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3. Appunti di
Strategia e Politica Aziendale Visto su: Profland
1. I modelli di direzione e i processi decisionali
La natura e lo scopo economico dell’impresa
L’impresa è un istituto (o organismo economico) che si avvale di mezzi, lavoro e capitale
per accrescere di valore per i soggetti interessati, è quindi uno strumento fatto per creare
e ripartire la ricchezza. L’uomo ne è protagonista assoluto.
L’impresa è anche un’istituzione sociale: ha bisogno di un ambiente, ne è pienamente
partecipe, hanno importanza i rapporti di interdipendenza, si ricercano le condizioni più
favorevoli (l’habitat più congeniale è nelle economie di mercato), le difficoltà ambientali
sono uno stimolo. Il mondo non è più tanto diviso dai diversi ordinamenti politici,
quanto dalla distribuzione tra i Paesi a economia progredita e industrializzata e quelli in
via di sviluppo (i primi investono nei secondi).
La natura dell’impresa consiste nel creare ricchezza: nel realizzare le proprie
combinazioni ne ricerca l’ottimizzazione attraverso il divario tra il valore attribuito ai
fattori impiegati rispetto a quello dei prodotti ottenuti, la differenza è il valore aggiunto
di ricchezza prodotto dall’impresa. Lo scopo della ricchezza è però finalizzato alla
successiva ripartizione tra i soggetti interessati.
Il valore aggiunto: offre una misura oggettiva delle capacità economiche dell’impresa
(dandone un giudizio neutrale) e offre la possibilità di un confronto tra diverse specie.
Un problema è dato dalla ricchezza prodotta all’interno, non sempre quantificabile
tramite il mercato.
Un’impresa senza un fine profittevole è un non senso economico. Una condizione di
equilibrio è necessaria anche: per le imprese pubbliche (economicità), per le cooperative
di produzione (l’interesse è negli scopi della cooperazione e nel rapporto sociale), per
l’impresa individuale (profittabilità).
Il profitto: condizione vitale di esistenza e sviluppo, datore di rigenerazione del sistema
produttivo, è composto da una serie di valori materiali ed immateriali (importanti questi
nel lungo periodo), può avere una trasposizione nello spazio (in un gruppo), può traslarsi
nel capitale economico (nelle imprese capitalizzate), ha vari modi di palesarsi.
L’organizzazione di un’impresa si basa sul lavoro (anche intellettuale) di collaboratori
interni ed esterni, importante è che questi si sentano partecipi del successo.
Rapporto impresa mercato: ricerca di persistenza dell’immagine e di fedeltà della
clientela, rapido mutamento degli scenari economici (importanti: mercato, D ed O,
consumatori, concorrenti), possesso di stabili quote di mercato (patrimonio molto
importante dato soprattutto dalla forza intrinseca del prodotto), relazioni ambientali.
Lo scopo è enunciato originariamente, la missione si definisce invece nel tempo.
I soggetti, le aspettative e il potere nell’impresa
Il soggetto principe è l’imprenditore (o dominus): l’impresa ed il suo imprenditore
vivono in simbiosi. La motivazione del profitto è sentita soprattutto come premio puro
dell’opera imprenditoriale.
Imprese individuali: il profitto corrisponde al salario destinato al soggetto economico,
che si identifica totalmente nell’imprenditore.
Imprese collettive: sovrapposizione tra imprenditore e soggetto economico, c’è una
comune volontà: S.n.c. (non è detto che la volontà decisionale ed il governo vengano
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4. Appunti di
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concretamente attribuite ai soci), S.a.s. (distinzione tra accomandanti e accomandatari),
S.r.l. (diaframma tra la persona del socio e quella della società).
Imprese societarie: il soggetto volitivo è colui che ha la maggioranza: S.r.l. (ben si
asseconda il mantenimento di una funzione di governo imprenditoriale), a base azionaria
allargata (il soggetto economico può non avere una definizione, in quanto permane come
dominus finché ha il controllo nelle assemblee, anche tramite i sindacati di voto,
altrettanto si possono sovrapporre le figure o si può affidare a terzi l’amministrazione
della società), public company (tutto il potere è affidato al management professionale, il
potere dei dirigenti è totale ma con autocensura, la fedeltà aziendale è precaria, quindi
poca lungimiranza nell’operare, es. la cultura statunitense è diversa da quella giapponese);
in Italia, sono soprattutto a carattere familiare, quindi con possibilità di definire strategie
di lungo termine.
Il soggetto economico non è l’unico ad avere interessi, ci sono anche: finanziatori,
creditori in generale, soci di minoranza, clienti, personale, amministratori, fisco e
ambiente in genere.
La funzione di governo imprenditoriale e direzionale
La funzione imprenditoriale, connaturata con l’impresa, è una complessa attività umana
volta a concepire, sviluppare e portare a compimento nel tempo un progetto economico
(business idea) e consiste nel concepire e costituire l’impresa, nell’attribuirgli uno scopo,
nello scegliere gli obiettivi e le strategie da perseguire, nell’organizzare e implementare
coerentemente il sistema operativo aziendale.
La funzione imprenditoriale si completa, strettamente, con quella di controllo
economico e amministrativo. Le qualità dell’imprenditore sono in gran parte congenite e
spontanee: l’apprendimento, l’esperienza e la cultura certamente arricchiscono le capacità
imprenditoriali, ma sono come delle sovrastrutture mentali (lo stile imprenditoriale
difficilmente cambia nel tempo).
La logica del rischio come quella del profitto sono componenti non distinte dell’operare
dell’impresa. Sul piano funzionale, il ruolo imprenditoriale ha 2 momenti: quello delle
valutazioni delle scelte e delle decisioni istituzionali e strategiche (tipica della fase
costitutiva, ma non per questo immutabile) e quello delle valutazioni, delle scelte e delle
decisioni organizzative e di politica aziendale (discendono dalla formulazioni strategica,
dai progetti e dai piani strategici, di impianto e di funzionamento).
Il pensiero imprenditoriale e l’azione amministrativa (o operativa) devono corrispondersi
l’uno con l’altra (eccezione l’imprenditore finanziere). Nell’impresa individuale non c’è
spazio per una funzione intermedia; in quella societaria si distinguono 3 livelli: l’Alta
direzione (i manager), le direzioni funzionali (amministrativa, finanziaria, commerciale,
ecc.), le direzioni di area e divisionali (in senso geografico, settoriale, ecc.) e quelle
operative (uffici, reparti, ecc.).
La figura dell’imprenditore e quella del dirigente o manager svolgono 2 ruoli distinti, ma
che si integrano fra loro: la figura imprenditoriale ha natura volitiva, strategica e
implementativa; ai manager si richiedono competenze, capacità organizzative,
autorevolezza, ecc.; cosa grave è la possibile inversione di compiti che induce a
confondere i poteri e a travisare le responsabilità.
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5. Appunti di
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Compiti dell’Alta direzione: proporre le scelte istituzionali, definire missioni-obiettivi-
strategie, organizzare il sistema aziendale, promuovere la politica, assumere le decisioni
operative, delegare le funzioni esecutive, esercitare il controllo strategico e operativo,
rendere conto del proprio operato al soggetto economico e a terzi.
Lo sviluppo del processo decisionale nell’Alta direzione
Modello imprenditoriale: assoluto (padre-padrone) e relativo (l’imprenditore assume la
guida dell’organo amministrativo a cui riserva le decisioni strategiche fondamentali e di
indirizzo politico, mentre delega al management la direzione esecutiva).
Modello imprenditoriale manageriale: si dividono le responsabilità (difficile ma con
ottimi risultati).
Modello manageriale: il management assume l’Alta direzione (public company); può
essere relativo o assoluto (non esiste la persona fisica dell’imprenditore).
2. Le determinanti economiche dell’impresa
Le coordinazioni economiche nel sistema d’impresa
L’impresa è un insieme coordinato di forze (interne ed esterne) con lo scopo di
sviluppare il processo di creazione di valore. Il valore: è quello della produzione, delle
risorse impiegate e quindi quello aggiunto tramite l’attività; è quello del salario; è
l’interesse commisurato al capitale di finanziamento; è il profitto; inoltre è composto da
altri valori intangibili (quelli immateriali). Tutto si basa sull’imprenditorialità, che crea un
equilibrio (più durevole in quelle a conduzione manageriale).
Le risorse originarie e specifiche
L’economicità dei mezzi impone il requisito dell’utilità e quello del costo; il significato
economico dipende dalle condizioni di disponibilità e dal mercato (es. petrolio), quindi
anche da una serie di circostanze.
Risorse originarie: naturali (non sempre ripetibili e di grande valore strategico), umane (il
lavoro è sempre più legato alle prestazioni intellettuali e alla cultura, c’è quindi il
problema della gestione del personale), finanziarie (il capitale può derivare da: capitale
proprio, a titolo di prestito, autofinanziamento, contributi in conto capitale; tutti
possono provocare una variazione dell’effetto leva e quindi della struttura patrimoniale).
Risorse specifiche: materiali (con concretezza fisica e utilità semplice o ripetuta come le
materie prime e sussidiarie, i beni strumentali di uso durevole, i materiali di consumo;
problematiche: significato strategico e disponibilità, es. JIT) e immateriali (tecnologie
industriali, di prodotto, di processo e di sistema, ad es. il sistema informativo).
Gli scenari economici e le situazioni competitive di mercato
Ogni mercato è interdipendente con gli altri, quindi vanno considerati: gli eventi di
politica internazionale e eventi e problemi economici.
Nel mercato: vari operatori, tecniche innovative (piccole imprese non significano piccolo
mercato), barriere regolamentari ed economiche, mercati imperfetti (o oligopolistici);
tutto ciò crea competizione, per cui si devono conosce le mosse altrui, in base all’offerta
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6. Appunti di
Strategia e Politica Aziendale Visto su: Profland
si può dividere il mercato in segmenti e fasce, importante lo studio dell’elasticità della D
e dell’O, il prezzo è la variabile indipendente che determina la quantità di D e O,
importante è il ruolo dell’informazione (soprattutto esterna).
Le circostanze ed i limiti ambientali ed istituzionali
I vincoli di mercato, oltre che le regolamentazioni, possono riguardare i regimi dei
prezzi, l’assoggettamento pubblico, ecc. e sono dettati dall’ambiente.
Problemi nuovi: rispetto ambientale e sistema fiscale (una giungla!).
3. Le strategie, le politiche e le scelte operative
La missione e le proposizioni strategiche dell’impresa
L’Alta direzione governa l’impresa assumendo le decisioni organizzative e gestionali per
raggiungere i fini istituzionali e sviluppa quindi un complesso processo decisionale.
La funzione imprenditoriale è il fattore aggregante del processo strategico, che nasce
dall’idea, mentre la funzione manageriale può integrare quella industriale.
La strategia aziendale è un coerente pensiero o progetto che si unisce all’intensa volontà
e determinazione di perseguire i fini, queste le fasi:
- fase embrionale: si sviluppa la business idea (definizione della missione e degli
obiettivi) che non è immutabile;
- fase istituzionale: definizione dello scopo (per circoscrivere le direttive primarie) e
attribuzione delle strutture di base (le condizioni basilari sono: durata,
denominazione, capitale sociale, funzioni amministrative ecc.);
- fase gestionale: si realizzano le finalità tramite le risorse disponibili.
Nella fase istitutiva, non appena l’organo amministrativo si sia insediato, vengono gettate
le basi delle proposizioni strategiche, che riguardano le definizioni della missione
aziendale, la scelta degli obiettivi e l’enunciazione dei principi strategici. La missione non
è semplicemente lo scopo, ma il credo stesso dell’impresa su un obiettivo primario ben
determinato e caratterizzante. Gli obiettivi concernono innanzitutto le condizioni di
impianto e di organizzazione del sistema aziendale. Subito dopo si determinano altri
obiettivi: equilibrare il fabbisogno finanziario, ottenere le necessarie autorizzazioni,
reclutare il personale, organizzare sia la rete distributiva e di vendita che le funzioni
amministrative e di controllo. La definizione dei principi strategici inizia con la scelta
della struttura finanziaria che rientra tra le scelte strategiche di base, che influenzeranno il
futuro dell’impresa; continua con le scelte di principio riguardanti invece il vero e
proprio impianto produttivo; il terzo ordine di principi basilari riguarda infine il mercato
(con organizzazione distributiva e marketing).
La valutazione degli scenari, delle situazioni competitive e dei rischi dell’impresa
Avviata la fase gestionale, l’Alta direzione deve porsi nella condizione di poter
conoscere, osservare e rilevare i fenomeni che mutano l’orizzonte dell’impresa come gli
eventi politici ed economici internazionali (molto imprevedibili) o come altri più
prevedibili (come fenomeni connessi ai cicli dello sviluppo economico, alle crisi, al segno
dei saldi della bilancia commerciale, ai rapporti di cambio, ecc.) o come quelli legati alle
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grandi trasformazioni culturali della scienza e della tecnica (innovare l’impresa significa
soprattutto cambiamento e crescita culturale, il progresso crea maggiori opportunità ma
è un momento critico).
Quanto al mercato, fenomeni come l’internazionalizzazione o la globalizzazione
determinano un ambiente molto competitivo e va sottolineato come il competitor non è
solo il diretto concorrente nell’offerta, ma anche le imprese marginali e i consumatori.
La formulazione della strategia aziendale
La strategia è l’arte di utilizzare nel modo migliore i mezzi disponibili per raggiungere un
determinato scopo. Comportamento economico e comportamento strategico sono
concetti fortemente assimilabili, anche se ci sono delle differenze. L’Alta direzione
elabora al proprio interno la dottrina strategica dell’impresa e dalle sue qualità intellettive
dipendono le capacità elaborative di un pensiero strategico; la dottrina strategica
comprende i principi strategici basilari, le definizioni della missione strategica, la strategia
di gestione, quelle per aree d’affari, per progetti straordinari ed i principi di governo.
La gestione strategica riguarda le valutazioni d’insieme delle risorse disponibili (tempi,
opportunità e modalità) per raggiungere gli obiettivi e si rivolge alle funzioni finanziarie,
di produzione e di marketing.
L’implementazione nelle politiche aziendali e nelle scelte operative
Le politiche aziendali sono volte in generale a concretizzare l’azione di governo
promossa dall’Alta direzione, in particolare a condurre e disciplinare le attività
organizzative, le attività gestionali e quelle afferenti all’amministrazione (ovvero al
controllo):
- le politiche organizzative: riguardano i principi e le norme interne (svolgimento dei
processi, rapporti gerarchici, relazioni ecc.), la politica del personale e, in fase
istituzionale, gli investimenti occorrenti;
- le politiche di gestione: concernono l’azione di governo e di guida svolta dall’Alta
direzione; si dividono in politiche di produzione, che consentono di preordinare i
criteri e le norme per la produzione (politiche di approvvigionamento, di processo e
di prodotto), quelle commerciali, che discendono dal marketing analitico (politiche
distributive, di comunicazione di vendita), e quelle finanziarie, che riguardano lo
svolgimento delle funzioni inerenti all’attività ricorrente, produttiva e commerciale
(politiche di capitale circolante, della liquidità o di tesoreria, di indebitamento e di
autofinanziamento); le politiche di controllo riguardano l’amministrazione aziendale.
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