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MD Dirigente Medico D.M.P. P.O. GARBAGNATE à ASST RHODENSE
6 Sep 2022
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  1. 13 2. 2022 PATRIZIA SALVATERRA PROFESSIONE Giovani medici: situazione nazionale e camici in fuga NON È SEMPLICE fornire una risposta che dia senso al fenomeno della fuga dei camici bianchi e degli infermieri dal paese a fronte di un investimento in risorse e tempo da parte dello stato per garantire un’adeguata formazione. Il problema oltre che economico riguarda le scelte in materia di politica sanitaria che vengono prese a livello nazionale e regionale. La sanità oggi è chiamata a rispondere ai bisogni di cura dei cittadini che mutano rapidamente, chiedendo agli operatori sanitari competenze aggiornate di continuo, un’organizzazione flessibile in grado di garantire la presa in carico della persona e mettendo in campo sia la prevenzione delle malattie sia l’assistenza territoriale. Risposte e servizi che secondo la commissione nazionale Anaao Assomed, l’associazione nazionale dei medici dirigenti, il nostro sistema, frammentato in almeno 20 realtà regionali diverse e prive di uniformità organizzativa, non riesce a dare.1 I dati ci dicono che dall’Italia fuggono circa 1.500 giovani laureati all’anno per specializzarsi, perché le Lo stato italiano investe 150.000 euro per formare un giovane medico, ma quale è il vantaggio se poi non capitalizza tale investimento offrendo condizioni di lavoro adeguate alla sua formazione professionale? A questa domanda è doveroso provare a rispondere, soprattutto a fronte degli oltre 10.000 medici e circa 8.000 infermieri che nell’ultimo decennio hanno lasciato il paese
  2. 14 INFORMAMI PROFESSIONE borse di specialità finora non sono state sufficienti.2 Così il 9 luglio 2021 il governo, con un Decreto firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza, in accordo con la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa e il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, ha cercato di metterci una pezza, portando a 17.400 le borse di specializzazione finanziate dallo stato disponibili per l’anno accademico 2020-2021,3 quasi raddoppiando il numero di borse disponibili solo due anni prima (vedi grafico). “È un primo passo significativo – commenta Martino Trapani, direttore medico di presidio presso l’ospedale di Garbagnate Milanese, consigliere e tesoriere OMCeOMI, e socio fondatore del Segretariato italiano giovani medici (SIGM) – ma il problema è molto più complesso e affonda le radici indietro nel tempo”. La crisi del nostro sistema sanitario, con la pressione crescente sulle strutture ospedaliere pubbliche e sul personale sanitario (-30% di dotazione organica rispetto a dieci anni fa, ndr), è cominciata già all’inizio di questo millennio ed è andata peggiorando fino a intercettare le crisi economiche del 2009 e del 2012. In questo scenario “la pandemia da COVID-19 degli ultimi due anni ha solo intensificato questa crisi. Il virus ha fatto da acceleratore, portando un sistema sanitario già provato sull’orlo del collasso in molte aree del paese”, prosegue Trapani. “Ma non c’è solo la carenza delle entro il 2025 curarsi in ospedale sarà ancora più arduo di oggi, perché mancheranno all’appello 15.500 specialisti: è il saldo fortemente passivo fra i 47.300 medici del SSN che andranno in pensione, a cui si aggiungono gli 8.200 medici universitari e specialisti ambulatoriali, contro i 40.000 specializzati che saranno formati nel frattempo. Se poi si amplia lo sguardo all’intero comparto degli operatori sanitari, i numeri peggiorano, perché oggi in Italia mancano circa 90.000 infermieri. Il paese è sotto la media OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel rapporto fra numero di operatori sanitari e abitanti: dovrebbero essere otto ogni 100.000, mentre sono di poco sopra sei. Non ci sono pediatri né anestesisti in numero adeguato, mancano ortopedici e 4.000 medici nei Pronto soccorso, ma soprattutto mancano i medici di medicina generale, una figura fondamentale per garantire la prevenzione delle malattie sul territorio e che dovrebbe svolgere il ruolo di borse di specializzazione per cui ne andrebbero previste tante quanti sono gli ammessi alla Facoltà di medicina, perché non si crei il precariato. C’è anche un’emigrazione dei medici già specializzati che vanno a vivere all’estero in cerca di condizioni di lavoro più eque, meglio retribuite e più rispettose della vita privata (vedi box a pagina 15). Senza andare troppo lontano, se guardiamo ai nostri vicini – la Germania, la Svizzera, l’Austria – lì uno specializzato prende stipendi tre, quattro volte superiori a quanto viene offerto nel nostro paese, a fronte di carichi di lavoro più umani”. OPERATORI SANITARI, SEMPRE MENO In Italia, secondo uno studio redatto da Eurispes-Enpam,4 Borse di studio di specializzazione in medicina finanziate dallo stato (2015-2021) 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 5.000 6.000 6.105 6.200 8.000 13.400 17.400 Nonostante la sanità italiana abbia una tradizione d’eccellenza a livello europeo e internazionale, al momento non è attrattiva per medici e infermieri Martino Trapani, direttore medico di presidio presso l’Ospedale di Garbagnate Milanese.
  3. 15 2. 2022 personale sanitario a sufficienza per garantirli. Per Trapani “la soluzione al problema deve essere frutto di una programmazione tempestiva e lungimirante. Va pianificato oggi quello che accadrà tra dieci anni, tanto dura la formazione di base di un medico, se si considera laurea e specializzazione. Occorre garantire un percorso professionale che includa soluzioni organizzative, tecniche, giuridiche ed economiche, per incentivare un giovane medico a restare in Italia. Perché non è solo questione di soldi, vanno considerati gli aspetti deontologici e motivazionali insiti nel ruolo del medico e che includono il riconoscimento del valore professionale della persona. Oltre a una retribuzione più elevata e a turni meno massacranti, il giovane specializzato che lascia l’Italia cerca anche più meritocrazia, migliori possibilità di carriera e la certezza di essere coinvolto in prima persona all’interno dell’équipe”. Allora come uscire dalle sacche di un sistema con una tradizione d’eccellenza a livello europeo e internazionale ma che al momento sembra mostrare più debolezze che punti di forza? “Tornando a investire risorse umane, finanziarie, formative nel nostro SSN che oggi è al limite, valorizzando la sua funzione pubblica e universalistica ma allo stesso tempo rivedendone l’organizzazione. Vanno introdotte – conclude Trapani – nuove forme di contratto, che prevedano gli incarichi professionali e riconoscano le prestazioni individuali. E Bibliografia 1 Petrolati A. Anaao Assomed 2022. 2 Bartoloni M. Sole 24 ore. 2019. 3 Decreto 9 luglio 2021. GU 2021. 4 Eurispes-Enpam. 5 Rossi RC. InformaMI 2021; 2: 3-4. quando c’è la disponibilità del professionista, andrebbe consentito a uno specialista di fermarsi oltre l’età pensionabile. Gioverebbe al processo di trasferimento delle conoscenze ai più giovani e sarebbe d’aiuto nei momenti d’emergenza come questo che stiamo vivendo”. cerniera e filtro con l’ospedale per quanto riguarda la gestione dell’emergenza-urgenza. Secondo la Federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG) entro il 2023 andranno in pensione circa 21.700 medici di famiglia, a fronte dei 6.000 giovani specializzati in ingresso. POLITICA E SERVIZIO SANITARIO Negli ultimi vent’anni i cittadini italiani hanno subìto il graduale smantellamento del servizio pubblico a favore del privato e della sanità integrativa, attraverso la riduzione dei contratti di formazione specialistica, il blocco delle assunzioni e l’imposizione dei tetti di spesa per il personale sanitario: tutte decisioni frutto di scelte politiche ben precise e guidate soprattutto da logiche economiche. Sembra che nemmeno la recente riforma della sanità lombarda approvata a inizio dicembre (Legge regionale 22/2021), in concomitanza con la discussione della Legge di bilancio, abbia invertito la rotta, anzi in alcune parti si è posta persino in contrasto con i princìpi stabiliti dalla Legge nazionale 833/1978 che mette al centro della norma il sistema universalistico delle cure e il diritto del cittadino alla salute, come ha recentemente ricordato il presidente di OMCeOMI Roberto Carlo Rossi.5 Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che ha previsto un finanziamento di due miliardi aggiuntivi al fondo sanitario nazionale, in realtà finirà per incentivare il privato e l’esternalizzazione dei servizi, a cui le regioni e le ASL (destinatarie del finanziamento) dovranno ricorrere perché non avranno Paesi e stipendi In Olanda un giovane specializzato guadagna circa 73.000 euro annui, che lavori sia come dipendente sia come libero professionista, e la sua retribuzione è regolata a livello nazionale. Nel Regno Unito un contratto di base varia da 75.000 a 110.000 sterline (pari a oltre 128.000 euro). Negli Emirati Arabi la selezione si basa esclusivamente sul merito e prevede un esame di licenza perché non c’è un riconoscimento immediato del titolo di studio italiano. Qui un giovane specializzato può guadagnare fino a 10.000 euro al mese. Inoltre la retribuzione non è tassata, e i benefit spesso includono la scuola internazionale per i figli.
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