R. Monducci, Economia, imprese, lavoro: fattori critici e potenziale di crescita dell'economia italiana
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Formation
17° appuntamento annuale dei CIO italiani -
Oltre i confini della trasformazione digitale: le sfide di un mondo in versione beta
Baveno, 22-25 giugno 2017
R. Monducci, Economia, imprese, lavoro: fattori critici e potenziale di crescita dell'economia italiana
Economia, imprese, lavoro: fattori critici e
potenziale di crescita dell’economia italiana
Roberto Monducci
Direttore del Dipartimento per la produzione statistica
17° appuntamento annuale dei CIO italiani
OLTRE I CONFINI DELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE : LE SFIDE DI UN MONDO IN
VERSIONE BETA
Baveno, 22-25 giugno 2017
1
Outline
Economia: analisi delle dinamiche macroeconomiche e della
competitività del nostro sistema produttivo a confronto con quelle
delle principali economie europee. Congiuntura. Previsioni
macroeconomiche.
Imprese: dal macro al micro - adozione di una linea di analisi a
livello d’impresa, consentita dallo sviluppo di basi dati di grandi
dimensioni ed esaustive; gli effetti di selezione indotti dalla crisi; i
settori e le imprese vincenti e perdenti; la ripresa della
competitività; la digitalizzazione delle imprese; il potenziale di
crescita economica nelle percezioni delle imprese.
Lavoro: crisi e ripresa del mercato del lavoro; i giovani; livello di
istruzione e successo sul mercato del lavoro; le professioni ICT.
2
Dopo una (doppia) crisi lunga e intensa, ripresa moderata
In Italia, nonostante la ripresa
dell’ultimo biennio, il livello del Pil in
volume è ancora inferiore di circa il
7% rispetto al picco di inizio 2008;
In Spagna il recupero è quasi
completo mentre Francia e
Germania segnano progressi di oltre
il 4 e circa ll’8%.
In un contesto ciclico internazionale
in leggera decelerazione, nel 2016
l’Italia ha consolidato il processo di
ripresa iniziato nel 2015, con una
crescita del Pil in volume dello 0,9%.
L’espansione è stata guidata dalla
domanda interna, compensando il
contributo negativo della domanda
estera netta.
4
Andamento del Pil e contributi alla crescita -
Anni 2010-2016 (variazioni congiunturali)
La crescita coinvolge anche il Mezzogiorno
Nel 2016 il Prodotto interno lordo ha
registrato un aumento in linea con
quello nazionale nel Mezzogiorno
(+0,9%) , lievemente inferiore nel
Centro (+0,7%) e nel Nord-ovest
(+0,8%) e superiore alla media
nazionale nel Nord-est (+1,2%).
L’occupazione (misurata in termini di
numero di occupati) è cresciuta, nel
2016, dell’1,3%.
L’aumento maggiore è nel Nord-est
(+1,8%), seguito dal Mezzogiorno
(+1,6%) e del Nord-ovest (+1,0%).
Nelle regioni del Centro la crescita è
inferiore alla media (+0,6%).
L’aggancio della ripresa da parte del
Mezzogiorno è un importante fattore
di consolidamento del quadro
macroeconomico.
5
Prodotto interno lordo e occupati per ripartizione geografica.
Anno 2016.
(Variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)
Continuano a crescere potere d’acquisto e consumi delle famiglie
E’ proseguita nel 2016 l’espansione dei
consumi finali nazionali (+1,2 per
cento, dal +1,0 del 2015) sostenuti
dall’incremento del reddito disponibile
in termini reali.
Il tasso di risparmio delle famiglie
consumatrici (8,6%) in aumento di due
decimi di punto rispetto al 2015,
rimane su livelli sensibilmente più bassi
rispetto alla media 2000-2009.
Il reddito reale è stato sostenuto dalla
crescita dei redditi nominali e
dell’occupazione e dalla stabilità dei
prezzi.
La stabilizzazione del sentiero di
crescita dei consumi è un fattore
rilevante del consolidamento della
ripresa.
6
Potere d'acquisto, consumi finali delle famiglie consumatrici e
propensione al risparmio. (Valori concatenati con anno di riferimento
2010, variazioni tendenziali e valori percentuali)
0
2
4
6
8
10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV
2011 2012 2013 2014 2015 2016
Propensione al risparmio (scala dx) Potere d'acquisto Spesa per consumi finali
I settori: buona performance manifatturiera …
Crescita elevata dell’industria dei
mezzi di trasporto, dei metalli. Meno
intensa per i macchinari, i mobili,
l’elettronica. Flessioni per tessili-
abbigliamento e legno e prodotti in
legno.
Nei servizi crescita intensa di
commercio, servizi di alloggio e
ristorazione, servizi professionali.
Flessioni nei servizi di informazione
e comunicazione (comprende ICT) e
soprattutto nei servizi finanziari.
Nel biennio 2015-16 buona
performance manifatturiera, lenta e
frammentata ripresa dei servizi,
debolezza persistente delle
costruzioni.
7
Andamento del valore aggiunto settoriale e nelle principali
attività di mercato - Anni 2015-2016 (variazioni percentuali,
valori concatenati ai prezzi base con anno di riferimento 2010)
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
AGRICOLTURA
MANIFATTURA
Alimentari
Tess.-Abbigl.
Legnoeprod.
Chimica
Farmaceutica
Gomma-plast.-Mnm
Metall.eprodotti
Eletttronica
App.elettriche
Macchinari
Mezziditrasporto
Mobiliealtroman.
Energia
Acqua
COSTRUZIONI
SERVIZI
Commercio
Logistica
Alloggio-ristor.
Serv.Inf.eCom.
Fin-assic.
Att.immob.
(69-71)Cons.etec.
(72)R&S
(73-75)Altreatt.prof.
Altris.imprese
A C ← C → D E F G-U G H I J K L M N
2016 2015
+12%
… ma aumentano le distanze nella competività dei settori
Le dinamiche del biennio 2015-2016
misurate dall’indicatore sintetico di
competitività congiunturale individuano
4 gruppi di settori manifatturieri:
Trainanti: pesano per il 28,5% sul valore
aggiunto. Farmaceutica, Autoveicoli,
Macchinari, Mobili …
In recupero: pesano il 32,5%.
Altri mezzi di trasporto, Alimentari,
Bevande ….
In rallentamento: pesano per l’11,9%.
Abbigliamento, Gomma e plastica.
In ritardo: pesano per il 26,8%. Metalli,
Pelle, Tessile, Chimica …
La ripresa industriale è associata a
rilevanti ricomposizioni settoriali interne
in termini di posizionamento
competitivo.
8
Indicatore sintetico di competitività, manifattura 2015-2016
10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno; 17=Carta;
18=Stampa; 20=Chimica; 21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali non metalliferi;
24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo; 26=Elettronica; 27=Apparecchiature elettriche;
28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di trasporto; 31=Mobili; 32=Altro
Crisi e ripresa degli investimenti
Nel decennio 2007-2016 gli
investimenti misurati a prezzi correnti
sono diminuiti del 18,1%
Due specifiche fasi di contrazione: la
prima a seguito della crisi del 2009 e
la seconda, più profonda e
prolungata, nel periodo 2011-2014.
Accelerazione della crescita degli
investimenti in Italia nel 2016 (+2,9%,
dopo +1,8% nel 2015).
La recente dinamica positiva è stata
trainata dagli investimenti in mezzi di
trasporto (+27,3%) e, in misura
minore, dalle macchine e
attrezzature (+3,9%).
La posizione dell’Italia resta
notevolmente arretrata, nonostante
la crescita recente e le politiche di
stimolo agli investimenti. 9
Investimenti nei principali paesi europei
Quote sul Pil. Anni 1995-2016
Investimenti in proprietà intellettuale in ripresa, debole in Italia
Ad eccezione dell’Italia, in
tutti i principali paesi
europei gli investimenti in
prodotti della proprietà
intellettuale (R&D, software)
hanno mantenuto un trend
sempre crescente.
Data la riconosciuta
rilevanza strategica di
questo tipo di investimenti,
la posizione anomala del
nostro Paese segnala
problemi strutturali non
risolti (dimensioni
d’impresa, qualità del
management ecc.).
10
Investimenti in prodotti della proprietà intellettuale nei principali
paesi europei. Anni 1995-2016, numeri indice 2007=100, valori concatenati.
Recupero della competitività esterna …
Dal 2014: recupero da competitività
di prezzo, anche attraverso la flessione
del costo del lavoro, favorita dai
provvedimenti fiscali.
La quota delle esportazioni su quelle
mondiali è aumentata, dopo anni di
diminuzioni (3% sul 2016).
Nel 2016 le esportazioni di prodotti
chimici, alimentari e, soprattutto, di
automobili sono cresciute più della
media dei relativi mercati.
Export di beni strumentali (principale
voce dell’attivo commerciale), cresciuto
come in Germania e più che in Francia
e Spagna.
Ottima performance commerciale
delle imprese italiane, con rilevanti
recuperi di competitività esterna.
11
Esportazioni nazionali di merci e quote dell'Italia sul commercio
mondiale - Anni 2000-2016
(variazioni rispetto all'anno precedente e quote percentuali)
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
-25,0
-20,0
-15,0
-10,0
-5,0
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Esportazioni Quota sulle esportazioni mondiali
Congiuntura: forte crescita del PIL nel primo trimestre del 2017
Nel primo trimestre il Pil è aumentato in Italia dello
0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% nei
confronti del primo trimestre del 2016.
La variazione «acquisita» per il 2017 è pari a +0,9%.
Crescita significativa anche negli altri grandi paesi
europei: il PIL è aumentato in termini congiunturali
dello 0,6% in Germania, dello 0,4% in Francia, dello
0,3% negli Stati Uniti e dello 0,2% nel Regno Unito.
In termini tendenziali, si è registrata una crescita del
2,9% in Germania, del 2% negli Stati Uniti e nel Regno
Unito e dell’1% in Francia.
Nel complesso, il PIL dei paesi dell’area Euro è
aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre
precedente e dell’1,7% nel confronto con lo stesso
trimestre del 2016.
Il ritmo di crescita dell’economia italiana si sta
avvicinando a quello medio dell’area euro.
12
PRODOTTO INTERNO LORDO. Livelli e variazioni
congiunturali su dati concatenati, destagionalizzati e corretti
per gli effetti di calendario (anno di riferimento 2010).
-1.2
-0.8
-0.4
0.0
0.4
0.8
1 T 11 1 T 12 1 T 13 1 T 14 1 T 15 1 T 16 1 T 17
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
1 T 11 1 T 12 1 T 13 1 T 14 1 T 15 1 T 16 1 T 17
L’accelerazione della ripresa nel 2017: il contributo dei servizi
Un contributo rilevante all’accelerazione della
crescita nei primi mesi del 2017 proviene dal settore
dei servizi.
La crescita delle vendite appare generalizzata a gran
parte dei settori, con picchi nei servizi alle imprese e
nel trasporto e magazzinaggio.
Performance ancora deludente del settore dei servizi
di informazione e comunicazione, ma buona
performance della componente dei servizi IT, che
cresce dell’1,6% nella media del 2016 (+1,3% la
variazione del totale dei servizi di mercato) e del
4,5% nel primo trimestre del 2017 rispetto ai primi
tre mesi del 2016 (dato in linea con quello medio).
L’accelerazione della crescita nei servizi, da
verificare nei prossimi mesi, può rappresentare il
principale elemento di cambiamento del ritmo di
crescita dell’economia italiana.
13
Fatturato dei servizi. I trimestre 2012 - I trimestre 2017,
indice destagionalizzato . Base 2010=100
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I
2012 2013 2014 2015 2016 2017
ATTIVITÀ ECONOMICA
Indici destagionalizzati
I Trim 17
IV Trim 16
G Commercio all'ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (b) +1,7
H Trasporto e magazzinaggio +2,1
I Attività dei servizi di alloggio e ristorazione +1,2
J Servizi di informazione e comunicazione +0,2
M Attività professionali, scientifiche e tecniche +0,6
N Agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese +4,3
Indice generale del fatturato dei servizi +1,6
Prospettive a breve termine positive
14
Clima di fiducia delle imprese - Anni 2012-2017
(indice, 2010=100)
60
70
80
90
100
110
120
130
2012 2013 2014 2015 2016 2017
Manifattura Costruzioni
Servizi Commercio
Le prospettive di crescita risentono anche del clima
di fiducia delle imprese.
La fiducia è in miglioramento dalla metà del 2016
per i principali settori economici e continua a
crescere.
Indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia
(indice, 2005=100)
o L’indicatore anticipatore dell’andamento
dell’economia italiana mantiene una intonazione
positiva, indicando prospettive di crescita su
ritmi simili a quelli sperimentati recentemente.
Le previsioni di crescita economica per il 2017
Nel 2017 si prevede un aumento dell’1%
del Pil.
La domanda interna al netto delle scorte
contribuirebbe alla crescita del Pil per
1,1 punti percentuali, mentre l’apporto
della domanda estera netta sarebbe
marginalmente negativo (-0,1 punti).
La crescita dei consumi continuerebbe
ad essere alimentata dai miglioramenti
del mercato del lavoro.
L’attività di investimento è attesa
consolidarsi, beneficiando anche degli
effetti positivi sul mercato del credito e
delle politiche nazionali di sostegno.
Gli andamenti congiunturali recenti
sembrano prefigurare un possibile
aggiustamento al rialzo della previsione
per il 2017.
15
PREVISIONI PER L’ECONOMIA ITALIANA – PIL E PRINCIPALI COMPONENTI
Anni 2014-2017, valori concatenati, variazioni percentuali sull’anno precedente
2014 2015 2016 2017
Prodotto interno lordo 0,1 0,8 0,9 1,0
Importazioni di beni e servizi fob 3,2 6,8 2,9 4,4
Esportazioni di beni e servizi fob 2,7 4,4 2,4 3,5
DOMANDA INTERNA INCLUSELESCORTE 0,2 1,4 1,0 1,2
Spesa delle famiglie residenti e delle ISP 0,3 1,6 1,4 1,0
Spesa delle AP -0,7 -0,7 0,6 0,1
Investimenti fissi lordi -2,3 1,6 2,9 3,0
CONTRIBUTI ALLA CRESCITADEL PIL
Domanda interna (al netto variazione scorte) -0,4 1,1 1,4 1,1
Domanda estera netta -0,1 -0,5 -0,1 -0,1
Variazione delle scorte 0,6 0,2 -0,5 0,0
Deflatore della spesa delle famiglie residenti 0,2 0,0 0,0 1,4
Deflatore del prodotto interno lordo 1,0 0,7 0,8 0,8
Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente 0,2 0,4 0,7 0,9
Unità di lavoro 0,2 1,0 1,4 0,7
Tasso di disoccupazione 12,7 11,9 11,7 11,5
Saldo della bilancia dei beni e servizi / Pil (%) 2,9 2,9 3,5 2,9
Dalla recessione il cambio di passo nella dinamica della produttività
La produttività totale dei fattori (TFP)
misura gli effetti del progresso tecnico e
di altri fattori della crescita, tra cui le
innovazioni nel processo produttivo, i
miglioramenti nell’organizzazione del
lavoro e delle tecniche manageriali, i
miglioramenti nell’esperienza e nel livello
di istruzione del lavoro.
Il contributo alla crescita economica da
parte della TFP è positivo sia in recessione
(2009-13) sia in espansione (2014-15).
La recessione del 2009-2013 ha stimolato
le imprese italiane ad adottare strategie
organizzative, di mercato, tecnologiche
che hanno indotto una crescita della
produttività totale dei fattori, dopo
decenni di diminuzione.
Importante segnale di discontinuità
strutturale.
17
Contributi alla crescita del valore aggiunto. Totale economia (a).
Anni 1995-2015
Nel 2011-2014 il sistema produttivo ha
perso 194mila imprese (-4,6%) su 4,4
milioni e quasi 800mila addetti (-5,0%)
su 16 milioni.
La contrazione è generalizzata, ma ha
interessato soprattutto le imprese più
piccole.
Le costruzioni hanno perso quasi un
terzo del valore aggiunto. Più
contenute le perdite di manifattura (-
7,2% di imprese, -6,8 di addetti) e
servizi di mercato (-4,7 e -3,3%). I
servizi alla persona sono gli unici che
hanno aumentato unità (+5,3%) e
addetti (+5,0%).
La creazione di valore aggiunto è
dipesa da meno della metà delle
imprese del sistema.
18
Un sistema di imprese più piccolo…
Variazioni di imprese, addetti e valore aggiunto, per
classe di addetti delle imprese – Anni 2011- 2014
(valori percentuali)
Indicatore di sostenibilità economico-
finanziaria:
La fascia di imprese “in salute” ha
aumentato la quota di addetti e
valore aggiunto (aumenti tra il 17%
e il 22%).
Quella «a rischio» perde peso, ma:
a) Aumenta la quota di occupazione
nei servizi «fragili»;
b) Aumentano entrambe le quote
nel commercio «a rischio».
Alla fine della recessione, nel 2014,
il 47% del valore aggiunto
complessivo del sistema proveniva
da imprese “fragili”, il 32% da
imprese “in salute”, il 21% da
imprese “a rischio”.
19
…ma che tende a diventare più solido?
Variazione delle quote di addetti e valore aggiunto delle classi di
sostenibilità economico-finanziaria, per macrosettore
Anni 2011-2014 (Valori percentuali)
A livello macroeconomico la
produttività totale dei fattori
(Tfp) è cresciuta sia nel 2014
(+0,7%) sia nel 2015 (+0,4%):
2011-2014: divaricazione tra
andamento della Tfp di industria
(+2,8%) e servizi (-1,7%);
ampliamento del divario.
Nell’industria aumento in 20
settori su 30. Nel 2014 i settori
con Tfp crescente spiegavano tre
quarti del valore aggiunto.
Nei servizi, convergenza (verso il
basso); aumenti rilevanti (di
almeno 10%) in 6 settori su 29.
20
Durante la crisi divergenze di performance dentro e tra i settori
Livelli e variazioni della produttività totale dei fattori – Anni 2011-2014
(Variazioni: valori percentuali; Livelli: numeri indice)
10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno; 17=Carta; 18=Stampa; 20=Chimica;
21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali non metalliferi; 24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo;
26=Elettronica; 27=Apparecchiature elettriche; 28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di trasporto;
31=Mobili; 32 = Altre manifatturiere; 33 = Riparazione e manutenzione di macchinari e apparecchiature; 35 =
Energia elettrica, gas, vapore, aria condizionata; 36 = Raccolta, trattamento e fornitura di acqua; 37 = Gestione delle
reti fognarie; 39 = Attività di risanamento e gestione rifiuti; 41 = Costruzione di edifici; 42 = Ingegneria civile; 43=
Lavori di costruzioni specializzati.
Tassonomia delle imprese
internazionalizzate.
Internazionalizzate sopravvissute alla
crisi: nel 2011-2014 spostamento
netto accelerato verso forme più
complesse di internazionalizzazione.
Esportare aiuta, ma non basta: solo
chi esportava «molto» (oltre il 40%
del fatturato) o «ovunque» (su scala
mondiale) è cresciuto nella crisi .
Tendenze confermate anche nel
periodo di ripresa (2015-16):
aumento del peso delle imprese
«Global» e delle multinazionali
italiane.
Nel 2015-16 i flussi esportati
aumentano soprattutto per
multinazionali italiane e imprese
«Global».
21
L’internazionalizzazione: da necessità a opportunità
Caratteristiche delle imprese per forma di
internazionalizzazione
Numerodi
imprese
%
Dimensione
media
(addetti)
Quotadi
addetti(%)
Quotadi
valore
aggiunto(%)
Produttività
(valore
aggiuntoper
addetto; euro;
mediana)
Quotasul
totaleexport
(%)
Quotadifatturato
esportato(%;
mediana)
Soloimportatori 149246 44,1 6,5 16,2 10,2 21810 - -
Soloesportatori 72577 21,4 6,1 7,5 4,4 27572 2,0 4,2
Two-way traders 78909 23,3 14,9 19,7 16,3 42327 12,9 4,8
Global 12926 3,8 34,8 7,6 7,7 57373 16,9 49,4
MNE Estero 10026 3,0 115,2 19,4 24,2 73375 29,5 9,2
MNE IT 14837 4,4 118,6 29,6 37,2 62020 38,7 29,1
Totale 338521 100,0 4,2 100,0 100,0 30920 100,0 6,1
2014
22
Esistono ancora ampi margini di crescita, da orientare e stimolare
10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno;
17=Carta; 18=Stampa; 20=Chimica; 21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali
non metalliferi; 24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo; 26=Elettronica;
27=Apparecchiature elettriche; 28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di
trasporto; 31=Mobili; 32=Altro
Esportazioni: quota di imprese «riluttanti» e «smart», per
settore manifatturiero
(valori percentuali)
L a stima di soglie settoriali «di export»
(combinazione dimensione-produttività
«necessaria» a esportare) consente
diverse analisi:
a) valutare le imprese rispetto alla loro
distanza dalla «soglia di accesso» (in
generale, elevata eterogeneità sotto la
soglia, forte concentrazione poco
sopra la soglia).
b) individuare le imprese «riluttanti» (=
con dimensioni e produttività
«adeguate» per esportare ma che non
esportano).
c) … e quelle «smart» (=
sottodimensionate e sottoproduttive
ma con significativa attività di export).
o In quasi tutti i settori il numero di
imprese «riluttanti» è molto più elevato
di quello delle imprese «smart».
23
Imprese e ICT: lento recupero del gap
Digital intensity indicator. l'indicatore può assumere valori compresi tra 0 e 12 in relazione al
verificarsi di 12 condizioni legate alle seguenti caratteristiche:
percentuale di addetti che utilizzano computer connessi o device mobili connessi (rispettivamente più del 50% e del 20%), utilizzo
di specialisti ICT (interni o esterni), velocità di download della connessione, utilizzo di sito web dell'impresa, offerta di servizi sul
sito web, utilizzo di social media, acquisto di servizi di Cloud Computing di medio-alto livello, invio di fatture elettroniche ad altre
imprese/PA in un formato standard adatto per trattarle automaticamente, utilizzo di pubblicità a pagamento su Internet, valore
delle vendite online almeno pari all'1% dei ricavi totali, valore delle vendite web B2C maggiore del 10% delle vendite web.
L’88,3% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca ad un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di
adozione dell’ICT, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate (la media
europea è di circa l’80%); il restante 11,7% svolge invece almeno 7 delle 12 funzioni,
posizionandosi su livelli ‘alti’ o ‘molto alti’ di digitalizzazione.
La dimensione evidenzia un divario significativo tra piccole e grandi imprese: l’indicatore di
digitalizzazione è al 10,7% per le prime e al 34,4% per le seconde per i livelli ‘alto’ e ‘molto alto’.
Il 9% delle imprese con almeno 10 addetti analizzato big data; (dal 7,7% delle piccole imprese al
29,8% di quelle grandi).
Il 16,8% delle imprese con almeno 10 addetti impiega esperti ICT (16,7% nell’anno precedente)
contro il 74,0% delle grandi imprese.
Fatturato in aumento, tenuta o
aumento
di capitale fisico (93,8% nella
manifattura; 90,7% nei servizi).
Segnali di ricomposizione del capitale
umano: aumenti netti di personale
qualificato
(+15,5 punti nella manifattura +5,4 nei
servizi); riduzioni nette di personale a
bassa qualifica (-0,7 pp. nella
manifattura, -15,0 nei servizi)
Capacità di reagire rapidamente
ad aumenti di domanda (domanda
interna:
ca. 80% nella manifattura, 75% nei
servizi) grazie a coordinamento della
filiera e capacità inutilizzata. Scarso il
ricorso alle scorte
24
Ind….
Una ripresa diffusa secondo le valutazioni degli imprenditori
Il recupero dell’occupazione dopo la crisi
Nella metà dei paesi dell’Unione il
tasso di occupazione ha superato il
valore del 2008 e nella maggior
parte di questi casi il livello
dell’indicatore nel 2016 è al di sopra
della media europea. Tra questi
paesi spiccano Svezia, Germania e
Regno Unito.
Tra i 14 paesi che hanno ancora un
tasso di occupazione inferiore al
2008, tre paesi – Grecia, Cipro e
Spagna – presentano un divario di
oltre 5 punti percentuali rispetto ai
livelli pre-crisi.
L’Italia si colloca tra i paesi che, pur
non avendo ancora recuperato i
valori del 2008, segna un calo
dell’indicatore più contenuto (-1,4
punti percentuali).
26
Tasso di occupazione 15-64 anni nei paesi della Ue per grado di
recupero rispetto al 2008
0 20 40 60 80
Romania
Polonia
Slovacchia
Lussemburgo
Malta
Ungheria
Lettonia
Lituania
Austria
Repubblica Ceca
Estonia
Regno Unito
Germania
Svezia
Paesi con tasso di occupazione 2016
superiore al 2008
2016
Ue
(66,6%)
0 20 40 60 80
Grecia
Croazia
Italia
Spagna
Belgio
Bulgaria
Cipro
Francia
Irlanda
Portogallo
Slovenia
Finlandia
Paesi Bassi
Danimarca
Paesi con tasso di occupazione 2016
inferiore al 2008
2008
Ue
(66,6%
)
I giovani
Nel 2016, i giovani di 15-29 anni non occupati e
non in formazione (Neet - Not in education,
employment or training) scendono a circa 2,2
milioni.
Il segmento più numeroso dell’aggregato è
costituito dalle persone in cerca di occupazione,
seguite dalle forze di lavoro potenziali e da 566
mila inattivi che non cercano e non sono disponibili
a lavorare (un terzo sono madri con figli piccoli).
Il 55,2 per cento dei Neet è residente nel
Mezzogiorno e la metà ha conseguito il diploma.
L’incidenza dei Neet sui giovani tra 15 e 29 anni,
dopo il forte incremento registrato negli anni della
crisi, scende al 24,3 per cento dal 25,7 per cento
del 2015.
I giovani che vivono ancora nella famiglia d’origine
rappresentano tre quarti dei Neet.
27
Neet (a) di 15-29 anni per condizione - Anni 2008, 2015 e 2016
636 589 566
621 762 688
562
998
960
0
250
500
750
1.000
1.250
1.500
1.750
2.000
2.250
2.500
2008 2015 2016
Incerca dioccupazione Forzedilavoro potenziali Noncercano enondisponibili
(a) I Neet sono i giovani di 15-29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o
formazione professionale
L’andamento dell’occupazione
Forte aumento dell’occupazione dipendente a
tempo indeterminato dalla fine del 2014.
Trend negativo persistente degli indipendenti.
Di recente, ripresa del lavoro dipendente a tempo
determinato.
Aumento strutturale dello stock di occupati con 50
anni e oltre (invecchiamento della popolazione,
effetti delle legi di riforma delle pensioni).
Dal 2015 crescita dell’occupazione giovanile.
Penalizzazione della fascia centrale (35-49 anni),
soprattutto a causa di fattori demografici.
I fenomeni demografici producono effetti negativi
sullo stock di occupazione per età, anche in
presenza di aumenti dei tassi di occupazione dei
giovani.
28
OCCUPATI
2012-2017, variazioni tendenziali assolute in migliaia di unità
Importanza crescente dell’istruzione per il successo occupazionale
Nel 2013-2016 forte
aumento delle transizioni
dalla disoccupazione
all’occupazione per i laureati.
Sostanziale stabilità per i
diplomati e lieve crescita per
chi ha la scuola dell’obbligo.
Per i laureati, nel 2016 oltre
11 punti percentuali in più di
transizioni da
disoccupazione a
occupazione nei confronti
dei diplomati (8 punti nel
2014); 18 punti nei confronti
di chi ha la scuola
dell’obbligo (11 punti nel
2014).
29
TRANSIZIONE DEI DISOCCUPATI PER
TITOLO DI STUDIO VERSO L’OCCUPAZIONE
A 12 MESI DI DISTANZA
(per 100 disoccupati con le stesso titolo di studio)
TRANSIZIONE DEGLI INATTIVI PER TITOLO
DI STUDIO VERSO L’OCCUPAZIONE
A 12 MESI DI DISTANZA
(per 100 inattivi con lo stesso titolo di studio)
Le professioni ICT
Come nel resto d’Europa, in Italia l’andamento
dell’occupazione nelle professioni ICT è stato più
favorevole di quello complessivo, anche durante la crisi.
Gli occupati nelle professioni ICT nel 2016 sono
755mila persone, in aumento del 5% nell’ultimo anno
(+1,3% per il totale occupazione). Inoltre, le professioni
ICT hanno contribuito a circa la metà all'aumento
complessivo dell'occupazione nel 2011-2016.
L’incidenza sull’occupazione totale è pari al 3,3%,
mentre in Francia e Germania nel 2015 si attestava
rispettivamente al 3,6% e 3,7%.
Tra il 2011 e il 2016 è cresciuta la rilevanza delle
professioni ICT dirigenziali e tecniche a elevata
qualificazione (ingegneri elettronici e delle
telecomunicazioni, analisti e amministratori di sistema,
specialisti di rete e della sicurezza informatica): il peso
sulle professioni ICT è salito dal 23% al 31%.
30
OCCUPATI NELLE PROFESSIONI ICT. Anni 2011- 2016,
migliaia e incidenza percentuale sull’occupazione totale.
154
174
206 209 217
234
23,0%
24,6%
28,7% 29,1%
30,1%
30,9%
20,0%
22,5%
25,0%
27,5%
30,0%
32,5%
125
150
175
200
225
250
2011 2012 2013 2014 2015 2016
valori (in migliaia) % sulle proifessioni ICT
PROFESSIONISTI ICT CON FUNZIONI AD ELEVATA
QUALIFICAZIONE. Anni 2011-2016, migliaia e incidenza
percentuale sulle professioni ICT.
673
707 716 718 720
755
3,0%
3,1%
3,2% 3,2% 3,2%
3,3%
2,8%
3,0%
3,2%
3,4%
650
670
690
710
730
750
770
790
2011 2012 2013 2014 2015 2016
valori (in migliaia) % sull'occupazione
Conclusioni | 1
Ripresa in fase di consolidamento/accelerazione: buona performance dell’industria
manifatturiera e forte recupero dei servizi; ruolo importante della domanda interna e
dell’espansione dell’export; aumento significativo della domanda di lavoro (anche per
effetto delle policy); outlook positivo.
Competitività esterna: aumento di competitività di costo e incremento delle quote di
export sul mondo, con performance positive rispetto ai competitors europei.
Effetti strutturali della crisi: “certificazione” di un ridimensionamento strutturale del
sistema e individuazione dei segmenti maggiormente colpiti e di quelli resilienti.
Selezione indotta dalla crisi: intensi processi di selezione e ricomposizione dell’apparato
produttivo, con un miglioramento della sostenibilità delle condizioni economico-finanziarie
del sistema, ma persistenza di ampie zone di fragilità.
Persistenza di un modello basato sulla piccola impresa: scarsa transizione dimensionale.
31
Conclusioni | 2
Produttività in ripresa: break strutturale nella dinamica della produttività totale dei fattori;
crescita della produttività totale dei fattori nell’industria e diminuzione nei servizi a seguito
di processi di selezione e pressioni competitive diversi per natura e intensità. Ruolo
positivo delle tecnologie.
Ruolo cruciale dell’internazionalizzazione commerciale: vantaggi evidenti in termini di
performance ma con impatti sostanziali solo ad elevati livelli di esposizione estera.
Elevato potenziale di crescita: identificati ampi segmenti di imprese ad elevato potenziale
di crescita.
Basso grado di digitalizzazione delle imprese: il problema non è solo dimensionale.
Moderato ottimismo imprenditoriale: percezione di una elevata capacità di intercettare la
ripresa; aumento del capitale umano qualificato e riduzione di quello non qualificato;
importanza dei meccanismi di coordinamento della filiera come strumento per soddisfare
domanda crescente.
32
Conclusioni | 3
Occupazione in ripresa: notevole performance occupazionale, soprattutto a tempo
indeterminato. Recupero ancora parziale rispetto alla fase pre-crisi.
Ripresa di competitività dell’istruzione per il successo occupazionale: ampliamento
rilevante del vantaggio nei confronti dei titoli di studio inferiori.
Persistenza di una elevata sottoutilizzazione dei giovani: tassi di occupazione ancora
troppo bassi; ampia fascia di inattività, con rischi di impoverimento del capitale umano.
Professioni ICT: trend strutturale di crescita delle professioni ICT e incremento di quelle ad
alta qualificazione
Considerazione finale: la progettazione, produzione e diffusione di informazioni
statistiche di qualità (accuratezza, comparabilità internazionale ma anche
rilevanza per gli utilizzatori) e in grado di misurare sia aspetti macro sia
dimensioni micro dei fenomeni economici (eterogeneità, «segnali deboli»)
rappresenta un fattore decisivo di conoscenza del presente, per progettare il
futuro.
33