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LAVOROE LIBERTÀ >>2




         Il sindacato
nel tempo della globalizzazione
  Indipendenza, democrazia, strategia sindacale
         nelle parole di Claudio Sabattini
Il curatore ringrazia per i preziosi suggerimenti
Francesco Garibaldo, Anna Naldi, Gianni Rinaldini, Tiziano Rinaldini.
La selezione dei materiali utilizzati è avvenuta
a partire dall’archivio personale di Tiziano Rinaldini.




ISBN 88-86541-48-1

Coordinamento editoriale: Stefania Frezza
Meta Edizioni, Corso Trieste, 36 - 00198 Roma
metaedizioni@fiom.cgil.it

Copertina: B-Side, Roma - www.b-side.it
Stampa: Omnimedia srl - via Lucrezia Romana, 58 - 00043 Ciampino (Rm)
Finito di stampare a settembre 2006
INDICE



Prefazione di Gabriele Polo                                                             5
Nota del curatore di Simone Vecchi                                                      9
Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli,
Quaderni della Fondazione Micheletti, Brescia, 2000
                           Intervento al convegno commemorativo tenutosi nel 1998      11
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995
I princìpi fondamentali dell’unità. La proposta della Fiom                             15
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995
Relazione introduttiva                                                                 18
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995
Conclusioni                                                                            24
Comitato centrale Fiom-Cgil del 1° marzo 1996
Relazione                                                                              30
 XXI Congresso nazionale Fiom-Cgil, Rimini, 1996
 Documento politico                                                                    32
 XXI Congresso nazionale Fiom-Cgil, Rimini, 1996
 Relazione introduttiva                                                                41
 Conferenza delegati Fiom-Cgil Piemonte, 1998
 Conclusioni                                                                           46
 Comitato direttivo Fiom-Cgil Reggio Emilia, 2000
 Intervento alla presentazione del libro “Restaurazione italiana”                      53
 Diritti, coesione, qualità del lavoro per lo sviluppo del Mezzogiorno,
 Quaderni di Rassegna Sindacale, Roma, 2001
 Intervento al convegno nazionale Cgil, Bari, 2001                                     60
 Lavoro senza rappresentanza, Critica Marxista, Roma, 2002
 Intervento alla tavola rotonda del Seminario nazionale Ars, Orvieto, 2002             64
 Appendice
 La democrazia e l’indipendenza del sindacato nel pensiero e nell’azione di
 Claudio Sabattini, Meta Edizioni, 2006
 Introduzione di Francesco Garibaldo al seminario commemorativo tenutosi nel 2005      69
Prefazione     5



Prefazione
                                di Gabriele Polo
                                direttore della Fondazione
                                                    ede«ilmanifesto»



   Quando, nell’ottobre del 1995, Claudio Sabattini apriva l’Assemblea nazionale della
Fiom di Maratea proponendo al suo sindacato di essere «indipendente», alcuni pensaro-
no a una provocazione, a una boutade atta ad attirare l’attenzione, gridarono allo scanda-
lo pensando a una sorta di «scissione», all’autoaffermarsi dei meccanici della Cgil come
«quarta confederazione» (un’accusa spesso reiterata nell’ultimo decennio per banalizza-
re in chiave organizzativa la complessità del rapporto tra la categoria e la sua confedera-
zione). A rileggere oggi l’intervento di Claudio a Maratea (in un percorso di documenti
e interventi che qui riproponiamo, corredati dall’utile ricostruzione organica che ne fa
Francesco Garibaldo in appendice), ormai lontani come siamo dalle contingenze del 1995,
dovrebbe risultare chiaro a chiunque che quella di Claudio era una vera e propria propo-
sta strategica fatta a tutto il sindacato e a tutti i lavoratori, che nasceva dai meccanici, certo
– vista la paradigmatica eterogeneità della categoria, vero e proprio specchio delle relazio-
ni tra capitale e lavoro – ma che in essi non si esauriva. Indipendenza – rafforzamento e
sottolineatura del principio di autonomia – per contrastare, con una visione davvero con-
federale, il primato assoluto dell’impresa e del mercato sulla vita e le condizioni delle la-
voratrici e dei lavoratori, rappresentandone bisogni e aspirazioni nell’era della globaliz-
zazione liberista. E, accanto a questa «parola-bestemmia», l’altro caposaldo – non solo di
quel passaggio – che Claudio ha sempre ribadito, democrazia, per ridare voce e protago-
nismo al lavoro di fronte all’intolleranza dei poteri industriali e finanziari per qualsiasi
forma di mediazione sociale.
   Sono stati proprio «indipendenza e democrazia» a permettere alla Fiom di essere un sog-
getto attivo in una fase in cui l’industria si ridefiniva su base planetaria, estendendosi nel ter-
ritorio, disaggregando il processo produttivo, parcellizzando e precarizzando il lavoro, fa-
cendo così saltare – una dopo l’altra – tutte le regole che avevano permesso la rappresentan-
za sindacale degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori. Ed era di fronte a questa pressio-
ne che per Claudio il sindacato doveva rilanciare la propria natura confederale di rappre-
sentanza generale del lavoro, proponendosi di unire ciò che era diviso, estendendo la pro-
pria capacità di rappresentare a tutte le fasce di lavoratrici e lavoratori che la divisione del la-
6 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


   voro esclude dal potere di coalizione e dal diritto di rappresentanza.
      È bene ricordare il contesto in cui Sabattini proponeva questa strategia di rilancio del-
   l’iniziativa sindacale. Un quadro mondiale in cui il capitalismo celebrava il suo trionfo
   sull’intero pianeta e affermava un’ideologia e una pratica, il liberismo che non pretende-
   va più di avere carattere «progressivo», non prometteva l’estensione del benessere co-
   mune ma si proponeva – trasformando la competizione al proprio interno in una com-
   petizione tra i lavoratori, con relativi costi sociali – semplicemente la propria sopravvi-
   venza attraverso lo sfruttamento esasperato di tutte le risorse umane e ambientali, ac-
   centuando le proprie caratteristiche selettive, aumentando le fasce d’esclusione. Fino al
   punto di mettere in conto – anzi, di affermare come necessarie – le guerre e la riduzione
   della partecipazione democratica.
      La guerra non come patologia da ridurre progressivamente attraverso lo sviluppo e la di-
   plomazia, ma come forma prevalente della politica internazionale ridotta a uso della forza.
   Una perenne instabilità determinata dalle crisi liberiste e dai suoi conseguenti squilibri, da
   affrontare con l’uso delle armi, quelle «tradizionali» degli eserciti cui si affiancano quelle «non
   convenzionali» del terrorismo. Così per Claudio Sabattini e per la Fiom l’impegno per la
   pace non era una dichiarazione rituale, bensì un’affermazione concreta per rendere possibi-
   le un agire sindacale in opposizione ai fondamentalismi di ogni genere, pratica indispensa-
   bile dei diritti dei lavoratori che le guerre comprimono e annullano, impedendo il libero
   dispiegarsi del confronto e del conflitto sociale.
      D’altro canto, l’accentramento dei poteri e dei luoghi decisionali – spesso in contrasto
   con quelli istituzionalmente definiti – riduceva le libertà, misurandole sempre più in reddi-
   to e capacità di consumo e ponendosi come ostacolo alla partecipazione alla vita politica in
   cui conta sempre più la ricchezza individuale. Da qui un attacco sostanziale alla democrazia
   e ai suoi istituti, che nel mondo del lavoro si traduceva nell’impossibilità per le lavoratrici e i
   lavoratori di votare e avere l’ultima parola su piattaforme e accordi che li riguardano. Per que-
   sto la lotta per la democrazia, a partire dai luoghi di lavoro, per la Fiom di Sabattini dove-
   va essere un impegno prioritario per difendere e allargare le libertà personali e permette-
   re la partecipazione alla vita pubblica.
      A metà degli anni Novanta, dopo il lungo inverno degli anni Ottanta, l’attacco alle con-
   dizioni salariali e normative, lo smantellamento della contrattazione collettiva e nuove regole
   per il mercato del lavoro diventavano la concreta versione italiana della filosofia liberista che
   non ammetteva alcun vincolo sociale allo «sviluppo» economico. Che sul versante dei dirit-
   ti e del welfare si traduceva nella privatizzazione delle esistenze, dalla sanità alla scuola, dai
   beni comuni ai servizi essenziali alle pensioni. Lo stato sociale – conquista del Movimento
   operaio e centro del contratto sociale del Novecento – veniva smantellato pezzo per pezzo,
   in un processo che dagli Stati Uniti si era esteso a tutt’Europa mettendo in discussione le
   fondamenta e i princìpi di due secoli della sua storia. Il capitalismo globalizzato non si ac-
   contentava più di ridurre il lavoro a semplice profitto ma, dopo aver messo al lavoro tutto il
Prefazione     7


tempo della vita delle persone, voleva cancellare il principio stesso di «impresa pubblica»: dal-
la presenza statale nell’industria fino alla progressiva privatizzazione di scuola, sanità, assi-
stenza e previdenza, riducendole – esattamente come il lavoro – a opportunità, non a dirit-
to. Passando così dai diritti del lavoro ai «diritti sul mercato del lavoro».
   È di fronte a questo quadro che per ripartire dal lavoro – dalle sue nuove condizioni e
dalla sua frammentazione – per ridare una prospettiva al riconoscimento dei diritti sociali
e democratici delle lavoratrici e dei lavoratori, del loro essere una parte autonoma e
coalizzabile della società, per Claudio Sabattini era indispensabile una «rivoluzione sin-
dacale» che praticasse democrazia e perseguisse l’indipendenza dall’impresa e dal do-
minio delle «regole del mercato».
   Quelle scelte permisero alla Fiom di sopportare due contratti separati e di diventare un
punto di riferimento anche per i nuovi movimenti – pacifisti e antiliberisti – che furono la
novità politica più rilevante a cavallo del passaggio di secolo. E, per questa via, di dare un
contributo non secondario allo smascheramento del liberismo come «stato di natura», per-
sino di «convincere» le controparti padronali della necessità di un nuovo compromesso so-
ciale. Forse un giorno questo ruolo riuscirà a essere visto anche da chi ancor oggi lo nega.
   Gli scritti e gli interventi che riproponiamo qui testimoniano questo contributo, sono un
pezzo della storia di questo paese. E, tuttavia, sottolineano anche un’incompiutezza, un
discorso rimasto in sospeso. Riguarda la dimensione della politica, del lavoro privato di rap-
presentanza politica. Claudio Sabattini, sindacalista fino all’ultimo dei suoi giorni, non ave-
va mai negato il ruolo della politica: pensava che il sindacato fosse un soggetto determinan-
te del gioco democratico, ma che non potesse bastare a se stesso. Per questo negli ultimi an-
ni aveva ripetutamente sottolineato l’assenza di una politica del lavoro, denunciato la pro-
gressiva indifferenza dei gruppi dirigenti verso i problemi del lavoro, ribadito la necessità di
una rappresentanza politica per lavoratori e lavoratrici. Oggi, in una fase mutata, con appa-
rente – e tutto da verificare – attenuarsi degli spiriti più aggressivi del capitalismo, questo ri-
mane un problema aperto: quello di un soggetto negato eppure necessario.
Nota del curatore     9



Nota
 del curatore                                                 della Fondazione
                                                             ede ilmanifesto


   Proponiamo qui una collezione di documenti e interventi di Claudio Sabattini sul ruolo
della democrazia e dell’indipendenza del sindacato all’interno di una riflessione sulle tra-
sformazioni economiche e sociali avvenute negli ultimi decenni.
   L’arco temporale dei testi si sovrappone agli anni della Segreteria generale della Fiom-
Cgil (1995-2002), a cominciare dall’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil di Maratea del
10-11 ottobre 1995, dove Sabattini propone alla Fiom e al sindacato confederale nel suo com-
plesso una discussione sulla ridefinizione del ruolo e della strategia del sindacato in Italia, a
partire dalla sua indipendenza.
   Fatta eccezione per il primo intervento, in cui Sabattini ripercorre alcuni passaggi chia-
ve degli ultimi trent’anni di storia della Cgil legandoli alla propria esperienza sindacale, i te-
sti sono proposti in ordine cronologico per restituire l’evoluzione della riflessione matura-
ta in quegli anni.
   I documenti I princìpi dell’unità e Documento politico per il Congresso sono stati frutto
di un lavoro collettivo interno alla Fiom, ma rispecchiano un pensiero di cui in quella fase si
è fatto portatore.
   Una ricostruzione sintetica della riflessione di Sabattini sulla democrazia e l’indipendenza
del sindacato è stata svolta dal direttore dell’Istituto per il lavoro dell’Emilia Romagna, Fran-
cesco Garibaldo, alla prima iniziativa pubblica della Fondazione Sabattini, svoltasi presso
la Camera del lavoro di Bologna il 14 settembre 2005. La ricostruzione di Garibaldo, che
sta alla base di questa raccolta di testi, si trova in appendice.
   Per un’economia del discorso complessivo, la selezione dei testi, e la selezione degli stral-
ci all’interno dei documenti scelti, hanno seguito l’unico criterio di ridurre i riferimenti
maggiormente legati alle contingenze politiche del momento in cui venivano prodotti.
   Prosegue lo sforzo per la raccolta dei documenti per la costituzione di un fondo archivi-
stico sul pensiero e l’azione di Claudio Sabattini. I testi qui pubblicati sono in parte già
consultabili presso l’Archivio della Fondazione Sabattini, oggi in corso di organizzazione.



                                                                                 Simone Vecchi
Bologna, settembre 2006
Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, Brescia, 2000    11



Nel ‘94 sostenevo
           un nuovo corso,
 dicendo che lo scambio era ciò
           che avevamo vissuto negli anni Ottanta,
ma che ormai non c’era più nulla da scambiare

Intervento al convegno sulla figura di Gastone Sclavi, tenutosi a Brescia nel 1998,
Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, di Roberto Cucchini e Marino Ruzzenenti, e pubblicato
su «Studi bresciani» Quaderni della Fondazione Micheletti, n. 11 (monografico), 2000
                                                              la Cgil, cercarono di cavalcare quella fase, conside-
Gastone Sclavi, nato a Siena,
                               […] Io penso che l’espe-
figura di spicco della «terza com-                            randola inevitabile. Anche se, va ricordato, nel 1970
ponente» svolse un importante
                            rienza compiuta negli anni        la Cgil sancì che i Consigli di fabbrica erano la strut-
ruolo sindacale prima come se-
                            Settanta sia stata un’espe-       tura di base del sindacato, gli stessi Consigli non eb-
gretario della Fiom a Brescia, nei
                            rienza non esaurita, bensì
primi anni Settanta e successi-                               bero alcuna influenza rispetto alle strategie essen-
                            stroncata alla fine di quel de-
vamente, fino ai primi anni Ot-                               ziali che la Cgil elaborò successivamente.
tanta, nella Segreteria naziona-
                            cennio con la vicenda del-           Dico non a caso che questa esperienza fu stronca-
le della Filcea. È scomparsol’Eur e con le sue inevita-       ta nella seconda metà degli anni Settanta, prima po-
prematuramente nel 1997. ndr
                            bili conseguenze; del resto       liticamente con la vicenda dell’Eur e poi conclusiva-
non fu un caso che fossero contrari all’Eur e alla sua        mente con la battaglia molto dura e difficile, e la scon-
strategia, fin da allora, quelli che si erano incontrati      fitta, altrettanto dura, subìta in quella vertenza Fiat
giovanissimi nel ‘68-’70.                                     che inaugurò la fase delle grandi ristrutturazioni.
   Gastone e io venivamo dalla fase precedente, dei              Questa ristrutturazione dell’organizzazione pro-
primi anni Sessanta, attraversata da molte discus-            duttiva e della forza lavoro, arrivata da noi in ritar-
sioni, molte analisi dei processi sociali in Italia.          do rispetto ai paesi anglosassoni, diventò l’asse
Perciò, in una certa misura, arrivavamo al ‘68 e al ‘69       fondamentale della ricostruzione del potere del ca-
preparati rispetto a un’esplosione sociale che, per           pitale e in generale del potere padronale rispetto al
la verità, manifestò tutta la sua spontaneità rispetto        lavoro, alla sua condizione e a tutto ciò che strate-
al sindacato e che il sindacato non accolse mai co-           gicamente era stato conquistato all’interno delle fab-
me tale. Del resto, il sindacato nel suo complesso            briche. Ma proprio per questo, io credo, proprio per
rimase quello che era, soprattutto nei suoi vertici           il fatto che l’esperienza degli anni Settanta è stata
confederali che non mutarono per nulla di fronte al-          stroncata, in una certa misura questa esperienza mi
l’esplosione del ‘68-’69 e che semmai, a partire dal-         è rimasta addosso.
12 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


              È verissimo, come molti pensano, che ciò che abbia-      fatto puramente marginale nel processo produttivo.
              mo vissuto dalla metà degli anni Settanta sia stato un       Debbo dire che sono diventato segretario gene-
     periodo dominato totalmente da un processo il cui unico ob-       rale della Fiom per caso.
     biettivo era la ricostruzione del potere padronale attraver-          Dico anzi che non mi sento nemmeno segretario
     so la liquidazione di molte conquiste ottenute dai la-            generale della Fiom, almeno non come lo si sono
     voratori. Prima di tutto le conquiste di democrazia.              sicuramente sentiti Trentin, Galli…
         Vorrei ricordare che negli anni Ottanta non veni-                 Diventare segretario della Fiom nel 1994 voleva
     vano stipulati accordi: l’unico concluso alla Fiat, nel           dire fare i conti con un periodo in cui la cosiddetta
     1986, fu un accordo separato, senza che una parte del             politica dello scambio consisteva semplicemente
     sindacato, la Fiom di Torino, potesse manifestare un              in una restituzione di poteri. Dello scambio non c’e-
     proprio punto di vista, se non quello di rifiutare, in una        ra traccia e del resto non è un caso che ancora oggi
     fase difficile e complessa, quella conclusione.                   la cultura della Cisl, non dico della Uil, ma certa-
        Il primo obbiettivo conseguito fu dunque la li-                mente della Cisl, sia fondata sulla possibilità di rea-
     quidazione della democrazia con l’assoluta centra-                lizzare questo scambio.
     lizzazione: ciò serviva a determinare le condizioni                        Nel ‘94 sostenevo un nuovo corso, dicendo che lo
     perché in Italia si recuperasse molto di quanto si                         scambio era ciò che noi avevamo vissuto negli an-
     era perduto in rapporto diretto tra sindacato, lavo-              ni Ottanta, ma che ormai non c’era più nulla da scambia-
     ratori e sistema delle imprese.                                   re: la restituzione era avvenuta a un punto tale che non ri-
        Fu in questa assoluta centralizzazione che ini-                maneva più nulla da barattare, se non iniziare, anche for-
     ziò, nel 1977, la politica dello scambio, su cui stia-            malmente, ad abbassare i salari e quindi a ricondurre
     mo ancora combattendo. Questa politica era basa-                  il lavoro, i lavoratori, al «loro posto».
     ta su un criterio che le Confederazioni accettava-                    Non c’è mai stato culturalmente un processo così
     no: l’ipotesi del contenimento salariale in funzione              ossessivo, fino ad arrivare, non a caso, a un punto di
     del fatto che non ci sarebbe stato un taglio occupa-              massimo compromesso con l’Accordo del ‘93, che
     zionale. Il contenimento salariale ci fu e il taglio              venne chiamato addirittura con una dicitura diversa
     occupazionale fu tra i più tremendi che avvennero                 da parte sindacale e da parte confindustriale. Il sinda-
     nella storia sociale italiana. Non era paragonabile               cato lo denominò «Accordo sulla politica dei reddi-
     nemmeno al primo grande processo di innovazio-                    ti», la Confindustria invece «sul costo del lavoro».
     ne tecnologica e organizzativa che si compì a metà                    In verità sono due tesi non così contrapposte, pe-
     degli anni Cinquanta.                                             rò non c’è dubbio che l’ossessività sulla riduzione
        Quel passaggio rappresentò proprio la resa dei con-            del lavoro, del salario, delle condizioni del lavoro, da
     ti con l’elemento chiave di quello scontro di potere,             fattore vivo a puro costo, è forse l’operazione cul-
     cioè i lavoratori e le lavoratrici. A questo proposito            turalmente più straordinaria che il ceto politico ita-
     furono elaborate anche delle teorie che ipotizzava-               liano abbia compiuto, proprio a partire dagli inizi
     no addirittura la fine della classe operaia e quindi la           degli anni Ottanta, dalla sconfitta operaia alla Fiat.
     sua totale sostituzione attraverso le macchine e la               Fu l’inizio della fase della politica di concertazione
     robotizzazione; queste rappresentarono, poi, in                   tra governo e sindacati che doveva raggiungere l’ob-
     una certa misura, le condizioni culturali che permi-              biettivo di riequilibrare la situazione fino a un pun-
     sero di considerare i lavoratori e le lavoratrici come            to in cui fosse liquidata definitivamente la scala mo-
Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, Brescia, 2000        13


bile insieme a qualsiasi possibile garanzia sindacale.      lore non esistono più per l’impresa e vanno sempli-
   Fatta questa premessa, che considero di una certa        cemente licenziati. Così quei giovani che costano la
importanza almeno per ciò che riguarda il mio pen-          metà o anche un terzo dei lavoratori anziani debbo-
siero, io ritengo che questo periodo sia finito molto       no sostituire questi ultimi: questo è uno dei modi
rapidamente: ha avuto il suo furore culturale in Ita-       per far calare repentinamente il costo del lavoro.
lia tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni       Inoltre, se voi considerate la vecchia linea, cellu-
Novanta, ma credo che questa fase sia esaurita.             la di base del taylorismo, vedete che oggi viene spez-
   Noi abbiamo avuto l’avventura, come per fortuna          zettata, esternalizzata, mentre all’impresa vera e pro-
ho avuto io, di lavorare con i meccanici. Il padronato      pria rimangono solamente i poteri tipici del comando,
meccanico è un padronato sincero che, magari con            cioè la progettazione, la struttura finanziaria, il mar-
qualche esagerazione, dice sempre quello che intende        keting e la commercializzazione. Il resto può esse-
fare, anche se di certo non si tratta di una controparte    re fatto in qualsiasi modo, quindi l’impresa perde
con atteggiamenti particolarmente comprensivi.              l’unità di tempo e spazio. Si produce a Torino o a
   La nuova fase che stiamo vivendo è stata inaugu-         Brescia, come in Malesia: cioè non ha più impor-
rata da un opuscolo molto importante che ci è sta-          tanza. Così la Volkswagen produce automobili in
to consegnato dal segretario generale di Confindu-          Spagna, ma il motore viene dal Brasile.
stria. In esso si spiega che si produce per aumenta-           Questo per dire come questa unità di tempo e di
re il valore e che i lavoratori sono pagati in rappor-      spazio sia in realtà assolutamente divaricata: ci si tro-
to all’aumento del valore che determinano, che i pas-       va davanti, non al superamento del taylorismo in ter-
saggi di categoria si fanno solo nel caso in cui ciò rea-   mini di disciplina, ma a un modello industriale del
lizzi un aumento di valore. In sostanza, con questi         tutto nuovo rispetto al passato ed eccezionalmente
ragionamenti, si ritorna classicamente alle categorie       flessibile, dove contemporaneamente in un conti-
tipiche dell’analisi capitalistica, e cioè che i lavora-    nente si produce per un altro continente, e di cui la
tori sono molto importanti se producono valore e            logistica è l’aspetto decisivo. In questo senso, la pri-
se non lo producono vanno licenziati per il bene            ma operazione strategica che ha fatto la Fiat è stata
loro e dell’impresa.                                        quella di esternalizzare la logistica in modo tale da
   Per inciso, io mi ricordo benissimo che a Bolo-          non esser più nemmeno responsabile di chi produ-
gna, come a Brescia e a Roma, dentro il sindacato ci        ce i componenti che poi vengono assemblati.
sono sempre stati quelli che pensavano che stavano             È da qui che nasce la battaglia di fondo: io credo
vivendo nel migliore dei mondi possibili. Da que-           che oggi noi stiamo cercando di fare una scelta giusta
sto punto di vista noi abbiamo sempre fatto una lot-        perché se non recuperiamo oggi la riduzione d’ora-
ta politica interna, e anche quando eravamo ai ver-         rio nel settore manifatturiero non la recupereremo più.
tici delle organizzazioni sindacali, come nel caso di               Se la Fiom, i meccanici, non ripartono dalla essen-
Gastone, siamo sempre stati in minoranza. Per que-                  zialità della prestazione di lavoro, dalla condizione
sto ho detto che casualmente sono diventato segre-          di lavoro, non è possibile ricostruire la strategia
tario della Fiom in un momento di crisi della Fiom.         sindacale.
   Insomma, la Fiat dice che se non si produce per au-         Ed è per questo che noi pensiamo di realizzare
mentare il valore, o per accumulare profitto, è inuti-      una riduzione di orario che parta proprio dalle con-
le produrre e quindi coloro che non aumentano il va-        dizioni più pesanti della prestazione: questo deve
14 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


     essere il criterio secondo cui va dimensionata la ri-            Perché se l’uguaglianza non si fonda sulla diversità,
     duzione dell’orario, fino ad arrivare al fatto che per al-       la parificazione fra uomo e donna ha un significato
     cuni, come gli impiegati e i tecnici, ci sono altre riven-       solo apparente, ma non reale, così come la parificazione
     dicazioni, ma non quella della riduzione di orario.              fra un operaio che lavora alle linee di montaggio e un
        In realtà si tratta di una strategia sulla prestazio-         progettista, che lavora appunto a un progetto: le due
     ne di lavoro, sul controllo del tempo, perché di fron-           condizioni non sono assimilabili tra di loro se non di-
     te a un’impresa che si sta ridimensionando, il con-              versificando le rivendicazioni che sostengono e che vo-
     trollo del tempo diventa una funzione essenziale del             gliono migliorare la loro condizione.
     potere sindacale, senza il quale esso è nudo di fron-               Questa è in fondo la considerazione che mi fa pen-
     te a qualsiasi condizione.                                       sare che persone, amici come Gastone, non abbia-
        Il secondo argomento, che riguarda sempre la pre-             no esaurito la loro funzione: mai come in questo
     stazione, deriva da un’altra osservazione apparente-             momento quelle esperienze, allora compiute, pos-
     mente diversa, anche se non lo è. È diverso il modo              sono essere ridefinite reinterpretando il presente
     in cui noi oggi vogliamo affrontare, come vi ho det-             nella sua peculiarità e nella riproposizione possibi-
     to, la riduzione dell’orario rispetto all’esperienza del         le della strategia dell’uguaglianza – oggi io dico –
     ‘69, che si tradusse nella liquidazione del sabato. Og-          nella diversità. Questa è la condizione per una po-
     gi noi pensiamo a una riduzione inversamente pro-                litica sindacale che voglia affrontare la complessità
     porzionale alla struttura gerarchica dell’impresa.               dell’attuale mondo sociale e quindi le sue articola-
              La seconda diversità, che invece è anche una con-       zioni, che apparentemente sono fra di loro con-
              tinuità, è il modo in cui noi possiamo concepire l’e-   traddittorie, ma che possono essere modificate in
     guaglianza: io continuo a pensare che sia il valore fonda-       un disegno di uguaglianza.
     mentale del sindacato, senza il quale non è possibile un sin-       Allora ripartire, oggi, significa avviare nelle nuove
     dacato. Noi oggi la concepiamo come l’eguaglianza nella          condizioni l’operazione che fu compiuta alla fine de-
     diversità. In questo senso si apre un’apparente contraddi-       gli anni Sessanta, con i lavoratori e le lavoratrici prota-
     zione rispetto a quegli anni in cui l’eguaglianza era «dare      gonisti della loro storia e della lotta sociale. Ed è in que-
     a tutti la stessa cosa». Per noi oggi vuole dire dare a coloro   sto senso che considero assolutamente necessaria una
     che sono considerati deboli condizioni più favore-               continuità con quell’esperienza e in questo senso mi
     voli di quelli che sono considerati meno deboli.                 ritrovo, allora come oggi, nella stessa posizione.
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995          15



I princìpi fondamentali
   dell’unità.
 La proposta della Fiom

Documento presentato all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995,
stralci dallo Schema di documento del 26 luglio 1995
   Il sindacato unitario dei metalmeccanici ha il com-        del lavoro industriale. Semmai c’è da sottolineare il
pito di valorizzare il lavoro di donne e uomini sia           fatto che anni di rinuncia alla costruzione di una rea-
sul piano della condizione lavorativa e sociale, sia sul      le cultura industriale e di effettive politiche industriali
piano del riconoscimento del suo ruolo e delle sue            da parte dei governi e delle imprese hanno portato a
funzioni nell’ambito della società. […] Negli ultimi          un consistente abbassamento del livello competiti-
anni c’è stata una progressiva svalorizzazione e mar-         vo del paese, con una ritirata di fatto dai settori stra-
ginalizzazione sociale e culturale del lavoro nella so-       tegici (informatica, telecomunicazioni, aerospazia-
cietà italiana. Paradossalmente, mentre le imprese e          le, avionica ecc.), con l’effetto di portare parte di es-
le loro rappresentanze hanno assunto una posizio-             si sotto il controllo di multinazionali estere. Le uni-
ne sempre più centrale nella società e nella politica,        che capacità concorrenziali dell’Italia rimangono
la cultura industriale e la cultura del lavoro nell’in-       quindi nei settori tradizionali e maturi delle produ-
dustria sono state invece quasi cancellate dall’agen-         zioni di massa. Questo scivolamento ci colloca, a li-
da dei grandi temi di dibattito politico e culturale.         vello internazionale, nella fascia di competizione più
   È prevalsa nel mondo della cultura l’idea, nei fat-        bassa con i paesi emergenti. […] I dati Ocse dimo-
ti non vera, di una progressiva e rapida scomparsa            strano che, dopo quindici anni di pressione sui di-
del lavoro industriale e operaio sulla base dell’ipo-         ritti del lavoro, l’arretramento sociale del lavoro in-
tesi della loro sostituzione con l’automazione, da un         dustriale in Italia è arrivato a livelli che non trovano
lato, e con la terziarizzazione dell’economia, dal-           paragone negli altri paesi industriali e che, nonostante
l’altro. In questo processo è stato sottratto al lavoro       questa regressione sociale, il nostro tasso di disoc-
operaio il primo fondamentale diritto delle società           cupazione è anch’esso senza precedenti.
moderne: il diritto alla visibilità sociale. In realtà, an-      Una forte ripresa di iniziativa sindacale deve quin-
che i dati economici più recenti dimostrano la cen-           di avere al centro la lotta contro la disoccupazione e
tralità per l’economia del paese della produzione e           contro le forme di degrado del lavoro. In questo sen-
16 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


     so il punto fondamentale della cultura industriale ita-        sorse dal lavoro ai profitti e alle rendite, fino a confi-
     liana che bisogna riaffermare è che il diritto al lavoro       gurare un regime di assistenza al capitale anziché di
     non può essere contrapposto ai diritti di chi lavora.          promozione delle aree più deboli della società; la cul-
        […] Occorre superare i limiti dell’industrialismo,          tura dell’aziendalismo; l’esplosione della corruzione
     che in assenza di politiche industriali definite, ha pro-      come elemento sistematico e strutturale della politica,
     dotto processi di industrializzazione selvaggia (senza         dell’industria, degli affari. Questi elementi sono stati
     rispetto per i soggetti, per l’ambiente e per la politica      dominanti negli anni Ottanta e hanno costituito il
     territoriale), l’altra faccia della quale è rappresentata      terreno di coltura della nuova destra.
     dalla deindustrializzazione in atto, soprattutto dalla             La cosiddetta «rivoluzione liberale» – la cultura
     desertificazione del Sud.                                      comune del nuovo sistema politico – che pure per la
                                                                    sinistra significa soprattutto pari opportunità, consi-
     Sindacato                                                      ste nella centralità del mercato come supremo regola-
           e sistema politico,                                      tore degli interessi sociali, la liquidazione del ruolo del-
       la nuova destra                                              lo Stato come imprenditore, e per lo schieramento di
        […] Negli ultimi anni in Italia vi è stata una radica-      destra anche come regolatore. Per la nuova destra in-
     le e rapida evoluzione del sistema politico. […] La            fatti lo Stato rappresenta puramente e semplicemente
     prima risposta alla crisi è stata data dalla destra, attra-    il garante del libero mercato in senso «classico», con-
     verso la costruzione di un nuovo partito politico del-         cezione contraddetta dalla pur breve esperienza di go-
     la destra italiana, non più di cultura interclassista e de-    verno. E il liberismo è anche il criterio guida dei rap-
     mocristiana, ma che è riuscito a fagocitare nella sostanza     porti sociali: per questa ragione si propone lo sman-
     tutto il vecchio centrosinistra. L’invenzione di Forza         tellamento dello Stato sociale che dovrebbe essere so-
     Italia si basa sull’abbandono dell’idea di partito di          stituito da un quadro di diritti e protezioni sociali
     centro, come luogo e rappresentanza degli interessi ge-        fondati sul censo, trasformando la solidarietà in assi-
     nerali della società, tratto essenziale dell’esperienza del-   stenza, e destrutturando il mercato del lavoro.
     la Democrazia cristiana.                                           […] Per questo il sindacalismo confederale, pur nel
        […] Oggi è evidente che l’attuale crescita della nuo-       rafforzamento della sua autonomia, non può essere
     va destra affonda le sue radici negli anni Ottanta, che        neutrale di fronte ai valori e ai contenuti programma-
     sono stati la fase di incubazione dello schieramento           tici della destra.
     neoconservatore che si è affermato sulla scena politi-
     ca degli anni Novanta.                                         Il centrosinistra
        La promozione del rampantismo sociale; il prima-            Ma anche a sinistra il quadro di riferimento si è pro-
     to della speculazione finanziaria sull’attività industriale;   fondamente trasformato nel volgere di pochi anni. Il
     l’incremento delle disuguaglianze sociali e la riduzio-        superamento della concezione di classe si è intreccia-
     ne del peso del lavoro produttivo; l’attacco alla con-         to con il superamento di un modello sociale di riferi-
     trattazione sindacale e la riaffermazione dell’unilate-        mento che era il socialismo nelle sue varie interpreta-
     ralità del comando nell’impresa e nella società; la po-        zioni e che aveva trovato una configurazione nel so-
     litica di espansione del debito pubblico al posto di           cialismo reale, anche se via via non accettata. Il socia-
     una rigorosa politica fiscale che ha dirottato grandi ri-      lismo era però rimasto un orizzonte necessario, di cui
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995             17


la classe operaia era il motore fondamentale. Questo           le, non avendo posizioni pregiudiziali, ma solo sul-
processo ha però portato anche alla rinuncia della             la base delle sue posizioni, non rinuncerà a un con-
mediazione sociale garantita da quello che è stato chia-       fronto di merito sui programmi di entrambi gli schie-
mato il compromesso socialdemocratico o keynesia-              ramenti e darà, volta per volta, le sue valutazioni e
no, basato su un patto sociale fondato sull’accettazio-        prenderà le sue iniziative a fronte dell’attuazione di
ne delle regole del mercato e del paradigma taylori-           tali programmi, conservando la sua integrale auto-
sta-fordista in cambio di opportunità e di garanzie            nomia di iniziativa.
sociali offerte dallo stato sociale.
   Nell’ambito dell’articolazione della sinistra vi è poi      Autonomia del politico,
una forza politica che, partendo dalla tradizione sto-              indipendenza dal sociale
rica dei partiti comunisti, si propone come forza radi-            […] Tutti i partiti sono intesi come partiti dei citta-
calmente alternativa al sistema capitalistico.                 dini, come agglomerati di interessi e bisogni trasversali
   La coalizione di centrosinistra che si è costruita in-      rispetto alla segmentazione della società. Avviene qui
torno alla candidatura di Romano Prodi, come rispo-            un’ulteriore e definitiva separazione della politica
sta all’avvento della nuova destra, aspira a rappresen-        dall’economia e dalla società. La Politica con la P maiu-
tare una interpretazione moderna dello Stato come re-          scola è la politica dei cittadini. Infatti, se i sindacati so-
golatore dell’economia, del mercato, del conflitto so-         no i luoghi della rappresentanza degli interessi sociali
ciale. Lo Stato interviene e definisce delle regole che        e i partiti rappresentano tutta la politica, la mediazio-
riguardano la politica, le istituzioni, i rapporti sociali –   ne degli interessi non avviene a livello sociale ma a li-
per questo le regole sono fondamentali – e, inoltre, at-       vello politico e di qui viene – secondo questa conce-
tua delle politiche economiche e industriali in funzio-        zione – il primato dei partiti sui sindacati, considerati
ne del processo complessivo di sviluppo della società.         come strumenti subordinati e, in definitiva, delle mo-
   Lo Stato quindi, nella concezione del centrosinistra,       derne cinghie di trasmissione.
tende a recuperare accanto a quella della regolazione              Assistiamo a questo proposito, alla riaffermazione
una funzione di promozione di pari opportunità, ri-            – proprio nella logica in cui si va definendo l’architet-
acquisendo per questa via e facendo proprio un inte-           tura del nuovo sistema politico – di quella teoria del-
resse nazionale, che invece la destra non ha. Da que-          l’autonomia della politica, come indipendenza del po-
sto punto di vista si potrebbe dire che la destra rap-         litico dal sociale, che è stata una delle tendenze più co-
presenta in modo più direttamente corporativo gli              stanti, e assolutamente trasversali tra destra e sinistra,
interessi e i ceti dominanti che ha aggregato intorno a        del dibattito politico e culturale in Italia, soprattutto
sé, non esitando, allo scopo di difenderli, a mantenere        nello scorso decennio.
forme statalistiche. Il centrosinistra, secondo queste             E tuttavia, questo trionfo della politica è più appa-
intenzioni, costituisce invece un tentativo che punta          rente che reale. La politica, in questa concezione, fini-
alla modernizzazione del quadro politico e sociale             sce infatti con il ritrarsi impotente di fronte alle gran-
italiano, con una chiara vocazione europea in questo           di sfide del governo sui problemi della società moder-
contesto, dentro la quale i soggetti autonomi posso-           na e con il ridursi a tecnica della governabilità, a pura
no avere un maggiore spazio di iniziativa sulla base           amministrazione gestita da un ceto, mentre la società
dei valori della solidarietà.
                                                                                                            segue a pag. 21
   Di fronte a queste ipotesi il movimento sindaca-
18 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


      Come si fa a fare un accordo
                  senza il consenso dei lavoratori?
        Io credo che niente sia stato più distruttivo
                di aver fatto tante volte accordi senza consenso
     Relazione introduttiva all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995, già pubblicata
     integralmente in Atti dell’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea 10-11 ottobre 1995, Meta Edizioni, 1996

       […] Questa Assemblea nazionale                […] Io preferisco enunciare subito l’ipo-        sidente della Confindustria ha spiegato che
     della Fiom si svolge in un momento            tesi di fondo del mio ragionamento.                questa è una fase in cui gli aumenti di pro-
     cruciale, di importanza inedita per i                                                            duttività devono andare al capitale e non al
     metalmeccanici e per tutto il movi-             Credo che stiamo attraversando una               lavoro, perché devono servire a ricapitaliz-
     mento sindacale italiano. Nella mia             fase straordinaria e difficile, caratte-         zare le imprese per renderle ancora più
     esperienza sindacale non avevo mai              rizzata da un lato dai processi di pri-          competitive sul mercato internazionale. Più
     vissuto una fase come questa in cui             vatizzazione, di ristrutturazione e di           chiari di così non si poteva essere. Natu-
     tanti nodi vengono al pettine nello             concentrazione dell’industria italia-            ralmente, c’è sempre chi è disposto a spin-
     stesso tempo.                                   na e dall’altro dalla contrattazione             gersi ancora oltre. Così il vicepresidente
                                                     aziendale che abbiamo avviato, e che             della Confindustria dice che gli aumenti del-
       L’intero fronte della nostra strate-          è ora al momento della verità […].               le tariffe sono stati decisi dal governo e quin-
       gia è infatti sottoposto a un banco           Siamo a una svolta profonda di tra-              di i loro effetti sull’inflazione non devono es-
       di prova di asprezza inusitata […].           sformazione radicale dei rapporti so-            sere considerati ai fini del recupero sala-
       Credo quindi che il nostro dibattito,         ciali e politici, che io credo abbia un          riale biennale. Oppure il ministro del Lavo-
       cominciando dalla mia relazione, do-          significato non transitorio, poiché              ro, più sapientemente, argomenta che an-
       vrà avere la schiettezza che ci vie-          punta non solo a un nuovo sistema                che l’inflazione importata va tolta dal cal-
       ne imposta da questa situazione.              istituzionale, ma anche a una diver-             colo. La svalutazione è stata utilizzata con
       […] Al Congresso tireremo le somme            sa collocazione delle forze sociali in           la massima spregiudicatezza dalle impre-
       e, se ci sarà consentito, sviluppere-         campo, a partire dal sindacato.                  se per aumentare le esportazioni e far sa-
       mo fino in fondo la riflessione già av-                                                        lire fatturati e profitti, ma nel momento in
       viata. Io sono infatti particolarmente         E questa mi pare essere per noi la que-         cui la stessa svalutazione fa sentire i suoi
       convinto che noi siamo di fronte al-        stione principale. Se questo è vero, la co-        inevitabili effetti, tra i quali appunto l’infla-
       l’esaurimento della politica sindaca-       sa più urgente è adeguare la nostra capa-          zione importata, non riguarda più loro. So-
       le fin qui svolta e alla necessità di una   cità di analisi, di proposta, di risposta alle     no i lavoratori che se ne devono fare cari-
       nuova proposta strategica. La linea         nuove condizioni entro le quali si sviluppa        co, perché se i salari aumentano l’inflazio-
       dello scambio, inaugurata all’Eur           il confronto tra le forze sociali e le forze       ne può riprendere.
       nel ‘77, non ha più alcun spazio, per       politiche. La posta in gioco è altissima: so-
       la semplice ragione che non abbia-          no a rischio la struttura dell’industria italia-     Ma io voglio porre qui alle nostre contro-
       mo più nulla da scambiare. […] È ne-        na in settori di punta, l’intero sistema con-      parti una domanda. Perché è stata condotta
       cessario allora avere il coraggio di        trattuale, l’esistenza stessa del sindacato.       negli anni scorsi una battaglia feroce, prima
       una innovazione radicale nell’analisi                                                          per tagliare e poi per eliminare del tutto la
       e nella proposta. Questo è il compi-          […] Questa concentrazione del potere in-         scala mobile – con tanti tra di noi che spie-
       to del Congresso.                           dustriale e finanziario c’entra o non c’en-        gavano che questo tutto sommato avreb-
                                                   tra con la contrattazione aziendale? Il pre-       be dato maggior spazio alla contrattazione
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995                       19



– per cancellare tutti gli automatismi, e la        no solo gli elementi di competitività del-           Abbiamo bisogno di azione. Se il qua-
proposta che oggi ci fanno i padroni è un           l’impresa sul mercato internazionale.                dro è quello descritto, come è pos-
meccanismo automatico? Solo che invece                 […] Questa sarebbe la contrattazione?             sibile immaginare un accordo tran-
di essere riferito al costo della vita è riferito      Io capisco che oggi nelle fabbriche sia for-      quillo con le controparti? Allo stato
alla redditività dell’impresa e deve essere co-     te la pressione di avere dei soldi, comunque         delle cose è impossibile. Se voglia-
struito in modo tale che sia chiaro – così è        siano; penso anche che sia compito di chi            mo davvero affermare il nostro pun-
scritto nel decalogo della Federmeccanica           fa il nostro lavoro testimoniare la verità.          to di vista, è prevedibile che si ri-
sul premio di risultato – che nei quattro an-          È chiaro che i padroni nel momento in cui         apra il conflitto. Questo vale sia per
ni deve servire a pagare il meno possibile ol-      devono produrre al massimo sono dispo-               le vertenze sui processi di ristruttu-
tre che essere del tutto effimero.                  sti ad allargare un po’ i cordoni della bor-         razione, cosa che è già avvenuta, che
   Se l’azienda va bene prendi qualcosa, se         sa, tanto sono i primi a sapere che quan-            per la contrattazione aziendale.
va male niente.                                     do questa fase di ripresa avrà il suo decli-
   Non viene più pagato il lavoro, la produt-       no si riprenderanno indietro tutto. Questo            Nell’ultimo Comitato direttivo della Cgil io
tività, ciò che fai, perché il lavoratore è con-    è il salario integralmente variabile! Te lo pos-   non ho trovato elementi di divergenza con
siderato non un dipendente ma un socio del-         sono dare nel ‘96 e te lo possono ripren-          la relazione presentata dal segretario ge-
l’impresa e quindi guadagna o perde a se-           dere nel ‘97 o nel ‘98, quando le condizioni       nerale Sergio Cofferati. Ho detto che se
conda dell’andamento dell’impresa sul mer-          di redditività non ci saranno più e ti spie-       quello è il quadro analitico della situazio-
cato. Peccato che si tratti di un socio virtuale:   gheranno che, per le stesse ragioni per            ne, quella che manca ancora è la rispo-
gli azionisti virtuali purtroppo non votano, non    cui l’hai preso l’anno prima adesso non lo         sta. Se manca la risposta, è chiaro che
fanno parte dei pacchetti di comando, non           prendi più, in quanto tu stesso ti sei mes-        l’analisi rischia di diventare pura demago-
decidono assolutamente nulla, semplice-             so in questo meccanismo infernale.                 gia. Questo è il nodo che abbiamo di fron-
mente restituiscono all’impresa con una ma-                                                            te anche in questa Assemblea: se manca
no quello che ricevono con l’altra.                    […] A me pare che dobbiamo valutare             la risposta, noi stessi possiamo diventare
   E noi dovremmo accettare tutto questo?           bene cosa abbiamo effettivamente inten-            soltanto dei declamatori.
Questo sarebbe il massimo della nostra cul-         zione di fare, perché dalle nostre scelte di-
tura contrattuale? Non è un caso che, con           pende se ci sarà una contrattazione di se-            A me pare che l’interrogativo sostanzia-
un cinismo che non riesco a considerare             condo livello nel futuro. Se i metalmecca-         le sia questo: la nostra categoria è in gra-
involontario, Federmeccanica chiami il pre-         nici sono ridotti a fare una contrattazione        do di affrontare e di condurre a un risulta-
mio di risultato «salario di rischio».              salariale sugli indici di bilancio, sui premi      to positivo una battaglia sociale e politica
   Io vorrei che fossimo tutti più consape-         che si autofinanziano e che sono comple-           che per essere vinta ha bisogno di una con-
voli della portata strategica di ciò che stia-      tamente variabili a seconda della redditivi-       vinzione reale dei lavoratori? Noi ci mettia-
mo facendo. Ho visto alcuni accordi che             tà aziendale, credo che noi verremo espul-         mo in campo sul serio?
mi fanno venire i brividi. Ci sono addirittu-       si direttamente dalla contrattazione azien-           Della Federmeccanica si potrà dire di tut-
ra accordi che dicono che tutte le infor-           dale in fabbrica. Per controllare come fun-        to, ma non che non abbia fatto un’opera-
mazioni sono tutelate dal segreto industriale:      zionano dei meccanismi automatici basa-            zione seria per affermare il suo punto di vi-
di pubblico resta solo una formula, che co-         ti su indicatori di bilancio non serve il sin-     sta: ha preso una decisione nella sua as-
sì è incomprensibile, che lega i risultati sa-      dacato, non servono nemmeno le Rsu.                semblea generale, ha preparato un ma-
lariali a quanto è stato preordinato nel bi-                                                           nuale sul premio di risultato, ha fatto dei
lancio consolidato dell’impresa. Si può di-           Per tutto questo diventano impellenti            corsi di formazione a tutte le sue strutture
re che in questo modo il lavoro scompare,             le ragioni di una nostra controffen-             territoriali, non firma accordi difformi dai de-
la produttività del lavoro scompare, non ne           siva. Dobbiamo rispondere con i fat-             liberati assunti dall’Assemblea generale del-
rimane più traccia negli accordi e appaio-            ti, ma i fatti debbono essere decisi.            la stessa Federmeccanica.
20 Il sindacato nel tempo della globalizzazione



         Mi chiedo se noi ci siamo mossi con la      te integrante del ceto politico e del siste-        to tante volte accordi senza consenso.
     stessa serietà e con la stessa carica di ra-    ma politico all’interno del quale svolge un         […] Io credo che dobbiamo porci il pro-
     dicalità nell’impostazione di questa espe-      ruolo di lobby.                                     blema di una discussione severa con l’in-
     rienza contrattuale. Si tratta di sapere se       A fronte di questi rischi noi affermiamo          sieme del movimento sindacale, a partire,
     indirizziamo la contrattazione aziendale sul-   una concezione del sindacato, concepito             per quanto ci riguarda, dalla Cgil.
     la strada che abbiamo indicato o se la ve-      come una rappresentanza sociale diretta,
     ra linea di fondo che applichiamo è quella      che si avvale di una cultura autonoma ed              Noi abbiamo intenzione e ragione di
     che, comunque, bisogna prendere un po’          è fondata sull’autogoverno.                           dire che la fase dello scambio neo-
     di soldi, per cui alla fine, in modo oppor-       Il secondo punto riguarda la democra-               corporativo è finita. Non solo perché
     tunistico, prendiamo i soldi come vengo-        zia sindacale.                                        questa linea non ci ha dato un oc-
     no. Credo di non pretendere troppo se chie-                                                           cupato in più, un pezzo di salario in
     do che sia l’Assemblea nazionale della Fiom       Nel sindacato ci deve essere la pos-                più, una condizione di lavoro mi-
     a decidere qual è il nostro orientamento e        sibilità della più ampia discussione in-            gliore: semmai è accaduto il con-
     a chiedere un impegno corale della cate-          terna ma il punto chiave per noi è la               trario. I padroni ci hanno spiegato
     goria e un atteggiamento di rigore e di de-       validazione finale, il voto di tutti i la-          esplicitamente che non ci sono più
     terminazione nel modo in cui affrontiamo          voratori sulle piattaforme e sugli ac-              le condizioni dello scambio. C’è so-
     queste vertenze.                                  cordi, siano essi aziendali, nazionali o            lo da partecipare all’avventura eu-
         […] L’unità sindacale: quale significato      generali, che riguardano i loro interessi.          ropea o internazionale delle impre-
     acquista oggi la battaglia per l’unità?           […] Noi sosteniamo che questo è l’u-                se ed essere il più possibile d’ac-
         […] Abbiamo detto tante volte che non         nico modo per costruire un grande                   cordo con le imprese.
     vogliamo fare l’unificazione di Fim, Fiom e       sindacato. Perché un sindacato che
     Uilm, cioè delle rispettive burocrazie, ma        non recuperi totalmente e non so-                    Tutta questa discussione si concluderà
     un sindacato nuovo che inevitabilmente si         stenga quotidianamente il rapporto                al Congresso della Cgil. E devo dire che
     basa sulla generalità delle lavoratrici e dei     con i lavoratori è un sindacato che               se la discussione nella Cgil non cercherà
     lavoratori metalmeccanici. Infatti, non vo-       non ha futuro.                                    risposte, magari diverse, ma agli stessi pro-
     gliamo fare né il sindacato della sinistra,                                                         blemi che ho cercato di indicare, non sa-
     né quello del centrosinistra.                      Le esperienze politiche in Italia dovreb-        rà semplice varare lo stesso documento
         Del documento «I principi dell’unità», mi   bero pure averci insegnato qualcosa. Se             per il Congresso. Io credo che fare con-
     limiterò a illustrare i due nodi politici es-   noi non manterremo questa libertà e que-            gressi finti non serva a nulla, così come non
     senziali.                                       sta democrazia la pagheremo. Se tu trat-            serve a nulla trasformare il Congresso in
         Il primo punto concerne il ruolo del sin-   ti per tutti i lavoratori, e non solo per i tuoi    una pura conta e in una redistribuzione
     dacato dentro l’evoluzione del sistema po-      iscritti, un consenso dei non iscritti – che        dei gruppi dirigenti.
     litico e, quindi, il nodo dell’autonomia, an-   sono anche la maggioranza dei lavoratori               Se noi siamo, come io penso, all’esauri-
     zi dell’indipendenza del sindacato dal si-      – ci vorrà pure! E se il consenso non ce lo         mento di un’intera politica sindacale e quin-
     stema politico. Autonomia e indipendenza        danno? La risposta è semplice: se il con-           di di fronte alla necessità di costruire una
     sono le condizioni vitali per il sindacato      senso non ce lo danno non puoi fare l’ac-           nuova politica, che affronti tutto lo spettro
     per poter esercitare le sue capacità di rap-    cordo. Anche chi pensa al sindacato de-             dei problemi, dalla condizione di lavoro al-
     presentanza, che vengono minate alla ra-        gli iscritti, se non ha il consenso degli iscrit-   le prospettive dell’industria italiana, noi ab-
     dice sia da chi vuole schierare il movimen-     ti, non si trova di fronte allo stesso pro-         biamo bisogno di un confronto congres-
     to sindacale a lato di uno degli schieramenti   blema? Come si fa a fare un accordo sen-            suale aperto che abbia questa ambizione.
     politici che si fronteggiano, sia da chi con-   za il consenso dei lavoratori? Io credo che         Questa Assemblea deve dirci se la Fiom è
     cepisce il sindacato confederale come par-      niente sia stato più distruttivo di aver fat-       pronta a fare la sua parte.
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995          21


                                            segue da pag. 17   ne infatti anche al sindacato la necessità di alcune
                                                               scelte precise, pena la riduzione del sindacalismo
civile diventa il terreno nel quale domina un modello          confederale a una pura appendice strumentale del
di darwinismo sociale e l’aziendalismo si afferma co-          sistema politico e delle sue eventuali alternanze di
me cultura politica prevalente.                                diverse maggioranze e opposizioni che si possono
                                                               via via verificare.
Il sindacato                                                      L’autonomia del movimento sindacale infatti è con-
      come soggetto politico                                   cretamente messa in discussione da due pressioni, che
Per sfuggire a questa logica di subordinazione al si-          potrebbero minarla alla radice. La prima è costituita
stema politico la possibilità per il sindacato è di dar-       dall’ipotesi di schierare il sindacato al fianco di uno
si una dimensione politica autonoma, intesa come ca-           dei due schieramenti politici che si fronteggiano. È evi-
pacità non solo di rappresentanza ma di mediazione             dente che in questo caso il sindacato subirebbe una ri-
degli interessi sociali rappresentati. Nell’ambito di          duzione secca della sua capacità di rappresentanza.
questa logica il sindacato può diventare un soggetto           La seconda consiste nel rischio che il sindacalismo con-
politico, inteso però non come rappresentante di in-           federale venga assunto come parte integrante del ceto
teressi generali, ma come rappresentante degli inte-           politico e del sistema politico all’interno del quale svol-
ressi complessivi del lavoro dipendente in tutte le            ge un ruolo di lobby. Il sindacato non interviene più
sue forme, tanto più in una fase non solo italiana ma          in rappresentanza del lavoro, ma diventa una specie
europea, nella quale si passa a diversi mercati del la-        di agenzia di servizi per il lavoro. È altrettanto eviden-
voro, spesso per legge, in cui prevale una radicale spac-      te che in questo secondo caso il sindacato finirebbe per
catura tra quello del lavoro professionale e speciali-         rinunciare all’idea stessa di rappresentanza.
stico e quello fatto part time, lavoro a tempo deter-
minato e infine lavoro nero in tutte le sue forme.             Natura del sindacato
Tutto ciò è funzionale al sistema delle imprese (due              e della rappresentanza sociale
mercati del lavoro all’interno) per avere il massimo di        La prima questione cruciale da ribadire è la natura del
flessibilità da far agire secondo le convenienze. Tut-         sindacato, concepito come una rappresentanza socia-
to ciò fa parte degli interessi del lavoro dipendente.         le diretta, nel senso che non ha mediazioni, filtri cultu-
In altre parole, e anche se può sembrare un parados-           rali di tipo ideologico o partitico e, quindi, si avvale di
so, il sindacato può dare una dimensione politica au-          una cultura autonoma ed è fondata sull’autogoverno.
tonoma al suo agire solo alla condizione di accettare             Rappresentanza sociale diretta e cultura autonoma
integralmente la propria parzialità, il proprio essere         sono realizzabili attraverso la capacità di analisi cono-
rappresentante di una parte della società.                     scitiva della condizione sociale di donne e uomini e la
   Scaturisce da qui una delle ragioni più forti che so-       capacità di valorizzare le diverse soggettività. Questo
stengono la costruzione di un nuovo soggetto sinda-            richiede una rilettura delle esperienze fatte – in parti-
cale unitario, democratico e pluralista, proprio nella         colare nel sindacato metalmeccanico – e una innova-
necessità di allargare al massimo la rappresentanza del-       zione capace di far progredire, nelle pratiche, l’idea di
le ragioni e degli interessi del lavoro dipendente nelle       un sindacato di donne e di uomini. Questo non è ri-
sue stratificazioni e nella sua complessità.                   ducibile a questione di presenze numeriche negli or-
   L’evoluzione del sistema politico italiano impo-            ganismi, né tanto meno, a una omogeneità «al maschile»
22 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


     della rappresentanza. La mediazione degli interessi       sia l’interesse generale di tutto il lavoro dipendente
     passa attraverso una comune cultura, basata sul rico-     e, quindi, a definire le priorità essenziali dell’agire
     noscimento di soggetti diversi.                           sindacale. Ciò significa che anche la confederalità è,
        Ma come per tutte le rappresentazioni sociali          volta per volta, un progetto. Questo progetto, ov-
     che vivono nella società civile, esiste il problema di    viamente, può essere inteso come progetto giacobi-
     come esse si autogovernano. Per il sindacato la pri-      no, con tutte le conseguenze che nascono da una con-
     ma scelta da compiere è se si autogoverna in una          cezione di elitarismo burocratico dei gruppi dirigenti
     dimensione complessiva degli interessi del lavoro         che si sentono più illuminati e lungimiranti dei rap-
     dipendente o in una dimensione frazionata, cor-           presentati – in tale concezione la prassi reale spesso
     porativa di questi interessi.                             è rappresentata dal coacervo degli interessi, che si
        La differenza fra il sindacalismo confederale e il     rappresentano in puri rapporti di forza distruggen-
     sindacalismo corporativo è qualitativa: da una par-       do l’idea stessa di confederalità – oppure come pro-
     te il punto focale è la rappresentanza complessiva        getto rappresentativo e democratico e, quindi, basa-
     degli interessi di tutto il lavoro dipendente, con la     to sulla verifica e, volta per volta, sulla validazione da
     capacità di costruire volta per volta le mediazioni e     parte delle lavoratrici e dei lavoratori come condi-
     gli equilibri necessari; il sindacalismo corporativo      zione per l’affermazione del progetto stesso.
     rappresenta invece gli interessi di gruppi, per cui non      Queste sono due tendenze contrapposte che so-
     c’è mai una mediazione fra interessi diversi ma la        no sempre esistite e si sono scontrate molte volte
     prevalenza di quelli più forti.                           nella storia sociale europea.
                                                                  Anche il problema dell’autonomia, che costitui-
     Una «nuova confederalità»:                                sce un altro nodo essenziale per la concreta collo-
        per un progetto                                        cazione del movimento sindacale di fronte al siste-
              sindacale autonomo                               ma politico, può essere affrontato e risolto nel-
      basato sulla democrazia                                  l’ambito di queste coordinate generali. L’autonomia
     Da tutto ciò dipende una ridefinizione del concet-        del sindacato è infatti un progetto che ha bisogno
     to stesso di confederalità. La nuova confederalità        di connotazioni sociali, culturali e politiche. È quin-
     non è un luogo, non si identifica con una struttura       di un progetto che si incardina sulla rappresentan-
     del movimento sindacale, quella confederale ap-           za degli interessi del lavoro dipendente e che rap-
     punto, gerarchicamente sovraordinata alle altre, co-      presenta, perciò, una parte della società in con-
     me quelle di categoria. Si tratta di passare a una        fronto e/o in conflitto con altre parti della società.
     concezione del sindacato confederale come di una             Superando tutte le concezioni organicistiche e mec-
     specie di a priori, a una sintesi reale come risultato    canicistiche della società, ma anche le tendenze cul-
     di un processo di ricomposizione di interessi diversi,    turali che tendono a considerare l’insieme della so-
     anche in conflitto tra loro, e di integrazione di di-     cietà come un sistema aziendale, noi infatti pensiamo
     verse culture di cui sono portatori uomini e donne.       che sia da questo confronto/conflitto che, volta a vol-
        La nuova confederalità – che così definiamo pro-       ta, possa emergere l’interesse generale del paese.
     prio perché non è un dato a priori ma è da costruire         Al contrario, se vi è una forza, come avviene og-
     – è quindi una mediazione necessaria tra i diversi        gi per il sistema delle imprese, che pretende di rap-
     interessi che punta a definire, volta per volta, quale    presentare da sola l’interesse generale del paese, a
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995     23


questo punto inevitabilmente le altre forze e gli al-      dello sindacale che può essere il fondamento di un
tri interessi devono essere manipolati, strumenta-         nuovo soggetto sindacale unitario, democratico e
lizzati e utilizzati a quel fine. Noi non possiamo         pluralista. È bene mettere meglio in evidenza al-
accettare questa manipolazione e questo è, ovvia-          cuni concetti chiave.
mente, un fatto essenziale per la nostra autonomia.           Il primo punto fondamentale è che la concerta-
   Per queste stesse ragioni il sindacato non può in       zione per ciò che concerne i rapporti con il gover-
alcun modo scegliere una collocazione collaterale          no e con il sistema delle imprese, e la partecipazio-
a una delle due parti del sistema politico, rischian-      ne per quanto riguarda i rapporti con ogni singola
do cioè di diventare il sindacato di governo o il sin-     impresa debbono essere considerate un metodo e
dacato di opposizione. Queste due strade, appa-            non un fine dell’agire sindacale. Nell’ultima fase,
rentemente così alternative tra loro, finiscono in real-   invece, la concertazione ha rischiato di divenire ad-
tà per essere la stessa cosa, perché corrispondono al-     dirittura un’ideologia e ha assunto il significato di
le due forme in cui si articola il sistema politico mag-   un obbligo a concludere, a chiudere con un accor-
gioritario, dopo la fine del partito centrale del si-      do tutti i negoziati triangolari.
stema politico. E sono forme entrambe subalterne,             […] Dobbiamo dire che questa ideologizzazio-
perché sono subordinate al sistema politico e, quin-       ne della concertazione e della partecipazione ha gra-
di, interpreti degli interessi del sistema politico e di   vemente indebolito le possibilità della contratta-
affidamento e delega al sistema politico di quella me-     zione sindacale e, in molti casi, ha prodotto un pro-
diazione sociale che invece il sindacato dovrebbe          fondo logoramento del rapporto tra il sindacato e
appunto rappresentare e gestire direttamente.              i lavoratori.
   Il progetto autonomo, fondato sulla mediazione             Se questo è vero, è necessario che la concertazione
tra gli interessi rappresentati, cui si deve ispirare      sia un metodo di confronto democratico utile per
l’agire sindacale non è un progetto sociale poiché es-     affrontare i grandi problemi generali della società
so si misura con un quadro sociale di riferimento e        attraverso negoziati triangolari con il governo e con
con i suoi valori fondamentali. Questi valori oggi         la Confindustria.
possono essere indicati nella libertà, nell’uguaglianza       Allo stesso modo la partecipazione è un meto-
e nella fraternità, intesa soprattutto come solida-        do utile alla condizione che assuma i criteri fonda-
rietà. Il sindacato non ha una concezione organica         mentali della codeterminazione, e cioè dell’esistenza
della o delle società, ma non esclude la ricerca di un     di due soggetti distinti e autonomi, della pari di-
sistema economico-sociale diverso da quello at-            gnità degli interessi rappresentati.
tualmente vincente.                                           Occorre però dire che oggi non è così in gran par-
   Per questa ragione il progetto sindacale assume         te delle imprese e, spesso, nelle più importanti: in-
una dimensione complessiva e ha un punto di vista          fatti sul piano culturale c’è una netta prevalenza de-
autonomo sulla politica, sulle istituzioni, sulle al-      gli interessi dell’impresa su quelli del lavoro.
tre forze che rappresentano altri interessi.                  Noi riteniamo che l’impresa non sia e non possa
                                                           essere il luogo di un’armonizzazione obbligatoria
Quale modello sindacale                                    degli interessi, perché questa concezione non tiene
  A questo punto del ragionamento dovrebbero               in considerazione il fatto che dentro l’impresa
essere già chiari i lineamenti fondamentali del mo-                                               segue a pag. 28
24 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


      Il sindacato non è
                 una pura sembianza,
               non è una sigla,
          è un modo di partecipare
                     per poter decidere il proprio destino
     Conclusioni all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995.
     Il testo è tratto dallo sbobinato dell’intervento




        Mi pare francamente che sia indiscutibile,          In una certa misura la nostra crescita, le
     davvero indiscutibile, come questa Assem-           nostre stesse possibilità di avanzamento           Fin dalla nascita e dopo la Secon-
     blea nazionale abbia potuto discutere con           derivano dal modo in cui il Movimento ope-         da guerra mondiale abbiamo do-
     franchezza, con senso di responsabilità e con       raio italiano, forse l’unico in Europa, il mo-     vuto conquistare tutto ciò che ab-
     assoluta libertà sui problemi che abbiamo di        vimento sindacale, ha avuto una storia par-        biamo e talvolta abbiamo perso
     fronte, sui punti cardine, io credo, della pro-     ticolare, cioè ha avuto sempre un confronto        molto di ciò che avevamo, ma sem-
     spettiva che ci sta davanti, e in particolare –     netto, preciso con la sua controparte sen-         pre avendo un nostro punto di vista
     perché non dirlo – su come il nostro sinda-         za che vi fossero in qualche modo am-              sulla società italiana; avendo sem-
     cato possa realmente trasformarsi in una fa-        morbidimenti da parte dello Stato attra-           pre un’idea di grande trasforma-
     se che si presenta, come ho già detto, mol-         verso particolari legislazioni di sostegno, o      zione della società.
     to difficile e complicata per noi e per il paese.   da parte di capitalisti illuminati.
        […] Vedete, io parto da una considera-              Si potrebbe dire, perfino, che noi sia-         Non sarebbe così se non avessimo avu-
     zione del tutto elementare: io non sono mai         mo cresciuti nel libero mercato. Chi più         to prove evidenti dalla nostra storia; in fon-
     stato convinto del tutto che ciò che è suc-         del sindacato italiano è cresciuto nel li-       do il Piano del lavoro di Di Vittorio rappre-
     cesso nella società italiana abbia avuto un’u-      bero mercato? Chi più del sindacato ita-         sentava e ha rappresentato una grande in-
     nica forza dominante: da un lato le forze           liano ha dovuto conquistare – volta per          novazione non solo sociale ma anche cul-
     più importanti del paese, e dall’altro, come        volta – le sue posizioni? Chi più del ca-        turale del nostro paese, quando le classi
     Gramsci diceva, le classi subalterne.               pitalismo italiano ha cercato sempre in          dominanti erano classi dominanti che non
                                                         qualche modo nel suo antagonista, e cioè         avevano nemmeno percepito la possibilità
       Credo che noi non siamo una clas-                 nel movimento sindacale, di colpire, qual-       di nuove politiche industriali e generali, co-
       se subalterna, ma non lo siamo pro-               che volta persino azzerare, e in tutti i ca-     me il keynesismo, e in tutti i casi non ave-
       prio nel significato che aveva agli               si di indebolire la sua portata immediata        vano ancora concepito la possibilità e il si-
       inizi del Novecento questa espres-                e storica?                                       gnificato che assumeva in Italia la grande
       sione, cioè non siamo una classe                     Io credo che questa sia una riflessione       produzione di massa e quindi un allarga-
       che dipende culturalmente, politi-                molto significativa; noi non assomigliamo        mento smisurato del mercato rispetto alle
       camente, socialmente da ciò che                   né al Movimento operaio inglese, né a            fasi precedenti.
       dice il grande padronato italiano.                quello tedesco, noi siamo una cosa in una          […] Io ho pensato, e penso tuttora, lo
                                                         certa misura particolare e generale.             penso soprattutto oggi, che siamo in una
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995                     25




fase in cui è necessaria una grande inno-         che al centro dell’intervento del compagno          nella nostra organizzazione, credo che chi
vazione, vedete, questo non solo perché i         Cofferati, di fronte a un’iniziativa così vasta     ha una cultura liberale, come oggi si usa
dati storici, essenziali della società europea    che avviene su tutti i settori, che affronta tut-   dire, e cioè contempla una società avan-
e mondiale, si sono profondamente tra-            te le questioni, che riproduce vecchie e nuo-       zata o comunque aperta, chi fa l’analisi
sformati in questi ultimi dieci anni; e non       ve disuguaglianze, che punta alla ghettizza-        come noi dell’esistenza di gruppi sociali
solo perché stanno cadendo quelle illusio-        zione di interi strati della popolazione, io non    diversi anche nel lavoro dipendente, chi,
ni che pensavano che con l’89 e con la            credo che sia possibile pensare che si può          come noi, è entrato e rientrato nelle azien-
cancellazione del Muro di Berlino, assolu-        fare un passo indietro perché domani ne fa-         de per assumerne tutte le valutazioni, tut-
tamente giusta, ovviamente, si aprisse chis-      remo due in avanti, io non credo a questo.          te le iniziative, tutte le possibilità, deve
sà quale era di abbondanza e quale era di         Penso addirittura che le posizioni modera-          comprendere che di fronte a conflitti so-
sviluppo. Io penso […] che il capitalismo         te abbiano la scandalosa inevitabilità di co-       ciali, di fronte cioè a esigenze diverse, di
mondiale, soprattutto il capitalismo euro-        prire un’ennesima sconfitta. Ora, questo è          fronte a una situazione in cui si presenta-
peo abbia sempre dovuto tenere conto in           il punto e il nodo della questione, e sempre        no gli interessi anche nella loro immedia-
qualche modo dell’esistenza dell’esigen-          in questi momenti, permettetemi di dirlo,           tezza, il conflitto diventa necessario.
za di un altro sistema, e certo ha prodot-                                                               […] Chi può regolare questo processo
to, il capitalismo europeo soprattutto, po-         la Fiom e la Cgil hanno avuto la pos-             se non il conflitto? Quando gli interessi so-
litiche sociali proprio per difendersi in qual-     sibilità di fare uno scatto in avanti             no diversi e sono in competizione fra di
che modo con tutta la determinazione ne-            come lo hanno fatto alla fine degli               loro, se non c’è il conflitto che regola que-
cessaria dall’attrazione bipolare che av-           anni Cinquanta, così come c’è sta-                sti interessi, c’è solo la dittatura, perché
veniva allora nel mondo e faceva appari-            ta una discussione feroce all’inter-              la democrazia è proprio fondata su que-
re come concreta un’altra società, cosa             no della Cgil su tutte le questioni               sto, sulla possibilità che vi sia il conflitto
che ovviamente non si è verificata. Ma non          che riguardavano i modelli di con-                come regolatore del processo.
c’è dubbio che durante tutto quel per-              trattazione a partire dagli anni Ses-                Una democrazia senza conflitto non esi-
corso idee generali si sono combattute              santa, così come sono stati i gran-               ste, una democrazia senza conflitto porta
tra loro e il tempo e la storia ne hanno de-        di avvenimenti sociali degli anni Set-            inevitabilmente all’autoritarismo e a espe-
terminato la conclusione.                           tanta: sempre un’innovazione ha                   rienze storiche che questo secolo ci ha da-
    Noi siamo allora di fronte alla necessi-        permesso di superare elementi di                  to e credo che tutti noi abbiamo acquisito.
tà di una grande innovazione; io sincera-           difficoltà, elementi di contraddizio-
mente penso di sì, lo penso perché sono             ne. L’innovazione è il punto centra-                […] A me pare che questo sia il no-
certo del fatto che ci troviamo proprio nel-        le, è la forza delle nostre idee.                   do della questione, quello cioè di sa-
la fase in cui non si può arretrare in mo-                                                              pere se noi effettivamente abbiamo
do ordinato.                                         […] Questa è la forza di questa Confe-             – sia pure parzialmente – conquistato
    Non è vero che possiamo fare – ricordate      renza, non il fatto che le posizioni sempli-          un punto di vista, se la nostra valu-
la formula? – un passo indietro oggi per far-     cemente si sono avvicinate, non il fatto              tazione rispetto ai punti di vista del-
ne due avanti domani; io non credo che            che ci sono molti punti di linguaggio co-             le nostre controparti è veramente un
siamo in questa situazione, cioè io temo          mune, anche questo certo, ma soprattutto              punto di vista differente, e se ab-
che gli aspetti più moderati, che pure si pre-    abbiamo conquistato il significato neces-             biamo intenzione di far prevalere il
sentano nel movimento sindacale, siano            sario della svolta, come condizione per               nostro punto di vista. Se è così, in
anche terribilmente poco realistici.              l’affermazione di questo sindacato.                   una società libera e democratica, il
    Pensare seriamente che di fronte a un’of-        Di fronte a questo, di fronte a questa ne-         conflitto diventa inevitabile.
fensiva così vasta, che del resto è stata an-     cessità sentita e voluta forse da tempo
26 Il sindacato nel tempo della globalizzazione




         Su questo, non il conflitto – come si di-        Che cosa ho chiesto?                             pra in dollari, l’inflazione è inevitabile, la sva-
     ceva una volta – per il conflitto, ma il con-        La Cgil, insieme alla Cisl e alla Uil, pensa-    lutazione porta per forza all’inflazione, a me-
     flitto finalizzato a risolvere problemi, cioè    no che sia venuto il momento in cui dal con-         no che non si distruggono decisamente i
     proprio l’eminente questione della demo-         fronto, così come oggi si conduce sulle po-          salari dei lavoratori, in modo tale che non
     crazia, cioè il fatto che alla fine le perso-    litiche finanziarie, cioè sulla Finanziaria, sia     abbiano nemmeno più le possibilità ele-
     ne debbono contare.                              necessario che tutto il movimento sindaca-           mentari di sussistenza.
         Come diceva Churchill: «La democrazia        le riesca a definire un progetto in modo ta-
     è l’unico metodo che permette di contare         le che il confronto con la controparte priva-           Proprio per queste ragioni credo che
     le teste, senza romperle», e questo è pro-       ta e pubblica e il confronto con il governo             noi siamo davvero in una situazio-
     prio il punto.                                   sia un confronto di merito, in grado di far ca-         ne in cui in una certa misura, e per-
         Se non c’è questo, noi ci incamminiamo       pire quale altra possibilità c’è per l’Italia, per      mettetemi di dirlo, è bello essere in
     verso una società illiberale.                    avere una sua logica di sviluppo.                       un sindacato, in un grande sinda-
         Proprio per queste ragioni, che questo           […] Se noi non decidiamo una piattafor-             cato. Ed è bello essere in un gran-
     sia l’asse essenziale della nostra iniziativa,   ma che metta insieme tutto il movimento                 de sindacato perché si ha quasi la
     dobbiamo prendere atto che una serie di          sindacale, che progetti un’ipotesi di con-              percezione – e preferirei che fosse
     iniziative sono state messe in crisi dagli av-   fronto sulle questioni strategiche che ri-              diretta la percezione – di interveni-
     venimenti, dalla situazione. Non vi è la pre-    guardano il nostro paese, non ci sarà nes-              re per decidere il proprio destino.
     tesa di essere i primi, vi è però la pretesa     sun governo al mondo, né di centrodestra
     di dire che, avendo consumato tutte le ri-       né di centrosinistra, che lo farà.                       Io credo che questo sia il sindacato per le
     sorse precedenti, abbiamo bisogno di nuo-            Dico che per me questa è l’azione.               lavoratrici e i lavoratori italiani, non un’altra
     ve risorse.                                          E se un’azione fosse necessaria su un            cosa. Il sindacato non è una pura sembian-
                                                      progetto, cioè avere anche un’azione di mo-          za, non è una sigla, è un modo di parteci-
       Ed è in questo che forse le grandi or-         vimento, a quel punto l’azione è giusta. Fa-         pare per poter decidere il proprio destino.
       ganizzazioni dimostrano di essere              re un’azione solo per protestare, mi pare                E, allora, io non ho dubbi, e qui è stato det-
       grandi. E lo dimostrano non per l’at-          che l’abbiamo già superata questa fase.              to da vari compagni, da vari interventi, che
       teggiamento intrapreso, in cui la lea-             Questo è il nodo della questione, è su que-      nel momento in cui si apre una discussione
       dership di un dirigente incorpora tut-         sto che noi ci siamo mossi, è su questo              tra gli iscritti e i non iscritti io non ho dubbio
       te le idee e tutte le aspirazioni di chi       che abbiamo fatto un’ipotesi; è su questo            alcuno nel dire che il mio privilegio va verso
       questa leadership subisce. No, è il            che Cesare Damiano poteva dire che, nel              gli iscritti. Sarebbe cosa ben strana se di-
       contrario. Lo dimostrano quando le             mentre Confindustria parla di inflazione, al-        cessi il contrario!
       leadership sono in grado di mobilita-          za i prezzi industriali due volte l’inflazione!          Non si capirebbe perché noi esistiamo, pe-
       re tutte le risorse di iniziativa, di ar-          È questo il momento in cui succedono             raltro, se non fosse così. Ma proprio perché
       ricchimento, quindi costruire quel             le cose più strane del mondo e in cui l’au-          il privilegio essenziale va verso gli iscritti, pro-
       processo che solo una grande orga-             mento delle tariffe dovrebbe essere detratto         prio perché noi dobbiamo costruire tutte le
       nizzazione è in grado di fare. Una             dal salario dei lavoratori e addirittura l’in-       condizioni per cui uno che è iscritto al sin-
       grande organizzazione, infatti, solo           flazione importata dovrebbe esser detrat-            dacato senta di possedere un grano del pro-
       nel confronto, nella franchezza delle          ta, quando si sa che solo la Germania non            prio futuro, possa discutere e decidere, e de-
       idee può crescere e può svilupparsi.           avrà l’inflazione perché vende in marchi e           cidere delle strategie del proprio sindacato,
                                                      compra in dollari.                                   possa discutere e decidere sulla possibilità
       […] È qui che viene il terzo punto con-            Ma per chi vende in lire italiane e, quin-       di costruire un nuovo sindacato unitario, eb-
     clusivo del mio argomento.                       di, è costretto all’area del marco, e com-           bene, vivaddio!
Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995                       27




   Penso che, però, se si comincia a dire           sta conferenza trae forza nel poter dire che        tà del processo produttivo e la forza e il si-
che quest’altro non si scioglie e quest’al-         modificherà la sua pratica concreta, a par-         gnificato del lavoro umano nel processo
tro nemmeno, direi che è inevitabile che il         tire dalle fabbriche, e inizierà un nuovo per-      produttivo.
sindacato nuovo è la somma di quello che            corso di confronto, di discussione, di trat-            Credo che noi possiamo aspirare ad apri-
c’è, ma per fare la somma di quello che c’è         tativa con le proprie controparti? Cioè tro-        re questa fase dentro la Fiat, non per fare
non bisogna fare un sindacato nuovo.                verà quelle risorse necessarie per credere          un’unica soluzione, ma per costruire tutti
   Semmai vogliamo fare un sindacato che            alla possibilità di un progetto?                    quei criteri necessari al livello degli stabili-
va molto oltre all’attuale situazione.                  Io credo che un passo avanti importan-          menti che diano forza all’ipotesi di un’in-
   Ora, io dico la cosa più elementare: pro-        te l’abbiamo fatto e che tutti abbiamo da-          terpretazione della qualità per l’insieme de-
prio perché c’è questo privilegio degli iscrit-     to un contributo a questo passo avanti.             gli stabilimenti, e a seconda della loro spe-
ti e delle iscritte, io penso che noi abbia-            La discontinuità, quindi, si presenta come      cificità.
mo la forza, attraverso la democrazia, di far       innovazione, l’innovazione si conferma co-              Lo penso perché noi non accettiamo più
valutare il confronto, il dibattito, la trattati-   me la migliore tradizione della Cgil, la migliore   una centralizzazione della contrattazione,
va, la conclusione finale.                          tradizione della Fiom, proprio in questo sfor-      che voglia dire da un lato le Segreterie na-
                                                    zo di comprensione della società italiana e di      zionali e dall’altro la controparte, e alla fi-
  Questo perché non siamo una pic-                  possibili percorsi di trasformazione.               ne ciò che è fatto è fatto!
  cola setta, non siamo dei piccoli ini-                E allora, per questo saremo prima di tut-           Non è più possibile contrattare così!
  ziati che, in qualche modo, voglio-               to severi con noi stessi, severi davvero con            Le Rsu hanno significato solo in questo,
  no costruire una cosa, paghi solo di              noi stessi, e saremo aperti alle valutazioni        se diventeranno soggetti, nel senso pro-
  quello che fanno tra di loro; noi vo-             di tutti.                                           prio che saranno in grado di elaborare e
  gliamo essere una forza generale ed                   […] Io non voglio più tornare sulle que-        di prospettare soluzioni che tengano con-
  è per questo che abbiamo bisogno                  stioni di merito che sono state qui bene            to delle articolazioni delle sedi contrattua-
  di un contributo di tutti i lavoratori            tratteggiate, però mi chiedo: è possibile sul       li, in modo da rompere la centralizzazione
  e le lavoratrici e a essi dare la pos-            serio che noi possiamo fare un premio di            generale che le grandi imprese italiane han-
  sibilità della conclusione sui loro in-           risultato – perché si parte da lì – che sia as-     no determinato, e quindi di permettere
  teressi, perché questo è l’unico mo-              solutamente uniforme e non lasci traspari-          un’articolazione di confronto che valuti e
  do per affermare la forza di un gran-             re nulla delle diverse specificità delle im-        sottolinei tutte le diversità.
  de sindacato.                                     prese Fiat e dei settori tecnologici della Fiat?        Se in questo sforzo riusciremo, tutta l’i-
                                                        Io credo di no. Mi pare, compagni, e per-       potesi neocorporativa crolla, la centraliz-
   Così come è forte un grande sindacato            mettetemelo, che la cosa che più sta al             zazione non avrà più senso, nel senso che
che, nel momento in cui i lavoratori e le la-       cuore della questione Fiat sia proprio la           non sarà più possibile percorrerla e, a quel
voratrici respingessero il suo accordo, sia         qualità.                                            punto, i lavoratori finalmente produttori po-
capace di dire: «l’accordo non c’è più!».               La Fiat nello stesso giorno di Melfi ha cer-    tranno esprimere essenzialmente la loro
   Questa è forza, non debolezza!                   cato di intervenire con i suoi uffici stampa        ipotesi su tutte le partite che si aprono,
   E la forza della ragione è la forza della        per impedire che fossero scritte cose che           dal governo dei processi fino alle condizioni
strategia, cioè la forza di chi pensa che non       erano critiche della qualità riscontrata a Mel-     di lavoro.
vive solo quotidianamente, ma che dal quo-          fi, alla Fiat interessava che non ci fosse scrit-       […] Io personalmente credo che sia pos-
tidiano trova le risorse per far esplodere la       ta la parola «qualità».                             sibile farlo, dipende da tutti noi che ciò suc-
sua iniziativa nel futuro.                              La qualità che cosa vuole dire? Vuol di-        ceda, dipende da tutti noi se la storia so-
   […] Io ora mi chiedo, e vi chiedo: se la         re prestazione di lavoro, vuole dire orga-          ciale di questo paese cambierà positiva-
vecchia pratica non è più possibile, que-           nizzazione del lavoro, in sintesi la corposi-       mente.
28 Il sindacato nel tempo della globalizzazione


                                                segue da pag. 23   Democrazia:
                                                                             l’ultima parola ai lavoratori
     esiste un conflitto di interessi. In altri termini,              Nella concezione del nuovo soggetto sindacale
     rifiutiamo l’ideologia regressiva che concepisce              democratico, unitario e pluralista, è necessario in-
     l’impresa come una comunità di interessi, perché              dividuare la fonte e la legittimazione del suo pote-
     essa ha il solo significato concreto di manipolare            re, che sono gli iscritti. Il problema dell’agire sin-
     gli interessi del lavoro in funzione di quelli                dacale è, come abbiamo già detto più volte, la me-
     del capitale.                                                 diazione degli interessi sia all’interno del luogo di
        Viceversa, noi riteniamo sia necessario affer-             lavoro che sul piano sociale generale, la mediazio-
     mare una concezione democratica dell’industria,               ne che volta per volta si assume deve trovare il con-
     che ne fa il luogo della mediazione sociale tra im-           senso maggioritario dei lavoratori. Tutti gli atti
     prese e lavoro. Se, infatti, gli interessi sono irridu-       dell’agire sindacale debbono avere la validazione
     cibili, la mediazione è necessaria. Vale a dire che gli       maggioritaria necessaria, attraverso il voto delle la-
     interessi del lavoro e quelli dell’impresa per poter          voratrici e dei lavoratori.
     cooperare debbono riuscire a mediarsi, a trovare                 I congressi sindacali sono invece il luogo della
     un possibile punto di equilibrio tra loro.                    definizione strategica e della elezione dei gruppi di-
        Questa logica esalta la funzione della contratta-          rigenti e assegnano, quindi, il potere di decisione agli
     zione che è lo strumento che, volta a volta, misura           iscritti. Se la definizione strategica è, come abbiamo
     questo rapporto tra gli interessi in campo, in ter-           già visto, connessa con la scelta di un quadro socia-
     mini quantitativi per quanto concerne i processi              le di riferimento e punta quindi a definire degli obiet-
     distributivi e redistributivi e in termini qualitativi        tivi, i passaggi intermedi per costruire questo qua-
     per quanto riguarda i processi di valorizzazione              dro di riferimento, bisogna sottolineare che sia il con-
     del lavoro e del capitale. In questo modo la con-             gresso confederale che il congresso di federazione
     trattazione sindacale diventa lo strumento attraverso         sono momenti generali nel senso che entrambi
     il quale si esercita, in modo consensuale e non au-           contribuiscono a definire una strategia complessiva.
     toritario, la regolazione degli interessi. Al contra-            Le categorie rappresentano una parte delle lavo-
     rio, come recenti esperienze dimostrano, la distor-           ratrici e dei lavoratori, ma non rappresentano una
     sione ideologica della partecipazione la rende al-            pura articolazione del dibattito e della decisione con-
     ternativa e sostitutiva della stessa contrattazione.          federale. Quando si definiscono come parte, all’in-
        Da questo punto di vista anche il conflitto as-            terno delle altre parti del mondo dipendente, lo fan-
     sume una funzione di regolazione sociale. Il con-             no in termini solidaristici ed egualitari.
     flitto nasce, infatti, dalla presa d’atto della diversi-         Le elezioni delle Rsu hanno dimostrato come
     tà degli interessi e, nella misura in cui questi non          esse rappresentino, nella maggior parte dei casi, tut-
     riescono a trovare una mediazione, il conflitto è             te le soggettività sociali che esistono nel lavoro di-
     una delle risorse per i lavoratori e per il sindacato         pendente, a partire dall’industria: uomini e donne,
     per costruire le condizioni per cui gli interessi pos-        prima di tutto; poi i giovani, il lavoro esecutivo, il la-
     sano mediarsi. Non esiste, quindi, un conflitto fi-           voro di progettazione, il lavoro di alta tecnologia.
     ne a se stesso, ma esiste un conflitto regolatore, fun-       Ciò significa che la funzione del sindacato di esse-
     zionale al raggiungimento degli obiettivi.                    re il luogo della definizione delle strategie e di co-
Il sindacato nel tempo della globalizzazione
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  • 1. LAVOROE LIBERTÀ >>2 Il sindacato nel tempo della globalizzazione Indipendenza, democrazia, strategia sindacale nelle parole di Claudio Sabattini
  • 2. Il curatore ringrazia per i preziosi suggerimenti Francesco Garibaldo, Anna Naldi, Gianni Rinaldini, Tiziano Rinaldini. La selezione dei materiali utilizzati è avvenuta a partire dall’archivio personale di Tiziano Rinaldini. ISBN 88-86541-48-1 Coordinamento editoriale: Stefania Frezza Meta Edizioni, Corso Trieste, 36 - 00198 Roma metaedizioni@fiom.cgil.it Copertina: B-Side, Roma - www.b-side.it Stampa: Omnimedia srl - via Lucrezia Romana, 58 - 00043 Ciampino (Rm) Finito di stampare a settembre 2006
  • 3. INDICE Prefazione di Gabriele Polo 5 Nota del curatore di Simone Vecchi 9 Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, Quaderni della Fondazione Micheletti, Brescia, 2000 Intervento al convegno commemorativo tenutosi nel 1998 11 Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 I princìpi fondamentali dell’unità. La proposta della Fiom 15 Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 Relazione introduttiva 18 Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 Conclusioni 24 Comitato centrale Fiom-Cgil del 1° marzo 1996 Relazione 30 XXI Congresso nazionale Fiom-Cgil, Rimini, 1996 Documento politico 32 XXI Congresso nazionale Fiom-Cgil, Rimini, 1996 Relazione introduttiva 41 Conferenza delegati Fiom-Cgil Piemonte, 1998 Conclusioni 46 Comitato direttivo Fiom-Cgil Reggio Emilia, 2000 Intervento alla presentazione del libro “Restaurazione italiana” 53 Diritti, coesione, qualità del lavoro per lo sviluppo del Mezzogiorno, Quaderni di Rassegna Sindacale, Roma, 2001 Intervento al convegno nazionale Cgil, Bari, 2001 60 Lavoro senza rappresentanza, Critica Marxista, Roma, 2002 Intervento alla tavola rotonda del Seminario nazionale Ars, Orvieto, 2002 64 Appendice La democrazia e l’indipendenza del sindacato nel pensiero e nell’azione di Claudio Sabattini, Meta Edizioni, 2006 Introduzione di Francesco Garibaldo al seminario commemorativo tenutosi nel 2005 69
  • 4. Prefazione 5 Prefazione di Gabriele Polo direttore della Fondazione ede«ilmanifesto» Quando, nell’ottobre del 1995, Claudio Sabattini apriva l’Assemblea nazionale della Fiom di Maratea proponendo al suo sindacato di essere «indipendente», alcuni pensaro- no a una provocazione, a una boutade atta ad attirare l’attenzione, gridarono allo scanda- lo pensando a una sorta di «scissione», all’autoaffermarsi dei meccanici della Cgil come «quarta confederazione» (un’accusa spesso reiterata nell’ultimo decennio per banalizza- re in chiave organizzativa la complessità del rapporto tra la categoria e la sua confedera- zione). A rileggere oggi l’intervento di Claudio a Maratea (in un percorso di documenti e interventi che qui riproponiamo, corredati dall’utile ricostruzione organica che ne fa Francesco Garibaldo in appendice), ormai lontani come siamo dalle contingenze del 1995, dovrebbe risultare chiaro a chiunque che quella di Claudio era una vera e propria propo- sta strategica fatta a tutto il sindacato e a tutti i lavoratori, che nasceva dai meccanici, certo – vista la paradigmatica eterogeneità della categoria, vero e proprio specchio delle relazio- ni tra capitale e lavoro – ma che in essi non si esauriva. Indipendenza – rafforzamento e sottolineatura del principio di autonomia – per contrastare, con una visione davvero con- federale, il primato assoluto dell’impresa e del mercato sulla vita e le condizioni delle la- voratrici e dei lavoratori, rappresentandone bisogni e aspirazioni nell’era della globaliz- zazione liberista. E, accanto a questa «parola-bestemmia», l’altro caposaldo – non solo di quel passaggio – che Claudio ha sempre ribadito, democrazia, per ridare voce e protago- nismo al lavoro di fronte all’intolleranza dei poteri industriali e finanziari per qualsiasi forma di mediazione sociale. Sono stati proprio «indipendenza e democrazia» a permettere alla Fiom di essere un sog- getto attivo in una fase in cui l’industria si ridefiniva su base planetaria, estendendosi nel ter- ritorio, disaggregando il processo produttivo, parcellizzando e precarizzando il lavoro, fa- cendo così saltare – una dopo l’altra – tutte le regole che avevano permesso la rappresentan- za sindacale degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori. Ed era di fronte a questa pressio- ne che per Claudio il sindacato doveva rilanciare la propria natura confederale di rappre- sentanza generale del lavoro, proponendosi di unire ciò che era diviso, estendendo la pro- pria capacità di rappresentare a tutte le fasce di lavoratrici e lavoratori che la divisione del la-
  • 5. 6 Il sindacato nel tempo della globalizzazione voro esclude dal potere di coalizione e dal diritto di rappresentanza. È bene ricordare il contesto in cui Sabattini proponeva questa strategia di rilancio del- l’iniziativa sindacale. Un quadro mondiale in cui il capitalismo celebrava il suo trionfo sull’intero pianeta e affermava un’ideologia e una pratica, il liberismo che non pretende- va più di avere carattere «progressivo», non prometteva l’estensione del benessere co- mune ma si proponeva – trasformando la competizione al proprio interno in una com- petizione tra i lavoratori, con relativi costi sociali – semplicemente la propria sopravvi- venza attraverso lo sfruttamento esasperato di tutte le risorse umane e ambientali, ac- centuando le proprie caratteristiche selettive, aumentando le fasce d’esclusione. Fino al punto di mettere in conto – anzi, di affermare come necessarie – le guerre e la riduzione della partecipazione democratica. La guerra non come patologia da ridurre progressivamente attraverso lo sviluppo e la di- plomazia, ma come forma prevalente della politica internazionale ridotta a uso della forza. Una perenne instabilità determinata dalle crisi liberiste e dai suoi conseguenti squilibri, da affrontare con l’uso delle armi, quelle «tradizionali» degli eserciti cui si affiancano quelle «non convenzionali» del terrorismo. Così per Claudio Sabattini e per la Fiom l’impegno per la pace non era una dichiarazione rituale, bensì un’affermazione concreta per rendere possibi- le un agire sindacale in opposizione ai fondamentalismi di ogni genere, pratica indispensa- bile dei diritti dei lavoratori che le guerre comprimono e annullano, impedendo il libero dispiegarsi del confronto e del conflitto sociale. D’altro canto, l’accentramento dei poteri e dei luoghi decisionali – spesso in contrasto con quelli istituzionalmente definiti – riduceva le libertà, misurandole sempre più in reddi- to e capacità di consumo e ponendosi come ostacolo alla partecipazione alla vita politica in cui conta sempre più la ricchezza individuale. Da qui un attacco sostanziale alla democrazia e ai suoi istituti, che nel mondo del lavoro si traduceva nell’impossibilità per le lavoratrici e i lavoratori di votare e avere l’ultima parola su piattaforme e accordi che li riguardano. Per que- sto la lotta per la democrazia, a partire dai luoghi di lavoro, per la Fiom di Sabattini dove- va essere un impegno prioritario per difendere e allargare le libertà personali e permette- re la partecipazione alla vita pubblica. A metà degli anni Novanta, dopo il lungo inverno degli anni Ottanta, l’attacco alle con- dizioni salariali e normative, lo smantellamento della contrattazione collettiva e nuove regole per il mercato del lavoro diventavano la concreta versione italiana della filosofia liberista che non ammetteva alcun vincolo sociale allo «sviluppo» economico. Che sul versante dei dirit- ti e del welfare si traduceva nella privatizzazione delle esistenze, dalla sanità alla scuola, dai beni comuni ai servizi essenziali alle pensioni. Lo stato sociale – conquista del Movimento operaio e centro del contratto sociale del Novecento – veniva smantellato pezzo per pezzo, in un processo che dagli Stati Uniti si era esteso a tutt’Europa mettendo in discussione le fondamenta e i princìpi di due secoli della sua storia. Il capitalismo globalizzato non si ac- contentava più di ridurre il lavoro a semplice profitto ma, dopo aver messo al lavoro tutto il
  • 6. Prefazione 7 tempo della vita delle persone, voleva cancellare il principio stesso di «impresa pubblica»: dal- la presenza statale nell’industria fino alla progressiva privatizzazione di scuola, sanità, assi- stenza e previdenza, riducendole – esattamente come il lavoro – a opportunità, non a dirit- to. Passando così dai diritti del lavoro ai «diritti sul mercato del lavoro». È di fronte a questo quadro che per ripartire dal lavoro – dalle sue nuove condizioni e dalla sua frammentazione – per ridare una prospettiva al riconoscimento dei diritti sociali e democratici delle lavoratrici e dei lavoratori, del loro essere una parte autonoma e coalizzabile della società, per Claudio Sabattini era indispensabile una «rivoluzione sin- dacale» che praticasse democrazia e perseguisse l’indipendenza dall’impresa e dal do- minio delle «regole del mercato». Quelle scelte permisero alla Fiom di sopportare due contratti separati e di diventare un punto di riferimento anche per i nuovi movimenti – pacifisti e antiliberisti – che furono la novità politica più rilevante a cavallo del passaggio di secolo. E, per questa via, di dare un contributo non secondario allo smascheramento del liberismo come «stato di natura», per- sino di «convincere» le controparti padronali della necessità di un nuovo compromesso so- ciale. Forse un giorno questo ruolo riuscirà a essere visto anche da chi ancor oggi lo nega. Gli scritti e gli interventi che riproponiamo qui testimoniano questo contributo, sono un pezzo della storia di questo paese. E, tuttavia, sottolineano anche un’incompiutezza, un discorso rimasto in sospeso. Riguarda la dimensione della politica, del lavoro privato di rap- presentanza politica. Claudio Sabattini, sindacalista fino all’ultimo dei suoi giorni, non ave- va mai negato il ruolo della politica: pensava che il sindacato fosse un soggetto determinan- te del gioco democratico, ma che non potesse bastare a se stesso. Per questo negli ultimi an- ni aveva ripetutamente sottolineato l’assenza di una politica del lavoro, denunciato la pro- gressiva indifferenza dei gruppi dirigenti verso i problemi del lavoro, ribadito la necessità di una rappresentanza politica per lavoratori e lavoratrici. Oggi, in una fase mutata, con appa- rente – e tutto da verificare – attenuarsi degli spiriti più aggressivi del capitalismo, questo ri- mane un problema aperto: quello di un soggetto negato eppure necessario.
  • 7. Nota del curatore 9 Nota del curatore della Fondazione ede ilmanifesto Proponiamo qui una collezione di documenti e interventi di Claudio Sabattini sul ruolo della democrazia e dell’indipendenza del sindacato all’interno di una riflessione sulle tra- sformazioni economiche e sociali avvenute negli ultimi decenni. L’arco temporale dei testi si sovrappone agli anni della Segreteria generale della Fiom- Cgil (1995-2002), a cominciare dall’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil di Maratea del 10-11 ottobre 1995, dove Sabattini propone alla Fiom e al sindacato confederale nel suo com- plesso una discussione sulla ridefinizione del ruolo e della strategia del sindacato in Italia, a partire dalla sua indipendenza. Fatta eccezione per il primo intervento, in cui Sabattini ripercorre alcuni passaggi chia- ve degli ultimi trent’anni di storia della Cgil legandoli alla propria esperienza sindacale, i te- sti sono proposti in ordine cronologico per restituire l’evoluzione della riflessione matura- ta in quegli anni. I documenti I princìpi dell’unità e Documento politico per il Congresso sono stati frutto di un lavoro collettivo interno alla Fiom, ma rispecchiano un pensiero di cui in quella fase si è fatto portatore. Una ricostruzione sintetica della riflessione di Sabattini sulla democrazia e l’indipendenza del sindacato è stata svolta dal direttore dell’Istituto per il lavoro dell’Emilia Romagna, Fran- cesco Garibaldo, alla prima iniziativa pubblica della Fondazione Sabattini, svoltasi presso la Camera del lavoro di Bologna il 14 settembre 2005. La ricostruzione di Garibaldo, che sta alla base di questa raccolta di testi, si trova in appendice. Per un’economia del discorso complessivo, la selezione dei testi, e la selezione degli stral- ci all’interno dei documenti scelti, hanno seguito l’unico criterio di ridurre i riferimenti maggiormente legati alle contingenze politiche del momento in cui venivano prodotti. Prosegue lo sforzo per la raccolta dei documenti per la costituzione di un fondo archivi- stico sul pensiero e l’azione di Claudio Sabattini. I testi qui pubblicati sono in parte già consultabili presso l’Archivio della Fondazione Sabattini, oggi in corso di organizzazione. Simone Vecchi Bologna, settembre 2006
  • 8. Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, Brescia, 2000 11 Nel ‘94 sostenevo un nuovo corso, dicendo che lo scambio era ciò che avevamo vissuto negli anni Ottanta, ma che ormai non c’era più nulla da scambiare Intervento al convegno sulla figura di Gastone Sclavi, tenutosi a Brescia nel 1998, Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, di Roberto Cucchini e Marino Ruzzenenti, e pubblicato su «Studi bresciani» Quaderni della Fondazione Micheletti, n. 11 (monografico), 2000 la Cgil, cercarono di cavalcare quella fase, conside- Gastone Sclavi, nato a Siena, […] Io penso che l’espe- figura di spicco della «terza com- randola inevitabile. Anche se, va ricordato, nel 1970 ponente» svolse un importante rienza compiuta negli anni la Cgil sancì che i Consigli di fabbrica erano la strut- ruolo sindacale prima come se- Settanta sia stata un’espe- tura di base del sindacato, gli stessi Consigli non eb- gretario della Fiom a Brescia, nei rienza non esaurita, bensì primi anni Settanta e successi- bero alcuna influenza rispetto alle strategie essen- stroncata alla fine di quel de- vamente, fino ai primi anni Ot- ziali che la Cgil elaborò successivamente. tanta, nella Segreteria naziona- cennio con la vicenda del- Dico non a caso che questa esperienza fu stronca- le della Filcea. È scomparsol’Eur e con le sue inevita- ta nella seconda metà degli anni Settanta, prima po- prematuramente nel 1997. ndr bili conseguenze; del resto liticamente con la vicenda dell’Eur e poi conclusiva- non fu un caso che fossero contrari all’Eur e alla sua mente con la battaglia molto dura e difficile, e la scon- strategia, fin da allora, quelli che si erano incontrati fitta, altrettanto dura, subìta in quella vertenza Fiat giovanissimi nel ‘68-’70. che inaugurò la fase delle grandi ristrutturazioni. Gastone e io venivamo dalla fase precedente, dei Questa ristrutturazione dell’organizzazione pro- primi anni Sessanta, attraversata da molte discus- duttiva e della forza lavoro, arrivata da noi in ritar- sioni, molte analisi dei processi sociali in Italia. do rispetto ai paesi anglosassoni, diventò l’asse Perciò, in una certa misura, arrivavamo al ‘68 e al ‘69 fondamentale della ricostruzione del potere del ca- preparati rispetto a un’esplosione sociale che, per pitale e in generale del potere padronale rispetto al la verità, manifestò tutta la sua spontaneità rispetto lavoro, alla sua condizione e a tutto ciò che strate- al sindacato e che il sindacato non accolse mai co- gicamente era stato conquistato all’interno delle fab- me tale. Del resto, il sindacato nel suo complesso briche. Ma proprio per questo, io credo, proprio per rimase quello che era, soprattutto nei suoi vertici il fatto che l’esperienza degli anni Settanta è stata confederali che non mutarono per nulla di fronte al- stroncata, in una certa misura questa esperienza mi l’esplosione del ‘68-’69 e che semmai, a partire dal- è rimasta addosso.
  • 9. 12 Il sindacato nel tempo della globalizzazione È verissimo, come molti pensano, che ciò che abbia- fatto puramente marginale nel processo produttivo. mo vissuto dalla metà degli anni Settanta sia stato un Debbo dire che sono diventato segretario gene- periodo dominato totalmente da un processo il cui unico ob- rale della Fiom per caso. biettivo era la ricostruzione del potere padronale attraver- Dico anzi che non mi sento nemmeno segretario so la liquidazione di molte conquiste ottenute dai la- generale della Fiom, almeno non come lo si sono voratori. Prima di tutto le conquiste di democrazia. sicuramente sentiti Trentin, Galli… Vorrei ricordare che negli anni Ottanta non veni- Diventare segretario della Fiom nel 1994 voleva vano stipulati accordi: l’unico concluso alla Fiat, nel dire fare i conti con un periodo in cui la cosiddetta 1986, fu un accordo separato, senza che una parte del politica dello scambio consisteva semplicemente sindacato, la Fiom di Torino, potesse manifestare un in una restituzione di poteri. Dello scambio non c’e- proprio punto di vista, se non quello di rifiutare, in una ra traccia e del resto non è un caso che ancora oggi fase difficile e complessa, quella conclusione. la cultura della Cisl, non dico della Uil, ma certa- Il primo obbiettivo conseguito fu dunque la li- mente della Cisl, sia fondata sulla possibilità di rea- quidazione della democrazia con l’assoluta centra- lizzare questo scambio. lizzazione: ciò serviva a determinare le condizioni Nel ‘94 sostenevo un nuovo corso, dicendo che lo perché in Italia si recuperasse molto di quanto si scambio era ciò che noi avevamo vissuto negli an- era perduto in rapporto diretto tra sindacato, lavo- ni Ottanta, ma che ormai non c’era più nulla da scambia- ratori e sistema delle imprese. re: la restituzione era avvenuta a un punto tale che non ri- Fu in questa assoluta centralizzazione che ini- maneva più nulla da barattare, se non iniziare, anche for- ziò, nel 1977, la politica dello scambio, su cui stia- malmente, ad abbassare i salari e quindi a ricondurre mo ancora combattendo. Questa politica era basa- il lavoro, i lavoratori, al «loro posto». ta su un criterio che le Confederazioni accettava- Non c’è mai stato culturalmente un processo così no: l’ipotesi del contenimento salariale in funzione ossessivo, fino ad arrivare, non a caso, a un punto di del fatto che non ci sarebbe stato un taglio occupa- massimo compromesso con l’Accordo del ‘93, che zionale. Il contenimento salariale ci fu e il taglio venne chiamato addirittura con una dicitura diversa occupazionale fu tra i più tremendi che avvennero da parte sindacale e da parte confindustriale. Il sinda- nella storia sociale italiana. Non era paragonabile cato lo denominò «Accordo sulla politica dei reddi- nemmeno al primo grande processo di innovazio- ti», la Confindustria invece «sul costo del lavoro». ne tecnologica e organizzativa che si compì a metà In verità sono due tesi non così contrapposte, pe- degli anni Cinquanta. rò non c’è dubbio che l’ossessività sulla riduzione Quel passaggio rappresentò proprio la resa dei con- del lavoro, del salario, delle condizioni del lavoro, da ti con l’elemento chiave di quello scontro di potere, fattore vivo a puro costo, è forse l’operazione cul- cioè i lavoratori e le lavoratrici. A questo proposito turalmente più straordinaria che il ceto politico ita- furono elaborate anche delle teorie che ipotizzava- liano abbia compiuto, proprio a partire dagli inizi no addirittura la fine della classe operaia e quindi la degli anni Ottanta, dalla sconfitta operaia alla Fiat. sua totale sostituzione attraverso le macchine e la Fu l’inizio della fase della politica di concertazione robotizzazione; queste rappresentarono, poi, in tra governo e sindacati che doveva raggiungere l’ob- una certa misura, le condizioni culturali che permi- biettivo di riequilibrare la situazione fino a un pun- sero di considerare i lavoratori e le lavoratrici come to in cui fosse liquidata definitivamente la scala mo-
  • 10. Gastone Sclavi e la stagione dei Consigli, Brescia, 2000 13 bile insieme a qualsiasi possibile garanzia sindacale. lore non esistono più per l’impresa e vanno sempli- Fatta questa premessa, che considero di una certa cemente licenziati. Così quei giovani che costano la importanza almeno per ciò che riguarda il mio pen- metà o anche un terzo dei lavoratori anziani debbo- siero, io ritengo che questo periodo sia finito molto no sostituire questi ultimi: questo è uno dei modi rapidamente: ha avuto il suo furore culturale in Ita- per far calare repentinamente il costo del lavoro. lia tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Inoltre, se voi considerate la vecchia linea, cellu- Novanta, ma credo che questa fase sia esaurita. la di base del taylorismo, vedete che oggi viene spez- Noi abbiamo avuto l’avventura, come per fortuna zettata, esternalizzata, mentre all’impresa vera e pro- ho avuto io, di lavorare con i meccanici. Il padronato pria rimangono solamente i poteri tipici del comando, meccanico è un padronato sincero che, magari con cioè la progettazione, la struttura finanziaria, il mar- qualche esagerazione, dice sempre quello che intende keting e la commercializzazione. Il resto può esse- fare, anche se di certo non si tratta di una controparte re fatto in qualsiasi modo, quindi l’impresa perde con atteggiamenti particolarmente comprensivi. l’unità di tempo e spazio. Si produce a Torino o a La nuova fase che stiamo vivendo è stata inaugu- Brescia, come in Malesia: cioè non ha più impor- rata da un opuscolo molto importante che ci è sta- tanza. Così la Volkswagen produce automobili in to consegnato dal segretario generale di Confindu- Spagna, ma il motore viene dal Brasile. stria. In esso si spiega che si produce per aumenta- Questo per dire come questa unità di tempo e di re il valore e che i lavoratori sono pagati in rappor- spazio sia in realtà assolutamente divaricata: ci si tro- to all’aumento del valore che determinano, che i pas- va davanti, non al superamento del taylorismo in ter- saggi di categoria si fanno solo nel caso in cui ciò rea- mini di disciplina, ma a un modello industriale del lizzi un aumento di valore. In sostanza, con questi tutto nuovo rispetto al passato ed eccezionalmente ragionamenti, si ritorna classicamente alle categorie flessibile, dove contemporaneamente in un conti- tipiche dell’analisi capitalistica, e cioè che i lavora- nente si produce per un altro continente, e di cui la tori sono molto importanti se producono valore e logistica è l’aspetto decisivo. In questo senso, la pri- se non lo producono vanno licenziati per il bene ma operazione strategica che ha fatto la Fiat è stata loro e dell’impresa. quella di esternalizzare la logistica in modo tale da Per inciso, io mi ricordo benissimo che a Bolo- non esser più nemmeno responsabile di chi produ- gna, come a Brescia e a Roma, dentro il sindacato ci ce i componenti che poi vengono assemblati. sono sempre stati quelli che pensavano che stavano È da qui che nasce la battaglia di fondo: io credo vivendo nel migliore dei mondi possibili. Da que- che oggi noi stiamo cercando di fare una scelta giusta sto punto di vista noi abbiamo sempre fatto una lot- perché se non recuperiamo oggi la riduzione d’ora- ta politica interna, e anche quando eravamo ai ver- rio nel settore manifatturiero non la recupereremo più. tici delle organizzazioni sindacali, come nel caso di Se la Fiom, i meccanici, non ripartono dalla essen- Gastone, siamo sempre stati in minoranza. Per que- zialità della prestazione di lavoro, dalla condizione sto ho detto che casualmente sono diventato segre- di lavoro, non è possibile ricostruire la strategia tario della Fiom in un momento di crisi della Fiom. sindacale. Insomma, la Fiat dice che se non si produce per au- Ed è per questo che noi pensiamo di realizzare mentare il valore, o per accumulare profitto, è inuti- una riduzione di orario che parta proprio dalle con- le produrre e quindi coloro che non aumentano il va- dizioni più pesanti della prestazione: questo deve
  • 11. 14 Il sindacato nel tempo della globalizzazione essere il criterio secondo cui va dimensionata la ri- Perché se l’uguaglianza non si fonda sulla diversità, duzione dell’orario, fino ad arrivare al fatto che per al- la parificazione fra uomo e donna ha un significato cuni, come gli impiegati e i tecnici, ci sono altre riven- solo apparente, ma non reale, così come la parificazione dicazioni, ma non quella della riduzione di orario. fra un operaio che lavora alle linee di montaggio e un In realtà si tratta di una strategia sulla prestazio- progettista, che lavora appunto a un progetto: le due ne di lavoro, sul controllo del tempo, perché di fron- condizioni non sono assimilabili tra di loro se non di- te a un’impresa che si sta ridimensionando, il con- versificando le rivendicazioni che sostengono e che vo- trollo del tempo diventa una funzione essenziale del gliono migliorare la loro condizione. potere sindacale, senza il quale esso è nudo di fron- Questa è in fondo la considerazione che mi fa pen- te a qualsiasi condizione. sare che persone, amici come Gastone, non abbia- Il secondo argomento, che riguarda sempre la pre- no esaurito la loro funzione: mai come in questo stazione, deriva da un’altra osservazione apparente- momento quelle esperienze, allora compiute, pos- mente diversa, anche se non lo è. È diverso il modo sono essere ridefinite reinterpretando il presente in cui noi oggi vogliamo affrontare, come vi ho det- nella sua peculiarità e nella riproposizione possibi- to, la riduzione dell’orario rispetto all’esperienza del le della strategia dell’uguaglianza – oggi io dico – ‘69, che si tradusse nella liquidazione del sabato. Og- nella diversità. Questa è la condizione per una po- gi noi pensiamo a una riduzione inversamente pro- litica sindacale che voglia affrontare la complessità porzionale alla struttura gerarchica dell’impresa. dell’attuale mondo sociale e quindi le sue articola- La seconda diversità, che invece è anche una con- zioni, che apparentemente sono fra di loro con- tinuità, è il modo in cui noi possiamo concepire l’e- traddittorie, ma che possono essere modificate in guaglianza: io continuo a pensare che sia il valore fonda- un disegno di uguaglianza. mentale del sindacato, senza il quale non è possibile un sin- Allora ripartire, oggi, significa avviare nelle nuove dacato. Noi oggi la concepiamo come l’eguaglianza nella condizioni l’operazione che fu compiuta alla fine de- diversità. In questo senso si apre un’apparente contraddi- gli anni Sessanta, con i lavoratori e le lavoratrici prota- zione rispetto a quegli anni in cui l’eguaglianza era «dare gonisti della loro storia e della lotta sociale. Ed è in que- a tutti la stessa cosa». Per noi oggi vuole dire dare a coloro sto senso che considero assolutamente necessaria una che sono considerati deboli condizioni più favore- continuità con quell’esperienza e in questo senso mi voli di quelli che sono considerati meno deboli. ritrovo, allora come oggi, nella stessa posizione.
  • 12. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 15 I princìpi fondamentali dell’unità. La proposta della Fiom Documento presentato all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995, stralci dallo Schema di documento del 26 luglio 1995 Il sindacato unitario dei metalmeccanici ha il com- del lavoro industriale. Semmai c’è da sottolineare il pito di valorizzare il lavoro di donne e uomini sia fatto che anni di rinuncia alla costruzione di una rea- sul piano della condizione lavorativa e sociale, sia sul le cultura industriale e di effettive politiche industriali piano del riconoscimento del suo ruolo e delle sue da parte dei governi e delle imprese hanno portato a funzioni nell’ambito della società. […] Negli ultimi un consistente abbassamento del livello competiti- anni c’è stata una progressiva svalorizzazione e mar- vo del paese, con una ritirata di fatto dai settori stra- ginalizzazione sociale e culturale del lavoro nella so- tegici (informatica, telecomunicazioni, aerospazia- cietà italiana. Paradossalmente, mentre le imprese e le, avionica ecc.), con l’effetto di portare parte di es- le loro rappresentanze hanno assunto una posizio- si sotto il controllo di multinazionali estere. Le uni- ne sempre più centrale nella società e nella politica, che capacità concorrenziali dell’Italia rimangono la cultura industriale e la cultura del lavoro nell’in- quindi nei settori tradizionali e maturi delle produ- dustria sono state invece quasi cancellate dall’agen- zioni di massa. Questo scivolamento ci colloca, a li- da dei grandi temi di dibattito politico e culturale. vello internazionale, nella fascia di competizione più È prevalsa nel mondo della cultura l’idea, nei fat- bassa con i paesi emergenti. […] I dati Ocse dimo- ti non vera, di una progressiva e rapida scomparsa strano che, dopo quindici anni di pressione sui di- del lavoro industriale e operaio sulla base dell’ipo- ritti del lavoro, l’arretramento sociale del lavoro in- tesi della loro sostituzione con l’automazione, da un dustriale in Italia è arrivato a livelli che non trovano lato, e con la terziarizzazione dell’economia, dal- paragone negli altri paesi industriali e che, nonostante l’altro. In questo processo è stato sottratto al lavoro questa regressione sociale, il nostro tasso di disoc- operaio il primo fondamentale diritto delle società cupazione è anch’esso senza precedenti. moderne: il diritto alla visibilità sociale. In realtà, an- Una forte ripresa di iniziativa sindacale deve quin- che i dati economici più recenti dimostrano la cen- di avere al centro la lotta contro la disoccupazione e tralità per l’economia del paese della produzione e contro le forme di degrado del lavoro. In questo sen-
  • 13. 16 Il sindacato nel tempo della globalizzazione so il punto fondamentale della cultura industriale ita- sorse dal lavoro ai profitti e alle rendite, fino a confi- liana che bisogna riaffermare è che il diritto al lavoro gurare un regime di assistenza al capitale anziché di non può essere contrapposto ai diritti di chi lavora. promozione delle aree più deboli della società; la cul- […] Occorre superare i limiti dell’industrialismo, tura dell’aziendalismo; l’esplosione della corruzione che in assenza di politiche industriali definite, ha pro- come elemento sistematico e strutturale della politica, dotto processi di industrializzazione selvaggia (senza dell’industria, degli affari. Questi elementi sono stati rispetto per i soggetti, per l’ambiente e per la politica dominanti negli anni Ottanta e hanno costituito il territoriale), l’altra faccia della quale è rappresentata terreno di coltura della nuova destra. dalla deindustrializzazione in atto, soprattutto dalla La cosiddetta «rivoluzione liberale» – la cultura desertificazione del Sud. comune del nuovo sistema politico – che pure per la sinistra significa soprattutto pari opportunità, consi- Sindacato ste nella centralità del mercato come supremo regola- e sistema politico, tore degli interessi sociali, la liquidazione del ruolo del- la nuova destra lo Stato come imprenditore, e per lo schieramento di […] Negli ultimi anni in Italia vi è stata una radica- destra anche come regolatore. Per la nuova destra in- le e rapida evoluzione del sistema politico. […] La fatti lo Stato rappresenta puramente e semplicemente prima risposta alla crisi è stata data dalla destra, attra- il garante del libero mercato in senso «classico», con- verso la costruzione di un nuovo partito politico del- cezione contraddetta dalla pur breve esperienza di go- la destra italiana, non più di cultura interclassista e de- verno. E il liberismo è anche il criterio guida dei rap- mocristiana, ma che è riuscito a fagocitare nella sostanza porti sociali: per questa ragione si propone lo sman- tutto il vecchio centrosinistra. L’invenzione di Forza tellamento dello Stato sociale che dovrebbe essere so- Italia si basa sull’abbandono dell’idea di partito di stituito da un quadro di diritti e protezioni sociali centro, come luogo e rappresentanza degli interessi ge- fondati sul censo, trasformando la solidarietà in assi- nerali della società, tratto essenziale dell’esperienza del- stenza, e destrutturando il mercato del lavoro. la Democrazia cristiana. […] Per questo il sindacalismo confederale, pur nel […] Oggi è evidente che l’attuale crescita della nuo- rafforzamento della sua autonomia, non può essere va destra affonda le sue radici negli anni Ottanta, che neutrale di fronte ai valori e ai contenuti programma- sono stati la fase di incubazione dello schieramento tici della destra. neoconservatore che si è affermato sulla scena politi- ca degli anni Novanta. Il centrosinistra La promozione del rampantismo sociale; il prima- Ma anche a sinistra il quadro di riferimento si è pro- to della speculazione finanziaria sull’attività industriale; fondamente trasformato nel volgere di pochi anni. Il l’incremento delle disuguaglianze sociali e la riduzio- superamento della concezione di classe si è intreccia- ne del peso del lavoro produttivo; l’attacco alla con- to con il superamento di un modello sociale di riferi- trattazione sindacale e la riaffermazione dell’unilate- mento che era il socialismo nelle sue varie interpreta- ralità del comando nell’impresa e nella società; la po- zioni e che aveva trovato una configurazione nel so- litica di espansione del debito pubblico al posto di cialismo reale, anche se via via non accettata. Il socia- una rigorosa politica fiscale che ha dirottato grandi ri- lismo era però rimasto un orizzonte necessario, di cui
  • 14. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 17 la classe operaia era il motore fondamentale. Questo le, non avendo posizioni pregiudiziali, ma solo sul- processo ha però portato anche alla rinuncia della la base delle sue posizioni, non rinuncerà a un con- mediazione sociale garantita da quello che è stato chia- fronto di merito sui programmi di entrambi gli schie- mato il compromesso socialdemocratico o keynesia- ramenti e darà, volta per volta, le sue valutazioni e no, basato su un patto sociale fondato sull’accettazio- prenderà le sue iniziative a fronte dell’attuazione di ne delle regole del mercato e del paradigma taylori- tali programmi, conservando la sua integrale auto- sta-fordista in cambio di opportunità e di garanzie nomia di iniziativa. sociali offerte dallo stato sociale. Nell’ambito dell’articolazione della sinistra vi è poi Autonomia del politico, una forza politica che, partendo dalla tradizione sto- indipendenza dal sociale rica dei partiti comunisti, si propone come forza radi- […] Tutti i partiti sono intesi come partiti dei citta- calmente alternativa al sistema capitalistico. dini, come agglomerati di interessi e bisogni trasversali La coalizione di centrosinistra che si è costruita in- rispetto alla segmentazione della società. Avviene qui torno alla candidatura di Romano Prodi, come rispo- un’ulteriore e definitiva separazione della politica sta all’avvento della nuova destra, aspira a rappresen- dall’economia e dalla società. La Politica con la P maiu- tare una interpretazione moderna dello Stato come re- scola è la politica dei cittadini. Infatti, se i sindacati so- golatore dell’economia, del mercato, del conflitto so- no i luoghi della rappresentanza degli interessi sociali ciale. Lo Stato interviene e definisce delle regole che e i partiti rappresentano tutta la politica, la mediazio- riguardano la politica, le istituzioni, i rapporti sociali – ne degli interessi non avviene a livello sociale ma a li- per questo le regole sono fondamentali – e, inoltre, at- vello politico e di qui viene – secondo questa conce- tua delle politiche economiche e industriali in funzio- zione – il primato dei partiti sui sindacati, considerati ne del processo complessivo di sviluppo della società. come strumenti subordinati e, in definitiva, delle mo- Lo Stato quindi, nella concezione del centrosinistra, derne cinghie di trasmissione. tende a recuperare accanto a quella della regolazione Assistiamo a questo proposito, alla riaffermazione una funzione di promozione di pari opportunità, ri- – proprio nella logica in cui si va definendo l’architet- acquisendo per questa via e facendo proprio un inte- tura del nuovo sistema politico – di quella teoria del- resse nazionale, che invece la destra non ha. Da que- l’autonomia della politica, come indipendenza del po- sto punto di vista si potrebbe dire che la destra rap- litico dal sociale, che è stata una delle tendenze più co- presenta in modo più direttamente corporativo gli stanti, e assolutamente trasversali tra destra e sinistra, interessi e i ceti dominanti che ha aggregato intorno a del dibattito politico e culturale in Italia, soprattutto sé, non esitando, allo scopo di difenderli, a mantenere nello scorso decennio. forme statalistiche. Il centrosinistra, secondo queste E tuttavia, questo trionfo della politica è più appa- intenzioni, costituisce invece un tentativo che punta rente che reale. La politica, in questa concezione, fini- alla modernizzazione del quadro politico e sociale sce infatti con il ritrarsi impotente di fronte alle gran- italiano, con una chiara vocazione europea in questo di sfide del governo sui problemi della società moder- contesto, dentro la quale i soggetti autonomi posso- na e con il ridursi a tecnica della governabilità, a pura no avere un maggiore spazio di iniziativa sulla base amministrazione gestita da un ceto, mentre la società dei valori della solidarietà. segue a pag. 21 Di fronte a queste ipotesi il movimento sindaca-
  • 15. 18 Il sindacato nel tempo della globalizzazione Come si fa a fare un accordo senza il consenso dei lavoratori? Io credo che niente sia stato più distruttivo di aver fatto tante volte accordi senza consenso Relazione introduttiva all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995, già pubblicata integralmente in Atti dell’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea 10-11 ottobre 1995, Meta Edizioni, 1996 […] Questa Assemblea nazionale […] Io preferisco enunciare subito l’ipo- sidente della Confindustria ha spiegato che della Fiom si svolge in un momento tesi di fondo del mio ragionamento. questa è una fase in cui gli aumenti di pro- cruciale, di importanza inedita per i duttività devono andare al capitale e non al metalmeccanici e per tutto il movi- Credo che stiamo attraversando una lavoro, perché devono servire a ricapitaliz- mento sindacale italiano. Nella mia fase straordinaria e difficile, caratte- zare le imprese per renderle ancora più esperienza sindacale non avevo mai rizzata da un lato dai processi di pri- competitive sul mercato internazionale. Più vissuto una fase come questa in cui vatizzazione, di ristrutturazione e di chiari di così non si poteva essere. Natu- tanti nodi vengono al pettine nello concentrazione dell’industria italia- ralmente, c’è sempre chi è disposto a spin- stesso tempo. na e dall’altro dalla contrattazione gersi ancora oltre. Così il vicepresidente aziendale che abbiamo avviato, e che della Confindustria dice che gli aumenti del- L’intero fronte della nostra strate- è ora al momento della verità […]. le tariffe sono stati decisi dal governo e quin- gia è infatti sottoposto a un banco Siamo a una svolta profonda di tra- di i loro effetti sull’inflazione non devono es- di prova di asprezza inusitata […]. sformazione radicale dei rapporti so- sere considerati ai fini del recupero sala- Credo quindi che il nostro dibattito, ciali e politici, che io credo abbia un riale biennale. Oppure il ministro del Lavo- cominciando dalla mia relazione, do- significato non transitorio, poiché ro, più sapientemente, argomenta che an- vrà avere la schiettezza che ci vie- punta non solo a un nuovo sistema che l’inflazione importata va tolta dal cal- ne imposta da questa situazione. istituzionale, ma anche a una diver- colo. La svalutazione è stata utilizzata con […] Al Congresso tireremo le somme sa collocazione delle forze sociali in la massima spregiudicatezza dalle impre- e, se ci sarà consentito, sviluppere- campo, a partire dal sindacato. se per aumentare le esportazioni e far sa- mo fino in fondo la riflessione già av- lire fatturati e profitti, ma nel momento in viata. Io sono infatti particolarmente E questa mi pare essere per noi la que- cui la stessa svalutazione fa sentire i suoi convinto che noi siamo di fronte al- stione principale. Se questo è vero, la co- inevitabili effetti, tra i quali appunto l’infla- l’esaurimento della politica sindaca- sa più urgente è adeguare la nostra capa- zione importata, non riguarda più loro. So- le fin qui svolta e alla necessità di una cità di analisi, di proposta, di risposta alle no i lavoratori che se ne devono fare cari- nuova proposta strategica. La linea nuove condizioni entro le quali si sviluppa co, perché se i salari aumentano l’inflazio- dello scambio, inaugurata all’Eur il confronto tra le forze sociali e le forze ne può riprendere. nel ‘77, non ha più alcun spazio, per politiche. La posta in gioco è altissima: so- la semplice ragione che non abbia- no a rischio la struttura dell’industria italia- Ma io voglio porre qui alle nostre contro- mo più nulla da scambiare. […] È ne- na in settori di punta, l’intero sistema con- parti una domanda. Perché è stata condotta cessario allora avere il coraggio di trattuale, l’esistenza stessa del sindacato. negli anni scorsi una battaglia feroce, prima una innovazione radicale nell’analisi per tagliare e poi per eliminare del tutto la e nella proposta. Questo è il compi- […] Questa concentrazione del potere in- scala mobile – con tanti tra di noi che spie- to del Congresso. dustriale e finanziario c’entra o non c’en- gavano che questo tutto sommato avreb- tra con la contrattazione aziendale? Il pre- be dato maggior spazio alla contrattazione
  • 16. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 19 – per cancellare tutti gli automatismi, e la no solo gli elementi di competitività del- Abbiamo bisogno di azione. Se il qua- proposta che oggi ci fanno i padroni è un l’impresa sul mercato internazionale. dro è quello descritto, come è pos- meccanismo automatico? Solo che invece […] Questa sarebbe la contrattazione? sibile immaginare un accordo tran- di essere riferito al costo della vita è riferito Io capisco che oggi nelle fabbriche sia for- quillo con le controparti? Allo stato alla redditività dell’impresa e deve essere co- te la pressione di avere dei soldi, comunque delle cose è impossibile. Se voglia- struito in modo tale che sia chiaro – così è siano; penso anche che sia compito di chi mo davvero affermare il nostro pun- scritto nel decalogo della Federmeccanica fa il nostro lavoro testimoniare la verità. to di vista, è prevedibile che si ri- sul premio di risultato – che nei quattro an- È chiaro che i padroni nel momento in cui apra il conflitto. Questo vale sia per ni deve servire a pagare il meno possibile ol- devono produrre al massimo sono dispo- le vertenze sui processi di ristruttu- tre che essere del tutto effimero. sti ad allargare un po’ i cordoni della bor- razione, cosa che è già avvenuta, che Se l’azienda va bene prendi qualcosa, se sa, tanto sono i primi a sapere che quan- per la contrattazione aziendale. va male niente. do questa fase di ripresa avrà il suo decli- Non viene più pagato il lavoro, la produt- no si riprenderanno indietro tutto. Questo Nell’ultimo Comitato direttivo della Cgil io tività, ciò che fai, perché il lavoratore è con- è il salario integralmente variabile! Te lo pos- non ho trovato elementi di divergenza con siderato non un dipendente ma un socio del- sono dare nel ‘96 e te lo possono ripren- la relazione presentata dal segretario ge- l’impresa e quindi guadagna o perde a se- dere nel ‘97 o nel ‘98, quando le condizioni nerale Sergio Cofferati. Ho detto che se conda dell’andamento dell’impresa sul mer- di redditività non ci saranno più e ti spie- quello è il quadro analitico della situazio- cato. Peccato che si tratti di un socio virtuale: gheranno che, per le stesse ragioni per ne, quella che manca ancora è la rispo- gli azionisti virtuali purtroppo non votano, non cui l’hai preso l’anno prima adesso non lo sta. Se manca la risposta, è chiaro che fanno parte dei pacchetti di comando, non prendi più, in quanto tu stesso ti sei mes- l’analisi rischia di diventare pura demago- decidono assolutamente nulla, semplice- so in questo meccanismo infernale. gia. Questo è il nodo che abbiamo di fron- mente restituiscono all’impresa con una ma- te anche in questa Assemblea: se manca no quello che ricevono con l’altra. […] A me pare che dobbiamo valutare la risposta, noi stessi possiamo diventare E noi dovremmo accettare tutto questo? bene cosa abbiamo effettivamente inten- soltanto dei declamatori. Questo sarebbe il massimo della nostra cul- zione di fare, perché dalle nostre scelte di- tura contrattuale? Non è un caso che, con pende se ci sarà una contrattazione di se- A me pare che l’interrogativo sostanzia- un cinismo che non riesco a considerare condo livello nel futuro. Se i metalmecca- le sia questo: la nostra categoria è in gra- involontario, Federmeccanica chiami il pre- nici sono ridotti a fare una contrattazione do di affrontare e di condurre a un risulta- mio di risultato «salario di rischio». salariale sugli indici di bilancio, sui premi to positivo una battaglia sociale e politica Io vorrei che fossimo tutti più consape- che si autofinanziano e che sono comple- che per essere vinta ha bisogno di una con- voli della portata strategica di ciò che stia- tamente variabili a seconda della redditivi- vinzione reale dei lavoratori? Noi ci mettia- mo facendo. Ho visto alcuni accordi che tà aziendale, credo che noi verremo espul- mo in campo sul serio? mi fanno venire i brividi. Ci sono addirittu- si direttamente dalla contrattazione azien- Della Federmeccanica si potrà dire di tut- ra accordi che dicono che tutte le infor- dale in fabbrica. Per controllare come fun- to, ma non che non abbia fatto un’opera- mazioni sono tutelate dal segreto industriale: zionano dei meccanismi automatici basa- zione seria per affermare il suo punto di vi- di pubblico resta solo una formula, che co- ti su indicatori di bilancio non serve il sin- sta: ha preso una decisione nella sua as- sì è incomprensibile, che lega i risultati sa- dacato, non servono nemmeno le Rsu. semblea generale, ha preparato un ma- lariali a quanto è stato preordinato nel bi- nuale sul premio di risultato, ha fatto dei lancio consolidato dell’impresa. Si può di- Per tutto questo diventano impellenti corsi di formazione a tutte le sue strutture re che in questo modo il lavoro scompare, le ragioni di una nostra controffen- territoriali, non firma accordi difformi dai de- la produttività del lavoro scompare, non ne siva. Dobbiamo rispondere con i fat- liberati assunti dall’Assemblea generale del- rimane più traccia negli accordi e appaio- ti, ma i fatti debbono essere decisi. la stessa Federmeccanica.
  • 17. 20 Il sindacato nel tempo della globalizzazione Mi chiedo se noi ci siamo mossi con la te integrante del ceto politico e del siste- to tante volte accordi senza consenso. stessa serietà e con la stessa carica di ra- ma politico all’interno del quale svolge un […] Io credo che dobbiamo porci il pro- dicalità nell’impostazione di questa espe- ruolo di lobby. blema di una discussione severa con l’in- rienza contrattuale. Si tratta di sapere se A fronte di questi rischi noi affermiamo sieme del movimento sindacale, a partire, indirizziamo la contrattazione aziendale sul- una concezione del sindacato, concepito per quanto ci riguarda, dalla Cgil. la strada che abbiamo indicato o se la ve- come una rappresentanza sociale diretta, ra linea di fondo che applichiamo è quella che si avvale di una cultura autonoma ed Noi abbiamo intenzione e ragione di che, comunque, bisogna prendere un po’ è fondata sull’autogoverno. dire che la fase dello scambio neo- di soldi, per cui alla fine, in modo oppor- Il secondo punto riguarda la democra- corporativo è finita. Non solo perché tunistico, prendiamo i soldi come vengo- zia sindacale. questa linea non ci ha dato un oc- no. Credo di non pretendere troppo se chie- cupato in più, un pezzo di salario in do che sia l’Assemblea nazionale della Fiom Nel sindacato ci deve essere la pos- più, una condizione di lavoro mi- a decidere qual è il nostro orientamento e sibilità della più ampia discussione in- gliore: semmai è accaduto il con- a chiedere un impegno corale della cate- terna ma il punto chiave per noi è la trario. I padroni ci hanno spiegato goria e un atteggiamento di rigore e di de- validazione finale, il voto di tutti i la- esplicitamente che non ci sono più terminazione nel modo in cui affrontiamo voratori sulle piattaforme e sugli ac- le condizioni dello scambio. C’è so- queste vertenze. cordi, siano essi aziendali, nazionali o lo da partecipare all’avventura eu- […] L’unità sindacale: quale significato generali, che riguardano i loro interessi. ropea o internazionale delle impre- acquista oggi la battaglia per l’unità? […] Noi sosteniamo che questo è l’u- se ed essere il più possibile d’ac- […] Abbiamo detto tante volte che non nico modo per costruire un grande cordo con le imprese. vogliamo fare l’unificazione di Fim, Fiom e sindacato. Perché un sindacato che Uilm, cioè delle rispettive burocrazie, ma non recuperi totalmente e non so- Tutta questa discussione si concluderà un sindacato nuovo che inevitabilmente si stenga quotidianamente il rapporto al Congresso della Cgil. E devo dire che basa sulla generalità delle lavoratrici e dei con i lavoratori è un sindacato che se la discussione nella Cgil non cercherà lavoratori metalmeccanici. Infatti, non vo- non ha futuro. risposte, magari diverse, ma agli stessi pro- gliamo fare né il sindacato della sinistra, blemi che ho cercato di indicare, non sa- né quello del centrosinistra. Le esperienze politiche in Italia dovreb- rà semplice varare lo stesso documento Del documento «I principi dell’unità», mi bero pure averci insegnato qualcosa. Se per il Congresso. Io credo che fare con- limiterò a illustrare i due nodi politici es- noi non manterremo questa libertà e que- gressi finti non serva a nulla, così come non senziali. sta democrazia la pagheremo. Se tu trat- serve a nulla trasformare il Congresso in Il primo punto concerne il ruolo del sin- ti per tutti i lavoratori, e non solo per i tuoi una pura conta e in una redistribuzione dacato dentro l’evoluzione del sistema po- iscritti, un consenso dei non iscritti – che dei gruppi dirigenti. litico e, quindi, il nodo dell’autonomia, an- sono anche la maggioranza dei lavoratori Se noi siamo, come io penso, all’esauri- zi dell’indipendenza del sindacato dal si- – ci vorrà pure! E se il consenso non ce lo mento di un’intera politica sindacale e quin- stema politico. Autonomia e indipendenza danno? La risposta è semplice: se il con- di di fronte alla necessità di costruire una sono le condizioni vitali per il sindacato senso non ce lo danno non puoi fare l’ac- nuova politica, che affronti tutto lo spettro per poter esercitare le sue capacità di rap- cordo. Anche chi pensa al sindacato de- dei problemi, dalla condizione di lavoro al- presentanza, che vengono minate alla ra- gli iscritti, se non ha il consenso degli iscrit- le prospettive dell’industria italiana, noi ab- dice sia da chi vuole schierare il movimen- ti, non si trova di fronte allo stesso pro- biamo bisogno di un confronto congres- to sindacale a lato di uno degli schieramenti blema? Come si fa a fare un accordo sen- suale aperto che abbia questa ambizione. politici che si fronteggiano, sia da chi con- za il consenso dei lavoratori? Io credo che Questa Assemblea deve dirci se la Fiom è cepisce il sindacato confederale come par- niente sia stato più distruttivo di aver fat- pronta a fare la sua parte.
  • 18. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 21 segue da pag. 17 ne infatti anche al sindacato la necessità di alcune scelte precise, pena la riduzione del sindacalismo civile diventa il terreno nel quale domina un modello confederale a una pura appendice strumentale del di darwinismo sociale e l’aziendalismo si afferma co- sistema politico e delle sue eventuali alternanze di me cultura politica prevalente. diverse maggioranze e opposizioni che si possono via via verificare. Il sindacato L’autonomia del movimento sindacale infatti è con- come soggetto politico cretamente messa in discussione da due pressioni, che Per sfuggire a questa logica di subordinazione al si- potrebbero minarla alla radice. La prima è costituita stema politico la possibilità per il sindacato è di dar- dall’ipotesi di schierare il sindacato al fianco di uno si una dimensione politica autonoma, intesa come ca- dei due schieramenti politici che si fronteggiano. È evi- pacità non solo di rappresentanza ma di mediazione dente che in questo caso il sindacato subirebbe una ri- degli interessi sociali rappresentati. Nell’ambito di duzione secca della sua capacità di rappresentanza. questa logica il sindacato può diventare un soggetto La seconda consiste nel rischio che il sindacalismo con- politico, inteso però non come rappresentante di in- federale venga assunto come parte integrante del ceto teressi generali, ma come rappresentante degli inte- politico e del sistema politico all’interno del quale svol- ressi complessivi del lavoro dipendente in tutte le ge un ruolo di lobby. Il sindacato non interviene più sue forme, tanto più in una fase non solo italiana ma in rappresentanza del lavoro, ma diventa una specie europea, nella quale si passa a diversi mercati del la- di agenzia di servizi per il lavoro. È altrettanto eviden- voro, spesso per legge, in cui prevale una radicale spac- te che in questo secondo caso il sindacato finirebbe per catura tra quello del lavoro professionale e speciali- rinunciare all’idea stessa di rappresentanza. stico e quello fatto part time, lavoro a tempo deter- minato e infine lavoro nero in tutte le sue forme. Natura del sindacato Tutto ciò è funzionale al sistema delle imprese (due e della rappresentanza sociale mercati del lavoro all’interno) per avere il massimo di La prima questione cruciale da ribadire è la natura del flessibilità da far agire secondo le convenienze. Tut- sindacato, concepito come una rappresentanza socia- to ciò fa parte degli interessi del lavoro dipendente. le diretta, nel senso che non ha mediazioni, filtri cultu- In altre parole, e anche se può sembrare un parados- rali di tipo ideologico o partitico e, quindi, si avvale di so, il sindacato può dare una dimensione politica au- una cultura autonoma ed è fondata sull’autogoverno. tonoma al suo agire solo alla condizione di accettare Rappresentanza sociale diretta e cultura autonoma integralmente la propria parzialità, il proprio essere sono realizzabili attraverso la capacità di analisi cono- rappresentante di una parte della società. scitiva della condizione sociale di donne e uomini e la Scaturisce da qui una delle ragioni più forti che so- capacità di valorizzare le diverse soggettività. Questo stengono la costruzione di un nuovo soggetto sinda- richiede una rilettura delle esperienze fatte – in parti- cale unitario, democratico e pluralista, proprio nella colare nel sindacato metalmeccanico – e una innova- necessità di allargare al massimo la rappresentanza del- zione capace di far progredire, nelle pratiche, l’idea di le ragioni e degli interessi del lavoro dipendente nelle un sindacato di donne e di uomini. Questo non è ri- sue stratificazioni e nella sua complessità. ducibile a questione di presenze numeriche negli or- L’evoluzione del sistema politico italiano impo- ganismi, né tanto meno, a una omogeneità «al maschile»
  • 19. 22 Il sindacato nel tempo della globalizzazione della rappresentanza. La mediazione degli interessi sia l’interesse generale di tutto il lavoro dipendente passa attraverso una comune cultura, basata sul rico- e, quindi, a definire le priorità essenziali dell’agire noscimento di soggetti diversi. sindacale. Ciò significa che anche la confederalità è, Ma come per tutte le rappresentazioni sociali volta per volta, un progetto. Questo progetto, ov- che vivono nella società civile, esiste il problema di viamente, può essere inteso come progetto giacobi- come esse si autogovernano. Per il sindacato la pri- no, con tutte le conseguenze che nascono da una con- ma scelta da compiere è se si autogoverna in una cezione di elitarismo burocratico dei gruppi dirigenti dimensione complessiva degli interessi del lavoro che si sentono più illuminati e lungimiranti dei rap- dipendente o in una dimensione frazionata, cor- presentati – in tale concezione la prassi reale spesso porativa di questi interessi. è rappresentata dal coacervo degli interessi, che si La differenza fra il sindacalismo confederale e il rappresentano in puri rapporti di forza distruggen- sindacalismo corporativo è qualitativa: da una par- do l’idea stessa di confederalità – oppure come pro- te il punto focale è la rappresentanza complessiva getto rappresentativo e democratico e, quindi, basa- degli interessi di tutto il lavoro dipendente, con la to sulla verifica e, volta per volta, sulla validazione da capacità di costruire volta per volta le mediazioni e parte delle lavoratrici e dei lavoratori come condi- gli equilibri necessari; il sindacalismo corporativo zione per l’affermazione del progetto stesso. rappresenta invece gli interessi di gruppi, per cui non Queste sono due tendenze contrapposte che so- c’è mai una mediazione fra interessi diversi ma la no sempre esistite e si sono scontrate molte volte prevalenza di quelli più forti. nella storia sociale europea. Anche il problema dell’autonomia, che costitui- Una «nuova confederalità»: sce un altro nodo essenziale per la concreta collo- per un progetto cazione del movimento sindacale di fronte al siste- sindacale autonomo ma politico, può essere affrontato e risolto nel- basato sulla democrazia l’ambito di queste coordinate generali. L’autonomia Da tutto ciò dipende una ridefinizione del concet- del sindacato è infatti un progetto che ha bisogno to stesso di confederalità. La nuova confederalità di connotazioni sociali, culturali e politiche. È quin- non è un luogo, non si identifica con una struttura di un progetto che si incardina sulla rappresentan- del movimento sindacale, quella confederale ap- za degli interessi del lavoro dipendente e che rap- punto, gerarchicamente sovraordinata alle altre, co- presenta, perciò, una parte della società in con- me quelle di categoria. Si tratta di passare a una fronto e/o in conflitto con altre parti della società. concezione del sindacato confederale come di una Superando tutte le concezioni organicistiche e mec- specie di a priori, a una sintesi reale come risultato canicistiche della società, ma anche le tendenze cul- di un processo di ricomposizione di interessi diversi, turali che tendono a considerare l’insieme della so- anche in conflitto tra loro, e di integrazione di di- cietà come un sistema aziendale, noi infatti pensiamo verse culture di cui sono portatori uomini e donne. che sia da questo confronto/conflitto che, volta a vol- La nuova confederalità – che così definiamo pro- ta, possa emergere l’interesse generale del paese. prio perché non è un dato a priori ma è da costruire Al contrario, se vi è una forza, come avviene og- – è quindi una mediazione necessaria tra i diversi gi per il sistema delle imprese, che pretende di rap- interessi che punta a definire, volta per volta, quale presentare da sola l’interesse generale del paese, a
  • 20. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 23 questo punto inevitabilmente le altre forze e gli al- dello sindacale che può essere il fondamento di un tri interessi devono essere manipolati, strumenta- nuovo soggetto sindacale unitario, democratico e lizzati e utilizzati a quel fine. Noi non possiamo pluralista. È bene mettere meglio in evidenza al- accettare questa manipolazione e questo è, ovvia- cuni concetti chiave. mente, un fatto essenziale per la nostra autonomia. Il primo punto fondamentale è che la concerta- Per queste stesse ragioni il sindacato non può in zione per ciò che concerne i rapporti con il gover- alcun modo scegliere una collocazione collaterale no e con il sistema delle imprese, e la partecipazio- a una delle due parti del sistema politico, rischian- ne per quanto riguarda i rapporti con ogni singola do cioè di diventare il sindacato di governo o il sin- impresa debbono essere considerate un metodo e dacato di opposizione. Queste due strade, appa- non un fine dell’agire sindacale. Nell’ultima fase, rentemente così alternative tra loro, finiscono in real- invece, la concertazione ha rischiato di divenire ad- tà per essere la stessa cosa, perché corrispondono al- dirittura un’ideologia e ha assunto il significato di le due forme in cui si articola il sistema politico mag- un obbligo a concludere, a chiudere con un accor- gioritario, dopo la fine del partito centrale del si- do tutti i negoziati triangolari. stema politico. E sono forme entrambe subalterne, […] Dobbiamo dire che questa ideologizzazio- perché sono subordinate al sistema politico e, quin- ne della concertazione e della partecipazione ha gra- di, interpreti degli interessi del sistema politico e di vemente indebolito le possibilità della contratta- affidamento e delega al sistema politico di quella me- zione sindacale e, in molti casi, ha prodotto un pro- diazione sociale che invece il sindacato dovrebbe fondo logoramento del rapporto tra il sindacato e appunto rappresentare e gestire direttamente. i lavoratori. Il progetto autonomo, fondato sulla mediazione Se questo è vero, è necessario che la concertazione tra gli interessi rappresentati, cui si deve ispirare sia un metodo di confronto democratico utile per l’agire sindacale non è un progetto sociale poiché es- affrontare i grandi problemi generali della società so si misura con un quadro sociale di riferimento e attraverso negoziati triangolari con il governo e con con i suoi valori fondamentali. Questi valori oggi la Confindustria. possono essere indicati nella libertà, nell’uguaglianza Allo stesso modo la partecipazione è un meto- e nella fraternità, intesa soprattutto come solida- do utile alla condizione che assuma i criteri fonda- rietà. Il sindacato non ha una concezione organica mentali della codeterminazione, e cioè dell’esistenza della o delle società, ma non esclude la ricerca di un di due soggetti distinti e autonomi, della pari di- sistema economico-sociale diverso da quello at- gnità degli interessi rappresentati. tualmente vincente. Occorre però dire che oggi non è così in gran par- Per questa ragione il progetto sindacale assume te delle imprese e, spesso, nelle più importanti: in- una dimensione complessiva e ha un punto di vista fatti sul piano culturale c’è una netta prevalenza de- autonomo sulla politica, sulle istituzioni, sulle al- gli interessi dell’impresa su quelli del lavoro. tre forze che rappresentano altri interessi. Noi riteniamo che l’impresa non sia e non possa essere il luogo di un’armonizzazione obbligatoria Quale modello sindacale degli interessi, perché questa concezione non tiene A questo punto del ragionamento dovrebbero in considerazione il fatto che dentro l’impresa essere già chiari i lineamenti fondamentali del mo- segue a pag. 28
  • 21. 24 Il sindacato nel tempo della globalizzazione Il sindacato non è una pura sembianza, non è una sigla, è un modo di partecipare per poter decidere il proprio destino Conclusioni all’Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 10-11 ottobre 1995. Il testo è tratto dallo sbobinato dell’intervento Mi pare francamente che sia indiscutibile, In una certa misura la nostra crescita, le davvero indiscutibile, come questa Assem- nostre stesse possibilità di avanzamento Fin dalla nascita e dopo la Secon- blea nazionale abbia potuto discutere con derivano dal modo in cui il Movimento ope- da guerra mondiale abbiamo do- franchezza, con senso di responsabilità e con raio italiano, forse l’unico in Europa, il mo- vuto conquistare tutto ciò che ab- assoluta libertà sui problemi che abbiamo di vimento sindacale, ha avuto una storia par- biamo e talvolta abbiamo perso fronte, sui punti cardine, io credo, della pro- ticolare, cioè ha avuto sempre un confronto molto di ciò che avevamo, ma sem- spettiva che ci sta davanti, e in particolare – netto, preciso con la sua controparte sen- pre avendo un nostro punto di vista perché non dirlo – su come il nostro sinda- za che vi fossero in qualche modo am- sulla società italiana; avendo sem- cato possa realmente trasformarsi in una fa- morbidimenti da parte dello Stato attra- pre un’idea di grande trasforma- se che si presenta, come ho già detto, mol- verso particolari legislazioni di sostegno, o zione della società. to difficile e complicata per noi e per il paese. da parte di capitalisti illuminati. […] Vedete, io parto da una considera- Si potrebbe dire, perfino, che noi sia- Non sarebbe così se non avessimo avu- zione del tutto elementare: io non sono mai mo cresciuti nel libero mercato. Chi più to prove evidenti dalla nostra storia; in fon- stato convinto del tutto che ciò che è suc- del sindacato italiano è cresciuto nel li- do il Piano del lavoro di Di Vittorio rappre- cesso nella società italiana abbia avuto un’u- bero mercato? Chi più del sindacato ita- sentava e ha rappresentato una grande in- nica forza dominante: da un lato le forze liano ha dovuto conquistare – volta per novazione non solo sociale ma anche cul- più importanti del paese, e dall’altro, come volta – le sue posizioni? Chi più del ca- turale del nostro paese, quando le classi Gramsci diceva, le classi subalterne. pitalismo italiano ha cercato sempre in dominanti erano classi dominanti che non qualche modo nel suo antagonista, e cioè avevano nemmeno percepito la possibilità Credo che noi non siamo una clas- nel movimento sindacale, di colpire, qual- di nuove politiche industriali e generali, co- se subalterna, ma non lo siamo pro- che volta persino azzerare, e in tutti i ca- me il keynesismo, e in tutti i casi non ave- prio nel significato che aveva agli si di indebolire la sua portata immediata vano ancora concepito la possibilità e il si- inizi del Novecento questa espres- e storica? gnificato che assumeva in Italia la grande sione, cioè non siamo una classe Io credo che questa sia una riflessione produzione di massa e quindi un allarga- che dipende culturalmente, politi- molto significativa; noi non assomigliamo mento smisurato del mercato rispetto alle camente, socialmente da ciò che né al Movimento operaio inglese, né a fasi precedenti. dice il grande padronato italiano. quello tedesco, noi siamo una cosa in una […] Io ho pensato, e penso tuttora, lo certa misura particolare e generale. penso soprattutto oggi, che siamo in una
  • 22. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 25 fase in cui è necessaria una grande inno- che al centro dell’intervento del compagno nella nostra organizzazione, credo che chi vazione, vedete, questo non solo perché i Cofferati, di fronte a un’iniziativa così vasta ha una cultura liberale, come oggi si usa dati storici, essenziali della società europea che avviene su tutti i settori, che affronta tut- dire, e cioè contempla una società avan- e mondiale, si sono profondamente tra- te le questioni, che riproduce vecchie e nuo- zata o comunque aperta, chi fa l’analisi sformati in questi ultimi dieci anni; e non ve disuguaglianze, che punta alla ghettizza- come noi dell’esistenza di gruppi sociali solo perché stanno cadendo quelle illusio- zione di interi strati della popolazione, io non diversi anche nel lavoro dipendente, chi, ni che pensavano che con l’89 e con la credo che sia possibile pensare che si può come noi, è entrato e rientrato nelle azien- cancellazione del Muro di Berlino, assolu- fare un passo indietro perché domani ne fa- de per assumerne tutte le valutazioni, tut- tamente giusta, ovviamente, si aprisse chis- remo due in avanti, io non credo a questo. te le iniziative, tutte le possibilità, deve sà quale era di abbondanza e quale era di Penso addirittura che le posizioni modera- comprendere che di fronte a conflitti so- sviluppo. Io penso […] che il capitalismo te abbiano la scandalosa inevitabilità di co- ciali, di fronte cioè a esigenze diverse, di mondiale, soprattutto il capitalismo euro- prire un’ennesima sconfitta. Ora, questo è fronte a una situazione in cui si presenta- peo abbia sempre dovuto tenere conto in il punto e il nodo della questione, e sempre no gli interessi anche nella loro immedia- qualche modo dell’esistenza dell’esigen- in questi momenti, permettetemi di dirlo, tezza, il conflitto diventa necessario. za di un altro sistema, e certo ha prodot- […] Chi può regolare questo processo to, il capitalismo europeo soprattutto, po- la Fiom e la Cgil hanno avuto la pos- se non il conflitto? Quando gli interessi so- litiche sociali proprio per difendersi in qual- sibilità di fare uno scatto in avanti no diversi e sono in competizione fra di che modo con tutta la determinazione ne- come lo hanno fatto alla fine degli loro, se non c’è il conflitto che regola que- cessaria dall’attrazione bipolare che av- anni Cinquanta, così come c’è sta- sti interessi, c’è solo la dittatura, perché veniva allora nel mondo e faceva appari- ta una discussione feroce all’inter- la democrazia è proprio fondata su que- re come concreta un’altra società, cosa no della Cgil su tutte le questioni sto, sulla possibilità che vi sia il conflitto che ovviamente non si è verificata. Ma non che riguardavano i modelli di con- come regolatore del processo. c’è dubbio che durante tutto quel per- trattazione a partire dagli anni Ses- Una democrazia senza conflitto non esi- corso idee generali si sono combattute santa, così come sono stati i gran- ste, una democrazia senza conflitto porta tra loro e il tempo e la storia ne hanno de- di avvenimenti sociali degli anni Set- inevitabilmente all’autoritarismo e a espe- terminato la conclusione. tanta: sempre un’innovazione ha rienze storiche che questo secolo ci ha da- Noi siamo allora di fronte alla necessi- permesso di superare elementi di to e credo che tutti noi abbiamo acquisito. tà di una grande innovazione; io sincera- difficoltà, elementi di contraddizio- mente penso di sì, lo penso perché sono ne. L’innovazione è il punto centra- […] A me pare che questo sia il no- certo del fatto che ci troviamo proprio nel- le, è la forza delle nostre idee. do della questione, quello cioè di sa- la fase in cui non si può arretrare in mo- pere se noi effettivamente abbiamo do ordinato. […] Questa è la forza di questa Confe- – sia pure parzialmente – conquistato Non è vero che possiamo fare – ricordate renza, non il fatto che le posizioni sempli- un punto di vista, se la nostra valu- la formula? – un passo indietro oggi per far- cemente si sono avvicinate, non il fatto tazione rispetto ai punti di vista del- ne due avanti domani; io non credo che che ci sono molti punti di linguaggio co- le nostre controparti è veramente un siamo in questa situazione, cioè io temo mune, anche questo certo, ma soprattutto punto di vista differente, e se ab- che gli aspetti più moderati, che pure si pre- abbiamo conquistato il significato neces- biamo intenzione di far prevalere il sentano nel movimento sindacale, siano sario della svolta, come condizione per nostro punto di vista. Se è così, in anche terribilmente poco realistici. l’affermazione di questo sindacato. una società libera e democratica, il Pensare seriamente che di fronte a un’of- Di fronte a questo, di fronte a questa ne- conflitto diventa inevitabile. fensiva così vasta, che del resto è stata an- cessità sentita e voluta forse da tempo
  • 23. 26 Il sindacato nel tempo della globalizzazione Su questo, non il conflitto – come si di- Che cosa ho chiesto? pra in dollari, l’inflazione è inevitabile, la sva- ceva una volta – per il conflitto, ma il con- La Cgil, insieme alla Cisl e alla Uil, pensa- lutazione porta per forza all’inflazione, a me- flitto finalizzato a risolvere problemi, cioè no che sia venuto il momento in cui dal con- no che non si distruggono decisamente i proprio l’eminente questione della demo- fronto, così come oggi si conduce sulle po- salari dei lavoratori, in modo tale che non crazia, cioè il fatto che alla fine le perso- litiche finanziarie, cioè sulla Finanziaria, sia abbiano nemmeno più le possibilità ele- ne debbono contare. necessario che tutto il movimento sindaca- mentari di sussistenza. Come diceva Churchill: «La democrazia le riesca a definire un progetto in modo ta- è l’unico metodo che permette di contare le che il confronto con la controparte priva- Proprio per queste ragioni credo che le teste, senza romperle», e questo è pro- ta e pubblica e il confronto con il governo noi siamo davvero in una situazio- prio il punto. sia un confronto di merito, in grado di far ca- ne in cui in una certa misura, e per- Se non c’è questo, noi ci incamminiamo pire quale altra possibilità c’è per l’Italia, per mettetemi di dirlo, è bello essere in verso una società illiberale. avere una sua logica di sviluppo. un sindacato, in un grande sinda- Proprio per queste ragioni, che questo […] Se noi non decidiamo una piattafor- cato. Ed è bello essere in un gran- sia l’asse essenziale della nostra iniziativa, ma che metta insieme tutto il movimento de sindacato perché si ha quasi la dobbiamo prendere atto che una serie di sindacale, che progetti un’ipotesi di con- percezione – e preferirei che fosse iniziative sono state messe in crisi dagli av- fronto sulle questioni strategiche che ri- diretta la percezione – di interveni- venimenti, dalla situazione. Non vi è la pre- guardano il nostro paese, non ci sarà nes- re per decidere il proprio destino. tesa di essere i primi, vi è però la pretesa sun governo al mondo, né di centrodestra di dire che, avendo consumato tutte le ri- né di centrosinistra, che lo farà. Io credo che questo sia il sindacato per le sorse precedenti, abbiamo bisogno di nuo- Dico che per me questa è l’azione. lavoratrici e i lavoratori italiani, non un’altra ve risorse. E se un’azione fosse necessaria su un cosa. Il sindacato non è una pura sembian- progetto, cioè avere anche un’azione di mo- za, non è una sigla, è un modo di parteci- Ed è in questo che forse le grandi or- vimento, a quel punto l’azione è giusta. Fa- pare per poter decidere il proprio destino. ganizzazioni dimostrano di essere re un’azione solo per protestare, mi pare E, allora, io non ho dubbi, e qui è stato det- grandi. E lo dimostrano non per l’at- che l’abbiamo già superata questa fase. to da vari compagni, da vari interventi, che teggiamento intrapreso, in cui la lea- Questo è il nodo della questione, è su que- nel momento in cui si apre una discussione dership di un dirigente incorpora tut- sto che noi ci siamo mossi, è su questo tra gli iscritti e i non iscritti io non ho dubbio te le idee e tutte le aspirazioni di chi che abbiamo fatto un’ipotesi; è su questo alcuno nel dire che il mio privilegio va verso questa leadership subisce. No, è il che Cesare Damiano poteva dire che, nel gli iscritti. Sarebbe cosa ben strana se di- contrario. Lo dimostrano quando le mentre Confindustria parla di inflazione, al- cessi il contrario! leadership sono in grado di mobilita- za i prezzi industriali due volte l’inflazione! Non si capirebbe perché noi esistiamo, pe- re tutte le risorse di iniziativa, di ar- È questo il momento in cui succedono raltro, se non fosse così. Ma proprio perché ricchimento, quindi costruire quel le cose più strane del mondo e in cui l’au- il privilegio essenziale va verso gli iscritti, pro- processo che solo una grande orga- mento delle tariffe dovrebbe essere detratto prio perché noi dobbiamo costruire tutte le nizzazione è in grado di fare. Una dal salario dei lavoratori e addirittura l’in- condizioni per cui uno che è iscritto al sin- grande organizzazione, infatti, solo flazione importata dovrebbe esser detrat- dacato senta di possedere un grano del pro- nel confronto, nella franchezza delle ta, quando si sa che solo la Germania non prio futuro, possa discutere e decidere, e de- idee può crescere e può svilupparsi. avrà l’inflazione perché vende in marchi e cidere delle strategie del proprio sindacato, compra in dollari. possa discutere e decidere sulla possibilità […] È qui che viene il terzo punto con- Ma per chi vende in lire italiane e, quin- di costruire un nuovo sindacato unitario, eb- clusivo del mio argomento. di, è costretto all’area del marco, e com- bene, vivaddio!
  • 24. Assemblea nazionale della Fiom-Cgil, Maratea, 1995 27 Penso che, però, se si comincia a dire sta conferenza trae forza nel poter dire che tà del processo produttivo e la forza e il si- che quest’altro non si scioglie e quest’al- modificherà la sua pratica concreta, a par- gnificato del lavoro umano nel processo tro nemmeno, direi che è inevitabile che il tire dalle fabbriche, e inizierà un nuovo per- produttivo. sindacato nuovo è la somma di quello che corso di confronto, di discussione, di trat- Credo che noi possiamo aspirare ad apri- c’è, ma per fare la somma di quello che c’è tativa con le proprie controparti? Cioè tro- re questa fase dentro la Fiat, non per fare non bisogna fare un sindacato nuovo. verà quelle risorse necessarie per credere un’unica soluzione, ma per costruire tutti Semmai vogliamo fare un sindacato che alla possibilità di un progetto? quei criteri necessari al livello degli stabili- va molto oltre all’attuale situazione. Io credo che un passo avanti importan- menti che diano forza all’ipotesi di un’in- Ora, io dico la cosa più elementare: pro- te l’abbiamo fatto e che tutti abbiamo da- terpretazione della qualità per l’insieme de- prio perché c’è questo privilegio degli iscrit- to un contributo a questo passo avanti. gli stabilimenti, e a seconda della loro spe- ti e delle iscritte, io penso che noi abbia- La discontinuità, quindi, si presenta come cificità. mo la forza, attraverso la democrazia, di far innovazione, l’innovazione si conferma co- Lo penso perché noi non accettiamo più valutare il confronto, il dibattito, la trattati- me la migliore tradizione della Cgil, la migliore una centralizzazione della contrattazione, va, la conclusione finale. tradizione della Fiom, proprio in questo sfor- che voglia dire da un lato le Segreterie na- zo di comprensione della società italiana e di zionali e dall’altro la controparte, e alla fi- Questo perché non siamo una pic- possibili percorsi di trasformazione. ne ciò che è fatto è fatto! cola setta, non siamo dei piccoli ini- E allora, per questo saremo prima di tut- Non è più possibile contrattare così! ziati che, in qualche modo, voglio- to severi con noi stessi, severi davvero con Le Rsu hanno significato solo in questo, no costruire una cosa, paghi solo di noi stessi, e saremo aperti alle valutazioni se diventeranno soggetti, nel senso pro- quello che fanno tra di loro; noi vo- di tutti. prio che saranno in grado di elaborare e gliamo essere una forza generale ed […] Io non voglio più tornare sulle que- di prospettare soluzioni che tengano con- è per questo che abbiamo bisogno stioni di merito che sono state qui bene to delle articolazioni delle sedi contrattua- di un contributo di tutti i lavoratori tratteggiate, però mi chiedo: è possibile sul li, in modo da rompere la centralizzazione e le lavoratrici e a essi dare la pos- serio che noi possiamo fare un premio di generale che le grandi imprese italiane han- sibilità della conclusione sui loro in- risultato – perché si parte da lì – che sia as- no determinato, e quindi di permettere teressi, perché questo è l’unico mo- solutamente uniforme e non lasci traspari- un’articolazione di confronto che valuti e do per affermare la forza di un gran- re nulla delle diverse specificità delle im- sottolinei tutte le diversità. de sindacato. prese Fiat e dei settori tecnologici della Fiat? Se in questo sforzo riusciremo, tutta l’i- Io credo di no. Mi pare, compagni, e per- potesi neocorporativa crolla, la centraliz- Così come è forte un grande sindacato mettetemelo, che la cosa che più sta al zazione non avrà più senso, nel senso che che, nel momento in cui i lavoratori e le la- cuore della questione Fiat sia proprio la non sarà più possibile percorrerla e, a quel voratrici respingessero il suo accordo, sia qualità. punto, i lavoratori finalmente produttori po- capace di dire: «l’accordo non c’è più!». La Fiat nello stesso giorno di Melfi ha cer- tranno esprimere essenzialmente la loro Questa è forza, non debolezza! cato di intervenire con i suoi uffici stampa ipotesi su tutte le partite che si aprono, E la forza della ragione è la forza della per impedire che fossero scritte cose che dal governo dei processi fino alle condizioni strategia, cioè la forza di chi pensa che non erano critiche della qualità riscontrata a Mel- di lavoro. vive solo quotidianamente, ma che dal quo- fi, alla Fiat interessava che non ci fosse scrit- […] Io personalmente credo che sia pos- tidiano trova le risorse per far esplodere la ta la parola «qualità». sibile farlo, dipende da tutti noi che ciò suc- sua iniziativa nel futuro. La qualità che cosa vuole dire? Vuol di- ceda, dipende da tutti noi se la storia so- […] Io ora mi chiedo, e vi chiedo: se la re prestazione di lavoro, vuole dire orga- ciale di questo paese cambierà positiva- vecchia pratica non è più possibile, que- nizzazione del lavoro, in sintesi la corposi- mente.
  • 25. 28 Il sindacato nel tempo della globalizzazione segue da pag. 23 Democrazia: l’ultima parola ai lavoratori esiste un conflitto di interessi. In altri termini, Nella concezione del nuovo soggetto sindacale rifiutiamo l’ideologia regressiva che concepisce democratico, unitario e pluralista, è necessario in- l’impresa come una comunità di interessi, perché dividuare la fonte e la legittimazione del suo pote- essa ha il solo significato concreto di manipolare re, che sono gli iscritti. Il problema dell’agire sin- gli interessi del lavoro in funzione di quelli dacale è, come abbiamo già detto più volte, la me- del capitale. diazione degli interessi sia all’interno del luogo di Viceversa, noi riteniamo sia necessario affer- lavoro che sul piano sociale generale, la mediazio- mare una concezione democratica dell’industria, ne che volta per volta si assume deve trovare il con- che ne fa il luogo della mediazione sociale tra im- senso maggioritario dei lavoratori. Tutti gli atti prese e lavoro. Se, infatti, gli interessi sono irridu- dell’agire sindacale debbono avere la validazione cibili, la mediazione è necessaria. Vale a dire che gli maggioritaria necessaria, attraverso il voto delle la- interessi del lavoro e quelli dell’impresa per poter voratrici e dei lavoratori. cooperare debbono riuscire a mediarsi, a trovare I congressi sindacali sono invece il luogo della un possibile punto di equilibrio tra loro. definizione strategica e della elezione dei gruppi di- Questa logica esalta la funzione della contratta- rigenti e assegnano, quindi, il potere di decisione agli zione che è lo strumento che, volta a volta, misura iscritti. Se la definizione strategica è, come abbiamo questo rapporto tra gli interessi in campo, in ter- già visto, connessa con la scelta di un quadro socia- mini quantitativi per quanto concerne i processi le di riferimento e punta quindi a definire degli obiet- distributivi e redistributivi e in termini qualitativi tivi, i passaggi intermedi per costruire questo qua- per quanto riguarda i processi di valorizzazione dro di riferimento, bisogna sottolineare che sia il con- del lavoro e del capitale. In questo modo la con- gresso confederale che il congresso di federazione trattazione sindacale diventa lo strumento attraverso sono momenti generali nel senso che entrambi il quale si esercita, in modo consensuale e non au- contribuiscono a definire una strategia complessiva. toritario, la regolazione degli interessi. Al contra- Le categorie rappresentano una parte delle lavo- rio, come recenti esperienze dimostrano, la distor- ratrici e dei lavoratori, ma non rappresentano una sione ideologica della partecipazione la rende al- pura articolazione del dibattito e della decisione con- ternativa e sostitutiva della stessa contrattazione. federale. Quando si definiscono come parte, all’in- Da questo punto di vista anche il conflitto as- terno delle altre parti del mondo dipendente, lo fan- sume una funzione di regolazione sociale. Il con- no in termini solidaristici ed egualitari. flitto nasce, infatti, dalla presa d’atto della diversi- Le elezioni delle Rsu hanno dimostrato come tà degli interessi e, nella misura in cui questi non esse rappresentino, nella maggior parte dei casi, tut- riescono a trovare una mediazione, il conflitto è te le soggettività sociali che esistono nel lavoro di- una delle risorse per i lavoratori e per il sindacato pendente, a partire dall’industria: uomini e donne, per costruire le condizioni per cui gli interessi pos- prima di tutto; poi i giovani, il lavoro esecutivo, il la- sano mediarsi. Non esiste, quindi, un conflitto fi- voro di progettazione, il lavoro di alta tecnologia. ne a se stesso, ma esiste un conflitto regolatore, fun- Ciò significa che la funzione del sindacato di esse- zionale al raggiungimento degli obiettivi. re il luogo della definizione delle strategie e di co-