La Terra di Canaan
La Terra di Canaan era costituita da
comunità agricole urbane e fu occupato
da popolazioni nomadi semitiche; gli
abitanti erano chiamati Cananei.
Il termine Canaan, nella tradizione
biblica, rimanda al nome del figlio di
Noè.
Attualmente quest’area si trova fra
l’Anatolia e la penisola del Sinai,
corrispondente al territorio di
Israele, Libano e Siria occidentale.
Un’area strategica e innovativa
Data la sua importanza strategica e
commerciale, questa zona è stata
controllata da molte potenze, ovvero:
egizi, hittiti, assiri, neobabilonesi,
persiani e i popoli del mare.
Intorno al 1200 a.C. cominciarono a
diffondersi la metallurgia del ferro e
la scrittura alfabetica (che
approfondirono i fenici).
In questo stesso periodo nella parte
meridionale della Terra di Canaan si
stanziò un popolo del mare, i
filistei: da essi viene il nome
“Palestina”, regione dove si
stabilirono gli ebrei
Le origini del popolo ebraico
Nel XVIII secolo a.C. alcune tribù
ebraiche giunsero nella parte
meridionale della Terra di Canaan.
Secondo la Bibbia, furono guidate da
Abramo e qui Dio, chiamato YHWH, si
rivelò come unico Dio, e strinse
alleanza con questo popolo,
promettendogli la sua protezione e
il possesso della Palestina.
Così nacque ufficialmente il popolo
ebraico.
Lo spostamento in Egitto
Alcune tribù ebraiche verso il
XVII-XVI passarono in Egitto,
terra con una grande ricchezza
agricola. Qui rimasero fino a
cadere in uno stato di servitù e
vennero perseguitati finchè non
abbandonarono il paese.
Durante il viaggio di ritorno in
Palestina gli ebrei peregrinarono
per quarant’anni nel deserto e si
rinnovò il patto tra Dio e il suo
popolo: Mosè ricevette da Dio le
Tavole della Legge
L’età dei giudici
Nel XII secolo a.C. gli ebrei si
stabilirono definitivamente in
Palestina. Qui si organizzarono
in villaggi o piccole città, ma
senza dar vita a una struttura
politica unitaria. Questo
periodo è chiamato “età dei
giudici”, perchè le dodici tribù
ebraiche avevano ciascuna un
proprio giudice.
La monarchia unitaria
I conflitti che impegnavano gli ebrei con le
popolazioni cananee, in particolare con i filistei,
stimolarono la formazione di uno stato unitario.
Il primo re d’Israele fu Saul, che sconfisse i
filistei e unificò la Palestina. Con lui inizia la
monarchia unitaria ebraica.
Alla fine del suo regno, i filistei ripresero forza,
e il nuovo re David dovette combattere per
sconfiggerli e per farsi riconoscere come sovrano
legittimo.
Quando il regno passò a suo figlio Salomone, egli
favorì lo sviluppo del commercio, costruì il Tempio
di Gerusalemme (destinato a conservare l’Arca
dell’Alleanza, un cassa rivestita in oro usata per
conservare la Tavole della Legge) e strinse
un’alleanza con l’Egitto sposando una principessa.
La fine dell’unità e il dominio straniero
La volontà di Salomone di “mescolarsi” con
eventi stranieri lo fece cadere
nell’idolatria e pose fine ai suoi successi.
Alla sua morte, lo stato si divise in due: a
nord il Regno d'Israele, con capitale
Samaria, e a sud il Regno di Giuda, con
capitale Gerusalemme.
Il Regno d’Israele, nel 724 a.C. fu preso
dagli assiri e venne devastato e ridotto a
provincia del loro impero. Il Regno di Giuda
resistette ancora per un secolo,
riconquistando il Regno d’Israele
approfittando del declino degli assiri.
Quest’ultimo periodo d’indipendenza coincide
con l’epoca dei profeti, che richiamarono con
energia al culto di Dio.
La prigionia babilonese
Dopo la fine dell’Impero assiro, la
Palestina fu conquistata dai
neobabilonesi. Gerusalemme fu
conquistata da Nabucodonosor II e
poi, nel 586 a.C., la città venne
distrutta, il tempio incendiato,
l’Arca andò perduta e parte della
popolazione fu deportata a
Babilonia.
Questo periodo è chiamato
“prigionia”, periodo durante il
quale negli ebrei nacque la speranza
di una rinascita storica e morale,
rappresentata nell’attesa di un
messia.
Il ritorno in Palestina e la diaspora
Nel 539 a.C. gli ebrei poterono
tornare in Palestina. Fu
ricostruito il Tempio di
Gerusalemme, ma non rinacque più il
regno ebraico.
Sotto il dominio romano, ebbero
luogo la seconda distruzione del
tempio e una repressione che portò
alla diaspora degli ebrei in
comunità sparse in tutto il mondo
La Bibbia
Agli ebrei siamo debitori per aver dato vita alla
prima religione monoteista. Dall’ebraismo prenderanno
forma il cristianesimo e l’islam.
La Bibbia costituisce l’elemento essenziale
nell’identità del popolo ebraico. Il nome deriva del
greco e significa “i libri” ed è nato ad Alessandria
d’Egitto, dove viveva una comunità ebraica che non
parlava bene la lingua originaria e aveva bisogno di
una traduzione in greco. Si attribuisce questa
traduzione, chiamata “Bibbia dei Settanta”, a 72 dotti
ebrei, sei per ognuna delle dodici tribù di Israele.
La Bibbia ebraica è un’opera di importanza unica.
Essa, incorporando fatti e narrazioni relativi alla
storia degli ebrei, ha anche valore di fonte storica.
Inoltre ha un enorme valore letterario, che ne fa una
delle radici della nostra cultura.
L’alleanza tra Dio e il suo popolo
Nella religione ebraica si stabilisce un
legame molto forte tra Dio e i suoi
seguaci. Questi sono a lui fedeli non
solo nei momenti felici, ma anche nei
momenti di dolore. Secondo gli ebrei, le
sofferenze sono inviate da Dio perché gli
uomini le affrontino non come una
punizione, ma come uno strumento di
purificazione.
Per il popolo ebraico, le vicende umane
rappresentano la storia del rapporto tra
Dio e il suo popolo che puo’ superare
sconfitte e sottomissioni, in quanto
l’alleanza, essendo stata stretta con un
popolo, continua ad esistere anche quando
lo stato crolla.