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POR Calabria FSER 2007- 2013 linea di intervento 3.5.1.1
               Attività di accompagnamento e animazione dei sistemi locali e territoriali




La gestione dei conflitti
Dr. Salvatore Barresi
Coordinatore Progetto Agenda 21 Calabria

                                                                                            1
Per affrontare il conflitto (come molti
              altri problemi della vita) sono
              necessari tre passi distinti:
              1. riconoscere la situazione;
              2. valutare la natura del conflitto;
              3. agire per risolverlo.



Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                        2
Tutti hanno esperienza di conflitto e quindi può darsi che ci illudiamo
              di poterlo riconoscere facilmente.
              Purtroppo il conflitto assume varie forme e sembianze.
              Per aiutarvi a riconoscere e valutare il conflitto, cominceremo dunque
              dalla discussione delle ragioni del conflitto.
              II conflitto è di moda ai giorni nostri.
              «Quello della risoluzione dei conflitti è un'attività in crescita», un
              grosso business.
              Il conflitto assume varie forme e sta dietro alle più svariate situazioni.
              Il conflitto può essere sia generico che specifico.




Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                           3
II conflitto: definizioni e prime generalizzazioni
             <<Il modo migliore di risolvere i conflitti è di evitarli»
             potrebbero dire gli amanti del quieto vivere.
             Ma il mondo gira in tutt'altro modo. Non possiamo nascondere
             il capo sotto la sabbia: mettete insieme due persone e presto
             o tardi nasceranno i contrasti. I conflitti sono inevitabili, quindi
             dobbiamo imparare a gestirli.




Dott. Salvatore Barresi
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                                                                                    4
Una semplice definizione di conflitto
          In psicologia è detto conflitto lo stato di tensione in cui un individuo viene
          a trovarsi quando è sottoposto alla pressione di impulsi, bisogni e
          motivazioni contrastanti, a causa d'una situazione creata da lui stesso o
          da terzi.
          Il conflitto si può avere in quasi tutte le circostanze della vita, e lo
          sperimentiamo fin dalla nascita. In linea generale possiamo distinguere i
          seguenti tipi di conflitto:
          •                conflitto interno (avvertito soltanto da noi);
          •                conflitto esterno (avvertito anche da altre persone);
          •                conflitto diretto (rivolto contro di noi);
          •                conflitto indiretto (non rivolto contro di noi personalmente);
          •                conflitto individuale (personale o condiviso da due sole persone);
          •                conflitto condiviso (da tre o più persone).

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                                                                                                5
Qualunque tipo di conflitto si presenta solitamente alla
                persona o alle persone "in conflitto" in due modi:
             1. qualcosa percepito come spiacevole e che
                causa ira, dispetto, fastidio, senso di colpa o
                pena;
             2. qualcosa che uno fa, pensa o dice e lo disturba,
                a causa di sentimenti contrastanti e delle
                decisioni che è costretto ad assumere.




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                                                                    6
Il conflitto può essere:
       • attivo o passivo (lo create voi o è stato creato da altri);
       • diretto (rivolto contro di voi);
       • indiretto (non rivolto specificatamente contro di voi, e tuttavia avvertito da voi);
       • esterno (una vostra reazione a circostanze esterne);
       • positivo o negativo;
       • interno (una reazione a scelte difficili che siete costretti a compiere);
       • può manifestarsi in molti modi e in molti luoghi;
       • spesso può assumere la forma di ira, stress, fastidio, tristezza e persino disturbo
       fisico.




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                                                                                         7
Gli elementi di base
             Soltanto dopo un'osservazione oggettiva dei nostri modi di vedere il conflitto è
                 possibile affrontarlo costruttivamente.
             I fondamentali
             1. Spesso gli uomini vedono le cose non come sono realmente ma
                attraverso un "filtro" personale. Le vostre lenti colorate funzionano
                perfettamente.
             2. Niente è ovvio. Non do mai per scontata nessuna delle considerazioni che
                sto per esporvi.
             3. Semplicità non significa mancanza d'importanza. Quando una mia
                osservazione vi sembrerà semplice, non dovete considerarla poco
                importante.
             4. Il conflitto è parte normale della vita. Se nella vostra vita non esistono
                conflitti, qualcosa non funziona.




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                                                                                                8
5.              Al conflitto si reagisce in due modi: in modo automatico (non
                             controllato) o acquisito (con l'esperienza o l'apprendimento).
             6.              La reazione automatica può o non può essere modificabile.
                             Soltanto voi potete sapere se siete in grado di controllarla
                             oppure no.
             7.              La reazione acquisita al conflitto può influire su tutta la vita. Il
                             risultato può essere molto positivo dal punto di vista sia fisico
                             che mentale.
             8.              Gli esseri umani hanno "stili" di comportamento ben definiti.
                             Questi stili determinano in larga misura la reazione automatica
                             al conflitto.
             9.              Gli essere umani vogliono (e hanno bisogno di) comunicare
                             reciprocamente. Ciò è vero al di là di ogni apparenza contraria.



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                                                                                                9
La comunicazione:               uno strumento
              essenziale per il processo di composizione dei
              conflitti
              Senza comunicazione, la risoluzione dei conflitti
              diventa impossibile. La comunicazione è parte
              essenziale della vita proprio come (si voglia o no) il
              conflitto. Anche nel più remoto monastero tibetano
              la comunicazione avviene ogni giorno. Non è quella
              intesa dall'uomo del frenetico mondo odierno, ad
              alta tecnologia, ma è pur sempre comunicazione
              dei bisogni e dei desideri di una comunità.


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                                                                       10
La posta in gioco
           Per considerare il vostro ruolo e quello della controparte in un conflitto è
           necessario riflettere sugli interessi in gioco, vostri e altrui.
           La posta in gioco può avere un'importanza vitale, può essere un
           bisogno irrinunciabile.
           Se non vengono soddisfatti i bisogni irrinunciabili delle parti, è
           improbabile che una disputa possa essere risolta.
           Sono questi bisogni, infatti, che determinano l'esito della negoziazione,
           non i desideri.
           I desideri sono la "ciliegina sulla torta": ciò che è gradito ma non è
           essenziale per soddisfare i bisogni che stanno alla base del conflitto.
           Nel nostro caso il termine "bisogni" può essere tradotto con “interessi",
           e questi interessi sono la posta in gioco.
           Di solito, il modo migliore per affrontare gli interessi delle parti in causa
           è di cercare di stabilire la natura del conflitto.

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                                                                                           11
La classificazione dei conflitti
             E’ possibile classificare i conflitti secondo:
             •               il motivo del contendere;
             •               le persone in conflitto;
             •               il luogo dove avvengono;
             •               il metodo usato per affrontarli - discussione, negoziazione,
                             mediazione, causa legale.
             «Ma allora» mi domanderete, «vista la varietà dei criteri di
             classificazione, qual è quello giusto?»
             Tutti e nessuno.
             A questo stadio della trattazione, il modo migliore di affrontare i differenti
             tipi di conflitto è di esaminare gli interessi delle parti in causa.


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                                                                                              12
Risoluzione dei conflitti
       Il processo si articola nei sette passi elencati qui sotto.
       Passo 1:                    Eliminare tutte le maschere.
       Passo 2:                    Identificare il vero problema.
       Passo 3:                    Rinunciare al desiderio di stravincere.
       Passo 4:                    Cercare più soluzioni.
       Passo 5:                    Valutare le opzioni e scegliere la soluzione migliore.
       Passo 6:                    Comunicare in modo da essere ascoltati.
       Passo 7:                    Riconoscere e proteggere il valore dei rapporti
                                   interpersonali.




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Primo passo: Eliminare tutte le maschere
         Abbiamo già detto che un conflitto può essere risolto soltanto se le
         persone coinvolte si mostrano come sono veramente e non nascoste
         dietro una maschera o un ruolo.
         La sincerità è la condizione di spirito ideale per risolvere i conflitti.
         In particolari situazioni, però, può darsi che sia difficile o addirittura
         impossibile essere completamente sinceri, specialmente quando ci
         poniamo in posizione difensiva o aggressiva (come accade alla maggior
         parte di noi quando ci troviamo in una situazione stressante).
         Ma se non potete essere del tutto sinceri, siate almeno autentici:
         rinunciate almeno alla maschera dietro la quale siete soliti nascondervi.




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                                                                                      14
Secondo passo: Identificare il vero problema
               Un conflitto si manifesta in vari modi, assume varie vesti. Per poter
               risolvere un conflitto dovete prima spogliarlo di tutte queste vesti e
               vederlo nella sua nudità. Dovete, insomma, scoprire il vero problema.
               L'abilità (da alcuni chiamata "arte") di andare oltre i problemi superficiali
               per trovare il vero problema è una condizione necessaria del buon
               problem solving ed un passo essenziale del processo di risoluzione dei
               conflitti.
               È infatti impossibile risolvere un conflitto se non si affronta il problema
               reale.




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Terzo passo: Rinunciare al desiderio di stravincere
           Coloro che vogliono averla completamente vinta non vincono mai, anche se
           qualche volta sembrano avere avuto la meglio. Oltre tutto, passano gran parte
           della vita a litigare, proprio come i "lottatori", dai quali tuttavia si distinguono perché
           i lottatori possono anche arrendersi, mentre i maramaldi non hanno pace finché
           non hanno stravinto.
           Quando le cose si mettono male, questi tipi non scendono a compromessi: urlano
           e strepitano e coinvolgono nella disputa più gente che possono.
           Con un atteggiamento del genere, è quasi impossibile risolvere un conflitto, a
           meno che non si abbiano di fronte i “neutrali".
           Ma nemmeno in questo caso il conflitto è veramente risolto, perché i neutrali non
           perdonano al vincitore di avere maramaldeggiato e, se possono, cercano di
           vendicarsi. Un conflitto non può certo dirsi risolto se una delle parti attende
           l'occasione di rifarsi.
           "Vincere" un conflitto è un ossimoro come "spietata dolcezza": i conflitti non si
           vincono, si risolvono!


Dott. Salvatore Barresi
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                                                                                                     16
Quarto passo: Cercare più soluzioni
      In questo mondo le cose non vanno mai in una direzione predeterminata, e quindi
      anche i conflitti sono aperti a parecchie soluzioni. Spetta alle parti in causa cercare il
      maggior numero possibile di soluzioni e poi scegliere quella più soddisfacente per tutti.
      Lottare "con le unghie e coi denti", e non fare concessioni, significa rinunciare ad una
      composizione pacifica. Il processo di risoluzione dei conflitti richiede quindi la ricerca
      del maggior numero possibile di soluzioni.
      È abbastanza diffusa, specialmente ai nostri giorni, l'opinione che si debba scegliere
      un bersaglio o un obiettivo, concentrarsi su quello e cercare di raggiungerlo rifiutando
      ogni compromesso.
      In certe situazioni e per certi obiettivi, la determinazione e l'impegno incondizionato
      sono certamente necessari. Per risolvere un conflitto sono utili, ma in questo caso la
      soluzione deve essere cercata fra più possibilità, altrimenti si cade nell'errore del "tutto
      o niente". Chi vuole "tutto o niente" ottiene più spesso "niente" che "tutto".
      In questo passo, dunque, si cercano le possibili soluzioni, le quali saranno valutate ai
      fini d'una situazione specifica nel passo successivo.



Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                                17
Quinto passo: Valutare le opzioni e scegliere la soluzione migliore
      Se siete convinti che la mentalità "tutto o niente" invita al conflitto e rappresenta un
      ostacolo per risolverlo, allora non potete far altro che cercare le varie possibilità di
      soluzione.
      Lo sviluppo di quelle più adatte o praticabili è ovviamente legato alla natura del
      conflitto. Spetta a voi, poi, scegliere la migliore.
      Che cosa determina la scelta della soluzione più adatta ad una situazione specifica?
      La risposta può sembrare semplicistica: scegliete la migliore soluzione praticabile fra
      tutte quelle prese in considerazione.
      Si noti che in questa risposta si trovano due termini chiave: "la migliore" e
      "praticabile". Spesso la soluzione migliore per voi non è praticabile, perché non
      funziona per la controparte. Altrettanto spesso, d'altra parte, la soluzione migliore per
      la controparte non è praticabile, perché non funziona per voi. Allora è necessario
      scegliere la soluzione non solo conveniente ma anche praticabile per entrambe le
      parti. E per "praticabile" non intendo semplicemente "accettabile".
      In questo contesto, "praticabile" implica anche la possibilità di agire, in modo da
      uscire da una situazione di conflitto per arrivare ad una situazione nella quale diventa
      realizzabile la soluzione.

Dott. Salvatore Barresi
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                                                                                              18
La formulazione di più possibilità di soluzione è utile per arrivare alla scelta di
       quella praticabile per i seguenti motivi:
       • mentre procediamo nello sviluppo delle possibili soluzioni, siamo indotti ad
       esaminare più approcci, e questo aumenta le probabilità di arrivare alla
       risoluzione del conflitto. Non dimenticate che la "soluzione" che stiamo
       cercando è la "composizione" non la "vittoria"
       • quando le soluzioni sono più d'una, anche la contropar-te ha maggiori
       possibilità di scelta, e così aumentano le probabilità di arrivare alla risoluzione
       del conflitto;
       • se aumentano le possibilità, aumentano anche le vostre probabilità di trovare
       un terreno comune su cui cercare la soluzione; mentre cercate più approcci,
       perdete la mentalità del "vincere ad ogni costo" che solitamente induce ad
       essere irremovibili; e l'eliminazione della mentalità del "vincere ad ogni costo"
       conduce automaticamente all'accettazione di soluzioni alternative;
       • il processo di sviluppo di più soluzioni possibili mette alla prova la sincerità
       delle parti; in effetti, è provato che quando le parti desiderano sinceramente
       risolvere un conflitto sviluppano più d'una soluzione possibile.


Dott. Salvatore Barresi
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                                                                                      19
Sesto passo: Comunicare in modo da essere ascoltati
     Non ci vuole un genio per capire che anche la più brillante delle idee non ha
     valore se non viene comunicata.
     In qualunque manuale o corso dedicato alle relazioni interpersonali, la
     comunicazione viene presentata come lo strumento decisivo. Ciò vale anche
     per il processo di risoluzione dei conflitti. Se non siete capaci di comunicare
     efficacemente alla controparte i vostri desideri e le vostre proposte, il conflitto
     non verrà composto.
     Comunicare significa trasmettere un messaggio a voce, per iscritto o mediante
     altri mezzi. Nel caso della risoluzione dei conflitti e della soluzione dei
     problemi, la comunicazione esiste certamente, ma spesso è compromessa da
     sentimenti ostili e da mancanza di chiarezza e di volontà di passare dalle
     parole ai fatti.
     Per comunicare efficacemente, è necessario ascoltare efficacemente. Non
     potete convincere chi vi ascolta, se non sapete che cosa pensa. Perciò, l'arte
     di ascoltare attivamente è un elemento chiave del processo di comunicazione.

Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                      20
La maggior parte di noi "ascolta" interpretando a modo suo ciò che
           l'altro gli dice (o scrive). È ascoltare, questo, o è falsificare i messaggi?
           Dalla maggior parte degli studi sull'argomento risulta che sono
           pochissime le persone che ascoltano veramente. Le persone ascoltano
           con le orecchie ma intanto interpretano, giudicano, preparano il loro
           discorso, o addirittura pensano ad altro.
           Con questo tipo di "comunicazione" i conflitti non si risolvono. Così,
           dobbiamo prima di tutto definire il concetto di "comunicazione" e poi
           applicarlo al processo di risoluzione dei conflitti.
           Ai nostri fini, la comunicazione è il processo umano che, usando parole,
           suoni e linguaggio del corpo, a) ottiene l'attenzione degli altri, b) illustra
           la posizione di una parte in causa e c) permette alla controparte di
           riceverla e inter-pretarla.
           In questa semplice definizione sta tutta la forza e tutta l'abilità richieste
           dal processo di risoluzione dei conflitti.


Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                            21
Ciò facendo sarete in grado di:
                                   di:
       (a)        ottenere l'attenzione dell'altro. Non si ascolta se non si presta
       attenzione. Così, prima di comunicare le vostre idee e le vostre proposte di
       risoluzione del conflitto, accertatevi di avere l'attenzione dell'altro. Come
       accertarsene? È molto semplice: chiedendolo! Prima di cominciare a parlare, è
       del tutto lecito invitare l'altro ad ascoltare con attenzione;

       (b)       esporre il caso. I vostri sentimenti, il vostro "punto di vista" e i "fatti"
       così come li vedete voi, debbono essere comunicati in maniera chiara, lucida e
       ben comprensibile. Se possibile, cercate di evitare emozioni, interpretazioni e
       giudizi. Non è sempre facile o possibile, ma più sarete oggettivi ed "essenziali",
       maggiori saranno le probabilità di essere ascoltati. Ogni parola in più può
       suscitare reazioni che bloccheranno il vostro discorso;
       (c)      accertarsi che il messaggio sia stato ricevuto correttamente. Che
       il messaggio arrivi correttamente è decisivo ai fini della sua interpretazione da
       parte dell'altro. C'è una bella differenza fra interpretare un messaggio ricevuto
       nella sua interezza ed uno ricevuto a pezzi e bocconi, mentre tentiamo di parlare
       anche noi. Anche nel primo caso è possibile che l'interpretazione sia distorta, ma
       nel secondo la distorsione è certa. Come essere sicuri che il messaggio è arrivato
       correttamente? Chiedere all'altro di ripeterlo è il modo migliore, ma spesso si può
       dedurre anche dalle reazioni dell'interlocutore

Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                         22
Settimo passo: Riconoscere e proteggere il valore del rapporto
       Comporre un conflitto equivale a conservare un rapporto. Se non fosse così, non
       avremmo interesse ad arrivare ad un accordo, e discordie e litigi distruggerebbero tutto.
       Abbiamo già osservato che le persone dabbene cercano di aiutarsi reciprocamente e di
       restare in armonia, anche quando sorga un conflitto d'interessi.
       Per poter comporre un conflitto, entrambe le parti debbono riconoscere le ragioni l'una
       dell'altra, ben sapendo che una composizione pacifica e la conservazione di buoni
       rapporti sono più importanti degli interessi contingenti.
       Se in occasione d'una disputa o d'un conflitto non vedete l'importanza di conservare
       buoni rapporti, può anche darsi che alla fine l'abbiate vinta voi, ma il conflitto non lo
       avrete risolto.
       Il fatto che questo passo del processo di risoluzione venga per ultimo non significa che
       il riconoscimento reciproco e l'importanza di arrivare a un accordo debbano venire
       soltanto alla fine. Può anche darsi che si manifestino all'inizio del processo.




Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                            23
IL PROCESSO IN AZIONE
      Le cause pubbliche
      Cominciamo con lo stabilire che cosa intendiamo per "causa pubblica".
      Sotto questa etichetta stanno casi della più varia gravità: si va dalla causa
      intentata al Comune dalla vecchietta caduta in una strada dissestata, a vere e
      proprie catastrofi come Three Mile Island, Cernobyl, Bhopal, Exxon Valdez, fino
      a tragedie che colpiscono interi paesi, come, ad esempio, la Bosnia-
      Erzegovina, la Somalia, ecc.
      Fra questi estremi stanno questioni che interessano piccole comunità o
      quartieri urbani, danneggiati da un piano regolatore o dall'inquinamento d'un
      fiume.
      Ai nostri fini, consideriamo "causa pubblica" qualunque conflitto o questione
      che coinvolge due o più persone e che colpisce direttamente o indirettamente
      un'intera comunità o una sua frazione.


Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                 24
Bene, se pensate di non avere alcun potere per risolvere le cause pubbliche, può anche
     darsi che abbiate ragione; ma se pensate che non vi riguardino, allora avete torto:
     lo vogliate o no, esse vi riguardano, e da vicino. Se poi siete fortemente interessati a
     partecipare alla vita del vostro quartiere o della vostra comunità, allora siete certamente
     disposti ad entrare nella pubblica arena.
     Secondo Susskind e Cruikshank (1987) le cause pubbliche danno origine ad un
     processo di problem solving collettivo. Questo processo si articola in tre fasi o stadi (detti
     dagli autori «prenegoziazione, negoziazione e attuazione»), ed è efficace per risolvere le
     questioni che dividono più persone ed hanno effetti a lungo termine sul gruppo. Nella mia
     pratica di conciliatore, io stesso ho osservato che i conflitti di gruppo possono essere
     risolti soltanto seguendo un processo ben ponderato e articolato in più stadi.
     Il processo in 7 passi è efficace anche in questi casi. Si noti che i 7 passi possono essere
     raggruppati nei tre stadi di prenegoziazione, negoziazione e attuazione, anche se il
     maggiore interesse va alla fase centrale, quella della negoziazione vera e propria, che,
     d'altra parte, è proprio quella nella quale si risolvono molte dispute, pubbliche e private.




Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                               25
II conflitto come opportunità
         Quando ci troviamo in una situazione difficile, può accadere che dubitiamo
         di noi e della nostra capacità di venirne a capo. Ciò è dovuto all'atto che
         nelle difficoltà affiorano tutte le critiche di cui siamo stati oggetto fin dalla
         fanciullezza. «Da adulti, non solo siamo capaci di autocritica, ma possiamo
         anche essere ipercritici nei nostri confronti ed avere una cattiva opinione
         delle nostre capacità».
         Ebbene, non riusciremo mai a considerare il conflitto come un'opportunità
         se prima non eliminiamo questi meccanismi paralizzanti.
         L'autocritica è utile, ma fino a certo punto. Soprattutto, deve essere
         compensata da atti costruttivi capaci di contrastare i sentimenti
         d'inadeguatezza o d'impotenza che talvolta ci assalgono.
         Il processo in 7 passi può avere efficacia anche in questi casi.


Dott. Salvatore Barresi
Economista d’Impresa e Sociologo
                                                                                         26

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Agenda 21 Calabria Field Gestione Dei Conflitti [S.Barresi 2010] [Modalità Compatibilità]

  • 1. POR Calabria FSER 2007- 2013 linea di intervento 3.5.1.1 Attività di accompagnamento e animazione dei sistemi locali e territoriali La gestione dei conflitti Dr. Salvatore Barresi Coordinatore Progetto Agenda 21 Calabria 1
  • 2. Per affrontare il conflitto (come molti altri problemi della vita) sono necessari tre passi distinti: 1. riconoscere la situazione; 2. valutare la natura del conflitto; 3. agire per risolverlo. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 2
  • 3. Tutti hanno esperienza di conflitto e quindi può darsi che ci illudiamo di poterlo riconoscere facilmente. Purtroppo il conflitto assume varie forme e sembianze. Per aiutarvi a riconoscere e valutare il conflitto, cominceremo dunque dalla discussione delle ragioni del conflitto. II conflitto è di moda ai giorni nostri. «Quello della risoluzione dei conflitti è un'attività in crescita», un grosso business. Il conflitto assume varie forme e sta dietro alle più svariate situazioni. Il conflitto può essere sia generico che specifico. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 3
  • 4. II conflitto: definizioni e prime generalizzazioni <<Il modo migliore di risolvere i conflitti è di evitarli» potrebbero dire gli amanti del quieto vivere. Ma il mondo gira in tutt'altro modo. Non possiamo nascondere il capo sotto la sabbia: mettete insieme due persone e presto o tardi nasceranno i contrasti. I conflitti sono inevitabili, quindi dobbiamo imparare a gestirli. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 4
  • 5. Una semplice definizione di conflitto In psicologia è detto conflitto lo stato di tensione in cui un individuo viene a trovarsi quando è sottoposto alla pressione di impulsi, bisogni e motivazioni contrastanti, a causa d'una situazione creata da lui stesso o da terzi. Il conflitto si può avere in quasi tutte le circostanze della vita, e lo sperimentiamo fin dalla nascita. In linea generale possiamo distinguere i seguenti tipi di conflitto: • conflitto interno (avvertito soltanto da noi); • conflitto esterno (avvertito anche da altre persone); • conflitto diretto (rivolto contro di noi); • conflitto indiretto (non rivolto contro di noi personalmente); • conflitto individuale (personale o condiviso da due sole persone); • conflitto condiviso (da tre o più persone). Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 5
  • 6. Qualunque tipo di conflitto si presenta solitamente alla persona o alle persone "in conflitto" in due modi: 1. qualcosa percepito come spiacevole e che causa ira, dispetto, fastidio, senso di colpa o pena; 2. qualcosa che uno fa, pensa o dice e lo disturba, a causa di sentimenti contrastanti e delle decisioni che è costretto ad assumere. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 6
  • 7. Il conflitto può essere: • attivo o passivo (lo create voi o è stato creato da altri); • diretto (rivolto contro di voi); • indiretto (non rivolto specificatamente contro di voi, e tuttavia avvertito da voi); • esterno (una vostra reazione a circostanze esterne); • positivo o negativo; • interno (una reazione a scelte difficili che siete costretti a compiere); • può manifestarsi in molti modi e in molti luoghi; • spesso può assumere la forma di ira, stress, fastidio, tristezza e persino disturbo fisico. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 7
  • 8. Gli elementi di base Soltanto dopo un'osservazione oggettiva dei nostri modi di vedere il conflitto è possibile affrontarlo costruttivamente. I fondamentali 1. Spesso gli uomini vedono le cose non come sono realmente ma attraverso un "filtro" personale. Le vostre lenti colorate funzionano perfettamente. 2. Niente è ovvio. Non do mai per scontata nessuna delle considerazioni che sto per esporvi. 3. Semplicità non significa mancanza d'importanza. Quando una mia osservazione vi sembrerà semplice, non dovete considerarla poco importante. 4. Il conflitto è parte normale della vita. Se nella vostra vita non esistono conflitti, qualcosa non funziona. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 8
  • 9. 5. Al conflitto si reagisce in due modi: in modo automatico (non controllato) o acquisito (con l'esperienza o l'apprendimento). 6. La reazione automatica può o non può essere modificabile. Soltanto voi potete sapere se siete in grado di controllarla oppure no. 7. La reazione acquisita al conflitto può influire su tutta la vita. Il risultato può essere molto positivo dal punto di vista sia fisico che mentale. 8. Gli esseri umani hanno "stili" di comportamento ben definiti. Questi stili determinano in larga misura la reazione automatica al conflitto. 9. Gli essere umani vogliono (e hanno bisogno di) comunicare reciprocamente. Ciò è vero al di là di ogni apparenza contraria. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 9
  • 10. La comunicazione: uno strumento essenziale per il processo di composizione dei conflitti Senza comunicazione, la risoluzione dei conflitti diventa impossibile. La comunicazione è parte essenziale della vita proprio come (si voglia o no) il conflitto. Anche nel più remoto monastero tibetano la comunicazione avviene ogni giorno. Non è quella intesa dall'uomo del frenetico mondo odierno, ad alta tecnologia, ma è pur sempre comunicazione dei bisogni e dei desideri di una comunità. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 10
  • 11. La posta in gioco Per considerare il vostro ruolo e quello della controparte in un conflitto è necessario riflettere sugli interessi in gioco, vostri e altrui. La posta in gioco può avere un'importanza vitale, può essere un bisogno irrinunciabile. Se non vengono soddisfatti i bisogni irrinunciabili delle parti, è improbabile che una disputa possa essere risolta. Sono questi bisogni, infatti, che determinano l'esito della negoziazione, non i desideri. I desideri sono la "ciliegina sulla torta": ciò che è gradito ma non è essenziale per soddisfare i bisogni che stanno alla base del conflitto. Nel nostro caso il termine "bisogni" può essere tradotto con “interessi", e questi interessi sono la posta in gioco. Di solito, il modo migliore per affrontare gli interessi delle parti in causa è di cercare di stabilire la natura del conflitto. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 11
  • 12. La classificazione dei conflitti E’ possibile classificare i conflitti secondo: • il motivo del contendere; • le persone in conflitto; • il luogo dove avvengono; • il metodo usato per affrontarli - discussione, negoziazione, mediazione, causa legale. «Ma allora» mi domanderete, «vista la varietà dei criteri di classificazione, qual è quello giusto?» Tutti e nessuno. A questo stadio della trattazione, il modo migliore di affrontare i differenti tipi di conflitto è di esaminare gli interessi delle parti in causa. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 12
  • 13. Risoluzione dei conflitti Il processo si articola nei sette passi elencati qui sotto. Passo 1: Eliminare tutte le maschere. Passo 2: Identificare il vero problema. Passo 3: Rinunciare al desiderio di stravincere. Passo 4: Cercare più soluzioni. Passo 5: Valutare le opzioni e scegliere la soluzione migliore. Passo 6: Comunicare in modo da essere ascoltati. Passo 7: Riconoscere e proteggere il valore dei rapporti interpersonali. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 13
  • 14. Primo passo: Eliminare tutte le maschere Abbiamo già detto che un conflitto può essere risolto soltanto se le persone coinvolte si mostrano come sono veramente e non nascoste dietro una maschera o un ruolo. La sincerità è la condizione di spirito ideale per risolvere i conflitti. In particolari situazioni, però, può darsi che sia difficile o addirittura impossibile essere completamente sinceri, specialmente quando ci poniamo in posizione difensiva o aggressiva (come accade alla maggior parte di noi quando ci troviamo in una situazione stressante). Ma se non potete essere del tutto sinceri, siate almeno autentici: rinunciate almeno alla maschera dietro la quale siete soliti nascondervi. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 14
  • 15. Secondo passo: Identificare il vero problema Un conflitto si manifesta in vari modi, assume varie vesti. Per poter risolvere un conflitto dovete prima spogliarlo di tutte queste vesti e vederlo nella sua nudità. Dovete, insomma, scoprire il vero problema. L'abilità (da alcuni chiamata "arte") di andare oltre i problemi superficiali per trovare il vero problema è una condizione necessaria del buon problem solving ed un passo essenziale del processo di risoluzione dei conflitti. È infatti impossibile risolvere un conflitto se non si affronta il problema reale. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 15
  • 16. Terzo passo: Rinunciare al desiderio di stravincere Coloro che vogliono averla completamente vinta non vincono mai, anche se qualche volta sembrano avere avuto la meglio. Oltre tutto, passano gran parte della vita a litigare, proprio come i "lottatori", dai quali tuttavia si distinguono perché i lottatori possono anche arrendersi, mentre i maramaldi non hanno pace finché non hanno stravinto. Quando le cose si mettono male, questi tipi non scendono a compromessi: urlano e strepitano e coinvolgono nella disputa più gente che possono. Con un atteggiamento del genere, è quasi impossibile risolvere un conflitto, a meno che non si abbiano di fronte i “neutrali". Ma nemmeno in questo caso il conflitto è veramente risolto, perché i neutrali non perdonano al vincitore di avere maramaldeggiato e, se possono, cercano di vendicarsi. Un conflitto non può certo dirsi risolto se una delle parti attende l'occasione di rifarsi. "Vincere" un conflitto è un ossimoro come "spietata dolcezza": i conflitti non si vincono, si risolvono! Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 16
  • 17. Quarto passo: Cercare più soluzioni In questo mondo le cose non vanno mai in una direzione predeterminata, e quindi anche i conflitti sono aperti a parecchie soluzioni. Spetta alle parti in causa cercare il maggior numero possibile di soluzioni e poi scegliere quella più soddisfacente per tutti. Lottare "con le unghie e coi denti", e non fare concessioni, significa rinunciare ad una composizione pacifica. Il processo di risoluzione dei conflitti richiede quindi la ricerca del maggior numero possibile di soluzioni. È abbastanza diffusa, specialmente ai nostri giorni, l'opinione che si debba scegliere un bersaglio o un obiettivo, concentrarsi su quello e cercare di raggiungerlo rifiutando ogni compromesso. In certe situazioni e per certi obiettivi, la determinazione e l'impegno incondizionato sono certamente necessari. Per risolvere un conflitto sono utili, ma in questo caso la soluzione deve essere cercata fra più possibilità, altrimenti si cade nell'errore del "tutto o niente". Chi vuole "tutto o niente" ottiene più spesso "niente" che "tutto". In questo passo, dunque, si cercano le possibili soluzioni, le quali saranno valutate ai fini d'una situazione specifica nel passo successivo. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 17
  • 18. Quinto passo: Valutare le opzioni e scegliere la soluzione migliore Se siete convinti che la mentalità "tutto o niente" invita al conflitto e rappresenta un ostacolo per risolverlo, allora non potete far altro che cercare le varie possibilità di soluzione. Lo sviluppo di quelle più adatte o praticabili è ovviamente legato alla natura del conflitto. Spetta a voi, poi, scegliere la migliore. Che cosa determina la scelta della soluzione più adatta ad una situazione specifica? La risposta può sembrare semplicistica: scegliete la migliore soluzione praticabile fra tutte quelle prese in considerazione. Si noti che in questa risposta si trovano due termini chiave: "la migliore" e "praticabile". Spesso la soluzione migliore per voi non è praticabile, perché non funziona per la controparte. Altrettanto spesso, d'altra parte, la soluzione migliore per la controparte non è praticabile, perché non funziona per voi. Allora è necessario scegliere la soluzione non solo conveniente ma anche praticabile per entrambe le parti. E per "praticabile" non intendo semplicemente "accettabile". In questo contesto, "praticabile" implica anche la possibilità di agire, in modo da uscire da una situazione di conflitto per arrivare ad una situazione nella quale diventa realizzabile la soluzione. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 18
  • 19. La formulazione di più possibilità di soluzione è utile per arrivare alla scelta di quella praticabile per i seguenti motivi: • mentre procediamo nello sviluppo delle possibili soluzioni, siamo indotti ad esaminare più approcci, e questo aumenta le probabilità di arrivare alla risoluzione del conflitto. Non dimenticate che la "soluzione" che stiamo cercando è la "composizione" non la "vittoria" • quando le soluzioni sono più d'una, anche la contropar-te ha maggiori possibilità di scelta, e così aumentano le probabilità di arrivare alla risoluzione del conflitto; • se aumentano le possibilità, aumentano anche le vostre probabilità di trovare un terreno comune su cui cercare la soluzione; mentre cercate più approcci, perdete la mentalità del "vincere ad ogni costo" che solitamente induce ad essere irremovibili; e l'eliminazione della mentalità del "vincere ad ogni costo" conduce automaticamente all'accettazione di soluzioni alternative; • il processo di sviluppo di più soluzioni possibili mette alla prova la sincerità delle parti; in effetti, è provato che quando le parti desiderano sinceramente risolvere un conflitto sviluppano più d'una soluzione possibile. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 19
  • 20. Sesto passo: Comunicare in modo da essere ascoltati Non ci vuole un genio per capire che anche la più brillante delle idee non ha valore se non viene comunicata. In qualunque manuale o corso dedicato alle relazioni interpersonali, la comunicazione viene presentata come lo strumento decisivo. Ciò vale anche per il processo di risoluzione dei conflitti. Se non siete capaci di comunicare efficacemente alla controparte i vostri desideri e le vostre proposte, il conflitto non verrà composto. Comunicare significa trasmettere un messaggio a voce, per iscritto o mediante altri mezzi. Nel caso della risoluzione dei conflitti e della soluzione dei problemi, la comunicazione esiste certamente, ma spesso è compromessa da sentimenti ostili e da mancanza di chiarezza e di volontà di passare dalle parole ai fatti. Per comunicare efficacemente, è necessario ascoltare efficacemente. Non potete convincere chi vi ascolta, se non sapete che cosa pensa. Perciò, l'arte di ascoltare attivamente è un elemento chiave del processo di comunicazione. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 20
  • 21. La maggior parte di noi "ascolta" interpretando a modo suo ciò che l'altro gli dice (o scrive). È ascoltare, questo, o è falsificare i messaggi? Dalla maggior parte degli studi sull'argomento risulta che sono pochissime le persone che ascoltano veramente. Le persone ascoltano con le orecchie ma intanto interpretano, giudicano, preparano il loro discorso, o addirittura pensano ad altro. Con questo tipo di "comunicazione" i conflitti non si risolvono. Così, dobbiamo prima di tutto definire il concetto di "comunicazione" e poi applicarlo al processo di risoluzione dei conflitti. Ai nostri fini, la comunicazione è il processo umano che, usando parole, suoni e linguaggio del corpo, a) ottiene l'attenzione degli altri, b) illustra la posizione di una parte in causa e c) permette alla controparte di riceverla e inter-pretarla. In questa semplice definizione sta tutta la forza e tutta l'abilità richieste dal processo di risoluzione dei conflitti. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 21
  • 22. Ciò facendo sarete in grado di: di: (a) ottenere l'attenzione dell'altro. Non si ascolta se non si presta attenzione. Così, prima di comunicare le vostre idee e le vostre proposte di risoluzione del conflitto, accertatevi di avere l'attenzione dell'altro. Come accertarsene? È molto semplice: chiedendolo! Prima di cominciare a parlare, è del tutto lecito invitare l'altro ad ascoltare con attenzione; (b) esporre il caso. I vostri sentimenti, il vostro "punto di vista" e i "fatti" così come li vedete voi, debbono essere comunicati in maniera chiara, lucida e ben comprensibile. Se possibile, cercate di evitare emozioni, interpretazioni e giudizi. Non è sempre facile o possibile, ma più sarete oggettivi ed "essenziali", maggiori saranno le probabilità di essere ascoltati. Ogni parola in più può suscitare reazioni che bloccheranno il vostro discorso; (c) accertarsi che il messaggio sia stato ricevuto correttamente. Che il messaggio arrivi correttamente è decisivo ai fini della sua interpretazione da parte dell'altro. C'è una bella differenza fra interpretare un messaggio ricevuto nella sua interezza ed uno ricevuto a pezzi e bocconi, mentre tentiamo di parlare anche noi. Anche nel primo caso è possibile che l'interpretazione sia distorta, ma nel secondo la distorsione è certa. Come essere sicuri che il messaggio è arrivato correttamente? Chiedere all'altro di ripeterlo è il modo migliore, ma spesso si può dedurre anche dalle reazioni dell'interlocutore Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 22
  • 23. Settimo passo: Riconoscere e proteggere il valore del rapporto Comporre un conflitto equivale a conservare un rapporto. Se non fosse così, non avremmo interesse ad arrivare ad un accordo, e discordie e litigi distruggerebbero tutto. Abbiamo già osservato che le persone dabbene cercano di aiutarsi reciprocamente e di restare in armonia, anche quando sorga un conflitto d'interessi. Per poter comporre un conflitto, entrambe le parti debbono riconoscere le ragioni l'una dell'altra, ben sapendo che una composizione pacifica e la conservazione di buoni rapporti sono più importanti degli interessi contingenti. Se in occasione d'una disputa o d'un conflitto non vedete l'importanza di conservare buoni rapporti, può anche darsi che alla fine l'abbiate vinta voi, ma il conflitto non lo avrete risolto. Il fatto che questo passo del processo di risoluzione venga per ultimo non significa che il riconoscimento reciproco e l'importanza di arrivare a un accordo debbano venire soltanto alla fine. Può anche darsi che si manifestino all'inizio del processo. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 23
  • 24. IL PROCESSO IN AZIONE Le cause pubbliche Cominciamo con lo stabilire che cosa intendiamo per "causa pubblica". Sotto questa etichetta stanno casi della più varia gravità: si va dalla causa intentata al Comune dalla vecchietta caduta in una strada dissestata, a vere e proprie catastrofi come Three Mile Island, Cernobyl, Bhopal, Exxon Valdez, fino a tragedie che colpiscono interi paesi, come, ad esempio, la Bosnia- Erzegovina, la Somalia, ecc. Fra questi estremi stanno questioni che interessano piccole comunità o quartieri urbani, danneggiati da un piano regolatore o dall'inquinamento d'un fiume. Ai nostri fini, consideriamo "causa pubblica" qualunque conflitto o questione che coinvolge due o più persone e che colpisce direttamente o indirettamente un'intera comunità o una sua frazione. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 24
  • 25. Bene, se pensate di non avere alcun potere per risolvere le cause pubbliche, può anche darsi che abbiate ragione; ma se pensate che non vi riguardino, allora avete torto: lo vogliate o no, esse vi riguardano, e da vicino. Se poi siete fortemente interessati a partecipare alla vita del vostro quartiere o della vostra comunità, allora siete certamente disposti ad entrare nella pubblica arena. Secondo Susskind e Cruikshank (1987) le cause pubbliche danno origine ad un processo di problem solving collettivo. Questo processo si articola in tre fasi o stadi (detti dagli autori «prenegoziazione, negoziazione e attuazione»), ed è efficace per risolvere le questioni che dividono più persone ed hanno effetti a lungo termine sul gruppo. Nella mia pratica di conciliatore, io stesso ho osservato che i conflitti di gruppo possono essere risolti soltanto seguendo un processo ben ponderato e articolato in più stadi. Il processo in 7 passi è efficace anche in questi casi. Si noti che i 7 passi possono essere raggruppati nei tre stadi di prenegoziazione, negoziazione e attuazione, anche se il maggiore interesse va alla fase centrale, quella della negoziazione vera e propria, che, d'altra parte, è proprio quella nella quale si risolvono molte dispute, pubbliche e private. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 25
  • 26. II conflitto come opportunità Quando ci troviamo in una situazione difficile, può accadere che dubitiamo di noi e della nostra capacità di venirne a capo. Ciò è dovuto all'atto che nelle difficoltà affiorano tutte le critiche di cui siamo stati oggetto fin dalla fanciullezza. «Da adulti, non solo siamo capaci di autocritica, ma possiamo anche essere ipercritici nei nostri confronti ed avere una cattiva opinione delle nostre capacità». Ebbene, non riusciremo mai a considerare il conflitto come un'opportunità se prima non eliminiamo questi meccanismi paralizzanti. L'autocritica è utile, ma fino a certo punto. Soprattutto, deve essere compensata da atti costruttivi capaci di contrastare i sentimenti d'inadeguatezza o d'impotenza che talvolta ci assalgono. Il processo in 7 passi può avere efficacia anche in questi casi. Dott. Salvatore Barresi Economista d’Impresa e Sociologo 26