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R. Monducci, Economia, imprese, lavoro: fattori critici e potenziale di crescita dell'economia italiana

Istituto nazionale di statistica
26 Jun 2017
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R. Monducci, Economia, imprese, lavoro: fattori critici e potenziale di crescita dell'economia italiana

  1. Economia, imprese, lavoro: fattori critici e potenziale di crescita dell’economia italiana Roberto Monducci Direttore del Dipartimento per la produzione statistica 17° appuntamento annuale dei CIO italiani OLTRE I CONFINI DELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE : LE SFIDE DI UN MONDO IN VERSIONE BETA Baveno, 22-25 giugno 2017 1
  2. Outline  Economia: analisi delle dinamiche macroeconomiche e della competitività del nostro sistema produttivo a confronto con quelle delle principali economie europee. Congiuntura. Previsioni macroeconomiche.  Imprese: dal macro al micro - adozione di una linea di analisi a livello d’impresa, consentita dallo sviluppo di basi dati di grandi dimensioni ed esaustive; gli effetti di selezione indotti dalla crisi; i settori e le imprese vincenti e perdenti; la ripresa della competitività; la digitalizzazione delle imprese; il potenziale di crescita economica nelle percezioni delle imprese.  Lavoro: crisi e ripresa del mercato del lavoro; i giovani; livello di istruzione e successo sul mercato del lavoro; le professioni ICT. 2
  3. Economia: ripresa economica; fattori di crescita; evoluzione della competitività; previsioni 3
  4. Dopo una (doppia) crisi lunga e intensa, ripresa moderata  In Italia, nonostante la ripresa dell’ultimo biennio, il livello del Pil in volume è ancora inferiore di circa il 7% rispetto al picco di inizio 2008;  In Spagna il recupero è quasi completo mentre Francia e Germania segnano progressi di oltre il 4 e circa ll’8%.  In un contesto ciclico internazionale in leggera decelerazione, nel 2016 l’Italia ha consolidato il processo di ripresa iniziato nel 2015, con una crescita del Pil in volume dello 0,9%.  L’espansione è stata guidata dalla domanda interna, compensando il contributo negativo della domanda estera netta. 4 Andamento del Pil e contributi alla crescita - Anni 2010-2016 (variazioni congiunturali)
  5. La crescita coinvolge anche il Mezzogiorno  Nel 2016 il Prodotto interno lordo ha registrato un aumento in linea con quello nazionale nel Mezzogiorno (+0,9%) , lievemente inferiore nel Centro (+0,7%) e nel Nord-ovest (+0,8%) e superiore alla media nazionale nel Nord-est (+1,2%).  L’occupazione (misurata in termini di numero di occupati) è cresciuta, nel 2016, dell’1,3%.  L’aumento maggiore è nel Nord-est (+1,8%), seguito dal Mezzogiorno (+1,6%) e del Nord-ovest (+1,0%). Nelle regioni del Centro la crescita è inferiore alla media (+0,6%).  L’aggancio della ripresa da parte del Mezzogiorno è un importante fattore di consolidamento del quadro macroeconomico. 5 Prodotto interno lordo e occupati per ripartizione geografica. Anno 2016. (Variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)
  6. Continuano a crescere potere d’acquisto e consumi delle famiglie  E’ proseguita nel 2016 l’espansione dei consumi finali nazionali (+1,2 per cento, dal +1,0 del 2015) sostenuti dall’incremento del reddito disponibile in termini reali.  Il tasso di risparmio delle famiglie consumatrici (8,6%) in aumento di due decimi di punto rispetto al 2015, rimane su livelli sensibilmente più bassi rispetto alla media 2000-2009.  Il reddito reale è stato sostenuto dalla crescita dei redditi nominali e dell’occupazione e dalla stabilità dei prezzi.  La stabilizzazione del sentiero di crescita dei consumi è un fattore rilevante del consolidamento della ripresa. 6 Potere d'acquisto, consumi finali delle famiglie consumatrici e propensione al risparmio. (Valori concatenati con anno di riferimento 2010, variazioni tendenziali e valori percentuali) 0 2 4 6 8 10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Propensione al risparmio (scala dx) Potere d'acquisto Spesa per consumi finali
  7. I settori: buona performance manifatturiera …  Crescita elevata dell’industria dei mezzi di trasporto, dei metalli. Meno intensa per i macchinari, i mobili, l’elettronica. Flessioni per tessili- abbigliamento e legno e prodotti in legno.  Nei servizi crescita intensa di commercio, servizi di alloggio e ristorazione, servizi professionali. Flessioni nei servizi di informazione e comunicazione (comprende ICT) e soprattutto nei servizi finanziari.  Nel biennio 2015-16 buona performance manifatturiera, lenta e frammentata ripresa dei servizi, debolezza persistente delle costruzioni. 7 Andamento del valore aggiunto settoriale e nelle principali attività di mercato - Anni 2015-2016 (variazioni percentuali, valori concatenati ai prezzi base con anno di riferimento 2010) -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 AGRICOLTURA MANIFATTURA Alimentari Tess.-Abbigl. Legnoeprod. Chimica Farmaceutica Gomma-plast.-Mnm Metall.eprodotti Eletttronica App.elettriche Macchinari Mezziditrasporto Mobiliealtroman. Energia Acqua COSTRUZIONI SERVIZI Commercio Logistica Alloggio-ristor. Serv.Inf.eCom. Fin-assic. Att.immob. (69-71)Cons.etec. (72)R&S (73-75)Altreatt.prof. Altris.imprese A C ← C → D E F G-U G H I J K L M N 2016 2015 +12%
  8. … ma aumentano le distanze nella competività dei settori  Le dinamiche del biennio 2015-2016 misurate dall’indicatore sintetico di competitività congiunturale individuano 4 gruppi di settori manifatturieri:  Trainanti: pesano per il 28,5% sul valore aggiunto. Farmaceutica, Autoveicoli, Macchinari, Mobili …  In recupero: pesano il 32,5%. Altri mezzi di trasporto, Alimentari, Bevande ….  In rallentamento: pesano per l’11,9%. Abbigliamento, Gomma e plastica.  In ritardo: pesano per il 26,8%. Metalli, Pelle, Tessile, Chimica …  La ripresa industriale è associata a rilevanti ricomposizioni settoriali interne in termini di posizionamento competitivo. 8 Indicatore sintetico di competitività, manifattura 2015-2016 10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno; 17=Carta; 18=Stampa; 20=Chimica; 21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali non metalliferi; 24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo; 26=Elettronica; 27=Apparecchiature elettriche; 28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di trasporto; 31=Mobili; 32=Altro
  9. Crisi e ripresa degli investimenti  Nel decennio 2007-2016 gli investimenti misurati a prezzi correnti sono diminuiti del 18,1%  Due specifiche fasi di contrazione: la prima a seguito della crisi del 2009 e la seconda, più profonda e prolungata, nel periodo 2011-2014.  Accelerazione della crescita degli investimenti in Italia nel 2016 (+2,9%, dopo +1,8% nel 2015).  La recente dinamica positiva è stata trainata dagli investimenti in mezzi di trasporto (+27,3%) e, in misura minore, dalle macchine e attrezzature (+3,9%).  La posizione dell’Italia resta notevolmente arretrata, nonostante la crescita recente e le politiche di stimolo agli investimenti. 9 Investimenti nei principali paesi europei Quote sul Pil. Anni 1995-2016
  10. Investimenti in proprietà intellettuale in ripresa, debole in Italia  Ad eccezione dell’Italia, in tutti i principali paesi europei gli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale (R&D, software) hanno mantenuto un trend sempre crescente.  Data la riconosciuta rilevanza strategica di questo tipo di investimenti, la posizione anomala del nostro Paese segnala problemi strutturali non risolti (dimensioni d’impresa, qualità del management ecc.). 10 Investimenti in prodotti della proprietà intellettuale nei principali paesi europei. Anni 1995-2016, numeri indice 2007=100, valori concatenati.
  11. Recupero della competitività esterna …  Dal 2014: recupero da competitività di prezzo, anche attraverso la flessione del costo del lavoro, favorita dai provvedimenti fiscali.  La quota delle esportazioni su quelle mondiali è aumentata, dopo anni di diminuzioni (3% sul 2016).  Nel 2016 le esportazioni di prodotti chimici, alimentari e, soprattutto, di automobili sono cresciute più della media dei relativi mercati.  Export di beni strumentali (principale voce dell’attivo commerciale), cresciuto come in Germania e più che in Francia e Spagna.  Ottima performance commerciale delle imprese italiane, con rilevanti recuperi di competitività esterna. 11 Esportazioni nazionali di merci e quote dell'Italia sul commercio mondiale - Anni 2000-2016 (variazioni rispetto all'anno precedente e quote percentuali) 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 -25,0 -20,0 -15,0 -10,0 -5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Esportazioni Quota sulle esportazioni mondiali
  12. Congiuntura: forte crescita del PIL nel primo trimestre del 2017  Nel primo trimestre il Pil è aumentato in Italia dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% nei confronti del primo trimestre del 2016.  La variazione «acquisita» per il 2017 è pari a +0,9%.  Crescita significativa anche negli altri grandi paesi europei: il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% in Germania, dello 0,4% in Francia, dello 0,3% negli Stati Uniti e dello 0,2% nel Regno Unito.  In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 2,9% in Germania, del 2% negli Stati Uniti e nel Regno Unito e dell’1% in Francia.  Nel complesso, il PIL dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% nel confronto con lo stesso trimestre del 2016.  Il ritmo di crescita dell’economia italiana si sta avvicinando a quello medio dell’area euro. 12 PRODOTTO INTERNO LORDO. Livelli e variazioni congiunturali su dati concatenati, destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di riferimento 2010). -1.2 -0.8 -0.4 0.0 0.4 0.8 1 T 11 1 T 12 1 T 13 1 T 14 1 T 15 1 T 16 1 T 17 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 1 T 11 1 T 12 1 T 13 1 T 14 1 T 15 1 T 16 1 T 17
  13. L’accelerazione della ripresa nel 2017: il contributo dei servizi  Un contributo rilevante all’accelerazione della crescita nei primi mesi del 2017 proviene dal settore dei servizi.  La crescita delle vendite appare generalizzata a gran parte dei settori, con picchi nei servizi alle imprese e nel trasporto e magazzinaggio.  Performance ancora deludente del settore dei servizi di informazione e comunicazione, ma buona performance della componente dei servizi IT, che cresce dell’1,6% nella media del 2016 (+1,3% la variazione del totale dei servizi di mercato) e del 4,5% nel primo trimestre del 2017 rispetto ai primi tre mesi del 2016 (dato in linea con quello medio).  L’accelerazione della crescita nei servizi, da verificare nei prossimi mesi, può rappresentare il principale elemento di cambiamento del ritmo di crescita dell’economia italiana. 13 Fatturato dei servizi. I trimestre 2012 - I trimestre 2017, indice destagionalizzato . Base 2010=100 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I 2012 2013 2014 2015 2016 2017 ATTIVITÀ ECONOMICA Indici destagionalizzati I Trim 17 IV Trim 16 G Commercio all'ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (b) +1,7 H Trasporto e magazzinaggio +2,1 I Attività dei servizi di alloggio e ristorazione +1,2 J Servizi di informazione e comunicazione +0,2 M Attività professionali, scientifiche e tecniche +0,6 N Agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese +4,3 Indice generale del fatturato dei servizi +1,6
  14. Prospettive a breve termine positive 14 Clima di fiducia delle imprese - Anni 2012-2017 (indice, 2010=100) 60 70 80 90 100 110 120 130 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Manifattura Costruzioni Servizi Commercio  Le prospettive di crescita risentono anche del clima di fiducia delle imprese.  La fiducia è in miglioramento dalla metà del 2016 per i principali settori economici e continua a crescere. Indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia (indice, 2005=100) o L’indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia italiana mantiene una intonazione positiva, indicando prospettive di crescita su ritmi simili a quelli sperimentati recentemente.
  15. Le previsioni di crescita economica per il 2017  Nel 2017 si prevede un aumento dell’1% del Pil.  La domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe alla crescita del Pil per 1,1 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta sarebbe marginalmente negativo (-0,1 punti).  La crescita dei consumi continuerebbe ad essere alimentata dai miglioramenti del mercato del lavoro.  L’attività di investimento è attesa consolidarsi, beneficiando anche degli effetti positivi sul mercato del credito e delle politiche nazionali di sostegno.  Gli andamenti congiunturali recenti sembrano prefigurare un possibile aggiustamento al rialzo della previsione per il 2017. 15 PREVISIONI PER L’ECONOMIA ITALIANA – PIL E PRINCIPALI COMPONENTI Anni 2014-2017, valori concatenati, variazioni percentuali sull’anno precedente 2014 2015 2016 2017 Prodotto interno lordo 0,1 0,8 0,9 1,0 Importazioni di beni e servizi fob 3,2 6,8 2,9 4,4 Esportazioni di beni e servizi fob 2,7 4,4 2,4 3,5 DOMANDA INTERNA INCLUSELESCORTE 0,2 1,4 1,0 1,2 Spesa delle famiglie residenti e delle ISP 0,3 1,6 1,4 1,0 Spesa delle AP -0,7 -0,7 0,6 0,1 Investimenti fissi lordi -2,3 1,6 2,9 3,0 CONTRIBUTI ALLA CRESCITADEL PIL Domanda interna (al netto variazione scorte) -0,4 1,1 1,4 1,1 Domanda estera netta -0,1 -0,5 -0,1 -0,1 Variazione delle scorte 0,6 0,2 -0,5 0,0 Deflatore della spesa delle famiglie residenti 0,2 0,0 0,0 1,4 Deflatore del prodotto interno lordo 1,0 0,7 0,8 0,8 Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente 0,2 0,4 0,7 0,9 Unità di lavoro 0,2 1,0 1,4 0,7 Tasso di disoccupazione 12,7 11,9 11,7 11,5 Saldo della bilancia dei beni e servizi / Pil (%) 2,9 2,9 3,5 2,9
  16. Imprese: ripresa della produttività; effetti di selezione; riposizionamenti strutturali di imprese e settori 16
  17. Dalla recessione il cambio di passo nella dinamica della produttività  La produttività totale dei fattori (TFP) misura gli effetti del progresso tecnico e di altri fattori della crescita, tra cui le innovazioni nel processo produttivo, i miglioramenti nell’organizzazione del lavoro e delle tecniche manageriali, i miglioramenti nell’esperienza e nel livello di istruzione del lavoro.  Il contributo alla crescita economica da parte della TFP è positivo sia in recessione (2009-13) sia in espansione (2014-15).  La recessione del 2009-2013 ha stimolato le imprese italiane ad adottare strategie organizzative, di mercato, tecnologiche che hanno indotto una crescita della produttività totale dei fattori, dopo decenni di diminuzione.  Importante segnale di discontinuità strutturale. 17 Contributi alla crescita del valore aggiunto. Totale economia (a). Anni 1995-2015
  18.  Nel 2011-2014 il sistema produttivo ha perso 194mila imprese (-4,6%) su 4,4 milioni e quasi 800mila addetti (-5,0%) su 16 milioni.  La contrazione è generalizzata, ma ha interessato soprattutto le imprese più piccole.  Le costruzioni hanno perso quasi un terzo del valore aggiunto. Più contenute le perdite di manifattura (- 7,2% di imprese, -6,8 di addetti) e servizi di mercato (-4,7 e -3,3%). I servizi alla persona sono gli unici che hanno aumentato unità (+5,3%) e addetti (+5,0%).  La creazione di valore aggiunto è dipesa da meno della metà delle imprese del sistema. 18 Un sistema di imprese più piccolo… Variazioni di imprese, addetti e valore aggiunto, per classe di addetti delle imprese – Anni 2011- 2014 (valori percentuali)
  19.  Indicatore di sostenibilità economico- finanziaria:  La fascia di imprese “in salute” ha aumentato la quota di addetti e valore aggiunto (aumenti tra il 17% e il 22%).  Quella «a rischio» perde peso, ma: a) Aumenta la quota di occupazione nei servizi «fragili»; b) Aumentano entrambe le quote nel commercio «a rischio».  Alla fine della recessione, nel 2014, il 47% del valore aggiunto complessivo del sistema proveniva da imprese “fragili”, il 32% da imprese “in salute”, il 21% da imprese “a rischio”. 19 …ma che tende a diventare più solido? Variazione delle quote di addetti e valore aggiunto delle classi di sostenibilità economico-finanziaria, per macrosettore Anni 2011-2014 (Valori percentuali)
  20.  A livello macroeconomico la produttività totale dei fattori (Tfp) è cresciuta sia nel 2014 (+0,7%) sia nel 2015 (+0,4%):  2011-2014: divaricazione tra andamento della Tfp di industria (+2,8%) e servizi (-1,7%); ampliamento del divario.  Nell’industria aumento in 20 settori su 30. Nel 2014 i settori con Tfp crescente spiegavano tre quarti del valore aggiunto.  Nei servizi, convergenza (verso il basso); aumenti rilevanti (di almeno 10%) in 6 settori su 29. 20 Durante la crisi divergenze di performance dentro e tra i settori Livelli e variazioni della produttività totale dei fattori – Anni 2011-2014 (Variazioni: valori percentuali; Livelli: numeri indice) 10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno; 17=Carta; 18=Stampa; 20=Chimica; 21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali non metalliferi; 24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo; 26=Elettronica; 27=Apparecchiature elettriche; 28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di trasporto; 31=Mobili; 32 = Altre manifatturiere; 33 = Riparazione e manutenzione di macchinari e apparecchiature; 35 = Energia elettrica, gas, vapore, aria condizionata; 36 = Raccolta, trattamento e fornitura di acqua; 37 = Gestione delle reti fognarie; 39 = Attività di risanamento e gestione rifiuti; 41 = Costruzione di edifici; 42 = Ingegneria civile; 43= Lavori di costruzioni specializzati.
  21.  Tassonomia delle imprese internazionalizzate.  Internazionalizzate sopravvissute alla crisi: nel 2011-2014 spostamento netto accelerato verso forme più complesse di internazionalizzazione.  Esportare aiuta, ma non basta: solo chi esportava «molto» (oltre il 40% del fatturato) o «ovunque» (su scala mondiale) è cresciuto nella crisi .  Tendenze confermate anche nel periodo di ripresa (2015-16): aumento del peso delle imprese «Global» e delle multinazionali italiane.  Nel 2015-16 i flussi esportati aumentano soprattutto per multinazionali italiane e imprese «Global». 21 L’internazionalizzazione: da necessità a opportunità Caratteristiche delle imprese per forma di internazionalizzazione Numerodi imprese % Dimensione media (addetti) Quotadi addetti(%) Quotadi valore aggiunto(%) Produttività (valore aggiuntoper addetto; euro; mediana) Quotasul totaleexport (%) Quotadifatturato esportato(%; mediana) Soloimportatori 149246 44,1 6,5 16,2 10,2 21810 - - Soloesportatori 72577 21,4 6,1 7,5 4,4 27572 2,0 4,2 Two-way traders 78909 23,3 14,9 19,7 16,3 42327 12,9 4,8 Global 12926 3,8 34,8 7,6 7,7 57373 16,9 49,4 MNE Estero 10026 3,0 115,2 19,4 24,2 73375 29,5 9,2 MNE IT 14837 4,4 118,6 29,6 37,2 62020 38,7 29,1 Totale 338521 100,0 4,2 100,0 100,0 30920 100,0 6,1 2014
  22. 22 Esistono ancora ampi margini di crescita, da orientare e stimolare 10=Alimentari; 11=Bevande; 13=Tessile; 14=Abbigliamento; 15=Pelle; 16=Legno; 17=Carta; 18=Stampa; 20=Chimica; 21=Farmaceutica; 22=Gomma e plastica; 23=Minerali non metalliferi; 24=Metallurgia; 25=Prodotti in metallo; 26=Elettronica; 27=Apparecchiature elettriche; 28=Macchinari; 29=Autoveicoli; 30=Altri mezzi di trasporto; 31=Mobili; 32=Altro Esportazioni: quota di imprese «riluttanti» e «smart», per settore manifatturiero (valori percentuali)  L a stima di soglie settoriali «di export» (combinazione dimensione-produttività «necessaria» a esportare) consente diverse analisi: a) valutare le imprese rispetto alla loro distanza dalla «soglia di accesso» (in generale, elevata eterogeneità sotto la soglia, forte concentrazione poco sopra la soglia). b) individuare le imprese «riluttanti» (= con dimensioni e produttività «adeguate» per esportare ma che non esportano). c) … e quelle «smart» (= sottodimensionate e sottoproduttive ma con significativa attività di export). o In quasi tutti i settori il numero di imprese «riluttanti» è molto più elevato di quello delle imprese «smart».
  23. 23 Imprese e ICT: lento recupero del gap  Digital intensity indicator. l'indicatore può assumere valori compresi tra 0 e 12 in relazione al verificarsi di 12 condizioni legate alle seguenti caratteristiche: percentuale di addetti che utilizzano computer connessi o device mobili connessi (rispettivamente più del 50% e del 20%), utilizzo di specialisti ICT (interni o esterni), velocità di download della connessione, utilizzo di sito web dell'impresa, offerta di servizi sul sito web, utilizzo di social media, acquisto di servizi di Cloud Computing di medio-alto livello, invio di fatture elettroniche ad altre imprese/PA in un formato standard adatto per trattarle automaticamente, utilizzo di pubblicità a pagamento su Internet, valore delle vendite online almeno pari all'1% dei ricavi totali, valore delle vendite web B2C maggiore del 10% delle vendite web.  L’88,3% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca ad un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di adozione dell’ICT, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate (la media europea è di circa l’80%); il restante 11,7% svolge invece almeno 7 delle 12 funzioni, posizionandosi su livelli ‘alti’ o ‘molto alti’ di digitalizzazione.  La dimensione evidenzia un divario significativo tra piccole e grandi imprese: l’indicatore di digitalizzazione è al 10,7% per le prime e al 34,4% per le seconde per i livelli ‘alto’ e ‘molto alto’.  Il 9% delle imprese con almeno 10 addetti analizzato big data; (dal 7,7% delle piccole imprese al 29,8% di quelle grandi).  Il 16,8% delle imprese con almeno 10 addetti impiega esperti ICT (16,7% nell’anno precedente) contro il 74,0% delle grandi imprese.
  24.  Fatturato in aumento, tenuta o aumento di capitale fisico (93,8% nella manifattura; 90,7% nei servizi).  Segnali di ricomposizione del capitale umano: aumenti netti di personale qualificato (+15,5 punti nella manifattura +5,4 nei servizi); riduzioni nette di personale a bassa qualifica (-0,7 pp. nella manifattura, -15,0 nei servizi)  Capacità di reagire rapidamente ad aumenti di domanda (domanda interna: ca. 80% nella manifattura, 75% nei servizi) grazie a coordinamento della filiera e capacità inutilizzata. Scarso il ricorso alle scorte 24 Ind…. Una ripresa diffusa secondo le valutazioni degli imprenditori
  25. Lavoro: Recupero post-crisi; giovani e mercato del lavoro; tipologie occupazionali; occupati nelle professioni ICT 25
  26. Il recupero dell’occupazione dopo la crisi  Nella metà dei paesi dell’Unione il tasso di occupazione ha superato il valore del 2008 e nella maggior parte di questi casi il livello dell’indicatore nel 2016 è al di sopra della media europea. Tra questi paesi spiccano Svezia, Germania e Regno Unito.  Tra i 14 paesi che hanno ancora un tasso di occupazione inferiore al 2008, tre paesi – Grecia, Cipro e Spagna – presentano un divario di oltre 5 punti percentuali rispetto ai livelli pre-crisi.  L’Italia si colloca tra i paesi che, pur non avendo ancora recuperato i valori del 2008, segna un calo dell’indicatore più contenuto (-1,4 punti percentuali). 26 Tasso di occupazione 15-64 anni nei paesi della Ue per grado di recupero rispetto al 2008 0 20 40 60 80 Romania Polonia Slovacchia Lussemburgo Malta Ungheria Lettonia Lituania Austria Repubblica Ceca Estonia Regno Unito Germania Svezia Paesi con tasso di occupazione 2016 superiore al 2008 2016 Ue (66,6%) 0 20 40 60 80 Grecia Croazia Italia Spagna Belgio Bulgaria Cipro Francia Irlanda Portogallo Slovenia Finlandia Paesi Bassi Danimarca Paesi con tasso di occupazione 2016 inferiore al 2008 2008 Ue (66,6% )
  27. I giovani  Nel 2016, i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione (Neet - Not in education, employment or training) scendono a circa 2,2 milioni.  Il segmento più numeroso dell’aggregato è costituito dalle persone in cerca di occupazione, seguite dalle forze di lavoro potenziali e da 566 mila inattivi che non cercano e non sono disponibili a lavorare (un terzo sono madri con figli piccoli).  Il 55,2 per cento dei Neet è residente nel Mezzogiorno e la metà ha conseguito il diploma.  L’incidenza dei Neet sui giovani tra 15 e 29 anni, dopo il forte incremento registrato negli anni della crisi, scende al 24,3 per cento dal 25,7 per cento del 2015.  I giovani che vivono ancora nella famiglia d’origine rappresentano tre quarti dei Neet. 27 Neet (a) di 15-29 anni per condizione - Anni 2008, 2015 e 2016 636 589 566 621 762 688 562 998 960 0 250 500 750 1.000 1.250 1.500 1.750 2.000 2.250 2.500 2008 2015 2016 Incerca dioccupazione Forzedilavoro potenziali Noncercano enondisponibili (a) I Neet sono i giovani di 15-29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione professionale
  28. L’andamento dell’occupazione  Forte aumento dell’occupazione dipendente a tempo indeterminato dalla fine del 2014.  Trend negativo persistente degli indipendenti.  Di recente, ripresa del lavoro dipendente a tempo determinato.  Aumento strutturale dello stock di occupati con 50 anni e oltre (invecchiamento della popolazione, effetti delle legi di riforma delle pensioni).  Dal 2015 crescita dell’occupazione giovanile.  Penalizzazione della fascia centrale (35-49 anni), soprattutto a causa di fattori demografici.  I fenomeni demografici producono effetti negativi sullo stock di occupazione per età, anche in presenza di aumenti dei tassi di occupazione dei giovani. 28 OCCUPATI 2012-2017, variazioni tendenziali assolute in migliaia di unità
  29. Importanza crescente dell’istruzione per il successo occupazionale  Nel 2013-2016 forte aumento delle transizioni dalla disoccupazione all’occupazione per i laureati.  Sostanziale stabilità per i diplomati e lieve crescita per chi ha la scuola dell’obbligo.  Per i laureati, nel 2016 oltre 11 punti percentuali in più di transizioni da disoccupazione a occupazione nei confronti dei diplomati (8 punti nel 2014); 18 punti nei confronti di chi ha la scuola dell’obbligo (11 punti nel 2014). 29 TRANSIZIONE DEI DISOCCUPATI PER TITOLO DI STUDIO VERSO L’OCCUPAZIONE A 12 MESI DI DISTANZA (per 100 disoccupati con le stesso titolo di studio) TRANSIZIONE DEGLI INATTIVI PER TITOLO DI STUDIO VERSO L’OCCUPAZIONE A 12 MESI DI DISTANZA (per 100 inattivi con lo stesso titolo di studio)
  30. Le professioni ICT  Come nel resto d’Europa, in Italia l’andamento dell’occupazione nelle professioni ICT è stato più favorevole di quello complessivo, anche durante la crisi.  Gli occupati nelle professioni ICT nel 2016 sono 755mila persone, in aumento del 5% nell’ultimo anno (+1,3% per il totale occupazione). Inoltre, le professioni ICT hanno contribuito a circa la metà all'aumento complessivo dell'occupazione nel 2011-2016.  L’incidenza sull’occupazione totale è pari al 3,3%, mentre in Francia e Germania nel 2015 si attestava rispettivamente al 3,6% e 3,7%.  Tra il 2011 e il 2016 è cresciuta la rilevanza delle professioni ICT dirigenziali e tecniche a elevata qualificazione (ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, analisti e amministratori di sistema, specialisti di rete e della sicurezza informatica): il peso sulle professioni ICT è salito dal 23% al 31%. 30 OCCUPATI NELLE PROFESSIONI ICT. Anni 2011- 2016, migliaia e incidenza percentuale sull’occupazione totale. 154 174 206 209 217 234 23,0% 24,6% 28,7% 29,1% 30,1% 30,9% 20,0% 22,5% 25,0% 27,5% 30,0% 32,5% 125 150 175 200 225 250 2011 2012 2013 2014 2015 2016 valori (in migliaia) % sulle proifessioni ICT PROFESSIONISTI ICT CON FUNZIONI AD ELEVATA QUALIFICAZIONE. Anni 2011-2016, migliaia e incidenza percentuale sulle professioni ICT. 673 707 716 718 720 755 3,0% 3,1% 3,2% 3,2% 3,2% 3,3% 2,8% 3,0% 3,2% 3,4% 650 670 690 710 730 750 770 790 2011 2012 2013 2014 2015 2016 valori (in migliaia) % sull'occupazione
  31. Conclusioni | 1  Ripresa in fase di consolidamento/accelerazione: buona performance dell’industria manifatturiera e forte recupero dei servizi; ruolo importante della domanda interna e dell’espansione dell’export; aumento significativo della domanda di lavoro (anche per effetto delle policy); outlook positivo.  Competitività esterna: aumento di competitività di costo e incremento delle quote di export sul mondo, con performance positive rispetto ai competitors europei.  Effetti strutturali della crisi: “certificazione” di un ridimensionamento strutturale del sistema e individuazione dei segmenti maggiormente colpiti e di quelli resilienti.  Selezione indotta dalla crisi: intensi processi di selezione e ricomposizione dell’apparato produttivo, con un miglioramento della sostenibilità delle condizioni economico-finanziarie del sistema, ma persistenza di ampie zone di fragilità.  Persistenza di un modello basato sulla piccola impresa: scarsa transizione dimensionale. 31
  32. Conclusioni | 2  Produttività in ripresa: break strutturale nella dinamica della produttività totale dei fattori; crescita della produttività totale dei fattori nell’industria e diminuzione nei servizi a seguito di processi di selezione e pressioni competitive diversi per natura e intensità. Ruolo positivo delle tecnologie.  Ruolo cruciale dell’internazionalizzazione commerciale: vantaggi evidenti in termini di performance ma con impatti sostanziali solo ad elevati livelli di esposizione estera.  Elevato potenziale di crescita: identificati ampi segmenti di imprese ad elevato potenziale di crescita.  Basso grado di digitalizzazione delle imprese: il problema non è solo dimensionale.  Moderato ottimismo imprenditoriale: percezione di una elevata capacità di intercettare la ripresa; aumento del capitale umano qualificato e riduzione di quello non qualificato; importanza dei meccanismi di coordinamento della filiera come strumento per soddisfare domanda crescente. 32
  33. Conclusioni | 3  Occupazione in ripresa: notevole performance occupazionale, soprattutto a tempo indeterminato. Recupero ancora parziale rispetto alla fase pre-crisi.  Ripresa di competitività dell’istruzione per il successo occupazionale: ampliamento rilevante del vantaggio nei confronti dei titoli di studio inferiori.  Persistenza di una elevata sottoutilizzazione dei giovani: tassi di occupazione ancora troppo bassi; ampia fascia di inattività, con rischi di impoverimento del capitale umano.  Professioni ICT: trend strutturale di crescita delle professioni ICT e incremento di quelle ad alta qualificazione Considerazione finale: la progettazione, produzione e diffusione di informazioni statistiche di qualità (accuratezza, comparabilità internazionale ma anche rilevanza per gli utilizzatori) e in grado di misurare sia aspetti macro sia dimensioni micro dei fenomeni economici (eterogeneità, «segnali deboli») rappresenta un fattore decisivo di conoscenza del presente, per progettare il futuro. 33
  34. grazie per l’attenzione 34
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