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La Cardiopatia Ischemica Prof. A.Pinto
Definizione Spettro di malattie a diversa eziologia, in cui il fattore fisiopatologico unificante è rappresentato da uno squilibrio tra la richiesta metabolica e l’apporto di ossigeno al miocardio. Questo squilibrio causa un alterazione dell’attività elettrica e della capacità contrattile delle zone colpite
Elementi peculiari Il carattere ischemico della lesione La segmentarietà delle alterazioni L’espressività clinica del danno miocardico
Le manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica: Arresto cardiaco primario: esso evolve rapidamente verso la morte improvvisa, in assenza di manovre rianimatorie o quando la rianimazione è inefficace. Angina pectoris: essa è legata a uno squilibrio transitorio tra domanda e apporto metabolico al miocardio. L’ischemia è reversibile e non provoca danno anatomico permanente. Nel caso non infrequente in cui l’ischemia miocardica non si associ a sintomi, si parla di ischemia silente. Infarto miocardico: consegue a un’ischemia miocardica protratta, che porta a danno cellulare irreversibile o necrosi miocardica.  Scompenso cardiaco: esso può manifestarsi come complicanza di un infarto acuto o pregresso, oppure può essere precipitato da episodi di ischemia miocardica transitoria o da aritmie. Nei casi senza segni clinici e/o elettrocardiografici di cardiopatia ischemica, la diagnosi è sempre presuntiva. Aritmie: esse possono essere l’unico segno di una cardiopatia ischemica. In questo caso la diagnosi è solo presuntiva, a meno che con esami strumentali non si dimostri una sicura ischemia miocardica oppure una coronarografia non evidenzi una coronaropatia ostruttiva.
Cenni epidemiologici In Italia le malattie cardiovascolari sono causa del 45-50% della mortalità globale. La cardiopatia ischemica da sola è a sua volta responsabile del 35% dei decessi dovuti a malattie cardiovascolari. Si stima che la mortalità annuale per le forme tipiche della cardiopatia ischemica (angina, infarto e morte improvvisa) sia tra 70.000 e 80.000 casi.  In Italia quindi vivono circa un milione di soggetti affettida cardiopatia ischemica nelle sue forme più tipiche.
Eziologia L’aterosclerosi coronarica è di gran lunga la causa più frequente di cardiopatia ischemica e da un punto di vista pratico essa può esserne considerata la causa esclusiva. Numerosi studi epidemiologici, condotti negli ultimi venticinque anni, hanno consentito di individuare alcune variabili individuali che si associano a un maggior rischio di malattia; queste variabili sono state definite fattori di rischio coronarico.
Fattori di rischio coronarico
Cenni di Anatomia e Fisiologia del distretto coronarico
Aorta Coronaria sn Coronaria dx Discendente anteriore Circonflessa
Metabolismo miocardico In condizioni basali il cuore consuma circa 6,5-10 ml/min/100 gr di tessuto. Tale dispendio serve: 3-5% per l’attività elettrica 20% per il mantenimento dell’integrità cellulare 72-75% per l’attività contrattile
A livello miocardico per l’elevata l’estrazione di O2 (circa il 70%) l’unico meccanismo di compenso in caso di aumentato fabbisogno di O2 è rappresentato da un proporzionale aumento del flusso coronarico, determinato da una vasodilatazione del distretto coronarico arteriolare (vasi di resistenza).  La capacità massima di vasodilatazione secondaria a uno stimolo metabolico è definita Riserva Coronarica
Fattori che regolano il circolo coronarico Anatomici (origine dei seni di Valsalva, spessore parietale del ventricolo sn, presenza di circoli collaterali) Meccanici (portata sistemica, resistenze vascolari, compressione sistolica, riflesso miogeno, viscosità ematica) Neurogeni (Alfa recettori, Beta2 recettori, azione vagale) Metabolici (pO2, pH, K+, adenosina, prostaglandine)
Fattori anatomici I vasi coronarici possono essere suddivisi in:  vasi di conduttanza (grossi rami epicardici e loro diramazioni) e vasi di resistenza (rami intramiocardici e arteriole).  Le resistenze coronariche sono regolate da fattori estrinseci (azione compressiva del miocardio ventricolare) e da fattori intrinseci (di natura neuroormonale, miogena e metabolica)
Fattori metabolici L’aumentato della richiesta metabolica del miocardio determina idrolisi di ATP e conseguente liberazione di adenosina nell’interstizio. L’adenosina induce una vasodilatazione                           (antagonizzando l’ingresso dello ione Calcio all’interno delle cellule muscolari lisce) soprattutto a livello dei vasi di resistenza, con un conseguente aumento del flusso coronarico proporzionale all’aumento delle richieste metaboliche. L’adenosina non è la sola sostanza implicata nel processo, (il sistema degli eicosanoidi, l’attività nitrossido sintetetasica) ma è verosimilmente la principale.
Il flusso coronarico si attua soprattutto in diastole poiché in sistole i rami intramurali vengono virtualmente occlusi dalla contrazione ventricolare.  Ne consegue che la tachicardia predispone allo sviluppo di ischemia, poiché, accorcia il tempo di diastole Gli strati subendocardici sono generalmente i più esposti all’ischemia, soprattutto perché maggiormente esposti alla pressione diastolica endocavitaria Fattori meccanici
Fattori meccanici: Ciclo cardiaco e flusso coronarico Chiusura della valvola aortica 110 100 90 80 70 Pressione aortica  (mmHg) Zero Flow Flusso attraverso la  coronaria sinistra Zero Flow Flusso attraverso la  coronaria destra Systole Diastole
Fattori neurogeni Le arterie coronarie sono innervate dal S.N.A. La stimolazione dal ganglio stellato (ortosimpatico) vasodilatazione (mediata dai recettori Beta) ma al contempo aumento della contrattilità e della frequenza cardiaca. Il blocco recettoriale Beta induce la comparsa di effetti alfa-mediati (vasocostrizione)
Fisiopatologia Due sono i fattori che intervengono nella genesi dell’ischemia miocardica: La riduzione del flusso coronarico  L’aumento del consumo miocardico di ossigeno (MVO2)
Riduzione del flusso coronarico Una lesione aterosclerotica di un ramo epicardico determina a valle della stenosi una caduta di pressione proporzionale alla riduzione del calibro vasale.  Il gradiente pressorio che si crea stimola la dilatazione dei vasi di resistenza, allo scopo di mantenere un flusso adeguato in condizioni basali. (Tale meccanismo è, ad esempio, alla base del quadro clinico dell’Angina Stabile) Se la stenosi riduce la sezione del ramo epicardico di oltre l’80%, si ha una riduzione del flusso anche in condizioni basali; in questa situazione l’albero coronarico impegna gran parte della sua “riserva” per mantenere un apporto metabolico adeguato. Coronaria normale Placca ateromasica subocclusiva (>75%) Placca stenosante (< 50%) Placca ateromasica associata a vasospasmo
In caso di aumento delle richieste metaboliche, il circolo coronarico non è più in grado di far fronte alle richieste con comparsa di ischemia.  L’ischemia interessa inizialmente gli strati subendocardici Una modulazione del tono coronarico legato a fattori neuroumorali può modificare temporaneamente la riserva coronarica; questo spiega la variabilità della soglia ischemica che abitualmente si osserva in clinica anche nello stesso soggetto. Riduzione del flusso coronarico
Determinanti del consumo miocardico di O2 Il cuore è un organo aerobio e, fisiologicamente, la determinazione del fabbisogno miocardico di O2 fornisce un indice accurato del suo metabolismo complessivo. I principali determinanti del consumo miocardico di O2 sono:       • frequenza cardiaca,        • contrattilità,        • tensione di parete.  L’aumento della frequenza cardiaca aumenta il MVO2;  inoltre la tachicardia agisce riducendo il flusso coronarico. Quanto essa è maggiore, tanto più alto è il consumo di O2. Tensione di parete della cavità cardiaca (= postcarico) Dipendente da tre fattori: ,[object Object]
il raggio medio della cavità
Lo spessore parietale,[object Object]
Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per aumento delle richieste metaboliche Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica Postcarico                Contrattilità Frequenza Precarico Volume  Sindrome ipercinetica, ipertiroidismo, attività fisica, tachicardia, farmaci inotropi Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica Insufficienza cardiaca, aumentato ritorno venoso Cardiomiopatia congestizia
Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per riduzione del flusso coronarico Trombossano, prostaglandine, meccanismi neurogeni Spasmo coronarico Trombi piastrinici Fattori emoreologici Iperaggregabilità, iperlipidemie, emolisi Aumento della viscosità ematica
Il dolore toracico
Dermatomeria TRONCO: corrispondenza EVIDENTE fra segmenti nervosi e somatici   ARTI: Distribuzione segmentale MASCHERATA
Decorso delle fibre afferenti cardio-toraciche ,[object Object]
Gangli del Gran Simpatico
Rami comunicanti bianchi
Radici posteriori
Midollo spinale
Fascio spino-talamico,[object Object]
Usuale localizzazione del dolore miocardico ischemico Mascella Lato destro Epigastrio Dorso Sedi meno frequenti del dolore miocardico ischemico
Manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica Sindromi coronariche stabili: Angina da sforzo Sindromi coronariche acute (instabili): Angina instabile Angina di nuova insorgenza Angina postinfartuale Angina in crescendo Angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
Angina STABILE o Angina CRONICA Ischemia miocardica ACUTA TRANSITORIA Associata a SFORZO FISICO o EMOZIONE Si produce in condizioni OMOGENEE, STABILI NEL TEMPO (Costante e Ripetibile discrepanzafra domanda di O2 da parte del miocardio e insufficiente disponibilità di flusso coronarico)
Le caratteristiche dell’angina Fattori precipitanti: ,[object Object]
Ambiente freddo, camminare contro vento, camminare dopo un pasto abbondante
Crisi ipertensiva,
Paura, rabbia, stati d’ansia, tensione emotiva,
Rapporti sessuali  Sintomi associati: ,[object Object],[object Object]
Breve durata (in genere 5 min, comunque < 20 min)
Regressione del dolore con il riposo
Sensibilità ai nitroderivati,[object Object]
Classificazione funzionale dell’A. P.  STABILE(Società CV Canadese) Classe I: la normale attività fisica non induce A. Classe II: modesta limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando in fretta, dopo i pasti, al freddo, al vento Classe III: forte limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando per 2 isolati o salendo 1 piano di scale Classe IV: impossibilità di compiere qualsiasi attività. L’A. insorge anche a riposo
Angina a riposo Dolore tipico spontaneo Regressione spontanea ,[object Object],N.B. Dovuta al sovrapporsi di una componente funzionale (SPASMO) su una lesione preesistente
Placca ateromasica associata a vasospasmo
Anginainstabile Il dolore toracico è simile per qualità a quello dell’angina da sforzo, sebbene spesso sia più intenso, possa persistere fino a 30 min e possa svegliare il paziente dal sonno. Il riposo e i nitrati per via sub-linguale, che controllano l’angina cronica, spesso danno un sollievo solo temporaneo ed incompleto.
Angina instabile (evolutiva) Angina di nuova insorgenza (entro gli ultimi 2 mesi) per sforzi minimi o a riposo Angina ingravescente (entro gli ultimi 2 mesi); aggravamento di una angina preesistente per la comparsa di episodi anginosi: più intensi più prolungati più frequenti causati da sforzi meno intensi o a riposo Angina post-infartuale Quadro infiammatorio (PRC; L, Mon, Mastcells) Quadro trombotico (P - Selectin) Minima necrosi (positività Troponina)
Angina mista Comparsa nello stesso individuo di angina da sforzo e a riposo
Angina variante (vasospastica)    A differenza dell’angina pectoris classica che si manifesta durante sforzo e si accompagna a ST, l’a. vasospastica si presenta quasi sempre a riposo, per lo più di notte, e si accompagna, in genere, a sopralivellamento di ST. E’ dovuta a spasmo dell’arteria coronaria.
Sindromi coronariche acute Dolore > 20-30 min Complicazione della placca Enzimi ECG T Angina instabile -/+ Infarto non Q + T, ST, non Q Infarto Q ++ T, ST, Q Angina variante - ST
Cascata Ischemica 4 - Modificazioni emodinamiche 5 - Alterazioni ECG 6 - Angina 1- Occlusione coronarica 2 - Alterazioni diastoliche 3 - Alterazioni sistoliche 6 5 4 ISCHEMIA 3 2 1 Tempo (sec) 10 20 30
R T P Q S ECG NORMALE ISCHEMIA
Infarto Il dolore è il sintomo con cui l’infarto si manifesta più frequentemente al suo esordio; è presente nell’85% dei casi e ha le caratteristiche tipiche del dolore anginoso, ma più intenso e prolungato, spesso accompagnatoda irrequietezza, sudorazione, astenia, nausea, più raramente vomito e dispnea. La durata del dolore di solito è superiore a 20-30 min.
IMA non Q  infarto miocardico tipico (dolore, aumento degli enzimi di necrosi CPKmb, Troponina I,T) con assenza di onde Q di durata > 30 ms.          Quadro clinico: dolore anginoso >20-30 min ECG iniziale: ,[object Object]
ST sopraslivellato (> 1 mm)
non Q > 30 ms,[object Object]
R T P Q S ECG NORMALE ISCHEMIA LESIONE
IMA Q (Transmurale) Quadro clinico: dolore anginoso >20-30 min ECG : ,[object Object]
ST sopraslivellato (> 1 mm)Enzimi: aumento degli enzimi di necrosi
ISCHEMIA LESIONE INFARTO (+ lesione)
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La cardiopatia ischemica

  • 1. La Cardiopatia Ischemica Prof. A.Pinto
  • 2. Definizione Spettro di malattie a diversa eziologia, in cui il fattore fisiopatologico unificante è rappresentato da uno squilibrio tra la richiesta metabolica e l’apporto di ossigeno al miocardio. Questo squilibrio causa un alterazione dell’attività elettrica e della capacità contrattile delle zone colpite
  • 3. Elementi peculiari Il carattere ischemico della lesione La segmentarietà delle alterazioni L’espressività clinica del danno miocardico
  • 4. Le manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica: Arresto cardiaco primario: esso evolve rapidamente verso la morte improvvisa, in assenza di manovre rianimatorie o quando la rianimazione è inefficace. Angina pectoris: essa è legata a uno squilibrio transitorio tra domanda e apporto metabolico al miocardio. L’ischemia è reversibile e non provoca danno anatomico permanente. Nel caso non infrequente in cui l’ischemia miocardica non si associ a sintomi, si parla di ischemia silente. Infarto miocardico: consegue a un’ischemia miocardica protratta, che porta a danno cellulare irreversibile o necrosi miocardica. Scompenso cardiaco: esso può manifestarsi come complicanza di un infarto acuto o pregresso, oppure può essere precipitato da episodi di ischemia miocardica transitoria o da aritmie. Nei casi senza segni clinici e/o elettrocardiografici di cardiopatia ischemica, la diagnosi è sempre presuntiva. Aritmie: esse possono essere l’unico segno di una cardiopatia ischemica. In questo caso la diagnosi è solo presuntiva, a meno che con esami strumentali non si dimostri una sicura ischemia miocardica oppure una coronarografia non evidenzi una coronaropatia ostruttiva.
  • 5. Cenni epidemiologici In Italia le malattie cardiovascolari sono causa del 45-50% della mortalità globale. La cardiopatia ischemica da sola è a sua volta responsabile del 35% dei decessi dovuti a malattie cardiovascolari. Si stima che la mortalità annuale per le forme tipiche della cardiopatia ischemica (angina, infarto e morte improvvisa) sia tra 70.000 e 80.000 casi. In Italia quindi vivono circa un milione di soggetti affettida cardiopatia ischemica nelle sue forme più tipiche.
  • 6. Eziologia L’aterosclerosi coronarica è di gran lunga la causa più frequente di cardiopatia ischemica e da un punto di vista pratico essa può esserne considerata la causa esclusiva. Numerosi studi epidemiologici, condotti negli ultimi venticinque anni, hanno consentito di individuare alcune variabili individuali che si associano a un maggior rischio di malattia; queste variabili sono state definite fattori di rischio coronarico.
  • 7. Fattori di rischio coronarico
  • 8. Cenni di Anatomia e Fisiologia del distretto coronarico
  • 9. Aorta Coronaria sn Coronaria dx Discendente anteriore Circonflessa
  • 10. Metabolismo miocardico In condizioni basali il cuore consuma circa 6,5-10 ml/min/100 gr di tessuto. Tale dispendio serve: 3-5% per l’attività elettrica 20% per il mantenimento dell’integrità cellulare 72-75% per l’attività contrattile
  • 11. A livello miocardico per l’elevata l’estrazione di O2 (circa il 70%) l’unico meccanismo di compenso in caso di aumentato fabbisogno di O2 è rappresentato da un proporzionale aumento del flusso coronarico, determinato da una vasodilatazione del distretto coronarico arteriolare (vasi di resistenza). La capacità massima di vasodilatazione secondaria a uno stimolo metabolico è definita Riserva Coronarica
  • 12. Fattori che regolano il circolo coronarico Anatomici (origine dei seni di Valsalva, spessore parietale del ventricolo sn, presenza di circoli collaterali) Meccanici (portata sistemica, resistenze vascolari, compressione sistolica, riflesso miogeno, viscosità ematica) Neurogeni (Alfa recettori, Beta2 recettori, azione vagale) Metabolici (pO2, pH, K+, adenosina, prostaglandine)
  • 13. Fattori anatomici I vasi coronarici possono essere suddivisi in: vasi di conduttanza (grossi rami epicardici e loro diramazioni) e vasi di resistenza (rami intramiocardici e arteriole). Le resistenze coronariche sono regolate da fattori estrinseci (azione compressiva del miocardio ventricolare) e da fattori intrinseci (di natura neuroormonale, miogena e metabolica)
  • 14. Fattori metabolici L’aumentato della richiesta metabolica del miocardio determina idrolisi di ATP e conseguente liberazione di adenosina nell’interstizio. L’adenosina induce una vasodilatazione (antagonizzando l’ingresso dello ione Calcio all’interno delle cellule muscolari lisce) soprattutto a livello dei vasi di resistenza, con un conseguente aumento del flusso coronarico proporzionale all’aumento delle richieste metaboliche. L’adenosina non è la sola sostanza implicata nel processo, (il sistema degli eicosanoidi, l’attività nitrossido sintetetasica) ma è verosimilmente la principale.
  • 15. Il flusso coronarico si attua soprattutto in diastole poiché in sistole i rami intramurali vengono virtualmente occlusi dalla contrazione ventricolare. Ne consegue che la tachicardia predispone allo sviluppo di ischemia, poiché, accorcia il tempo di diastole Gli strati subendocardici sono generalmente i più esposti all’ischemia, soprattutto perché maggiormente esposti alla pressione diastolica endocavitaria Fattori meccanici
  • 16. Fattori meccanici: Ciclo cardiaco e flusso coronarico Chiusura della valvola aortica 110 100 90 80 70 Pressione aortica (mmHg) Zero Flow Flusso attraverso la coronaria sinistra Zero Flow Flusso attraverso la coronaria destra Systole Diastole
  • 17. Fattori neurogeni Le arterie coronarie sono innervate dal S.N.A. La stimolazione dal ganglio stellato (ortosimpatico) vasodilatazione (mediata dai recettori Beta) ma al contempo aumento della contrattilità e della frequenza cardiaca. Il blocco recettoriale Beta induce la comparsa di effetti alfa-mediati (vasocostrizione)
  • 18. Fisiopatologia Due sono i fattori che intervengono nella genesi dell’ischemia miocardica: La riduzione del flusso coronarico L’aumento del consumo miocardico di ossigeno (MVO2)
  • 19. Riduzione del flusso coronarico Una lesione aterosclerotica di un ramo epicardico determina a valle della stenosi una caduta di pressione proporzionale alla riduzione del calibro vasale. Il gradiente pressorio che si crea stimola la dilatazione dei vasi di resistenza, allo scopo di mantenere un flusso adeguato in condizioni basali. (Tale meccanismo è, ad esempio, alla base del quadro clinico dell’Angina Stabile) Se la stenosi riduce la sezione del ramo epicardico di oltre l’80%, si ha una riduzione del flusso anche in condizioni basali; in questa situazione l’albero coronarico impegna gran parte della sua “riserva” per mantenere un apporto metabolico adeguato. Coronaria normale Placca ateromasica subocclusiva (>75%) Placca stenosante (< 50%) Placca ateromasica associata a vasospasmo
  • 20. In caso di aumento delle richieste metaboliche, il circolo coronarico non è più in grado di far fronte alle richieste con comparsa di ischemia. L’ischemia interessa inizialmente gli strati subendocardici Una modulazione del tono coronarico legato a fattori neuroumorali può modificare temporaneamente la riserva coronarica; questo spiega la variabilità della soglia ischemica che abitualmente si osserva in clinica anche nello stesso soggetto. Riduzione del flusso coronarico
  • 21.
  • 22. il raggio medio della cavità
  • 23.
  • 24. Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per aumento delle richieste metaboliche Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica Postcarico Contrattilità Frequenza Precarico Volume Sindrome ipercinetica, ipertiroidismo, attività fisica, tachicardia, farmaci inotropi Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica Insufficienza cardiaca, aumentato ritorno venoso Cardiomiopatia congestizia
  • 25. Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per riduzione del flusso coronarico Trombossano, prostaglandine, meccanismi neurogeni Spasmo coronarico Trombi piastrinici Fattori emoreologici Iperaggregabilità, iperlipidemie, emolisi Aumento della viscosità ematica
  • 27. Dermatomeria TRONCO: corrispondenza EVIDENTE fra segmenti nervosi e somatici ARTI: Distribuzione segmentale MASCHERATA
  • 28.
  • 29. Gangli del Gran Simpatico
  • 33.
  • 34. Usuale localizzazione del dolore miocardico ischemico Mascella Lato destro Epigastrio Dorso Sedi meno frequenti del dolore miocardico ischemico
  • 35. Manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica Sindromi coronariche stabili: Angina da sforzo Sindromi coronariche acute (instabili): Angina instabile Angina di nuova insorgenza Angina postinfartuale Angina in crescendo Angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
  • 36. Angina STABILE o Angina CRONICA Ischemia miocardica ACUTA TRANSITORIA Associata a SFORZO FISICO o EMOZIONE Si produce in condizioni OMOGENEE, STABILI NEL TEMPO (Costante e Ripetibile discrepanzafra domanda di O2 da parte del miocardio e insufficiente disponibilità di flusso coronarico)
  • 37.
  • 38. Ambiente freddo, camminare contro vento, camminare dopo un pasto abbondante
  • 40. Paura, rabbia, stati d’ansia, tensione emotiva,
  • 41.
  • 42. Breve durata (in genere 5 min, comunque < 20 min)
  • 43. Regressione del dolore con il riposo
  • 44.
  • 45. Classificazione funzionale dell’A. P. STABILE(Società CV Canadese) Classe I: la normale attività fisica non induce A. Classe II: modesta limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando in fretta, dopo i pasti, al freddo, al vento Classe III: forte limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando per 2 isolati o salendo 1 piano di scale Classe IV: impossibilità di compiere qualsiasi attività. L’A. insorge anche a riposo
  • 46.
  • 48. Anginainstabile Il dolore toracico è simile per qualità a quello dell’angina da sforzo, sebbene spesso sia più intenso, possa persistere fino a 30 min e possa svegliare il paziente dal sonno. Il riposo e i nitrati per via sub-linguale, che controllano l’angina cronica, spesso danno un sollievo solo temporaneo ed incompleto.
  • 49. Angina instabile (evolutiva) Angina di nuova insorgenza (entro gli ultimi 2 mesi) per sforzi minimi o a riposo Angina ingravescente (entro gli ultimi 2 mesi); aggravamento di una angina preesistente per la comparsa di episodi anginosi: più intensi più prolungati più frequenti causati da sforzi meno intensi o a riposo Angina post-infartuale Quadro infiammatorio (PRC; L, Mon, Mastcells) Quadro trombotico (P - Selectin) Minima necrosi (positività Troponina)
  • 50. Angina mista Comparsa nello stesso individuo di angina da sforzo e a riposo
  • 51. Angina variante (vasospastica) A differenza dell’angina pectoris classica che si manifesta durante sforzo e si accompagna a ST, l’a. vasospastica si presenta quasi sempre a riposo, per lo più di notte, e si accompagna, in genere, a sopralivellamento di ST. E’ dovuta a spasmo dell’arteria coronaria.
  • 52. Sindromi coronariche acute Dolore > 20-30 min Complicazione della placca Enzimi ECG T Angina instabile -/+ Infarto non Q + T, ST, non Q Infarto Q ++ T, ST, Q Angina variante - ST
  • 53. Cascata Ischemica 4 - Modificazioni emodinamiche 5 - Alterazioni ECG 6 - Angina 1- Occlusione coronarica 2 - Alterazioni diastoliche 3 - Alterazioni sistoliche 6 5 4 ISCHEMIA 3 2 1 Tempo (sec) 10 20 30
  • 54. R T P Q S ECG NORMALE ISCHEMIA
  • 55. Infarto Il dolore è il sintomo con cui l’infarto si manifesta più frequentemente al suo esordio; è presente nell’85% dei casi e ha le caratteristiche tipiche del dolore anginoso, ma più intenso e prolungato, spesso accompagnatoda irrequietezza, sudorazione, astenia, nausea, più raramente vomito e dispnea. La durata del dolore di solito è superiore a 20-30 min.
  • 56.
  • 57.
  • 59.
  • 60. R T P Q S ECG NORMALE ISCHEMIA LESIONE
  • 61.
  • 62. ST sopraslivellato (> 1 mm)Enzimi: aumento degli enzimi di necrosi
  • 64. Onde Q con valore patologico 1 mm di ampiezza ( >30 ms ) 1/3 in altezza del QRS
  • 65.
  • 66.
  • 67.
  • 69. A. da sforzo in ASSENZA di CORONAROPATIA stenosi aortica malattie associate a rilevante ipertrofia miocardica miocardiopatia dilatativa sindrome X anomalie congenite e fistole coronariche
  • 70. Le origini del dolore toracico Il cuore, i grossi vasi e il pericardio Il tratto gastrointestinale I polmoni e la pleura La parete toracica Il profilo psichico ansioso-depressivo
  • 71. Il dolore toracico Di origine cardiaca Ischemico Cause coronariche aterosclerosi spasmo trombosi cocaina alterazioni del microcircolo Cause non coronariche tachicardia ↑ postcarico ↑ precarico Non ischemico Pericardite Dissezione aortica Di origine non cardiaca Gastroenterico spasmo esofageo reflusso gastroesofageo ulcera peptica pancreatite Psicogeno ansia, attacchi di panico depressione Polmonare-pleurico embolia polmonare pneumotorace Mediastinico Neuromuscolare costocondrite herper zooster sindrome dello stretto toracico superiore
  • 72. Interferenze tra angina pectoris e dolore esofageo La presenza di una patoogia può simulare la presenza dell’altra Le due patologie possono coesistere e infuenzarsi: Il reflusso esofageo può ridurre la soglia per il dolore ischemico Test stimolativi (ergonovina) possono indurre spasmo esofageo Farmaci cardiologici (nitrati) possono risolvere lo spasmo esofageo
  • 73. Embolia polmonare EP MASSIVA (13%) - CUORE POLMONARE ACUTO Quadro ostruttivo (1/3 albero arterioso): alta mortalità (morte improvvisa) Quadri clinici maggiori (insufficienza destra): SINCOPE (FV - bradiaritmia vagale) SHOCK CARDIOGENO ARRESTO CARDIACO (dissociazione e.m.) Sintomi premonitori: DOLORE TORACICO, tachipnea, cianosi
  • 74. Dolore toracico parietale Nevralgie intercostali Costocondrite Nevralgie radicolari toraciche (es. herpes zooster) Dolori da frattura costale patologica o da osteolisi costale Dolori dorsali da osteoporosi, osteomalacia, spondiloartrite, spondiloartrosi o tumore vertebrale Dolori muscolari da “strapazzo” dei muscoli respiratori (bronchite acuta, pertosse, asma) Dolori muscolari della malattia di Bornholm (virus Coxackie)
  • 75. Sensori diagnostici Elettrocardiogramma Ecocardiogramma Scintigrafia Coronarografia
  • 76. Sequenza diagnostica nell’Angina ANGINA PECTORIS STABILE TEST ERGOMETRICO (ECG) TEST ERGOMETRICO (Scintig. miocardica con Tallio) TEST ERGOMETRICO (ECO) TEST ALLA DOBUTAMINA TEST AL DIPIRIDAMOLO
  • 77. Sequenza diagnostica nell’Angina ANGINA PECTORIS STABILE TEST PROVOCATIVI: DOBUTAMINA (stimola b-1-2 e a-1) ECG Scintigrafia miocardica Ecocardiogramma DIPIRIDAMOLO (dilataz. piccoli vasi coronarici) ECG Scintigrafia miocardica Ecocardiogramma
  • 78. Sequenza diagnostica nell’Angina ANGINA PECTORIS STABILE TEST EVOCANTI LO SPASMO: IPERVENTILAZIONE ERGOTAMINA
  • 79. Sequenza diagnostica nell’Angina ANGINA PECTORIS STABILE L’ELETTROCARDIOGRAMMA CONTINUO: CARICO ISCHEMICO TOTALE QUOTIDIANO ISCHEMIA SILENTE A. P. DI PRINZMETAL