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In collaborazione con
Documento di approfondimento della soluzione:
Insegnare a muoversi bene
Ipermobilità e motorizzazione privata
Il passaggio dal XX al XXI secolo ha visto crescere un modello di “ipermobilità”, cioè gli
Italiani hanno cominciato a muoversi sempre di più e in maniera sempre più caotica e
problematica.
Nel periodo 1990-2009, in Italia, il traffico interno di passeggeri è aumentato del 31,9%, e
l’incremento si è concentrato nel trasporto stradale privato, cresciuto addirittura del 35,5%.
Secondo la mentalità comune, che ha preso avvio negli anni ’50, quando una persona acquisisce
il diritto di muoversi con un proprio mezzo a motore, crede di aver raggiunto il massimo della
libertà e abbandona bicicletta, pedonalità, mezzi pubblici. Così facendo, porta una crescita del
traffico, senza comprendere che non si tratta di benessere, ma semmai di malessere per se stessi
e per la collettività.
Cambiare il modo di muoversi
Allo scopo di cambiare le abitudini di trasporto, occorre intervenire non soltanto a livello
tecnologico, ma anche a livello culturale. Spiegare cosa significa muoversi bene è quanto mai
importante nel XXI secolo, sia per indurre un cambiamento di abitudini, sia per far conoscere
e utilizzare al meglio le novità della tecnica.
Questa attività è invece poco praticata. Mentre si reclamizzano di continuo le vendite di oggetti
dei trasporti, soprattutto automobili e moto, che fanno percepire una mobilità da praticare
soltanto con mezzi privati a motore, non si trova una corrispondente comunicazione sul tema
della mobilità sostenibile, e quindi sui comportamenti individuali che possono migliorare il
modo di muoversi a beneficio di se stessi e degli altri.
Anche a causa di questo squilibrio comunicativo, si confonde spesso il diritto di muoversi con
il diritto di muoversi a motore tramite il proprio mezzo di trasporto.
Da tempo, dunque, si assiste a una vera e propria “privatizzazione” dei viaggi, ancora più
rischiosa dopo che la pandemia di Covid-19 ha fatto apparire i mezzi di trasporto collettivo
come luoghi di “assembramento” e quindi di possibile contagio.
Educazione alla mobilità
Quello che occorre oggi attivare è una vera e propria educazione alla mobilità, finalizzata a
migliorare il modo di muoversi.
In collaborazione con
Il concetto di mobilità rappresenta anche un’alternativa ai concetti di trasporto, viabilità o
traffico. La mobilità si riferisce al modo in cui si spostano le persone ed è legata a fattori
personali, sociali, culturali, non soltanto economici. Per fare un esempio pratico, quelli che
sono stati definiti “consumatori socialmente responsabili”, persone con uno status socio-
economico e una posizione lavorativa relativamente alti, sono consapevoli della loro impronta
ecologica e guidano macchine piccole o biciclette, si spostano a piedi, sostengono le cause
“verdi”, si preoccupano del riscaldamento globale...
In sintesi, c’è chi si comporta bene, ma la maggior parte delle persone non lo sa e non ha gli
strumenti culturali per comprenderlo. Non di rado, le stesse amministrazioni di governo, a
livello locale e nazionale, sono prive di una cultura della mobilità, come si è riscontrato spesso
nei Comuni, al cambio di sindaco e di giunta dopo le elezioni, che ha visto un ritorno indietro
rispetto a quanto realizzato dalle amministrazioni precedenti.
La mobilità è sostenibile quando, tenuto conto della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui
essi vivono, garantisce per tutti la possibilità di fruire dell’ambiente urbano, di muoversi senza
ostacoli e quindi di avere strade idonee alle esigenze di mobilità di tutti coloro che vi risiedono.
Il tutto va pensato pure per le esigenze delle future generazioni.
Essere responsabili sulla strada
Vivere la strada da cittadini responsabili significa saper orientare le proprie scelte di mobilità
in base ai concetti di responsabilità, consapevolezza e legalità. Di fronte a una simile
affermazione il concetto di educazione stradale appare troppo limitato, e va esteso a quello di
educazione alla cultura della mobilità (sostenibile). L’Università ha il compito quindi di
formare cittadini in grado di gestire la propria mobilità quotidiana in modo rispettoso di sé,
degli altri e dell’ambiente. Per arrivare a questo, è sicuramente necessario fornire alcuni
concetti e informazioni di base, ma ancora più è importante riuscire a intervenire sul
comportamento e sulla “cultura”, sia delle famiglie e delle istituzioni operanti sul territorio.
Il Lemos vuole promuovere convegni, ricerche e attività formative finalizzate a cambiare la
cultura della mobilità, arrivando a convincere i cittadini a muoversi meglio, modificando le
abitudini quotidiane e facendo comprendere quanto siano utili e salutari le seguenti attività:
- Adottare comportamenti corretti per la sicurezza sulla strada
- Muoversi a piedi
- Muoversi in bicicletta
- Conoscere gli orari e i percorsi dei mezzi pubblici
- Comprendere e fare uso della sharing mobility
- Comprendere che le automobili occupano troppo spazio
- Avere la percezione di come il traffico porti danni alla salute per l’aria cattiva
Attuazione dei progetti del LEMOS
Il Laboratorio per l’Educazione alla Mobilità Sostenibile (Lemos) è un laboratorio di ricerca
nato all’inizio del 2021 all’interno del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali
dell’Università di Siena con lo scopo di diventare un punto di riferimento nel dibattito sulla
transizione verso nuove forme di mobilità sostenibile. Al momento sono in corso di
elaborazione progetti da condividere con enti/associazioni.
In collaborazione con
Le attività del Laboratorio sono rivolte a:
studenti dei corsi di laurea e laurea magistrale;
istituzioni pubbliche che si occupano di mobilità;
cittadini, attraverso azioni di divulgazione della ricerca;
studenti post-universitari o addetti al settore, attraverso formazione post-laurea (corsi e
master);
studenti delle scuole primarie e secondarie, attraverso percorsi di “educazione alla mobilità”.
Al momento i progetti sono in costruzione, c’è bisogno di comprendere quanto questi temi
siano importanti, per questo abbiamo partecipato a questa iniziativa per una PA sostenibile e
resiliente.

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  • 1. In collaborazione con Documento di approfondimento della soluzione: Insegnare a muoversi bene Ipermobilità e motorizzazione privata Il passaggio dal XX al XXI secolo ha visto crescere un modello di “ipermobilità”, cioè gli Italiani hanno cominciato a muoversi sempre di più e in maniera sempre più caotica e problematica. Nel periodo 1990-2009, in Italia, il traffico interno di passeggeri è aumentato del 31,9%, e l’incremento si è concentrato nel trasporto stradale privato, cresciuto addirittura del 35,5%. Secondo la mentalità comune, che ha preso avvio negli anni ’50, quando una persona acquisisce il diritto di muoversi con un proprio mezzo a motore, crede di aver raggiunto il massimo della libertà e abbandona bicicletta, pedonalità, mezzi pubblici. Così facendo, porta una crescita del traffico, senza comprendere che non si tratta di benessere, ma semmai di malessere per se stessi e per la collettività. Cambiare il modo di muoversi Allo scopo di cambiare le abitudini di trasporto, occorre intervenire non soltanto a livello tecnologico, ma anche a livello culturale. Spiegare cosa significa muoversi bene è quanto mai importante nel XXI secolo, sia per indurre un cambiamento di abitudini, sia per far conoscere e utilizzare al meglio le novità della tecnica. Questa attività è invece poco praticata. Mentre si reclamizzano di continuo le vendite di oggetti dei trasporti, soprattutto automobili e moto, che fanno percepire una mobilità da praticare soltanto con mezzi privati a motore, non si trova una corrispondente comunicazione sul tema della mobilità sostenibile, e quindi sui comportamenti individuali che possono migliorare il modo di muoversi a beneficio di se stessi e degli altri. Anche a causa di questo squilibrio comunicativo, si confonde spesso il diritto di muoversi con il diritto di muoversi a motore tramite il proprio mezzo di trasporto. Da tempo, dunque, si assiste a una vera e propria “privatizzazione” dei viaggi, ancora più rischiosa dopo che la pandemia di Covid-19 ha fatto apparire i mezzi di trasporto collettivo come luoghi di “assembramento” e quindi di possibile contagio. Educazione alla mobilità Quello che occorre oggi attivare è una vera e propria educazione alla mobilità, finalizzata a migliorare il modo di muoversi.
  • 2. In collaborazione con Il concetto di mobilità rappresenta anche un’alternativa ai concetti di trasporto, viabilità o traffico. La mobilità si riferisce al modo in cui si spostano le persone ed è legata a fattori personali, sociali, culturali, non soltanto economici. Per fare un esempio pratico, quelli che sono stati definiti “consumatori socialmente responsabili”, persone con uno status socio- economico e una posizione lavorativa relativamente alti, sono consapevoli della loro impronta ecologica e guidano macchine piccole o biciclette, si spostano a piedi, sostengono le cause “verdi”, si preoccupano del riscaldamento globale... In sintesi, c’è chi si comporta bene, ma la maggior parte delle persone non lo sa e non ha gli strumenti culturali per comprenderlo. Non di rado, le stesse amministrazioni di governo, a livello locale e nazionale, sono prive di una cultura della mobilità, come si è riscontrato spesso nei Comuni, al cambio di sindaco e di giunta dopo le elezioni, che ha visto un ritorno indietro rispetto a quanto realizzato dalle amministrazioni precedenti. La mobilità è sostenibile quando, tenuto conto della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui essi vivono, garantisce per tutti la possibilità di fruire dell’ambiente urbano, di muoversi senza ostacoli e quindi di avere strade idonee alle esigenze di mobilità di tutti coloro che vi risiedono. Il tutto va pensato pure per le esigenze delle future generazioni. Essere responsabili sulla strada Vivere la strada da cittadini responsabili significa saper orientare le proprie scelte di mobilità in base ai concetti di responsabilità, consapevolezza e legalità. Di fronte a una simile affermazione il concetto di educazione stradale appare troppo limitato, e va esteso a quello di educazione alla cultura della mobilità (sostenibile). L’Università ha il compito quindi di formare cittadini in grado di gestire la propria mobilità quotidiana in modo rispettoso di sé, degli altri e dell’ambiente. Per arrivare a questo, è sicuramente necessario fornire alcuni concetti e informazioni di base, ma ancora più è importante riuscire a intervenire sul comportamento e sulla “cultura”, sia delle famiglie e delle istituzioni operanti sul territorio. Il Lemos vuole promuovere convegni, ricerche e attività formative finalizzate a cambiare la cultura della mobilità, arrivando a convincere i cittadini a muoversi meglio, modificando le abitudini quotidiane e facendo comprendere quanto siano utili e salutari le seguenti attività: - Adottare comportamenti corretti per la sicurezza sulla strada - Muoversi a piedi - Muoversi in bicicletta - Conoscere gli orari e i percorsi dei mezzi pubblici - Comprendere e fare uso della sharing mobility - Comprendere che le automobili occupano troppo spazio - Avere la percezione di come il traffico porti danni alla salute per l’aria cattiva Attuazione dei progetti del LEMOS Il Laboratorio per l’Educazione alla Mobilità Sostenibile (Lemos) è un laboratorio di ricerca nato all’inizio del 2021 all’interno del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena con lo scopo di diventare un punto di riferimento nel dibattito sulla transizione verso nuove forme di mobilità sostenibile. Al momento sono in corso di elaborazione progetti da condividere con enti/associazioni.
  • 3. In collaborazione con Le attività del Laboratorio sono rivolte a: studenti dei corsi di laurea e laurea magistrale; istituzioni pubbliche che si occupano di mobilità; cittadini, attraverso azioni di divulgazione della ricerca; studenti post-universitari o addetti al settore, attraverso formazione post-laurea (corsi e master); studenti delle scuole primarie e secondarie, attraverso percorsi di “educazione alla mobilità”. Al momento i progetti sono in costruzione, c’è bisogno di comprendere quanto questi temi siano importanti, per questo abbiamo partecipato a questa iniziativa per una PA sostenibile e resiliente.