1. MEDICINA CINESE
•I testi più antichi risalgono al 3500 a.C.
•La malattia e la salute sono determinate dall’armonia o meno dei due principi
fondamentali: lo Yang (il principio maschile) e lo Yin (quello femminile).
•I medici cinesi introdussero per primi la rilevazione del polso: ne conoscevano 200 tipi
differenti tra cui 21 erano considerati indice di esito letale; la farmacologia è senza
dubbio la più avanzata tra tutte le medicine antiche: comprende oltre 2000 farmaci e ne
include molti ufficialmente usati nella moderna terapia occidentale (ferro contro
l’anemia, l’oppio, il solfato di sodio come purgante ecc.).
•Primo tentativo di immunizzazione attiva contro il vaiolo insufflando polvere di croste
disseccate nelle narici dei pazienti.
•Chirurgia era praticata a un buon livello: caratteristici gli interventi di castrazione e
quelli per limitare gli effetti della deformazione dei piedi.
•Agopuntura: è l’arte di penetrare con aghi di diversi materiali determinati canali che
sono in contatto con gli organi interni al fine di ottenere particolari benefici. Essa fu
introdotta nel 2700 a.C. ed è ancora in auge ai giorni nostri.
2. MEDICINA INDIANA
(2500a.C.-1500 a.C.)
Antichi testi sacri (i Veda): la loro completezza ed organicità ha
fatto sopravvivere questa concezione fino ai giorni nostri.
Trattano molto accuratamente di grande e piccola chirurgia, della
cura delle malattie del corpo, di demonologia (è presente una certa
sfumatura di magia e religiosità), della cura delle malattie infantili,
della tossicologia, della preparazione di elisir e di afrodisiaci.
Notevoli la perfezione e la varietà dello strumentario chirurgico, le
tecniche di medicazione, l’attenzione negli esami diagnostici e la
particolare abilità negli interventi di litotomia e rinoplastica.
3. MEDICINA EGIZIANA
(3000 a.C.-1000 a.C.)
Si passa da una fase teurgica-magica ad un empirismo estremamente illuminato.
Gli elementi che costituiscono la sapienza medico empirica vengono trattati
solo in libri sacri accessibili unicamente agli iniziati.
• Papiro di Ebers (1550 a.C.): lista di disturbi e raccolta di ricette mediche,
(sono menzionati 500 diversi medicamenti) ed alle sue varie forme di
confezionamento e di somministrazione: polveri, tisane, decotti, macerazioni,
pastiglie erano perfettamente conosciuti. incantesimi e canti religiosi.
• Papiro di Smith (1600 a.C.): manuale di istruzioni chirurgiche, raccolta di
rappresentazione di quadri clinici (titolo del caso, esame, diagnosi,
trattamento).
Il chirurgo egiziano possedeva una conoscenza pratica nel campo dell’anatomia
umana grazie all’uso diffuso della mummificazione. Presenza di medici
specialisti nelle malattie urinarie, nelle patologie delle orecchie, degli occhi e
della pelle.
Gli strumenti chirurgici egiziani fatti in bronzo avevano una forma particolare per
scopi specifici (forcipi, aghi, uncini).
La chirurgia in Egitto fu lentamente assorbita negli esorcismi religiosi e mistici.
4. MEDICINA MESOPOTAMICA
(3000 a.C.-2000 a.C.)
– Medicina magico-teurgica dotata di un certo grado di empirismo
interpretato però sempre in senso mistico ed occulto.
– La malattia è sinonimo ed effetto di impurità per cui le cure consistono in
lavacri e abluzioni, oltre che in sacrifici espiatori.
– Accenni riguardo al medico che cura con le piante (Aura Mazda, la divinità
del bene, ha creato almeno una pianta per guarire ogni malattia) e a quello
che cura con il "ferro".
5. MEDICINA EBRAICA
(1200 a.C.-550 a.C.)
Migliore esempio del concetto assolutamente teurgico della
medicina: Dio è l’unica fonte di malattia e di risanamento, per
cui solo il sacerdote, cioè l’uomo scelto dal Signore, è
considerato strumento di guarigione.
Il medico viene tenuto in grande considerazione, ma alla base
di tutto sta il fatto che è la divinità ad aver creato le piante e
tutti i medicamenti (fiele di pesce, il cuore, il fegato ecc.).
6. MEDICINA ASSIRO-BABILONESE
(1792 a.C.-323 a.C.)
–Passaggio tra il concetto teurgico e quello magico: la parte religiosa sta
essenzialmente nell’eziologia in quanto l’ira di una divinità verso una
persona permette ai demoni maligni di aggredirla causando in tal modo
la malattia (c’è un demone per ogni patologia); il concetto magico ha
invece risalto nella parte terapeutica, nell’attuazione cioè degli esorcismi
–Nella fase diagnostica le due concezioni vanno di pari passo e un ruolo
preponderante è giocato dall’ispezione del fegato, ritenuto l’organo più
importante in quanto fonte di sangue.
–Conoscenze di anatomia animale nelle istruzioni per la pratica della
divinazione con fegato di pecora in una scuola del tempio di Babilonia
(circa 2000 a.C.).
–Cognizioni anatomiche nelle procedure chirurgiche descritte nel codice
di Hammurabi (circa 1950 a.C.).
7. MEDICINA PRE-CLASSICA
• MEDICINA TEURGICA, MAGICA. Salute e malattia
sono mandate dagli dèi: la malattia è la punizione per dei
comportamenti umani contrari al volere degli dèi.
• CONCETTO ONTOLOGICO DI MALATTIA. La
malattia è un entità indipendente dal corpo, dotata di una
propria autonomia:
– OGGETTO IMMATERIALE (concezione corpuscolare)
– ESSERE VIVENTE (concezione parassitaria)
8. MEDICINA PRE-CLASSICA
Testi omerici (XII al IX-VIII sec)
Iliade: “Disse così pregando; e Febo Apollo l’udì, e scese giù dalle cime
d’Olimpo, irato in cuore, l’arco avendo in spalla e la faretra chiusa sopra e
sotto: le frecce sonavano sulle spalle…i muli colpiva in principio ed i cani veloci,
ma poi mirando sugli uomini la freccia acuta lanciava, e di continuo ardevano le
pire dei morti, fitte…”
resoconto letterario di ferite riportate in guerra (ferite da lancia,
spada, freccia, fionda)
Odissea: “Con una benda fasciarono il ginocchio di Ulisse, poi, intonando
delle melodie mistiche, la ferita rimarginata mostrò la potenza di quella sacra
melodia”
miscela di elementi razionali ed irrazionali
9. Medicina in epoca post-omerica
VII-VI sec
Il culto di Asklepio/Esculapio.
I poteri terapeutici originariamente attribuiti ad alcuni dèi
principali (Apollo, Artemide) furono trasferiti a divinità minori
quali Asklepio/Esculapio figlio di Apollo e della ninfa Coronide
La medicina si esercita nei templi/Asklepeia, luoghi sacri.
Le guarigioni miracolose avvenivano grazie a visioni che
apparivano all’ammalato mentre dormiva in un tempio dedicato
al dio stesso (teoterapia,ludoterapia, musicoterapia)
Filosofia teurgica della malattia.
L’infermità era causata da ignote forze sovrannaturali e quindi la
guarigione doveva arrivare da quelle stesse forze.
10. LUOGHI DI CURA
• TEMPIO: struttura sacra costituita dal santuario del dio-medico
(Asclepio in Grecia, Esclulapio o Apollo a Roma) nel quale si
svolgevano riti di guarigione. Il malato dopo essersi purificato
nella fontana sacra ed aver versato un’offerta ai sacerdoti, veniva
ammesso al sonno sacro nell’abaton. In questa zona, da cui erano
rigorosamente esclusi malati molto gravi e partorienti (morte e
nascita dovevano avvenire fuori dal tempio), i sacerdoti
inducevano il sonno sacro, forse tramite preparati a base di erbe
soporifere, il dio in persona o il serpente che ne è l’incarnazione
visitavano il malato e gli indicavano la cura dei suoi mali.
• IATREION: dal greco iatròs (medico) è la bottega del medico
laica, anche del medico ippocratico, posta al centro delle vie di
comunicazione cittadine più frequentate. Nello iatreion ci sono
allievi del medico. A Roma corrisponde alla taberna medica,
come testimoniato da Celso (I sec d.C.)
11. SCUOLA di CNIDO e SCUOLA di KOS (V sec a.C)
•Scuola di Cnido: la malattia
• classificare il processo di malattia, catalogare i sintomi
• formulare una diagnosi precisa
•Scuola di Kos: il malato
la malattia come evento che si verifica nel contesto della
•
vita del paziente
la terapia volta a ristabilire l’equilibrio tra il paziente stesso
•
e l’ambiente circostante
12. Ippocrate di Cos
(460-370 a.C.)
• appartiene a una famiglia di medici che, secondo la
tradizione, discendeva direttamente da Esculapio
• trascorre la giovinezza viaggiando allo scopo di
approfondire le conoscenze e perfezionare la sua istruzione
soprattutto in campo medico
• torna in patria per dedicarsi all’insegnamento e per mettere a
frutto tutto ciò che aveva appreso
13. Corpus Hippocraticum
53 opere per un totale di 72 libri raccolti dai bibliotecari
alessandrini nel III sec. a.C., stile incisivo e diretto
La questione sulla genuinità delle opere di Ippocrate appassionò da
subito i critici e i cultori dell’antica medicina: Eroziano e Galeno
compilarono un glossario delle voci ippocratiche che venne
riesaminato poi in epoca umanistica e anche da autori del nostro
secolo.
Le opere del Corpus possono essere divise a seconda del loro
contenuto in:
* libri a contenuto etico
* libri di clinica e patologia
* libri di chirurgia
* libri di ostetricia, ginecologia e pediatria
* libri di anatomia e fisiologia
* libri di terapeutica e dietetica
14. Il medico
E’ l’unione del perfetto uomo con il perfetto studioso: calma
nell’azione, serenità nel giudizio, moralità, onestà, amore per la
propria arte e per il malato.
Non è un essere superiore ed infallibile come i sacerdoti degli
antichi templi, ma deve sopperire alla sua fallacità con il massimo
dell’impegno in modo da commettere solo errori di lieve entità.
Il suo abito deve essere decoroso ed il suo aspetto denotare salute.
Con il passare dei secoli questa concezione rimase sostanzialmente immutata al
punto che il Papa Clemente VII (Pontefice dal 1523 al 1534), in una sua bolla,
stabilì che il laureato in medicina si impegnasse solennemente ad osservare il
testo del giuramento ippocratico.
15. La clinica
Studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente.
•L’esame effettuato dal medico doveva essere approfondito,
comprendeva ascoltazione, palpazione e (forse)percussione.
•Indizi utili per la diagnosi: sfumature di colore, variazioni di
comportamento, insolite contrazioni muscolari, quantità e qualità di
qualsiasi escrezione e secrezione (l’urina valutata come quantità,
colore, sedimento e torbidità).
•L’anamnesi particolareggiata e minuziosa (pur essendo rivolta
essenzialmente a conoscere solo la situazione presente del malato).
•La prognosi si basava sullo studio degli esiti delle varie patologie:
essa era considerata infausta se si notavano fattori quali disturbi
visivi, sudore freddo, anemizzazione delle mani, cianosi delle
unghie e stato di agitazione.
16. La patologia
Quattro umori e qualità: sangue (caldo umido) che proveniva dal cuore, una sorta di
muco detto flegma (freddo umido) dal cervello, bile gialla (caldo secco) dal fegato,
bile nera (freddo secco) dalla milza.
Lo stato di salute si aveva quando questi umori erano perfettamente bilanciati tra
loro; se invece la crasi era alterata per l’eccesso, la corruzione o la putrefazione
anche di un solo componente, allora insorgeva la malattia.
La natura stessa con la sua capacità curativa interviene per ristabilire l’equilibrio. Il
calore innato, energia che produce gli umori e li mantiene in equilibrio, permette
l’espulsione degli umori in eccesso. Per poter essere eliminati gli umori, dovevano
prima essere modificati con un processo definito di "cottura-pepsi-cozione”.
L’espulsione del prodotto finale (urina, sudore, pus, espettorato, diarrea)poteva
essere rapida ed evidente (crisi) o graduale (lisi). Se la malattia risultava più forte del
processo autoriparativo dell’organismo il paziente moriva.
Motivi dell’alterazione degli umori potevano essere le intemperie, la dieta o cause
fisiche correlate all’ambiente di vita, la costituzione del paziente.
Patologie come fenomeni generali per l’organismo : la polmonite, la pleurite, la
rinite, la laringite, la diarrea, alcune malattie del sistema nervoso, l’epilessia.
17. L’anatomia
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali:
• Ippocrate era più indirizzato verso il lato pratico della
medicina, maggiore propensione per la clinica;
• la cultura greca aveva un rispetto assoluto per i corpi dei morti,
quindi non c’era la possibilità di studiare l’anatomia
esercitandosi direttamente sui cadaveri.
Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
• Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media
ed esterna), cuore (valvola aortica e polmonare), cervello (diviso
in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso calibro
dal fegato e dalla milza), struttura delle ossa (capo, vertebre e
costole).
• Ipotesi anatomico-fisiologiche: teoria della sensazione (udito
avviene per mezzo del vuoto nello orecchie).
18. La chirurgia
La scuola di Ippocrate disponeva di uno strumentario abbastanza
fornito comprendente coltelli e bisturi di varie forme e dimensioni.
Gli interventi più frequentemente eseguiti erano la riduzione di
lussazioni (con particolari macchine) e di fratture (con stecche e
fasciature), la trapanazione del cranio in seguito a fratture delle
ossa del capo e la cura dei piedi torti. Particolareggiata era la
tecnica delle fasciature. Nella cura delle ferite era raccomandato il
riposo e l’applicazione di calore.
•Corpus Hippocraticum: i libri di chirurgia su Ferite ed Ulcere,
Emorroidi, Fistole, Ferite del cranio, Fratture, Articolazioni
“Le cose inerenti la chirurgia sono: il paziente, il chirurgo, gli
assistenti, gli strumenti, la luce, il dove ed il come, quante cose ed
in che modo, dove va posto il corpo dove vanno posti gli
strumenti, il tempo il modo ed il posto”
19. La terapia
Varie erano le piante usate come farmaci: l’elleboro nero e la scilla (cardiotonici e
diuretici), la coloquintide (purgante), il veratro bianco (antireumatico, ipotensivo,
contro le affezioni cutanee), l’issopo (espettorante), il giusquiamo (antidolorifico,
sedativo), l’oppio, la mandragora e la belladonna (narcotici, analgesici locali), la
ruta (abortivo), la menta (stomachico).
Venivano praticati salassi, cure idroterapiche, inalazioni, irrigazioni vaginali.
Notevole l’uso di ventose come antiflogistico: creando una depressione nella zona
infiammata si provoca una vasocostrizione da suzione che riduce la quantità di
essudato e trasudato.
Il principio terapeutico seguito varia:
similia similibus (provocare fenomeni simili alla sintomatologia del paziente)
contraria contrariis (avvalersi di mezzi ritenuti contrari alla causa della patologia)
La febbre è un ottimo mezzo per raggiungere la guarigione: il suo calore facilita
infatti l’evacuazione degli umori in eccesso accelerandone la "cottura".
Epidemie (I, II) “Aiutare,o quantomeno, non nuocere”
20. SCUOLA ALESSANDRINA
(300-250 a.C.)
Quantità e Misura prima di Galileo
• Museo e Biblioteca: studio di opere scientifiche precedenti e
Biblioteca
dissezione di cadaveri.
• La Scuola di Alessandria introduce la misura dei fenomeni, con
fenomeni
applicazione di matematica e fisica: si pensa la realtà come costituita
anche di quantità (non più solo di qualità), che possono essere
misurate con appositi strumenti.
• I nomi di Erofilo ed Erasistrato sono legati alla pratica della
vivisezione sugli uomini
(Celso De Medicina, Proemium, 23; Claude Bernard Introduzione allo studio
della medicina sperimentale).
21. La Medicina nell’Antica Roma
•Medicina autoctona: di antica origine italica
•Fase di transizione: coesistenza elemento autoctono e elemento
greco
•Periodo della scuole: trapianto della medicina greca nel mondo
romano
22. Condizioni igienico-sanitarie nell’epoca romana
Norme igieniche allo scopo di formare buoni soldati e proteggere la
salute di tutti i cittadini
Esercizio fisico
Igiene mortuaria
Igiene alimentare
Altre norme
Acqua
23. L'ospedalità a Roma
Presenza dei valetudinaria, cioè infermerie private dove i
patrizi erano soliti curare i propri famigliari e gli schiavi e in
cui trovavano impiego sia medici che infermieri (servi a
valetudinario)
Famose le medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio,
sull'isola Tiberina, dove gli ammalati erano tenuti sotto la
diretta osservazione di medici e dei loro discepoli
24. L'insegnamento della medicina (1)
Medicina autoctona: istruzione affidata al pater familias;
periodo di transizione: apprendimento per imitazione nelle tabernae;
periodo imperiale: scuole private.
Abilitazione alla professione veniva attestata dal giudizio
insindacabile del maestro
In seguito introduzione dell'ordinamento degli studi, con una parte di
insegnamento teorica ed una pratica
Teoria trattata nelle biblioteche e nelle scholae medicorum
Lezioni pratiche (su semeiotica, clinica e chirurgia) impartite nei
valetudinari e durante le visite private che il maestro faceva nelle
case dei suoi clienti
25. L'insegnamento della medicina (2)
L'imperatore Vespasiano istituisce uno stipendio per gli insegnanti
Adriano in seguito decise che spettava loro anche una sorta di
liquidazione una volta cessata l'attività didattica.
Quest'ultimo fece inoltre costruire un grande edificio scolastico
(atheneum) dove si tenevano pubbliche lezioni, probabilmente anche di
medicina.
Prima testimonianza di una cattedra statale di medicina sotto
Alessandro Severo nel III° sec. d.C.
Giuliano l'apostata decretò nel IV° sec. d.C. la legge sull'idoneità dei
medici stabilendo un programma di studi comprensivo di frequenze
obbligatorie.
26. La medicina militare
Nell'esercito romano c'era un medico per ogni coorte e due per quella
in prima linea.
Dipendevano dal praefectus castrensis e da un medico capo che
spesso era anche il medico personale dell'imperatore, ma non
potevano passare al rango di ufficiali in quanto non partecipavano
direttamente alle battaglie.
L'assistenza ai feriti prestata direttamente sul campo, all'aperto; per i
casi più gravi c'era il valetudinarium in castris, una sorta di ospedale
da campo che poteva contenere fino a 200 pazienti e in cui trovavano
impiego anche infermieri, massaggiatori ed inservienti.
27. Galeno di Pergamo (129-199 d.C.)
Interpretò razionalmente le forme anatomiche
collegando la morfologia alla fisiologia: anatomo-
fisiologia galenica.
•Tradizione: teoria umorale ippocratica
•Osservazione: dissezione e vivisezione di
animali (anatomia di radice alessandrine).
28. Il sistema fisiologico di Galeno
• Lo pneuma entra nel corpo attraverso la trachea, passa
nei polmoni e raggiunge il ventricolo sinistro.
• Il sangue origina nel fegato, viene arricchito da uno
spirito naturale,attraverso il circolo venoso giunge al
ventricolo destro.
• Qui viene ridistribuito al circolo venoso ed in parte
giunge al ventricolo sinistro dove incontra lo pneuma e
diviene spirito vitale.
• Lo spirito vitale è distribuito dalle arterie, alcune delle
quali raggiungono il cervello dando luogo allo spirito
animale che si distribuisce nei nervi.
29. La scuola salernitana
• E' considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo
occidentale; in essa confluirono tutte le grandi correnti del pensiero medico fino ad
allora conosciuto: la leggenda narra infatti che nacque dall'incontro di un medico
romano, uno greco, uno ebreo ed uno arabo.
• Le prime testimonianze storiche certe risalgono all'inizio del IX° sec. in quel tempo lo
studio della medicina a Salerno era principalmente pratico e, anche se la tendenza di
questa scuola è spiccatamente laica, erano i monaci che tramandavano oralmente gli
insegnamenti.
• Alla base del concetto di medicina della scuola di Salerno stanno approfonditi studi
anatomici sul corpo umano, l'importanza dell'armonia psico-fisica e il valore di una dieta
corretta ed equilibrata.
• I maestri salernitani sono disposti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto del
paziente e discutere con gli allievi degli aspetti clinici delle malattie.
30. Le pestilenze
A partire dal XII secolo si può fare in Europa un conto approssimativo di una
pestilenza in media ogni 10-15 anni. Le patologie che più frequentemente
causavano queste morie erano: la lebbra, la malaria, il vaiolo, il tifo, lo
scorbuto e soprattutto la peste bubbonica.
La peste bubbonica raggiunse il massimo della mortalità nel 1348 manifestandosi
nella forma polmonare. Il contagio cominciò nel 1333 in Asia, si diffuse verso
l’India, colpì anche la Crimea e altre zone intorno al Mar Nero, la
Mesopotamia, l’Arabia e l’Egitto. Nel 1347 arrivò in Italia penetrando
attraverso la Sicilia e le repubbliche marinare; si diffuse poi in Olanda, in
Inghilterra, in Germania, in Polonia ed in Russia per estinguersi nel 1353 sulle
rive del Mar Nero.
In Italia morirono 60000 persone a Napoli, 40000 a Genova, 100000 a Venezia,
96000 a Firenze e 70000 a Siena: tenuto conto di queste cifre e dei decessi in tutte
le altre città, complessivamente la nostra penisola perse la metà della sua
popolazione totale. Nel resto dell’Europa, in soli tre anni (dal 1347 al 1350) si
ebbero ben 43 milioni di vittime a causa dell’epidemia.
31. Le pestilenze
Le difese adottate dai vari comuni contro le pestilenze furono
inizialmente dettate dal bisogno immediato, poi vennero codificate
in leggi da applicarsi nei casi di necessità:
•i malati di peste venivano espulsi dalle città;
•venne impedita l’usanza di accompagnare i funerali e tutto ciò che
comportava un eccessivo agglomerato di gente;
•venne fatto obbligo di seppellire i cadaveri fuori dalla città anziché nelle
chiese come era consuetudine;
•vennero stabiliti cordoni sanitari tra le città colpite dalla pestilenza e
quelle limitrofe che ancora ne erano immuni;
•le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla
città per almeno dieci giorni senza avere rapporti con nessuno;
•le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;
•i sacerdoti avevano l’obbligo di denunciare tutti i malati di cui avevano
conoscenza;
• si obbligarono le navi che provenivano da regioni sospette a trascorrere
un periodo di 40 giorni fuori dai porti prima di permettere loro l’attracco.
32. LAZZARETTI
• Nel 1403 furono istituiti particolari luoghi di ricovero, costruiti a spese dello stato e grazie a
donazioni private, dove si potevano isolare i malati di peste (lazzaretti): la prima città a
dotarsi di tali strutture fu Venezia, in particolare sull’isola di S. Maria di Nazareth dove i
frati dell’ordine di S. Agostino avevano edificato un monastero.
• Altre città seguirono l’esempio di Venezia seguendo particolari norme: anzitutto
un’adeguata distanza dal centro abitato per impedire il contagio, ma non eccessiva
lontananza perché non fosse troppo disagevole il trasporto degli ammalati; poi una cura
particolare era riservata all’orientamento al fine di evitare l’esposizione ai venti occidentali
ritenuti nocivi (erano detti anche “putridi”); era infine consigliata la separazione dei
lazzaretti dai centri abitati tramite acqua di mare dove possibile, di fiume (come a Roma per
quello istituito sull’isola Tiberina) o di fossato (come a Milano).
• I lazzaretti più funzionali erano quelli per la quarantena portuale che consistevano di quattro
edifici isolati tra loro: uno serviva per il personale superiore (ispettori, commissari, medici,
speziali, sacerdoti ed ufficiali), uno per il deposito di merci non sospette, per i malati
comuni e per gli infermieri, un terzo per i malati sospetti e per la merce proveniente da
luoghi infetti, l’ultimo, che era costruito ben più lontano dagli altri tre, per coloro che
venivano colpiti manifestamente dalla malattia in questione.
33. L’ospedalità medioevale
Dopo la nascita della religione cristiana iniziò la pratica dell’assistenza
caritativa agli ammalati e ai poveri in appositi ospizi e ricoveri: xenodochia
quelli riservati agli stranieri, ptochia quelli per i poveri, gerontocomi erano
dette le strutture per gli anziani, brefitrofi erano i luoghi dove si curavano i
bambini e orfanotrofi quelli destinati a chi aveva perso i genitori.
• Sorsero praticamente allo stesso tempo delle associazioni dette ordini
ospedalieri. La situazione di questo genere di strutture non era rosea sotto il
profilo del rispetto delle norme igieniche o della qualità dell’assistenza
prestata. Anche il tipo di costruzione, sebbene impreziosito da sculture,
pitture ed opere d’arte, non appariva certo funzionale alle reali esigenze.
• Il primo ospedale sorto in Italia fu quello di S. Spirito in Sassia, fatto
costruire dal papa Innocenzo III nel 1201 a Roma. A questo seguirono poi gli
ospedali di Pistoia (1271), quello di Firenze (1288) epoi via via tutti gli altri
nelle maggiori città della penisola.
34. L’Islam Medievale
Nel IX secolo, gli Arabi operarono una vivificazione del sapere
medico-scientifico antico tramite la traduzione dei testi classici, da greco
e siriaco, patrocinata dai califfi abbasidi (750-1258 apogeo, califfato di al
Ma’mun 813-33), presso il Bayt al-Hikma, ‘casa della sapienza’,
biblioteca califfale e cenacolo di dotti.
A Bagdad, nasce il bimaristan, l’ospedale, inteso nell’accezione
moderna di luogo specificamente adibito alla cura del malato, e non al
ricovero di deboli e bisognosi (ospizio altomedievale e xenodocheion
bizantino). Gli Arabi non furono solo custodi e intermediari della cultura
medica classica, ma apportarono innovazioni in clinica e chirurgia.
35. Il Bimaristan ﺍﻝﺏﻱﻡﺍﺭﺱﺕﺍﻥ
Diviso in reparti specializzati, con personale medico e infermieristico
stipendiato, con una farmacia (sharabkhane ‘ ﺵﺭﺍﺏﺥﺍﻥﻩcasa delle bevande’), è
luogo di cura e sede di insegnamento medico: gli allievi praticano tirocinio in
corsia e studiano medicina teorica nella biblioteca.
Bimaristan (Nuri di Damasco, nella foto): struttura esclusivamente medica, dedita alla
cura dei malati, e non al generico sollievo dei bisognosi, che vi restano “finché è largita
loro la guarigione e non si trova per la malattia rimedio.”
Pratica clinica basata su medicina scientifica, gestione laica secondo criteri di
economicità e razionalità.
Reparti per i malati di mente dal sec. IX: la pazzia, sottratta alla categoria del
soprannaturale e del religioso, è curata secondo la medicina galenica.
36. Mondino dei Liuzzi
All’inizio del 1300 il testo canonico dell’anatomia era stato il testo di
Mondino dei Liuzzi.
Il metodo di Mondino è articolato nell’intervento di tre figure:
• sulla cattedra sta il maestro che le legge il testo di Galeno,
• sulla destra sta il cerusico, il barbiere, il dissettore che prepare il
cadavere
• e il dimostratore, non sporcandosi le mani con il corpo, stabilisce le
evidenze sul corpo e ciò che legge il maestro dal testo di Galeno.
37. Vesalio (1514–1564),
• Andrea Vesalio era fiammingo, Andreas Van Wesel, la sua
formazione fondamentale la riceve a Padova dal 1537 al 1543,
professore di Chirurgia ed Anatomia all’Università di Padova .
• A Padova compie un’intensa attività di dissezione, grazie anche alla
grande disponibilità di cadaveri consentita dalla legislazione molto
liberistica della Repubblica Veneziana che favoriva molto le
ricerche.
• Il lavoro di dissezione convince Vesalio che Galeno ha scritto i
propri testi non dissezionando i corpi dell’uomo ma, probabilmente,
solo quelli degli animali.
38. Con Vesalio si attua il passaggio definitivo della didattica dell’anatomia dal
libro al cadavere.
• 1538, Tabulae anatomicae sex (tre figure dello scheletro e tre dedicate al
sistema della vena cava-fegato-rene destro, al cuore-aorta, ai reni con i
vasi).
• 1543, De humani corporis fabrica, libri septem, i vari sistemi sono
raffigurati astraendoli di volta in volta da tutto il resto dell’organismo
(“uomo delle vene, “uomo dei mervi”, “uomo dei muscoli”)
39. Fabrici d’Acquapendente 1594:
Teatro anatomico a Padova
L’ambiente stesso della dissezione è un anfiteatro, un luogo solenne, degno
dell’attenzione di uomini di cultura.
I teatri anatomici si cominciarono a costruire nel 1594 a Padova progettato
da un grande anatomista Fabrici di Acquapendente.
Tutte le università europee se ne dotarono progressivamente.
Il teatro è anche il luogo dell’affermazione del primato della vista sul
primato dell’orecchio.
Nella pratica medievale il maestro legge, veicola le informazioni attraverso
l’orecchio di chi ascolta nella nuova pratica della rivoluzione scientifica il
maestro mostra agli astanti le evidenze che viene via, via dimostrando.
40. Secolo XVII
Il 500 aveva lavorato sulla struttura del corpo umano, il secolo successivo
si impegna alla descrizione dei meccanismi che presiedono al
funzionamento della macchina umana: si passa dall’anatomia alla
fisiologia.
Entrano in scena che fisica e chimica che procurano un ricorso sistematico
alla misurazione quantitativa dei fenomeni utilizzando strumenti
sempre più precisi.
41. William Harvey (1578-1657)
A lui si deve la scoperta della circolazione del sangue (emodinamica)
• Studiò, comeVesalio, a Padova dove soggiornò dal 1598 al 1602.
• Parte da presupposti teorici e filosofiche di tipo aristotelico. Aristotele
era stato il sostenitore del primato del cuore sugli altri organi del corpo
umanoe Padova era la roccaforte del pensiero aristotelico e esercitò una
forte influenza nei confronti di Harvey.
• E’ autore di un’opera fondamentale del pensiero scientifico
occidentale: Esercitatio Anatomica de motus cordis et sanguinis in
animalibus (esercitazioni anatomiche sul moto del sangue negli
animali) pubblicata a Francoforte nel 1628, composto essenzialmente
da testi (72 pagine), vi era una sola immagine che metteva in evidenza
come l’azione meccanica sulle vene spiegasse il concetto di flusso
sanguigno.
42. Santorio Santori (1561-1636)
Fu il primo misuratore in campo medico.
Parte dalle tesi ippocratica della salute come equilibrio e della malattia come
squilibrio misurabile attraverso lo squilibrio del metabolismo.
Condusse approfonditi studi sul metabolismo ed elabora strumenti nuovi
per misurare l’equilibrio metabolico: con a una bilancia di straordinarie
dimensioni calcolava la variazione del peso del corpo dovuta non solo alle
normali attività di vita, ma anche alla perdita dei materiali eliminati attraverso
cute e polmoni (perspiratio insensibilis).
Introdusse l’uso di strumenti utili al medico nella formulazione della
diagnosi. Il pulsilogio, che misurava il ritmo e la frequenza del polso,
concepito nel 1602, consiste di un peso sospeso ad un filo, il peso oscilla
accanto ad una scala graduata e la lunghezza del filo viene regolata in modo
da farla corrispondere alla battuta del polso del paziente. Un rudimentale
termometro e l’igrometro composto da una corda sospesa tra due pesi con il
quale si misurava l’escursione del peso verticale.
43. Giovanni Battista Morgagni
Giovanni Battista Morgagni (1682-1771),
professore di anatomia all’Università di
Padova.
• 1761, De sedibus et causis morborum per
anatomen indagatis: 5 libri, 700 casi clinici di
ciascuno dei quali vengono accuratamente
riportati la storia e i sintomi del paziente,
l’evoluzione della malattia, il quadro
anatomo-patologico.
• Stabilire attraverso la correlazione anatomo-
clinica l’eziopatogenesi della malattia per
favorire la diagnosi di casi futuri.
44. De sedibus….
Molto vicino ad un trattato di patologia speciale
Indici con 4 tipi di riferimenti crociati
In forma di epistolario, circa 700 casi descritti
Descrizione dell’evoluzione dei sintomi, di età, sesso,
occupazione, fattori ‘ereditari’, incidenza stagionale di malattia
di precedenti patologie del paziente
Descrizione dell’avvenuto esame obiettivo del corpo,
attraverso palpazione ed auscultazione per rilevare la presenza di
liquidi in torace o in addome
Conferma delle osservazioni attraverso esperienze su animali
Valutazione ‘statistica’ attraverso la letteratura e l’esperienza
”fra le malattie…quelle che più gravemente e più di frequente infieriscono”
45. LA CEROPLASTICA ANATOMICA
• Le aumentate esigenze didattico-divulgative, la persistente
scarsa disponibilità di materiale cadaverico, lo scadente
risultato ottenuto con le preparazioni naturali determinarono
lo sviluppo dell’arte di riprodurre le parti in avorio, bronzo,
gesso, legno e soprattutto cera.
• L’uomo dell’epoca dell’anatomia non è ancora “macchina“
ma “quadro” ed anche “spettacolo” .
46. LA CEROPLASTICA ANATOMICA
• Gaetano Giulio Zumbo, o Zummo (1656–1701), composizioni a carattere morfo-
patologico: La peste, (in ricordo dell’epidemia napoletana del 1656), la Corruzione dei
corpi, gli Effetti della sifilide, Testa di vecchio (Firenze nel 1691).
• Ercole Lelli (1702–1766): formare, scolpire e colorire statue, di grandezza naturale, e
tavole per arredare una delle sale dell’Accademia delle Scienze di Bologna (Teatro
Anatomico).
• Felice Fontana (1730-1805), prima officina ceroplastica, dalla quale per opera di
valenti dissettori e modellatori, uscirono a profusione, riproduzioni anatomiche che
andarono ad arricchire il patrimonio museografico dei maggiori istituti anatomici di
Europa.
47. STORIA DELLA CHIRURGIA
Il termine chirurgia deriva dal greco cheir (mano) e da ergon
(lavoro) e dal latino chirurgia
La chirurgia viene definita come “cura di mali, ferite o deformità
per mezzo di operazioni manuali o strumentali ed anche come
rimozioni del tessuto interessato tramite la sua incisione”
48. CHIRURGIA PRESCIENTIFICA E
PRIMITIVA
Il tentativo di alleviare problemi quotidiani con interventi manuali fa parte degli sforzi
evolutivi della specie umana.
I primi esperimenti chirurgici furono mirati alla cura di ferite ed inclusero tecniche
per alleviare determinati fastidi (rimuovere schegge, forare vesciche, curare ustioni).
La trapanazione è uno dei primissimi esempi di chirurgia: primi tentativi di trapanazioni
risalgono al mesolitico (10.000-5.000 a.C.); la trapanazione è ampiamente diffusa nel
neolitico (3.000-2.000 a.C.).
Perché gli uomini dell’età della pietra ricorrevano alla trapanazione?
Per curare malattie del cranio (osteomielite), malattie mentali (epilessia o cefalea), per
ragioni spirituali o magiche.
49. CHIRURGIA PRESCIENTIFICA E
PRIMITIVA
Come veniva eseguita una trapanazione?
1) Raschiare un foro nel cranio con una pietra o una scheggia affilata;
2) Eseguire un taglio circolare nell’osso con un coltello di ossidiana;
3) Fare una serie di buchi e tagliare successivamente le parti di separazione con un
primitivo martello o scalpello.
Probabilmente i chirurghi neolitici eseguivano anche altre operazioni (raffigurazioni
in caverne preistoriche in Europa mostrano mani prive di dita).
50. CHIRURGIA EGIZIANA
La maggior parte delle conoscenze della chirurgia egiziana ci viene
fornita da vari antichi papiri.
Il papiro di Ebers (1550 a.C.): lista di disturbi e raccolta di ricette
mediche per delle cure unite ad incantesimi e canti religiosi.
Il papiro di Smith (1600 a.C.): manuale di istruzioni chirurgiche,
contiene poche invocazioni magiche ed ha un carattere più naturalistico,
può essere paragonato ad una raccolta di rappresentazione di quadri
clinici (titolo del caso, esame, diagnosi, trattamento).
51. LA CHIRURGIA EGIZIANA
Il chirurgo egiziano possedeva una conoscenza pratica nel campo
dell’anatomia umana grazie all’uso diffuso della mummificazione.
Gli strumenti chirurgici egiziani fatti in bronzo avevano una forma
particolare per scopi specifici (forcipi, aghi, uncini).
La chirurgia in Egitto fu lentamente assorbita negli esorcismi religiosi e
mistici
52. LA CHIRURGIA GRECA
Nei testi omerici si ritrovano le prime documentazioni di pratiche
chirurgiche.
L’Iliade presenta uno dei primi resoconti letterari di ferite riportate in
guerra (ferite da lancia, spada, freccia, fionda).
Nell’Odissea la chirurgia pre-Ippocratica fa ricorso ad una miscela di
elementi razionali ed irrazionali.
Le forze militari greche erano esperte nell’estrarre armi dalle ferite,
nell’arrestare le emorragie e nell’alleviare il dolore.
E’ comunque presente una necessità psicologica di riti mistico-religiosi.
“Con una benda fasciarono il ginocchio di Ulisse, poi, intonando delle
melodie mistiche, la ferita rimarginata mostrò la potenza di quella sacra
melodia” (Odissea).
53. LA CHIRURGIA GRECA
Ippocrate (460-370 a.C.) padre della medicina moderna separa la medicina
dal misticismo religioso.
Nel Corpus Hippocraticum sono presenti volumi di medicina generale e di
chirurgia operatoria. I libri di chirurgia comprendono titoli come: Ferite ed
Ulcere, Emorroidi, Fistole, Ferite del cranio, Fratture e Articolazioni.
Inoltre vengono discussi molti aspetti sull’esecuzione di un intervento:
“Le cose inerenti la chirurgia sono: il paziente, il chirurgo, gli assistenti, gli
strumenti, la luce, il dove ed il come, quante cose ed in che modo, dove va
posto il corpo dove vanno posti gli strumenti, il tempo il modo ed il posto”.
54. CHIRURGIA ROMANA
La chirurgia romana fu fortemente influenzata dalla medicina
greca
Celso (25 a.C.-50 d.C.) nel De Medicina raccoglie una visione
complessiva delle conoscenze mediche e chirurgiche dai
tempi di Ippocrate fino agli albori dell’era cristiana.
Tratta di lussazioni articolari, fistole, ferite traumatiche, ascessi,
mali di occhi, orecchie e naso, ernia, vene varicose, infezioni
del tratto urinario e fratture.
Celso descrive le caratteristiche dell’infiammazione (rubor, tumor,
calor e dolor) e l’armamentario chirurgico romano.
55. CHIRURGIA ROMANA
Galeno (129-199 d.C.) come primario medico-chirurgo dei
gladiatori ha molteplici opportunità per la pratica di chirurgia
ortopedica ricostruttiva e traumatologica.
Ottiene i suoi maggiori successi nella patologia, fisiologia e medicina
generale, ma non nella chirurgia: credeva ed affermava che la
suppurazione fosse un processo fondamentale per la rimarginazione
di una ferita.
Per 15 secoli la medicina europea fu dominata dalle sue teorie.
56. CHIRURGIA ROMANA
Antillo (II sec d.C.) primo chirurgo vascolare.
“Metodo di Antillo”: legatura della arteria sopra e sotto un
aneurisma, incisione e svuotamento dello stesso
Leonida di Alessandria (ca II sec d.C.) incluse tra le tecniche
operatorie l’amputazione e la preparazione dei tessuti per il
trapianto.
57. XVI secolo
Agli inizi del XVI secolo esiste un divario abissale fra medici e chirurghi. I primi
molto eruditi (dettami da Ippocrate, Aristotele e Galeno) detengono la cosiddetta
dominanza.
La visita medica non esiste, non c’è il contatto fisico del medico con il paziente, la
diagnosi e la prognosi si basano sulla uroscopia
Intorno alla metà del XVI sec. Tre importanti avvenimenti predispongono l’Europa
alla grande rinascita del pensiero scientifico:
l’invenzione della polvere da sparo
la scoperta della carta e della stampatrice
i viaggi e la scoperta di nuovi mondi.
58. XVI secolo
Evoluzione della figura di chirurgo
Chirurgia vista come coesistenza tra abilità manuale e capacità intellettive
“La precisione apparentemente meccanica del tagliare, cucire e annodare dipende
da un processo di sintesi intellettuale e di logica che costituisce uno dei più alti
risultati conseguiti insieme da cervello e psiche”
“L’operazione è il momento nel quale le mente del medico fa eseguire alle mani
degli ordini basati sull’intelligente comprensione del modo in cui il corpo umano
dovrebbe funzionare e del modo in cui esso non funziona”
59. Nella Francia del XIV e XV secolo la cura dei malati era affidata a tre
gruppi di persone in scala gerarchica
I medici , membri della facoltà di Medicina dell’Università: essi erano
preparati in latino e greco, venivano considerati molto colti e curavano con
farmaci e consigli
I barbieri i quali praticavano litotomie, salassi, scarnificazioni , curavano
le piaghe meno gravi
Confraternita di Saint Côme, confraternita di chirurghi che praticavano
gli interventi chirurgici più complicati disdegnati dai medici
Successivamente nel XVI secolo la posizione di barbieri venne legittimata
e divennero noti come corpo dei cerusici.
I cerusici dovevano frequentare le lezioni di anatomia umana e di
chirurgia tenute all’università. Dopodichè dovevano essere ammessi al
collegio di Saint Côme
60. La Chirurgia di Guerra
Maggiore importanza alla delicatezza nel trattare i tessuti
introdotta in contesto di guerra
Ogni nuova guerra richiede miglioramenti nella terapia
medica poiché essa porta con sé nuove tecniche di distruzione
Ferite sempre più complesse per essere curate esigono una
conoscenza più raffinata del corpo umano
61. La Chirurgia di Guerra
Giovanni da Vigo autore di “Practica copiosa”studiò e
approfondì la traumatologia bellica All’inizio del 1500 sostiene
la velenosità della palla o della polvere da sparo.
Il mezzo proposto da Vigo per eliminare gli effetti del veleno
consisteva nel cauterizzare la ferita con olio bollente
62. La Chirurgia di Guerra
Ambroise Paré nacque nel 1510 nella cittadina di Laval. Il suo primo
insegnante fu un cappellano, poi segui l’apprendistato da cerusico e, nel giro di
poco ottenne il posto di compagnon chirurgien all’ Hôtel Diue, dal quale,
quattro anni dopo, partì per la guerra con il maresciallo de Montejan. Qui
nasce in lui l’interesse per la cura delle ferite di archibugio (sostituisce l’olio
bollente con giallo d’uovo, olio rosato e trementina)
“Mentre mi trovavo a Torino conobbi un chirurgo famoso per il suo metodo
di trattare le ferite a archibugio, nelle cui grazie mi insinuai per avere la
ricetta che egli chiamava il suo balsamo con il quale curava le ferite”
63. Ambroise Paré
Con questa esperienza Paré diede vita al principio della delicatezza nella
cura delle ferite
Lavorare sul campo di battaglia diede a Paré l’opportunità di sperimentare
nuove tecniche di cura
Durante le battaglie di Danvilliers per la prima volta utilizza la tecnica di
legare i vasi sanguigni per bloccare le emorragie nelle amputazioni al
posto del ferro rovente
Alla disfatta dei francesi a Hedin, nel 1553, curò una ferita aperta
attraverso la quale veniva risucchiata aria nel torace attraverso un’impacco
con una spugna imbevuta d’olio “per arrestare il flusso di sangue e per
impedire che l’aria esterna penetrasse nel petto”. Aveva quindi un
tampone che fungeva da valvola a senso unico consentendo intanto di
prepare i bendaggi per la ferita
64. Ambroise Paré
Durante la battaglia di Hedin fu catturato ma fu rilasciato curando
un’ulcerazione sulla gamba di un colonello dell’imperatore
Egli mostrò ai medici del colonnello che l’ulcera era associata con una “grande
vena varicosa che la alimentava in continuazione”. La sua terapia consistette
nella asportazione dell’ulcera e nell’applicazione di uno stivaletto di pasta molle
fino al ginocchio proprio come farebbe un chirurgo vascolare nel ventesimo
secolo
L’unico accenno di Paré a una qualche forma di anestesia lo si trova nel capitolo
dedicato alle battaglie nelle Fiandre, dove raccomanda di ricorrere all’oppio e al
giusquiamo per consentire al paziente ferito di guarire
65. Ambroise Paré
Paré lascio una serie di scritti che avrebbero costituito una sorta di bibbia della
chirurgia per i secoli a venire
1545 “Trattato sulle ferite di archibugio e da armi da fuoco”.
Parè sostiene che bisogna badare non alla velenosità della palla, ma alla
contusione, alle fratture ossee, alle lesioni tendinee, è l’aria che se corrotta
sarà in grado di ammorbare i tessuti con i quali entrerà in contatto.
1547 “Metodi di cura delle ferite”: produzione della suppurazione della
ferita; detersione della ferita.
1561 “Anatomia universale del corpo umano”. La conoscenza
dell’anatomia è un requisito necessario per un chirurgo
1954 “Dieci libri di chirurgia con illustrazioni degli strumenti
necessari”
1575 “L’Opera Completa”
66. Ambroise Paré
Paré scrisse tutte le sue opere in francese colloquiale e questo permise di
tradurle in altre lingue parlate da medici di tutt’Europa. L’Opera
completa fu tradotta in inglese da Thomas Johnson, un farmacista
londinese
Nell’approccio alla valutazione delle prove è evidente la grandezza di
Paré. Egli inizio da un’estesa conoscenza dell’opera dei suoi predecessori
La sua autorevolezza deriva dalla sua ampia conoscenza dell’opera di
Ippocrate, di Galeno e di più recenti scrittori di chirurgia