1. Incontro con tre educatrici
del carcere “Due Palazzi”
di Padova
Gruppo:
Ilaria Bano, Silvia Favero, Ambra Furlan, Giulia
Gaburo, Sara Guerriero, Giulia Rizzoli
Classe V I – Prof. Gabriella Peracchi
7. Lo scopo di questo incontro è di conoscere la realtĂ
carceraria dal punto di vista delle educatrici che hanno
potuto fornirci anche gli aspetti psicologici che devono
saper analizzare durante i colloqui con i detenuti.
Questa intervista è stata fondamentale per avere una
visione piĂą complessa riguardo la tematica della
rieducazione all’interno del
“Progetto Carcere”.
13. Annamaria
Cinzia
“Inizialmente esistevano attività come
giardinaggio, informatica e pittura.
“I finanziamenti sono molto scarsi, quindi gli
interventi di rieducazione e risocializzazione
vengono ridotti e la reintegrazione dei detenuti è
compromessa.”
Lorena
“Le attività vengono definite “trattamentali” e forniscono al detenuto possibilità di
formazione scolastica, universitaria e lavorativa. Significative sono le attivitĂ culturali
e sportive. Esistono infatti appositi luoghi in cui i detenuti possono giocare a calcio.
Oggi questo non è più presente. Esistono lavori
minori come quelli del cuoco e del panettiere.”
Inoltre il numero degli educatori non è proporzionale
al numero dei detenuti. In Italia sono presenti solo
400 educatori a contatto con 67000 detenuti.”
15. Cinzia
Annamaria
o
“Le attività e i colloqui sono elementi interscambiabili.
Il processo rieducativo è basato principalmente su
attivitĂ volte alla risocializzazione e alla rieducazione
del detenuto. I dialoghi col detenuto, invece, fungono
essenzialmente da valvola di sfogo.”
“Il dialogo è fondamentale.
I detenuti sono in grado di cogliere quando l’educatrice è
spaventata, agitata o non a suo agio. Le educatrici devono quindi
imparare a controllare le proprie emozioni per trovare quel
giusto equilibrio tra un colloquio puramente professionale e un
dialogo intimo.”
Lorena
?
“Il nostro compito consiste nel conoscere la storia dei detenuti , capire per quale
ragione è stato commesso il reato, scoprire quale idea ha il detenuto di se stesso
al di fuori del carcere, comprendere se esistono consapevolezza e pentimento.
Durante i colloqui utilizziamo un quaderno nel quale annotiamo alcuni appunti,
ma molto pochi (ciò potrebbe causare disagio al detenuto).
Attualmente in
questo carcere ogni
educatrice segue
130 detenuti.”
17. Lorena
“Noi siamo segretari tecnici di un’ èquipe di lavoro. Quando un detenuto
deve avanzare una richiesta al Magistrato di Sorveglianza, l’educatore lo
sostiene nell’elaborare la richiesta. Parte integrante del lavoro è inoltre
il contatto con i parenti dei carcerati, che hanno bisogno di essere
rassicurati e informati della situazione in carcere.”
Annamaria
“Le educatrici partecipano spesso ai processi dei detenuti
per poterne poi discuter con loro. Il nostro lavoro
comprende anche numerose riunioni con gli altri educatori
e con il Magistrato di Sorveglianza.”
Cinzia
“Il nostro lavoro è costituito da molte emergenze che spetta a noi risolvere. Può capitare
che muoia un familiare di un detenuto, che qualcuno tenti il suicidio, che un carcerato
commetta atti gravi all’interno del carcere. Tali episodi sono emergenze che richiedono un
contatto immediato con i detenuti interessati.
L’area trattamentale educativa prevede 36 ore di lavoro settimanali, per quanto riguarda il
tempo pieno.”
18. Sesta domanda
Sara
chiede:
“Dal momento che sappiamo quanto sia difficile
non lasciarsi influenzare dai luoghi comuni,
voi vi reputate in grado di svolgere il vostro
lavoro arginando stereotipi e pregiudizi?”
19. Cinzia
Lorena
NTERVISTA
INE DELL’I
F
“Indubbiamente pregiudizi e stereotipi
caratterizzano l’essere umano. Sono molti i
tentativi di non farci influenzare dai luoghi
comuni. Spesso però i giudizi risultano
indispensabili ed è necessario realizzare una
classificazione.”
“Infatti non è possibile trattare indistintamente tutti i detenuti. Ognuno ha
storie, bagagli culturali, esperienze diverse e non sarebbe corretto
comportarsi nel medesimo modo con tutti i carcerati.
Spesso le storie dei detenuti coinvolgono emotivamente, ma la
professionalitĂ non deve mai venire meno.
I diritti e i doveri di un detenuto non vengono mai messi in discussione da
parte dell’educatore.”
20. Commenti e riflessioni
Le tre educatrici si sono dimostrate
molto disponibili nei nostri
confronti e soprattutto
appassionate del loro lavoro.
Amano la loro professione, il
contatto umano con i detenuti, il
sostegno che possono fornire a
livello psicologico.
21. Nel corso dei nostri studi abbiamo
appreso quanto “rieducazione” e
“risocializzazione” siano processi
E END
fondamentali nell’istituzione carcere.
TH
Poter conoscere chi entra
quotidianamente a contatto con
questa realtà è stata un’esperienza
molto formativa e gratificante.