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1  sur  181
25 Km
vedute ed incontri, pensieri e
fantasie, immagini e musiche,
percorrendo in auto i 25 km da
casa al lavoro
sergio benassai
Km 0
Quando ho iniziato a scrivere di questi 25 km mi è venuto naturale non
partire dal km 1, ma dal km 0.
E mi è subito venuto in mente Giuseppe, il mio vicino …
“Assaggia questo salamino: è di Norcia, km 0 …”
Km 0 ? Km 0 da dove ? Dal negozio ? Dalla macelleria ? Dalla porcilaia ?
“… questo sì che è genuino … sentito che sapore ?”
In realtà l’unico, vero, sicuro, km 0, è quello
dell’insalata, dei pomodori, degli zucchini, che
crescono nel mio orto a 35 m dalla cucina.
E quell’insalata, quei pomodori, quegli zucchini, sono
anche biologici, nel senso più letterale del termine, dal
momentoche (dopo averli seminati come capita, senza
rispettareilperiodo consigliatoper la dimora a terra, e
senza tenere alcun conto di luna nuova, piena, calanteo
crescente) l’unica cosa che aggiungoalla terra è l’acqua
del pozzo e il compost che faccio col taglio dell’erba e delle siepi e con gli
avanzi della verdura e della frutta di casa.
Ma mentre chiudo la porta di casa Giuseppe ancora dorme.
Io devo partire presto, se voglio evitare il traffico. Perché, per andare al
lavoro, devo usare l’auto: usandoi mezzi pubblici (oltrea, diciamo, un bel km
a piedi) ci metterei un paio d’ore, se va bene.
Mi dice sempre Caterina:
“Ma perché ti lamenti ? E chi ti ha obbligatoa scegliere di stare in campagna
?”
Bella domanda.
“Perché ? Perché all’inizioci sonstate una serie di circostanze che mi hanno
condottoqua. E poi, molto poi, perché ho scopertoche mi piace la campagna
e non la città.”
Le circostanze ?
No, quelle no ! Se devo rispolveraretutti quegli anni, rimarrei qui … al km 0.
E poi non è neanche vero che preferissi la campagna alla città.
Per me, campagnaocittà, il problema (ma non era un problema, perché una
soluzione c’era sempre) era solo di avere un posto dove abitare.
Ero ancora convinto che avrei potuto abitare dovunque: mi sarebbe bastato
un letto, una cucinina, un bagno, un tavolo, qualche sedia, e una poltrona
dove poter leggere, fumando e bevendo whisky1.
Allora, chiudo la porta.
L’odore dell’erba del giardino tagliata ieri.
Il saluto giallodei limoni (devo decidermi a rifarei miei plumcake al limone).
Il gattodi Giuseppeche si allontana (finalmentel’ha capita ! da me, niente da
mangiare !).
E adesso la leggera ansia quotidiana del cancello
automatico: si aprirà esi chiuderà senza problemi ? O dovrò
verificare se qualcosa non va ? Le foglie dell’edera che
ostruiscono le fotoelettriche ? Una mancanza di corrente
elettrica ? L’imprevedibile, che si spera non duri più di
qualche secondo, malfunzionamento di qualche circuito ?
Oggi comunque tutto OK.
E se oggi decidessi di non andare a lavorare ?
Non esiste.
Mi sembra di vedere mia madre, tanti anni fa, quando (avrò avuto 11 o 12
anni) le chiesi:
“Mamma, oggi posso dire di essere malato e non andare a scuola ?”
Mia madre non parlò, mi guardò solo come se improvvisamente scoprisse di
avere un figlio cretino. E con quel suo sguardo, senza alcuna parola, né mia,
né sua, il tutto si concluse …. e andai a scuola.
Marcia indietro, manovra, e si parte.
Alt ! Fermi!
1 Naturalmente per whisky io intendo il Glen Grant, anche se sono ben consapevole che le/gli
intenditrici/ori di whisky (scozzese) ne saranno orripilate/i, dal momento che il Glen Grant non ha il
tipico sapore di torba, non ha il tipico colore ambrato, ma è praticamente alcol (40%) in una
soluzione limpida dal colore giallo oro. Probabilmente mi piace perché si sente in pratica solo il
sapore dell’alcol: forse berrei egualmente volentieri anche alcol puro con aggiunta (al 60%) di
qualcos’altro (purché non zuccheroso), un po’ come l’alcol con aggiunta di succo d’arancio che si
preparavano i medici militari americani nel romanzo “Comma 22” (o era un altro romanzo ?)
Se vado avanti sono già nel km 1.
Allora, restiamo al km 0.
E cosa c’è ancora da annotare per quanto riguarda il km 0 ?
Un sacco di cose.
Ad esempio il problema delle alette parasole dell’auto.
Suppongoche le caseautomobilistiche abbiano fior di ingegneri e tecnici …
eppure … eppure … è mai possibile che le alette parasole delle vetture siano
progettateinmodotale che non riescono a svolgere compiutamentela propria
funzione ?
Provatead orientarlein modo da evitare l’arrivo diretto negli occhi dei raggi
del sole in corrispondenza delle diverse ore del giorno: non ce la fanno !
Secondo me un’aletta parasole ben progettata vale molto di più di un
computer di bordoche vi indica l’itinerario(che, nella maggior parte dei casi,
conoscete molto meglio di quella voce dall’accento straniero che vi dice cosa
dovreste fare).
Ecco: allora le giovani generazioni, invece di continuare a progettare “app”2
per gli “I-phone”, “I-pad”, ecc. potrebbero dedicarsi a progettare alette
parasole efficienti.
Sistemata (si fa per dire) la questione delle alette parasole, sembra giunto il
momento di lasciare il km 0. E invece no.
Adesso c’è il problema dell’autoradio.
Dunque ... la memorizzazioneè: 1 per raiuno, 2 per raidue, 3 per raitre, 4 per
il canale della filodiffusione (musica classica), 5 per isoradio (per quando
viaggio in autostrada).
E a questo punto mi viene in mente di quando mi incavolo.
Perchémi incavolo ? Perché quandosono in viaggio, man mano che scorrono
i chilometri, le frequenze delle varie stazioni non sono più le stesse, e ogni
tanto la frequenza “giusta” è occupata da qualche radio locale che trasmette
canzonette, messaggi di dedica delle canzonette, pubblicità di commercianti
locali che si alternano con le canzonette.
Però adesso non è il momento di incavolarsi: alla radio trasmettono la
sinfonia “La Gazza Ladra” di Rossini.
Giustoqualchesera fa, a cena dai miei vicini (ancheloro amanti dell’opera) …
2 Come ho dovuto scoprire, “app” sta per i programmi software, che vengono prodotti al ritmo di
(credo) centinaia al giorno, e che consentono di scaricare giochi, informazioni, ecc., alcuni
gratuitamente, altri a pagamento, e che servono essenzialmente (oltre naturalmente a far intascare
soldi alle società che li commercializzano) a giustificare il fatto che le ore che si passano a
scaricarli, provarli, aggiornarli e anche (talvolta, meno male, succede) a cancellarli, aumentano
sempre di più. Il mezzo giustifica un “non” fine ?
“Allora vengono Claudia e Marco ?”
“Ho telefonato a Claudia: è d’accordo, vengono domani: ma di sera, per
cena, perché domattina vanno in gita con dei loro amici. Naturalmente
vengono con le bambine.”
“Bene.”
“E cosa prepariamo per cena ?”
“Che ne dici se facciamorisottoai fiori di zucca con lo zafferano e uccellini ?
”
“Uccellini … vuoi dire gli involtini di carne ?”
“Sì, quelli”
“Va benissimo. E, a proposito di uccellini, che
dici … proviamo a far vedere alle bambine il
video della Gazza Ladra di Rossini fatto da
Emanuele Luzzati ? Non è neppure troppolungo. A
Francesco era piaciuto molto. Potremmo
provare anche con loro.”
“Sì, dai, proviamo; mi sembra una buona idea. E poi lo rivedo molto
volentieri anch’io. E se va bene, la prossima volta facciamo vedere il Flauto
Magico di Mozart”
Ed è stata una buona idea.
Ed è un’idea appropriata ancheadesso, vistoche dal pino in fondo al giardino
si sono appena staccate tre gazze ladre dirette chissà dove.
Pronto per lasciare il km 0 ?
Km 0 ... Ma che numero è lo 0 ?
Secondo me 0 è un numero periodico.
Non so se sia vero da un punto di vista matematico ( ma 0 lo posso anche
scrivere 0,000000... più periodico di così ! ), però è vero che questo km 0 è il
miopunto di partenza di quasi tutti i santi giorni (a meno che non decida di
star rinchiuso in casa): diciamo che è un numero quasi periodico.
Come quasi periodico risulta allora essere anche il dilemma: lasciare spento il
cellulare o mettersi l'auricolare ?
http://www.youtube.com/watch?
v=Nbk0V6rG4Bc
Ne discutevo l’altra sera con Carla, la moglie di Giuseppe, nel quadro delle
solite chiacchiere pessimiste sul carattere degli italiani (con la consueta
geremiade, condita dagli ormai strausati riferimenti a Guicciardini,
Machiavelli, Leopardi, Croce, ecc.)
"E anche tu che, come il 70% delle persone, usi regolarmente il cellulare in
macchina senza l'auricolare ...."
"E tu allora, che, dopo mangiato, ti metti a guidare con in corpo due o tre
bicchieri di vino e uno o due bicchieri di whisky ?"
A quel punto non si può rinunciare all'ormai consueto ritornello:
"Ma lo sai che da ragazzino, a dieci anni, facevo merenda con pane, vino e
zucchero ?"
Comunque sia, ok, cellulare spento.
Allora, allacciare la cintura di sicurezza sopra la cintola … la cintola ?
Sì, la cintola, la cintura dei pantaloni, come si diceva in vernacolo.
A proposito la sapete la storia della Cintola della Madonna, la sacra reliquia
custodita nel Duomo di Prato ?
No … non tutta la storia … solo l’episodio del furto da parte di un pistoiese.
Eccolo qua, nella versione come me la raccontava il vecchio Baciccia:
...il pistoiese era riuscito ad entrare nascosto in un carretto che portava
balle di fieno la sera prima. E quando fu notte, con un buio pesto più nero
dell’acqua della gora che esce dalle tintorie, arrivò alla porta del Duomo, la
scassinò ed entrò dentro. Le candele accese per devozione bastavano a far
luce e le pietre preziose dello
scrigno della Sacra Cintola della
Madonna scintillavano come gli
occhi del demonio quando
riusciva a catturare una
fanciulla all’angolo di
Bachilloni, che per questo l’hanno chiamato il Canto del Diavolo. Una bella
mazzata colferro che si era portato dietro, aprì lo scrigno, si infilò la Cintola
sotto il corpetto e via ! S’arrampicò sulnoce che cresceva vicino alle mura, le
scavalcò e quindi... via... di corsa ... come un ragazzino che ha appena
suonato tutti i campanelli d’un palazzo... di corsa verso Pistoia. Ma a quel
punto la Madonna fece il miracolo e gli tolse il senso dell’orientamento. Così,
dopo aver girovagato per le Cascine di Tavola, si ritrovò di fronte a una
porta della cinta muraria. E, credendo di essere a Pistoia, si mise allora a
battere forte col ferro sul legno della porta, urlando: “Aprite pistoiesi, c’ho la
Cintola de’ pratesi!”. E invece era a Prato!Lo tiraron dentro e, recuperata la
Cintola, lo chiusero nella prigione. Il giorno dopo Prato era tutta in
subbuglio, che neanche il giorno della fiera di settembre ! Chi lo voleva
impiccaree chi lo voleva bruciare, chi, come Ida, la lavandaia del Comune,
lo voleva appendere con una carrucola sopra la pozza del Bisenzio sotto il
Mercatale e poi metterlo sott’acqua per un minuto, tirarlo fuori per dieci
secondi e poi ricominciare (l’Ida diceva che si poteva andare avanti anche
quasi un’ora prima di vederlo stecchito). Alla fine chi convinse tutti fu
Brunello, della confraternita dei beccai: “Lo si acceca, gli si strappa la
lingua e gli si cuce la bocca, gli si taglia la mano sacrilega e lo si rimanda a
Pistoia su un carretto rinvoltolato in un lenzuolo con sopra scritto: “a Prato
andai, la Cintola rubai, la Madonna m’ha punito, cieco e muto son finito.”
Così fecero: e la manosacrilega fu sbattuta sulla fiancata del Duomo per poi
essere divorata dai cani. E l’impronta lasciata dalla mano sanguinolenta è
ancora là !
Adesso però è proprio il momento di lasciare il km 0 e avviarsi al km 1.
VIA !
http://www.youtube.com/watch?v=-yyl1J9q2KA
Km 1
La partenza avviene in una condizione non proprio gradevole: infatti sta
piovendo alla grande.
E naturalmente l’asfalto della strada è percorso non solo da rivoli d’acqua
piovana, ma anche da rivoli di fango che scendono dalla collina franosa, ai
piedi della quale si snoda il percorso.
Stranamente in questo momento la mia preoccupazione rispetto alla frana
tralascia unpo’ le considerazioni relativealdissestoidrogeologicodella zona e
si concentra sulla possibilità che questi fenomeni franosi possano mettere in
discussionela presenza e la crescita degli asparagiselvatici che sono (per me)
oggetto privilegiatodi considerazioneinquestofine d’aprilee utilemotivo per
fare una bella passeggiata (appena tornerà un po’ di sole).
Del resto domani, 26 aprile, ricorre l’anniversario dell’incidente alla centrale
nucleare di Chernobyl.
E che c’entrano gli asparagi ?
C’entrano perché, ritenendo che
l’allarmismo sulla contaminazione
delle piante che si era diffuso nel
nostro paese fosse ingiustificato, fui in
grado di raccogliere, nei primi giorni
di maggio, una quantità
impressionante di asparagi selvatici
(dal momento che tutti i paesani si
guardavano bene dal raccoglierli);
che comunque preciso, a scanso di
equivoci, ho utilizzato solo per mio uso e consumo.
A proposito di asparagi, l’altra sera, a casa di Bernardo …
“Ma neanche per sogno ! Fare la frittata di asparagi è un non senso: senti
solo il sapore dell’uovo e non quello degli asparagi. La fine degli asparagi è il
risotto !”
“Lo dici te … Gli spaghetti congli asparagi ripassati nella salsa
sono una delizia.”
“Non è vero ! Anche il pomodoro uccide il sapore degli
asparagi”
“E … semplicemente bolliti con sopra un uovo affrittellato3 ?”
“Seh … quello va bene per gli asparagi coltivati, non per gli asparagi
selvatici ”
Io sono per il risotto.
Ma i rivoli di fangocontinuanoe allora bisogna per forza tornarea raffinare le
idee su un megaprogramma di riassetto idrogeologico che avrebbe il
vantaggio di mettere in sicurezza il territorio, dar lavoro a un sacco di gente
ed essere un pezzo importante di quel diverso modello di sviluppo che le
emergenze tendono purtroppo a mettere in secondo piano, mentre invece
sarebbe proprio il modo corretto per, tra l’altro, evitare future emergenze.
Solo che, come al solito, ci si scontra con la domanda: “E dove cavolo
prendiamo le decine o centinaia di miliardi di euro necessarie ?”
Qualcheideuzza l’avrei anche maturata nel passato. Ma naturalmente si può
pensare a qualcosa di molto più preciso e molto più concreto.
Ad una condizione: che non ci pensino gli economisti !
Perché se io guardo …
Intermezzo: “io guardo” in latino si dice “intuero”
e “intuero” è l’anagramma di “turione”; e
“turione” altro non è che il “giovane germoglio di
pianta perenne con foglie rudimentali, per esempio
nell’asparago”.
Tutto si tiene !
Allora .. se io guardo a cosa ci dicono gli
economisti, mi viene il latte alle ginocchia4
Perché ?
3 Definizioni tratte da alcuni dizionari per “affrittellare” (con i miei commenti):
a) cuocere in forma di frittella (cuocere come ?)
b) friggere le uova nell’olio, dopo averne rotto il guscio (e ci mancherebbe che le friggessimo col
guscio !)
c) dicesi propriamente del cuocer l'uova nell'olio intere intere nella padella, a foggia delle frittelle
(un evviva alla 4° edizione 1729-1738 del Vocabolario degli accademici della Crusca)
4 “far venire il latte alle ginocchia” è una espressione idiomatica per indicare fastidio, disagio.
Un’interpretazione che mi sembra plausibile di questa espressione idiomatica sta nel fatto che chi
munge il latte tiene il secchio fra le ginocchia e deve aspettare con molta pazienza che il latte munto
riempia il secchio, arrivando all’altezza delle ginocchia.
Perché gli economisti (e anche le economiste) si basano su ipotesi che
(secondo me naturalmente) hanno scarsi riscontri con la realtà. E dal
momentoche la realtà non sembra funzionare secondo le loro ipotesi, hanno
arraffato metodologie di analisi e modelli dalla sociologia, dalla statistica,
dalla matematica e si sono quindi impegnati nella formulazione di equazioni
con molti parametri che, comunque, nonriescono a prevedere il futuro anche
immediato, e chetalvolta non riescononeppure a spiegare quanto è successo
(ma che sono utili per vincereil premioNobelper l’economia5) e, soprattutto,
che vengono malauguratamente utilizzati per ipotizzare il futuro andamento
dell’economia reale. E anche questo non sarebbe un gran danno se non fosse
che governi e pubblicheamministrazioni operano (sono costretti ad operare)
le loro scelte su tali basi, trascinando così il mondo da una crisi all’altra.
Ha ragione Pietrino quando diceva:
“L’etimologia di “economia” fa risalire tale vocabolo al greco οἴκονομία,
l’amministrazione dei beni di famiglia, precisando però, con Aristotele, che
quanto adesso è definibile come “economia” è meglio riconducibile alla
χρηματιστική, l’acquisto di beni, di ricchezze.
e quindi aggiungeva:
Tuttavia, a fronte dell’attuale situazione, non sarebbe male cedere alla
tentazione di ritornare dalla χρηματιστική alla οἴκονομία.”
Debora (con la quale stava discutendoPietrino) però su questo non era molto
d’accordoe i due cominciaronoa becchettarsi come se fossero (come peraltro
sono) due intellettuali che adorano far sfoggio di erudizione (ma sono anche
persone molto preparate, va riconosciuto):
“Invece di cazzeggiare sulle etimologie potresti dire che cavolo significa
secondo te, se ti ho capito, che bisognerebbe gestire ogni aspetto economico
come se uno stato fosse una famiglia”
“Significa semplicemente che invece di far politica economica basandosi sul
PIL, sullo spread, e giocandoci poi sopra con i “futures”, i derivati, ecc., si
dovrebbe fare come in ogni buona famiglia, dove si fanno i conti con i soldi
che ci sono e, su tale base, si decide se e cosa comprare”
5 Qualche considerazione in proposito su: http://www.ilfuturomigliore.org/societa-politica-ed-
economia/203-se-i-premi-nobel-per-l-economia-sono-inaffidabili.html
“Ah sì ? E di grazia, a quale famiglia pensi ? Quella che si è indebitata per il
mutuo della casa, quella del commerciante che ha un sacco di soldi perché
evade l’IVA, l’IRPEF, ecc., quella dello speculatore finanziario, quella del
titolare d’azienda che ha intestatomacchina, barca, seconda casa, ecc., ecc.,
all’azienda …”
E, puntuale come le ferrovie svizzere, e puntuta come l’ago di una siringa,
intervenne Melissa:
“Ma porca miseria, Pietrino, ancora conla famiglia ? Non hai ancora capito
che da Aristotele in qua è passato qualche secolo ? Che vuol dire famiglia ?
Un single, due conviventi dello stesso sesso o di sesso diverso, un figlio che
frequenta l’università a 300 km di distanza, una figlia all’estero, e i nonni
pensionati ritornati alpaese d’origine o finalmente felici e contenti a godersi
la pensione in Brasile, i separati, le divorziate, con figlie e figli un po’ di qua
e un po’ di là, e cosi via, tutti questi sonouna famiglia che fa i conti scrivendo
entrate ed uscite su un libriccino ? Ma dai, ti prego !”
In quelle discussioni può anche capitare che si affronti il problema del
dissesto idrogeologico, ma in questo momento il problema concreto è:
smetterà o no di piovere, in modo che stasera non debba rischiare di dover
ripercorrereinsenso inverso questa strada, con i fari accesi, sotto la pioggia,
cercando di gestire l’auto come un acquaplano ?
Ed ecco che a questopunto si intreccianodiversi pensieri, sprazzi di immagini
scollegate, assurdi collegamenti cheinterrompono un filo logico, un po’ come
nel nuovo stile letterario inaugurato (credo) da Saramago, e poi seguito da
altri6, in base al quale (ecco, adesso ci provo) si saltano le classiche regole
della sintassi e della punteggiatura per cui si passa da un argomento all’altro
anche se forse argomento non è il vocabolo giusto ma con questa nuova
tecnica forsesi può anche abbandonareuna rigida semantica e intrecciare fili
diversi il che sembra il presupposto di grande confusione e pasticcio ma che
poi risulta ma non in questo caso dove il caso è questo scritto ma appunto
nelle grandi opere come quelle di un grande libro che affascina perché è
scrittocomesi pensa senza tuttele regole sopra citate e allora forse si capisce
che il pensiero non è solo logica e che però solo Saramago e simili possono
6 Non c’è solo questo: tre romanzi che ho letto di recente (“Io confesso” di Jaume Cabré, “Il sorgo
rosso” di MoYan e “35 morti” di Sergio Alvarez, in ordine decrescente di apprezzamento) vanno
anche oltre: gli autori cambiano improvvisamente il tempo e il luogo della narrazione e i soggetti
narranti senza dare avvertimento del cambiamento di tempo, luogo e soggetti, per cui ho dovuto
fare una fatica del diavolo per abituarmici (un po’ come mi sono dovuto abituare a capire che quello
che stavo vedendo, al cinema, era un flashback e non la semplice continuazione dell’immagine
precedente)
permettersi questo salto di regole perché la mancanza di regole che
caratterizza ilnuovo linguaggiogiovanilee non solo che si usa nei messaggini
nei tweet e così via non è una nuova forma letteraria ma solo una nuova
stenografia peraltro bruttina ma poi chissà se invece ….
Invece non sono bruttine (almeno all’apparenza) le prostitute che, non a
quest’ora certo, affollano questotrattodi strada. Sono povere, giovani ghanesi
o nigerianeo di chissà quale altro paese africano, in minigonne o calzoncini,
calze a rete, tette al vento, che si muovono come in una lap-dance, invitando
con la mano destra e il cellulare in quella sinistra, sorridendo falsamente con
quelle bocche riempite di rossetti dai colori di fuoco.
Sarà forse l’effetto della crisi, ma adesso, oltre alle
africane, anche lo sparuto numero di prostitute
europee (forse rumene o polacche o ucraine) si è
ingrossato con nuovi arrivi dalle fattezze
tipicamente italiane, e di ogni età (dalle forse
minorenni ad anziane matrone dal fisico pesante).
Lampi di interrogativi:
- case chiuse o quartieri a luci rosse ?
- fermo di polizia e concessione di garanzie a fronte della denuncia degli
sfruttatori ?
- e le escort d’alto bordo ?
- perché è il mestiere più antico del mondo ?
- e le/i (come si deve dire ?) trans ?
Frenataaaaa !
E ti pareva ! La vettura davanti ha rallentato improvvisamente: e perché ?
Perché ha visto un pannello che segnala: “Hai superato i 60 km/h, 5 punti
patente in meno”.
Deve essere una o uno che non conosce la strada: siamo su un rettilineo, con
linea bianca tratteggiata e comunque, che si sappia, nessuna/o è mai stato
multata/o per aver superato, qui, i 60 km/h.
D’altra parte, qualche chilometro avanti, su questa stessa strada, ma in
direzione opposta a quella che percorro normalmente, c’è un segnale con il
limitedi 20 km/h che sta lì da anni (un “ricordo” di lavori in corso di alcuni
anni fa).
Dunque: il problema del rispetto delle regole.
Nel “Critone” di Platone, dove si narra della morte di Socrate, le “Leggi”
dicono a Socrate:
... chi lo desideri, e non ci trova di suo gradimento, può
benissimoprendere le sue cose e andare dove preferisce. Se
uno di voi rimane, possiamo dire che di fatto ha
acconsentitoa eseguire i nostri ordini; e se costui disobbedisce diciamo che
commette ingiustizia in tre sensi: in quanto non obbedisce a noi che lo
abbiamo messo al mondo, e poi a noi che lo abbiamo allevato, e in quanto
non lo fa dopo aver accettatodi obbedirci, né d'altronde cerca di persuaderci
che stiamo commettendo un errore.
E Socrate bevve la cicuta.
Naturalmente non ho nessuna intenzione di bere la cicuta, ma …
effettivamente, rispettare certe leggi … è dura.
Solo che (e andiamo con lo stile pseudoSaramago ! ) quando sai che c’è una
legge da rispettare e provi a leggerla perché non ti fidi delle/gli esperte/i che
talvolta o spesso ne sanno meno di te e cerchi di capire e non capisci e sai che
non capisci nonperchései cretino ma perché quelle/i che l’hanno scritta non
avevano un’idea chiara dell’argomento sul quale stavano legiferando per cui
hanno scrittonormepraticamenteinapplicabili cheperò sono sanzionate e tu
ci tieni a dimostrare che sei rispettoso delle leggi e comunque hai il terrore
delle sanzioni e allora provi ad organizzare le persone interessate per
modificare la legge ma quelle ti dicono che non c’è niente da
fare e allora ti viene l’insano pensierodi raccogliere montagne
di cicuta edi distillarlee versareil risultatonelle sorgenti degli
acquedottichecosì andranno “a morire ammazzate/i” tutte/i
quante/i chetantonon si meritanonientee poi comunque non
lo farai mai ancheperché non hai la più pallida idea di come è
fatta una pianta di cicuta e dove la trovi e come si distilla ma
però basta guardaresu Wikipedia chelì si trova tuttotranne la
ricetta di comearrivare ad essere persone normali in un mondo normale che
poi non si sa neppure cosa è un mondo normale perché la normalità è forse
solo la consuetudinecioèquello che è il che non ha senso perchétuttocambia.
Augusto, tutte le volte che gli era possibile, adorava fare citazioni:
“Tutto scorre … “panta rei”
e lo diceva con un accento, un’inflessione di voce che, a trascriverla, non
poteva essere “panta rei” ma “πάντα ῥεῖ”, come se a parlare fosse Eraclito.
Ma, come avevo avuto modo di capire, Augusto non aveva mai letto un testo
di filosofia greca.
Infatti, quando gli mandai le mie poesie sui filosofi greci, ovviamente mi
ringraziò, ma sono quasi sicuro che le apprezzò soprattutto perché ci trovò
conferma della sua conoscenza della filosofia greca, come se la filosofia greca
si potesse riassumere in qualche endecasillabo.
Però, giustamente, Augusto potrebbe chiedermi:
“E tu li hai letti i testi dei filosofi greci ?”
Ed ecco la mia risposta:
“Qualcuno sì; qualche dialogo di Platone (come il Gorgia, con la scoperta
della tecnica della retorica e, come dico spesso, della possibilità di provare a
dimostrare qualunquecosa si voglia dimostrare), qualche pezzodi Aristotele
e altri frammenti di altri filosofi.”
E, ma solo per me, poi aggiungo:
“ Sto comunque diventando bravo nell’utilizzare citazioni di ogni tipo di
autore, facendo finta di aver letto il testo completo. Ma, su questo, non mi
sento particolarmente in colpa: lo fanno tutte/i, anche se non lo
confesserannomai. Secondo voi le pagine e pagine di bibliografia che spesso
sono allegate a molti saggi indicanoche l’autrice/ore ha lettoquei libri o che
ha pescato da qualche sito web la citazione giusta ?”
Però talvolta sono in difficoltà, come quando dovetti rispondere ad Alessia.
“Che tu abbia lettoo no i sacri testi, non ha importanza: il
problema è se quello che affermi sia o no falsificabile, come
dice Popper”
“Senti Alessia, io non ho mai capito Popper: ma che vuol
dire che una teoria, per essere scientificamente
controllabile, deve essere falsificabile ?”
“Significa che, dalle premesse di base di una teoria, si devono poter dedurre
le condizioni di un esperimento che la possa dimostrare falsa. “
“Cavolate: una teoria è valida se è sperimentalmente dimostrata: punto ! ”
Il fatto che alcuni segnali stradali e alcune leggi siano irrazionali non ha
bisogno di essere falsificato: è un fatto !
Come è un fatto che, finita la preoccupazione per i rivoli di fango, ritorna
quella per le buche che impongono di fare slalom, al di qua e al di là, della
striscia continua, per evitarle.
E riaffiora ilricordodella Svizzera: dove le strade sono senza buche e le lastre
di ghisa dei tombini sono esattamenteallo stesso livello dell’asfalto (ma come
fanno ?) e dove i limiti di velocità sono veri limiti … ma sulla Svizzera
bisognerà ritornarci …
Karl Popper
Non è il casodi pensarci adesso, anche perchécontinua a piovere e le buchedi
cui sopra provocanoenormi schizzi d’acqua quandoun veicolo ci passa sopra,
con la conseguenza cheil parabrezza per qualche attimo è una impenetrabile
parete d’acqua.
Altra frenata.
Questa volta la causa è il camion dei rifiuti urbani che svuota i cassonetti e
allora osservo, come sempre affascinato, l’abilità del conducente che
manovra il sistema di aggancio, sollevamento, rotazione, svuotamento e
rimessa a posto dei cassonetti che, come al solito, sono strapieni perché qui
non c’è la raccolta differenziata: con la conseguenza che le/gli abitanti dei
paesi vicini dove invece c’è, per non fare quel minimo di fatica che essa
comporta, preferiscono arrivare fin qua e buttare la loro spazzatura
indifferenziata in questi cassonetti.
La pioggia cessa e spunta pure un raggio di sole.
Bene: festeggiamo il fatto con una bella sigaretta. Nonostante fumare in
macchina stia diventando semprepiù complicatodalmomento che il kit-auto
per fumatori prevede sì la presenza di un posacenere, ma situato in posizioni
assolutamente irrazionali … Ma ho già parlato male abbastanza degli
accessori auto.
Già immaginola reazioneinfastiditadi molte/i a questo accenno al viziaccio
del fumo; non mi sento di condannarla, ma non resisto ad aggiungere una
nota ironicamente provocatoria (vedi nota7).
Garantisco comunque che sono e sarò sempre
rispettoso di chi non vuole che si fumi nelle sue
vicinanze (ma se volete trascorrere qualche ora a casa
mia, non garantisco) emi impegno a rispettare tutti i
divieti di fumo, anche se avrei qualche perplessità a
rispettarlo, all’aria aperta, come nel caso illustrato in
questa fotografia che ho scattato qualche anno fa in
una strada di San Francisco.
E promettocheporteròsemprecon me un portaceneretascabileper evitaredi
contaminare le strade, i sentieri, le spiagge e i parchi con puzzolenti e
inquinanti mozziconi di sigarette.
Di più non mi sento di fare.
Il traguardo del km 1 è già in vista.
Allora festeggiamolo con una bella canzone.
7 A proposito del fumo mi sono inventato questa paradossale teoria: il fumo fa bene perché deposita
catrame nei polmoni. Il che ha un duplice effetto positivo: asfaltando i polmoni rende più scorrevole
il flusso di aria in entrata e in uscita e, inoltre, la vischiosità del catrame cattura e intrappola i
batteri e altri microrganismi nocivi che non possono così penetrare nell’organismo
E, per restare in termini di fumo (ma non nocivo e non inquinante, anzi !),
propongo la grandiosa interpretazione (siamo nel 1958) di “Smoke gets in
your eyes” da parte di “The Platters”.
Km 2
Proprioincorrispondenza del passaggio dal km 1 al km 2 c’è la
trattoria “Le palme”, che ormai non ha più le palme, che sono
state divorate dal punteruolo rosso8.
E ieri sera è stato proprio lì, alla trattoria “Le palme”, che ci
siamoritrovate/i per una rimpatriata, quelle/i che, un bel po’ di
anni fa, avevano fondato il Comitato di Paese.
E cosa ci siamo dette/i ?
“Ma ti ricordi quando abbiamo fatto il primo giornalino, che siamo andati
alla tipografia del Barlani, con le 4 pagine scritte a macchina ed è venuta
fuori una schifezza, che lo abbiamo dovuto rifare e tu hai dovuto cacciare
altri soldi per rifarlo ?”
“E quella sera che abbiamo consumato un secchio di colla per attaccare
cinque manifesti, che poi è piovuto e due sono finiti per terra ?”
“Però siamoancora qui:non abbiamoottenutoquasi niente, ma credoche in
ognuna/o di noi sia rimasto qualcosa.”
“Vero: è rimasto qualcosa. Ma il paese non è mica tanto cambiato.”
8 Il “punteruolo rosso” (nome scientifico: Rhynchophorus ferrugineus) è un coleottero proveniente
dall’Asia, un parassita delle palme, la cui presenza, segnalata in Italia a partire dal 2004, ha già
portata alla distruzione di migliaia ( o decine o centinaia di migliaia) di palme. La mia particolare
attenzione a questo parassita è dovuta al fatto che ha distrutto la MIA unica palma !
Devo anche dire che mi sarei potuto prendere una crudele vendetta nei suoi confronti perché ho
letto che le larve di questo maledetto coleottero costituiscono un importante elemento della dieta
presso gli Iatmul, una popolazione indigena della Papua Nuova Guinea. Ma, devo confessarlo
(anche se non sono schizzinoso, e sono disposto a provare qualunque tipo di cibo), non sono riuscito
a decidermi a cucinarlo (anche in mancanza di sufficienti istruzioni culinarie)
“Però lo sapevamo: l’avevamo detto che ci sarebbero voluti anni per
cambiare la mentalità.”
“Sì, ma gli anni sono passati …. E che cavolo è cambiato ?”
Nonostanteuna diffusa delusione per non essere riusciti a cambiareilmondo,
peraltro ben bilanciata dal fatto che comunque la maggior parte ha trovato
una sua non insoddisfacente collocazione negli ambiti lavorativi, affettivi e
familiari, diciamo che comunque è stata una serata non spiacevole.
Non posso però mettere agli atti la cena di ieri sera senza citare Paolo che, a
proposito della fase più politica del Comitato di Paese (quando era divenuto
ormai, sia pure in forma più ridotta rispettoalle/i partecipanti originarie/i, il
nucleo di una piccola organizzazionepolitica equindi si organizzavano comizi
nei paesi vicini in occasionedelle elezioni) ci ha ricordatocheGiulio, l’operaio
idraulico, lanciò lo slogan:
“Meno lavoro, più straordinario”
Un’idea geniale, nella sua follia !
Viene quasi da pensareche Giulio, l’operaio idraulico, fosseun nuovo Erasmo
da Rotterdam, che, nel suo “Elogio della follia” ne sosteneva l’utilità per la
felicità dell’umanità, salvoconcluderecon il “dimentica quello che ho appena
detto”.
Mmmm … mi sa che si sta avvicinando di nuovo un diluvio.
Il diluvio come metafora dell’attuale situazione mondiale ?
Ma quella che sta per essere travolta dal
diluvio forse è solo una parte del mondo,
quella che identifichiamo come l’occidente
sviluppato (per intenderci Europa e Nord
America, anche se, come vedremo, è
soprattutto l’Europa ad essere in pre-diluvio).
In realtà parlaredi diluvio può essere fuorviante(ma, come insegna la bibbia,
rende bene l’idea).
Forse sarebbe meglio parlare di caduta dell’Occidente. Un argomento
interessante, a propositodel quale non posso non ricordarela discussione che
ebbeluogo a casa di Marcelloe Livia (che si trova nelle vicinanzedel km 23 di
questo itinerario, tanto per la precisione).
In realtà la discussione era iniziata su ben altri argomenti (la pervasività di
internet, facebook, twitter, ecc.) mentresi concludeva la cena con la granita di
limone di Marcello.
Fu Claudia ad iniziare il discorso:
“Vero, sul web si trova il meglio e il peggio, però comunque non se ne può
fare a meno: e meno male ! Per esempio, io do sempre un’occhiata a
ChinaDaily Europe, che, certo non è proprio il distillato del meglio della
società cinese, però ti dà un’idea.”
“Non c’è dubbio che il futuro sarà della Cina” disse Angelo “ Loro hanno un
grande vantaggio, anzi due, o forse tre. Intanto hanno una cultura
millenaria come la nostra, che peraltro continua ad essere presente, un po’
come il cristianesimo; in secondo luogo sono ancora fondamentalmente
confuciani, cioè niente metafisica, ma regole pratiche; e poi, cavolo, sono
ormai, come popolazione, il 20% del mondo”
“E’ vero.” intervenne Marco “Il loro approccio è pragmatico e diverso dal
nostro. Dovreste leggere il libro “Le trasformazioni silenziose” di François
Jullien dove si spiega che, mentre la nostra cultura è basata sul
soggetto/agente/che ha scopi, quella cinese è basata
sull’influenzare/assecondare come la natura. Quindi non
all’”Essere” occidentale dedica attenzione il pensiero cinese,
bensì alla “transizione”; e alla “sostanza” si contrappone il
“cambiamento”(ungiocodi polarità fra yine yang), e al “tempo”
il “divenire”, così che anche la storia, la politica, la vita, non sono da
considerarsi come un susseguirsi di eventi, ma come il compiersi di
“trasformazioni silenziose”, privilegiando quindi l’induzione sull’azione.”
“E bravo” intervenne Lucilla “vallo a raccontare alle/ai cinesi che muoiono
nelle fabbriche di Shanghai, o anche in quelle di Prato”
“Ma che dici ? Che c’entra ? Stiamo parlando dei valori costitutivi”
“E certo ! Parliamo dei valori costitutivi, così chi se ne frega se milioni di
persone muoiono di stenti, di condizioni di lavoro allucinanti … “
“Aspetta Lucilla” intervenni io “Hai ragione ovviamente, ma sfruttati e
sfruttatori ci sono ovunque, sempre. Stiamo semplicemente cercando di
capire se siamo o no alla fine dell’Occidente, inteso come sistema di valori
basato sui principi della rivoluzione francese, quelli della libertà,
eguaglianza e solidarietà”
Tralascioilseguitodella discussioneperché mi sono ricordatodi aver assistito
alla rappresentazioneteatraledi “Romolo il Grande” di Friedrich Dürrenmatt
(anche lui un “grande”). Il “clou” della vicenda è che l’ultimo imperatore di
Roma dichiara di aver voluto essere imperatore per essere sicuro che
finalmente si chiudesse in maniera definitiva l’ormai “finito” impero
romano9.
Ma il problema è molto serio: è davvero la fine della cultura occidentale ?
Potrebbeessere. Per questoho da tempo maturatoun’idea: dobbiamoallearci
con l’India.
Perché ?
Perché l’India, oltre ad essere un paese con 1,2 miliardi di persone, ha, sia
pure tra mille contraddizioni e conflitti, una tradizione di accettazione di
culture diverse che, credo, nessun altro paese abbia mai avuto.
E forse un analogo discorso potremmo farlo col Brasile (anche se col Brasile
ho un conto aperto che ho illustrato in un resoconto).
Insomma il problema è: gestire la fine dell’Occidente salvaguardando certi
valori, principi, conquiste, un po’ come è successo con la fine della civiltà
dell’antica Grecia, recuperatadagli alessandrini, dai romani, dagli arabi, dalle
biblioteche medievali dei conventi, dal rinascimento, ecc.
Anche se, prosaicamente, mi limiterei in questo momento a chiedere il
rispetto di semplici norme di buona creanza, tipo il fatto che non si capisce
perchéquesto “idiota”chemi sta appiccicatoalparafangoposteriorecontinua
a suonare perché non può sorpassare … e che ci posso fare io se la strada è
piena di curve, che non ho voglia di affrontare a più di 70 km/h ?
C’è finalmenteun rettilineoe finalmentel’idiota puòsorpassarmi (tantome lo
ritroverò davanti, in fila, tra qualche chilometro).
Dopo quel rettilineo niente di particolarmente interessante fino a quando
non vedo parcheggiatal’inconfondibile 500 gialla di Gloria, proprio davanti
a un negozio, con la saracinesca tirata su e in evidente stato di
ristrutturazione.
9 Questa è una registrazione del 1971, con Paolo Stoppa e Arnoldo Foa’
“Ciao, Gloria, ma che stai facendo qua, a quest’ora mattutina ?”
“Ciao, lo vedi, sto aprendo un negozio”
“Un negozio ? E di che ?”
“Di abbigliamento usato di qualità”
“Abiti usati ? Ma con tutti i banchetti che ci sono al mercato …”
“Ma qui ci saranno solo abiti e accessori di un certo livello e in ottimo stato,
nuovi o quasi nuovi.”
“E pensi veramente di guadagnare qualcosa, di non rimetterci ?”
“Penso proprio di sì. Tra l’altro sono in società con la proprietaria del
negozio. E’ una cara ragazza … aspetta che te la presento …. Giada !!!”
Giada ? Giada … lei ?
Eccola, sì … proprio lei.
Anche se infagottata in una felpa da lavoro, sì, è lei. Bella come sempre.
Mi sorride, mi abbraccia, mi bacia sulle guance:
“Che bello rivederti ? Ma che ci fai qui ?
“Ma perché …” dice perplessa Gloria “… vi conoscete ?
Se ci conosciamo? Ci conosciamo sì. Siamo stati insieme per nove bellissimi
mesi, fino a quel giornoin cui le chiesi se le andava di prenderci unpo’ di ferie
da passare insieme in giro per la Toscana e lei mi disse:
“Forse non hai capitobene. Adesso tu prendi le tue cose e te ne torni a casa
tua”.
Non c’è dubbio che non avevo capito (e non ho ancora capito).
“Sì, ci conosciamo, certo che ci conosciamo …”
Ma ora non è il momento di spiegare. Meglio andarsene.
“Scusate, ma ora devo scappare. Comunque ci rivediamo presto”
Rimonto in macchina e mi allontano velocemente.
Indubbiamente sono in una situazione di post-diluvio, almeno per quanto
riguarda l’aspetto sentimentale, considerando la cacciata da parte di Giada
come un diluvio.
Certo, non un diluviouniversale (il resto del mondo non se ne è praticamente
accorto), ma comunque per me un evento significativo che ha lasciato le sue
traccenel miodepositodi esperienze che si è man mano stratificato nel corso
degli anni.
Potrei quasi considerarlocomeuno strato di roccia sedimentaria
clastica, caratterizzatadalla presenza di bellissimi fossili, inserito
in un altrimenti regolaresusseguirsi di quasi indistinguibili strati
di rocce sedimentarie piroclastiche, come è peraltro tipico di
alcune interessanti formazioni geologiche di questa zona.
Del resto, a proposito di diluvio, non ho certo fatto una bella figura, così che
anche un eventuale richiamo al personaggio di Noè appare del tutto
inappropriato.
Anche se devo riconoscere che qualche affinità con Noè è pur presente: mi
riferisco in particolare all’apprezzamento per il vino, che ho citato al km 0 e
sul qualesono quasi obbligatoa tornare dal momento che sulla mia destra si
affaccia all’orizzonte l’ingresso della tenuta agricola Bardini.
Non che il vino che produconosia un granché. Comunque è certamente assai
più palatabile che non il vino genuino dei contadini del paese che ho dovuto
far finta di apprezzare quando mi sono trasferito qui: vino a km 0, vino di
qualità 0.
Tanto che ormai il vino lo compro solo al supermercato. E perché, mi
chiederete, non ad un’enoteca ? Perché (almeno questa è la mia esperienza)
un vino decente, se non buono, da bere tutti i giorni a pranzo e cena, al
supermercato costa meno.
Alcuni supermercatitra l’altrohanno ancheuna varietà considerevole di vini,
non solo italiani.
Se però si hanno esigenze particolari, bisogna ripiegare su
internet: ad esempiose ci si vuole cimentarenell’assaggiodi vini
cinesi (sì ! prodotti in Cina) come questo “Old man” la cui
etichetta così lo descrive: “Aromi di prugna e un accenno di
tabacco, con un soffio di trascorsa giovinezza. Corposità leggera ma
complessa con una piega di frutta secca e un finale di forte rimprovero per
la moderna gioventù”.
Una descrizione non si può non apprezzare (ma quel vino non lo ha mai
assaggiato).
Il trafficoè ancora scorrevole, almenoper quanto può esserlo in questo tratto
costeggiatodi negozi e abitazioni conle autogià parcheggiate in seconda fila.
Mi fermo al semaforo rosso e incitocolpensiero l’anziana signora che trascina
il carrello della spesa, un bastone nell’altra mano, e che vedo decidersi con
titubanza ad attraversare la strada.
Poi l’orizzonte si allarga di nuovo tra gli alberi di
giuda grondanti di pioggia, splendenti di verde
dopo che sono caduti i fiori (che non sono fiori)
lilla cresciuti direttamente sui tronchi e sui rami.
Rinuncio a ripercorrere la lunghissima storia
delle interpretazioni su quest’albero e su Giuda e
mi concentro invece sul tentativo (inutile) di
capirese questi campi rigogliosamenteverdi sono
campi di grano, o granturco, o farro, o chissà
cos’altro.
Ne parlavo giusto quattro giorni fa con Silvio che sosteneva la bontà della
minestra di farro.
“Scusa Silvio, ma non sarebbe l’ora di finirla con questa esaltazione dei cibi
del tempoandato, con la minestra di farro, la zuppa di avena, la panzanella,
ecc. ?”
“Ma scusa, sono buone, fanno bene”
“E no che non sono buone. Cos’è la panzanella ? Pane e cipolla ! E la
minestra di farro: ma lo sai che il farroveniva coltivatoper darlo ai maiali e
non per nutrire gli esseri umani ?”
“Ma che dici ? Ti inventi sempre un sacco di cose. Il farro è sempre stato
usato come alimento: era il cibo principale degli eserciti dell’antica Roma.”
“Sì, ma poi hanno scoperto il grano tenero. E comunque costa molto più del
grano, ha un sapore non molto piacevole, e sembra di masticare riso poco
cotto”
“Senti chi parla. Tu che continui a esaltare il prosciutto crudo di montagna,
duro e salato, con quelle cotenne di grasso un po’ rancide”
“Vero, Silvio, vero. E voi che vi fate togliere tutto il grasso dal prosciutto,
perché fa male, e poi vi esaltate di fronte a un pezzo di lardo di Colonnata ?”
“Piace anche a te il lardo di Colonnata e ti piace la ribollita10, e pure tanto:
lo vedi che in fondo sei un amante dei vecchi sapori ?”
“Non nominare la ribollita invano ! Comunque dai, facciamoci una bella
fiorentina e piantiamola qui.”
Con una giornata così verrebbe quasi voglia di tornare a casa e dedicarsi al
dolce far niente, ma il dovere chiama.
Dovere: una parola indubbiamentedesueta. Mentreinvece va molto di moda
la parola “diritti”.
Forse bisognerebbe ricordare che anche la nostra Costituzione parla
esplicitamentedi doveri e … guardateunpo’ come e a che proposito ne parla:
10 Volete la ricetta della vera ribollita ?
Ecco quella di mia madre: fagioli cannellini e borlotti (metà passati e metà interi), verza, carote,
zucchini, bietola, patate, cipolla, quantità industriali di cavolo nero e tanto olio extravergine di oliva
(le quantità di ogni ingrediente ? come diceva mia madre: si fa a occhio) – cuocere per 2-3 ore –
versare su strati (sottili) di pane raffermo – lasciar raffreddare – al momento di mangiarla, riscaldare
poco mescolando bene il pane.
Art. 2
La Repubblica … richiede l’adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 4
… Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 30
È dovere e dirittodei genitori mantenere, istruireed educare i
figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Art. 48
… Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo
esercizio è dovere civico.
Art. 52
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Art. 54
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla
Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadinicui sono affidate funzioni pubbliche hannoil dovere
di adempierle con disciplina ed onore …
Credo però che sia sufficiente leggere l’articolo 2 (doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale) per renderci conto di quanto siamo
lontane/i dal realizzare l’utopia dei padri costituenti.
Tra l’altro ricordo bene una discussione di molti anni fa, quando si era al
massimo dell’impegno politico, una discussione nata dalla proposta di
alcune/i di noi di organizzare un seminario su “diritti e doveri”. I doveri
furono clamorosamente sconfitti.
Comunque, proseguendo verso il posto di lavoro (la meta che richiama al
dovere), ci si avvia verso il km 3.
Km 3
Adesso scende una pioggerellina sottile del tipo che non sai mai se tenere
sempre in funzione il tergicristallochestriscia rumorosamentesul parabrezza
oppure azionarlo ogni tanto.
Un’occhiata allospecchiettoretrovisore per vedere se sul sedile posteriore c’è
l’ombrello: sì, c’è.
E’ un ombrello bello grande, non uno di quegli ombrellini ripiegabili che sono
comodissimi da portare, ma che, se piove forte, riparano ben poco.
L’ombrello è uno di quegli oggetti che mi ha sempre affascinato, per quel
meccanismoinsiemesemplicee ingegnoso, resistente ma composto di fragili
componenti, in base al quale si apre e si chiude.
Così come, ben più della fabbrica robotica ove è
stata assemblata l’auto sulla quale sto
viaggiando, mi affascina la piccola fabbrica dei
chiodi, con quelle macchinette di una ingegnosa
semplicità che trasformano il fil di ferro in
chiodi.
Si tratta ovviamente di considerazioni pre-diluvio (trascurando dunque la
pioggerellina), identificando questa volta il diluvio nelle rivoluzione
informatica, considerazioni che avevano un senso quando ancora si
progettava col regolo calcolatore e le
tabelle dei logaritmi (anche se già
facevano la loro comparsa i primi
mastodontici calcolatori che andavano
alimentati con le schede perforate).
Adesso, da questo punto di vista, siamo nella fase post-diluvio che richiede
indubbiamentenuoveattitudini, quali, ad esempio, la capacitàdi centrarecon
le dita i numeretti delle calcolatrici dei tablet, in sostituzione della
memorizzazione delle famose tabelline (quanto fa 7x8 ?) o della capacità di
dividere un numero di tre cifre con un altro utilizzando carta e penna.
Un video sulla fabbrica di chiodi
A tale proposito chissà che non avesse ragione Vittorio quando l’altra sera
affermava:
“Ma perché devoseguire pedissequamenteogni novità, ogni cambiamento?”
“Perché” gli rispose Marta “ti devi adeguare: non puoi restare immobile”
“E io non sono d’accordo: et si omnes, ego non”
“E che vuol dire ?”
“Vuol dire: e se tutti la pensano così, io invece no !”
A quel punto intervenne Paride, l’erudito del gruppo:
“Così farai la fine di Philipp von Boeselager”
Naturalmente tutti rimasero in silenzio, aspettando l’inevitabile spiegazione di Paride.
“Philipp von Boeselager è il nome di uno degli ufficiali della Wehrmacht che,
il 20 luglio 1944, tentarono di uccidere Adolf Hitler. E il motto della sua
casata, quella dei Boeselager è proprio “Et si omnes ego non” …. Però …”
Paride ci guardò tutti, con un sorrisetto sornione e poi proseguì:
“Però, potresti anche cavartela meglio, come ilMaresciallodi
Francia Gaspard de Clermont- Tonerre, che divenne
marchese de Cruzy e Vauvillierse duca di Clermont-Tonerre
che aveva, come motto di famiglia: Si omnes te negaverint,
ego numquam te negabo”.
Il quale Gaspard del Clermont-Tonnere, dopo aver
combattuto innumerevoli battaglie e guerre, a 68 anni si ritirò a vita
privata, dedicandosi a comporre opere di economia e di storia militare fino
alla sua morte avvenuta alla veneranda età di 93 anni.
Sentendotuttociò non resistetti eandai a prendere la foto che mi aveva fatto
Giudittadieci anni prima, di fronte ad un arco che incorniciava l’ingresso da
tempoabbandonatodi una villa nell’isola di Torcello e sul quale era presente
appunto l’iscrizione: “et si omnes, ego non”.
E presi nota con soddisfazione che l’erudito Paride non seppe erudirci sulla
famiglia che aveva abitato e vissuto in quella villa.
Anchese dovrei essere piuttostocautonell’usareil vocabolo “erudito” e simili
dal momento che gioco anch’io spesso a fare l’erudito11, chiedendomi poi se
l’erudito (o meglio: il sedicente erudito) non sia una figura tipica della fase
“diluvio”, che si aggrappa al passato per cercare di sopravvivere alle
catastrofiche trasformazioni.
Ma, come disse Mariangela:
“Certo, mio caro, forse hai ragione. Siamo in una fase di grande
trasformazioneed è importante cercardi capire come muoversi, cosa cercar
di salvare mentre si cerca di abituarsi al nuovo, di comprenderlo, di
sperimentarlo. Però intanto qualcuno, anzi, soprattutto, qualcuna, deve
farsi carico della quotidianità. Ad esempio, quando se ne
sono andate e andati tutte e tutti, chi mette in ordine, carica
la lavapiatti, mette fuori la spazzatura, e poi domattina,
prima di uscire di corsa perché se no si arriva tardi al lavoro,
pensa a mettere a scongelare qualcosa per la cena, si
ricorda che c’è da lasciare i soldi per la donna delle pulizie e fa l’elenco delle
telefonate da fare e delle bollette da pagare per internet, prenotare il treno
per andare dai tuoi la prossima settimana, mandare gli auguri per il
compleanno di tua nipote, ecc. ?”
La risposta di Franco fu “tranchant”:
“Senti pallina: per un verso c’hai ragione. Però‘un si può fare di tutt’erba un
fascio. Io è una vita che ci provo a cercare di non essere maschilista:magari
‘un ci riesco al cento per cento, però faccio tutto quello che posso. Il fatto è
che però, santa miseria, molte donne son come, o peggio, della mi’ mamma,
che quando le dissi: “Mamma, se vuoi i piatti li lavo io” mi guardò come se
fossi rimbecillito. Gl’è vero: i maschi se ne approfittano. Ma, santa miseria,
la colpa è anche delle mamme che, salvo errori, sono femmine !”
11 Per chi non resistesse alla insana tentazione di “conoscere” i miei “giochi di erudizione” ecco
qua qualche esempio: Parole strane, Almanacco dei trasporti, e, più in generale, il sito Il futuro
migliore
Per evitareil degeneraredella discussione intervenne per fortuna Amelio che
la buttò sul cultural-comico, citando dal film “Berlinguer ti voglio bene”, la
famosa frase di Benigni: “Pole la donna essere eguale all’omo ? No ! E’ aperto
il dibattito”.
Immediata verificasulla strada. Chi guida quell’autoche occupa ilcentrodella
strada, procedendo a velocità ridotta, impedendo il sorpasso e costringendo
ad un andatura più che moderata ?
Ovviamente(penso) una donna che guida solo con la mano sinistra, perché la
destra è impegnata per tenereil cellulare incollata all’orecchio; cheritiene che
sia una necessaria norma di sicurezza stare il più lontano possibile dal bordo
della strada viaggiando ad una velocità moooooolto moderata.
E invece, scopro, è il vecchio barista del paese: rincoglionito, prepotente,
egoista, ecc. (anche, in fondo, simpatico, genuino: un personaggio) …. ma …
sicuramente maschio.
Allora, mi chiedo, continuandoa disquisiresul diluvio e sul rapporto/conflitto
uomo-donna: ma chi era la moglie di Noè ?
Secondo alcune leggende il suo nome era Vesta: in realtà
leggende molto “interessate” perchédannolustroalla città di
Vieste, dove Vesta sarebbestata sepolta dallo stesso Noè che,
dopo aver lasciato l’arca sul monte Arafat, per ragioni non
troppe note, sarebbe approdato in Puglia sul Gargano.
Ahi … sono tornato a fare il falso erudito !
Concentriamoci invece sul percorso.
La pioggerellina è cessata e la strada è miracolosamente libera.
Il che, stranamente, procura un certo fastidio: come se la mancanza di
ostacoli, di imprevisti, fosse un ottundimento delle capacità. Un situazione
noiosa.
Ma ... no problem … un improvvisorallentamento. E le macchinechevengono
dall’altro senso che lampeggiano .. Ah, ecco: ci avvertono che più avanti c’è
una pattuglia della polizia, o dei carabinieri, o della guardia di finanza.
E, non so bene perché, mi vengono in mente le
tragiche immagini degli scontri del 2008, a
Genova, in occasione del G8.
E in particolare l’immagine dei finanzieri in assetto antisommossa.
I finanzieri ? I finanzieri addetti all’ordine pubblico ?
O, come forse in questo caso, a controllare il rispetto del codice della strada
(ammesso che poi non sia una pattuglia del corpo forestale) ?
A proposito di finanzieri, ricordo la lapidaria affermazione di Armando, il
commercialista pratese:
“Ma lo sai te che tutti i finanzieri volevano venire a lavorare a Prato ?”
“No, perché ?”
“Ma perché a Prato, negli anni d’oro, tutti evadevano, tutti tenevano un
doppio bilancio, quello vero e quello falso. E i finanzieri che accettavano il
bilancio falso erano ben ricompensati.”
“Hai detto negli anni d’oro … e adesso ?”
“Ora ci sono i cinesi, e tanti, e sempre di più. E da loro è difficile tirar fuori la
mazzetta. Fanno finta di non capire, non ci sono documenti, scompaiono,
non esistono. E finisce in nulla. E allora è meglio cambiare strada.”
“Cioè ? “
“ Ci si dedica ai reati finanziari legati ai paradisi fiscali, dove girano un
saccodi soldi. Se ci sai fare ti fai un po’ di amicizie importanti, sali di grado
(tantoper accumulare contributi pensionistici), lasci la Guardia di Finanza e
ti imbuchi in una società di consulenza finanziaria dove puoi mettere a
frutto le tue conoscenze con i colleghi … e vai ! Oppure …”
“Oppure ?”
“Oppure continui a far carriera. Passi il tempo a
rappresentare la Guardia di Finanza alle cerimonie
pubbliche (inaugurazioni, visite delle alte cariche dello
stato, conferenze, seminari, cerimonie, ecc.) e, se sei bravo
come il generale Speciale, riesci anche a farti arrivare in
aereole spigole da Pratica di Mare in Trentino per pranzo,Il generale Speciale
con la modica spesa di 200.000 euro (la Corte dei Conti ha Corte dei Conti
ha chiesto il rimborso: l’ha pagato ?) .”
Ma tornando ai finanzieri, ai carabinieri, al corpo forestale, alla polizia
provinciale(c’è anchequella !), e ad altri corpi che mi sfuggono, i quali (oltre
ovviamente alla polizia stradale) controllano il rispetto del codice della
strada, perché meravigliarsi ?
Siamo un popolo fantasioso. Il cosiddetto “Golpe Borghese” del 1970 da chi
doveva essere attuato ? Ma dal Corpo Forestale dello Stato !
Il quale Corpo Forestale dello Stato, in Sicilia, ha queste caratteristiche: 841
ufficiali e sottufficiali e 14 agenti.
Ma c’è un’altra considerazione che non posso tralasciare.
Questo è l’Inno del Corpo Forestale dello Stato. Fate attenzione a quanto si
dice al minuto 00.58: “voci maschie, forti e fiere”: le voci femminili no, eh ?
E, mancoa farlo apposta, ecco là ! La pattuglia è una pattuglia della Guardia
di Finanzia e … chi regge la paletta rossa per intimare l’alt (che per fortuna
non si alza al mio passaggio) ? … una finanziera !
Da finanziera (intesa appuntocome agente donna della Guardia di Finanza,
e non come il piatto piemontese fatto di frattaglie e neppure come la lunga
giacca portata dagli uomini dell’800) a finanza il passo è breve.
La finanza, dunque, il vero potere globale12, al quale la politica ha ceduto lo
scettro.
Ma la finanza non è (non era) l’economia.
A questo punto, in una situazione tranquilla (traffico scarso, niente
pioggerellina), ci si può anche abbandonare all’ascolto della radio.
Accendo e … ecco cosa stanno trasmettendo: la sinfonia n. 9 di Beethoven13.
Quella che si conclude con l’Inno alla gioia, scelto per essere l’inno ufficiale
dell’Unione Europea.
12 Per qualche considerazione sulla finanza vedi:
http://www.ilfuturomigliore.org/societa-politica-ed-economia/206-economia-finanziaria-ovvero-il-
ciclo-d-d%E2%80%99-dal-prestito-alla-scommessa.html
Ah … l’Unione Europea. Grande discussione l’altra sera a casa di Bernardo.
Di nuovo a casa di Bernardo ? Naturalmente sì, visto che tra di noi è quello
che, tra giardino e salone, è in grado di offrire comodi ed ampi spazi per
cazzeggiare(sullato culinario invece ci sarebbe molto da ridire, ma non è un
problema: in genere ci si organizza con ognuna/o che porta qualcosa).
Aveva cominciato Augusto:
“Però, dai, la crisi continua e noi dobbiamo continuare ad essere obbligati a
fare sacrifici per salvare le banche tedesche come vuole la Merkel”
“Non diciamo sciocchezze !” intervenne Pietrino, con aria scandalizzata “I
sacrifici li dobbiamo fare perché abbiamo un debito pubblico enorme e, se
non lo riduciamo, dobbiamo continuare a pagare miliardi di euro all’anno
per gli interessi sul debito”
E Giulio:
“Ma facciamoli pagare a chi ha i soldi, agli evasori fiscali, ai commercianti
che dichiarano reddito più bassi dei loro dipendenti !”
“Il fatto è che in Europa comandanoi soliti poteri forti, ai quali si adegua la
Commissione Europea” riprese Augusto “e si adeguano anche i capi di
governo, mentre il Parlamento conta ben poco”
“Come in Italia” affermò Giulio “Non c’è più democrazia”
A quel punto intervenni io. E via con Montesquieu e la
separazione e l’equilibrio dei tre poteri (legislativo,
esecutivo, finanziario). Ma poi anche, ovviamente, il
riferimento alla Costituzione …
… per non parlare del governo dei filosofi di Platone o
della discussa democrazia di Pericle o del duro realismo
di Machiavelli …
13 In ricordo del grande Claudio Abbado, ecco un piccolo estratto della sua interpretazione della
sinfonia con i Berliner Philharmoniker
… fino agli attuali populismi e leaderismi che si fondano sempre più sul
quartopotere(la stampa, o meglio, nell’epoca di internet, il web e facebook e
twitter) …
Ops ! …. Altro rallentamento … che succede ?
Niente succede: è solo che ormai è vicino un altro semaforo.
Km 4
A propositodi semafori. Chi è quella bella mente che, in certecittà italiane, ha
deciso che, per i pedoni, il verde dura circa 5 secondi e poi, per 20 o 30 o 45
secondi dura il giallo, per cui non si sa mai, col giallo, se è il caso di
avventurarsi o no nell’attraversamento ? Questa bella mente ha mai visitato
una delle tante città straniere dove, sul semaforo pedonale, compare il
numero dei secondi ancora disponibili per l’attraversamento ?
E’ vero che, a proposito di semafori, ci sono
leggende napoletane (che poi non sempre sono
leggende, ma realtà) del tipo: “Attenzione al verde:
possono esserci auto che passano col rosso”. E ci
sono i pulsanti per attivare l’attraversamento
pedonale che non funzionano. E ci sono semafori
che per qualche secondo restano rossi da tutte le
parti. E ci sono gli automobilisti dai riflessi pronti
che, se non scatti al verde entro un nanosecondo, ti
sparano una clacsonata da 100 decibel. E ci sono
quelli che si fermano sulle strisce pedonali,
rendendo difficile il passaggio dei pedoni e restano
fuori del campo di visibilità del semaforo,
sollecitando quindi le clacsonate di chi sta dietro e vede scattare il verde.
Semaforo, mi direbbe …… deriva dal greco σεμα cioè "segnale", e da φερω
cioè "che porta" e infatti significa "che porta il segnale".
“Ma … attento …” mi disse non mi ricordo chi una volta …. “semaforo, in
informatica è un’altra cosa. E’ un datoastrattoper gestire l’accessoa risorse
condivise di un sistema operativo da parte di diversi processi.”
“Ma ovviamente il semaforo è anche il segno distintivo della gara che si
svolge su “Amici di Maria De Filippi”, la trasmissione di Canale 5,
trasmessa anche sul canale web Witty TV della De Filppi e Mediaset”
aggiunse … non mi ricordo chi
Comunque in questo momento il semaforo è solo quell’aggeggio che mi fa
procedere a singhiozzo.
Semaforo al femminile
Zwichau (Germania)
Ma via …. Non siamo così banali !
I colori del semaforo sono rosso, giallo e verde.
E allora se il semaforo porta segnali, cosa segnalano questi
colori ?
La bandiera nazionale della Guinea e del Mali ?
Quella un po’ più originale del Benin ?
Il Rastafarianesimo e Bob Marley, con il rosso che rappresenta il
sangue dei martiri, il giallo che rappresenta le ricchezze
dell'Africa
e il verde che rappresenta la terra, la natura ?
Oppure, secondo i Mantra buddisti, identificare il rosso con la forza, il giallo
con la rinuncia e il verde con l’equilibrio ?
Ecco, vedi … non ci ho pensatoquandoho scritto quelle riflessioni su gestione
e trasporto di merci pericolose prendendo spunto da alcuni versi del
Dhammapada, uno dei testi più famosi del buddismo.
Comunque, a proposito di buddismo … chi ce la fa ad ascoltare questo video
per le sue due ore di durata ?
Ecco … finalmente superato il semaforo. Però ha ricominciato a piovere.
Eppure ieri le previsioni davano per oggi tempo bello.
Sarà colpa della farfalla di Edward Norton Lorenz, quello che, negli anni ’70,
intitolòcosì una sua conferenza: "Può il battito d'ali di una farfalla in Brasile
provocare un tornado in Texas ?"
O sarà colpa dei famosi cambiamenti climatici, delle emissioni di anidride
carbonica, del buco dell’ozono ?
“Senti pallino,” mi ha dettol’altro ieri Anna “smettila di fare lo scettico ! Non
lo vedi che sta cambiando tutto, che stiamo diventando un paese tropicale,
che ci sono in continuazione trombe d’aria e bombe d’acqua che così non si
erano mai viste ? E l’aumento della temperature e lo scioglimento dei
ghiacciai ? E …”
“Aspetta …. Ascolta. Tu sei convinta, ad esempio, che il buco dell’ozono
sull’Antartide si stia sempre più allargandoper colpa dei clorofluorocarburi
che abbiamo emesso negli anni passati nell’atmosfera ?”
“Certo che sì ! Lo dicono tutti gli scienziati !”
La bandiera
del Benin
“Ah sì ? E allora mi spieghi perché, dal momento che i clorofluorocarburi
sono emessi nell’emisfero settentrionale del mondo, il buco dell’ozono si
verifica nell’emisfero meridionale ?”
“Ma chi l’ha detto che c’è solo nell’Antartide ?”
“Non sono io a dirlo sono loro, i tuoi scienziati. E poi, guarda questa figura:
sei proprio sicura che il buco stia diminuendo ?”
“Ma non puoi far così. Prendi una figura, presa chissà dove, che non si
capisce bene, e pensi così di mettere in un angolo centinaia o migliaia di
esperti ?”
”No, voglio solo dire che le cose non sono molto semplici, e che forse
dovremmo essere più cauti nel trarre certe conclusioni, come quelle
dell’aumento di qualche metro del livello degli oceani entro qualche
decennio.”
“Ma allora vuoi che continuiamo ad inquinare ?”
“Assolutamente no. A me va benissimo ridurre i consumi, rispettare la
natura, non cementificare il territorio, ecc. Ma allora riduciamo davvero i
consumi e l’inquinamento: per esempio, è proprio necessario cambiare il
cellulare o lo smartphone una volta all’anno perché c’è il modello nuovo; o
utilizzare la plastica per imballare certi prodotti invece che utilizzare
cartone compressoriciclato;oriempire le/i bambine/i di giocattoli, quando
poi, se si fa attenzione, si scopre che loro si divertonodi più con le scatole che
li contengono che con quei costosi, energivori giocattoli di plastica ? Sono
piccoli esempi, e naturalmente si può fare molto di più”
Chissà se però non aveva ragione Giada (Giada ! era là con Gloria al km 2 !)
quandomi diceva che io faccio sempre il bastian contrario, che la mia prima
risposta è sempre no.
E’ vero: ma io lo considero una specie di maieutica socratica, per essere
sempre aperte/i alla critica, alla contestazione, per verificare se dunque le
affermazioni reggono alla critica e alla contestazione. Che non credo abbia
molto a che fare con la teoria della “falsificazione” di Popper che non mi
convince (anche perché, devo confessarlo, in proposito non sono mai andato
al di là di qualche riga di spiegazione).
E comunque continua a piovere.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane …
Ecco come ha nobilitato un comune fenomeno meteorologico Gabriele
D’Annunzio14.
A proposito di D’Annunzio, ho letto tempo fa un
articolo di Marco Innocenti nel quale si ricorda che il
poeta-vate aveva definito Hitler come "il ridicolo
nibelungico truccato alla Charlot".
Chissà se Charlie Chaplin ne era consapevole quando
produsse “Il grande dittatore”.
Dittatore: una parola chenon suscita certo simpatia (anche se, ricordando la
storia degli antichi romani, un dittatore come Cincinnato ha certamente più
aspetti positivi che negativi).
Ma l’aspetto che non può non far riflettere è la constatazione che talvolta i
dittatori sono stati, almeno nei loro passi iniziali, voluti dal popolo, eletti
democraticamente (Hitler e Mussolini docent).
Per questotrovo estremamente saggia la regola dell’antica Roma, secondo la
quale il dittatore, nominato dai consoli per far fronte a situazioni
drammatiche, dopo sei mesi se ne doveva comunque andare.
14 Ovviamente si tratta de “La pioggia nel pineto”
Come appuntofece Cincinnatochese ne tornò a fare l’agricoltore. Chiariamo
meglio: non è che Cincinnato tornò a spezzarsi la schiena con l’aratro sui
campi … tornò a fare .. l’imprenditore agricolo !
Ed eccoli là: gli ultimi campi di grano prima di ritrovarsi circondati dal
cemento delle strade e degli edifici della città.
Allora: l’agricoltura (lasciando dov’è, al km 0, il mio orto).
Grandeproblema: l’agricolturadeperisceperchéle/gli italiane/i non vogliono
lavorare in questo settore.
La “giustificazione” è ovvia. Come mi disse, tanto tempo fa, un compagno di
avventura politica, a proposito di una discussione
sulla scelta dei giorni per una riunione, non ricordo
più se regionale o nazionale:
“Mercoledì odomenica, lunedì o sabato, per me è lo
stesso: le mie tre mucche devono mangiare ogni
giornodella settimana, Pasqua, Ferragosto, Natale
e Capodanno compresi”
Però mi chiedo se si è consapevoli fino in fondo di certe scelte: è meglio un
lavoro decentemente retribuito e a tempo indeterminato in una azienda
agricola o zootecnica o è meglio un lavoro precario pagato la metà in un call
center ?
Per pudore, avendo la fortuna di essere un privilegiato, non mi pronuncio.
Quando poi leggo che quell’artigiano lamenta di non riuscire a trovare
apprendiste/i, che quell’azienda del nord-est va in Slovenia a reclutare gli
ingegneri, ecc., allora mi chiedo se il mercato del lavoro15 funziona.
Non si potrebbe, semplicemente, aprire un sito nazionale istituzionale dove
confluiscano tutte le richieste ed offerte di lavoro, presentate secondo uno
schema standard, con un semplice sistema di ricerca ?
15 Alt ! Qui va detto, o almeno io lo voglio dire ! Mercato del lavoro ? Ma cosa sono le/i
lavoratrici/ori … merci che si contrattano al mercato ?
Sono persone !
Così come sono persone quelle che hanno bisogno di assistenza sanitaria (praticamente tutte/i). E a
chi devono rivolgersi ? Una volta, dopo la riforma sanitaria, alle USL (Unità Sanitarie Locali); ma
adesso, no ! Devono rivolgersi alle ASL (Aziende Sanitarie Locali): aziende ? aziende ???? La
sanità è un’azienda ?
Sulla destra sfila il parcheggio del grande centro commerciale, ancora vuoto.
Ne parlavocon Lucilla che, in cerca di qualche idea per assicurarsi un futuro
lavorativo, stava pensando a rilevare un negozietto di alimentari nella
frazione dove abita.
“Sai, mi lascerebberotutte le attrezzature inuso e mi chiedonosolo un affitto
per il locale …”
“Ma hai presente” le dissi “che a 2 km da lì c’è il supermercato ? Come fai a
metterti in concorrenza ?”
“Ma io non penso a mettermi in concorrenza. Quello che ho pensato è di
specializzarmiindue cose. Intanto fornire verdura e frutta biologica a km 0
…”
Si interruppe e con un gran sorriso mi guardò fisso in faccia:
“E non farmi adesso la tua pippa sul km 0. Intendo dire che garantirei che
frutta e verdura vengano dagli orti qui vicino:
ci ho già parlato. E poi vorrei specializzarmi in
forniture particolari tipo formaggi e salumi di
nicchia, prodotti esotici, magari col marchio
“commercio equo e solidale”, e così via. Faccio
conto sul fatto che una parte dei nuovi arrivati
in paese in questi ultimi anni, che vengono dalla città e che non sono dei
poveracci, potrebbe essere attirata da queste cose”.
“Mi sembra una buona idea” disse Paolo “E magari puoi anche utilizzare la
canzonetta di Mauro Becattini come sottofondo musicale nel negozio”
“Mah !” esclamò Lucilla “Non mi sembra un testo entusiasmante … però ci
penso. Il fatto è che, anche se non mi dispiace, anzi mi piace proprio, cercare
di mettere insieme il lavoro e l’impegno sociale, io comunque, se faccio
questa scelta … devo guadagnare !”
“Comunque” concluse “ci devo ancora pensare. Anche perché ho comunque
un’altra possibilità. Potrei accettare la proposta di Giada di aggiungermi a
lei e a Gloria nel negozio di vintage”
Ancora Giada … no ! Non è il momento.
Meglio tornare a riflettere su centri commerciali e negozietti, profitto e
solidarietà.
Nonostantela profonda differenza che c’è fra centrocommerciale e negozietti
(che è poi la stessa che c’è fra grandeindustria eartigiano), c’è qualcosa che li
rende simili: il fatto cioè che c’è qualcuna/o (amministratore delegato o
CEO16, nel caso della grande o media azienda, e titolare, nel caso del
negoziettoo dell’artigiano) chedecidedi intraprendereun’attività, correndo il
rischio relativo. Ovviamente con l’intenzione di ricavarci un guadagno.
E qui si apreun bel problema per la sinistra che, tradizionalmente, è sempre
stata dalla parte delle/i lavoratrici/ori dipendenti.
Perchél’amministratoredelegato(ele/gli azioniste/i che lo hanno nominato)
del centrocommerciale ha un solo obiettivo: ricavarneprofitto. Chetra l’altro,
nel casodelle/gli azioniste/i, significa ricavare un profitto dai soldi investiti,
senza muovere un dito, se non per qualcheeventuale click sulla tastiera di un
PC o su un tablet, contando sul lavoro di poche/i o tante/i dipendenti.
Mentreil titolaredel negoziettoo l’artigiano che lavora da solo, o al massimo
con uno o pochi dipendenti, ci mette un bel po’ del suo lavoro. E allora, lo si
può mettere sullo stesso piano ?
Naturalmente le cose sono un poco più complicate.
Per non parlaredel fattoche adesso si possono fare soldi con gli investimenti
finanziari. E non da adesso, come ho già detto al km 3.
Sto divagando.
Forse devo concentrarmi un po’ di più sulla guida.
Pensa e ripensa sono ancora lontano dall’arrivo; sono al km 5.
16 CEO, ovvero Chief Executive Officer. Che poi significa amministratore delegato; ma vuoi
mettere come è molto più “fico” dire CEO !
Km 5
Se invece che in auto avessi fatto questi 5 km a piedi, di buon passo, avrei
impiegato un’ora, bruciando circa 200-300 calorie e, se prima di partire
avessi bevuto un bicchierino di whisky, adesso avrei riportato il tasso
alcolemico ad un valore che mi permetterebbe di poter guidare
tranquillamente un’auto senza violare la legge.
E poi 5 km/h è ancheil limitedi tolleranza consentitoper il rispetto dei limiti
di velocità, nonché il nome di una associazione di Belgrado(Serbia) chepunta
a promuovere gli spostamenti a piedi come modalità di trasporto sostenibile.
Quello che non ho capito è un post che riporta questa
immagine.
Infatti il commento (in inglese) che lo accompagna è il
seguente:
“In futuro gli anziani dovranno limitarsi ad una
velocità non superiore a 5 km/h. E dovranno muoversi
in coppia per garantire l’osservanza del limite di
velocità”
Lasciando perdere la bizzarra idea di procedere in coppia, ma quando mai
una/unanziano(salvo quelle/i più arzilli, che magari fanno anche jogging) si
muovono a più di 5 km/h ?
Molto più divertente l’idea (vedi il video, in francese) dell’artista francese
Benoit Thiollent che, nel 2011, a Rouen, ha installato un radar, con
telecamera, ecc. (naturalmente falso) che avrebbe controllato la velocità dei
pedoni (limite stabilito a 3 km/h). L’obiettivo ? Invitare i passanti a non
affrettarsi e a godersi le attrattive della città !
Ma quali sono le attrattive di una città ?
Naturalmente dipende … dipende dai gusti.
Perché le attrattive di una città possono essere tante: dai monumenti ai
divertimenti, dai musei alle discoteche, dagli eventi culturali alle sagre.
Tanto che, ad esempio, sul sito istituzionale del Comune di Alcamo, oltre a
trovarvi le notiziedelle attivitàcomunali, la storia del comune, i monumenti,
gli eventi, ecc., cliccandosu “La Città” compare, tra le altre, la voce “movida”,
dove si danno indicazioni sul come trascorrere le ore notturne, con
indicazione di locali, orari e prezzi.
Anche se lo stesso luogo può essere teatro di attrattive diverse.
Prendiamo Campo de’ Fiori a Roma.
La mattina c’è il mercato, mentre la sera la piazza e le vie circostanti sono
invase dalla “movida”. Però ogni tanto succede che vi si svolgano addirittura
seratededicatea discussioni filosofiche. Per non parlare delle manifestazioni
più o meno politiche che si tengono ai piedi della statua di Giordano Bruno.
A proposito di Giordano Bruno: a Jesi, c’è una lapide che lo ricorda come
vittima della tirannide sacerdotale
Certo, ai tempi dell’Inquisizione, si poteva ben parlare di “tirannide
sacerdotale”, ma, adesso, con papa Francesco, venuto, come dice lui, dalla
fine del mondo ?
Forse più che tirannide, ai nostri tempi, si può parlare di “potere clericale”:
quello che si esprimecon l’ora di religionea scuola, i finanziamenti alle scuole
private, le esenzioni fiscali, l’affermazione di principi non negoziabili (vedi
aborto, fecondazione artificiale, lesbiche e gay, divorzio, ecc.).
Una forma moderna della “religionecome oppio dei popoli” ? Beh non lo dice
più neppure la sinistra … anchese … anche se magari lopensano in molte/i in
riferimento a certe fazioni islamiche radicali che stanno sconvolgendo tanti
paesi del Mediterraneo, del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia e che
alimentano, insieme a tante altre ragioni, il flusso ininterrotto di migranti
verso l’Europa.
Eccoli là i migranti, al solito posto: tanti uomini
fermi in quello spiazzo, in attesa che passi un
furgone di caporali che ne carichi una decina per
andare a lavorare, probabilmente in qualche
cantiere edilizio, o chissà dove, per 20-30 € al giorno.
E qui di nuovo il pensierosi muove veloce, senza interruzioni, alla Saramago.
Certo sarebbe molto meglio aiutarli a restare nei loro paesi mettendoli nelle
condizioni di poter avere una vita almeno decente purché però si decida di
spendere un saccodi soldi per aiutarli epoi ma comesi fa ad aiutarli se i soldi
magari finiscono in gran parte nell’organizzazione delle organizzazioni
umanitarie o nelle tasche dei politici che governano quei paesi oppure se c’è
una guerra e allora si fanno i campi profughi ma poi i
campi profughi bisogna renderli sicuri e allora ci
vogliono scorte armate e allora diciamolo che si tratta
di guerra e chi non ha scelto la guerra ma la subisce
cosa deve fare offrire l’altra guancia che tanto gliela
prendono comunque oppurebisogna intervenirecon le
armi che però non va bene noi siamo contro la guerra lo dice anche la
Costituzione e al massimosi può accettareuninterventoONU che però non si
può fare perché Cina e Russia pongono il veto e poi perché invece non
blocchiamo il traffico di armi che alimenta le guerre e chi ferma le mafie
internazionali checampanosultrafficodi armi cheloro mica li convinci con le
buone a smetteree intantomigliaia di persone muoiono di fame e migliaia di
donne sono violentate e migliaia di bambini sono fatti schiavi o armati per
andare a morire non si sa dove e perché allora non c’è soluzione e quando ci
siamo stancate/i di discutere perché tanto non si trova una soluzione
continuiamo la nostra vita come prima e che cavolo d’altro dovremmo fare
però siccomesiamosensibili non rinunciamoad indignarci ogni sera davanti
al telegiornale che ci ricorda ogni tanto cosa succede nel mondo ma poi
abbiamo i nostri problemi e quindi si ripiega sulla crisi economica e
finanziaria o sull’ultimo femminicidio se non addirittura sul futuro del divo
calcistico Balotelli.
E adesso ci sarà sicuramenteunrallentamento del traffico …. infatti … eccolo
là !
La ragione ?
A destra c’è la strada che porta alla discarica di rifiuti.
I rifiuti: grosso problema.
A parte quello che ho già dettosulle brutteabitudini delle persone, ci sarebbe
molto da fare per cercare almeno di ridurre il problema a monte.
Possibile che non pochi degli oggetti che compriamo siano imballati in
polistirolo e/o plastica e/o cartine, carta/ cartone, ecc., con la conseguenza
che l’imballaggio è talvolta più pesante del contenuto ?
E poi il problema degli inceneritori: nessuno li vuole. Eppure non tutto può
essere riciclato e quello che non può essere riciclato o va in inceneritore o in
discarica.
In molte città, soprattuttoestere, gli inceneritorici sono (alcuni addiritturain
centro città) e funzionano senza che nessuno si lamenti.
L’inceneritore di Vienna
Il vero problema è che gli inceneritori (come tutto del resto) dovrebbero
essere costruiti e gestiti rispettando le regole, che pure ci sono.
Ma naturalmente le regole devono essere efficaci e, soprattutto, applicabili.
E certo non è questo il caso del SISTRI (il sistema di tracciabilità dei rifiuti)
messo in opera nel 2010 e che non ha mai funzionato, non si sa se si riuscirà a
farlo funzionare, che è costato inutilmente centinaia di migliaia di euro agli
operatori, e la cui storia non è ancora finita17.
Comunque, a proposito di riutilizzo dei rifiuti, una
delle soluzioni che ho più apprezzato (anche come,
chiedo comunque scusa, fumatore) è quella di un
emigrato (credo rumeno) che, seduto su un
marciapiede, offre, al prezzo di 70 centesimi, un
portacenere costruito ritagliando le lattine delle
bibite.
17 Per chi vuol saperne di più: “SISTRI – una storia dei nostri tempi” vedi:
http://www.slideshare.net/tramerper/storia-del-sistri
A proposito di bibite mi viene in mente la discussione fra Giacomo e
Eleonora.
Fu Eleonora a cominciare:
“Ma come, Giacomo, ti bevi la Coca Cola ?”
“Per forza, se no dopo chi guida ?”
“Ma proprio la Coca Cola … con tutte le schifezze sconosciute che ci sono
dentro …”
“E cosa dovrei bere … il succod’arancia, che di succo ne contiene non più del
10% ?”
“E allora bevi acqua !”
“Ma certo, Eleonora … una bevanda gustosa, sfiziosa, saporita …”
“Un bel the alla menta ?”
“Non sono un marocchino o un algerino !”
“E allora beviti la tua schifezza !”
“E certo! Ho sete e allora mi bevo la Coca Cola.”
A quel punto intervenni io:
“Propongo quanto segue perché evidentemente c’è un problema legato al
fatto che Giacomo non può continuare a bere l’ottimo vino di Eleonora
perché se per caso lo ferma una pattuglia della polizia stradale rischia
grosso per il tasso alcolico che comunque è una grande cavolata per gente
come noi che è cresciuta a pane vino e zuccheroilche ovviamente non risulta
comprensibile alle genti nordiche che
sostituiscono il sole con l’alcol e quindi
hanno necessità di porre limiti rigorosi
che per noi non hannoun gran senso. Il
che però non deve impedire di
apprezzarealtre bevande non alcoliche
tra le quali (quelle apprezzabili) non includerei certo la Coca Cola mentre
sarei favorevole al the, soprattutto se alla menta, che anzi consiglio perché
nel mio viaggio in Marocco ho scoperto che è una bevanda gradevole e che
tra l’altro, caro Giacomo, dovresti apprezzare perché la sua preparazione
richiede un’attenzione da “gourmet” (acc … dovevo dire buongustaio …
sono o non sono un difensore della lingua italiana ?) perché c’è una
procedura complicata nel senso che prima devi far bollire il the e poi
aggiungere la menta oppure no il contrario e che cavolo non me lo ricordo
più, anche perché poi quando è pronto non devi metterlo nel bicchiere e
berlo, ma lo devi versare nel bicchiere dall’alto e poi rimetterlo nella teiera
due o tre volte perché così lo zucchero, o la menta ?, si amalgama meglio …”
Ma la strada richiede attenzione … non si può lasciar liberi i pensieri …
E perché no ?
Ho scopertoche c’è un inconscioautomatismoper cui, pensando e guidando,
ho fatto un po’ di percorso senza ricordarmi assolutamente di cosa ho fatto
dal puntodi vista della guida: hocambiato, ho frenato, ho accelerato, mi sono
fermato per far passare la signora con la borsa della spesa, ho preceduto il
giovane rampante che voleva immettersi davanti a me provenendo da una
laterale … non lo so … l’ho fatto automaticamente …
Stai a vedere che magari, nonostante lo neghi, ho anch’io un inconscio.
Ma se ce l’ho, non è un inconscio di problemi irrisolti, è un inconscio tipo
pilota automatico: insomma niente di psicanalitico.
Psicanalisi:vorrei saperein cosa differiscel’interpretazionedei sogni secondo
le/i freudiane/i da quello che deducono i/le veggenti nella
palla di cristallo (o nei fondi di caffè o nei tarocchi) .
Per quanto mi riguarda, a proposito di sogni, è un po’ di
tempoche, quandomi sveglio, mi ricordo cosa ho sognato,
il che prima non mi succedeva.
Rincoglionimento senile ?
Direi di sì, dal momentoche ricordarsii sogni significa che
una parte del cervello è stata irresponsabilmente occupata da un idiota
tentativodi rendere“reali” i sogni che, ovviamente, non hanno alcun impatto
sulla vita reale.
O no ? Ovviamente no.
E’ molto più reale questo rallentamento … dovuto a cosa ?
Ecco là: dovuto al fatto che c’è stato un piccolo incidente (forse un
tamponamento) che ci costringe ad aspettare che le auto che vengono
dall’altra partela smettanodi rallentareper vedere cosa è successo (e quando
l’hanno visto, che ci fanno con quella visione ?) e si decidanoa scorrere un po’
più veloci.
Dai .. datevi una mossa … che così arriviamo al km 6 !
Niente … bisogna attendere …
Come bisogna attendere, ascoltando il brano “L’attesa” di Gabriele Denaro,
che ci sia qualcosa di interessante da ascoltare …. Ma… invece … delusione !
Km 6
Comunque, in un modo o nell’altro, eccoci al km 6.
Strada libera, quindiascoltorilassato, sulcanale di musica classica della RAI,
il concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Brahms.
Ma, si può davvero far finta di esser rilassati ?
Con tutto quello che sta succedendo ?
Sì, si può essere rilassati, anzi: si deve !
E perché ?
Perché bisogna rilassarsi; fare quello che io chiamo “il gioco del nulla”.
Lo spiegavo l’altro giorno a Marco, il liceale figlio dei miei vicini:
“Ogni tanto dovresti fare il gioco del nulla. Metterti seduto, in poltrona, in
un prato, sulla sabbia inriva il mare, su una panchina
del giardinetto, senza cellulare, i-phone, giornale,
libro, senza niente. E lasciare il pensiero libero di
andare dove vuole, da qualunque parte: ricordi,
emozioni, riflessioni, stupidaggini, immagini, sogni. E
vedrai che, a un certo punto, scopri che c’è qualcosa di
importante da approfondire, e da fare. A quel punto è fatta: concentrati su
quel pensiero, cerca come dargli seguito, approfondisci un poco e … magari
scopri che stai delineando il programma della tua vita: i tuoi obiettivi, i
mezzi per raggiungerli … o … almeno … quello che è importante per te nel
futuro prossimo.”
E, quando lo dissi, non sapevo che, in fondo stavo riprendendo, in maniera
molto meno efficace, uno dei “Pensieri” di Blaise Pascal:
“Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper
restare tranquilli in una stanza.”
Ma naturalmente può anche succedere che dal gioco del nulla non esca fuori
niente di interessante e quindi bisogna ripiegare sulla lotta quotidiana fra il
fare e il non fare, magari cercando conforto in una delle mie massime
preferite “non fare oggi quello che domani potrà non esser più necessario”.
Purtroppo questa fase di rilassamento, di “gioco del nulla”, non può durare.
Il cielo si è fatto improvvisamente nero: temporale in arrivo !
“Temporale” è una poesia di Giovanni Pascoli che, insiemeanche a “Il lampo”
e “Il tuono” fa parte della raccolta intitolata “Myricae”.
L’ho scoperto casualmente l’altro giorno girellando su internet.
Al che non ho resistito ad indagare un po’, anche per cercare di risolvere un
dubbio che mi si era immediatamente presentato: “Ma Pascoli era davvero
un grande poeta, o, come finora pensato, trascinandomi dietro, dal liceo, un
giudizionegativomotivatoda un’insofferenza verso gli eccessi sentimentali,
un romantico un po’ paesano ?”
Ovviamentemi son dovuto ricredere, già per il titolo“Myricae”, derivatodalle
Bucoliche di Virgilio: “Nonomnisarbusta iuvant humilesque myricae», cioè
"Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici".
Ah ! Le tamerici !
Che evidentemente si accompagnano bene con il temporale, visto che sono
presenti anche ne “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio.
Ma non è a queste o altre poesie che si dirige il pensiero.
Anni fa: Santa Caterina di Pittinuri.
Con Giada.
Alla lieve ombra delle tamerici. Un sottile
odore salmastro. Candido tappeto di sabbia.
Occhi smarriti nel tuo volto. I ghirigori delle
tue dita su di me. Il tuo volto di regina. Il
silenzio di un mare calmo al meriggio ….
Anni fa.
Sckreessshhh.
Non è proprioquesto il rumore, ma tantoper dare l’idea della brusca frenata.
Comunque nessun problema, solo un’improvvisa fila di macchine dietro la
curva.
Altri sckreessshhh dietrodi me: nessun problema, non mi hanno tamponato.
Non sarà mica successo un incidente ?
Ma …. tornando a “sckreessshhh”….
Quando scrissi questa “parola” per la prima volta (sempre per descrivere una
brusca frenata), andai a cercare su internet se per caso questa “parola”
esisteva e se aveva qualche significato.
Tale “parola” non esisteva. Ma c’era qualcosa di simile, e cioè: “scrash”.
E cos’era “Scrash” ?
Un gruppo rock inglese, attivo fra il 1991 e il 1994, che eseguiva una musica
che era “una fusione di musica indie, techno, metal e industrial” (????) e che
“mescolava senza sforzo muri sonori di rumore ed estratti di tranquillità in
canzoni pop ben costruite, risultando così affascinanti come un asino a
Skegness Beach, ma un poco meno attraenti”1 8.
Dal momentoche sono assolutamentedigiunodi ogni competenza in materia
di musica rock, pop, metal, ecc., se volete giudicare di persona, ecco qua la
loro unica presenza su Youtube.
Ma adesso la fila di auto si rimette in marcia e, poco dopo, si riprende una
normalevelocità di crociera (che cosa sia successo, che cosa abbia causato il
rallentamento, la fermata, niente ! nessuna traccia visibile).
Però, come anticipato, arriva il temporale.
Quindi nuovo rallentamento.
Un’occhiata all’orologio, per ragioni statistiche.
Ragioni statistiche ?
Sì, ragioni statistiche: devo pur verificare in quale fascia si colloca il viaggio
odierno in termini di tempo.
E perché dovrei verificarlo ?
Perché sono un cultore di quella che ho deciso di chiamare “l’ergonomia del
percorso”.
Che sarebbe poi quella tecnica che mi permette di individuare la scelta del
percorso migliore e che mi viene naturale applicare non solo ai percorsi in
auto, ma anche ad ogni altro percorso, anche a quelli fatti a piedi.
Vediamo di spiegarci: se devo andare da 1 a 2, ho un
rifiuto istintivo a seguire il percorso A, perché il mio
ideale è il percorso B. Comunque sono disposto a trattare
e, alla fine, se il traffico proprio non mi permette di
18 Ma forse non ho completamente colto il vero significato della frase, che quindi ripropongo nel
testo originale: (they) effortlessly blend sonic walls of noise and samples of phlegm into finely
crafted pop songs ... (they are) as glamorous as a donkey on Skegness Beach, but marginally less
attractive
utilizzare il percorso B, posso accontentarmi del percorso C.
.Sciocchezze ? Forse sì, ma, che volete, sono fatto così !
Ma, non essendo a piedi, ed essendo in auto, sotto un temporale, su una
strada trafficata, e avendo già verificato che l’alternativa di svoltare a destra
fra cento metri e proseguire su una strada stretta e tortuosa, in tre casi su
cinque non mi fa guadagnare tempo, proseguo, con determinazione e con
l’obbligata lentezza.
Una specie di festina lente (affrettati lentamente), come diceva Svetonio.
Ovviamente, da buon toscano, non posso non ricordarecomequesto motto fu
alla basedell’emblema della flotta di Cosimo I de’ Medici, costituito appunto
da una lenta tartaruga spintada una vela, comeben si vede da questo affresco
di Lorenzo Sabatini, dipinto sulla volta del Ricetto, un locale di Palazzo
Vecchio a Firenze.
E ormai, finito il temporale, basta col lente e via col festina.
Siamo dunque in una fase post-diluvio.
Beh … da un punto di vista meteorologicosì; da un punto di vista generale mi
sa di no.
Non siamo ancora usciti dalla crisi.
Ma non ho propriovoglia di ricominciarea ragionare su PIL, disoccupazione,
i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, ecc.
Meglio distrarsi con qualche argomento futile.
Come quello emerso dalla discussione a casa di Marta.
Che aveva preso inizio di fronte alle scodelle piene di spaghetti all’amatriciana
preparatida Marta, quandoAugusto, mentre tutte e tutti erano impegnati in
silenzio a gustarseli, aveva preso la parola, tanto per non farci mancare una
delle sue solite citazioni:
“Non ci sente mai soli mentre si mangiano gli spaghetti. Richiedono troppa
attenzione ... Lo ha detto Robert Marley”
“E chi è Robert Marley ?” chiese Mariangela
“Un famoso attore inglese ….”
“A proposito di spaghetti:” lo interruppe Giulio “perché non ci iscriviamo
alla Chiesa Pastafariana Italiana del Mostro di Spaghetti Volante ?”
“E che roba è ?”
“E’ la religione del futuro che si basa su pochi principi base. Il primo è che
l'unico dogma ammesso è il rigetto di ogni dogma. Il secondo è che
l’Universo è stato creato da un invisibile e non rilevabile Prodigioso
SpaghettoVolante, quandoquesti era inpreda a una marcata intossicazione
alcolica (si suppone che sia questo il motivo di un Creato imperfetto) … “
I
Il simbolo del Flying Spaghetti Monsterism (Pastafarianesimo)
Geniale !
Quasi quasi mi iscrivo anch’io …. Però non mi va di manifestare la mia
adesione con lo scolapasta in testa … Allora … rimandiamo la decisione.
Altri pensieri non seriosi ?
Ah, ecco ! La soddisfazione di aver scoperto l’esistenza (e di aver anche
proceduto all’acquisto) di due strumenti essenziali per le mie attività
culinarie.
Primo strumento: l’affettapuntarelle.
Per i non romani: le puntarelle sono i germogli della cicoria catalogna che,
dopo essere stati tagliatiinstrisciolinesottili, si mettonoin
acqua fredda in modo che possano assumere il
caratteristico aspetto arricciolato; poi si condiscono con
olio, aglio e acciughe.
E così finalmente non impazzirò più con il solito coltellino
affilato, rischiando di tagliarmi le dita e con talvolta scarsi risultati
Secondo strumento: l’imbuto per marmellate.
Finito l’incubo di dover manovrare con attenzione il mestolo o il
cucchiaioneper trasferirele marmellatedalrecipientedi cottura ai
vasetti.
E’ così semplice: un imbuto col collo largo !
Ma, occhio alla strada !
C’è un incrocio pericoloso, dovuto al fatto che qui escono ed entrano camion
diretti o provenienti da un grande deposito di materiali edili, e che,
specialmente in giornate piovose come queste, con la polvere che ricade dai
veicoli e si mescola con l’acqua piovana, ci si ritrova con un asfalto fangoso e
viscido.
Quindi rallento … e rallento ancor più quando vedo che davanti a me c’è un
eroico ciclista che arranca sui pedali. Anche se la mantella in cui è avvolto è
già sufficientementebagnataeinzaccheratanonmi sembra giusto peggiorare
la sua situazione facendogli piombare un’ondata di acqua sporca sollevata
dalle ruote della mia macchina.
Il rallentamento mi permette anche di abbassare il volume della radio, di
smorzare il suono.
Smorzare … smorzatore … smorzo … Ma guarda che belle coincidenze
linguistiche !
Smorzare: appunto, abbassare, diminuire (dal vocabolo tardo-latino
“exmortiare”, a sua volta derivante da “ex” e “mortuus”)
Smorzatore: l’insieme di quei componenti in legno foderati di feltro
comandatidalpedale del pianoforteche smorzano le vibrazioni delle corde (e
qui nasce spontaneoil ricordodei concerti di Arturo Benedetti Michelangeli)
Smorzo: il vocabolo romanesco con cui si identifica un deposito di materiali
edili, come quello che ho appena superato (si chiama così, perché prima in
quei depositi si spegneva, si “smorzava” la calce viva).
E si potrebbecontinuareconla “legatura di smorzo” nel linguaggio musicale,
la “oscillazione smorzata” garantita dagli ammortizzatori della macchina su
cui sto viaggiando, per finire con la “smorzatura del saggio”, una carta del
famosissimo(non per me: non ho la più pallida idea di cosa sia) gioco Magic
the Gathering
Ma adesso basta: “smorziamo” l’attenzione su queste sciocchezze.
Ancheperché adesso c’è un bel trattodi strada indiscesa e devo concentrarmi
sull’analisi attenta dei veicoli che mi precedono e che mi seguono, per vedere
se riesco a batter il record di metri percorsi in folle senza toccare il freno.
Km 7
Qualche giorno fa, arrivato a questo punto, avrei detto:
“Ed ecco il km 7: bene. Il 7 è il mio numero favorito.”
Ma oggi non lo dico, perché questo significherebbe che sono solo uno del
gruppo più numeroso (e quindi anche meno prestigioso).
A cosa mi riferisco ?
Al sondaggiofattodal matematico-scrittore Alex Bellos su quale sia il numero
preferito dalle persone (vedi http://www.theguardian.com/science/alexs-
adventures-in-numberland/2014/apr/08/seven-worlds-favourite-number-
online-survey), dal quale risulta che, tra le circa 30.000 persone che hanno
risposto, il numero più votato(dal 9,7%) è statoil 7. Ma non posso trascurare
di dire che il numero più alto votato (da una sola persona) è stato
654326754326754000000000000000 (chissà perché).
E non mi ha certo consolato il fatto che un sedicenne neozelandese abbia
giustificato la sua scelta (uguale alla mia) dicendo:
“La gente in genere non tende a scegliere il 7, ed io voglio distinguermi”
Comunque il Km 7 mi piace. E’ un chilometro tranquillo: qualche villetta col
giardino, qualche campo coltivato, un boschetto, l’attraversamento di un
torrente.
Ma la vera ragione ovviamente è un’altra: al km 7,35 sulla sinistra c’è una
piccola strada privata con villette a schiera. E alla villetta 3B abita Giada.
Devo essere obiettivo: Giada mi manca !
Però mi fa arrabbiare il fatto che non sono riuscito a capire se io le manco.
E quindi anche, ma non solo, per questo, come ho già detto al km 4, devo
rivederla. Ho già preparatola scena: passo a prenderla alla villetta 3B e ce ne
andiamoal“nostro” ristorantesul lago. Spaghettini alpescepersico, una lieve
carezza sulla mano, ancora un brindisi col verdicchio, filetti di coregone e
questa volta le prendo la mano e accenno un baciamano, ancora sorrisi,
mentresi chiacchiera delpiù e del meno. Torta al cioccolato e … si sporge sul
tavolo e mi toglie un baffo di cioccolato dal lato della bocca. Le prendo la
manoe mi riprendocon le labbra il miocioccolatochele è rimasto sull’indice.
Altri sorrisi e poi l’intreccio della mia mano sulla sua.
Basta questo, non serve dire altro. Ci alziamo, pago il conto, saliamo in
macchina e …
… il sogno si infrangecontro la dura realtà di una brusca frenata per evitare
un frontale con quell’idiota che ha fatto un sorpasso al limite, anzi, oltre il
limite, dall’altra corsia.
Ho rischiato un brutto incidente, quell’idiota avrebbe potuto farmi morire.
E proprio al Km 7, quello che ho detto che mi piace !
Diciamo che l’eccezione conferma la regola.
La strada costeggia la tenuta del Principe, che sta andando un po’ in rovina
come del resto la stessa famiglia. Però il susseguirsi di ulivi, vigne, campi
coltivati, boschetti di faggi e siepi di tutti i tipi è ancora un bel vedere.
Specialmenteadesso, a primavera, conle fiorituredi iris, ginestre, margherite
e narcisi sui bordi della strada.
Fiori di primavera … e chi aveva mai visto una Gigliola Cinquetti così ?
E tutti quegli alberi con fiori bianchi, rosati … che non ha mai imparato a
capire se sono ciliegi, albicocchi, peri, o chissà cos’altro.
Un patrimonio paesaggistico da salvaguardare, dicono in tante/i.
E perché ?
Perchénon accettare l’idea che il nostro (anzi, rivolto alle future generazioni,
il vostro, dal momento che tra poco non ci sarò più)
futuro sarà ipertecnologico e che i paesaggi, ma
anche gli odori, e i sapori, e tutte le sensazioni,
sarannoresi veri da una speciedi cinema a 4D ? Già
lo ipotizzavano gli autori di fantascienza (a partire
da Asimov, che adoro, anche se, dal punto di vista
letterario, fa veramente schifo) e, come si sa, la
realtà supera alla grande la fantascienza precedente.
“Panta rei” comediceAugusto(non l’imperatore romano, ma il mio amico di
cui al Km 1).
Tutto scorre, anche il traffico (altra pregevole caratteristica del Km 7: quasi
sempre, non sempre, per essere sinceri).
Ma questo “Panta rei”, anagrammato, dà “Pianterà”, unrisultatoambiguo: chi
e cosa “pianterà” ?
Cinema 4D
Km 25
Km 25
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Km 25

  • 1. 25 Km vedute ed incontri, pensieri e fantasie, immagini e musiche, percorrendo in auto i 25 km da casa al lavoro sergio benassai
  • 2. Km 0 Quando ho iniziato a scrivere di questi 25 km mi è venuto naturale non partire dal km 1, ma dal km 0. E mi è subito venuto in mente Giuseppe, il mio vicino … “Assaggia questo salamino: è di Norcia, km 0 …” Km 0 ? Km 0 da dove ? Dal negozio ? Dalla macelleria ? Dalla porcilaia ? “… questo sì che è genuino … sentito che sapore ?” In realtà l’unico, vero, sicuro, km 0, è quello dell’insalata, dei pomodori, degli zucchini, che crescono nel mio orto a 35 m dalla cucina. E quell’insalata, quei pomodori, quegli zucchini, sono anche biologici, nel senso più letterale del termine, dal momentoche (dopo averli seminati come capita, senza rispettareilperiodo consigliatoper la dimora a terra, e senza tenere alcun conto di luna nuova, piena, calanteo crescente) l’unica cosa che aggiungoalla terra è l’acqua del pozzo e il compost che faccio col taglio dell’erba e delle siepi e con gli avanzi della verdura e della frutta di casa. Ma mentre chiudo la porta di casa Giuseppe ancora dorme. Io devo partire presto, se voglio evitare il traffico. Perché, per andare al lavoro, devo usare l’auto: usandoi mezzi pubblici (oltrea, diciamo, un bel km a piedi) ci metterei un paio d’ore, se va bene. Mi dice sempre Caterina: “Ma perché ti lamenti ? E chi ti ha obbligatoa scegliere di stare in campagna ?” Bella domanda. “Perché ? Perché all’inizioci sonstate una serie di circostanze che mi hanno condottoqua. E poi, molto poi, perché ho scopertoche mi piace la campagna e non la città.”
  • 3. Le circostanze ? No, quelle no ! Se devo rispolveraretutti quegli anni, rimarrei qui … al km 0. E poi non è neanche vero che preferissi la campagna alla città. Per me, campagnaocittà, il problema (ma non era un problema, perché una soluzione c’era sempre) era solo di avere un posto dove abitare. Ero ancora convinto che avrei potuto abitare dovunque: mi sarebbe bastato un letto, una cucinina, un bagno, un tavolo, qualche sedia, e una poltrona dove poter leggere, fumando e bevendo whisky1. Allora, chiudo la porta. L’odore dell’erba del giardino tagliata ieri. Il saluto giallodei limoni (devo decidermi a rifarei miei plumcake al limone). Il gattodi Giuseppeche si allontana (finalmentel’ha capita ! da me, niente da mangiare !). E adesso la leggera ansia quotidiana del cancello automatico: si aprirà esi chiuderà senza problemi ? O dovrò verificare se qualcosa non va ? Le foglie dell’edera che ostruiscono le fotoelettriche ? Una mancanza di corrente elettrica ? L’imprevedibile, che si spera non duri più di qualche secondo, malfunzionamento di qualche circuito ? Oggi comunque tutto OK. E se oggi decidessi di non andare a lavorare ? Non esiste. Mi sembra di vedere mia madre, tanti anni fa, quando (avrò avuto 11 o 12 anni) le chiesi: “Mamma, oggi posso dire di essere malato e non andare a scuola ?” Mia madre non parlò, mi guardò solo come se improvvisamente scoprisse di avere un figlio cretino. E con quel suo sguardo, senza alcuna parola, né mia, né sua, il tutto si concluse …. e andai a scuola. Marcia indietro, manovra, e si parte. Alt ! Fermi! 1 Naturalmente per whisky io intendo il Glen Grant, anche se sono ben consapevole che le/gli intenditrici/ori di whisky (scozzese) ne saranno orripilate/i, dal momento che il Glen Grant non ha il tipico sapore di torba, non ha il tipico colore ambrato, ma è praticamente alcol (40%) in una soluzione limpida dal colore giallo oro. Probabilmente mi piace perché si sente in pratica solo il sapore dell’alcol: forse berrei egualmente volentieri anche alcol puro con aggiunta (al 60%) di qualcos’altro (purché non zuccheroso), un po’ come l’alcol con aggiunta di succo d’arancio che si preparavano i medici militari americani nel romanzo “Comma 22” (o era un altro romanzo ?)
  • 4. Se vado avanti sono già nel km 1. Allora, restiamo al km 0. E cosa c’è ancora da annotare per quanto riguarda il km 0 ? Un sacco di cose. Ad esempio il problema delle alette parasole dell’auto. Suppongoche le caseautomobilistiche abbiano fior di ingegneri e tecnici … eppure … eppure … è mai possibile che le alette parasole delle vetture siano progettateinmodotale che non riescono a svolgere compiutamentela propria funzione ? Provatead orientarlein modo da evitare l’arrivo diretto negli occhi dei raggi del sole in corrispondenza delle diverse ore del giorno: non ce la fanno ! Secondo me un’aletta parasole ben progettata vale molto di più di un computer di bordoche vi indica l’itinerario(che, nella maggior parte dei casi, conoscete molto meglio di quella voce dall’accento straniero che vi dice cosa dovreste fare). Ecco: allora le giovani generazioni, invece di continuare a progettare “app”2 per gli “I-phone”, “I-pad”, ecc. potrebbero dedicarsi a progettare alette parasole efficienti. Sistemata (si fa per dire) la questione delle alette parasole, sembra giunto il momento di lasciare il km 0. E invece no. Adesso c’è il problema dell’autoradio. Dunque ... la memorizzazioneè: 1 per raiuno, 2 per raidue, 3 per raitre, 4 per il canale della filodiffusione (musica classica), 5 per isoradio (per quando viaggio in autostrada). E a questo punto mi viene in mente di quando mi incavolo. Perchémi incavolo ? Perché quandosono in viaggio, man mano che scorrono i chilometri, le frequenze delle varie stazioni non sono più le stesse, e ogni tanto la frequenza “giusta” è occupata da qualche radio locale che trasmette canzonette, messaggi di dedica delle canzonette, pubblicità di commercianti locali che si alternano con le canzonette. Però adesso non è il momento di incavolarsi: alla radio trasmettono la sinfonia “La Gazza Ladra” di Rossini. Giustoqualchesera fa, a cena dai miei vicini (ancheloro amanti dell’opera) … 2 Come ho dovuto scoprire, “app” sta per i programmi software, che vengono prodotti al ritmo di (credo) centinaia al giorno, e che consentono di scaricare giochi, informazioni, ecc., alcuni gratuitamente, altri a pagamento, e che servono essenzialmente (oltre naturalmente a far intascare soldi alle società che li commercializzano) a giustificare il fatto che le ore che si passano a scaricarli, provarli, aggiornarli e anche (talvolta, meno male, succede) a cancellarli, aumentano sempre di più. Il mezzo giustifica un “non” fine ?
  • 5. “Allora vengono Claudia e Marco ?” “Ho telefonato a Claudia: è d’accordo, vengono domani: ma di sera, per cena, perché domattina vanno in gita con dei loro amici. Naturalmente vengono con le bambine.” “Bene.” “E cosa prepariamo per cena ?” “Che ne dici se facciamorisottoai fiori di zucca con lo zafferano e uccellini ? ” “Uccellini … vuoi dire gli involtini di carne ?” “Sì, quelli” “Va benissimo. E, a proposito di uccellini, che dici … proviamo a far vedere alle bambine il video della Gazza Ladra di Rossini fatto da Emanuele Luzzati ? Non è neppure troppolungo. A Francesco era piaciuto molto. Potremmo provare anche con loro.” “Sì, dai, proviamo; mi sembra una buona idea. E poi lo rivedo molto volentieri anch’io. E se va bene, la prossima volta facciamo vedere il Flauto Magico di Mozart” Ed è stata una buona idea. Ed è un’idea appropriata ancheadesso, vistoche dal pino in fondo al giardino si sono appena staccate tre gazze ladre dirette chissà dove. Pronto per lasciare il km 0 ? Km 0 ... Ma che numero è lo 0 ? Secondo me 0 è un numero periodico. Non so se sia vero da un punto di vista matematico ( ma 0 lo posso anche scrivere 0,000000... più periodico di così ! ), però è vero che questo km 0 è il miopunto di partenza di quasi tutti i santi giorni (a meno che non decida di star rinchiuso in casa): diciamo che è un numero quasi periodico. Come quasi periodico risulta allora essere anche il dilemma: lasciare spento il cellulare o mettersi l'auricolare ? http://www.youtube.com/watch? v=Nbk0V6rG4Bc
  • 6. Ne discutevo l’altra sera con Carla, la moglie di Giuseppe, nel quadro delle solite chiacchiere pessimiste sul carattere degli italiani (con la consueta geremiade, condita dagli ormai strausati riferimenti a Guicciardini, Machiavelli, Leopardi, Croce, ecc.) "E anche tu che, come il 70% delle persone, usi regolarmente il cellulare in macchina senza l'auricolare ...." "E tu allora, che, dopo mangiato, ti metti a guidare con in corpo due o tre bicchieri di vino e uno o due bicchieri di whisky ?" A quel punto non si può rinunciare all'ormai consueto ritornello: "Ma lo sai che da ragazzino, a dieci anni, facevo merenda con pane, vino e zucchero ?" Comunque sia, ok, cellulare spento. Allora, allacciare la cintura di sicurezza sopra la cintola … la cintola ? Sì, la cintola, la cintura dei pantaloni, come si diceva in vernacolo. A proposito la sapete la storia della Cintola della Madonna, la sacra reliquia custodita nel Duomo di Prato ? No … non tutta la storia … solo l’episodio del furto da parte di un pistoiese. Eccolo qua, nella versione come me la raccontava il vecchio Baciccia: ...il pistoiese era riuscito ad entrare nascosto in un carretto che portava balle di fieno la sera prima. E quando fu notte, con un buio pesto più nero dell’acqua della gora che esce dalle tintorie, arrivò alla porta del Duomo, la scassinò ed entrò dentro. Le candele accese per devozione bastavano a far luce e le pietre preziose dello scrigno della Sacra Cintola della Madonna scintillavano come gli occhi del demonio quando riusciva a catturare una fanciulla all’angolo di Bachilloni, che per questo l’hanno chiamato il Canto del Diavolo. Una bella mazzata colferro che si era portato dietro, aprì lo scrigno, si infilò la Cintola sotto il corpetto e via ! S’arrampicò sulnoce che cresceva vicino alle mura, le scavalcò e quindi... via... di corsa ... come un ragazzino che ha appena suonato tutti i campanelli d’un palazzo... di corsa verso Pistoia. Ma a quel punto la Madonna fece il miracolo e gli tolse il senso dell’orientamento. Così, dopo aver girovagato per le Cascine di Tavola, si ritrovò di fronte a una porta della cinta muraria. E, credendo di essere a Pistoia, si mise allora a
  • 7. battere forte col ferro sul legno della porta, urlando: “Aprite pistoiesi, c’ho la Cintola de’ pratesi!”. E invece era a Prato!Lo tiraron dentro e, recuperata la Cintola, lo chiusero nella prigione. Il giorno dopo Prato era tutta in subbuglio, che neanche il giorno della fiera di settembre ! Chi lo voleva impiccaree chi lo voleva bruciare, chi, come Ida, la lavandaia del Comune, lo voleva appendere con una carrucola sopra la pozza del Bisenzio sotto il Mercatale e poi metterlo sott’acqua per un minuto, tirarlo fuori per dieci secondi e poi ricominciare (l’Ida diceva che si poteva andare avanti anche quasi un’ora prima di vederlo stecchito). Alla fine chi convinse tutti fu Brunello, della confraternita dei beccai: “Lo si acceca, gli si strappa la lingua e gli si cuce la bocca, gli si taglia la mano sacrilega e lo si rimanda a Pistoia su un carretto rinvoltolato in un lenzuolo con sopra scritto: “a Prato andai, la Cintola rubai, la Madonna m’ha punito, cieco e muto son finito.” Così fecero: e la manosacrilega fu sbattuta sulla fiancata del Duomo per poi essere divorata dai cani. E l’impronta lasciata dalla mano sanguinolenta è ancora là ! Adesso però è proprio il momento di lasciare il km 0 e avviarsi al km 1. VIA ! http://www.youtube.com/watch?v=-yyl1J9q2KA
  • 8. Km 1 La partenza avviene in una condizione non proprio gradevole: infatti sta piovendo alla grande. E naturalmente l’asfalto della strada è percorso non solo da rivoli d’acqua piovana, ma anche da rivoli di fango che scendono dalla collina franosa, ai piedi della quale si snoda il percorso. Stranamente in questo momento la mia preoccupazione rispetto alla frana tralascia unpo’ le considerazioni relativealdissestoidrogeologicodella zona e si concentra sulla possibilità che questi fenomeni franosi possano mettere in discussionela presenza e la crescita degli asparagiselvatici che sono (per me) oggetto privilegiatodi considerazioneinquestofine d’aprilee utilemotivo per fare una bella passeggiata (appena tornerà un po’ di sole). Del resto domani, 26 aprile, ricorre l’anniversario dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. E che c’entrano gli asparagi ? C’entrano perché, ritenendo che l’allarmismo sulla contaminazione delle piante che si era diffuso nel nostro paese fosse ingiustificato, fui in grado di raccogliere, nei primi giorni di maggio, una quantità impressionante di asparagi selvatici (dal momento che tutti i paesani si guardavano bene dal raccoglierli); che comunque preciso, a scanso di equivoci, ho utilizzato solo per mio uso e consumo. A proposito di asparagi, l’altra sera, a casa di Bernardo … “Ma neanche per sogno ! Fare la frittata di asparagi è un non senso: senti solo il sapore dell’uovo e non quello degli asparagi. La fine degli asparagi è il risotto !” “Lo dici te … Gli spaghetti congli asparagi ripassati nella salsa sono una delizia.” “Non è vero ! Anche il pomodoro uccide il sapore degli asparagi”
  • 9. “E … semplicemente bolliti con sopra un uovo affrittellato3 ?” “Seh … quello va bene per gli asparagi coltivati, non per gli asparagi selvatici ” Io sono per il risotto. Ma i rivoli di fangocontinuanoe allora bisogna per forza tornarea raffinare le idee su un megaprogramma di riassetto idrogeologico che avrebbe il vantaggio di mettere in sicurezza il territorio, dar lavoro a un sacco di gente ed essere un pezzo importante di quel diverso modello di sviluppo che le emergenze tendono purtroppo a mettere in secondo piano, mentre invece sarebbe proprio il modo corretto per, tra l’altro, evitare future emergenze. Solo che, come al solito, ci si scontra con la domanda: “E dove cavolo prendiamo le decine o centinaia di miliardi di euro necessarie ?” Qualcheideuzza l’avrei anche maturata nel passato. Ma naturalmente si può pensare a qualcosa di molto più preciso e molto più concreto. Ad una condizione: che non ci pensino gli economisti ! Perché se io guardo … Intermezzo: “io guardo” in latino si dice “intuero” e “intuero” è l’anagramma di “turione”; e “turione” altro non è che il “giovane germoglio di pianta perenne con foglie rudimentali, per esempio nell’asparago”. Tutto si tiene ! Allora .. se io guardo a cosa ci dicono gli economisti, mi viene il latte alle ginocchia4 Perché ? 3 Definizioni tratte da alcuni dizionari per “affrittellare” (con i miei commenti): a) cuocere in forma di frittella (cuocere come ?) b) friggere le uova nell’olio, dopo averne rotto il guscio (e ci mancherebbe che le friggessimo col guscio !) c) dicesi propriamente del cuocer l'uova nell'olio intere intere nella padella, a foggia delle frittelle (un evviva alla 4° edizione 1729-1738 del Vocabolario degli accademici della Crusca) 4 “far venire il latte alle ginocchia” è una espressione idiomatica per indicare fastidio, disagio. Un’interpretazione che mi sembra plausibile di questa espressione idiomatica sta nel fatto che chi munge il latte tiene il secchio fra le ginocchia e deve aspettare con molta pazienza che il latte munto riempia il secchio, arrivando all’altezza delle ginocchia.
  • 10. Perché gli economisti (e anche le economiste) si basano su ipotesi che (secondo me naturalmente) hanno scarsi riscontri con la realtà. E dal momentoche la realtà non sembra funzionare secondo le loro ipotesi, hanno arraffato metodologie di analisi e modelli dalla sociologia, dalla statistica, dalla matematica e si sono quindi impegnati nella formulazione di equazioni con molti parametri che, comunque, nonriescono a prevedere il futuro anche immediato, e chetalvolta non riescononeppure a spiegare quanto è successo (ma che sono utili per vincereil premioNobelper l’economia5) e, soprattutto, che vengono malauguratamente utilizzati per ipotizzare il futuro andamento dell’economia reale. E anche questo non sarebbe un gran danno se non fosse che governi e pubblicheamministrazioni operano (sono costretti ad operare) le loro scelte su tali basi, trascinando così il mondo da una crisi all’altra. Ha ragione Pietrino quando diceva: “L’etimologia di “economia” fa risalire tale vocabolo al greco οἴκονομία, l’amministrazione dei beni di famiglia, precisando però, con Aristotele, che quanto adesso è definibile come “economia” è meglio riconducibile alla χρηματιστική, l’acquisto di beni, di ricchezze. e quindi aggiungeva: Tuttavia, a fronte dell’attuale situazione, non sarebbe male cedere alla tentazione di ritornare dalla χρηματιστική alla οἴκονομία.” Debora (con la quale stava discutendoPietrino) però su questo non era molto d’accordoe i due cominciaronoa becchettarsi come se fossero (come peraltro sono) due intellettuali che adorano far sfoggio di erudizione (ma sono anche persone molto preparate, va riconosciuto): “Invece di cazzeggiare sulle etimologie potresti dire che cavolo significa secondo te, se ti ho capito, che bisognerebbe gestire ogni aspetto economico come se uno stato fosse una famiglia” “Significa semplicemente che invece di far politica economica basandosi sul PIL, sullo spread, e giocandoci poi sopra con i “futures”, i derivati, ecc., si dovrebbe fare come in ogni buona famiglia, dove si fanno i conti con i soldi che ci sono e, su tale base, si decide se e cosa comprare” 5 Qualche considerazione in proposito su: http://www.ilfuturomigliore.org/societa-politica-ed- economia/203-se-i-premi-nobel-per-l-economia-sono-inaffidabili.html
  • 11. “Ah sì ? E di grazia, a quale famiglia pensi ? Quella che si è indebitata per il mutuo della casa, quella del commerciante che ha un sacco di soldi perché evade l’IVA, l’IRPEF, ecc., quella dello speculatore finanziario, quella del titolare d’azienda che ha intestatomacchina, barca, seconda casa, ecc., ecc., all’azienda …” E, puntuale come le ferrovie svizzere, e puntuta come l’ago di una siringa, intervenne Melissa: “Ma porca miseria, Pietrino, ancora conla famiglia ? Non hai ancora capito che da Aristotele in qua è passato qualche secolo ? Che vuol dire famiglia ? Un single, due conviventi dello stesso sesso o di sesso diverso, un figlio che frequenta l’università a 300 km di distanza, una figlia all’estero, e i nonni pensionati ritornati alpaese d’origine o finalmente felici e contenti a godersi la pensione in Brasile, i separati, le divorziate, con figlie e figli un po’ di qua e un po’ di là, e cosi via, tutti questi sonouna famiglia che fa i conti scrivendo entrate ed uscite su un libriccino ? Ma dai, ti prego !” In quelle discussioni può anche capitare che si affronti il problema del dissesto idrogeologico, ma in questo momento il problema concreto è: smetterà o no di piovere, in modo che stasera non debba rischiare di dover ripercorrereinsenso inverso questa strada, con i fari accesi, sotto la pioggia, cercando di gestire l’auto come un acquaplano ? Ed ecco che a questopunto si intreccianodiversi pensieri, sprazzi di immagini scollegate, assurdi collegamenti cheinterrompono un filo logico, un po’ come nel nuovo stile letterario inaugurato (credo) da Saramago, e poi seguito da altri6, in base al quale (ecco, adesso ci provo) si saltano le classiche regole della sintassi e della punteggiatura per cui si passa da un argomento all’altro anche se forse argomento non è il vocabolo giusto ma con questa nuova tecnica forsesi può anche abbandonareuna rigida semantica e intrecciare fili diversi il che sembra il presupposto di grande confusione e pasticcio ma che poi risulta ma non in questo caso dove il caso è questo scritto ma appunto nelle grandi opere come quelle di un grande libro che affascina perché è scrittocomesi pensa senza tuttele regole sopra citate e allora forse si capisce che il pensiero non è solo logica e che però solo Saramago e simili possono 6 Non c’è solo questo: tre romanzi che ho letto di recente (“Io confesso” di Jaume Cabré, “Il sorgo rosso” di MoYan e “35 morti” di Sergio Alvarez, in ordine decrescente di apprezzamento) vanno anche oltre: gli autori cambiano improvvisamente il tempo e il luogo della narrazione e i soggetti narranti senza dare avvertimento del cambiamento di tempo, luogo e soggetti, per cui ho dovuto fare una fatica del diavolo per abituarmici (un po’ come mi sono dovuto abituare a capire che quello che stavo vedendo, al cinema, era un flashback e non la semplice continuazione dell’immagine precedente)
  • 12. permettersi questo salto di regole perché la mancanza di regole che caratterizza ilnuovo linguaggiogiovanilee non solo che si usa nei messaggini nei tweet e così via non è una nuova forma letteraria ma solo una nuova stenografia peraltro bruttina ma poi chissà se invece …. Invece non sono bruttine (almeno all’apparenza) le prostitute che, non a quest’ora certo, affollano questotrattodi strada. Sono povere, giovani ghanesi o nigerianeo di chissà quale altro paese africano, in minigonne o calzoncini, calze a rete, tette al vento, che si muovono come in una lap-dance, invitando con la mano destra e il cellulare in quella sinistra, sorridendo falsamente con quelle bocche riempite di rossetti dai colori di fuoco. Sarà forse l’effetto della crisi, ma adesso, oltre alle africane, anche lo sparuto numero di prostitute europee (forse rumene o polacche o ucraine) si è ingrossato con nuovi arrivi dalle fattezze tipicamente italiane, e di ogni età (dalle forse minorenni ad anziane matrone dal fisico pesante). Lampi di interrogativi: - case chiuse o quartieri a luci rosse ? - fermo di polizia e concessione di garanzie a fronte della denuncia degli sfruttatori ? - e le escort d’alto bordo ? - perché è il mestiere più antico del mondo ? - e le/i (come si deve dire ?) trans ? Frenataaaaa ! E ti pareva ! La vettura davanti ha rallentato improvvisamente: e perché ? Perché ha visto un pannello che segnala: “Hai superato i 60 km/h, 5 punti patente in meno”. Deve essere una o uno che non conosce la strada: siamo su un rettilineo, con linea bianca tratteggiata e comunque, che si sappia, nessuna/o è mai stato multata/o per aver superato, qui, i 60 km/h. D’altra parte, qualche chilometro avanti, su questa stessa strada, ma in direzione opposta a quella che percorro normalmente, c’è un segnale con il limitedi 20 km/h che sta lì da anni (un “ricordo” di lavori in corso di alcuni anni fa). Dunque: il problema del rispetto delle regole. Nel “Critone” di Platone, dove si narra della morte di Socrate, le “Leggi” dicono a Socrate: ... chi lo desideri, e non ci trova di suo gradimento, può benissimoprendere le sue cose e andare dove preferisce. Se uno di voi rimane, possiamo dire che di fatto ha
  • 13. acconsentitoa eseguire i nostri ordini; e se costui disobbedisce diciamo che commette ingiustizia in tre sensi: in quanto non obbedisce a noi che lo abbiamo messo al mondo, e poi a noi che lo abbiamo allevato, e in quanto non lo fa dopo aver accettatodi obbedirci, né d'altronde cerca di persuaderci che stiamo commettendo un errore. E Socrate bevve la cicuta. Naturalmente non ho nessuna intenzione di bere la cicuta, ma … effettivamente, rispettare certe leggi … è dura. Solo che (e andiamo con lo stile pseudoSaramago ! ) quando sai che c’è una legge da rispettare e provi a leggerla perché non ti fidi delle/gli esperte/i che talvolta o spesso ne sanno meno di te e cerchi di capire e non capisci e sai che non capisci nonperchései cretino ma perché quelle/i che l’hanno scritta non avevano un’idea chiara dell’argomento sul quale stavano legiferando per cui hanno scrittonormepraticamenteinapplicabili cheperò sono sanzionate e tu ci tieni a dimostrare che sei rispettoso delle leggi e comunque hai il terrore delle sanzioni e allora provi ad organizzare le persone interessate per modificare la legge ma quelle ti dicono che non c’è niente da fare e allora ti viene l’insano pensierodi raccogliere montagne di cicuta edi distillarlee versareil risultatonelle sorgenti degli acquedottichecosì andranno “a morire ammazzate/i” tutte/i quante/i chetantonon si meritanonientee poi comunque non lo farai mai ancheperché non hai la più pallida idea di come è fatta una pianta di cicuta e dove la trovi e come si distilla ma però basta guardaresu Wikipedia chelì si trova tuttotranne la ricetta di comearrivare ad essere persone normali in un mondo normale che poi non si sa neppure cosa è un mondo normale perché la normalità è forse solo la consuetudinecioèquello che è il che non ha senso perchétuttocambia. Augusto, tutte le volte che gli era possibile, adorava fare citazioni: “Tutto scorre … “panta rei” e lo diceva con un accento, un’inflessione di voce che, a trascriverla, non poteva essere “panta rei” ma “πάντα ῥεῖ”, come se a parlare fosse Eraclito. Ma, come avevo avuto modo di capire, Augusto non aveva mai letto un testo di filosofia greca. Infatti, quando gli mandai le mie poesie sui filosofi greci, ovviamente mi ringraziò, ma sono quasi sicuro che le apprezzò soprattutto perché ci trovò conferma della sua conoscenza della filosofia greca, come se la filosofia greca si potesse riassumere in qualche endecasillabo. Però, giustamente, Augusto potrebbe chiedermi:
  • 14. “E tu li hai letti i testi dei filosofi greci ?” Ed ecco la mia risposta: “Qualcuno sì; qualche dialogo di Platone (come il Gorgia, con la scoperta della tecnica della retorica e, come dico spesso, della possibilità di provare a dimostrare qualunquecosa si voglia dimostrare), qualche pezzodi Aristotele e altri frammenti di altri filosofi.” E, ma solo per me, poi aggiungo: “ Sto comunque diventando bravo nell’utilizzare citazioni di ogni tipo di autore, facendo finta di aver letto il testo completo. Ma, su questo, non mi sento particolarmente in colpa: lo fanno tutte/i, anche se non lo confesserannomai. Secondo voi le pagine e pagine di bibliografia che spesso sono allegate a molti saggi indicanoche l’autrice/ore ha lettoquei libri o che ha pescato da qualche sito web la citazione giusta ?” Però talvolta sono in difficoltà, come quando dovetti rispondere ad Alessia. “Che tu abbia lettoo no i sacri testi, non ha importanza: il problema è se quello che affermi sia o no falsificabile, come dice Popper” “Senti Alessia, io non ho mai capito Popper: ma che vuol dire che una teoria, per essere scientificamente controllabile, deve essere falsificabile ?” “Significa che, dalle premesse di base di una teoria, si devono poter dedurre le condizioni di un esperimento che la possa dimostrare falsa. “ “Cavolate: una teoria è valida se è sperimentalmente dimostrata: punto ! ” Il fatto che alcuni segnali stradali e alcune leggi siano irrazionali non ha bisogno di essere falsificato: è un fatto ! Come è un fatto che, finita la preoccupazione per i rivoli di fango, ritorna quella per le buche che impongono di fare slalom, al di qua e al di là, della striscia continua, per evitarle. E riaffiora ilricordodella Svizzera: dove le strade sono senza buche e le lastre di ghisa dei tombini sono esattamenteallo stesso livello dell’asfalto (ma come fanno ?) e dove i limiti di velocità sono veri limiti … ma sulla Svizzera bisognerà ritornarci … Karl Popper
  • 15. Non è il casodi pensarci adesso, anche perchécontinua a piovere e le buchedi cui sopra provocanoenormi schizzi d’acqua quandoun veicolo ci passa sopra, con la conseguenza cheil parabrezza per qualche attimo è una impenetrabile parete d’acqua. Altra frenata. Questa volta la causa è il camion dei rifiuti urbani che svuota i cassonetti e allora osservo, come sempre affascinato, l’abilità del conducente che manovra il sistema di aggancio, sollevamento, rotazione, svuotamento e rimessa a posto dei cassonetti che, come al solito, sono strapieni perché qui non c’è la raccolta differenziata: con la conseguenza che le/gli abitanti dei paesi vicini dove invece c’è, per non fare quel minimo di fatica che essa comporta, preferiscono arrivare fin qua e buttare la loro spazzatura indifferenziata in questi cassonetti. La pioggia cessa e spunta pure un raggio di sole. Bene: festeggiamo il fatto con una bella sigaretta. Nonostante fumare in macchina stia diventando semprepiù complicatodalmomento che il kit-auto per fumatori prevede sì la presenza di un posacenere, ma situato in posizioni assolutamente irrazionali … Ma ho già parlato male abbastanza degli accessori auto. Già immaginola reazioneinfastiditadi molte/i a questo accenno al viziaccio del fumo; non mi sento di condannarla, ma non resisto ad aggiungere una nota ironicamente provocatoria (vedi nota7). Garantisco comunque che sono e sarò sempre rispettoso di chi non vuole che si fumi nelle sue vicinanze (ma se volete trascorrere qualche ora a casa mia, non garantisco) emi impegno a rispettare tutti i divieti di fumo, anche se avrei qualche perplessità a rispettarlo, all’aria aperta, come nel caso illustrato in questa fotografia che ho scattato qualche anno fa in una strada di San Francisco. E promettocheporteròsemprecon me un portaceneretascabileper evitaredi contaminare le strade, i sentieri, le spiagge e i parchi con puzzolenti e inquinanti mozziconi di sigarette. Di più non mi sento di fare. Il traguardo del km 1 è già in vista. Allora festeggiamolo con una bella canzone. 7 A proposito del fumo mi sono inventato questa paradossale teoria: il fumo fa bene perché deposita catrame nei polmoni. Il che ha un duplice effetto positivo: asfaltando i polmoni rende più scorrevole il flusso di aria in entrata e in uscita e, inoltre, la vischiosità del catrame cattura e intrappola i batteri e altri microrganismi nocivi che non possono così penetrare nell’organismo
  • 16. E, per restare in termini di fumo (ma non nocivo e non inquinante, anzi !), propongo la grandiosa interpretazione (siamo nel 1958) di “Smoke gets in your eyes” da parte di “The Platters”. Km 2 Proprioincorrispondenza del passaggio dal km 1 al km 2 c’è la trattoria “Le palme”, che ormai non ha più le palme, che sono state divorate dal punteruolo rosso8. E ieri sera è stato proprio lì, alla trattoria “Le palme”, che ci siamoritrovate/i per una rimpatriata, quelle/i che, un bel po’ di anni fa, avevano fondato il Comitato di Paese. E cosa ci siamo dette/i ? “Ma ti ricordi quando abbiamo fatto il primo giornalino, che siamo andati alla tipografia del Barlani, con le 4 pagine scritte a macchina ed è venuta fuori una schifezza, che lo abbiamo dovuto rifare e tu hai dovuto cacciare altri soldi per rifarlo ?” “E quella sera che abbiamo consumato un secchio di colla per attaccare cinque manifesti, che poi è piovuto e due sono finiti per terra ?” “Però siamoancora qui:non abbiamoottenutoquasi niente, ma credoche in ognuna/o di noi sia rimasto qualcosa.” “Vero: è rimasto qualcosa. Ma il paese non è mica tanto cambiato.” 8 Il “punteruolo rosso” (nome scientifico: Rhynchophorus ferrugineus) è un coleottero proveniente dall’Asia, un parassita delle palme, la cui presenza, segnalata in Italia a partire dal 2004, ha già portata alla distruzione di migliaia ( o decine o centinaia di migliaia) di palme. La mia particolare attenzione a questo parassita è dovuta al fatto che ha distrutto la MIA unica palma ! Devo anche dire che mi sarei potuto prendere una crudele vendetta nei suoi confronti perché ho letto che le larve di questo maledetto coleottero costituiscono un importante elemento della dieta presso gli Iatmul, una popolazione indigena della Papua Nuova Guinea. Ma, devo confessarlo (anche se non sono schizzinoso, e sono disposto a provare qualunque tipo di cibo), non sono riuscito a decidermi a cucinarlo (anche in mancanza di sufficienti istruzioni culinarie)
  • 17. “Però lo sapevamo: l’avevamo detto che ci sarebbero voluti anni per cambiare la mentalità.” “Sì, ma gli anni sono passati …. E che cavolo è cambiato ?” Nonostanteuna diffusa delusione per non essere riusciti a cambiareilmondo, peraltro ben bilanciata dal fatto che comunque la maggior parte ha trovato una sua non insoddisfacente collocazione negli ambiti lavorativi, affettivi e familiari, diciamo che comunque è stata una serata non spiacevole. Non posso però mettere agli atti la cena di ieri sera senza citare Paolo che, a proposito della fase più politica del Comitato di Paese (quando era divenuto ormai, sia pure in forma più ridotta rispettoalle/i partecipanti originarie/i, il nucleo di una piccola organizzazionepolitica equindi si organizzavano comizi nei paesi vicini in occasionedelle elezioni) ci ha ricordatocheGiulio, l’operaio idraulico, lanciò lo slogan: “Meno lavoro, più straordinario” Un’idea geniale, nella sua follia ! Viene quasi da pensareche Giulio, l’operaio idraulico, fosseun nuovo Erasmo da Rotterdam, che, nel suo “Elogio della follia” ne sosteneva l’utilità per la felicità dell’umanità, salvoconcluderecon il “dimentica quello che ho appena detto”. Mmmm … mi sa che si sta avvicinando di nuovo un diluvio. Il diluvio come metafora dell’attuale situazione mondiale ? Ma quella che sta per essere travolta dal diluvio forse è solo una parte del mondo, quella che identifichiamo come l’occidente sviluppato (per intenderci Europa e Nord America, anche se, come vedremo, è soprattutto l’Europa ad essere in pre-diluvio). In realtà parlaredi diluvio può essere fuorviante(ma, come insegna la bibbia, rende bene l’idea). Forse sarebbe meglio parlare di caduta dell’Occidente. Un argomento interessante, a propositodel quale non posso non ricordarela discussione che ebbeluogo a casa di Marcelloe Livia (che si trova nelle vicinanzedel km 23 di questo itinerario, tanto per la precisione).
  • 18. In realtà la discussione era iniziata su ben altri argomenti (la pervasività di internet, facebook, twitter, ecc.) mentresi concludeva la cena con la granita di limone di Marcello. Fu Claudia ad iniziare il discorso: “Vero, sul web si trova il meglio e il peggio, però comunque non se ne può fare a meno: e meno male ! Per esempio, io do sempre un’occhiata a ChinaDaily Europe, che, certo non è proprio il distillato del meglio della società cinese, però ti dà un’idea.” “Non c’è dubbio che il futuro sarà della Cina” disse Angelo “ Loro hanno un grande vantaggio, anzi due, o forse tre. Intanto hanno una cultura millenaria come la nostra, che peraltro continua ad essere presente, un po’ come il cristianesimo; in secondo luogo sono ancora fondamentalmente confuciani, cioè niente metafisica, ma regole pratiche; e poi, cavolo, sono ormai, come popolazione, il 20% del mondo” “E’ vero.” intervenne Marco “Il loro approccio è pragmatico e diverso dal nostro. Dovreste leggere il libro “Le trasformazioni silenziose” di François Jullien dove si spiega che, mentre la nostra cultura è basata sul soggetto/agente/che ha scopi, quella cinese è basata sull’influenzare/assecondare come la natura. Quindi non all’”Essere” occidentale dedica attenzione il pensiero cinese, bensì alla “transizione”; e alla “sostanza” si contrappone il “cambiamento”(ungiocodi polarità fra yine yang), e al “tempo” il “divenire”, così che anche la storia, la politica, la vita, non sono da considerarsi come un susseguirsi di eventi, ma come il compiersi di “trasformazioni silenziose”, privilegiando quindi l’induzione sull’azione.” “E bravo” intervenne Lucilla “vallo a raccontare alle/ai cinesi che muoiono nelle fabbriche di Shanghai, o anche in quelle di Prato” “Ma che dici ? Che c’entra ? Stiamo parlando dei valori costitutivi” “E certo ! Parliamo dei valori costitutivi, così chi se ne frega se milioni di persone muoiono di stenti, di condizioni di lavoro allucinanti … “ “Aspetta Lucilla” intervenni io “Hai ragione ovviamente, ma sfruttati e sfruttatori ci sono ovunque, sempre. Stiamo semplicemente cercando di capire se siamo o no alla fine dell’Occidente, inteso come sistema di valori basato sui principi della rivoluzione francese, quelli della libertà, eguaglianza e solidarietà”
  • 19. Tralascioilseguitodella discussioneperché mi sono ricordatodi aver assistito alla rappresentazioneteatraledi “Romolo il Grande” di Friedrich Dürrenmatt (anche lui un “grande”). Il “clou” della vicenda è che l’ultimo imperatore di Roma dichiara di aver voluto essere imperatore per essere sicuro che finalmente si chiudesse in maniera definitiva l’ormai “finito” impero romano9. Ma il problema è molto serio: è davvero la fine della cultura occidentale ? Potrebbeessere. Per questoho da tempo maturatoun’idea: dobbiamoallearci con l’India. Perché ? Perché l’India, oltre ad essere un paese con 1,2 miliardi di persone, ha, sia pure tra mille contraddizioni e conflitti, una tradizione di accettazione di culture diverse che, credo, nessun altro paese abbia mai avuto. E forse un analogo discorso potremmo farlo col Brasile (anche se col Brasile ho un conto aperto che ho illustrato in un resoconto). Insomma il problema è: gestire la fine dell’Occidente salvaguardando certi valori, principi, conquiste, un po’ come è successo con la fine della civiltà dell’antica Grecia, recuperatadagli alessandrini, dai romani, dagli arabi, dalle biblioteche medievali dei conventi, dal rinascimento, ecc. Anche se, prosaicamente, mi limiterei in questo momento a chiedere il rispetto di semplici norme di buona creanza, tipo il fatto che non si capisce perchéquesto “idiota”chemi sta appiccicatoalparafangoposteriorecontinua a suonare perché non può sorpassare … e che ci posso fare io se la strada è piena di curve, che non ho voglia di affrontare a più di 70 km/h ? C’è finalmenteun rettilineoe finalmentel’idiota puòsorpassarmi (tantome lo ritroverò davanti, in fila, tra qualche chilometro). Dopo quel rettilineo niente di particolarmente interessante fino a quando non vedo parcheggiatal’inconfondibile 500 gialla di Gloria, proprio davanti a un negozio, con la saracinesca tirata su e in evidente stato di ristrutturazione. 9 Questa è una registrazione del 1971, con Paolo Stoppa e Arnoldo Foa’
  • 20. “Ciao, Gloria, ma che stai facendo qua, a quest’ora mattutina ?” “Ciao, lo vedi, sto aprendo un negozio” “Un negozio ? E di che ?” “Di abbigliamento usato di qualità” “Abiti usati ? Ma con tutti i banchetti che ci sono al mercato …” “Ma qui ci saranno solo abiti e accessori di un certo livello e in ottimo stato, nuovi o quasi nuovi.” “E pensi veramente di guadagnare qualcosa, di non rimetterci ?” “Penso proprio di sì. Tra l’altro sono in società con la proprietaria del negozio. E’ una cara ragazza … aspetta che te la presento …. Giada !!!” Giada ? Giada … lei ? Eccola, sì … proprio lei. Anche se infagottata in una felpa da lavoro, sì, è lei. Bella come sempre. Mi sorride, mi abbraccia, mi bacia sulle guance: “Che bello rivederti ? Ma che ci fai qui ? “Ma perché …” dice perplessa Gloria “… vi conoscete ? Se ci conosciamo? Ci conosciamo sì. Siamo stati insieme per nove bellissimi mesi, fino a quel giornoin cui le chiesi se le andava di prenderci unpo’ di ferie da passare insieme in giro per la Toscana e lei mi disse: “Forse non hai capitobene. Adesso tu prendi le tue cose e te ne torni a casa tua”. Non c’è dubbio che non avevo capito (e non ho ancora capito). “Sì, ci conosciamo, certo che ci conosciamo …” Ma ora non è il momento di spiegare. Meglio andarsene.
  • 21. “Scusate, ma ora devo scappare. Comunque ci rivediamo presto” Rimonto in macchina e mi allontano velocemente. Indubbiamente sono in una situazione di post-diluvio, almeno per quanto riguarda l’aspetto sentimentale, considerando la cacciata da parte di Giada come un diluvio. Certo, non un diluviouniversale (il resto del mondo non se ne è praticamente accorto), ma comunque per me un evento significativo che ha lasciato le sue traccenel miodepositodi esperienze che si è man mano stratificato nel corso degli anni. Potrei quasi considerarlocomeuno strato di roccia sedimentaria clastica, caratterizzatadalla presenza di bellissimi fossili, inserito in un altrimenti regolaresusseguirsi di quasi indistinguibili strati di rocce sedimentarie piroclastiche, come è peraltro tipico di alcune interessanti formazioni geologiche di questa zona. Del resto, a proposito di diluvio, non ho certo fatto una bella figura, così che anche un eventuale richiamo al personaggio di Noè appare del tutto inappropriato. Anche se devo riconoscere che qualche affinità con Noè è pur presente: mi riferisco in particolare all’apprezzamento per il vino, che ho citato al km 0 e sul qualesono quasi obbligatoa tornare dal momento che sulla mia destra si affaccia all’orizzonte l’ingresso della tenuta agricola Bardini. Non che il vino che produconosia un granché. Comunque è certamente assai più palatabile che non il vino genuino dei contadini del paese che ho dovuto far finta di apprezzare quando mi sono trasferito qui: vino a km 0, vino di qualità 0. Tanto che ormai il vino lo compro solo al supermercato. E perché, mi chiederete, non ad un’enoteca ? Perché (almeno questa è la mia esperienza) un vino decente, se non buono, da bere tutti i giorni a pranzo e cena, al supermercato costa meno. Alcuni supermercatitra l’altrohanno ancheuna varietà considerevole di vini, non solo italiani. Se però si hanno esigenze particolari, bisogna ripiegare su internet: ad esempiose ci si vuole cimentarenell’assaggiodi vini cinesi (sì ! prodotti in Cina) come questo “Old man” la cui etichetta così lo descrive: “Aromi di prugna e un accenno di
  • 22. tabacco, con un soffio di trascorsa giovinezza. Corposità leggera ma complessa con una piega di frutta secca e un finale di forte rimprovero per la moderna gioventù”. Una descrizione non si può non apprezzare (ma quel vino non lo ha mai assaggiato). Il trafficoè ancora scorrevole, almenoper quanto può esserlo in questo tratto costeggiatodi negozi e abitazioni conle autogià parcheggiate in seconda fila. Mi fermo al semaforo rosso e incitocolpensiero l’anziana signora che trascina il carrello della spesa, un bastone nell’altra mano, e che vedo decidersi con titubanza ad attraversare la strada. Poi l’orizzonte si allarga di nuovo tra gli alberi di giuda grondanti di pioggia, splendenti di verde dopo che sono caduti i fiori (che non sono fiori) lilla cresciuti direttamente sui tronchi e sui rami. Rinuncio a ripercorrere la lunghissima storia delle interpretazioni su quest’albero e su Giuda e mi concentro invece sul tentativo (inutile) di capirese questi campi rigogliosamenteverdi sono campi di grano, o granturco, o farro, o chissà cos’altro. Ne parlavo giusto quattro giorni fa con Silvio che sosteneva la bontà della minestra di farro. “Scusa Silvio, ma non sarebbe l’ora di finirla con questa esaltazione dei cibi del tempoandato, con la minestra di farro, la zuppa di avena, la panzanella, ecc. ?” “Ma scusa, sono buone, fanno bene” “E no che non sono buone. Cos’è la panzanella ? Pane e cipolla ! E la minestra di farro: ma lo sai che il farroveniva coltivatoper darlo ai maiali e non per nutrire gli esseri umani ?” “Ma che dici ? Ti inventi sempre un sacco di cose. Il farro è sempre stato usato come alimento: era il cibo principale degli eserciti dell’antica Roma.”
  • 23. “Sì, ma poi hanno scoperto il grano tenero. E comunque costa molto più del grano, ha un sapore non molto piacevole, e sembra di masticare riso poco cotto” “Senti chi parla. Tu che continui a esaltare il prosciutto crudo di montagna, duro e salato, con quelle cotenne di grasso un po’ rancide” “Vero, Silvio, vero. E voi che vi fate togliere tutto il grasso dal prosciutto, perché fa male, e poi vi esaltate di fronte a un pezzo di lardo di Colonnata ?” “Piace anche a te il lardo di Colonnata e ti piace la ribollita10, e pure tanto: lo vedi che in fondo sei un amante dei vecchi sapori ?” “Non nominare la ribollita invano ! Comunque dai, facciamoci una bella fiorentina e piantiamola qui.” Con una giornata così verrebbe quasi voglia di tornare a casa e dedicarsi al dolce far niente, ma il dovere chiama. Dovere: una parola indubbiamentedesueta. Mentreinvece va molto di moda la parola “diritti”. Forse bisognerebbe ricordare che anche la nostra Costituzione parla esplicitamentedi doveri e … guardateunpo’ come e a che proposito ne parla: 10 Volete la ricetta della vera ribollita ? Ecco quella di mia madre: fagioli cannellini e borlotti (metà passati e metà interi), verza, carote, zucchini, bietola, patate, cipolla, quantità industriali di cavolo nero e tanto olio extravergine di oliva (le quantità di ogni ingrediente ? come diceva mia madre: si fa a occhio) – cuocere per 2-3 ore – versare su strati (sottili) di pane raffermo – lasciar raffreddare – al momento di mangiarla, riscaldare poco mescolando bene il pane.
  • 24. Art. 2 La Repubblica … richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 4 … Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 30 È dovere e dirittodei genitori mantenere, istruireed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Art. 48 … Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Art. 52 La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Art. 54 Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadinicui sono affidate funzioni pubbliche hannoil dovere di adempierle con disciplina ed onore …
  • 25. Credo però che sia sufficiente leggere l’articolo 2 (doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale) per renderci conto di quanto siamo lontane/i dal realizzare l’utopia dei padri costituenti. Tra l’altro ricordo bene una discussione di molti anni fa, quando si era al massimo dell’impegno politico, una discussione nata dalla proposta di alcune/i di noi di organizzare un seminario su “diritti e doveri”. I doveri furono clamorosamente sconfitti. Comunque, proseguendo verso il posto di lavoro (la meta che richiama al dovere), ci si avvia verso il km 3.
  • 26. Km 3 Adesso scende una pioggerellina sottile del tipo che non sai mai se tenere sempre in funzione il tergicristallochestriscia rumorosamentesul parabrezza oppure azionarlo ogni tanto. Un’occhiata allospecchiettoretrovisore per vedere se sul sedile posteriore c’è l’ombrello: sì, c’è. E’ un ombrello bello grande, non uno di quegli ombrellini ripiegabili che sono comodissimi da portare, ma che, se piove forte, riparano ben poco. L’ombrello è uno di quegli oggetti che mi ha sempre affascinato, per quel meccanismoinsiemesemplicee ingegnoso, resistente ma composto di fragili componenti, in base al quale si apre e si chiude. Così come, ben più della fabbrica robotica ove è stata assemblata l’auto sulla quale sto viaggiando, mi affascina la piccola fabbrica dei chiodi, con quelle macchinette di una ingegnosa semplicità che trasformano il fil di ferro in chiodi. Si tratta ovviamente di considerazioni pre-diluvio (trascurando dunque la pioggerellina), identificando questa volta il diluvio nelle rivoluzione informatica, considerazioni che avevano un senso quando ancora si progettava col regolo calcolatore e le tabelle dei logaritmi (anche se già facevano la loro comparsa i primi mastodontici calcolatori che andavano alimentati con le schede perforate). Adesso, da questo punto di vista, siamo nella fase post-diluvio che richiede indubbiamentenuoveattitudini, quali, ad esempio, la capacitàdi centrarecon le dita i numeretti delle calcolatrici dei tablet, in sostituzione della memorizzazione delle famose tabelline (quanto fa 7x8 ?) o della capacità di dividere un numero di tre cifre con un altro utilizzando carta e penna. Un video sulla fabbrica di chiodi
  • 27. A tale proposito chissà che non avesse ragione Vittorio quando l’altra sera affermava: “Ma perché devoseguire pedissequamenteogni novità, ogni cambiamento?” “Perché” gli rispose Marta “ti devi adeguare: non puoi restare immobile” “E io non sono d’accordo: et si omnes, ego non” “E che vuol dire ?” “Vuol dire: e se tutti la pensano così, io invece no !” A quel punto intervenne Paride, l’erudito del gruppo: “Così farai la fine di Philipp von Boeselager” Naturalmente tutti rimasero in silenzio, aspettando l’inevitabile spiegazione di Paride. “Philipp von Boeselager è il nome di uno degli ufficiali della Wehrmacht che, il 20 luglio 1944, tentarono di uccidere Adolf Hitler. E il motto della sua casata, quella dei Boeselager è proprio “Et si omnes ego non” …. Però …” Paride ci guardò tutti, con un sorrisetto sornione e poi proseguì: “Però, potresti anche cavartela meglio, come ilMaresciallodi Francia Gaspard de Clermont- Tonerre, che divenne marchese de Cruzy e Vauvillierse duca di Clermont-Tonerre che aveva, come motto di famiglia: Si omnes te negaverint, ego numquam te negabo”. Il quale Gaspard del Clermont-Tonnere, dopo aver combattuto innumerevoli battaglie e guerre, a 68 anni si ritirò a vita privata, dedicandosi a comporre opere di economia e di storia militare fino alla sua morte avvenuta alla veneranda età di 93 anni. Sentendotuttociò non resistetti eandai a prendere la foto che mi aveva fatto Giudittadieci anni prima, di fronte ad un arco che incorniciava l’ingresso da tempoabbandonatodi una villa nell’isola di Torcello e sul quale era presente appunto l’iscrizione: “et si omnes, ego non”.
  • 28. E presi nota con soddisfazione che l’erudito Paride non seppe erudirci sulla famiglia che aveva abitato e vissuto in quella villa. Anchese dovrei essere piuttostocautonell’usareil vocabolo “erudito” e simili dal momento che gioco anch’io spesso a fare l’erudito11, chiedendomi poi se l’erudito (o meglio: il sedicente erudito) non sia una figura tipica della fase “diluvio”, che si aggrappa al passato per cercare di sopravvivere alle catastrofiche trasformazioni. Ma, come disse Mariangela: “Certo, mio caro, forse hai ragione. Siamo in una fase di grande trasformazioneed è importante cercardi capire come muoversi, cosa cercar di salvare mentre si cerca di abituarsi al nuovo, di comprenderlo, di sperimentarlo. Però intanto qualcuno, anzi, soprattutto, qualcuna, deve farsi carico della quotidianità. Ad esempio, quando se ne sono andate e andati tutte e tutti, chi mette in ordine, carica la lavapiatti, mette fuori la spazzatura, e poi domattina, prima di uscire di corsa perché se no si arriva tardi al lavoro, pensa a mettere a scongelare qualcosa per la cena, si ricorda che c’è da lasciare i soldi per la donna delle pulizie e fa l’elenco delle telefonate da fare e delle bollette da pagare per internet, prenotare il treno per andare dai tuoi la prossima settimana, mandare gli auguri per il compleanno di tua nipote, ecc. ?” La risposta di Franco fu “tranchant”: “Senti pallina: per un verso c’hai ragione. Però‘un si può fare di tutt’erba un fascio. Io è una vita che ci provo a cercare di non essere maschilista:magari ‘un ci riesco al cento per cento, però faccio tutto quello che posso. Il fatto è che però, santa miseria, molte donne son come, o peggio, della mi’ mamma, che quando le dissi: “Mamma, se vuoi i piatti li lavo io” mi guardò come se fossi rimbecillito. Gl’è vero: i maschi se ne approfittano. Ma, santa miseria, la colpa è anche delle mamme che, salvo errori, sono femmine !” 11 Per chi non resistesse alla insana tentazione di “conoscere” i miei “giochi di erudizione” ecco qua qualche esempio: Parole strane, Almanacco dei trasporti, e, più in generale, il sito Il futuro migliore
  • 29. Per evitareil degeneraredella discussione intervenne per fortuna Amelio che la buttò sul cultural-comico, citando dal film “Berlinguer ti voglio bene”, la famosa frase di Benigni: “Pole la donna essere eguale all’omo ? No ! E’ aperto il dibattito”. Immediata verificasulla strada. Chi guida quell’autoche occupa ilcentrodella strada, procedendo a velocità ridotta, impedendo il sorpasso e costringendo ad un andatura più che moderata ? Ovviamente(penso) una donna che guida solo con la mano sinistra, perché la destra è impegnata per tenereil cellulare incollata all’orecchio; cheritiene che sia una necessaria norma di sicurezza stare il più lontano possibile dal bordo della strada viaggiando ad una velocità moooooolto moderata. E invece, scopro, è il vecchio barista del paese: rincoglionito, prepotente, egoista, ecc. (anche, in fondo, simpatico, genuino: un personaggio) …. ma … sicuramente maschio. Allora, mi chiedo, continuandoa disquisiresul diluvio e sul rapporto/conflitto uomo-donna: ma chi era la moglie di Noè ? Secondo alcune leggende il suo nome era Vesta: in realtà leggende molto “interessate” perchédannolustroalla città di Vieste, dove Vesta sarebbestata sepolta dallo stesso Noè che, dopo aver lasciato l’arca sul monte Arafat, per ragioni non troppe note, sarebbe approdato in Puglia sul Gargano. Ahi … sono tornato a fare il falso erudito ! Concentriamoci invece sul percorso. La pioggerellina è cessata e la strada è miracolosamente libera. Il che, stranamente, procura un certo fastidio: come se la mancanza di ostacoli, di imprevisti, fosse un ottundimento delle capacità. Un situazione noiosa. Ma ... no problem … un improvvisorallentamento. E le macchinechevengono dall’altro senso che lampeggiano .. Ah, ecco: ci avvertono che più avanti c’è una pattuglia della polizia, o dei carabinieri, o della guardia di finanza. E, non so bene perché, mi vengono in mente le tragiche immagini degli scontri del 2008, a Genova, in occasione del G8.
  • 30. E in particolare l’immagine dei finanzieri in assetto antisommossa. I finanzieri ? I finanzieri addetti all’ordine pubblico ? O, come forse in questo caso, a controllare il rispetto del codice della strada (ammesso che poi non sia una pattuglia del corpo forestale) ? A proposito di finanzieri, ricordo la lapidaria affermazione di Armando, il commercialista pratese: “Ma lo sai te che tutti i finanzieri volevano venire a lavorare a Prato ?” “No, perché ?” “Ma perché a Prato, negli anni d’oro, tutti evadevano, tutti tenevano un doppio bilancio, quello vero e quello falso. E i finanzieri che accettavano il bilancio falso erano ben ricompensati.” “Hai detto negli anni d’oro … e adesso ?” “Ora ci sono i cinesi, e tanti, e sempre di più. E da loro è difficile tirar fuori la mazzetta. Fanno finta di non capire, non ci sono documenti, scompaiono, non esistono. E finisce in nulla. E allora è meglio cambiare strada.” “Cioè ? “ “ Ci si dedica ai reati finanziari legati ai paradisi fiscali, dove girano un saccodi soldi. Se ci sai fare ti fai un po’ di amicizie importanti, sali di grado (tantoper accumulare contributi pensionistici), lasci la Guardia di Finanza e ti imbuchi in una società di consulenza finanziaria dove puoi mettere a frutto le tue conoscenze con i colleghi … e vai ! Oppure …” “Oppure ?” “Oppure continui a far carriera. Passi il tempo a rappresentare la Guardia di Finanza alle cerimonie pubbliche (inaugurazioni, visite delle alte cariche dello stato, conferenze, seminari, cerimonie, ecc.) e, se sei bravo come il generale Speciale, riesci anche a farti arrivare in aereole spigole da Pratica di Mare in Trentino per pranzo,Il generale Speciale
  • 31. con la modica spesa di 200.000 euro (la Corte dei Conti ha Corte dei Conti ha chiesto il rimborso: l’ha pagato ?) .” Ma tornando ai finanzieri, ai carabinieri, al corpo forestale, alla polizia provinciale(c’è anchequella !), e ad altri corpi che mi sfuggono, i quali (oltre ovviamente alla polizia stradale) controllano il rispetto del codice della strada, perché meravigliarsi ? Siamo un popolo fantasioso. Il cosiddetto “Golpe Borghese” del 1970 da chi doveva essere attuato ? Ma dal Corpo Forestale dello Stato ! Il quale Corpo Forestale dello Stato, in Sicilia, ha queste caratteristiche: 841 ufficiali e sottufficiali e 14 agenti. Ma c’è un’altra considerazione che non posso tralasciare. Questo è l’Inno del Corpo Forestale dello Stato. Fate attenzione a quanto si dice al minuto 00.58: “voci maschie, forti e fiere”: le voci femminili no, eh ? E, mancoa farlo apposta, ecco là ! La pattuglia è una pattuglia della Guardia di Finanzia e … chi regge la paletta rossa per intimare l’alt (che per fortuna non si alza al mio passaggio) ? … una finanziera ! Da finanziera (intesa appuntocome agente donna della Guardia di Finanza, e non come il piatto piemontese fatto di frattaglie e neppure come la lunga giacca portata dagli uomini dell’800) a finanza il passo è breve. La finanza, dunque, il vero potere globale12, al quale la politica ha ceduto lo scettro. Ma la finanza non è (non era) l’economia. A questo punto, in una situazione tranquilla (traffico scarso, niente pioggerellina), ci si può anche abbandonare all’ascolto della radio. Accendo e … ecco cosa stanno trasmettendo: la sinfonia n. 9 di Beethoven13. Quella che si conclude con l’Inno alla gioia, scelto per essere l’inno ufficiale dell’Unione Europea. 12 Per qualche considerazione sulla finanza vedi: http://www.ilfuturomigliore.org/societa-politica-ed-economia/206-economia-finanziaria-ovvero-il- ciclo-d-d%E2%80%99-dal-prestito-alla-scommessa.html
  • 32. Ah … l’Unione Europea. Grande discussione l’altra sera a casa di Bernardo. Di nuovo a casa di Bernardo ? Naturalmente sì, visto che tra di noi è quello che, tra giardino e salone, è in grado di offrire comodi ed ampi spazi per cazzeggiare(sullato culinario invece ci sarebbe molto da ridire, ma non è un problema: in genere ci si organizza con ognuna/o che porta qualcosa). Aveva cominciato Augusto: “Però, dai, la crisi continua e noi dobbiamo continuare ad essere obbligati a fare sacrifici per salvare le banche tedesche come vuole la Merkel” “Non diciamo sciocchezze !” intervenne Pietrino, con aria scandalizzata “I sacrifici li dobbiamo fare perché abbiamo un debito pubblico enorme e, se non lo riduciamo, dobbiamo continuare a pagare miliardi di euro all’anno per gli interessi sul debito” E Giulio: “Ma facciamoli pagare a chi ha i soldi, agli evasori fiscali, ai commercianti che dichiarano reddito più bassi dei loro dipendenti !” “Il fatto è che in Europa comandanoi soliti poteri forti, ai quali si adegua la Commissione Europea” riprese Augusto “e si adeguano anche i capi di governo, mentre il Parlamento conta ben poco” “Come in Italia” affermò Giulio “Non c’è più democrazia” A quel punto intervenni io. E via con Montesquieu e la separazione e l’equilibrio dei tre poteri (legislativo, esecutivo, finanziario). Ma poi anche, ovviamente, il riferimento alla Costituzione … … per non parlare del governo dei filosofi di Platone o della discussa democrazia di Pericle o del duro realismo di Machiavelli … 13 In ricordo del grande Claudio Abbado, ecco un piccolo estratto della sua interpretazione della sinfonia con i Berliner Philharmoniker
  • 33. … fino agli attuali populismi e leaderismi che si fondano sempre più sul quartopotere(la stampa, o meglio, nell’epoca di internet, il web e facebook e twitter) … Ops ! …. Altro rallentamento … che succede ? Niente succede: è solo che ormai è vicino un altro semaforo.
  • 34. Km 4 A propositodi semafori. Chi è quella bella mente che, in certecittà italiane, ha deciso che, per i pedoni, il verde dura circa 5 secondi e poi, per 20 o 30 o 45 secondi dura il giallo, per cui non si sa mai, col giallo, se è il caso di avventurarsi o no nell’attraversamento ? Questa bella mente ha mai visitato una delle tante città straniere dove, sul semaforo pedonale, compare il numero dei secondi ancora disponibili per l’attraversamento ? E’ vero che, a proposito di semafori, ci sono leggende napoletane (che poi non sempre sono leggende, ma realtà) del tipo: “Attenzione al verde: possono esserci auto che passano col rosso”. E ci sono i pulsanti per attivare l’attraversamento pedonale che non funzionano. E ci sono semafori che per qualche secondo restano rossi da tutte le parti. E ci sono gli automobilisti dai riflessi pronti che, se non scatti al verde entro un nanosecondo, ti sparano una clacsonata da 100 decibel. E ci sono quelli che si fermano sulle strisce pedonali, rendendo difficile il passaggio dei pedoni e restano fuori del campo di visibilità del semaforo, sollecitando quindi le clacsonate di chi sta dietro e vede scattare il verde. Semaforo, mi direbbe …… deriva dal greco σεμα cioè "segnale", e da φερω cioè "che porta" e infatti significa "che porta il segnale". “Ma … attento …” mi disse non mi ricordo chi una volta …. “semaforo, in informatica è un’altra cosa. E’ un datoastrattoper gestire l’accessoa risorse condivise di un sistema operativo da parte di diversi processi.” “Ma ovviamente il semaforo è anche il segno distintivo della gara che si svolge su “Amici di Maria De Filippi”, la trasmissione di Canale 5, trasmessa anche sul canale web Witty TV della De Filppi e Mediaset” aggiunse … non mi ricordo chi Comunque in questo momento il semaforo è solo quell’aggeggio che mi fa procedere a singhiozzo. Semaforo al femminile Zwichau (Germania)
  • 35. Ma via …. Non siamo così banali ! I colori del semaforo sono rosso, giallo e verde. E allora se il semaforo porta segnali, cosa segnalano questi colori ? La bandiera nazionale della Guinea e del Mali ? Quella un po’ più originale del Benin ? Il Rastafarianesimo e Bob Marley, con il rosso che rappresenta il sangue dei martiri, il giallo che rappresenta le ricchezze dell'Africa e il verde che rappresenta la terra, la natura ? Oppure, secondo i Mantra buddisti, identificare il rosso con la forza, il giallo con la rinuncia e il verde con l’equilibrio ? Ecco, vedi … non ci ho pensatoquandoho scritto quelle riflessioni su gestione e trasporto di merci pericolose prendendo spunto da alcuni versi del Dhammapada, uno dei testi più famosi del buddismo. Comunque, a proposito di buddismo … chi ce la fa ad ascoltare questo video per le sue due ore di durata ? Ecco … finalmente superato il semaforo. Però ha ricominciato a piovere. Eppure ieri le previsioni davano per oggi tempo bello. Sarà colpa della farfalla di Edward Norton Lorenz, quello che, negli anni ’70, intitolòcosì una sua conferenza: "Può il battito d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas ?" O sarà colpa dei famosi cambiamenti climatici, delle emissioni di anidride carbonica, del buco dell’ozono ? “Senti pallino,” mi ha dettol’altro ieri Anna “smettila di fare lo scettico ! Non lo vedi che sta cambiando tutto, che stiamo diventando un paese tropicale, che ci sono in continuazione trombe d’aria e bombe d’acqua che così non si erano mai viste ? E l’aumento della temperature e lo scioglimento dei ghiacciai ? E …” “Aspetta …. Ascolta. Tu sei convinta, ad esempio, che il buco dell’ozono sull’Antartide si stia sempre più allargandoper colpa dei clorofluorocarburi che abbiamo emesso negli anni passati nell’atmosfera ?” “Certo che sì ! Lo dicono tutti gli scienziati !” La bandiera del Benin
  • 36. “Ah sì ? E allora mi spieghi perché, dal momento che i clorofluorocarburi sono emessi nell’emisfero settentrionale del mondo, il buco dell’ozono si verifica nell’emisfero meridionale ?” “Ma chi l’ha detto che c’è solo nell’Antartide ?” “Non sono io a dirlo sono loro, i tuoi scienziati. E poi, guarda questa figura: sei proprio sicura che il buco stia diminuendo ?” “Ma non puoi far così. Prendi una figura, presa chissà dove, che non si capisce bene, e pensi così di mettere in un angolo centinaia o migliaia di esperti ?” ”No, voglio solo dire che le cose non sono molto semplici, e che forse dovremmo essere più cauti nel trarre certe conclusioni, come quelle dell’aumento di qualche metro del livello degli oceani entro qualche decennio.” “Ma allora vuoi che continuiamo ad inquinare ?” “Assolutamente no. A me va benissimo ridurre i consumi, rispettare la natura, non cementificare il territorio, ecc. Ma allora riduciamo davvero i consumi e l’inquinamento: per esempio, è proprio necessario cambiare il cellulare o lo smartphone una volta all’anno perché c’è il modello nuovo; o utilizzare la plastica per imballare certi prodotti invece che utilizzare cartone compressoriciclato;oriempire le/i bambine/i di giocattoli, quando poi, se si fa attenzione, si scopre che loro si divertonodi più con le scatole che li contengono che con quei costosi, energivori giocattoli di plastica ? Sono piccoli esempi, e naturalmente si può fare molto di più”
  • 37. Chissà se però non aveva ragione Giada (Giada ! era là con Gloria al km 2 !) quandomi diceva che io faccio sempre il bastian contrario, che la mia prima risposta è sempre no. E’ vero: ma io lo considero una specie di maieutica socratica, per essere sempre aperte/i alla critica, alla contestazione, per verificare se dunque le affermazioni reggono alla critica e alla contestazione. Che non credo abbia molto a che fare con la teoria della “falsificazione” di Popper che non mi convince (anche perché, devo confessarlo, in proposito non sono mai andato al di là di qualche riga di spiegazione). E comunque continua a piovere. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane … Ecco come ha nobilitato un comune fenomeno meteorologico Gabriele D’Annunzio14. A proposito di D’Annunzio, ho letto tempo fa un articolo di Marco Innocenti nel quale si ricorda che il poeta-vate aveva definito Hitler come "il ridicolo nibelungico truccato alla Charlot". Chissà se Charlie Chaplin ne era consapevole quando produsse “Il grande dittatore”. Dittatore: una parola chenon suscita certo simpatia (anche se, ricordando la storia degli antichi romani, un dittatore come Cincinnato ha certamente più aspetti positivi che negativi). Ma l’aspetto che non può non far riflettere è la constatazione che talvolta i dittatori sono stati, almeno nei loro passi iniziali, voluti dal popolo, eletti democraticamente (Hitler e Mussolini docent). Per questotrovo estremamente saggia la regola dell’antica Roma, secondo la quale il dittatore, nominato dai consoli per far fronte a situazioni drammatiche, dopo sei mesi se ne doveva comunque andare. 14 Ovviamente si tratta de “La pioggia nel pineto”
  • 38. Come appuntofece Cincinnatochese ne tornò a fare l’agricoltore. Chiariamo meglio: non è che Cincinnato tornò a spezzarsi la schiena con l’aratro sui campi … tornò a fare .. l’imprenditore agricolo ! Ed eccoli là: gli ultimi campi di grano prima di ritrovarsi circondati dal cemento delle strade e degli edifici della città. Allora: l’agricoltura (lasciando dov’è, al km 0, il mio orto). Grandeproblema: l’agricolturadeperisceperchéle/gli italiane/i non vogliono lavorare in questo settore. La “giustificazione” è ovvia. Come mi disse, tanto tempo fa, un compagno di avventura politica, a proposito di una discussione sulla scelta dei giorni per una riunione, non ricordo più se regionale o nazionale: “Mercoledì odomenica, lunedì o sabato, per me è lo stesso: le mie tre mucche devono mangiare ogni giornodella settimana, Pasqua, Ferragosto, Natale e Capodanno compresi” Però mi chiedo se si è consapevoli fino in fondo di certe scelte: è meglio un lavoro decentemente retribuito e a tempo indeterminato in una azienda agricola o zootecnica o è meglio un lavoro precario pagato la metà in un call center ? Per pudore, avendo la fortuna di essere un privilegiato, non mi pronuncio. Quando poi leggo che quell’artigiano lamenta di non riuscire a trovare apprendiste/i, che quell’azienda del nord-est va in Slovenia a reclutare gli ingegneri, ecc., allora mi chiedo se il mercato del lavoro15 funziona. Non si potrebbe, semplicemente, aprire un sito nazionale istituzionale dove confluiscano tutte le richieste ed offerte di lavoro, presentate secondo uno schema standard, con un semplice sistema di ricerca ? 15 Alt ! Qui va detto, o almeno io lo voglio dire ! Mercato del lavoro ? Ma cosa sono le/i lavoratrici/ori … merci che si contrattano al mercato ? Sono persone ! Così come sono persone quelle che hanno bisogno di assistenza sanitaria (praticamente tutte/i). E a chi devono rivolgersi ? Una volta, dopo la riforma sanitaria, alle USL (Unità Sanitarie Locali); ma adesso, no ! Devono rivolgersi alle ASL (Aziende Sanitarie Locali): aziende ? aziende ???? La sanità è un’azienda ?
  • 39. Sulla destra sfila il parcheggio del grande centro commerciale, ancora vuoto. Ne parlavocon Lucilla che, in cerca di qualche idea per assicurarsi un futuro lavorativo, stava pensando a rilevare un negozietto di alimentari nella frazione dove abita. “Sai, mi lascerebberotutte le attrezzature inuso e mi chiedonosolo un affitto per il locale …” “Ma hai presente” le dissi “che a 2 km da lì c’è il supermercato ? Come fai a metterti in concorrenza ?” “Ma io non penso a mettermi in concorrenza. Quello che ho pensato è di specializzarmiindue cose. Intanto fornire verdura e frutta biologica a km 0 …” Si interruppe e con un gran sorriso mi guardò fisso in faccia: “E non farmi adesso la tua pippa sul km 0. Intendo dire che garantirei che frutta e verdura vengano dagli orti qui vicino: ci ho già parlato. E poi vorrei specializzarmi in forniture particolari tipo formaggi e salumi di nicchia, prodotti esotici, magari col marchio “commercio equo e solidale”, e così via. Faccio conto sul fatto che una parte dei nuovi arrivati in paese in questi ultimi anni, che vengono dalla città e che non sono dei poveracci, potrebbe essere attirata da queste cose”. “Mi sembra una buona idea” disse Paolo “E magari puoi anche utilizzare la canzonetta di Mauro Becattini come sottofondo musicale nel negozio” “Mah !” esclamò Lucilla “Non mi sembra un testo entusiasmante … però ci penso. Il fatto è che, anche se non mi dispiace, anzi mi piace proprio, cercare di mettere insieme il lavoro e l’impegno sociale, io comunque, se faccio questa scelta … devo guadagnare !” “Comunque” concluse “ci devo ancora pensare. Anche perché ho comunque un’altra possibilità. Potrei accettare la proposta di Giada di aggiungermi a lei e a Gloria nel negozio di vintage”
  • 40. Ancora Giada … no ! Non è il momento. Meglio tornare a riflettere su centri commerciali e negozietti, profitto e solidarietà. Nonostantela profonda differenza che c’è fra centrocommerciale e negozietti (che è poi la stessa che c’è fra grandeindustria eartigiano), c’è qualcosa che li rende simili: il fatto cioè che c’è qualcuna/o (amministratore delegato o CEO16, nel caso della grande o media azienda, e titolare, nel caso del negoziettoo dell’artigiano) chedecidedi intraprendereun’attività, correndo il rischio relativo. Ovviamente con l’intenzione di ricavarci un guadagno. E qui si apreun bel problema per la sinistra che, tradizionalmente, è sempre stata dalla parte delle/i lavoratrici/ori dipendenti. Perchél’amministratoredelegato(ele/gli azioniste/i che lo hanno nominato) del centrocommerciale ha un solo obiettivo: ricavarneprofitto. Chetra l’altro, nel casodelle/gli azioniste/i, significa ricavare un profitto dai soldi investiti, senza muovere un dito, se non per qualcheeventuale click sulla tastiera di un PC o su un tablet, contando sul lavoro di poche/i o tante/i dipendenti. Mentreil titolaredel negoziettoo l’artigiano che lavora da solo, o al massimo con uno o pochi dipendenti, ci mette un bel po’ del suo lavoro. E allora, lo si può mettere sullo stesso piano ? Naturalmente le cose sono un poco più complicate. Per non parlaredel fattoche adesso si possono fare soldi con gli investimenti finanziari. E non da adesso, come ho già detto al km 3. Sto divagando. Forse devo concentrarmi un po’ di più sulla guida. Pensa e ripensa sono ancora lontano dall’arrivo; sono al km 5. 16 CEO, ovvero Chief Executive Officer. Che poi significa amministratore delegato; ma vuoi mettere come è molto più “fico” dire CEO !
  • 41. Km 5 Se invece che in auto avessi fatto questi 5 km a piedi, di buon passo, avrei impiegato un’ora, bruciando circa 200-300 calorie e, se prima di partire avessi bevuto un bicchierino di whisky, adesso avrei riportato il tasso alcolemico ad un valore che mi permetterebbe di poter guidare tranquillamente un’auto senza violare la legge. E poi 5 km/h è ancheil limitedi tolleranza consentitoper il rispetto dei limiti di velocità, nonché il nome di una associazione di Belgrado(Serbia) chepunta a promuovere gli spostamenti a piedi come modalità di trasporto sostenibile. Quello che non ho capito è un post che riporta questa immagine. Infatti il commento (in inglese) che lo accompagna è il seguente: “In futuro gli anziani dovranno limitarsi ad una velocità non superiore a 5 km/h. E dovranno muoversi in coppia per garantire l’osservanza del limite di velocità” Lasciando perdere la bizzarra idea di procedere in coppia, ma quando mai una/unanziano(salvo quelle/i più arzilli, che magari fanno anche jogging) si muovono a più di 5 km/h ? Molto più divertente l’idea (vedi il video, in francese) dell’artista francese Benoit Thiollent che, nel 2011, a Rouen, ha installato un radar, con telecamera, ecc. (naturalmente falso) che avrebbe controllato la velocità dei pedoni (limite stabilito a 3 km/h). L’obiettivo ? Invitare i passanti a non affrettarsi e a godersi le attrattive della città ! Ma quali sono le attrattive di una città ? Naturalmente dipende … dipende dai gusti. Perché le attrattive di una città possono essere tante: dai monumenti ai divertimenti, dai musei alle discoteche, dagli eventi culturali alle sagre. Tanto che, ad esempio, sul sito istituzionale del Comune di Alcamo, oltre a trovarvi le notiziedelle attivitàcomunali, la storia del comune, i monumenti,
  • 42. gli eventi, ecc., cliccandosu “La Città” compare, tra le altre, la voce “movida”, dove si danno indicazioni sul come trascorrere le ore notturne, con indicazione di locali, orari e prezzi. Anche se lo stesso luogo può essere teatro di attrattive diverse. Prendiamo Campo de’ Fiori a Roma. La mattina c’è il mercato, mentre la sera la piazza e le vie circostanti sono invase dalla “movida”. Però ogni tanto succede che vi si svolgano addirittura seratededicatea discussioni filosofiche. Per non parlare delle manifestazioni più o meno politiche che si tengono ai piedi della statua di Giordano Bruno. A proposito di Giordano Bruno: a Jesi, c’è una lapide che lo ricorda come vittima della tirannide sacerdotale Certo, ai tempi dell’Inquisizione, si poteva ben parlare di “tirannide sacerdotale”, ma, adesso, con papa Francesco, venuto, come dice lui, dalla fine del mondo ? Forse più che tirannide, ai nostri tempi, si può parlare di “potere clericale”: quello che si esprimecon l’ora di religionea scuola, i finanziamenti alle scuole private, le esenzioni fiscali, l’affermazione di principi non negoziabili (vedi aborto, fecondazione artificiale, lesbiche e gay, divorzio, ecc.). Una forma moderna della “religionecome oppio dei popoli” ? Beh non lo dice più neppure la sinistra … anchese … anche se magari lopensano in molte/i in riferimento a certe fazioni islamiche radicali che stanno sconvolgendo tanti paesi del Mediterraneo, del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia e che alimentano, insieme a tante altre ragioni, il flusso ininterrotto di migranti verso l’Europa. Eccoli là i migranti, al solito posto: tanti uomini fermi in quello spiazzo, in attesa che passi un furgone di caporali che ne carichi una decina per andare a lavorare, probabilmente in qualche
  • 43. cantiere edilizio, o chissà dove, per 20-30 € al giorno. E qui di nuovo il pensierosi muove veloce, senza interruzioni, alla Saramago. Certo sarebbe molto meglio aiutarli a restare nei loro paesi mettendoli nelle condizioni di poter avere una vita almeno decente purché però si decida di spendere un saccodi soldi per aiutarli epoi ma comesi fa ad aiutarli se i soldi magari finiscono in gran parte nell’organizzazione delle organizzazioni umanitarie o nelle tasche dei politici che governano quei paesi oppure se c’è una guerra e allora si fanno i campi profughi ma poi i campi profughi bisogna renderli sicuri e allora ci vogliono scorte armate e allora diciamolo che si tratta di guerra e chi non ha scelto la guerra ma la subisce cosa deve fare offrire l’altra guancia che tanto gliela prendono comunque oppurebisogna intervenirecon le armi che però non va bene noi siamo contro la guerra lo dice anche la Costituzione e al massimosi può accettareuninterventoONU che però non si può fare perché Cina e Russia pongono il veto e poi perché invece non blocchiamo il traffico di armi che alimenta le guerre e chi ferma le mafie internazionali checampanosultrafficodi armi cheloro mica li convinci con le buone a smetteree intantomigliaia di persone muoiono di fame e migliaia di donne sono violentate e migliaia di bambini sono fatti schiavi o armati per andare a morire non si sa dove e perché allora non c’è soluzione e quando ci siamo stancate/i di discutere perché tanto non si trova una soluzione continuiamo la nostra vita come prima e che cavolo d’altro dovremmo fare però siccomesiamosensibili non rinunciamoad indignarci ogni sera davanti al telegiornale che ci ricorda ogni tanto cosa succede nel mondo ma poi abbiamo i nostri problemi e quindi si ripiega sulla crisi economica e finanziaria o sull’ultimo femminicidio se non addirittura sul futuro del divo calcistico Balotelli. E adesso ci sarà sicuramenteunrallentamento del traffico …. infatti … eccolo là ! La ragione ? A destra c’è la strada che porta alla discarica di rifiuti. I rifiuti: grosso problema. A parte quello che ho già dettosulle brutteabitudini delle persone, ci sarebbe molto da fare per cercare almeno di ridurre il problema a monte.
  • 44. Possibile che non pochi degli oggetti che compriamo siano imballati in polistirolo e/o plastica e/o cartine, carta/ cartone, ecc., con la conseguenza che l’imballaggio è talvolta più pesante del contenuto ? E poi il problema degli inceneritori: nessuno li vuole. Eppure non tutto può essere riciclato e quello che non può essere riciclato o va in inceneritore o in discarica. In molte città, soprattuttoestere, gli inceneritorici sono (alcuni addiritturain centro città) e funzionano senza che nessuno si lamenti. L’inceneritore di Vienna Il vero problema è che gli inceneritori (come tutto del resto) dovrebbero essere costruiti e gestiti rispettando le regole, che pure ci sono. Ma naturalmente le regole devono essere efficaci e, soprattutto, applicabili. E certo non è questo il caso del SISTRI (il sistema di tracciabilità dei rifiuti) messo in opera nel 2010 e che non ha mai funzionato, non si sa se si riuscirà a farlo funzionare, che è costato inutilmente centinaia di migliaia di euro agli operatori, e la cui storia non è ancora finita17. Comunque, a proposito di riutilizzo dei rifiuti, una delle soluzioni che ho più apprezzato (anche come, chiedo comunque scusa, fumatore) è quella di un emigrato (credo rumeno) che, seduto su un marciapiede, offre, al prezzo di 70 centesimi, un portacenere costruito ritagliando le lattine delle bibite. 17 Per chi vuol saperne di più: “SISTRI – una storia dei nostri tempi” vedi: http://www.slideshare.net/tramerper/storia-del-sistri
  • 45. A proposito di bibite mi viene in mente la discussione fra Giacomo e Eleonora. Fu Eleonora a cominciare: “Ma come, Giacomo, ti bevi la Coca Cola ?” “Per forza, se no dopo chi guida ?” “Ma proprio la Coca Cola … con tutte le schifezze sconosciute che ci sono dentro …” “E cosa dovrei bere … il succod’arancia, che di succo ne contiene non più del 10% ?” “E allora bevi acqua !” “Ma certo, Eleonora … una bevanda gustosa, sfiziosa, saporita …” “Un bel the alla menta ?” “Non sono un marocchino o un algerino !” “E allora beviti la tua schifezza !” “E certo! Ho sete e allora mi bevo la Coca Cola.” A quel punto intervenni io: “Propongo quanto segue perché evidentemente c’è un problema legato al fatto che Giacomo non può continuare a bere l’ottimo vino di Eleonora perché se per caso lo ferma una pattuglia della polizia stradale rischia grosso per il tasso alcolico che comunque è una grande cavolata per gente come noi che è cresciuta a pane vino e zuccheroilche ovviamente non risulta comprensibile alle genti nordiche che sostituiscono il sole con l’alcol e quindi hanno necessità di porre limiti rigorosi che per noi non hannoun gran senso. Il che però non deve impedire di apprezzarealtre bevande non alcoliche
  • 46. tra le quali (quelle apprezzabili) non includerei certo la Coca Cola mentre sarei favorevole al the, soprattutto se alla menta, che anzi consiglio perché nel mio viaggio in Marocco ho scoperto che è una bevanda gradevole e che tra l’altro, caro Giacomo, dovresti apprezzare perché la sua preparazione richiede un’attenzione da “gourmet” (acc … dovevo dire buongustaio … sono o non sono un difensore della lingua italiana ?) perché c’è una procedura complicata nel senso che prima devi far bollire il the e poi aggiungere la menta oppure no il contrario e che cavolo non me lo ricordo più, anche perché poi quando è pronto non devi metterlo nel bicchiere e berlo, ma lo devi versare nel bicchiere dall’alto e poi rimetterlo nella teiera due o tre volte perché così lo zucchero, o la menta ?, si amalgama meglio …” Ma la strada richiede attenzione … non si può lasciar liberi i pensieri … E perché no ? Ho scopertoche c’è un inconscioautomatismoper cui, pensando e guidando, ho fatto un po’ di percorso senza ricordarmi assolutamente di cosa ho fatto dal puntodi vista della guida: hocambiato, ho frenato, ho accelerato, mi sono fermato per far passare la signora con la borsa della spesa, ho preceduto il giovane rampante che voleva immettersi davanti a me provenendo da una laterale … non lo so … l’ho fatto automaticamente … Stai a vedere che magari, nonostante lo neghi, ho anch’io un inconscio. Ma se ce l’ho, non è un inconscio di problemi irrisolti, è un inconscio tipo pilota automatico: insomma niente di psicanalitico. Psicanalisi:vorrei saperein cosa differiscel’interpretazionedei sogni secondo le/i freudiane/i da quello che deducono i/le veggenti nella palla di cristallo (o nei fondi di caffè o nei tarocchi) . Per quanto mi riguarda, a proposito di sogni, è un po’ di tempoche, quandomi sveglio, mi ricordo cosa ho sognato, il che prima non mi succedeva. Rincoglionimento senile ? Direi di sì, dal momentoche ricordarsii sogni significa che una parte del cervello è stata irresponsabilmente occupata da un idiota tentativodi rendere“reali” i sogni che, ovviamente, non hanno alcun impatto sulla vita reale. O no ? Ovviamente no. E’ molto più reale questo rallentamento … dovuto a cosa ?
  • 47. Ecco là: dovuto al fatto che c’è stato un piccolo incidente (forse un tamponamento) che ci costringe ad aspettare che le auto che vengono dall’altra partela smettanodi rallentareper vedere cosa è successo (e quando l’hanno visto, che ci fanno con quella visione ?) e si decidanoa scorrere un po’ più veloci. Dai .. datevi una mossa … che così arriviamo al km 6 ! Niente … bisogna attendere … Come bisogna attendere, ascoltando il brano “L’attesa” di Gabriele Denaro, che ci sia qualcosa di interessante da ascoltare …. Ma… invece … delusione !
  • 48. Km 6 Comunque, in un modo o nell’altro, eccoci al km 6. Strada libera, quindiascoltorilassato, sulcanale di musica classica della RAI, il concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Brahms. Ma, si può davvero far finta di esser rilassati ? Con tutto quello che sta succedendo ? Sì, si può essere rilassati, anzi: si deve ! E perché ? Perché bisogna rilassarsi; fare quello che io chiamo “il gioco del nulla”. Lo spiegavo l’altro giorno a Marco, il liceale figlio dei miei vicini: “Ogni tanto dovresti fare il gioco del nulla. Metterti seduto, in poltrona, in un prato, sulla sabbia inriva il mare, su una panchina del giardinetto, senza cellulare, i-phone, giornale, libro, senza niente. E lasciare il pensiero libero di andare dove vuole, da qualunque parte: ricordi, emozioni, riflessioni, stupidaggini, immagini, sogni. E vedrai che, a un certo punto, scopri che c’è qualcosa di importante da approfondire, e da fare. A quel punto è fatta: concentrati su quel pensiero, cerca come dargli seguito, approfondisci un poco e … magari scopri che stai delineando il programma della tua vita: i tuoi obiettivi, i mezzi per raggiungerli … o … almeno … quello che è importante per te nel futuro prossimo.” E, quando lo dissi, non sapevo che, in fondo stavo riprendendo, in maniera molto meno efficace, uno dei “Pensieri” di Blaise Pascal: “Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza.” Ma naturalmente può anche succedere che dal gioco del nulla non esca fuori niente di interessante e quindi bisogna ripiegare sulla lotta quotidiana fra il fare e il non fare, magari cercando conforto in una delle mie massime preferite “non fare oggi quello che domani potrà non esser più necessario”.
  • 49. Purtroppo questa fase di rilassamento, di “gioco del nulla”, non può durare. Il cielo si è fatto improvvisamente nero: temporale in arrivo ! “Temporale” è una poesia di Giovanni Pascoli che, insiemeanche a “Il lampo” e “Il tuono” fa parte della raccolta intitolata “Myricae”. L’ho scoperto casualmente l’altro giorno girellando su internet. Al che non ho resistito ad indagare un po’, anche per cercare di risolvere un dubbio che mi si era immediatamente presentato: “Ma Pascoli era davvero un grande poeta, o, come finora pensato, trascinandomi dietro, dal liceo, un giudizionegativomotivatoda un’insofferenza verso gli eccessi sentimentali, un romantico un po’ paesano ?” Ovviamentemi son dovuto ricredere, già per il titolo“Myricae”, derivatodalle Bucoliche di Virgilio: “Nonomnisarbusta iuvant humilesque myricae», cioè "Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici". Ah ! Le tamerici ! Che evidentemente si accompagnano bene con il temporale, visto che sono presenti anche ne “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio. Ma non è a queste o altre poesie che si dirige il pensiero. Anni fa: Santa Caterina di Pittinuri. Con Giada. Alla lieve ombra delle tamerici. Un sottile odore salmastro. Candido tappeto di sabbia. Occhi smarriti nel tuo volto. I ghirigori delle tue dita su di me. Il tuo volto di regina. Il silenzio di un mare calmo al meriggio …. Anni fa. Sckreessshhh. Non è proprioquesto il rumore, ma tantoper dare l’idea della brusca frenata. Comunque nessun problema, solo un’improvvisa fila di macchine dietro la curva. Altri sckreessshhh dietrodi me: nessun problema, non mi hanno tamponato. Non sarà mica successo un incidente ? Ma …. tornando a “sckreessshhh”…. Quando scrissi questa “parola” per la prima volta (sempre per descrivere una brusca frenata), andai a cercare su internet se per caso questa “parola” esisteva e se aveva qualche significato.
  • 50. Tale “parola” non esisteva. Ma c’era qualcosa di simile, e cioè: “scrash”. E cos’era “Scrash” ? Un gruppo rock inglese, attivo fra il 1991 e il 1994, che eseguiva una musica che era “una fusione di musica indie, techno, metal e industrial” (????) e che “mescolava senza sforzo muri sonori di rumore ed estratti di tranquillità in canzoni pop ben costruite, risultando così affascinanti come un asino a Skegness Beach, ma un poco meno attraenti”1 8. Dal momentoche sono assolutamentedigiunodi ogni competenza in materia di musica rock, pop, metal, ecc., se volete giudicare di persona, ecco qua la loro unica presenza su Youtube. Ma adesso la fila di auto si rimette in marcia e, poco dopo, si riprende una normalevelocità di crociera (che cosa sia successo, che cosa abbia causato il rallentamento, la fermata, niente ! nessuna traccia visibile). Però, come anticipato, arriva il temporale. Quindi nuovo rallentamento. Un’occhiata all’orologio, per ragioni statistiche. Ragioni statistiche ? Sì, ragioni statistiche: devo pur verificare in quale fascia si colloca il viaggio odierno in termini di tempo. E perché dovrei verificarlo ? Perché sono un cultore di quella che ho deciso di chiamare “l’ergonomia del percorso”. Che sarebbe poi quella tecnica che mi permette di individuare la scelta del percorso migliore e che mi viene naturale applicare non solo ai percorsi in auto, ma anche ad ogni altro percorso, anche a quelli fatti a piedi. Vediamo di spiegarci: se devo andare da 1 a 2, ho un rifiuto istintivo a seguire il percorso A, perché il mio ideale è il percorso B. Comunque sono disposto a trattare e, alla fine, se il traffico proprio non mi permette di 18 Ma forse non ho completamente colto il vero significato della frase, che quindi ripropongo nel testo originale: (they) effortlessly blend sonic walls of noise and samples of phlegm into finely crafted pop songs ... (they are) as glamorous as a donkey on Skegness Beach, but marginally less attractive
  • 51. utilizzare il percorso B, posso accontentarmi del percorso C. .Sciocchezze ? Forse sì, ma, che volete, sono fatto così ! Ma, non essendo a piedi, ed essendo in auto, sotto un temporale, su una strada trafficata, e avendo già verificato che l’alternativa di svoltare a destra fra cento metri e proseguire su una strada stretta e tortuosa, in tre casi su cinque non mi fa guadagnare tempo, proseguo, con determinazione e con l’obbligata lentezza. Una specie di festina lente (affrettati lentamente), come diceva Svetonio. Ovviamente, da buon toscano, non posso non ricordarecomequesto motto fu alla basedell’emblema della flotta di Cosimo I de’ Medici, costituito appunto da una lenta tartaruga spintada una vela, comeben si vede da questo affresco di Lorenzo Sabatini, dipinto sulla volta del Ricetto, un locale di Palazzo Vecchio a Firenze. E ormai, finito il temporale, basta col lente e via col festina. Siamo dunque in una fase post-diluvio. Beh … da un punto di vista meteorologicosì; da un punto di vista generale mi sa di no. Non siamo ancora usciti dalla crisi. Ma non ho propriovoglia di ricominciarea ragionare su PIL, disoccupazione, i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, ecc. Meglio distrarsi con qualche argomento futile.
  • 52. Come quello emerso dalla discussione a casa di Marta. Che aveva preso inizio di fronte alle scodelle piene di spaghetti all’amatriciana preparatida Marta, quandoAugusto, mentre tutte e tutti erano impegnati in silenzio a gustarseli, aveva preso la parola, tanto per non farci mancare una delle sue solite citazioni: “Non ci sente mai soli mentre si mangiano gli spaghetti. Richiedono troppa attenzione ... Lo ha detto Robert Marley” “E chi è Robert Marley ?” chiese Mariangela “Un famoso attore inglese ….” “A proposito di spaghetti:” lo interruppe Giulio “perché non ci iscriviamo alla Chiesa Pastafariana Italiana del Mostro di Spaghetti Volante ?” “E che roba è ?” “E’ la religione del futuro che si basa su pochi principi base. Il primo è che l'unico dogma ammesso è il rigetto di ogni dogma. Il secondo è che l’Universo è stato creato da un invisibile e non rilevabile Prodigioso SpaghettoVolante, quandoquesti era inpreda a una marcata intossicazione alcolica (si suppone che sia questo il motivo di un Creato imperfetto) … “ I Il simbolo del Flying Spaghetti Monsterism (Pastafarianesimo) Geniale ! Quasi quasi mi iscrivo anch’io …. Però non mi va di manifestare la mia adesione con lo scolapasta in testa … Allora … rimandiamo la decisione. Altri pensieri non seriosi ? Ah, ecco ! La soddisfazione di aver scoperto l’esistenza (e di aver anche proceduto all’acquisto) di due strumenti essenziali per le mie attività culinarie.
  • 53. Primo strumento: l’affettapuntarelle. Per i non romani: le puntarelle sono i germogli della cicoria catalogna che, dopo essere stati tagliatiinstrisciolinesottili, si mettonoin acqua fredda in modo che possano assumere il caratteristico aspetto arricciolato; poi si condiscono con olio, aglio e acciughe. E così finalmente non impazzirò più con il solito coltellino affilato, rischiando di tagliarmi le dita e con talvolta scarsi risultati Secondo strumento: l’imbuto per marmellate. Finito l’incubo di dover manovrare con attenzione il mestolo o il cucchiaioneper trasferirele marmellatedalrecipientedi cottura ai vasetti. E’ così semplice: un imbuto col collo largo ! Ma, occhio alla strada ! C’è un incrocio pericoloso, dovuto al fatto che qui escono ed entrano camion diretti o provenienti da un grande deposito di materiali edili, e che, specialmente in giornate piovose come queste, con la polvere che ricade dai veicoli e si mescola con l’acqua piovana, ci si ritrova con un asfalto fangoso e viscido. Quindi rallento … e rallento ancor più quando vedo che davanti a me c’è un eroico ciclista che arranca sui pedali. Anche se la mantella in cui è avvolto è già sufficientementebagnataeinzaccheratanonmi sembra giusto peggiorare la sua situazione facendogli piombare un’ondata di acqua sporca sollevata dalle ruote della mia macchina. Il rallentamento mi permette anche di abbassare il volume della radio, di smorzare il suono. Smorzare … smorzatore … smorzo … Ma guarda che belle coincidenze linguistiche ! Smorzare: appunto, abbassare, diminuire (dal vocabolo tardo-latino “exmortiare”, a sua volta derivante da “ex” e “mortuus”) Smorzatore: l’insieme di quei componenti in legno foderati di feltro comandatidalpedale del pianoforteche smorzano le vibrazioni delle corde (e qui nasce spontaneoil ricordodei concerti di Arturo Benedetti Michelangeli) Smorzo: il vocabolo romanesco con cui si identifica un deposito di materiali edili, come quello che ho appena superato (si chiama così, perché prima in quei depositi si spegneva, si “smorzava” la calce viva).
  • 54. E si potrebbecontinuareconla “legatura di smorzo” nel linguaggio musicale, la “oscillazione smorzata” garantita dagli ammortizzatori della macchina su cui sto viaggiando, per finire con la “smorzatura del saggio”, una carta del famosissimo(non per me: non ho la più pallida idea di cosa sia) gioco Magic the Gathering Ma adesso basta: “smorziamo” l’attenzione su queste sciocchezze. Ancheperché adesso c’è un bel trattodi strada indiscesa e devo concentrarmi sull’analisi attenta dei veicoli che mi precedono e che mi seguono, per vedere se riesco a batter il record di metri percorsi in folle senza toccare il freno.
  • 55. Km 7 Qualche giorno fa, arrivato a questo punto, avrei detto: “Ed ecco il km 7: bene. Il 7 è il mio numero favorito.” Ma oggi non lo dico, perché questo significherebbe che sono solo uno del gruppo più numeroso (e quindi anche meno prestigioso). A cosa mi riferisco ? Al sondaggiofattodal matematico-scrittore Alex Bellos su quale sia il numero preferito dalle persone (vedi http://www.theguardian.com/science/alexs- adventures-in-numberland/2014/apr/08/seven-worlds-favourite-number- online-survey), dal quale risulta che, tra le circa 30.000 persone che hanno risposto, il numero più votato(dal 9,7%) è statoil 7. Ma non posso trascurare di dire che il numero più alto votato (da una sola persona) è stato 654326754326754000000000000000 (chissà perché). E non mi ha certo consolato il fatto che un sedicenne neozelandese abbia giustificato la sua scelta (uguale alla mia) dicendo: “La gente in genere non tende a scegliere il 7, ed io voglio distinguermi” Comunque il Km 7 mi piace. E’ un chilometro tranquillo: qualche villetta col giardino, qualche campo coltivato, un boschetto, l’attraversamento di un torrente. Ma la vera ragione ovviamente è un’altra: al km 7,35 sulla sinistra c’è una piccola strada privata con villette a schiera. E alla villetta 3B abita Giada. Devo essere obiettivo: Giada mi manca ! Però mi fa arrabbiare il fatto che non sono riuscito a capire se io le manco. E quindi anche, ma non solo, per questo, come ho già detto al km 4, devo rivederla. Ho già preparatola scena: passo a prenderla alla villetta 3B e ce ne andiamoal“nostro” ristorantesul lago. Spaghettini alpescepersico, una lieve carezza sulla mano, ancora un brindisi col verdicchio, filetti di coregone e questa volta le prendo la mano e accenno un baciamano, ancora sorrisi, mentresi chiacchiera delpiù e del meno. Torta al cioccolato e … si sporge sul tavolo e mi toglie un baffo di cioccolato dal lato della bocca. Le prendo la manoe mi riprendocon le labbra il miocioccolatochele è rimasto sull’indice. Altri sorrisi e poi l’intreccio della mia mano sulla sua.
  • 56. Basta questo, non serve dire altro. Ci alziamo, pago il conto, saliamo in macchina e … … il sogno si infrangecontro la dura realtà di una brusca frenata per evitare un frontale con quell’idiota che ha fatto un sorpasso al limite, anzi, oltre il limite, dall’altra corsia. Ho rischiato un brutto incidente, quell’idiota avrebbe potuto farmi morire. E proprio al Km 7, quello che ho detto che mi piace ! Diciamo che l’eccezione conferma la regola. La strada costeggia la tenuta del Principe, che sta andando un po’ in rovina come del resto la stessa famiglia. Però il susseguirsi di ulivi, vigne, campi coltivati, boschetti di faggi e siepi di tutti i tipi è ancora un bel vedere. Specialmenteadesso, a primavera, conle fiorituredi iris, ginestre, margherite e narcisi sui bordi della strada. Fiori di primavera … e chi aveva mai visto una Gigliola Cinquetti così ? E tutti quegli alberi con fiori bianchi, rosati … che non ha mai imparato a capire se sono ciliegi, albicocchi, peri, o chissà cos’altro. Un patrimonio paesaggistico da salvaguardare, dicono in tante/i. E perché ? Perchénon accettare l’idea che il nostro (anzi, rivolto alle future generazioni, il vostro, dal momento che tra poco non ci sarò più) futuro sarà ipertecnologico e che i paesaggi, ma anche gli odori, e i sapori, e tutte le sensazioni, sarannoresi veri da una speciedi cinema a 4D ? Già lo ipotizzavano gli autori di fantascienza (a partire da Asimov, che adoro, anche se, dal punto di vista letterario, fa veramente schifo) e, come si sa, la realtà supera alla grande la fantascienza precedente. “Panta rei” comediceAugusto(non l’imperatore romano, ma il mio amico di cui al Km 1). Tutto scorre, anche il traffico (altra pregevole caratteristica del Km 7: quasi sempre, non sempre, per essere sinceri). Ma questo “Panta rei”, anagrammato, dà “Pianterà”, unrisultatoambiguo: chi e cosa “pianterà” ? Cinema 4D