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LA RESISTENZA IN ITALIA: GUERRA
CIVILE E RINASCITA MORALE.
CENNI LOCALI
CORSO SU
«LA STORIA DELLA DEPORTAZIONE»
U.T.E. “P. Naliato” di Udine, Lezione n. 9
Mercoledì 9 marzo 2022, ore 17
Prof. Elio Varutti, docente alla UTE di
Sociologia del Ricordo. Esodo giuliano dalmata
Vent’anni dopo la marcia su
Roma, nel novembre del ’43, al
congresso (primo e unico) del
Partito Repubblicano Fascista,
si registrano 70.000 iscritti,
frutto di convinzioni che
derivano sia dagli avvenimenti
correnti che per il ventennale
indottrinamento fascista. Il PNF
contava al 28 ottobre 1937,
2.152.240 iscritti. Le adesioni
nel 1943 sono state molte di più
verso la RSI che verso la
resistenza partigiana, che
contava a fine ’43 solo 15.000
componenti.
Dove sono moralità e etica?
La Resistenza italiana (anche detta Resistenza partigiana, o
semplicemente Resistenza, oppure Secondo Risorgimento) fu
l'insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo
l'armistizio di Cassibile 3 settembre 1943, si opposero al
nazifascismo nell'ambito della guerra di liberazione italiana.
Roma 9 settembre 1943
«Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano,
su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi
tornati in cattedra…»
«Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di
essere uomini: di morire da uomini, per vivere da
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Pietro Calamandrei
Firenze, 1889 – 1956
Poche ore dopo la comunicazione
radiofonica del maresciallo Badoglio e
a battaglia già in corso, il 9 settembre
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Poma, sei esponenti politici dei partiti
antifascisti, usciti dalla clandestinità a
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30-31.12.1943, i
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Vennero arrestati altri
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Al 30 aprile 1944, alcune fonti hanno calcolato che le forze della Resistenza
ammontassero ormai a 20 000-25 000 persone, considerando anche i GAP, i SAP e gli
ausiliari, con una massa combattente in montagna di circa 12.600 uomini e donne, di cui
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saliti a circa 5.800, con 3.500 autonomi, 2.600 giellisti e 700 cattolici.
Il numero di partigiani effettivi alla fine della guerra è tuttavia oggetto di dibattito. Una
stima governativa del 1947 quantifica in 223.639 il numero di combattenti e in 122.518 il
numero di individui accreditati come patrioti per la loro collaborazione alla lotta
partigiana.
T. H. Tiervo,
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di Tarcento,
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di un partigiano
ferito’, di inchiostro
su carta del 1950,
courtesy
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Susan Jacobs, Fighting with the
Enemy: New Zealand POWs and
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(NZ), Penguin Books, 2003.
Tradotto nel 2006 da Mazzanti,
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col nemico. I prigionieri di guerra
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Jack Lang, Bob Smith e Ross
Greening (USA) per 3 mesi stanno
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È stato calcolato che i Caduti nella Resistenza
italiana (in combattimento o eliminati dopo essere
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complessivamente circa 44.700; altri 21.200
rimasero mutilati o invalidi. Fonte ANPI
Nel nostro Paese secondo l'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'Esercito i partigiani morti furono
più di 54mila: di questi, 17.488 erano militari e
37.288, civili. Alla cifra vanno aggiunti i partigiani
italiani morti nei Balcani, circa 9.249, soldati.
In tutto si tratta di meno dello 0,17 per cento della
popolazione (nel 1939, 40 milioni). Il maggior
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Osoppo di Udine Lapide dei fratelli Cervi
La Zona
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Litorale adriatico
o OZAK
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Küstenland) fu
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Fiume e Lubiana,
sottoposta alla
diretta
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militare tedesca e
quindi di fatto
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controllo della
RSI. Dal
settembre 1943.
Fotografia Di Piazza e Co., Esplosioni a Gemona del Friuli,
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Venezia Giulia (ERPAC).
Secondo le stime degli studiosi furono oltre 100.000 le italiane e gli italiani
che finirono, nei venti mesi successivi all’8 settembre 1943 oltre confine
come lavoratori civili coatti.
Considerando la cifra, pressoché uguale, di coloro che erano già in territorio
tedesco prima dell’8 settembre e che vi erano rimasti rinchiusi, si trattò a
quel punto di un numero consistente di oltre 200.000 «schiavi di Hitler».
Stazione di Udine, per
ricordare le donne
friulane che aiutarono i
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Biglietti dei deportati lanciati dai vagoni ferroviari
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Giorgio Celiberti,
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Il ghetto dei
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forni di Auschwitz
Via S. Martino, Udine
Pinzano 1943 - Donne aiutano i deportati. Ist. Provinc. per storia mov. liberaz. di PN
Udine, Porta Aquileia, 1945 – esito dei bombardamenti alleati
Cividale, Un caccia-carri di fabbricazione USA in piazza del Duomo, 2.5.1945. Da: E.
Accornero, G. Clemente, L. Favia (a cura di), 2 e 3 maggio 1945. Cividale liberata… e storia di un amore. Scatti
fotografici di Manlio Bront, Associazione per lo sviluppo degli studi storici ed artistici di Cividale del Friuli, 2009.
I cosacchi dell’Ucraina erano alleati dei nazifascisti. Con decine di tradotte furono
portati in Friuli – precisamente in Carnia – dalla Polonia, dove Hitler li aveva usati
nella repressione contro la breve resistenza polacca. In Friuli Hitler aveva
promesso per loro una nuova terra: “Kosakenland in Nord Italien”. Loro gli avevano
creduto! Del resto le autorità tedesche non li descrivono come truppe combattenti,
dato che tutto sommato, alcuni di loro indossavano la divisa delle Waffen SS, ma
come “profughi cosacchi”, visto che girano con famiglie, con i carriaggi pieni di
masserizie e pure dei cammelli.
Cosacchi a Mena di
Cavazzo Carnico (UD)
Collezione Nevio Candolini
Squadra femminile della TODT al lavoro sul trincerone anticarro di Baldasseria, 1945. Si
riconoscono Leony Talotti (1926-2014), terza in basso, da destra e Teresa Novelli Marioni, seconda
a sinistra in alto. (Collezione Monica Secco, Udine)
Brani scelti: PIERO CALAMANDREI,
Discorso sulla Costituzione, 1955.
È così bello, è così comodo: la libertà c'è. Si vive in regime di libertà,
c'è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch'io! Il
mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere,
oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa.
Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando
comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli
uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni, e che io
auguro a voi, giovani, di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in
quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo
senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni
giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo
alla vita politica.
Gemona, 3 maggio 1945
- davanti al comando
provvisorio partigiano, ex
caserma della Milizia, in
Via XX Settembre.
Febbrili trattative tra il
maggiore Tommy
Macpherson, dalla
torretta del blindato e un
capitano jugoslavo del IX
Korpus, salitogli accanto.
Il maggiore scozzese ha
la meglio, scacciando i
titini, che volevano
annettere Gemona del
Friuli alla Jugoslavia.
Libro del 2007
Segnaletica inglese in piazzale XXVI luglio. A Udine e nei comuni limitrofi rimangono
in stanza truppe alleate fino al 1947 sotto giurisdizione dell‘Allied Military Govern.
Elio Morpurgo (1858-1944), sindaco ebreo di Udine, ebbe una carriera politica
brillante: deputato e sottosegretario nei governi liberali dell'epoca. Durante la
Prima guerra mondiale si dedicò all'assistenza ai profughi e, nel dopoguerra, alla
ricostruzione. Grande benefattore, insieme alla moglie, si fece apprezzare per
competenza e probità. Tradito dalle leggi razziali fasciste, con l’arrivo dei tedeschi
finì tragicamente la sua vita: vecchio, malato e quasi cieco venne trascinato fuori
dall’ospedale di Udine e caricato su un convoglio per Auschwitz. Morì durante il
viaggio in Carinzia. Vedi: Valerio Marchi, Il sindaco ebreo. Elio Morpurgo in Friuli
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FINE

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Elio varutti, la resistenza in italia, guerra civile e rinascita morale

  • 1. LA RESISTENZA IN ITALIA: GUERRA CIVILE E RINASCITA MORALE. CENNI LOCALI CORSO SU «LA STORIA DELLA DEPORTAZIONE» U.T.E. “P. Naliato” di Udine, Lezione n. 9 Mercoledì 9 marzo 2022, ore 17 Prof. Elio Varutti, docente alla UTE di Sociologia del Ricordo. Esodo giuliano dalmata
  • 2. Vent’anni dopo la marcia su Roma, nel novembre del ’43, al congresso (primo e unico) del Partito Repubblicano Fascista, si registrano 70.000 iscritti, frutto di convinzioni che derivano sia dagli avvenimenti correnti che per il ventennale indottrinamento fascista. Il PNF contava al 28 ottobre 1937, 2.152.240 iscritti. Le adesioni nel 1943 sono state molte di più verso la RSI che verso la resistenza partigiana, che contava a fine ’43 solo 15.000 componenti. Dove sono moralità e etica?
  • 3. La Resistenza italiana (anche detta Resistenza partigiana, o semplicemente Resistenza, oppure Secondo Risorgimento) fu l'insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo l'armistizio di Cassibile 3 settembre 1943, si opposero al nazifascismo nell'ambito della guerra di liberazione italiana. Roma 9 settembre 1943
  • 4. «Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra…» «Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini, per vivere da uomini». Pietro Calamandrei Firenze, 1889 – 1956
  • 5. Poche ore dopo la comunicazione radiofonica del maresciallo Badoglio e a battaglia già in corso, il 9 settembre 1943, alle 16:30, a Roma, in via Carlo Poma, sei esponenti politici dei partiti antifascisti, usciti dalla clandestinità a seguito del crollo del regime, si riunirono e costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), struttura politico-militare che avrebbe caratterizzato la Resistenza italiana contro l'occupazione tedesca e le forze collaborazioniste fasciste della Repubblica di Salò in tutto il periodo della guerra di liberazione. I sei componenti erano Pietro Nenni per il PSIUP, Giorgio Amendola per il PCd’I, Ugo La Malfa per il Partito d'Azione, Alcide De Gasperi per la Democrazia Cristiana, Meuccio Ruini per Democrazia del Lavoro e Alessandro Casati per i liberali. Bandiera del CLN
  • 6. 30-31.12.1943, i partigiani uccisero Oreste Millone, farmacista e segretario del fascio di Dronero, e la sua compagna, Anna Albenga. Due giorni più tardi, la reazione nazista delle SS, con 400 uomini Misero a ferro e fuoco la cittadina piemontese, bruciando vari edifici e uccidendo sul posto dieci persone, di cui solo quattro partigiani, gli altri cittadini presi a caso. Vennero arrestati altri quattordici cittadini, di cui cinque furono deportati a Mauthausen
  • 7. Al 30 aprile 1944, alcune fonti hanno calcolato che le forze della Resistenza ammontassero ormai a 20 000-25 000 persone, considerando anche i GAP, i SAP e gli ausiliari, con una massa combattente in montagna di circa 12.600 uomini e donne, di cui 9.000 al nord e 3.600 al centro-sud. I garibaldini erano ora la maggioranza ed erano saliti a circa 5.800, con 3.500 autonomi, 2.600 giellisti e 700 cattolici. Il numero di partigiani effettivi alla fine della guerra è tuttavia oggetto di dibattito. Una stima governativa del 1947 quantifica in 223.639 il numero di combattenti e in 122.518 il numero di individui accreditati come patrioti per la loro collaborazione alla lotta partigiana. T. H. Tiervo, Elaborazione cromatica digitale su fotografia dell’opera di Luciano Ceschia, di Tarcento, intitolata ‘Trasporto di un partigiano ferito’, di inchiostro su carta del 1950, courtesy dell’artista, 2021.
  • 8. Susan Jacobs, Fighting with the Enemy: New Zealand POWs and the Italian Resistance, Auckland (NZ), Penguin Books, 2003. Tradotto nel 2006 da Mazzanti, Venezia col titolo: Combattendo col nemico. I prigionieri di guerra neozelandesi e la Resistenza italiana. I soldati Neozelandesi – kiwi – Jack Lang, Bob Smith e Ross Greening (USA) per 3 mesi stanno nascosti in una caverna a Masarolis (Torreano, UD), aiutati dai partigiani e dalla popolazione locale. Jack Lang muore in NZ nel 2001. Ecco il libro della loro storia.
  • 9. È stato calcolato che i Caduti nella Resistenza italiana (in combattimento o eliminati dopo essere finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati o invalidi. Fonte ANPI Nel nostro Paese secondo l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito i partigiani morti furono più di 54mila: di questi, 17.488 erano militari e 37.288, civili. Alla cifra vanno aggiunti i partigiani italiani morti nei Balcani, circa 9.249, soldati. In tutto si tratta di meno dello 0,17 per cento della popolazione (nel 1939, 40 milioni). Il maggior numero di partigiani caduti veniva dal Veneto (6.006).
  • 10. Paola Del Din, dell’Associazione Partigiani Osoppo di Udine Lapide dei fratelli Cervi
  • 11. La Zona d'operazioni del Litorale adriatico o OZAK (acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland) fu una suddivisione territoriale comprendente le province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, sottoposta alla diretta amministrazione militare tedesca e quindi di fatto sottratta al controllo della RSI. Dal settembre 1943.
  • 12. Fotografia Di Piazza e Co., Esplosioni a Gemona del Friuli, 1945. Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia (ERPAC).
  • 13. Secondo le stime degli studiosi furono oltre 100.000 le italiane e gli italiani che finirono, nei venti mesi successivi all’8 settembre 1943 oltre confine come lavoratori civili coatti. Considerando la cifra, pressoché uguale, di coloro che erano già in territorio tedesco prima dell’8 settembre e che vi erano rimasti rinchiusi, si trattò a quel punto di un numero consistente di oltre 200.000 «schiavi di Hitler».
  • 14. Stazione di Udine, per ricordare le donne friulane che aiutarono i deportati e gli ebrei nei vagoni per Auschwitz. Fernanda Revelant e Iris Bolzicco
  • 15. Tolmino Belluno Biglietti dei deportati lanciati dai vagoni ferroviari
  • 16. Terezín, Giorgio Celiberti, 2020. Il ghetto dei bambini, 200mila morti nei forni di Auschwitz Via S. Martino, Udine
  • 17. Pinzano 1943 - Donne aiutano i deportati. Ist. Provinc. per storia mov. liberaz. di PN
  • 18. Udine, Porta Aquileia, 1945 – esito dei bombardamenti alleati
  • 19. Cividale, Un caccia-carri di fabbricazione USA in piazza del Duomo, 2.5.1945. Da: E. Accornero, G. Clemente, L. Favia (a cura di), 2 e 3 maggio 1945. Cividale liberata… e storia di un amore. Scatti fotografici di Manlio Bront, Associazione per lo sviluppo degli studi storici ed artistici di Cividale del Friuli, 2009.
  • 20. I cosacchi dell’Ucraina erano alleati dei nazifascisti. Con decine di tradotte furono portati in Friuli – precisamente in Carnia – dalla Polonia, dove Hitler li aveva usati nella repressione contro la breve resistenza polacca. In Friuli Hitler aveva promesso per loro una nuova terra: “Kosakenland in Nord Italien”. Loro gli avevano creduto! Del resto le autorità tedesche non li descrivono come truppe combattenti, dato che tutto sommato, alcuni di loro indossavano la divisa delle Waffen SS, ma come “profughi cosacchi”, visto che girano con famiglie, con i carriaggi pieni di masserizie e pure dei cammelli. Cosacchi a Mena di Cavazzo Carnico (UD) Collezione Nevio Candolini
  • 21. Squadra femminile della TODT al lavoro sul trincerone anticarro di Baldasseria, 1945. Si riconoscono Leony Talotti (1926-2014), terza in basso, da destra e Teresa Novelli Marioni, seconda a sinistra in alto. (Collezione Monica Secco, Udine)
  • 22. Brani scelti: PIERO CALAMANDREI, Discorso sulla Costituzione, 1955. È così bello, è così comodo: la libertà c'è. Si vive in regime di libertà, c'è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch'io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
  • 23. Gemona, 3 maggio 1945 - davanti al comando provvisorio partigiano, ex caserma della Milizia, in Via XX Settembre. Febbrili trattative tra il maggiore Tommy Macpherson, dalla torretta del blindato e un capitano jugoslavo del IX Korpus, salitogli accanto. Il maggiore scozzese ha la meglio, scacciando i titini, che volevano annettere Gemona del Friuli alla Jugoslavia. Libro del 2007
  • 24. Segnaletica inglese in piazzale XXVI luglio. A Udine e nei comuni limitrofi rimangono in stanza truppe alleate fino al 1947 sotto giurisdizione dell‘Allied Military Govern.
  • 25. Elio Morpurgo (1858-1944), sindaco ebreo di Udine, ebbe una carriera politica brillante: deputato e sottosegretario nei governi liberali dell'epoca. Durante la Prima guerra mondiale si dedicò all'assistenza ai profughi e, nel dopoguerra, alla ricostruzione. Grande benefattore, insieme alla moglie, si fece apprezzare per competenza e probità. Tradito dalle leggi razziali fasciste, con l’arrivo dei tedeschi finì tragicamente la sua vita: vecchio, malato e quasi cieco venne trascinato fuori dall’ospedale di Udine e caricato su un convoglio per Auschwitz. Morì durante il viaggio in Carinzia. Vedi: Valerio Marchi, Il sindaco ebreo. Elio Morpurgo in Friuli tra Otto e Novecento, 2014.
  • 26. Alesso di Trasaghis (UD), 2022 - festa dei coscritti FINE