Corso su «LA STORIA DELLA DEPORTAZIONE» Università della Terza Età “P. Naliato” e ANED di Udine, 9 marzo 2022, ore 17. Prof. Elio Varutti, docente alla UTE di Sociologia del Ricordo. Esodo giuliano dalmata
Accessibilità, tra miti e realtà: gli errori da non compiere e le azioni da i...
Elio varutti, la resistenza in italia, guerra civile e rinascita morale
1. LA RESISTENZA IN ITALIA: GUERRA
CIVILE E RINASCITA MORALE.
CENNI LOCALI
CORSO SU
«LA STORIA DELLA DEPORTAZIONE»
U.T.E. “P. Naliato” di Udine, Lezione n. 9
Mercoledì 9 marzo 2022, ore 17
Prof. Elio Varutti, docente alla UTE di
Sociologia del Ricordo. Esodo giuliano dalmata
2. Vent’anni dopo la marcia su
Roma, nel novembre del ’43, al
congresso (primo e unico) del
Partito Repubblicano Fascista,
si registrano 70.000 iscritti,
frutto di convinzioni che
derivano sia dagli avvenimenti
correnti che per il ventennale
indottrinamento fascista. Il PNF
contava al 28 ottobre 1937,
2.152.240 iscritti. Le adesioni
nel 1943 sono state molte di più
verso la RSI che verso la
resistenza partigiana, che
contava a fine ’43 solo 15.000
componenti.
Dove sono moralità e etica?
3. La Resistenza italiana (anche detta Resistenza partigiana, o
semplicemente Resistenza, oppure Secondo Risorgimento) fu
l'insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo
l'armistizio di Cassibile 3 settembre 1943, si opposero al
nazifascismo nell'ambito della guerra di liberazione italiana.
Roma 9 settembre 1943
4. «Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano,
su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi
tornati in cattedra…»
«Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di
essere uomini: di morire da uomini, per vivere da
uomini».
Pietro Calamandrei
Firenze, 1889 – 1956
5. Poche ore dopo la comunicazione
radiofonica del maresciallo Badoglio e
a battaglia già in corso, il 9 settembre
1943, alle 16:30, a Roma, in via Carlo
Poma, sei esponenti politici dei partiti
antifascisti, usciti dalla clandestinità a
seguito del crollo del regime, si
riunirono e costituirono il Comitato di
Liberazione Nazionale (CLN), struttura
politico-militare che avrebbe
caratterizzato la Resistenza italiana
contro l'occupazione tedesca e le
forze collaborazioniste fasciste
della Repubblica di Salò in tutto il
periodo della guerra di liberazione.
I sei componenti erano Pietro
Nenni per il PSIUP, Giorgio
Amendola per il PCd’I, Ugo La
Malfa per il Partito d'Azione, Alcide De
Gasperi per la Democrazia
Cristiana, Meuccio
Ruini per Democrazia del
Lavoro e Alessandro Casati per
i liberali.
Bandiera del CLN
6. 30-31.12.1943, i
partigiani uccisero
Oreste Millone,
farmacista e segretario
del fascio di Dronero, e
la sua compagna,
Anna Albenga. Due
giorni più tardi, la
reazione nazista delle
SS, con 400 uomini
Misero a ferro e fuoco
la cittadina
piemontese, bruciando
vari edifici e uccidendo
sul posto dieci
persone, di cui solo
quattro partigiani, gli
altri cittadini presi a
caso.
Vennero arrestati altri
quattordici cittadini, di
cui cinque furono
deportati a
Mauthausen
7. Al 30 aprile 1944, alcune fonti hanno calcolato che le forze della Resistenza
ammontassero ormai a 20 000-25 000 persone, considerando anche i GAP, i SAP e gli
ausiliari, con una massa combattente in montagna di circa 12.600 uomini e donne, di cui
9.000 al nord e 3.600 al centro-sud. I garibaldini erano ora la maggioranza ed erano
saliti a circa 5.800, con 3.500 autonomi, 2.600 giellisti e 700 cattolici.
Il numero di partigiani effettivi alla fine della guerra è tuttavia oggetto di dibattito. Una
stima governativa del 1947 quantifica in 223.639 il numero di combattenti e in 122.518 il
numero di individui accreditati come patrioti per la loro collaborazione alla lotta
partigiana.
T. H. Tiervo,
Elaborazione
cromatica digitale
su fotografia
dell’opera di
Luciano Ceschia,
di Tarcento,
intitolata ‘Trasporto
di un partigiano
ferito’, di inchiostro
su carta del 1950,
courtesy
dell’artista, 2021.
8. Susan Jacobs, Fighting with the
Enemy: New Zealand POWs and
the Italian Resistance, Auckland
(NZ), Penguin Books, 2003.
Tradotto nel 2006 da Mazzanti,
Venezia col titolo: Combattendo
col nemico. I prigionieri di guerra
neozelandesi e la Resistenza
italiana.
I soldati Neozelandesi – kiwi –
Jack Lang, Bob Smith e Ross
Greening (USA) per 3 mesi stanno
nascosti in una caverna a
Masarolis (Torreano, UD), aiutati
dai partigiani e dalla popolazione
locale. Jack Lang muore in NZ nel
2001. Ecco il libro della loro storia.
9. È stato calcolato che i Caduti nella Resistenza
italiana (in combattimento o eliminati dopo essere
finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati
complessivamente circa 44.700; altri 21.200
rimasero mutilati o invalidi. Fonte ANPI
Nel nostro Paese secondo l'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'Esercito i partigiani morti furono
più di 54mila: di questi, 17.488 erano militari e
37.288, civili. Alla cifra vanno aggiunti i partigiani
italiani morti nei Balcani, circa 9.249, soldati.
In tutto si tratta di meno dello 0,17 per cento della
popolazione (nel 1939, 40 milioni). Il maggior
numero di partigiani caduti veniva dal Veneto
(6.006).
10. Paola Del Din, dell’Associazione Partigiani
Osoppo di Udine Lapide dei fratelli Cervi
11. La Zona
d'operazioni del
Litorale adriatico
o OZAK
(acronimo di
Operationszone
Adriatisches
Küstenland) fu
una suddivisione
territoriale
comprendente le
province italiane
di Udine, Gorizia,
Trieste, Pola,
Fiume e Lubiana,
sottoposta alla
diretta
amministrazione
militare tedesca e
quindi di fatto
sottratta al
controllo della
RSI. Dal
settembre 1943.
12. Fotografia Di Piazza e Co., Esplosioni a Gemona del Friuli,
1945. Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli
Venezia Giulia (ERPAC).
13. Secondo le stime degli studiosi furono oltre 100.000 le italiane e gli italiani
che finirono, nei venti mesi successivi all’8 settembre 1943 oltre confine
come lavoratori civili coatti.
Considerando la cifra, pressoché uguale, di coloro che erano già in territorio
tedesco prima dell’8 settembre e che vi erano rimasti rinchiusi, si trattò a
quel punto di un numero consistente di oltre 200.000 «schiavi di Hitler».
14. Stazione di Udine, per
ricordare le donne
friulane che aiutarono i
deportati e gli ebrei nei
vagoni per Auschwitz.
Fernanda Revelant e Iris Bolzicco
19. Cividale, Un caccia-carri di fabbricazione USA in piazza del Duomo, 2.5.1945. Da: E.
Accornero, G. Clemente, L. Favia (a cura di), 2 e 3 maggio 1945. Cividale liberata… e storia di un amore. Scatti
fotografici di Manlio Bront, Associazione per lo sviluppo degli studi storici ed artistici di Cividale del Friuli, 2009.
20. I cosacchi dell’Ucraina erano alleati dei nazifascisti. Con decine di tradotte furono
portati in Friuli – precisamente in Carnia – dalla Polonia, dove Hitler li aveva usati
nella repressione contro la breve resistenza polacca. In Friuli Hitler aveva
promesso per loro una nuova terra: “Kosakenland in Nord Italien”. Loro gli avevano
creduto! Del resto le autorità tedesche non li descrivono come truppe combattenti,
dato che tutto sommato, alcuni di loro indossavano la divisa delle Waffen SS, ma
come “profughi cosacchi”, visto che girano con famiglie, con i carriaggi pieni di
masserizie e pure dei cammelli.
Cosacchi a Mena di
Cavazzo Carnico (UD)
Collezione Nevio Candolini
21. Squadra femminile della TODT al lavoro sul trincerone anticarro di Baldasseria, 1945. Si
riconoscono Leony Talotti (1926-2014), terza in basso, da destra e Teresa Novelli Marioni, seconda
a sinistra in alto. (Collezione Monica Secco, Udine)
22. Brani scelti: PIERO CALAMANDREI,
Discorso sulla Costituzione, 1955.
È così bello, è così comodo: la libertà c'è. Si vive in regime di libertà,
c'è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch'io! Il
mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere,
oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa.
Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando
comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli
uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni, e che io
auguro a voi, giovani, di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in
quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo
senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni
giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo
alla vita politica.
23. Gemona, 3 maggio 1945
- davanti al comando
provvisorio partigiano, ex
caserma della Milizia, in
Via XX Settembre.
Febbrili trattative tra il
maggiore Tommy
Macpherson, dalla
torretta del blindato e un
capitano jugoslavo del IX
Korpus, salitogli accanto.
Il maggiore scozzese ha
la meglio, scacciando i
titini, che volevano
annettere Gemona del
Friuli alla Jugoslavia.
Libro del 2007
24. Segnaletica inglese in piazzale XXVI luglio. A Udine e nei comuni limitrofi rimangono
in stanza truppe alleate fino al 1947 sotto giurisdizione dell‘Allied Military Govern.
25. Elio Morpurgo (1858-1944), sindaco ebreo di Udine, ebbe una carriera politica
brillante: deputato e sottosegretario nei governi liberali dell'epoca. Durante la
Prima guerra mondiale si dedicò all'assistenza ai profughi e, nel dopoguerra, alla
ricostruzione. Grande benefattore, insieme alla moglie, si fece apprezzare per
competenza e probità. Tradito dalle leggi razziali fasciste, con l’arrivo dei tedeschi
finì tragicamente la sua vita: vecchio, malato e quasi cieco venne trascinato fuori
dall’ospedale di Udine e caricato su un convoglio per Auschwitz. Morì durante il
viaggio in Carinzia. Vedi: Valerio Marchi, Il sindaco ebreo. Elio Morpurgo in Friuli
tra Otto e Novecento, 2014.