunto.
Non solo, come volevasi dimostrare, se sono stati i funghi ad ispirare le visioni spirituali
dell’universo, questo non è certo stato un caso: infatti, sotto la nostra terra c’è una superstrada di
collegamenti che consente alle piante di comunicare e di aiutarsi fra di loro: è una rete biologica
fatta di miceli, ossia dei filamenti che nascono dalla base dei funghi. Circa il 90% delle specie di
piante terrestri instaurano un rapporto di reciproco vantaggio con i funghi.
Nel 19° secolo il biologo tedesco Albert Bernard Frank coniò il termine “micorriza” per indicare
queste associazioni, dove il fungo colonizza le radici di una pianta. Nelle associazioni delle
micorrize, le piante forniscono ai funghi il cibo sotto forma di carboidrati, i funghi aiutano le piante a
pescare l’acqua e forniscono loro nutrienti quali il fosforo e l’azoto, attraverso i miceli. Fin dagli anni
60′ sappiamo che le micorrize aiutano le singole piante a crescere.
Ma non è tutto. Ora sappiamo che le micorrize connettono anche piante che potrebbero essere
molto distanti fra loro. L’esperto di miceti Paul Stamets li ha definiti “l’internet naturale della Terra”
in un discorso al TED 2008. Insomma, tutti gli organismi sono connessi; essi possono comunicare
e organizzare le risorse collettivamente, grazie ad “una sorta di comunicazione elettrochimica tra le
radici degli alberi” che partono principalmente dai funghi. Senza di essi la vita sul pianeta non
sarebbe dunque così com’è, che i funghi siano dunque sacri, da assurgere addirittura a
‘rappresentanza’ del divino, è un fatto che a questo punto possiamo ben comprendere nel cerchio
della vita e della nostra formazione religiosa.
E oltretutto, le piante psicotrope e le sostanze enteogeniche sono state così da sempre associate
alla religione.
Reperti iconografici archeologici relativi all’Amanita Muscaria, un tipo di fungo psicotropo, sono
sparsi nelle più disparate zone del globo.
Da millenni viene usato dagli sciamani della Siberia, dalle popolazioni indoeuropee, se ne trovano
tracce del II o I millennio a.C. nell’arte rupestre nella Francia meridionale, ma anche in quella
svedese. Durante la sua ricerca sulla cultura neolitica dell’Europa centrale, Marija Gimbutas
parlava di alcuni manufatti in pietra verde dalla forma tipica fungina, affermando: «Aree
residenziali a Vinca hanno dato un certo numero di funghi intagliati in cristalli rocciosi di colore
verde chiaro, che possono essere stati eretti su altari domestici (..) I funghi sono noti
universalmente come afrodisiaci e l’ingrossamento e la crescita di un fungo possono essere stati
notati dagli antichi Europei e paragonati al fallo. (..) è possibile che i funghi di Vinca fossero
associati a bevande inebrianti; in tutti i casi, essi sono imitazioni di falli» ( es. Amanita Phalloide).
Questo perché le due energie principali “canalizzate” dagli sciamani erano le due leggi fisiche della
estensione e della contrazione, gravità ed entropia, positivo e negativo, Yin e Yang, Paradiso e
Inferno, Microcosmo e Macrocosmo,espirazione e inspirazione: il respiro dell’Universo. Due forze
opposte e complementari che erano simboleggiate dal fertile fallo che penetra e dà vita (elemento
mascolino/Sole/fungo) e il ventre femminile che feconda (elemento femmineo/Luna/Madre
Terra/ovulo). I monoliti fallici e le pietre circolari (simbolo femmineo) di Stonehenge ne sono un
esempio. Così, l’orgasmo che segue all’unione del principio mascolino e femminino, di un uomo e
una donna, è un atavico richiamo all’unione con la divinità. Infatti: come quel momento/istante di
assoluto distacco da tutto ciò che è “esteriore” che proviamo in estasi durante l’orgasmo, la divinità
è la pace dei sensi che si ottiene quando si è totalmente connessi con il divino, quando si è Essere
- immutabili, infiniti, eterni.
Forse è per questo che la Chiesa (come tutte le religioni istituzionali) ripudia lo “hieròs gàmos” –
l’unione sacra tra uomo e donna, sacerdote e sacerdotessa, come riflesso dell’unione celeste. Il
Cattolicesimo ha sempre voluto controllare il sesso: vietandolo ai preti, vendendolo come lascivo e
peccaminoso agli uomini, un atto dove non a caso, a parer di cronaca, si celano i loro più
ancestrali demoni interiori.
Alla loro faccia, gli antichi trombavano e si sballavano di divinità.
LE ORIGINI DELLA RELIGIONE NEL CULTO DELLE SOSTANZE ALLUCINOGENE
2.500 anni fa usavano la marijuana durante le loro cerimonie religiose gli Sciti, gli Egizi, i Cinesi e
gli Assiri. In Iran si usava l’Haoma; il Soma invece viene descritto negli antichi inni Vedici
dell’Induismo primitivo, che sembra derivi sempre da piante enteogeniche. Gli indiani del Nord
America invece usavano nei loro cerimoniali di contatto con la Dvinità il peyote.
La mescalina, presente nel peyote, era anche in un cactus dell’Ecuador e del nord del Perù, il San
Pedro (Trichocereus pachanoi). Nell’area amazzonica si incontrava il mondo degli spiriti invece per
mezzo dell’ayahuasca. Sono noti oltre un centinaio di cosiddetti “funghi-pietra” (mushroom-stones)
provenienti da diversi siti archeologici del Messico e del Guatemala. Molti di essi sono copie
artigianali di archetipi che potrebbero risalire ai tempi precolombiani dell’America centrale.
È normale allora che oggi la droga sia resa illegale ma dosata dai potenti nel dietro le quinte della
società. Sono piccole gocce di istanti epifanici che ci tengono in vita, che giacché resi così rari,
sono divenuti per converso un anestetico per la mente, lo sballo di una serata, un caso mortale,
mercificato per trasmettere i peggiori incubi a tutti quelli che ci cascano. Al riguardo Mircea Eliade
ha scritto: «Le droghe non sono che un surrogato volgare della trance “pura”. (…) Si è cercato di
“imitare’’ con un’ebbrezza a base di droghe uno stato spirituale cui non si è più capaci di giungere
in altro modo. Decadenza, oppure -bisogna aggiungere- volgarizzazione di una tecnica mistica».
In principio era ben diverso. L’Alchimia ad esempio tramandava la conoscenza dell’oro e dell’ uovo
filosofale secondo la figura dell’ agarico muscario (non a caso l’amanita cesarea conosciuta come
fungo uovo). Secondo due libretti lulliani del XVI secolo attraverso i funghi si poteva giungere alla
Quintessenza. L’alchimia entrava in gioco anche nel capitolo sugli “alberi-fungo” dell’arte cristiana.
Nel trattato alchemico “Splendor solis” di Salomon Trismosin (anche conosciuto come “Il Toson
d’Oro”, la cui prima edizione conosciuta risale al 1532/35), l’Ermafrodita Divino è rappresentato
con due teste, e in mano sembra tenere la parte inferiore del cappello e l’ovulo da cui nasce
l’agarico muscario. L’ermafrodito è poi ritratto in un bosco di betulle, non a caso una delle specie di
albero con le quali questo fungo intercorre essenziali rapporti simbiotici. Inoltre il rapporto fra il
Sole e la Luna, rappresentati dalle due teste e dalle due ali dell’ermafrodita, le une rosse e le altre
bianche, indicano l’Unione celeste simboleggiata proprio dal fungo.
Ma soprattutto, come non citare la cultura greca classica non certo ignara della conoscenza e
dell’uso di vegetali psicoattivi, come dimostrano le documentazioni letterarie e archeologiche.
Per la tradizione greca, il divino, il sacro, è un’esperienza straordinaria, ed è all’origine dello spirito
religioso greco. È l’esperienza di un “altrove” che sconvolge la coscienza ordinaria.
Platone distingueva due generi di “delirio”: quello prodotto da “umana debolezza”, e quello prodotto
da “divino estraniarsi dalle normali regole di condotta”; quest’ultimo è attribuito all’intervento di una
divinità: l’ispirazione profetica ad Apollo, l’estasi mistica a Dioniso, il rapimento amoroso ad Afrodite
e a Eros, l’ispirazione poetica alle Muse. I greci definivano questo stato di “eccezionalità psichica”:
éntheos, “un dio dentro”, ad indicare il contatto diretto con la divinità. I Grandi Misteri Eleusi non
erano nient’altro che questo: riti collettivi in cui si usava il kykeon (ciceone), bevanda sacramentale
che procurava visioni celestiali.
Allo stesso tempo, vegetali enteogenici e bevande inebrianti erano associati ai significati simbolici
dei percorsi iniziatici delle scuole misteriche. Nella tradizione classica, il dio dell’ebbrezza per
eccellenza è Dioniso, il dio di una vita “altra”, la divinità che procurava una “uscita da se”: la “follia
mistica”, la manìa. Dionisio è identificato come il dio della vite e dell’ebbrezza alcolica, ma
sappiamo che l’alcool non provoca un’esperienza estatica, l’alcool è un depressivo del sistema
nervoso centrale, non da allucinazioni, perciò, dal momento che l’estasi dionisiaca è invece
caratterizzata da eccitazione esasperata, grande vigore fisico, stati allucinatori e identificazione
mistica con la divinità, sembra più veritiera la recente teoria che vede il culto di Dioniso, quello più
arcaico, come un culto estatico caratterizzato dall’utilizzo di funghi psicotropi, nella fattispecie
dell’agarico muscario. Diversi autori hanno voluto vedere nelle bevande fermentate -a base d’orzo
o di altri cereali- gli agenti psicoattivi dionisiaci precedenti il vino d’uva. Per Jacque Brosse, nel
contesto dionisiaco «il vino non sarebbe che il punto di arrivo di una serie [di inebrianti], che parte
dal nettare divino passando attraverso la sacra pozione delle Baccanti». In effetti, l’Amanita
muscaria cresce in relazione simbiotica principalmente con la betulla, un fiore sempre presente
anche con Dionisio. L’impiego del vino nelle cerimonie religiose cristiane è un lontano ricordo di
questi riti più antichi…
Non solo, Dionisio sembra provenire da ataviche tradizioni indoeuropee come evidenzia la radice
del suo nome, infatti, la prima sillaba del nome è la radice designante la `divinità in genere´ nella
lingua ariana: “dio” proviene dalla radice indoeuropea “dei”, “di”, indicante l’ “Essere Supremo”: l’
“impersonale” elemento di Luce -come si ritrova in molti nomi composti quali Dyauspita (sanscrito),
Zeus (greco), Diupiter o Jupiter (latino). “Splendente” e “luce” sono anche attributi indistinti di tutti
gli esseri divini, come nel sanscrito deva, nell’antico iranico daeva, nel latino deus, nell’antico
irlandese dia, nel lituano dievas, ecc…
Un mito di 5000 anni fa, apparso più di 3000 anni prima del cristianesimo, raccontava la storia
della Madre Terra che chiedeva al sole di Dio di portare l’acqua dal mare per innaffiare i grappoli
d’uva, affinché si potesse fare del buon vino, da qui prese forma il culto dionisiaco, e da cui
proseguirono anche le primitive tribù ebraiche chiamando questo mito: “la cerimonia di nozze di
Canaan”.
Secondo gli ultimi studi e scoperte degli esperti il nostro Gesù Cristo sembrerebbe discendere
infatti dalla mitologia di Horus, Krishna o Dionisio. Tutti questi dèi nacquero da una vergine per il
solsizio d’inverno ( 21 dicembre), morirono e resuscitarono, compirono miracoli e furono chiamati il
“Salvatore”, proprio come il “nostro” Gesù.
Perciò se andiamo a scavare nella mitologia originaria, troviamo anche che la rappresentazione
del serpente attorcigliato all’Albero della Vita, che invita Eva a cibarsi del frutto proibito, è stato in
principio illustrato proprio come un albero-fungo. Numerose sono le raffigurazioni che lo
documentano e quella più conosciuta, ma non l’unica, è il famoso albero-fungo (amanita muscaria)
della cappella di Plaincourault in Francia, riportata nel libro esauritissimo da anni “Il Fungo Sacro e
la Croce” di John Allegro.
In conclusione, la nostra civiltà, compresa quella occidentale –figlia della cultura greca- è nata
dalle visioni, dalle alterazioni di coscienza e dai profondi stati emozionali procurati dall’uso di
piante psicotrope e di altre sostanze enteogeniche.
Di queste sostanze ne è composto il nostro cervello; Essenze che sembrano essere il legame, il
ponte e l’arcobaleno che ci unisce con la Sostanza Assoluta e Divina.
Il M.E.I. partendo da questi princìpi fondamentali si pone l’intento di “ricreare” una Coscienza
collettiva che possa portarci nuovamente alla comunione con il “Divino” , con l’Universo, con
Madre Terra e con tutte le creature in essa presenti. Promuovendo e riconsolidando quel LEGAME
indissolubile che ci ha fatto Evolvere e reso esseri senzienti.
Il Nostro movimento vuole altresì ripristinare quel rispetto/paura verso Madre Terra e tutti i suoi
Elementi. Affinchè vengano ristabiliti quei rapporti simbiotici ed interdipendenti tra noi e la
Natura scrollandoci di dosso PER SEMPRE la responsabilità di essere il cancro di questo pianeta.
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Movimento Enteogeno Italiano

  • 1. M.E.I. Movimento Enteogeno Italiano Rudolf Otto, la Religione “comincia con se stessa“ Princìpi fondamentali Il momento centrale dell’esperienza religiosa è il sacro. Inteso come “Numinoso“: la naturale percezione del divino, del “totalmente Altro”, in modo incomprensibile, inspiegabile, trascendentale più di tutto alla nostra comprensione razionale. Un richiamo naturale però irrefrenabile, per questo il divino, ineffabile e inaccessibile, si configura come mysterium tremendum et fascinans. Ecco, per esplorare Dio, dobbiamo partire da qui. Infatti, il punto sta nell’esperienza emotiva dell’assoluto, nel “sentire” la trascendenza nella stessa spiritualità umana, giacché di questo si tratta, dando per quasi certo che non esiste in verità alcuna Entità sovra-naturale che ci giudica dall’alto! L’idea di Dio, come entità personale esterna a noi, come un “Altissimo” a cui supplichiamo grazie e miracoli, è nata verso il 3000 a.C. circa quando il politeismo degenerò nell’antropomorfismo non più simbolico ma personale e identificativo con l’aspetto materiale riferito all’uomo, fino al disgraziato avvento del monoteismo ebraico (abramitico), che inventò la figura dell’unico Dio ebraico, maschile e autoritario, che ci giudica dall’alto. Prima di allora Dio era l’energia metafisica e assoluta che con l’emanazione di sé e delle sue leggi di natura dava Vita all’universo… un concetto di Coscienza cosmica molto orientale quindi. Non tenendo conto, per ora, della teoria di altre forme di vita intelligenti che colonizzarono il nostro pianeta millenni di anni fa creando la razza umana, ad avallare tutto ciò oggi arriva perfino la scienza. COS’È DIO per il M.E.I. ? In principio, dal cosiddetto “Vuoto quantistico” –campo di pura energia– fu un raggio/fascio primordiale di energia che subito iniziò a vibrare. E la sua musica, questa sinfonia cosmica diede corpo e forma a tutte le cose del mondo. Ecco che la cosmogonia moderna, per spiegare l’origine dell’Universo, sembra quasi incorporare la categoria del trascendente quando postula un dominio preesistente l’universo scientificamente conoscibile, e dal quale quest’ultimo ha avuto origine al tempo del Big Bang.
  • 2. Il Vuoto quantistico è quanto di più oggi si avvicini al concetto originale di Dio, cioè l’Esseità Assoluta e trascendentale, da cui ogni cosa è in-potenza di nascere. Ben lontani quindi dall’omone barbuto in tunica bianca in collera con i dannati e attento sempre a intimare cosa è bene e cosa è male a tutti gli altri. Ma torniamo alla scienza. Le ricerche della fisica inducono gli scienziati a pensare che tutte le forme di energia fisica e della materia sarebbero manifestazioni di uno stato assoluto di energia non manifestata. Dalle antiche scritture e dai miti della creazione fino alle più moderne teorie sulla coscienza, si è sempre speculato riguardo alla vibrazione come a ciò che sottostà alle forme fisiche. Di fatto, l’energia è vibrazione, è suono, è per questo motivo che le originali religioni delle civiltà native della Terra identificavano Dio con il suono («In principio era il Verbo/la Parola», afferma perfino il nostro Vangelo di Giovanni)! L’energia è in pratica una “variazione della curvatura dello spazio”, esattamente come la massa. Al centro di questa “curvatura” vi è un micro buco nero, sul bordo del quale si formano le particelle sub atomiche e successivamente gli atomi quando l’energia vibra più lentamente (e dunque si solidifica). Infatti, l’energia variando la curvatura dello spazio, genera le cosiddette “particelle subatomiche” e quindi gli atomi. Ma quello che si deve ammettere è che l’atomo “è bucato”, cioè contiene nel suo centro un buco nero sul bordo del quale girano gli elettroni e protoni e tante altre “cose”. Esiste dunque una forma di energia latente, sconosciuta, la cui frequenza è alla base della “sostanza” di tutto ciò che è! Per comprendere meglio questi concetti approfondiremo in seguito, leggendolo in chiave epistemologica, il “Bosone di Higgs”- Ogni “corpo” nell’universo è sostanzialmente un sistema di gerarchie annidate di frequenze vibratorie che si manifestano come sistemi discreti all’interno di sistemi più grandi e più complicati: un universo di strutture vibratorie da quelle elementari a quelle sempre più grandi e sempre più complesse. Infatti, l’intero universo, dalle particelle sub-atomiche, alle forme di vita più complicate, alle nebulose ed alle galassie, può considerarsi come un gigantesco insieme di campi di risonanza di energia, tutti sempre in costante interazione tra loro. Dunque, come tutto nell’universo anche il NOSTRO PIANETA è composto da Energia, perciò anch’esso vibra secondo una frequenza particolare. Tali frequenze sono a noi note con il nome di Hertz (che non sono altro che il numero di cicli vibratori che una qualsiasi cosa sviluppa ogni secondo). Inoltre, come tutti sappiamo, il nostro corpo è molto simile come costituzione a quello del nostro pianeta. Madre Terra è composta per il 75% da acqua, come il nostro corpo; all’interno di Madre Terra ci sono una grande quantità di metalli in proporzioni varie, così come nel nostro corpo. Ebbene, qualche tempo fa è stato scoperto il “battito cardiaco” del Nostro Pianeta, si tratta della
  • 3. cosiddetta Risonanza di Schumann: un gruppo di picchi nella porzione di spettro delle frequenze estremamente basse (ELF) del campo elettromagnetico terrestre. La Frequenza fondamentale della risonanza di Schumann è un’ Onda stazionaria nella cavità Terra-Ionosfera con una lunghezza d’onda uguale alla circonferenza della Terra. Questa frequenza fondamentale più bassa (e di maggiore intensità) della risonanza di Schumann avviene ad una frequenza di circa 7.8 Hz (intorno al 1985/86 tale frequenza era passata da 7,8 a 8,6Hz, un fenomeno che si pensava impossibile. Nel 2002 si è poi arrivati a 11,9 cicli al secondo: l’universo è in continua evoluzione). La vita biologica terrestre è in risonanza con la frequenza di Schumann e dipende dalle interazioni dei campi elettromagnetici e gravitazionali. I ricercatori hanno scoperto che quegli Hertz delle onde di Schumann risuonano alla stessa frequenza dell’ippocampo nel nostro cervello. L’ippocampo fa parte del sistema limbico, relativo alla sopravvivenza ed alla memoria. È chiaro dunque, che ogni vibrazione ha una lunghezza d’onda e una certa frequenza al secondo, perciò abbiamo il suono e il ritmo. Allo stesso modo inizia a divenire chiaro anche il motivo per il quale i primi saggi dell’antichità usavano i Mantra per onorare la divinità. I mantra sono dei suoni sacri che riproducono le frequenze vibratorie dell’Energia assoluta. L’Om orientale non è altro che il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale viene interpretata come manifestazione stessa di questo suono. Ecco, questo è il vero Dio, ora sapete qual è la vera realtà di “Dio”. È facile, a questo punto, capire come in origine si sia sviluppata la religione. Dal momento che la divinità (insomma Dio) altro non è che un’energia cosmica Assoluta e Vitale, è chiaro ora il perché il sentimento religioso sia una naturale percezione Numinosa. Per di più, se la divinità è Energia, e poiché noi siamo una goccia di quell’oceano -“fatti della stessa sostanza”, è allo stesso modo chiaro che attraverso le vibrazioni delle nostre onde celebrali l’uomo è in grado di “sintonizzarsi” con quella vibrazione Assoluta. Questa fu la grande rivelazione avuta dai primi sciamani nella preistoria. Un concetto che in seguito fu così descritto da Albert Einstein: «Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è un’altra via. Questa non è filosofia. Questa è fisica». Così, ogniqualvolta lo sciamano riusciva ad alterare la propria coscienza, ed entrare attraverso l’estasi in un determinato stadio di alterazione di coscienza, ll’uomo poteva incontrare la divinità. Attraverso una contemplazione disinteressata ma intuitiva della Natura, gli antichi asceti sentivano in modo “diverso” e dentro di loro le forze emotive della vita, osservavano la Natura e imparavano il suo linguaggio come un bimbo osserva e ascolta i suoi genitori. Chiudendo gli occhi si lasciavano andare all’ascolto dei suoi messaggi, le sue leggi, i suoi silenzi e rumori, perdendo il confine tra il dentro di sè e il fuori, tra l’Io e il Tutto, fino a non sapere più chi è che parla e chi
  • 4. ascolta, chi osserva e chi è osservato, fino a quando i limiti tra buio e luce non sono più definibili: è così che gli antichi hanno iniziato a comprendere che Tutto è Uno! Non a caso, il cuore umano emette un campo elettromagnetico che circonda l’intero corpo. Questo campo invia segnali ad ogni cellula del corpo che incidono sulla salute fisica, mentale ed emozionale. Il campo di energia del cuore interagisce ed è influenzato dal campo elettromagnetico della Terra, così come con altre persone, piante, animali incluso lo spazio, i pianeti e anche le stelle, interagisce quindi con l’Unità dell’Essere. Da qui nascevano le prime Mitologie e Scienze Sacre, intuizioni che col tempo portarono alla Numerologia e all’Astrologia GLI ANTICHI SCOPRIRONO IL MONDO E DIO GRAZIE AI FUNGHI ALLUCINOGENI Gli sciamani –pur non essendo in grado di elaborare teoricamente quello che intuitivamente percepivano– si resero conto che nell’universo esisteva un grande flusso di energia, che normalmente è trasformato in dati sensoriali e crea il mondo della vita quotidiana così come noi lo conosciamo. I cosiddetti “stregoni” erano capaci di cogliere l’energia e quindi percepire gli stessi esseri umani come sfere luminose e campi di energia. Questo era ovviamente possibile grazie alle percezioni alterate che avevano questi sciamani per mezzo delle loro meditazioni trascendentali e/o per l’assunzione di bevande sacre ( Ayahuasca, Jage) o funghi psilocibinici. Ad ogni modo, molti esperimenti hanno dimostrato il fatto che in ogni persona umana si “vede” una zona di intensa luminosità all’altezza delle scapole, dietro la schiena, chiamata “punto di assemblaggio”, dove convergono miliardi di campi di energia. Nel “punto di assemblaggio” avviene propriamente la trasformazione dell’energia in dati sensoriali, e anche l’interpretazione di quegli stessi dati. Durante il sonno, il “punto di assemblaggio” si sposta dalla sua posizione e, maggiore è lo spostamento, più singolari diventano i sogni. Gli sciamani svilupparono dunque l’arte del sognare, cioè la capacità di spostare volontariamente il “punto di assemblaggio” fino a “vedere” l’energia e i suoi campi in forma di filamenti luminosi, molto al di là dei normali processi cognitivi, accedere a campi di energia diversi da quelli abituali, interpretarli diversamente, raggiungere livelli di consapevolezza infiniti. In questo stato, lo stregone raggiunge stati superiori di coscienza, agilità e benessere. Nello stato di veglia, è possibile ritrovare quanto si è conquistato tramite l’ “arte del sognare” eseguendo certi movimenti del corpo, o danze rituali spesso sollecitate da mantra o “ritmi” specifici. La caratteristica comune a tutti gli sciamani è proprio il viaggio spirituale, ovvero un viaggio dell’anima nella realtà oltre quella mondana, che permette agli sciamani di entrare in contatto con le energie cosmiche, che nella loro “limitata conoscenza” usavano chiamare “entità spirituali“. Gli stregoni le raffiguravano per lo più sotto forma di animali (“Animali Guida“) e di Maestri spirituali (antenati, figure mitologiche, saggi, ecc…). Gli alleati conferivano allo sciamano il potere e la conoscenza per aiutare e guarire se stesso, gli altri e il mondo.
  • 5. Alla base di questa religione spirituale c’era ciò che oggi chiamiamo panteismo (Dio è l'universo nella sua totalità, pur non essendo nessuna delle cose in quanto tutte le trascende, ed è al tempo stesso in tutte le cose in quanto ragione d'essere di ciascuna), vale a dire come affermazione della natura divina dell’universo in tutta la varietà delle sue illusorie manifestazioni, poiché il mondo è un’ auto espressione dell’Essere assoluto e trascendentale, esso è informato dalla Causa prima nella sua essenza. Dunque Tutto è Divino nel senso che tutto è stato informato della Causa iniziatrice emanata dall’Esseità divina (non che un sasso sia Dio in sè per carità). L’Essere divino è quindi l’Unità di tutti i contrari, la SuperCoscienza ordinatrice e generatrice dell’onnipresente eterno campo insito all’onnipotente Intelligenza creativa. Il Dio-tutto, per così dire, ha in sé tutte le cose ed è una realtà eterna ed onnicomprensiva. Questa filosofia religiosa aveva in se una credenza nella cosmologia ciclica, poiché la sua concezione della realtà era simile a un insieme di fasi alterne: un ciclo distruttivo-produttivo che manifestava tutto il creato. Ogni essere vivente era un “punto” di un insieme ombrato dall ’onnicomprensività divina, perciò, scopo degli antichi, era quello di ricreare quel legame tra Cielo e Terra che era stato spezzato e che avrebbe ricondotto l’anima di ogni uomo a riconnettersi con la deità assoluta e trascendentale dello Spirito Universale. Per questo motivo il “tempo” per gli antichi era un concetto sacro da venerare sia per la sua utilità pratica nei raccolti sia per la sopravvivenza della specie. I “contatori” del tempo, così come delle stagioni su Madre Terra, erano le stelle, gli astri del cielo, in primis il sole e la luna. Non a caso, le prime forme di religione e Scienze Sacre si crearono intorno a delle mitologie che avevano a che fare con le Costellazioni e le stelle nel cielo. FUNGHI ALLUCINOGENI, DIO, REALTÀ QUANTISTICA E LA RELIGIONE Abbiamo già accennato al fatto che gli effetti delle bevande sacre e dei funghi allucinogeni furono ciò che per primo aiutò gli sciamani ad alterare la propria coscienza per intuire le “forze naturali” dell’universo. Quello stato alterato di coscienza procurato dalle sostanze psicoattive, trovate all’epoca in natura, era ciò che poi fu descritto come l’estasi, ossia l’incanto orgasmico ricercato dalle antiche religioni esoteriche, oppure quell’ annientamento mentale tipico del Nirvana buddhista: la condizione tale in cui la nostra coscienza è fusa in un tutt’ Uno col Divino. In effetti, la nostra Ghiandola Pineale nel nostro cervello produce ciò che è comunemente conosciuto come DMT ( principio attivo dell’Ayahuasca) sostanza che produce un profondo stato di dilatazione temporale o alterazione di coscienza, la stessa sostanza che viene comunemente sintetizzata nelle droghe allucinogene. Di fatto, l’estasi è un’esperienza di coscienza espansa,
  • 6. durante quella trance l’uomo aveva esperienza del divino. Un esempio della ricerca di questo stato di coscienza, privo del supporto di sostanze enteogeniche, è senz’altro la meditazione trascendentale della tradizione orientale. Oltretutto, quello della ghiandola pineale è un discorso che si perde nella notte dei tempi. Alla base di ogni religione esoterica c’era infatti la venerazione di questo centro energetico dell’essere umano: l’unione dei due emisferi cerebrali, la sintesi di anima e corpo. Attraverso questa ghiandola abbiamo il collegamento con tutte le ghiandole endocrine ed esocrine che secernono in tutto il corpo le sostanze chimiche che generano le sensazioni ed emozioni che noi sentiamo. Essa è collegata al sistema limbico naturalmente connesso con l’ipotalamo. Il mondo inconscio dell’emozione e del piacere è infatti collegato al sistema limbico, che è la parte viscerale ed arcaica del cervello. Ricordiamo che fin dalla fine degli anni ’50, grazie allo studio sullo sciamanismo ed alle sostanze psicotrope usate dagli sciamani si intuirono alcuni segreti dei poteri della mente. I ricercatori scoprirono che attraverso le proprietà chimiche di queste piante, il cervello era appunto in grado di modificare non solo la propria percezione interiore soggettiva, ma perfino l’ambiente fisico. Questo voleva suggerire che l’allucinazione ed il “sogno” dello sciamano sotto l’influsso delle piante fosse reale quanto la realtà? Poiché il “sogno” sognato dallo sciamano era in grado di predire, modificare od annullare la materia, la stessa allucinazione o “sogno”, paradossalmente, diventava la prova oggettiva della medianità latente nel cervello umano. Scoprirono che l’uso di certe sostanze psicoattive permetteva la visione a distanza, la diagnosi e cura delle malattie ed altri fenomeni ritenuti all’epoca miracolosi. Ora dobbiamo chiederci: dietro tutto ciò c’è forse la possibilità che le menti si influenzano reciprocamente ad ogni distanza? È forse l’estensione macroscopica di quello che succede nel microscopico; come la sconcertante scoperta secondo cui due fotoni riescono a “comunicare” fra di loro a qualsiasi distanza? La non località dei fotoni implica la non località delle menti, con l’implicita trasmissione dell’informazione con quel mezzo che “per le nostre menti superstiziose e piene di pregiudizio” viene etichettato in maniera dispregiativa come telepatia? Il segreto era contenuto nell’effetto di alcuni specifici ormoni/neurotrasmettitori che guarda caso avevano configurazioni molecolari simili alle sostanze psicotrope di alcuni vegetali presenti in natura. La struttura chimica di un fungo è molto simile a quella del cervello umano. In particolare nel nucleo indolico dei funghi psicotropi troviamo alcuni tra i più importanti neurotrasmettitori cerebrali che rende la struttura molecolare del fungo naturalmente riconoscibile dall’organismo umano, giacché simile in primis al sistema cerebrale appunto. Non solo, come volevasi dimostrare, se sono stati i funghi ad ispirare le visioni spirituali dell’universo, questo non è certo stato un caso: infatti, sotto la nostra terra c’è una superstrada di
  • 7. collegamenti che consente alle piante di comunicare e di aiutarsi fra di loro: è una rete biologica fatta di miceli, ossia dei filamenti che nascono dalla base dei funghi. Circa il 90% delle specie di piante terrestri instaurano un rapporto di reciproco vantaggio con i funghi. Nel 19° secolo il biologo tedesco Albert Bernard Frank coniò il termine “micorriza” per indicare queste associazioni, dove il fungo colonizza le radici di una pianta. Nelle associazioni delle micorrize, le piante forniscono ai funghi il cibo sotto forma di carboidrati, i funghi aiutano le piante a pescare l’acqua e forniscono loro nutrienti quali il fosforo e l’azoto, attraverso i miceli. Fin dagli anni 60′ sappiamo che le micorrize aiutano le singole piante a crescere. Ma non è tutto. Ora sappiamo che le micorrize connettono anche piante che potrebbero essere molto distanti fra loro. L’esperto di miceti Paul Stamets li ha definiti “l’internet naturale della Terra” in un discorso al TED 2008. Insomma, tutti gli organismi sono connessi; essi possono comunicare e organizzare le risorse collettivamente, grazie ad “una sorta di comunicazione elettrochimica tra le radici degli alberi” che partono principalmente dai funghi. Senza di essi la vita sul pianeta non sarebbe dunque così com’è, che i funghi siano dunque sacri, da assurgere addirittura a ‘rappresentanza’ del divino, è un fatto che a questo punto possiamo ben comprendere nel cerchio della vita e della nostra formazione religiosa. E oltretutto, le piante psicotrope e le sostanze enteogeniche sono state così da sempre associate alla religione. Reperti iconografici archeologici relativi all’Amanita Muscaria, un tipo di fungo psicotropo, sono sparsi nelle più disparate zone del globo. Da millenni viene usato dagli sciamani della Siberia, dalle popolazioni indoeuropee, se ne trovano tracce del II o I millennio a.C. nell’arte rupestre nella Francia meridionale, ma anche in quella svedese. Durante la sua ricerca sulla cultura neolitica dell’Europa centrale, Marija Gimbutas parlava di alcuni manufatti in pietra verde dalla forma tipica fungina, affermando: «Aree residenziali a Vinca hanno dato un certo numero di funghi intagliati in cristalli rocciosi di colore verde chiaro, che possono essere stati eretti su altari domestici (..) I funghi sono noti universalmente come afrodisiaci e l’ingrossamento e la crescita di un fungo possono essere stati notati dagli antichi Europei e paragonati al fallo. (..) è possibile che i funghi di Vinca fossero associati a bevande inebrianti; in tutti i casi, essi sono imitazioni di falli» ( es. Amanita Phalloide). Questo perché le due energie principali “canalizzate” dagli sciamani erano le due leggi fisiche della estensione e della contrazione, gravità ed entropia, positivo e negativo, Yin e Yang, Paradiso e Inferno, Microcosmo e Macrocosmo,espirazione e inspirazione: il respiro dell’Universo. Due forze opposte e complementari che erano simboleggiate dal fertile fallo che penetra e dà vita (elemento mascolino/Sole/fungo) e il ventre femminile che feconda (elemento femmineo/Luna/Madre
  • 8. Terra/ovulo). I monoliti fallici e le pietre circolari (simbolo femmineo) di Stonehenge ne sono un esempio. Così, l’orgasmo che segue all’unione del principio mascolino e femminino, di un uomo e una donna, è un atavico richiamo all’unione con la divinità. Infatti: come quel momento/istante di assoluto distacco da tutto ciò che è “esteriore” che proviamo in estasi durante l’orgasmo, la divinità è la pace dei sensi che si ottiene quando si è totalmente connessi con il divino, quando si è Essere - immutabili, infiniti, eterni. Forse è per questo che la Chiesa (come tutte le religioni istituzionali) ripudia lo “hieròs gàmos” – l’unione sacra tra uomo e donna, sacerdote e sacerdotessa, come riflesso dell’unione celeste. Il Cattolicesimo ha sempre voluto controllare il sesso: vietandolo ai preti, vendendolo come lascivo e peccaminoso agli uomini, un atto dove non a caso, a parer di cronaca, si celano i loro più ancestrali demoni interiori. Alla loro faccia, gli antichi trombavano e si sballavano di divinità. LE ORIGINI DELLA RELIGIONE NEL CULTO DELLE SOSTANZE ALLUCINOGENE 2.500 anni fa usavano la marijuana durante le loro cerimonie religiose gli Sciti, gli Egizi, i Cinesi e gli Assiri. In Iran si usava l’Haoma; il Soma invece viene descritto negli antichi inni Vedici dell’Induismo primitivo, che sembra derivi sempre da piante enteogeniche. Gli indiani del Nord America invece usavano nei loro cerimoniali di contatto con la Dvinità il peyote. La mescalina, presente nel peyote, era anche in un cactus dell’Ecuador e del nord del Perù, il San Pedro (Trichocereus pachanoi). Nell’area amazzonica si incontrava il mondo degli spiriti invece per mezzo dell’ayahuasca. Sono noti oltre un centinaio di cosiddetti “funghi-pietra” (mushroom-stones) provenienti da diversi siti archeologici del Messico e del Guatemala. Molti di essi sono copie artigianali di archetipi che potrebbero risalire ai tempi precolombiani dell’America centrale. È normale allora che oggi la droga sia resa illegale ma dosata dai potenti nel dietro le quinte della società. Sono piccole gocce di istanti epifanici che ci tengono in vita, che giacché resi così rari, sono divenuti per converso un anestetico per la mente, lo sballo di una serata, un caso mortale, mercificato per trasmettere i peggiori incubi a tutti quelli che ci cascano. Al riguardo Mircea Eliade ha scritto: «Le droghe non sono che un surrogato volgare della trance “pura”. (…) Si è cercato di “imitare’’ con un’ebbrezza a base di droghe uno stato spirituale cui non si è più capaci di giungere in altro modo. Decadenza, oppure -bisogna aggiungere- volgarizzazione di una tecnica mistica». In principio era ben diverso. L’Alchimia ad esempio tramandava la conoscenza dell’oro e dell’ uovo filosofale secondo la figura dell’ agarico muscario (non a caso l’amanita cesarea conosciuta come fungo uovo). Secondo due libretti lulliani del XVI secolo attraverso i funghi si poteva giungere alla Quintessenza. L’alchimia entrava in gioco anche nel capitolo sugli “alberi-fungo” dell’arte cristiana. Nel trattato alchemico “Splendor solis” di Salomon Trismosin (anche conosciuto come “Il Toson
  • 9. d’Oro”, la cui prima edizione conosciuta risale al 1532/35), l’Ermafrodita Divino è rappresentato con due teste, e in mano sembra tenere la parte inferiore del cappello e l’ovulo da cui nasce l’agarico muscario. L’ermafrodito è poi ritratto in un bosco di betulle, non a caso una delle specie di albero con le quali questo fungo intercorre essenziali rapporti simbiotici. Inoltre il rapporto fra il Sole e la Luna, rappresentati dalle due teste e dalle due ali dell’ermafrodita, le une rosse e le altre bianche, indicano l’Unione celeste simboleggiata proprio dal fungo. Ma soprattutto, come non citare la cultura greca classica non certo ignara della conoscenza e dell’uso di vegetali psicoattivi, come dimostrano le documentazioni letterarie e archeologiche. Per la tradizione greca, il divino, il sacro, è un’esperienza straordinaria, ed è all’origine dello spirito religioso greco. È l’esperienza di un “altrove” che sconvolge la coscienza ordinaria. Platone distingueva due generi di “delirio”: quello prodotto da “umana debolezza”, e quello prodotto da “divino estraniarsi dalle normali regole di condotta”; quest’ultimo è attribuito all’intervento di una divinità: l’ispirazione profetica ad Apollo, l’estasi mistica a Dioniso, il rapimento amoroso ad Afrodite e a Eros, l’ispirazione poetica alle Muse. I greci definivano questo stato di “eccezionalità psichica”: éntheos, “un dio dentro”, ad indicare il contatto diretto con la divinità. I Grandi Misteri Eleusi non erano nient’altro che questo: riti collettivi in cui si usava il kykeon (ciceone), bevanda sacramentale che procurava visioni celestiali. Allo stesso tempo, vegetali enteogenici e bevande inebrianti erano associati ai significati simbolici dei percorsi iniziatici delle scuole misteriche. Nella tradizione classica, il dio dell’ebbrezza per eccellenza è Dioniso, il dio di una vita “altra”, la divinità che procurava una “uscita da se”: la “follia mistica”, la manìa. Dionisio è identificato come il dio della vite e dell’ebbrezza alcolica, ma sappiamo che l’alcool non provoca un’esperienza estatica, l’alcool è un depressivo del sistema nervoso centrale, non da allucinazioni, perciò, dal momento che l’estasi dionisiaca è invece caratterizzata da eccitazione esasperata, grande vigore fisico, stati allucinatori e identificazione mistica con la divinità, sembra più veritiera la recente teoria che vede il culto di Dioniso, quello più arcaico, come un culto estatico caratterizzato dall’utilizzo di funghi psicotropi, nella fattispecie dell’agarico muscario. Diversi autori hanno voluto vedere nelle bevande fermentate -a base d’orzo o di altri cereali- gli agenti psicoattivi dionisiaci precedenti il vino d’uva. Per Jacque Brosse, nel contesto dionisiaco «il vino non sarebbe che il punto di arrivo di una serie [di inebrianti], che parte dal nettare divino passando attraverso la sacra pozione delle Baccanti». In effetti, l’Amanita muscaria cresce in relazione simbiotica principalmente con la betulla, un fiore sempre presente anche con Dionisio. L’impiego del vino nelle cerimonie religiose cristiane è un lontano ricordo di questi riti più antichi… Non solo, Dionisio sembra provenire da ataviche tradizioni indoeuropee come evidenzia la radice del suo nome, infatti, la prima sillaba del nome è la radice designante la `divinità in genere´ nella lingua ariana: “dio” proviene dalla radice indoeuropea “dei”, “di”, indicante l’ “Essere Supremo”: l’
  • 10. “impersonale” elemento di Luce -come si ritrova in molti nomi composti quali Dyauspita (sanscrito), Zeus (greco), Diupiter o Jupiter (latino). “Splendente” e “luce” sono anche attributi indistinti di tutti gli esseri divini, come nel sanscrito deva, nell’antico iranico daeva, nel latino deus, nell’antico irlandese dia, nel lituano dievas, ecc… Un mito di 5000 anni fa, apparso più di 3000 anni prima del cristianesimo, raccontava la storia della Madre Terra che chiedeva al sole di Dio di portare l’acqua dal mare per innaffiare i grappoli d’uva, affinché si potesse fare del buon vino, da qui prese forma il culto dionisiaco, e da cui proseguirono anche le primitive tribù ebraiche chiamando questo mito: “la cerimonia di nozze di Canaan”. Secondo gli ultimi studi e scoperte degli esperti il nostro Gesù Cristo sembrerebbe discendere infatti dalla mitologia di Horus, Krishna o Dionisio. Tutti questi dèi nacquero da una vergine per il solsizio d’inverno ( 21 dicembre), morirono e resuscitarono, compirono miracoli e furono chiamati il “Salvatore”, proprio come il “nostro” Gesù. Perciò se andiamo a scavare nella mitologia originaria, troviamo anche che la rappresentazione del serpente attorcigliato all’Albero della Vita, che invita Eva a cibarsi del frutto proibito, è stato in principio illustrato proprio come un albero-fungo. Numerose sono le raffigurazioni che lo documentano e quella più conosciuta, ma non l’unica, è il famoso albero-fungo (amanita muscaria) della cappella di Plaincourault in Francia, riportata nel libro esauritissimo da anni “Il Fungo Sacro e la Croce” di John Allegro. In conclusione, la nostra civiltà, compresa quella occidentale –figlia della cultura greca- è nata dalle visioni, dalle alterazioni di coscienza e dai profondi stati emozionali procurati dall’uso di piante psicotrope e di altre sostanze enteogeniche. Di queste sostanze ne è composto il nostro cervello; Essenze che sembrano essere il legame, il ponte e l’arcobaleno che ci unisce con la Sostanza Assoluta e Divina. Il M.E.I. partendo da questi princìpi fondamentali si pone l’intento di “ricreare” una Coscienza collettiva che possa portarci nuovamente alla comunione con il “Divino” , con l’Universo, con Madre Terra e con tutte le creature in essa presenti. Promuovendo e riconsolidando quel LEGAME indissolubile che ci ha fatto Evolvere e reso esseri senzienti. Il Nostro movimento vuole altresì ripristinare quel rispetto/paura verso Madre Terra e tutti i suoi Elementi. Affinchè vengano ristabiliti quei rapporti simbiotici ed interdipendenti tra noi e la Natura scrollandoci di dosso PER SEMPRE la responsabilità di essere il cancro di questo pianeta.