Feeding the City: Production, Representation and Engagement
Symposium - Siena, 25th June
Introductory Panel
Sustainability in Tuscany: a modern for an ancient story?
Ivo Biagianti Panel 1, Symposium Siena, 25th june 2014
1. Feeding the City: Production, Representation and Engagement
Introductory Panel
Sostenibilità in Toscana: un concetto moderno per una vecchia storia?
Prof. Ivo Biagianti University of Siena, Chairs of History of Modern and
Contemporary Tuscany and Modern History.
Abstract (English version)
Most of the tuscan agrarian landscape was shaped by a century-long process marked by the presence of
mezzadria (a type of sharecropping). The mezzadria system imply that productions of the soil are halved
between the land-owner and the land-holder (mezzadro). The land-holder and his family lived and worked in
a “podere” (farm), a self-sufficient unit in term of food production.
Mezzadria developed intensively from XIV-XV century when rich merchants and bankers invested in
agriculture (deforestation, drainage of wet lands, new vineyard, fruit trees plantations, expansion of
livestock, increase of crop yields).
Focusing on Valdichiana, an area between Siena and Arezzo provinces, we can observe the trasformation of
the landscape. On Leonardo Da Vinci map (1502-03) we can see that most of the valley was covered by a
marsh as big as the Trasimeno lake: the dreinage, operated by Granducato di Toscana (Medici and Lorena
dynasties) lasted three centuries. By the middle of the XIX century the marsh was dreined and new “poderi”
were built nearby the hydraulic engineering works where “mezzadri settled to exploit the land and prevent it
from flooding.
Where the wetland was, there are many new farms, new roads, all the land is coltivated, many kinds of fruits
trees dotting the fields.
Also woodland were exploited, and flocks of sheep used to wintered in the flatland by Tuscan coast and
came back to the mountains during the summer along the old way of transhumance.
This world came to an end after the second world war, when US cereals were much more competitive and
the opening of international markets impacted radically on traditional agriculture. From the Fifties,
mezzadria falled into crisis: mezzadri abandoned the country to work in industries, fields lied untilled, the
landscape changed completely. Extensive farming took place of intensive agriculture with massive use of big
tractors that distoyed the elements that characterized the landscape (small fields surrounded by trees, little
dirty roads among the fields, chanels, etc ) with loss of biodiversity.
Traditional agriculture has been replaced by vineyard monoculture for wine production.
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La sostenibilità va coniugata con i contesti territoriale e temporale, che a loro volta
sono una componente della dimensione paesaggistica.
Nel caso della Toscana il paesaggio ha conosciuto profonde trasformazioni nel corso
dei secoli, che a loro volta si coniugano con le forme dell’insediamento sul territorio
e con quelle del paesaggio. Il mondo rurale è ancorato a forme antropiche
2. particolarmente stabili nel tempo, di lunga durata, modificate solo molto lentamente
dal lavoro dell’uomo, per cui il paesaggio risulta una costruzione frutto del
sovrapporsi delle trasformazioni prodotte dal succedersi di decine di generazioni.
Per quanto riguarda il paesaggio di gran parte della Toscana, bisogna partire dalle
forme che ha assunto attraverso la presenza del rapporto agricolo basato sulla
mezzadria e sul podere, organizzati nel sistema di fattoria.
Il podere costituisce un’unità culturale definita in base alle necessità
dell’autoconsumo familiare (sostenibilità riproducibile): tutti i membri della famiglia
riversano il loro lavoro nel podere; dal podere la famiglia mezzadrile ricava tutte le
risorse per il suo sostentamento annuale.
Il rapporto si dice mezzadrile in quanto tutti i prodotti del suolo e della stalla sono
divisi a metà fra il lavoratore (il mezzadro, o colono) e il proprietario del fondo (il
padrone, spesso un grande proprietario terriero). I poderi appartenenti ad uno stesso
proprietario e posti nel medesimo territorio, sono affidati al controllo di un
amministratore, un fattore, che vigila per conto del padrone sul comportamento e sul
lavoro della famiglia mezzadrile, amministra le entrate e le uscite dei poderi
appartenenti alla stessa fattoria, tiene i conti colonici in ordine, annotandoli nei
libretti colonici, tiene un giornale nel quale scrive quotidianamente ogni evento che
riguarda l’attività economica della fattoria, di cui deve rendere conto al proprietario.
Lo sviluppo di questo sistema agricolo culturale è lento nel tempo e conosce una
accelerazione da quando a partire dal XIV-XV secolo in Toscana gli interessi
economici delle grandi famiglie si spostano dalla mercatura (i grandi mercanti e
banchieri fiorentini, senesi, lucchesi), verso l’agricoltura e così dalla manifattura delle
pregiate botteghe artigiane, agli investimenti in ville, in campagna, alle bonifiche, ai
miglioramenti fondiari, ai diboscamenti, all’incremento delle colture con l’impianto
di vigneti, oliveti, frutteti, all’espansione dell’allevamento di bestiame, alla maggiore
disponibilità di letame per la concimazione e l’aumento delle rese agricole.
Se prendiamo in considerazione un’area a noi relativamente vicina e piuttosto
caratteristica dell’agricoltura mezzadrile toscana, quella della Valdichiana che si
estende fra le province di Siena e Arezzo, vediamo più da vicino lo svolgersi di
questo processo, documentandolo con l’ausilio di strumenti che ci consentono di
vedere le caratteristiche del paesaggio. Partendo dalla carta di Leonardo da Vinci del
1502-03, vediamo che all’inizio dell’età moderna la parte centrale della vallata è
sommersa da una grande palude che si estende quasi quanto il lago Trasimeno, che è
il bacino lacustre più grande dell’Italia centro-meridionale. Si tratta di un paesaggio
3. da “addomesticare”: non solo nei terreni paludosi del piano, ma anche nelle sterili
montagne o nelle boscose colline.
Grandi opere di bonifica vengono realizzate nel corso dei secoli centrali dell’età
moderna, ad opera dei governanti del Granducato: prima i Medici e poi i Lorena; fra
queste ricordiamo la Chiusa dei Monaci, il Callone di Valiano, la sagomatura del
Canale Maestro della Chiana. A metà dell’Ottocento la Valdichiana è bonificata, e
completamente prosciugata: cioè nel corso di tre secoli con un lavoro ciclopico
questa vallata à stata risanata con la bonifica per colmata, invertendo la pendenza di
un’intera vallata e portando le acque del fondovalle a scorrere da sud verso nord
gettandosi nell’Arno.
Non solo: nelle terre via via sottratte alla palude sono stati impiantati i poderi,
costruite le case coloniche per l’abitazione del mezzadro, realizzate le strade, i pozzi,
il forno, le stalle per il bestiame, le rimesse per i cereali e il fieno, le opere idrauliche
per la salvaguardia del territorio da nuovi allagamenti, legando il mezzadro al
territorio con il divieto di allontanarsi dal suo podere, a presidio anche della stabilità
idraulica e del recente risanamento.
Il territorio un tempo paludoso si è ricoperto di case sparse nelle campagne, che
costituiscono i nodi di un reticolo, disteso fra un paese e l’altro. La campagna è
intensamente abitata, e curata; le coltivazioni ricoprono ogni parte del territorio. Le
famiglie sono molto numerose, in quanto c’è bisogno di braccia per il lavoro della
terra, in assenza di macchine: solo le bestie da lavoro alleviano le fatiche del
mezzadro. Le prode dei campi sono circondante dalle piante da frutto: è il bel
paesaggio dell’alberata, è la ruralità toscana, ancor oggi percettibile nei casolari
isolati sulle collinette e sui cucuzzoli delle nostre campagne.
Ma accanto all’agricoltura mezzadrile, è presente anche il lavoro nel bosco, dal
taglialegna, al carbonaio, al pastore; e centinaia di pastori, con migliaia di capi di
bestiame emigrano ogni anno in Maremma, seguendo itinerari millenari, partendo in
autunno per andare a svernare nei pascoli più miti del senese e del grossetano, per
ritornare in primavera nella montagne del Casentino, del Pistoiese, dell’Appennino
toscano, per l’alpeggio nelle frescure estive delle nostre montagne.
Poi lentamente con la crisi dell’agricoltura tradizionale, la stagnazione delle rese
agrarie, la concorrenza dei grani americani, finisce che la cerealicultura non è più
conveniente a meno che un regime autarchico, come quello fascista, non impedisca
l’importazione dei cereali dai mercati internazionali, come avverrà sino alla fine della
seconda guerra mondiale.
4. Successivamente, le condizioni sociali ed ambientali sono cambiate con la riapertura
dei mercati internazionali, l’avvio dell’opera di ricostruzione, che ha visto un primo
spostamento di braccia dall’agricoltura mezzadrile all’edilizia nei grandi cantieri di
opere pubbliche per ricostruire ferrovie, strade, ponti, interi quartieri cittadini distrutti
dai bombardamenti, e con lo sviluppo di un processo di industrializzazione leggera
diffusa sul territorio.
A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, l’agricoltura mezzadrile, che ha
caratterizzato per molti secoli la vita e il paesaggio della Toscana. è entrata
definitivamente in crisi: i mezzadri hanno abbandonato le campagne, i poderi sono
rimasti vuoti, il paesaggio è cambiato, al posto delle colture ordinate e dei filari di
piantate è subentrato prima l’abbandono e l’incolto, poi un’agricoltura estensiva
condotta con il ricorso a conto-terzisti che hanno sbarbicato le piante, eliminato le
alberate e lavorato le piccole prese con i grandi mezzi meccanici (trattori), guastando
prode, scoli e cavedagne, e distruggendo il paesaggio agrario tradizionale. Nei casi
migliori all’agricoltura tradizionale si è sostituita una coltura specializzata,
soprattutto nei vigneti del senese, del fiorentino, dell’aretino, che producono vini
pregiati e oggi sempre più ricercati nei mercati mondiali.
Infine anche le abitudini alimentari, il modo di cibarsi sono cambiati, con l’avvento
dell’urbanesimo generalizzato, e del consumo di cibi non più prodotti direttamente
dal campo, dall’orto e dall’alla stalla, ma acquistati sul mercato.
L’autosufficienza alimentare garantita dalle campagne e la sostenibilità annuale sono
diventate tutta un’altra cosa: ha perso ogni importanza la conservazione del vino nella
cantina, o dell’olio negli orci, o la lavorazione della lana con la filatura domestica o
l’uso del telaio per produrre i tessuti a domicilio.