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Allegria di naufragi
Versa il 14 febbraio 1917
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
Giuseppe Ungaretti
Il Museo MA*GA di Gallarate è una delle più rilevanti istituzioni
italiane dedicate alla ricerca, all’educazione e alla promozione
dell’arte contemporanea. Questa istituzione nasce nel 1950 con la
prima edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate,
premio ancora oggi esistente, che ha portato alla nascita della
collezione del museo.
A causa dell’incendio che il 14 Febbraio 2013 ha colpito l’edificio
museale, le attività del MA*GA, programmate per l’anno in corso,
si sono trasformate in una serie di progetti diffusi sul territorio
cittadino, provinciale e regionale. All’interno di questa cornice
nasce il progetto espositivo E subito riprende il viaggio... una
mostra itinerante dedicata alle opere della collezione del MA*GA.
La prima parte di questo progetto si è svolta presso la Triennale di
Milano dal 10 Maggio al 25 agosto di quest’anno, con un percorso
che dagli anni cinquanta è giunto fino alla stretta contemporaneità.
La seconda configurazione di questo progetto è la mostra presso
la Reggia di Monza in cui il percorso espositivo si sofferma sul
nucleo più storico della collezione e su alcuni affondi di carattere
ambientale, come quelli dedicati a Giuliano Mauri e Franco
Mazzucchelli. Completano questo percorso alcune preziose opere
della Collezione Walter Fontana concesse in comodato al MA*GA,
che arricchiscono lo sguardo sulla storia dell’arte italiana dagli
anni trenta agli anni sessanta e in cui spiccano tra gli altri, i nomi
di Felice Casorati, Pietro Consagra, Giacomo Manzù e Mario Tozzi.
e subito riprende il viaggio…
Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio
e subito riprende il viaggio…
Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio
Reggia di Monza
5 settembre 2013 – 6 gennaio 2014
a cura di Emma Zanella, Giulia Formenti
Organizzazione
Museo MA*GA
Vittoria Broggini
Laura Carru’
Alessandro Castiglioni
Lorena Giuranna
Consorzio Villa Reale e
Parco di Monza
Corrado Beretta
Ornella Cereda
Monica Larcher
Luisa Marchi
Maria Grazia Peditto
Comune di Monza
Settore Attività Culturali
Laura Brambilla
Cinzia Ercoli
Allestimenti
Franco Baffi
Monica Ghiraldini
Gilles Ielo
Giuseppe Lucifero
Sofia Mele
Michela Morelli
Paola Pastorelli
Alberto Vernale
Giacomo Zaniboni
Restauri
Centro di Restauro
Zanolini e Ravenna, Milano
Trasporti
Liguigli Fine Arts Service
Assicurazione opere
XL Insurance Broker
Allestimenti grafici
Art Massa Studio
Attività educative
Museo MA*GA
Ufficio stampa:
Anna De Francesco
CLP Relazioni Pubbliche
Comitato promotore
Edoardo Guenzani
Sindaco di Gallarate
Roberto Scanagatti
Sindaco di Monza
Francesca Dell’Aquila
Assessore alla Cultura di Monza
Sebastiano Nicosia
Assessore alla Cultura di Gallarate
Claudio De Albertis
Presidente Fondazione la Triennale di Milano
Giacomo Buonanno
Presidente Museo MA*GA
Emiliano Bezzon
Dirigente Organizzativo Comune di Gallarate
Andrea Cancellato
Direttore Fondazione la Triennale di Milano
Lorenzo Lamperti
Direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
Il museo MA*GA ringrazia
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici di Milano
Comune di Monza
Comune di Gallarate
Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
La Triennale di Milano
Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate
e tutti coloro che con il loro sostegno permettono
al Museo MA*GA e alla Fondazione Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea Silvio Zanella di
proseguire nella propria attività scientifica e culturale.
23
16
4557 8 9
Serrone di Villa Reale Monza
@ReggiadiMonza facebook.com/ReggiaDiMonzawww.reggiadimonza.it
Tra realtà e astrazione
La natura tra lirismo e libertà formale
Ambiguità e rigore. La pittura astratto-concreta
La dissoluzione della forma
Un altro spazio
Cultura pop e ricerche esistenziali
La traccia del tempo
Giuliano Mauri
Franco Mazzuchelli
www.museomaga.it
Reggia di Monza, Serrone di Villa Reale
V.le Brianza, 2 Monza
5 settembre 2013 – 6 gennaio 2014
Orari
Dal 5 settembre al 15 ottobre 2013:
Lunedì chiuso;
da martedì a domenica 10.30 - 19.00 (ultimo ingresso 18.30)
Dal 16 ottobre al 2013 al 6 gennaio 2014:
Lunedì chiuso;
da martedì a venerdì 10.30 - 16.30 (ultimo ingresso 16.00)
Sabato e domenica 10.30 - 18.30 (ultimo ingresso 18.00)
info: 039 39464213 mostramaga@reggiadimonza.it
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Questa prima sala è dedicata al rapporto tra pittura di matrice
realista e astrattista, in un dialogo che si sviluppa nel periodo
tra le due guerre e che continuerà per tutti gli anni cinquanta.
Il percorso della sala si apre con le ricerche figurative volte
a rinnovare la pittura realista degli anni di regime, legata al
gruppo di Novecento; ne sono esempio le opere scelte dalla
Collezione Ferrazzi, tra cui risulta particolarmente significativa
l’enigmatica tela Ragazzo di Ubaldo Oppi.
Il percorso prosegue con opere che documentano le diverse
tensioni stilistiche della pittura italiana, dalla ripresa delle
avanguardie storiche al confronto con le esperienze astrattiste
europee. Questo fondamentale momento di sviluppo dell’arte
italiana passa attraverso Ernesto Treccani, interprete di una
pittura ancora legata a un realismo drammatico e politicamente
impegnato ed Ennio Morlotti che restituisce la realtà di un
paesaggio naturale attraverso l’utilizzo puro di un linguaggio
basato sul colore. L’astrazione più lirica di Afro e Giuseppe
Santomaso completa il panorama complesso delle ricerche
pittoriche del periodo.
La sala presenta inoltre il multiforme dibattito che
contraddistingue l’affermazione della pittura astratta degli
anni cinquanta: dall’opera di Renato Birolli, in cui lo stile non è
del tutto sganciato da legami con la rappresentazione del reale,
all’astrattismo di Emilio Vedova qui presente con L’urto, opera
che abbraccia l’astrazione geometrica senza rinunciare alla
visione metaforica di un drammatico evento, un urto di forme
spigolose che testimonia la durezza della guerra e del periodo
postbellico.
1 - Tra realtà e astrazione 2 - La natura tra lirismo e
libertà formale
Le opere di questa sezione, realizzate nell’arco di circa dieci
anni tra il 1955 e il 1966, risentono fortemente del clima
“informale” sviluppatosi nel secondo dopoguerra, e presentano
una particolare attenzione alla natura e alla sua osservazione
da parte dell’artista.
Cupa e quasi monocroma appare la natura morta di Sergio
Romiti, opera in cui si sentono forti gli echi del postcubismo
e del passaggio tra pittura figurativa e astratta, così come nel
dipinto di Pompilio Mandelli, in cui la natura diviene pretesto
per analizzarne forme e colori in un’ottica squisitamente
pittorica e compositiva.
Differente è la riflessione sulla natura presentata da Silvio
Zanella ed Ennio Morlotti, quasi uno sguardo trasognato sulla
poesia del colore, in cui le forme della natura scivolano verso
l’astrazione perché lo sguardo si fa lentamente impressione, e
poi visione. La stessa morbidezza delle forme è presente nella
scultura, anche se realizzata in cemento, di Vittorio Tavernari,
che ritrae una figura femminile intenta a spogliarsi, in un gesto
di quotidiana e naturale semplicità.
Altre due sculture di bronzo completano la sezione, Il cane fra
le canne n. 2 di Minguzzi, che presenta un’immagine cruda e
spigolosa, in cui il soggetto è difficilmente riconoscibile e la
bellissima Sedia di Giacomo Manzù, un omaggio alla poesia del
quotidiano che si sposa con la natura.
Questa sezione approfondisce la questione della pittura astratta
nella sua specifica declinazione di pittura astratto-concreta.
Con questo termine si definisce una pittura di matrice
geometrica caratterizzata da un linguaggio autonomo, libero
da riferimenti, da fonti, modelli o, più in generale dallo sguardo
sul reale. Con pittura astratto-concreta, infatti, si fa riferimento
prima di tutto all’alfabeto della pittura: la linea, la forma e il
colore intesi come componenti pure e strutturali. Il movimento
che in Italia ha portato avanti in modo più significativo queste
istanze è stato il MAC – Movimento Arte Concreta, nato a Milano
nel 1948 per opera di Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Gianni
Monnet e Bruno Munari. All’interno di questa sezione, oltre
alla presenza di opere di tutti i fondatori del gruppo, al fine di
documentare la complessa articolazione del movimento, sono
presenti anche lavori di altri importanti maestri, quali Mauro
Reggiani ed Enrico Prampolini.
L’importanza storica del MAC va inoltre messa in relazione
alla capacità di porsi in modo trasversale tra ricerca artistica
e progettazione industriale, design e grafica, divenendo così,
negli anni cinquanta, vero e proprio punto di riferimento per
l’aggiornamento e la trasformazione dei linguaggi visivi nella
cultura artistica italiana.
3 - Ambiguità e rigore.
La pittura astratto-concreta
Le opere di questa sezione, realizzate tra il 1958 e il 1965, sono
caratterizzate da un accentuato interesse verso la sparizione di
forme e figure, sostituite da una pittura segnica e gestuale.
Non propriamente informali, le opere risentono tuttavia di un
interesse verso la materia pittorica e di una certa relazione
emotiva con essa, fatta di gesto, graffio, accumulo. In
quest’ottica possiamo leggere Immagine quasi beige – Moulin
Rouge di Mattia Moreni, in cui l’idea di movimento è suggerita
propriodapennellateenergicheevorticose,chesostituisconola
figura di un’ipotetica danzatrice con il concetto stesso di danza.
Anche nell’opera Immediatamente prima di Scanavino, un
campionario di segni immediati e profondi scavano la superficie
della tela, rimandando a un’idea di stratificazione temporale e
di esperienze, “Ogni segno nuovo nella mia pittura rappresenta
una tappa nella mia vita, una conquista faticosamente
raggiunta”, afferma l’artista. Nei dipinti di Ruggeri e Peverelli
invece le forme hanno ancora un vago senso compositivo, ma,
soprattutto per Peverelli, l’ordine è solo apparente, le fessure
ricavate da un accumularsi di segni infatti, appaiono come
figure larvali, una promessa di rinascita, la rappresentazione
del mistero dell’origine. Garelli infine affronta la questione
della forma svuotando del tutto i volumi della sua scultura
in ferro, lasciando solo nel titolo l’unico rimando alla realtà:
nell’opera L’ingegnere il centro della ricerca dell’artista rimane
come sempre l’uomo, ma lo sguardo è ormai speranzoso, fuori
dal cupo esistenzialismo del secondo dopoguerra e tutto rivolto
al dinamismo e l’energia della vita contemporanea.
4 - La dissoluzione della forma
Le opere presentate in questa sezione sono legate dalla ricerca,
il coinvolgimento, la messa in opera e in crisi del concetto di
spazio. Le complessità di questo argomento sono tanto vive
oggi, nell’epoca della connessione globale, quanto lo furono
per gli artisti che operarono nell’immediato dopoguerra,
durante il boom economico degli gli anni sessanta, quando il
pensiero su come ridisegnare la vita dell’uomo si affiancava
all’idea di un nuovo spazio. In un tale contesto, il gesto di
Fontana di oltrepassare la tela fu qualcosa di definitivo: egli
consegnò all’arte la missione di eliminare il confine tra spazio
rappresentato e spazio vissuto. I primi che seguirono la via
di Fontana furono gli artisti del gruppo Azimuth fondato da
Bonalumi, Manzoni e Castellani. Questi artisti abbandonarono
la pratica della scultura come pura modellazione e della
pittura come rappresentazione, dando alla materia il compito
di generare e non di illudere un’immagine. L’opera diventava
quindi un oggetto inedito, capace di raccogliere la luce e l’ombra
(Bonalumi e Castellani), condizionare i meccanismi percettivi
senza l’intercessione di alcuna figura (Dadamaino, Varisco e
Pirelli), prefigurando la nascita di installazioni e ambienti.
Anche gli artisti che rimasero più legati alle dimensioni del
quadro e della scultura, in questi anni furono contaminati da
un’idea di spazio differente, esistenziale e libera dalle forme e
basata su una personalissima poetica del vuoto, come nel caso
di Melotti.
5 - Un altro spazio
Questa sezione raccoglie una serie di ricerche molto differenti
tra loro e che entrano in dialogo grazie a una particolare
attitudine, uno specifico sguardo sulla realtà della vita
quotidiana nella società italiana degli anni sessanta e settanta.
All’interno di questa cornice di riferimento sono individuabili
due differenti momenti attorno cui, in relazione alle collezioni
del MA*GA, si è scelto di concentrare maggiormente
l’attenzione. Il primo di questi nuclei è legato all’esperienza
milanese del Realismo Esistenziale. La definizione non mette
a fuoco un vero e proprio gruppo bensì una tendenza, un
insieme di ricerche affermatesi a partire dalla seconda metà
degli anni cinquanta, propugnate da alcuni giovani studenti
dell’Accademia di Brera, soprattutto allievi di Aldo Carpi,
“preoccupati, come diceva Courbet, più dell’essere uomini che
pittori” (Mario De Micheli). Tra questi si segnalano le opere di
Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni.
Un secondo nucleo documenta invece le ricerche che si sono
sviluppate a cavallo degli anni sessanta, ponendo l’attenzione
in modo più specifico sulla società dei consumi, sulla diffusione
dei nuovi oggetti e sui nuovi riti della cultura di massa;
documentano questo interesse per la nascente cultura pop i
grotteschi lavori polimaterici di Enrico Baj e il dipinto, capace di
ricordare un manifesto pubblicitario, di Emilio Tadini.
6 - Cultura pop e ricerche
esistenziali
Questa sezione raccoglie le opere di artisti che a partire dalla
metà degli anni settanta si sono dedicati a ricerche pittoriche
e scultoree in cui la dimensione del tempo, e in particolare
delle tracce che questo lascia nella materia, sia evidente.
Anche se questa traccia, questo segno della memoria non è mai
didascalico o narrativo, piuttosto emerge come un frammento
che suggerisce, più che descrivere, tale passaggio. Esempio di
quanto detto è l’opera di Francesco Somaini Tracce e impronte
di due matrici. Il bassorilievo in vetroresina nasce infatti dalla
diretta impressione di una matrice che scorrendo sulla materia
genera l’immagine di una figura femminile fusa, appunto, con
la materia stessa. Secondo una certa affinità le opere pittoriche
di Valentino Vago e Giorgio Vicentini, vedono la presenza di
un segno pittorico evocativo frutto di un approccio analitico e
intimista.
7 - La traccia del tempo
Un particolare spazio della mostra è dedicato all’opera di Giuliano
Mauri. Le opere di questo artista rappresentano una sorta di
ideale collegamento tra il MA*GA e il Parco della Reggia poiché
sono presenti nelle collezioni di entrambe le istituzioni.
Passerella di gelsomini sul fiume perduto è l’installazione creata
da Giuliano Mauri in occasione di Z.A.T. XXI-XXII Edizione del
Premio Gallarate del 2004 dedicata all’arte pubblica. Il titolo, così
poetico e narrativo, descrive perfettamente l’opera: si tratta di un
ponte di legno e piante di gelsomini installati su una passerella
già esistente sospesa sul fiume Arno, a Gallarate.
Il ponte sorge in un contesto urbano di archeologia industriale,
un tempo punto naturale di ritrovo per i gallaratesi. Ecco
dunque che il lavoro di Mauri, rivalutando il luogo, innesca una
moltitudine di significati e rimandi: innanzitutto agisce sul tempo
e sulla memoria, restituendo, almeno nelle intenzioni estetiche,
un aspetto naturale al paesaggio, destinato ad aumentare e
modificarsi nel tempo. E’ previsto infatti che le piante crescano,
germoglino e ricoprano la struttura di fiori di gelsomino,
seguendo il ritmo delle stagioni. Il ponte poi, oltre a dialogare con
l’ambiente in cui sorge, è destinato all’interazione con il pubblico
in modo armonico e delicato. Dice l’artista in proposito: “le mie
opere sono così: accolgono chiunque le percorra”. E proprio
in linea con questa relazione tra uomo e natura si situa Voliera
per umani, la grande installazione che l’artista realizza nel 2006
proprio all’interno del Parco e oggi parzialmente conservata.
Tutta l’opera di Giuliano Mauri consiste, infatti, in interventi sul
paesaggio per mezzo di installazioni di materiali naturali come
legni robusti, fango, corde, preferendo quelli reperibili sul luogo
dell’intervento; questo rende il lavoro dell’artista per nulla
invasivo e diretto alla valorizzazione naturale e spirituale del sito
in questione.
8 - Giuliano Mauri
@ReggiadiMonza facebook.com/ReggiaDiMonzawww.reggiadimonza.it
www.museomaga.it
Franco Mazzucchelli è un artista che dedica la propria ricerca
scultorea al ripensamento dei canoni e dei linguaggi della
scultura classica, soprattutto attraverso l’utilizzo di materie
plastiche. Giganteschi gonfiabili in PVC hanno spesso
caratterizzato le istallazioni di Mazzucchelli che, dalla fine
degli anni sessanta, sono intesi come veri e propri dispositivi
meccanici di relazione anche con lo spazio pubblico, sia urbano
che naturale.
Pneuma del 2008 è un’installazione che si inserisce all’interno
di questa più ampia ricerca dedicata al ripensamento della
scultura e delle sue “funzioni”: due cuscini in PVC viola si
gonfiano e sgonfiano lentamente come un pacifico e costante
respiro. Ai nostri occhi questa installazione appare, in un
tempo, attraente e sorprendente, lucida come un oggetto in
vetrina ed intima come un manufatto domestico.
In merito scrive Marina Pugliese: “alle mutazioni radicali che
dall’immissione della vita nell’arte tipica degli anni Settanta
ci hanno portato oggi alla consapevolezza di una raggiunta
saturazione delle immagini, Mazzucchelli risponde continuando
la sua esplorazione sul rapporto tra uomo e ambiente, vivendo
e giocando lo spazio in equilibrio tra la dimensione tecnologica
e quella reale.”
9 - Franco Mazzuchelli
MA*GA è Museo Associato
PROVINCIA
MONZA
BRIANZA
CITTA’ DI
GALLARATE
Museo
NOTE
e subito riprende il viaggio… Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio

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e subito riprende il viaggio… Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio

  • 1. Allegria di naufragi Versa il 14 febbraio 1917 E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare Giuseppe Ungaretti
  • 2. Il Museo MA*GA di Gallarate è una delle più rilevanti istituzioni italiane dedicate alla ricerca, all’educazione e alla promozione dell’arte contemporanea. Questa istituzione nasce nel 1950 con la prima edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, premio ancora oggi esistente, che ha portato alla nascita della collezione del museo. A causa dell’incendio che il 14 Febbraio 2013 ha colpito l’edificio museale, le attività del MA*GA, programmate per l’anno in corso, si sono trasformate in una serie di progetti diffusi sul territorio cittadino, provinciale e regionale. All’interno di questa cornice nasce il progetto espositivo E subito riprende il viaggio... una mostra itinerante dedicata alle opere della collezione del MA*GA. La prima parte di questo progetto si è svolta presso la Triennale di Milano dal 10 Maggio al 25 agosto di quest’anno, con un percorso che dagli anni cinquanta è giunto fino alla stretta contemporaneità. La seconda configurazione di questo progetto è la mostra presso la Reggia di Monza in cui il percorso espositivo si sofferma sul nucleo più storico della collezione e su alcuni affondi di carattere ambientale, come quelli dedicati a Giuliano Mauri e Franco Mazzucchelli. Completano questo percorso alcune preziose opere della Collezione Walter Fontana concesse in comodato al MA*GA, che arricchiscono lo sguardo sulla storia dell’arte italiana dagli anni trenta agli anni sessanta e in cui spiccano tra gli altri, i nomi di Felice Casorati, Pietro Consagra, Giacomo Manzù e Mario Tozzi. e subito riprende il viaggio… Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio
  • 3. e subito riprende il viaggio… Opere dalle collezioni del MA*GA dopo l’incendio Reggia di Monza 5 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 a cura di Emma Zanella, Giulia Formenti Organizzazione Museo MA*GA Vittoria Broggini Laura Carru’ Alessandro Castiglioni Lorena Giuranna Consorzio Villa Reale e Parco di Monza Corrado Beretta Ornella Cereda Monica Larcher Luisa Marchi Maria Grazia Peditto Comune di Monza Settore Attività Culturali Laura Brambilla Cinzia Ercoli Allestimenti Franco Baffi Monica Ghiraldini Gilles Ielo Giuseppe Lucifero Sofia Mele Michela Morelli Paola Pastorelli Alberto Vernale Giacomo Zaniboni Restauri Centro di Restauro Zanolini e Ravenna, Milano Trasporti Liguigli Fine Arts Service Assicurazione opere XL Insurance Broker Allestimenti grafici Art Massa Studio Attività educative Museo MA*GA Ufficio stampa: Anna De Francesco CLP Relazioni Pubbliche Comitato promotore Edoardo Guenzani Sindaco di Gallarate Roberto Scanagatti Sindaco di Monza Francesca Dell’Aquila Assessore alla Cultura di Monza Sebastiano Nicosia Assessore alla Cultura di Gallarate Claudio De Albertis Presidente Fondazione la Triennale di Milano Giacomo Buonanno Presidente Museo MA*GA Emiliano Bezzon Dirigente Organizzativo Comune di Gallarate Andrea Cancellato Direttore Fondazione la Triennale di Milano Lorenzo Lamperti Direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza Il museo MA*GA ringrazia Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano Comune di Monza Comune di Gallarate Consorzio Villa Reale e Parco di Monza La Triennale di Milano Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate e tutti coloro che con il loro sostegno permettono al Museo MA*GA e alla Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella di proseguire nella propria attività scientifica e culturale.
  • 4. 23 16 4557 8 9 Serrone di Villa Reale Monza @ReggiadiMonza facebook.com/ReggiaDiMonzawww.reggiadimonza.it Tra realtà e astrazione La natura tra lirismo e libertà formale Ambiguità e rigore. La pittura astratto-concreta La dissoluzione della forma Un altro spazio Cultura pop e ricerche esistenziali La traccia del tempo Giuliano Mauri Franco Mazzuchelli www.museomaga.it Reggia di Monza, Serrone di Villa Reale V.le Brianza, 2 Monza 5 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 Orari Dal 5 settembre al 15 ottobre 2013: Lunedì chiuso; da martedì a domenica 10.30 - 19.00 (ultimo ingresso 18.30) Dal 16 ottobre al 2013 al 6 gennaio 2014: Lunedì chiuso; da martedì a venerdì 10.30 - 16.30 (ultimo ingresso 16.00) Sabato e domenica 10.30 - 18.30 (ultimo ingresso 18.00) info: 039 39464213 mostramaga@reggiadimonza.it 1 2 3 4 5 6 7 8 9
  • 5. Questa prima sala è dedicata al rapporto tra pittura di matrice realista e astrattista, in un dialogo che si sviluppa nel periodo tra le due guerre e che continuerà per tutti gli anni cinquanta. Il percorso della sala si apre con le ricerche figurative volte a rinnovare la pittura realista degli anni di regime, legata al gruppo di Novecento; ne sono esempio le opere scelte dalla Collezione Ferrazzi, tra cui risulta particolarmente significativa l’enigmatica tela Ragazzo di Ubaldo Oppi. Il percorso prosegue con opere che documentano le diverse tensioni stilistiche della pittura italiana, dalla ripresa delle avanguardie storiche al confronto con le esperienze astrattiste europee. Questo fondamentale momento di sviluppo dell’arte italiana passa attraverso Ernesto Treccani, interprete di una pittura ancora legata a un realismo drammatico e politicamente impegnato ed Ennio Morlotti che restituisce la realtà di un paesaggio naturale attraverso l’utilizzo puro di un linguaggio basato sul colore. L’astrazione più lirica di Afro e Giuseppe Santomaso completa il panorama complesso delle ricerche pittoriche del periodo. La sala presenta inoltre il multiforme dibattito che contraddistingue l’affermazione della pittura astratta degli anni cinquanta: dall’opera di Renato Birolli, in cui lo stile non è del tutto sganciato da legami con la rappresentazione del reale, all’astrattismo di Emilio Vedova qui presente con L’urto, opera che abbraccia l’astrazione geometrica senza rinunciare alla visione metaforica di un drammatico evento, un urto di forme spigolose che testimonia la durezza della guerra e del periodo postbellico. 1 - Tra realtà e astrazione 2 - La natura tra lirismo e libertà formale Le opere di questa sezione, realizzate nell’arco di circa dieci anni tra il 1955 e il 1966, risentono fortemente del clima “informale” sviluppatosi nel secondo dopoguerra, e presentano una particolare attenzione alla natura e alla sua osservazione da parte dell’artista. Cupa e quasi monocroma appare la natura morta di Sergio Romiti, opera in cui si sentono forti gli echi del postcubismo e del passaggio tra pittura figurativa e astratta, così come nel dipinto di Pompilio Mandelli, in cui la natura diviene pretesto per analizzarne forme e colori in un’ottica squisitamente pittorica e compositiva. Differente è la riflessione sulla natura presentata da Silvio Zanella ed Ennio Morlotti, quasi uno sguardo trasognato sulla poesia del colore, in cui le forme della natura scivolano verso l’astrazione perché lo sguardo si fa lentamente impressione, e poi visione. La stessa morbidezza delle forme è presente nella scultura, anche se realizzata in cemento, di Vittorio Tavernari, che ritrae una figura femminile intenta a spogliarsi, in un gesto di quotidiana e naturale semplicità. Altre due sculture di bronzo completano la sezione, Il cane fra le canne n. 2 di Minguzzi, che presenta un’immagine cruda e spigolosa, in cui il soggetto è difficilmente riconoscibile e la bellissima Sedia di Giacomo Manzù, un omaggio alla poesia del quotidiano che si sposa con la natura.
  • 6. Questa sezione approfondisce la questione della pittura astratta nella sua specifica declinazione di pittura astratto-concreta. Con questo termine si definisce una pittura di matrice geometrica caratterizzata da un linguaggio autonomo, libero da riferimenti, da fonti, modelli o, più in generale dallo sguardo sul reale. Con pittura astratto-concreta, infatti, si fa riferimento prima di tutto all’alfabeto della pittura: la linea, la forma e il colore intesi come componenti pure e strutturali. Il movimento che in Italia ha portato avanti in modo più significativo queste istanze è stato il MAC – Movimento Arte Concreta, nato a Milano nel 1948 per opera di Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Bruno Munari. All’interno di questa sezione, oltre alla presenza di opere di tutti i fondatori del gruppo, al fine di documentare la complessa articolazione del movimento, sono presenti anche lavori di altri importanti maestri, quali Mauro Reggiani ed Enrico Prampolini. L’importanza storica del MAC va inoltre messa in relazione alla capacità di porsi in modo trasversale tra ricerca artistica e progettazione industriale, design e grafica, divenendo così, negli anni cinquanta, vero e proprio punto di riferimento per l’aggiornamento e la trasformazione dei linguaggi visivi nella cultura artistica italiana. 3 - Ambiguità e rigore. La pittura astratto-concreta Le opere di questa sezione, realizzate tra il 1958 e il 1965, sono caratterizzate da un accentuato interesse verso la sparizione di forme e figure, sostituite da una pittura segnica e gestuale. Non propriamente informali, le opere risentono tuttavia di un interesse verso la materia pittorica e di una certa relazione emotiva con essa, fatta di gesto, graffio, accumulo. In quest’ottica possiamo leggere Immagine quasi beige – Moulin Rouge di Mattia Moreni, in cui l’idea di movimento è suggerita propriodapennellateenergicheevorticose,chesostituisconola figura di un’ipotetica danzatrice con il concetto stesso di danza. Anche nell’opera Immediatamente prima di Scanavino, un campionario di segni immediati e profondi scavano la superficie della tela, rimandando a un’idea di stratificazione temporale e di esperienze, “Ogni segno nuovo nella mia pittura rappresenta una tappa nella mia vita, una conquista faticosamente raggiunta”, afferma l’artista. Nei dipinti di Ruggeri e Peverelli invece le forme hanno ancora un vago senso compositivo, ma, soprattutto per Peverelli, l’ordine è solo apparente, le fessure ricavate da un accumularsi di segni infatti, appaiono come figure larvali, una promessa di rinascita, la rappresentazione del mistero dell’origine. Garelli infine affronta la questione della forma svuotando del tutto i volumi della sua scultura in ferro, lasciando solo nel titolo l’unico rimando alla realtà: nell’opera L’ingegnere il centro della ricerca dell’artista rimane come sempre l’uomo, ma lo sguardo è ormai speranzoso, fuori dal cupo esistenzialismo del secondo dopoguerra e tutto rivolto al dinamismo e l’energia della vita contemporanea. 4 - La dissoluzione della forma
  • 7. Le opere presentate in questa sezione sono legate dalla ricerca, il coinvolgimento, la messa in opera e in crisi del concetto di spazio. Le complessità di questo argomento sono tanto vive oggi, nell’epoca della connessione globale, quanto lo furono per gli artisti che operarono nell’immediato dopoguerra, durante il boom economico degli gli anni sessanta, quando il pensiero su come ridisegnare la vita dell’uomo si affiancava all’idea di un nuovo spazio. In un tale contesto, il gesto di Fontana di oltrepassare la tela fu qualcosa di definitivo: egli consegnò all’arte la missione di eliminare il confine tra spazio rappresentato e spazio vissuto. I primi che seguirono la via di Fontana furono gli artisti del gruppo Azimuth fondato da Bonalumi, Manzoni e Castellani. Questi artisti abbandonarono la pratica della scultura come pura modellazione e della pittura come rappresentazione, dando alla materia il compito di generare e non di illudere un’immagine. L’opera diventava quindi un oggetto inedito, capace di raccogliere la luce e l’ombra (Bonalumi e Castellani), condizionare i meccanismi percettivi senza l’intercessione di alcuna figura (Dadamaino, Varisco e Pirelli), prefigurando la nascita di installazioni e ambienti. Anche gli artisti che rimasero più legati alle dimensioni del quadro e della scultura, in questi anni furono contaminati da un’idea di spazio differente, esistenziale e libera dalle forme e basata su una personalissima poetica del vuoto, come nel caso di Melotti. 5 - Un altro spazio Questa sezione raccoglie una serie di ricerche molto differenti tra loro e che entrano in dialogo grazie a una particolare attitudine, uno specifico sguardo sulla realtà della vita quotidiana nella società italiana degli anni sessanta e settanta. All’interno di questa cornice di riferimento sono individuabili due differenti momenti attorno cui, in relazione alle collezioni del MA*GA, si è scelto di concentrare maggiormente l’attenzione. Il primo di questi nuclei è legato all’esperienza milanese del Realismo Esistenziale. La definizione non mette a fuoco un vero e proprio gruppo bensì una tendenza, un insieme di ricerche affermatesi a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, propugnate da alcuni giovani studenti dell’Accademia di Brera, soprattutto allievi di Aldo Carpi, “preoccupati, come diceva Courbet, più dell’essere uomini che pittori” (Mario De Micheli). Tra questi si segnalano le opere di Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni. Un secondo nucleo documenta invece le ricerche che si sono sviluppate a cavallo degli anni sessanta, ponendo l’attenzione in modo più specifico sulla società dei consumi, sulla diffusione dei nuovi oggetti e sui nuovi riti della cultura di massa; documentano questo interesse per la nascente cultura pop i grotteschi lavori polimaterici di Enrico Baj e il dipinto, capace di ricordare un manifesto pubblicitario, di Emilio Tadini. 6 - Cultura pop e ricerche esistenziali
  • 8. Questa sezione raccoglie le opere di artisti che a partire dalla metà degli anni settanta si sono dedicati a ricerche pittoriche e scultoree in cui la dimensione del tempo, e in particolare delle tracce che questo lascia nella materia, sia evidente. Anche se questa traccia, questo segno della memoria non è mai didascalico o narrativo, piuttosto emerge come un frammento che suggerisce, più che descrivere, tale passaggio. Esempio di quanto detto è l’opera di Francesco Somaini Tracce e impronte di due matrici. Il bassorilievo in vetroresina nasce infatti dalla diretta impressione di una matrice che scorrendo sulla materia genera l’immagine di una figura femminile fusa, appunto, con la materia stessa. Secondo una certa affinità le opere pittoriche di Valentino Vago e Giorgio Vicentini, vedono la presenza di un segno pittorico evocativo frutto di un approccio analitico e intimista. 7 - La traccia del tempo Un particolare spazio della mostra è dedicato all’opera di Giuliano Mauri. Le opere di questo artista rappresentano una sorta di ideale collegamento tra il MA*GA e il Parco della Reggia poiché sono presenti nelle collezioni di entrambe le istituzioni. Passerella di gelsomini sul fiume perduto è l’installazione creata da Giuliano Mauri in occasione di Z.A.T. XXI-XXII Edizione del Premio Gallarate del 2004 dedicata all’arte pubblica. Il titolo, così poetico e narrativo, descrive perfettamente l’opera: si tratta di un ponte di legno e piante di gelsomini installati su una passerella già esistente sospesa sul fiume Arno, a Gallarate. Il ponte sorge in un contesto urbano di archeologia industriale, un tempo punto naturale di ritrovo per i gallaratesi. Ecco dunque che il lavoro di Mauri, rivalutando il luogo, innesca una moltitudine di significati e rimandi: innanzitutto agisce sul tempo e sulla memoria, restituendo, almeno nelle intenzioni estetiche, un aspetto naturale al paesaggio, destinato ad aumentare e modificarsi nel tempo. E’ previsto infatti che le piante crescano, germoglino e ricoprano la struttura di fiori di gelsomino, seguendo il ritmo delle stagioni. Il ponte poi, oltre a dialogare con l’ambiente in cui sorge, è destinato all’interazione con il pubblico in modo armonico e delicato. Dice l’artista in proposito: “le mie opere sono così: accolgono chiunque le percorra”. E proprio in linea con questa relazione tra uomo e natura si situa Voliera per umani, la grande installazione che l’artista realizza nel 2006 proprio all’interno del Parco e oggi parzialmente conservata. Tutta l’opera di Giuliano Mauri consiste, infatti, in interventi sul paesaggio per mezzo di installazioni di materiali naturali come legni robusti, fango, corde, preferendo quelli reperibili sul luogo dell’intervento; questo rende il lavoro dell’artista per nulla invasivo e diretto alla valorizzazione naturale e spirituale del sito in questione. 8 - Giuliano Mauri
  • 9. @ReggiadiMonza facebook.com/ReggiaDiMonzawww.reggiadimonza.it www.museomaga.it Franco Mazzucchelli è un artista che dedica la propria ricerca scultorea al ripensamento dei canoni e dei linguaggi della scultura classica, soprattutto attraverso l’utilizzo di materie plastiche. Giganteschi gonfiabili in PVC hanno spesso caratterizzato le istallazioni di Mazzucchelli che, dalla fine degli anni sessanta, sono intesi come veri e propri dispositivi meccanici di relazione anche con lo spazio pubblico, sia urbano che naturale. Pneuma del 2008 è un’installazione che si inserisce all’interno di questa più ampia ricerca dedicata al ripensamento della scultura e delle sue “funzioni”: due cuscini in PVC viola si gonfiano e sgonfiano lentamente come un pacifico e costante respiro. Ai nostri occhi questa installazione appare, in un tempo, attraente e sorprendente, lucida come un oggetto in vetrina ed intima come un manufatto domestico. In merito scrive Marina Pugliese: “alle mutazioni radicali che dall’immissione della vita nell’arte tipica degli anni Settanta ci hanno portato oggi alla consapevolezza di una raggiunta saturazione delle immagini, Mazzucchelli risponde continuando la sua esplorazione sul rapporto tra uomo e ambiente, vivendo e giocando lo spazio in equilibrio tra la dimensione tecnologica e quella reale.” 9 - Franco Mazzuchelli MA*GA è Museo Associato PROVINCIA MONZA BRIANZA CITTA’ DI GALLARATE Museo
  • 10. NOTE