Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Sostenibilità cosa vuol dire?
1. Serata aperta al pubblico di confronto sulla Sostenibilità organizzata dalla lista Addizione
Civica.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
2. Se cerchiamo su google «sostenibilità» troveremo decine di immagini e diagrammi come
questo. Queste immagini ci dicono che una cosa è «sostenibile» se lo è
contemporaneamente da tre punti di vista: ambientale, sociale ed economico. Se uno
solo di questi vincoli non è rispettato la cosa non è sostenibile.
Quel piccolo spazio verde è lo spazio che l’attuale sistema economico e sociale ci lascia
per fare cose che non danneggino l’ambiente o le generazioni future.
Usiamo allora questo schema e facciamo qualche esempio.
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3. Un albero è sostenibile?
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4. No, perché sul piano economico (il più delle volte) non rende.
Se poi è lontano in montagna e nessuno lo vede perché è irraggiungibile non ha neanche
un valore sociale direttamente percepibile.
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5. Ma allora sarà sostenibile il verde vicino a noi.
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6. Ha sicuramente impatti positivi per l’ambiente nelle nostre città e sempre più persone
danno agli alberi un valore sociale.
Ma sul piano strettamente economico è un costo e economicamente devo spendere per
gestirlo (raccogliere foglie, potare, monitorare, curare…)
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7. E l’auto è sostenibile?
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8. Beh, la mia è ovviamente una provocazione. Ma la risposta è dipende.
Immaginate un mondo in cui le auto private fossero riservate solo a situazioni di
emergenza (Polizia, CC, Vigili del fuoco, ambulanze….) o a condizioni di inabilità.
Avremmo pochissime auto e quelle poche produrrebbero pochi inquinanti e userebbero
poche risorse naturali. Il costo sarebbe adeguato ai costi di produzione (elevati perché
ne produco poche) e se fossimo cresciuti in un mondo in cui nessun privato ha accesso
all’auto sarebbe anche socialmente sostenibile.
La provocazione sul numero delle auto serve invece ad avviare un altro ragionamento:
noi spesso non ci rendiamo conto dell’impatto dei numeri e dei fenomeni di crescita.
Vorrei dimostrarvi il fatto che noi non riusciamo a manipolare i grandi numeri. Un
piccolo impatto moltiplicato per numeri sempre più grandi fa un enorme impatto. Così
enorme da modificare le condizioni di vita sul pianeta e mettere in crisi la vita nelle
nostre città e, più in generale, della civiltà umana per come la conosciamo oggi.
Prendiamo un foglio e pieghiamolo in 2, poi in 4, poi in 8…. Ogni volta lo spessore
aumenta….
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
9. Se riuscissimo a piegarlo così tante volte (non provateci: più di 7 volte è praticamente
impossibile!) questo è lo spessore che otterremmo
Per approfondire:
https://www.focus.it/cultura/curiosita/quante-volte-si-puo-piegare-un-foglio-di-carta
https://www.scientificast.it/foglio-di-carta-piegato-meta-103-volte/
Il concetto è talmente importante che lo ribadiamo con un breve video (1’ sub ITA):
https://youtu.be/qHbWewDc_wo (la leggenda di Sissa)
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10. Ecco invece una figura che ben rappresenta il concetto di sostenibilità.
La figura ci fa vedere uno spazio verde delimitato da due limiti:
Uno (quello del cerchio più interni) dei diritti minimi sociali (singoli e collettivi) che non possono essere
compressi,
l’atro (quello del cerchio più esterno) dei limiti ambientali che non possono essere superati.
Questo spazio verde è lo spazio riservato allo sviluppo delle attività umane, è lo «spazio sicuro per
un’economia durevole e rigenerativa».
La figura poi fa vedere in rosso cosa sta succedendo ai diritti (dove e quanto si stanno riducendo) e quali
limiti ambientali abbiamo già superato.
Mentre i limiti ambientali sono globali, quello sociali sono fortemente dipendenti dai confini
amministrativi: la condizione dei diritti nel mondo occidentale è molto diversa da quella di molti paesi
africani, mediorientali…. Ma recentemente ci siamo accorti che anche nel mondo occidentale anche i
diritti acqusiti si possono ridurre…..
Ora, per ridurre gradualmente gli eccessi e le carenze evidenziate in rosso e riportare il sistema all’interno
dello spazio di sicurezza è chiaro che serve avviare un processo di cambiamento. Questo processo si può
chiamare transizione ecologica e solidale (evidenziando quindi i due limiti in cui rientrare).
La figura è nota come «economia della ciambella» - «doughnut economy»
Per approfondire:
https://www.stockholmresilience.org
https://www.weforum.org/agenda/2017/04/the-new-economic-model-that-could-end-inequality-
doughnut
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11. Ecco i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibili approvati dall’assemblea dell’ONU nel 2015,
riposizionati rispetto ai tre spazi che abbiamo delimitato: quello dei diritti, quello della
biosfera, quello dell’economia.
Questi 17 obiettivi, e i relativi 169 indicatori sono una buona cassetta degli attrezzi per
orientarci a riportare l’attuale sistema in disequilibrio verso uno in equilibrio.
Il passaggio da dove siamo oggi a dove dobbiamo (velocemente) si chiama transizione
che, visto lo schema che abbiamo usato ha due aspetti: ecologica (perché deve
rispettare i limiti del pianeta) e sociale (perché deve garantire il rispetto dei diritti singoli
e collettivi.
Transizione ecologica e solidale potrebbe essere un buon nome.
https://www.stockholmresilience.org/research/research-news/2016-06-14-how-food-
connects-all-the-sdgs.html
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12. … e qui il più grosso fondo d’investimento al mondo con 6.300 miliardi da gestire (il PIL
italiano è circa 2.000 miliardi e quello USA poco meno di 20.000 miliardi) che scrive a
tutti gli Amministratori delegati delle società in cui detiene una partecipazione dicendo
che o ri-orientano lo scopo del proprio operato anche alla tutela di dipendenti, territorio
e collettività , oppure, anche in presenza di ottimi profitti trimestrali il fondo potrà uscire
e far mancare il proprio apporto di capitale.
Qui la lettera di del CEO di Blackrock:
https://www.blackrock.com/it/investitori-privati/approfondimenti/larry-fink-ceo-
letter?locale=it_IT&switchLocale=y&siteEntryPassthrough=true
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13. Per quanto poco possano valere i principi in questo momento storico, forse vale la pena
fare una riflessione.
Il trattato di Lisbona, pur non parlando di limiti, di fatto riconosce che lo spazio
economico può convivere solo rispettando diritti e ambiente.
Nella nostra costituzione la parola ambiente viene usata solo all’art. 117 quando si
elencano le funzioni a potestà legislativa concorrente con le Regioni. Nel 1947 non era
un’emergenza nota….
Forse, assumere nello statuto del Comune di Ferrara il concetto di sostenibilità e/o il
concetto di limite delle risorse naturali potrebbe avere un buon effetto sul piano
culturale.
Inoltre, visto che dal punto in cui siamo oggi a quello in cui dobbiamo arrivare per essere
sostenibili c’è un bel percorso da fare, potrebbe essere utile riconoscere la transizione
come un processo da sostenere anche dal punto di vista amministrativo.
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14. Ma se la transizione ecologica e solidale è un processo qualcuno, deve curare questo
processo affinché avvenga realmente nel territorio di Ferrara, sostenendo lo sviluppo
sempre più radicato di un’economia rigenerativa
Quando gli attrezzi per lo sviluppo erano sono stati costruite delle organizzazioni che
erano specializzate ad usarli. Ora che gli attrezzi sono diversi, e molti attrezzi ancora non
li conosciamo fino in fondo, forse vale la pena di pensare di avere qualcuno che cominci
ad imparare ad usarli.
Per esempio Bologna ha costruito la fondazione innovazione urbana:
http://www.fondazioneinnovazioneurbana.it. Sicuramente ci sono altri modelli, ma
serve indagare cosa avviene in altre città, verificare l’orientamento di altri attori del
territorio per capire se e come attivare la cosa anche a Ferrara.
Di sicuro serve un soggetto autorevole e in grado di co-operare con tutte le forze ed
organizzazioni del territorio, di girare l’europa (e non solo) per acquisire modelli di
intervento….
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
15. Da questa foto si vede come l’abbraccio avvolgente di alpi e appennini rende la pianura
padana come una grande stanza isolata da pareti sufficientemente alte per bloccare il
ricambio d’aria.
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16. A queste barriere fisiche verticali dobbiamo aggiungere anche un soffitto che spesso si
genera in determinate condizioni meteo (non è solo l’inversione termica, ma è quella più
semplice da rappresentare)
In questa enorme stanza non è che inquiniamo di più degli altri, ma è che quello che
emettiamo rimane dove è e si accumula, mentre in altri territori il ricambio d’aria è più
efficiente che da noi.
Poi sono le costruzioni che compongono la città stessa che fanno da ulteriore barriera
alla circolazione dell’aria, per cui in alcune situazioni nei centri abitati il fenomeno di
concentrazione si intensifica ancora di più.
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17. 17
Ultimo concetto per capire il fenomeno: le PM10 non sono solo quelle che vengono emesse come tali dall
Solo comprendendo il fenomeno delle polveri indirette si possono individuare le fonti reale del particolato
Questa è la stima (si tratta di stime elaborate sulla base di precise ed univoche indicazione europee) che la
Qui il video ufficiale (5’) che spiega fino in fondo: https://youtu.be/8Zv9iKDqjQ0
Sono evidenziate le fonti su cui il comune potrebbe in qualche misura incidere.
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18. Un po’ di conti giusto per comprendere l’entità del problema: è una guerra mondiale
permanente.
Con un’aggravante per noi che abitiamo in pianura padana: che l’80% avviene qui
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21. Ci sono obiettivi europei, nazionali e regionali sui rifiuti.
Al momento quelli regionali sono quelli più stringenti. Rispetto ad essi questa la
situazione di Ferrara.
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22. Questa è la piramide delle priorità che spesso ci viene presentata quando si parla di
rifiuti.
A priorità più elevata la prevenzione (non fare rifiuti), poi il riutilizzo (ri-usare anziché
buttare), poi il recupero di materia (differenziata e riciclaggio)…..
Illustrando così le cose il dibattito pubblico si concentra su differenziata e riciclaggio, che
nel «sentire collettivo» diventa l’UNICA politica per non portare i rifiuti in discarica o
all’inceneritore.
Proviamo ad analizzare il sistema di riciclo e vediamo se sta all’interno dello spazio verde
di sicurezza che abbiamo visto poche slide fa
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
23. Umido e verde sono da sempre sottoposte a cicli biologici rigenerativi. Sono quindi
completamente all’interno dello spazio verde della «ciambella».
Metallo e vetro: anche se possono essere riciclati all’infinito (potenzialmente) in realtà i processi
di riciclo sono molto energivori. Non solo ma poi in realtà sono tutti processi che hanno una
piccola parte di scarti. E quindi dopo circa 50 volte che la uso una bottiglia, la butto, la fondo e la
ricostruisco non rimane niente di materia. Ma nel frattempo ho consumato molta energia per
riciclarla. Si tratta comunque di processi dissipativi che consumano risorse e quindi bisogna
limitarli allo stretto indispensabile per rimanere all’interno dello spazio sicuro.
Carta e plastica: qui le cose cominciano a peggiorare. Scopriamo che la carta (se prodotta da
fibra vergine, cioè non già riciclata) più di 7 volte non riesco a riutilizzarla. Con la plastica poi
dipende da molti fattori (tipo di polimero, in cosa lo riciclo….) ma in termini generali posso farle
fare 1, 2… un numero comunque finito di giri, non di più. Questo modello NON è in equilibrio e
se pensiamo che possa risolvere i nostri problemi sbagliamo di grosso.
Questo non vuol dire che fare la differenziata e avere impianti di recupero è sbagliato, ma solo
che fare la differenziata è lunica cosa che possiamo fare oggi per ridurre i danni. E intanto
lavorare per cambiare il sistema e NON produrre rifiuti.
Per approfondire: l’energia grigia è l’energia che è servita per costruire un’oggetto e portarlo
nelle nostre case.
Qui un video che ce la spiega: https://youtu.be/GspnKYUkZaA Link clip Video 2’
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24. Allora forse il verso giusto per rappresentare la gerarchia dei rifiuti non è questo….
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25. Ecco che basta girare la piramide che capiamo dove indirizzare i nostri sforzi.
La priorità, e quindi la maggior parte delle nostre capacità di progettazione delle cose e
degli stili di vita, va posta alla riduzione (prima) e al riuso (poi).
Riduzione: progettare diversamente le cose perché non ci sia niente da buttare.
Riuso: al posto di un piatto di plastica ne uso uno durevole, al posto di un bicchiere di
plastica ne uso uno durevole…. Con strumenti di diverso tipo secondo le situazioni:
vuoto a rendere, cauzione….
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26. Lo stesso World Economic Forum quando parla di economia circolare relega al secondo
gradino più basso, dopo lo smaltimento in inceneritore, il concetto di riciclo, lasciando
ben più ampio spazio alle vere strategie per l’economia circolare.
Strategie che modificano il business delle imprese e gli stili di vita che, ricordiamocelo, ci
siamo inventati solo in pochi decenni e quindi potremmo anche cambiarli altrettanto in
fretta.
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27. Questo è tratto dal recentissimo rapporto dei comuni virtuosi «verso un’economia
realmente circolare» e dice, in italiano, le stesse cose che dice il WEF nella slide
precedente. Per l’economia circolare l’ultimo approccio in ordine di priorità è il recupero
di materia tramite il riciclaggio. Prima ci sono ben 4 priorità.
https://comunivirtuosi.org/verso-uneconomia-realmente-circolare
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28. Ma per realizzarlo serve concentrazione e superare difficoltà organizzative: per passare
da questo modello….
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29. …. A questo serve riprogettare molte cose: spazi, gestione, organizzazione,
comportamenti…..
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31. Ma ci sono anche autorevoli altri esempi:
https://comunivirtuosi.org/berkeley-amsterdam-avanguardia-nella-gestione-dei-
contenitore-usa-getta/
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34. Consciamente o meno queste sono le considerazioni che orientano le azioni di tutti i
Comuni.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
35. Ma, come sempre, serve provare a guardare le cose in modo diverso.
Forse non tutti sappiamo che gli alberi (e la vegetazione in generale) oltre ad avere
funzioni legate legate al paesaggio, alla bellezza e ai momenti ricreativi generano servizi
senza i quali le nostre città sarebbero ancora peggio di come sono:
- Intercettano acqua piovana riducendo la quantità di acqua che va in fogna
- Riducono l’energia necessaria per il condizionamento in estate ombreggiando gli edifici
- Assorbono inquinanti che altrimenti rimarrebbero in atmosfera (PMx, Ozono, Nox…)
- Assorbono, stoccandola nel legno, la CO2 che genera il cambiamento climatico
Ogni tipo di pianta ha caratteristiche diverse ed è possibile stimare l’entità di questi
servizi. Inoltre, visto che siamo in un mondo dove monetizzare aiuta a capire le cose, si
può calcolare il valore economico dei servizi reso da ogni albero.
La città di New York ha censito tutti gli alberi e le loro caratteristiche e ha fatto i calcoli
per ogni albero: https://tree-map.nycgovparks.org/
Questa pianta genera servizi per la collettività per un importo di oltre 260$/anno (oltre
230€/anno).
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
36. I quasi 700mila alberi di new-york erogano servizi ecologici per un controvalore di quasi
110 milioni di dollari all’anno. Con una media di circa 160$ all’anno ad albero.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
37. A Ferrara gli alberi pubblici censiti sono 26.000, in prima approssimazione si può stimare
che il valore dei servizi ecologici resi dagli alberi pubblici è pari a oltre 4 milioni di $
all’anno, cioè 3,6 milioni di euro.
Detto in altri termini se non avessimo alberi la collettività sarebbe più povera di 3,6
milioni di euro ogni anno. Circa 60€/anno per famiglia.
Il problema è che questi 60€/anno non sono entrate monetarie ma, e solo in parte,
minori costi distribuiti su diversi soggetti: bolletta energetica, bolletta idrica….
Invece i costi sono concentrati su un unico soggetto: il Comune.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
38. E’ solo un esempio di come si può ragionare diversamente con il verde cambiando i paradigmi di
una gestione «industriale» di potature e sfalciature che ormai non funziona più perché costa e.
spesso, non cura adeguatamente le piante.
L’esperimento fatto a suo tempo ha avuto rilevanza nazionale ma poi è stato abbandonato per
diversi motivi: troppe pecore concentrate in poco tempo, difficile gestione del pastore….
E se invece pensassimo ad una piccola bio-pastoreria urbana che con qualche decina di pecore si
occupa di mantenere sfalciata una definita area, che con latte produce formaggi «madeinFE»,
che riceve alunni delle scuole, che impiega anche svantaggiati, che diventa una attrazione
turistica in più…
Una cosa del genere va progettata, verificata la conformità legislativa, provata, adeguata,
definito un modello economico che la faccia stare in piedi…. Insomma esattamente quello che
viene fatto per le start-up.
Può il Comune essere ”l’incubatore” di imprese urbane di questo tipo? E se non il Comune, chi?
Senza un luogo che faccia da incubatore di «imprese urbane» non si modificherà mai l’economia
locale.
Ancora: in molte città del nord europa che ho visto recentemente si stanno modificando i parchi,
gestendo aree sempre più grandi con «erbacce» (erbe non nobili) che fanno fiori variegati in
grado di attirare gli impollinatori.
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39. Vi ricordate che fino a una decina di anni fa quando si viaggiava in macchina d’estate
fuori città il vetro si chiazzava di insetti spiaciccati? Vi succede ancora?
Abbiamo visto all’inizio che la crescita degli impatti è esponenziale… quindi anche i suoi
effetti lo sono.
Per gli insetti si concentrano tutti insieme questi effetti:
- Cambio d’uso del suolo: urbanizzazione o agricoltura intesiva
- Inquinamento: pesticidi e fertilizzanti sintetici
- Specie aliene e patogeni importati con il commercio globale
- Cambiamento climatico
In molte città del nord europa che ho visto recentemente si stanno modificando i parchi,
gestendo aree sempre più grandi con «erbacce» (erbe non nobili) che fanno fiori
variegati in grado di attirare gli impollinatori. Belle chiazze di colore che cambiano con la
stagione, poco lavoro per farlo, manutenzione praticamente nulla (NON bisogna
sfalciare!), grande simbolo culturale….
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
41. Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa volontaria, ideata dalla Commissione Europea, per
stimolare i Comuni ad avviare politiche attive per la riduzione delle emissioni
climalteranti senza attendere che l’UE stessa e gli stati nazionali (sottoposti a pressioni
da molte lobby) adottino provvedimenti conseguenti.
Una prima versione del patto dei Sindaci ha assunto gli obiettivi europei al 2020
(riduzione del 20% della CO2 entro il 2020).
Con l’approvazione nel 2017 degli obiettivi al 2030 (riduzione del 40% della CO2 entro il
2030) nasce la nuova versione del Patto dei Sindaci.
Il Comune di Ferrara (insieme a Voghiera e Masi Torello) hanno aderito, come quasi tutti
i Comuni della regione grazie a un contributo regionale, al Patto dei Sindaci2020. E’ stato
quindi stilato un quadro conoscitivo per comprendere le fonti delle emissioni di CO2 del
territorio e sono state definite azioni inserite nel Piano di Azione per l’Energia Sostenibile
(PAES), che viene monitorato ogni 2 anni.
Attualmente il Comune di Ferrara è tra i primi comuni della regione ad avere aderito al
nuovo Patto dei Sindaci2030 ed è impegnato nella redazione del PAESC (la C finale sta
per Clima).
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
42. Nella redazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile si è scoperto (è così in tutti i
Comuni) che tutti i consumi di energia dell’ente Comune sono poco meno dell’2% di
quelli del territorio
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
43. E i consumi energetici del territorio sono, in prima approssimazione, divisi in 3 parti
uguali:
- Imprese
- consumi casalinghi
- trasporti e mobilità
-Sono le nostre tre vite energetiche: stiamo a casa, lavoriamo e ci muoviamo per
necessità o per svago.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
44. A questa domanda rispondiamo dopo, prima un breve video (2’:40’’ – ITA)
https://youtu.be/4qH20mEHEv0
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
45. L’efficienza energetica fa ridurre i consumi per fare la stessa cosa che facevamo prima,
ma grazie alla riduzione dei costi poi facciamo molte più cose, con il risultato che
complessivamente consumiamo di più.
Il paradosso di Jevons è alla base della crescita economica, che punta sull’aumento di
efficienza a parità di risorse.
L’unico modo per ridurre i consumi è conoscere il paradosso di Jevons e tenere sotto
controllo i consumi complessivi.
Si può? Singolarmente si può, una piccola comunità può darselo come obiettivo
volontario, persino uno stato se lo è dato come obiettivo: è l stato di Zurigo (in svizzera),
non certo una nazione di ambientalisti, ma una nazione dove vige un sano pragmatismo.
Con un referendum hanno deciso di mettere in costituzione il concetto di «sufficienza»
nell’uso di energia e hanno fatto un piano per ridurre il consumo di energia procapite
annuo a 2.000 Kwh (oggi siamo a oltre 6.000 Kwh).
L’ENEA ci dice due cose importanti:
L’eliminazione di sprechi e il cambiamento di abitudini può arrivare a ridurre del 20% i
consumi
Ma la seconda è quella più importante: il requisito cognitivo che abilita le persone ad
investire in efficienza energetica è adottare il risparmio come stile di vita.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
46. Sufficienza: significa sobrietà, accontentarsi, non essere proiettati al «sempre di più»….
Ci sono piani nazionali che ne parlano e altri no…. Ma a livello comunale si può fare da
subito.
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
47. Invece tutti i segnali che ci arrivano dal “mercato” sono ben altro: per risparmiare
cambia fornitore!
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22/02/2019Incontro di Addizione Civica su sostenibilità
55. Video (2’ EN sub ITA): https://youtu.be/jm9vxWX-9qA
«… vi siete accorti di tre cose che sono valide anche nella nostra ricerca di un
mondo sostenibile:
1. E’ possibile
2. Bisogna rifletterci e probabilmente fare errori quando si comincia
3. E’ un po’ scomodo all’inizio»
Chi parla nel video è uno degli autori del celebre studio degli anni ‘70 «the limiti of
the growth» che in italiano è stato malamente tradotto in «i limiti dello sviluppo»
quando la traduzione letterale è: i limiti della crescita.
Dagli anni ‘70 ad oggi Dennis Meadows ha passato la sua vita professionale a
capire come modificare i meccanismi di funzionamento del nostro mondo per
renderlo «sostenibile» (che in questo caso è sinonimo di resiliente!)
Il docufilm «Ultima chiamata» riepiloga cosa è successo dalla pubblicazione del
film in poi. Info sul film e acquisto DVD: http://www.lastcallthefilm.org/it/
In questa slide trovate alcuni esempi di cosa è la vera sostenibilità e non i compromessi
che spesso oggi siamo costretti ad accettare: su ognuno di questi ci vorrebbero ore di
confronto per capire fino in fondo cosa significa.
Vi lascio questi spunti per ragionare sul nostro futuro individuale e collettivo
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