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ARCHIVIO
DI VITTORIO




                                                                                                                                                                   Archivio UDI, Ravenna
iniziative                     Mostra a cura di Giovanni Rinaldi

                                 Progetto di ricerca
                                 Alessandro Piva e Giovanni Rinaldi

                                 Testimonianze
                                 Severino Cannelonga, Franco Castellani, Ida Cavallini,
                                 Soccorsa Mollica Foschini, Ada e teresa Foschini,
                                 Umberto Mafferri Randi, Americo Marino,
                                 coniugi Micucci, coniugi Morelli, Ciro Nicolella,
                                 Giovanna Pagani, Angelo Palladino, Giuseppe Papa,
                                 Antonietta Pirro, Derna Scandali, Irma Siroli,
                                 Dante Verrone, Franco Zepponi.

                                 Fotografie
                                 Archivi privati
                                 Cannelonga, Vorrasio, Iacovino Facchino, San Severo (Fg)
                                 Archivio Di Vittorio di G. Rinaldi, Foggia
                                 Archivio U.D.I. (Unione Donne Italiane), Ravenna
                                 Archivi “Noi Donne” - “Epoca”

                                 Collaborazioni
                                 Marcella Domenicali, Sante Medri, Igino Poggiali,
                                 Paola Sobrero, Giovanna Zunino

                                 La ricerca è stata avviata con la realizzazione            Si ringraziano per la disponibilità dimostrata
                                 del documentario “Pane e lavoro” di Alessandro Piva        Teleblu, Foggia
                                 (RAI 2002, contributo della Provincia di Foggia)           Biblioteca F. Trisi, Lugo di Romagna (Ra)
                                                                                            Biblioteca Di Vittorio - Cgil, Bergamo
                                                                                            Istituto Veneziano di Storia della Resistenza, Venezia
                                 Progetto grafico, impaginazione e allestimento             Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione, Ancona
                                 © Le Figure Studio, Foggia
                                                                                            Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, Mantova
                                 Stampa digitale Inmedia, Foggia                            Archivio storico Pedrelli - Camera del Lavoro metropolitana, Bologna
Si ringrazia per il sostegno
FLAI CGIL, Foggia
Italia, 1950.

                                           Essere solidali
                                           in quegli anni non era facile:
                                           il pane aveva un diverso valore,
                                           punto di confine
                                           tra il vivere e il sopravvivere.
                                           Lo stesso pane
                                           in alcuni casi era un lusso,
                                           e quello “bianco” in particolare
                                           un sogno.
                                           Nel Tavoliere di Puglia
                                           come nella Romagna o
                                           nell’Emilia.




                           Foto 1
          San Severo, anni ‘50.
Braccianti al lavoro, trasportano
                ‘tinelli’ con l’uva
            (Archivio Matteo Vorrasio)           A San Severo, nel Tavoliere di Puglia

                       Foto 2                    Teresa - Proprio il 23 marzo da noi c’era un cozzetto di pane, l’avevo conservato per mio
            San Severo, 1944.
         La “cucina economica”                   fratello piccolo. C’era mio padre, viene un amico suo…
           distribuiva minestra                  Ada - …un amico, è venuto un compagno, ha bussato alla porta “Cumbà Lui’ vieni un poco,
                 calda ai poveri
            (Archivio Matteo Vorrasio)           esci un poco„.. Ha detto mio padre “Di’, ch’è successe? Quisse so’ i figghje mje… [parla
                                                 pure]„, “M’a da’ nu cuzzette de pane che tenghe feme„.. Questo cozzetto di pane, che noi
                                                 avevamo conservato per tutti e due i miei fratelli piccoli, mio padre l’ha tolto di bocca
                                                 ai figli e l’ha dato a quell'uomo che stava senza mangiare.
           Testimonianza 1
          Ada e Teresa Foschini
               San Severo, aprile 2002
          Reg. di A. Piva e G. Rinaldi           Nella Romagna
       Testimonianze 2 - 3
     Ida Cavallini e Irma Siroli                 Ida - …prendevamo il pane dalla bocca - ne avevamo poco - [e lo davamo agli altri]. Io
        Lugo di Romagna, giugno 2004
         Reg. di G. Rinaldi , A. Piva,
                 I. Poggiali, P. Sobrero
                                                 la definirei la miseria che aiutava l’altra miseria.

                                                 Irma - Avevo fatto un favore a un contadino e lui per ricompensarmi mi porta una cesta
                                                 di pane. Insomma mi era venuto proprio… una roba proprio fuori dal mondo, avrei cominciato
                                                 ad addentarlo subito, ma non potevo, lo dovevo portare a casa, lo dovevo condividere
                                                 con i miei. Insomma ho provato un piacere che non l’ho provato mai più per nessuna cosa
                                                 al mondo, un piacere così grande nel mangiare questo pezzo di pane, bianco.
San Severo, 23 marzo 1950

                                            L'eco degli eccidi di lavoratori di
                                            Melissa, Montescaglioso, Modena,
                                            Lentella e, per la Puglia, di San
                                            Ferdinando, Torremaggiore,
                                            rimbalza nelle città e nelle campagne
                                            italiane scatenando la rabbia
                                            di chi vive già afflitto da problemi
                                            esistenziali e dalla dura realtà
                                            quotidiana.
                                            Drammatica la vicenda
                                            del 23 marzo 1950 a San Severo:
                                            i braccianti si lanciano senza timore
                                            contro le forze di polizia, al grido
                                            “Pane e lavoro!”.
                                            Al termine di una giornata convulsa
                                            e drammatica, che conterà numerosi
                                            feriti e una vittima sul selciato, a
                                            sedare la rivolta arriva l'esercito con
                                            i carri armati che occupano le vie
                                            principali della città. Vengono
                                            tratte in arresto 180 persone.




                          Foto 1
                    Le “barricate”
              in Piazza Plebiscito,
              oggi Piazza Allegato                 Correva l'anno 1950, io studentessa del quinto Liceo Scientifico, il giorno 23 Marzo
                   (Archivio Cannelonga)

                                                   (giornata di sole primaverile) mi recavo a scuola.
                      Foto 2 - 3
                    Le “Barricate”                 Ero a pochi passi dalla scuola quando sentii degli spari, mi fermai di botto e poi
           sulla stampa nazionale
             (”Epoca”, aprile 1950)                d'istinto mi diressi verso piazza Municipio.
                                                   La scena che mi si presentò davanti agli occhi fu sconvolgente.
                                                   Gli Scelbini si erano impadroniti della piazza e coi fucili spianati intimavano la
                Testimonianza                      gente ad allontanarsi.
                 Antonietta Pirro
                    di San Severo                  Da ragazza incosciente, per strade secondarie, riuscii ad arrivare presso piazza
(e-mail inviata da Bari il 26 marzo 2004)
                                                   Castello per cercare mio padre ma non lo trovai, vidi, invece non le barricate (come
                                                   hanno riportato i giornali il giorno dopo) ma carretti sgangherati, messi in senso
                                                   trasversale che facevano da riparo agli scioperanti.
                                                   Tenevano dura la situazione ed inneggiavano cartelli con la scritta "vogliamo pane
                                                   e lavoro".
                                                   Di corsa attraversai le strade per giungere a casa, la situazione in famiglia era
                                                   preoccupante per le scarse e confuse notizie, man mano che passavano le ore la
                                                   tensione cresceva sempre di più.
                                                   Verso le quattordici si sentì il sibilo di una sirena, molti uscirono di casa gridando
                                                   "si sono arresi, si sono arresi!".
                                                   Due anni di carcere duro, di privazioni, di sofferenze ed umiliazioni furono il prezzo
                                                   pagato dai manifestanti.
                                                   Forse pochi ricordano quel 23 marzo del 1950! Molti, infatti lo hanno già dimenticato.
Al termine di un giorno
                                        convulso e drammatico,
                                        con numerosi feriti e una vittima
                                        sul selciato - Michele Di Nunzio,
                                        33 anni - a sedare la rivolta
                                        arriva dunque l'esercito.
                                        Le 180 persone arrestate,
                                        col pesantissimo capo d’accusa
                                        insurrezione armata contro i
                                        poteri dello Stato, saranno
                                        trasferite nel carcere di Lucera.
                                        Gli arrestati, tra i quali
                                        tantissime donne e coppie di
                                        coniugi, verranno sottoposti
                                        a un lungo e combattuto processo,
                                        che vedrà protagonista
                                        Lelio Basso, difensore
                                        degli imputati.
                                        Dopo due lunghi anni,
                                        il 5 aprile 1952, gli imputati
                                        verranno assolti e rilasciati.




                                                                            Il 23 di marzo quando i lavoratori sono usciti
                                                                            per lo sciopero, prima hanno girato San Severo,
                                                                            dove avevano incominciato a fare le barricate,
                                                                            e poi quando hanno visto che incominciavano
                                                                            a sparare dai palazzi - perché erano i fascisti
                                                                            che sparavano, privati, con i fucili da caccia,
                                                                            tutto quello che si trovavano, hanno
                                                                            incominciato a sparare… - “Lo sai che
                                                                            facciamo? Andiamo alla sezione che là è casa
                                                                            nostra, stiamo tutti insieme, non ci farà niente
                                                                            nessuno“. Invece una volta saliti sulla sezione
                        Foto 1                                              anche se le porte erano chiuse, c'era la guardia
         Alcune donne imputate.
                       Da sin.:                                             di Scelba, la celere, hanno messo le scale e
              Teresa Palladino,
                 Teresa Dogna,                                              sono saliti per il balcone. Hanno rotto vetri,
Soccorsa Sementino (moglie di L.                                            hanno rotto fotografie di Togliatti, di Gramsci,
                      Allegato),
              Isabella Vegliado                                             tutto quello che c'era… hanno fatto l'ira di Dio.
           (”Epoca”, aprile 1950)
                                                                            Con i mitra hanno fatto tutti alzare le mani in
                        Foto 2                                              alto e li hanno portati giù, tutti giù e messi in
         Alcuni dirigenti politici
           (”Epoca”, aprile 1950)
                                                                            fila tutti quanti, che erano oltre 300 persone,
                        Foto 3                                              erano tanti, donne e uomini. Io stavo alla sarta,
      Tardia, uno degli arrestati
           (”Epoca”, aprile 1950)                                           andavo a lavorare alla sarta. Quando hanno
                                                                            incominciato i primi spari, la maestra “Andate
                                                                            a casa! Andate a casa!“. Invece quando sono
                                                                            arrivata a piazza Incoronazione per attraversare
             Testimonianza
                Ada Foschini                                                per andare a casa, c'erano già i carri armati.
              San Severo, aprile 2002
         Reg. di A. Piva e G. Rinaldi                                       Allora abbiamo capito che qualcosa di grave
                                                                            era successo.
I fatti di San Severo
                                           del 23 marzo del 1950,
                                           sono stati anche raccontati
                                           in alcuni canti, composti
                                           dalle donne arrestate e rinchiuse
                                           nel carcere di Lucera,
                                           che nei loro versi danno la loro
                                           versione dei fatti, spesso
                                           travisati dagli organi
                                           d’informazione dell’epoca.




                          Foto 1
    Le donne arrestate, nel cortile
     della caserma dei carabinieri
      (Archivio Iacovino Facchino)

                         Foto 2
L’uscita dal Tribunale di Lucera
   (”Noi Donne”, 27 gennaio 1952)




                         Foto 3
 Le imputate durante il processo.
                         Da sin.:                                              L’abbiamo inventata il 23 di marzo e l’abbiamo inventata
        Elvira Suriani e Soccorsa                                              nel carcere. Rubammo un pezzo di gesso dalla scuola del
    Sementino (mogli di Carmine                                                carcere, andavamo a un gabinetto che c’era, stava un paravento
Cannelonga e di Luigi Allegato),
Teresa D’Ogna, Arcangela Villani                                               che si chiudeva e si apriva. Noi mentre che facevamo quel
       (”Noi Donne”, aprile 1950)                                              servizio, piglia e facevamo [scrivevamo] “Il 23 di marzo…”.
                                                                               Veniva un’altra “…che giornata di coraggio…” e abbiamo
                                                                               composto la canzone:

                                                                                      Il ventitre di marzo
                                                                                      Successe ‘n’arruina pe’ ddu belle San Sevjire
                                                                                      Nnand’a la Cammera del lavoro
                        Foto 4                                                        Vulevene eccìde a li lavoratour’
 Le imputate durante il processo.
             Antonietta Reale e                                                       U commessarie Fratelle
              Rosa Campanaro                                                          Ne pers’ li cerevelle andù ‘rriga’ li femenelle
       (”Noi Donne”, aprile 1950)
                                                                                      Avevane deic’ come diceve jsse
                                                                                      Pe’ ‘rrista’ li comunist’

                                                                                      Alleghete è jut’a Rouma
                                                                                      Purtete i connutete de li povere carcirete
                                                                                      Ha pigghiete la parola
              Testimonianza                                                           Cacciete four’ li lavoratour’
       Soccorsa Mollica Foschini
               San Severo, maggio 1978                                                   Ha pigghiete la parola
         Reg. di G. Rinaldi e P. Sobrero                                                 L’aveite misse jind’ pe’ pane e lavour’
I figli degli arrestati, circa 70           Le famiglie emiliano romagnole,
                                                               bambini, saranno ospitati, “adottati”       marchigiane e toscane, della rete
                                                               da famiglie di lavoratori del centro-       dei comitati di Solidarietà
                                                               nord in segno di solidarietà sociale        Democratica accolsero come figli
                                                               e politica. Questo eccezionale              adottivi i più poveri bambini del
                                                               movimento collettivo di accoglienza         Sud, ma anche quelli delle zone
                                                               dei figli degli incarcerati di San          martoriate dai bombardamenti,
                                                               Severo, è solo un tassello del più          come per Cassino, o dalle alluvioni,
                                                               vasto movimento nazionale che già           come per il Polesine. Una grande
                                                               dal ’46 operava in Italia, organizzato      esperienza di massa che portò, nei
                                                               dai partiti della sinistra e da             “treni della felicità”, circa 70.000
                                                               organizzazioni femminili come               bambini a vivere l’adozione
                                                               l’UDI.                                      familiare dal 1946 al 1952.



                           Foto 1
Il gruppo dei bambini pronti per
     partire verso le famiglie che li
                        ospiteranno           Severino - Io, con altre quattro sorelle, rimanemmo affidati a una nonna, senza la possibilità
              (Archivio Cannelonga)
                                              di avere nessun altro aiuto economico dai parenti per le loro condizioni di estrema povertà.
                         Foto 2               Nella stessa nostra condizione si trovavano decine e decine di altri bambini rimasti senza
                Un’immaginetta
      che promuoveva l’assistenza             il fondamentale sostegno economico.
                      ai bambini              Scattò allora, di fronte a questa tragedia, quella eccezionale molla che era l'orgoglio, la
              (Archivio Cannelonga)
                                              solidarietà di tutto il partito, del movimento operaio, dei democratici italiani. Oltre 100
                                              bambini, attraverso l'organizzazione del Centro di solidarietà democratica, furono inviati
                                              in varie città italiane: prevalentemente a Pesaro e Ancona.

              Testimonianza 1
              Severino Cannelonga
                                dal libro:    Micucci - Allora mia moglie il 23 marzo del '50 è stata ospitata da una famiglia toscana,
   Cari bambini vi aspettiamo con gioia...,
             Teti, Milano 1980, p. 158        a Follonica, provincia di Grosseto, e il padre ha fatto un anno e 5 giorni di galera, nel
                                              carcere di Lucera. Mia moglie era un po' grandicella, doveva andare a scuola, e loro non
              Testimonianza 2                 abitavano nel centro del paese, abitavano in una casa di campagna, allora è stata appena
                 Coniugi Micucci
                 San Severo, aprile 2002      quattro mesi e mezzo e poi è ritornata qui a San Severo che è dovuta andare a scuola. Ma
            Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
                                              noi dopo 52 anni abbiamo rapporti con questa famiglia ottimi, più di una famiglia,
                                              veramente un bene enorme dal fondo del cuore, veramente enorme.
              Testimonianza 3
                  Dante Verrone
                 San Severo, aprile 2002
            Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
                                              Dante - Tra questi arresti ci fu pure mia mamma. Al che noi restammo noi quattro. I più
                                              grandi si arrangiarono presso i parenti, invece il sottoscritto andò… con i cosiddetti
                                              Comitati di solidarietà che si erano costruiti… ci ospitarono, chi in Romagna, chi nelle
                                              Marche, chi in Toscana… il sottoscritto insieme ad un altro cugino di San Nicandro
                                              Garganico venne ospitato in una famiglia a Ravenna. Ricordo il suo cognome, Ferretti.
                                              Liliana Ferretti.
I “treni della felicità”.

                                       L’Emilia e la Romagna,
                                       al centro di questa grande
                                       campagna di solidarietà,
                                       accolsero i figli dei braccianti
                                       pugliesi;
                                       contadini e operai
                                       incontrarono ed aiutarono
                                       i “fratelli” del sud più misero
                                       e sfruttato.
                                       L’incontro tra queste due Italie e
                                       il confronto tra le due culture,
                                       unite da ideali e solidarietà,
                                       pur nelle differenti condizioni
                                       economiche, tese ad una seconda
                                       riunificazione nazionale,
                                       dopo la tragica esperienza
                                       fascista.
                                       Scioccante fu la sorpresa
                                       dei bambini meridionali
                                       rispetto ad agi e comodità
                                       sconosciuti.
                                       Per alcuni di quei bambini
                                       fu la scoperta di un
                                       “nuovo mondo”.




                      Foto 1
     Uno dei treni utilizzati
    per trasportare i bambini                Quelli che partivano
                      (dal libro:
Cari bambini vi aspettiamo con
   gioia..., Teti, Milano, 1980)
                                             Dante - Partendo di qua non avevo mai conosciuto il treno, era la prima volta che vedevo
                   Foto 2                    il treno, era anche un viaggio lunghissimo, perché quei treni dell'epoca, nell’anno ’50, il
      Un’istantanea scattata
      da un’accompagnatrice                  treno era ancora quelli fatti con sedili in legno totale e quindi arrivammo a Ravenna.
    (Archivio U.D.I., Ravenna)               Sti compagni e ’ste compagne ci ospitarono anche con grossi sacrifici - perché pure loro
                                             non è che navigavano nell’oro.

                                             Severino - Era un pomeriggio di martedì, il giorno finale della festa del Soccorso e su
                                             questa banchina della stazione di San Severo io e due mie sorelle e tanti altri bambini, figli
                                             dei tanti arrestati del 23 marzo, eravamo qui ad aspettare il treno che ci doveva portare ad
                                             Ancona.
        Testimonianza 1                      Arrivammo ad Ancona in condizioni pietose. Le donne di Ancona - non lo dimenticherò mai
            Dante Verrone                    - ci accolsero con immenso amore, ci ripulirono da capo a piedi e ci fecero fare una
            San Severo, aprile 2002
       Reg. di A. Piva e G. Rinaldi          scorpacciata di biscotti e cioccolato: vennero tanti compagni, tante famiglie che ci presero
                                             in consegna e ci tennero due anni.

        Testimonianza 2
        Severino Cannelonga                  Quelli che accoglievano
           San Severo, aprile 2002.
       Reg. di A. Piva e G. Rinaldi
                                             Irma - Mi ricordo la sera che i bambini sono arrivati. Nella sede giù in piazza allora
                                             c’eravamo noi del Pci, il Partito socialista e il Partito d’Azione, avevamo in comune una
                                             sala grande. Dovevano arrivare abbastanza prestino e allora lì avevamo preparato qualcosa
        Testimonianza 3                      da mangiare, del latte, delle bibite, dei panini, dei biscotti. Ma ci fu un ritardo enorme,
               Irma Siroli
    Lugo di Romagna., giugno 2004
      Reg. di G. Rinaldi, A. Piva,
                                             questi bambini arrivarono verso la mezzanotte e quindi erano distrutti, nessuno mangiò,
             I. Poggiali, P. Sobrero         poverini, si addormentarono.
                                             Insomma scaricammo questi bambini man mano che arrivavano, nelle Case del popolo
                                             erano raccolti. In più paesi. E ricordo che eravamo così commosse - mi viene il magone
                                             anche adesso - e piangevamo, stavamo male, piangevamo per questi poveri bambini.
Le due famiglie

                                               Nei luoghi di accoglienza
                                               i bambini vengono trattati
                                               come figli, scoprono
                                               nuove abitudini e “lussi”
                                               sconosciuti nella loro
                                               terra d’origine.
                                               Le famiglie di destinazione
                                               e quelle di origine assumono la
                                               forma di “famiglie allargate”,
                                               che continueranno nel tempo
                                               a mantenere legami affettivi
                                               e aiuto reciproco.




                        Foto 1 - 2
Il gruppo dei bambini di San Severo
              ospitati nelle Marche
                    (Archivio Cannelonga)
                                                     Dante - La mattina per la prima volta ho incominciato a vedere ’na cosa che rassomigliava
                                                     a ’na briosce o un caffè o un latte che non avevo mai visto, non sapevo neanche il sapore
                                                     di ’sta briosce, che cos’era.
                                                     Mangiare a mezzogiorno e alla sera per noi era ’na cosa strana, in quanto non avevamo
                                                     mai visto cose del genere. L’avevamo soltanto viste in televisione, forse qualche volta
                                                     al cinema. A San Severo si mangiava sì e no ’na volta al giorno, quando c’era il pane,
                                                     pane e pomodoro… la pasta asciutta la domenica, se si era lavorato durante la settimana.
                                                     Questa era la vita del bracciante, dei cafoni.
               Testimonianza 1                       E il dramma è stato il ritorno, purtroppo, perché noi tornammo a casa non dico pretendendo
                   Dante Verrone                     le cose che avevamo a Ravenna, ad Ancona, in altri posti, ma dicevamo “Là si mangia
                  San Severo, aprile 2002
             Reg. di A. Piva e G. Rinaldi            tre volte al giorno!”. Al che qualche mamma diceva “’Sti ragazzi ce li hanno viziati”.

                                                     Severino - Ad Ancona, per la prima volta nella mia vita, non solo mangiavo quasi tutti
               Testimonianza 2                       i giorni carne, ma anche la sera cenavo caldo. I Franchini avevano due figli; non c’era
               Severino Cannelonga                   volta che acquistavano indumenti per loro che non li acquistassero anche per me. Conobbi
                                 dal libro:
    Cari bambini vi aspettiamo con gioia...,
              Teti, Milano 1980, p. 158
                                                     per la prima volta le vacanze al mare.

               Testimonianza 3                       Ida - Un anno io voglio fare l’albero di Natale. Raduniamo tanti, ma tanti di quei bambini,
                    Ida Cavallini                    per distribuire i doni offerti dai negozi, che la Camera del lavoro io avevo paura che
           Lugo di Romagna, giugno 2004
             Reg. di G. Rinaldi, A. Piva,
                    I. Poggiali, P. Sobrero
                                                     venisse giù. E poi davamo tutto quello che avevamo raccolto: ’sti bambini sembravano
                                                     matti. Dopo, il girotondo intorno all’albero di Natale. Si organizzavano delle cose per i
                                                     bambini, si organizzavano delle commedie, si faceva un balletto. Però queste iniziative
                                                     per i bambini, cosa c’era in fondo? Voler dare cultura, volere aiutare i bambini a essere
                                                     come quelli che avevano tanti quattrini.
Derna - C’era un convegno a Roma mi ricordo, e un deputato
                                                                                 della Puglia [Allegato?] fa un appello, parla di questo sciopero.
                                                                                 I genitori di questi bambini erano tutti in galera. La sera ci
                                                                                 siamo riuniti: “Che cosa facciamo?” “Una trentina di bambini
                                                                                 li portiamo su e li ospitiamo”. Sono venuta via subito, sono
                                                                                 andata alla Camera del lavoro: “A Roma ci siamo impegnati
                                                                                 a prendere 30 bambini, perchè a San Severo c'è stato uno
                                                                                 sciopero e tutti i genitori sono in galera. I bambini sono in
                                                                                 mezzo alla strada e non hanno niente da mangiare”. Abbiamo
                                                                                 mandato giù due compagni a prendere questi bambini.
                                         Americo                                 Amerigo - Io ero nel giro di Ancona, eravamo 15-20 bambini.
                                         e il mondo nuovo                        Siamo venuti su con il treno, ci hanno dato i panini con la
                                                                                 mortadella, era la prima volta che mangiavo la mortadella.
                                                                                 Eravamo in un vagone unico. Avevamo le bandierine tricolore,
                                         Racconto a due voci:                    era il dopoguerra, c'era l'amor di patria.
                                         Americo Marino, bambino
                                         figlio di un bracciante                 Derna - Quando sono arrivati i bambini mia zia Maria è venuta
                                         di San Severo arrestato per i fatti     alla stazione e ha preso il più piccolo. Questo bambino dentro
                                         del 23 marzo 1950 e                     il treno aveva pianto sempre poverino, perchè gli avevano messo
                                         Derna Scandali, partigiana              un paio di scarpe della sorella più piccola e gli stavano piccole.
                                         di Ancona che insieme alla zia Maria    Quando ha visto questo bambino, piccolino piccolino, che
                                                                                 piangeva, l’ha abbracciato su, è tornata su a piedi con questo
                                         Petrini e alla cugina Nedda lo          bambino in braccio.
                                         accoglieranno come un figlio.
                                         Amerigo da allora vive                  Amerigo - Io mi ricordo quando sono sceso dal treno e m’hanno
                                         ad Ancona con la moglie e due figlie.   preso per mano. Me ricordo che ho fatto il bagno, che ero
                                         A undici anni comincia a fare           sporchissimo. E mi ricordo di una gran dormita. A molti li hanno
                                         il garzone nella barberia accanto       portati in un bagno pubblico, ma dice che hanno fatto il
                                         al negozio di alimentari della 'zia     diavolerio, al diurno, che c’era ‘ste vasche… hanno fatto un
                                         Maria', la sua mamma di Ancona.         diavolerio!
                                         Ha continuato a fare il barbiere in     Derna - Quando sono arrivati erano in condizioni tremende.
                                         via Veneto fino ad oggi.                Prima di tutto li abbiamo portati dove c'erano i bagni pubblici.
                                                                                 Questi bambini non avevano mai visto un bagno, la vasca da
                                                                                 bagno. Prima non volevano entrare. Una volta entrati non
                             Foto 1                                              volevano più uscire. Prima di affidarli alle famiglie li abbiamo
Il gruppo dei bambini di San Severo
              ospitati nelle Marche                                              dovuti far lavare, erano in condizioni disperate. Dopo pranzo
                 (Archivio Cannelonga)                                           abbiamo invitato tutta questa gente che si era impegnata a
                         Foto 2                                                  prendere un bambino, in questo circolo ANPI, abbiamo spiegato
                Americo Marino,                                                  di questo sciopero, dei loro genitori in galera e abbiamo
                 uno dei bambini                                                 consegnato i bambini.
  del gruppo ospitato ad Ancona.
                                                                                 Amerigo - Quando mi sono svegliato mi hanno portato fuori
                                                                                 e mi hanno pagato un gelato con la panna, dice “Ti piace il
                                                                                 gelato?”, sai che gli ho detto? “Assemigghia a recotte”. Perchè
                                                                                 io mangiavo la ricotta giù! “Cosa te piace di più a mangiare?”
                                                                                 “I fogghje”, le foglie [le verdure].
                                                                                 Dopo sei mesi sono dovuto tornare giù, perchè mio padre era
                                                                                 uscito dal carcere. Era di notte e quando siamo arrivati in
               Testimonianza                                                     stazione a San Severo… c’era tutte le mamme, i parenti… c'era
                                                                                 urla di gioia… urla festose, d'emozioni… che noi scendevamo
 Il testo è stato liberamente
         ricostruito a partire
                                                                                 dal treno… All’epoca se diceva che a noi ci hanno mandato in
                dall'intervista                                                  Russia, in Russia c'era i comunisti, i comunisti mangiavano i
            a Derna Scandali                                                     bambini. E mia madre - l’ignoranza che c’era all’epoca, sai,
           e Amerigo Marino                                                      giornali non se leggeva, la radio non ce l’aveva - era influenzata
tratta dalla tesi di laurea di                                                   da queste dicerie, da queste chiacchiere e piangeva… non sapeva
 Laura Volponi (Bologna 1999)
              e dall'intervista
                                                                                 dove eravamo andati realmente!
         ad Americo Marino                                                       Quando poi so’ tornato giù io ho cominciato a fa’ lo sciopero
           (San Severo, aprile 2004,                                             della fame, non mangiavo più, perché era talmente drastico
                   reg. G. Rinaldi).
                                                                                 quel cambio… è successo che mia madre si è messa in contatto
                                                                                 con la famiglia che mi aveva ospitato, con Maria, e lei mi è
                                                                                 venuta a prendere! Di notte è arrivata, alle tre e mezza è venuta
                                                                                 giù, di notte. Da sola è scesa alla stazione! Io me la sono
                                                                                 ritrovata a casa. È venuta a riprendermi e mi ha riportato su.
                                                                                 Io non accettavo più la vita di giù, perchè su era un altro mondo,
                                                                                 mi piaceva Ancona, mi piaceva il mondo nuovo.
Irma - Allora si organizzò: si trovarono tante
                                             famiglie che aderirono. Allora c’era questo
                                             spirito grande di solidarietà, questa voglia di
                                             venire incontro alle persone che vivevano in
                                             maniera più disagiata di noi.

                          Foto 1
                                             Ida - Arrivarono dei bambini da Rieti, poi ne
Un gruppo di bambini meridionali             arrivarono anche da Napoli, poi dopo quelli
 ospitati dalle famiglie ravennati           andarono via, ne ritornarono degli altri.
                (Archivio UDI, Ravenna)



                           Foto 2
                                             Irma - Alcuni sono rimasti a Lugo. Quello che
       I coniugi Morelli con la foto         prese Filippi continuò a studiare, credo sia
   della bambina da loro ospitata:           diventato ingegnere. Un altro lo prese Randi e
                Rosanna De Luca
             (di Atina, Frosinone)           quello poi si è messo nel commercio.
Voltana (RA), luglio 2004, ph. G. Rinaldi


                        Foto 3 - 4           Ida - C’erano anche quelli del Polesine, poi
Rosanna, la bambina ospitata dai             quelli di Reggio Emilia. Ma quando andavano
coniugi Morelli in due foto: la prima
 all’arrivo e la seconda durante la          via, li avevamo curati... Avevamo il massimo
                   sua permanenza            della preoccupazione. Quando li mandavamo a
                                             casa non parevano più loro!

                                             Irma - Ma erano gli anni subito dopo la guerra,
                                             avevamo uno spirito molto diverso da quello di
               Testimonianze                 oggi. Quello che facevamo era politica, era
      Irma Siroli e Ida Cavallini,           pulita e lo facevamo col cuore, era anche un
      organizzatrici per l’U.D.I.
      dell’accoglienza dei bambini           impegno sofferto, proprio, sofferto. Ci mettevamo
          Lugo di Romagna., giugno 2004
            Reg. di G. Rinaldi, A. Piva,     l’anima e lo facevamo proprio perchè credevamo
                   I. Poggiali, P. Sobrero
                                             anche di poter cambiare la società: grande
                                             illusione! Pensavamo che le cose sarebbero
                                             cambiate e che ci sarebbe stata una giustizia,
                                             un vivere diverso, ecco. Ci volevamo bene allora,
                                             ecco diciamo così.
Per i bambini
                                             protagonisti di queste storie,
                                             il contatto tra i due mondi,
                                             sociali e culturali, le differenze
                                             linguistiche e alimentari,
                                             hanno anche creato traumi
                                             psicologici, sorpresa,
                                             cambiamento.
                                             C’è chi ha scoperto il valore
                                             della “civiltà”, la possibilità di
                                             una vita diversa;
                                             chi sceglierà
                                             di non tornare più indietro,
                                             di non riprendere la vita d’inferno
                                             dei braccianti del Tavoliere.
                                             E c’è anche chi da questa
                                             esperienza trarrà motivo per un
                                             impegno a cambiare le condizioni
                                             di partenza, a creare le
                                             opportunità per “restare” e non,
                                             come sempre, per “partire”.




                           Foto 1
                San Severo 1952.
 La folla al ritorno degli arrestati                                               Dante - “Questa è la solidarietà che abbiamo
          dopo due anni di carcere
                  (Archivio Cannelonga)                                            appreso, ma abbiamo appreso anche un mondo
                         Foto 2                                                    diverso e abbiamo visto come si vive… per la
             San Severo 1952.                                                      prima volta una civiltà diversa da quella che
Giuseppe Di Vittorio tra le donne
        appena uscite dal carcere                                                  era la vita dei cafoni di San Severo, la vita dei
             (Archivio Matteo Vorrasio)
                                                                                   braccianti di San Severo”.
                             Foto 2                                                Dante è diventato sindacalista.
                San Severo 1952.
Carmine Cannelonga, libero dopo
due anni di carcere, festeggiato nella                                             Americo - “Per me invece è stata una tragedia.
               Camera del lavoro.
                  (Archivio Cannelonga)                                            Non mi piaceva tornare giù, mi piaceva Ancona,
                                                                                   mi piaceva il mondo nuovo. Una sera mi ricordo,
                                                                                   ero stato riportato giù: insomma in un ritorno
                                                                                   giù in paese, in stazione ho fatto il diavolerio
                                                                                   perché non volevo tornare giù. Ho fatto il
                                                                                   matto”.
              Testimonianza 1                                                      Americo è rimasto ad Ancona e fa il barbiere.
                  Dante Verrone
                 San Severo, aprile 2002
             Reg. di A. Piva e G. Rinald
                                                                                   Severino -“Tutte queste cose, il clima che mi
             Testimonianza 2                                                       attorniava, impressero una profonda svolta nella
                Americo Marino                                                     mia vita. Tante volte ho pensato: cosa avrei
                 San Severo, aprile 2004
                     Reg. di G. Rinaldi                                            fatto, come mi sarei ridotto, quale sarebbe stato
                                                                                   il mio destino se non ci fosse stata questa
             Testimonianza 3
             Severino Cannelonga                                                   esperienza, questo aiuto?”.
                               dal libro:
              Cari bambini vi aspettiamo                                           Severino è stato eletto deputato per il Pci.
                             con gioia...,
              Teti, Milano 1980, p. 159
Foto 1
              San Severo, 1952.
            La folla davanti alla
 Camera del lavoro per festeggiare        Le ultime parole dell’arringa di Lelio Basso al
        il ritorno degli arrestati.
                  (Archivio Cannelonga)
                                          processo per i fatti di San Severo:
                       Foto 2
Carmine Cannelonga nel 1978 a             Questa sentenza voi pronuncerete
         un convegno sindacale.
                       (ph. G. Rinaldi)   in nome del popolo, e il popolo
                                          in nome del quale parlate,
                        Foto 3
     Severino Cannelonga, a sin.,         il popolo di cui dovete essere
             con Alessandro Piva
                 (ph. G. Rinaldi, 2002)   gli interpreti, non è soltanto
                                          il popolo grasso che vuol conservare
                                          i suoi privilegi, ma è il vasto popolo
                                          che comprende tutti i cittadini,
                            Foto 4
Interviste in strada a San Severo,        soprattutto la grande massa
durante le riprese di “Pane e lavoro”
                di Alessandro Piva        dell’umile gente che lavora,
                 (ph. G. Rinaldi, 2002)
                                          che soffre e che lotta per diventare
                                          non più oggetto ma soggetto di storia,
                                          e per fare finalmente del nostro paese,
                                          secondo il principio affermato
                          Foto 5
    Intervista a Dante Verrone.           dalla Carta fondamentale,
 San Severo, durante le riprese di
“Pane e lavoro” di Alessandro Piva        una Repubblica democratica
                 (ph. G. Rinaldi, 2002)
                                          fondata sul lavoro.
                                          Sia la vostra sentenza degna
                                          di questo popolo.

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Mostra "I treni della felicità"

  • 1. ARCHIVIO DI VITTORIO Archivio UDI, Ravenna iniziative Mostra a cura di Giovanni Rinaldi Progetto di ricerca Alessandro Piva e Giovanni Rinaldi Testimonianze Severino Cannelonga, Franco Castellani, Ida Cavallini, Soccorsa Mollica Foschini, Ada e teresa Foschini, Umberto Mafferri Randi, Americo Marino, coniugi Micucci, coniugi Morelli, Ciro Nicolella, Giovanna Pagani, Angelo Palladino, Giuseppe Papa, Antonietta Pirro, Derna Scandali, Irma Siroli, Dante Verrone, Franco Zepponi. Fotografie Archivi privati Cannelonga, Vorrasio, Iacovino Facchino, San Severo (Fg) Archivio Di Vittorio di G. Rinaldi, Foggia Archivio U.D.I. (Unione Donne Italiane), Ravenna Archivi “Noi Donne” - “Epoca” Collaborazioni Marcella Domenicali, Sante Medri, Igino Poggiali, Paola Sobrero, Giovanna Zunino La ricerca è stata avviata con la realizzazione Si ringraziano per la disponibilità dimostrata del documentario “Pane e lavoro” di Alessandro Piva Teleblu, Foggia (RAI 2002, contributo della Provincia di Foggia) Biblioteca F. Trisi, Lugo di Romagna (Ra) Biblioteca Di Vittorio - Cgil, Bergamo Istituto Veneziano di Storia della Resistenza, Venezia Progetto grafico, impaginazione e allestimento Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione, Ancona © Le Figure Studio, Foggia Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, Mantova Stampa digitale Inmedia, Foggia Archivio storico Pedrelli - Camera del Lavoro metropolitana, Bologna Si ringrazia per il sostegno FLAI CGIL, Foggia
  • 2. Italia, 1950. Essere solidali in quegli anni non era facile: il pane aveva un diverso valore, punto di confine tra il vivere e il sopravvivere. Lo stesso pane in alcuni casi era un lusso, e quello “bianco” in particolare un sogno. Nel Tavoliere di Puglia come nella Romagna o nell’Emilia. Foto 1 San Severo, anni ‘50. Braccianti al lavoro, trasportano ‘tinelli’ con l’uva (Archivio Matteo Vorrasio) A San Severo, nel Tavoliere di Puglia Foto 2 Teresa - Proprio il 23 marzo da noi c’era un cozzetto di pane, l’avevo conservato per mio San Severo, 1944. La “cucina economica” fratello piccolo. C’era mio padre, viene un amico suo… distribuiva minestra Ada - …un amico, è venuto un compagno, ha bussato alla porta “Cumbà Lui’ vieni un poco, calda ai poveri (Archivio Matteo Vorrasio) esci un poco„.. Ha detto mio padre “Di’, ch’è successe? Quisse so’ i figghje mje… [parla pure]„, “M’a da’ nu cuzzette de pane che tenghe feme„.. Questo cozzetto di pane, che noi avevamo conservato per tutti e due i miei fratelli piccoli, mio padre l’ha tolto di bocca ai figli e l’ha dato a quell'uomo che stava senza mangiare. Testimonianza 1 Ada e Teresa Foschini San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Nella Romagna Testimonianze 2 - 3 Ida Cavallini e Irma Siroli Ida - …prendevamo il pane dalla bocca - ne avevamo poco - [e lo davamo agli altri]. Io Lugo di Romagna, giugno 2004 Reg. di G. Rinaldi , A. Piva, I. Poggiali, P. Sobrero la definirei la miseria che aiutava l’altra miseria. Irma - Avevo fatto un favore a un contadino e lui per ricompensarmi mi porta una cesta di pane. Insomma mi era venuto proprio… una roba proprio fuori dal mondo, avrei cominciato ad addentarlo subito, ma non potevo, lo dovevo portare a casa, lo dovevo condividere con i miei. Insomma ho provato un piacere che non l’ho provato mai più per nessuna cosa al mondo, un piacere così grande nel mangiare questo pezzo di pane, bianco.
  • 3. San Severo, 23 marzo 1950 L'eco degli eccidi di lavoratori di Melissa, Montescaglioso, Modena, Lentella e, per la Puglia, di San Ferdinando, Torremaggiore, rimbalza nelle città e nelle campagne italiane scatenando la rabbia di chi vive già afflitto da problemi esistenziali e dalla dura realtà quotidiana. Drammatica la vicenda del 23 marzo 1950 a San Severo: i braccianti si lanciano senza timore contro le forze di polizia, al grido “Pane e lavoro!”. Al termine di una giornata convulsa e drammatica, che conterà numerosi feriti e una vittima sul selciato, a sedare la rivolta arriva l'esercito con i carri armati che occupano le vie principali della città. Vengono tratte in arresto 180 persone. Foto 1 Le “barricate” in Piazza Plebiscito, oggi Piazza Allegato Correva l'anno 1950, io studentessa del quinto Liceo Scientifico, il giorno 23 Marzo (Archivio Cannelonga) (giornata di sole primaverile) mi recavo a scuola. Foto 2 - 3 Le “Barricate” Ero a pochi passi dalla scuola quando sentii degli spari, mi fermai di botto e poi sulla stampa nazionale (”Epoca”, aprile 1950) d'istinto mi diressi verso piazza Municipio. La scena che mi si presentò davanti agli occhi fu sconvolgente. Gli Scelbini si erano impadroniti della piazza e coi fucili spianati intimavano la Testimonianza gente ad allontanarsi. Antonietta Pirro di San Severo Da ragazza incosciente, per strade secondarie, riuscii ad arrivare presso piazza (e-mail inviata da Bari il 26 marzo 2004) Castello per cercare mio padre ma non lo trovai, vidi, invece non le barricate (come hanno riportato i giornali il giorno dopo) ma carretti sgangherati, messi in senso trasversale che facevano da riparo agli scioperanti. Tenevano dura la situazione ed inneggiavano cartelli con la scritta "vogliamo pane e lavoro". Di corsa attraversai le strade per giungere a casa, la situazione in famiglia era preoccupante per le scarse e confuse notizie, man mano che passavano le ore la tensione cresceva sempre di più. Verso le quattordici si sentì il sibilo di una sirena, molti uscirono di casa gridando "si sono arresi, si sono arresi!". Due anni di carcere duro, di privazioni, di sofferenze ed umiliazioni furono il prezzo pagato dai manifestanti. Forse pochi ricordano quel 23 marzo del 1950! Molti, infatti lo hanno già dimenticato.
  • 4. Al termine di un giorno convulso e drammatico, con numerosi feriti e una vittima sul selciato - Michele Di Nunzio, 33 anni - a sedare la rivolta arriva dunque l'esercito. Le 180 persone arrestate, col pesantissimo capo d’accusa insurrezione armata contro i poteri dello Stato, saranno trasferite nel carcere di Lucera. Gli arrestati, tra i quali tantissime donne e coppie di coniugi, verranno sottoposti a un lungo e combattuto processo, che vedrà protagonista Lelio Basso, difensore degli imputati. Dopo due lunghi anni, il 5 aprile 1952, gli imputati verranno assolti e rilasciati. Il 23 di marzo quando i lavoratori sono usciti per lo sciopero, prima hanno girato San Severo, dove avevano incominciato a fare le barricate, e poi quando hanno visto che incominciavano a sparare dai palazzi - perché erano i fascisti che sparavano, privati, con i fucili da caccia, tutto quello che si trovavano, hanno incominciato a sparare… - “Lo sai che facciamo? Andiamo alla sezione che là è casa nostra, stiamo tutti insieme, non ci farà niente nessuno“. Invece una volta saliti sulla sezione Foto 1 anche se le porte erano chiuse, c'era la guardia Alcune donne imputate. Da sin.: di Scelba, la celere, hanno messo le scale e Teresa Palladino, Teresa Dogna, sono saliti per il balcone. Hanno rotto vetri, Soccorsa Sementino (moglie di L. hanno rotto fotografie di Togliatti, di Gramsci, Allegato), Isabella Vegliado tutto quello che c'era… hanno fatto l'ira di Dio. (”Epoca”, aprile 1950) Con i mitra hanno fatto tutti alzare le mani in Foto 2 alto e li hanno portati giù, tutti giù e messi in Alcuni dirigenti politici (”Epoca”, aprile 1950) fila tutti quanti, che erano oltre 300 persone, Foto 3 erano tanti, donne e uomini. Io stavo alla sarta, Tardia, uno degli arrestati (”Epoca”, aprile 1950) andavo a lavorare alla sarta. Quando hanno incominciato i primi spari, la maestra “Andate a casa! Andate a casa!“. Invece quando sono arrivata a piazza Incoronazione per attraversare Testimonianza Ada Foschini per andare a casa, c'erano già i carri armati. San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Allora abbiamo capito che qualcosa di grave era successo.
  • 5. I fatti di San Severo del 23 marzo del 1950, sono stati anche raccontati in alcuni canti, composti dalle donne arrestate e rinchiuse nel carcere di Lucera, che nei loro versi danno la loro versione dei fatti, spesso travisati dagli organi d’informazione dell’epoca. Foto 1 Le donne arrestate, nel cortile della caserma dei carabinieri (Archivio Iacovino Facchino) Foto 2 L’uscita dal Tribunale di Lucera (”Noi Donne”, 27 gennaio 1952) Foto 3 Le imputate durante il processo. Da sin.: L’abbiamo inventata il 23 di marzo e l’abbiamo inventata Elvira Suriani e Soccorsa nel carcere. Rubammo un pezzo di gesso dalla scuola del Sementino (mogli di Carmine carcere, andavamo a un gabinetto che c’era, stava un paravento Cannelonga e di Luigi Allegato), Teresa D’Ogna, Arcangela Villani che si chiudeva e si apriva. Noi mentre che facevamo quel (”Noi Donne”, aprile 1950) servizio, piglia e facevamo [scrivevamo] “Il 23 di marzo…”. Veniva un’altra “…che giornata di coraggio…” e abbiamo composto la canzone: Il ventitre di marzo Successe ‘n’arruina pe’ ddu belle San Sevjire Nnand’a la Cammera del lavoro Foto 4 Vulevene eccìde a li lavoratour’ Le imputate durante il processo. Antonietta Reale e U commessarie Fratelle Rosa Campanaro Ne pers’ li cerevelle andù ‘rriga’ li femenelle (”Noi Donne”, aprile 1950) Avevane deic’ come diceve jsse Pe’ ‘rrista’ li comunist’ Alleghete è jut’a Rouma Purtete i connutete de li povere carcirete Ha pigghiete la parola Testimonianza Cacciete four’ li lavoratour’ Soccorsa Mollica Foschini San Severo, maggio 1978 Ha pigghiete la parola Reg. di G. Rinaldi e P. Sobrero L’aveite misse jind’ pe’ pane e lavour’
  • 6. I figli degli arrestati, circa 70 Le famiglie emiliano romagnole, bambini, saranno ospitati, “adottati” marchigiane e toscane, della rete da famiglie di lavoratori del centro- dei comitati di Solidarietà nord in segno di solidarietà sociale Democratica accolsero come figli e politica. Questo eccezionale adottivi i più poveri bambini del movimento collettivo di accoglienza Sud, ma anche quelli delle zone dei figli degli incarcerati di San martoriate dai bombardamenti, Severo, è solo un tassello del più come per Cassino, o dalle alluvioni, vasto movimento nazionale che già come per il Polesine. Una grande dal ’46 operava in Italia, organizzato esperienza di massa che portò, nei dai partiti della sinistra e da “treni della felicità”, circa 70.000 organizzazioni femminili come bambini a vivere l’adozione l’UDI. familiare dal 1946 al 1952. Foto 1 Il gruppo dei bambini pronti per partire verso le famiglie che li ospiteranno Severino - Io, con altre quattro sorelle, rimanemmo affidati a una nonna, senza la possibilità (Archivio Cannelonga) di avere nessun altro aiuto economico dai parenti per le loro condizioni di estrema povertà. Foto 2 Nella stessa nostra condizione si trovavano decine e decine di altri bambini rimasti senza Un’immaginetta che promuoveva l’assistenza il fondamentale sostegno economico. ai bambini Scattò allora, di fronte a questa tragedia, quella eccezionale molla che era l'orgoglio, la (Archivio Cannelonga) solidarietà di tutto il partito, del movimento operaio, dei democratici italiani. Oltre 100 bambini, attraverso l'organizzazione del Centro di solidarietà democratica, furono inviati in varie città italiane: prevalentemente a Pesaro e Ancona. Testimonianza 1 Severino Cannelonga dal libro: Micucci - Allora mia moglie il 23 marzo del '50 è stata ospitata da una famiglia toscana, Cari bambini vi aspettiamo con gioia..., Teti, Milano 1980, p. 158 a Follonica, provincia di Grosseto, e il padre ha fatto un anno e 5 giorni di galera, nel carcere di Lucera. Mia moglie era un po' grandicella, doveva andare a scuola, e loro non Testimonianza 2 abitavano nel centro del paese, abitavano in una casa di campagna, allora è stata appena Coniugi Micucci San Severo, aprile 2002 quattro mesi e mezzo e poi è ritornata qui a San Severo che è dovuta andare a scuola. Ma Reg. di A. Piva e G. Rinaldi noi dopo 52 anni abbiamo rapporti con questa famiglia ottimi, più di una famiglia, veramente un bene enorme dal fondo del cuore, veramente enorme. Testimonianza 3 Dante Verrone San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Dante - Tra questi arresti ci fu pure mia mamma. Al che noi restammo noi quattro. I più grandi si arrangiarono presso i parenti, invece il sottoscritto andò… con i cosiddetti Comitati di solidarietà che si erano costruiti… ci ospitarono, chi in Romagna, chi nelle Marche, chi in Toscana… il sottoscritto insieme ad un altro cugino di San Nicandro Garganico venne ospitato in una famiglia a Ravenna. Ricordo il suo cognome, Ferretti. Liliana Ferretti.
  • 7. I “treni della felicità”. L’Emilia e la Romagna, al centro di questa grande campagna di solidarietà, accolsero i figli dei braccianti pugliesi; contadini e operai incontrarono ed aiutarono i “fratelli” del sud più misero e sfruttato. L’incontro tra queste due Italie e il confronto tra le due culture, unite da ideali e solidarietà, pur nelle differenti condizioni economiche, tese ad una seconda riunificazione nazionale, dopo la tragica esperienza fascista. Scioccante fu la sorpresa dei bambini meridionali rispetto ad agi e comodità sconosciuti. Per alcuni di quei bambini fu la scoperta di un “nuovo mondo”. Foto 1 Uno dei treni utilizzati per trasportare i bambini Quelli che partivano (dal libro: Cari bambini vi aspettiamo con gioia..., Teti, Milano, 1980) Dante - Partendo di qua non avevo mai conosciuto il treno, era la prima volta che vedevo Foto 2 il treno, era anche un viaggio lunghissimo, perché quei treni dell'epoca, nell’anno ’50, il Un’istantanea scattata da un’accompagnatrice treno era ancora quelli fatti con sedili in legno totale e quindi arrivammo a Ravenna. (Archivio U.D.I., Ravenna) Sti compagni e ’ste compagne ci ospitarono anche con grossi sacrifici - perché pure loro non è che navigavano nell’oro. Severino - Era un pomeriggio di martedì, il giorno finale della festa del Soccorso e su questa banchina della stazione di San Severo io e due mie sorelle e tanti altri bambini, figli dei tanti arrestati del 23 marzo, eravamo qui ad aspettare il treno che ci doveva portare ad Ancona. Testimonianza 1 Arrivammo ad Ancona in condizioni pietose. Le donne di Ancona - non lo dimenticherò mai Dante Verrone - ci accolsero con immenso amore, ci ripulirono da capo a piedi e ci fecero fare una San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinaldi scorpacciata di biscotti e cioccolato: vennero tanti compagni, tante famiglie che ci presero in consegna e ci tennero due anni. Testimonianza 2 Severino Cannelonga Quelli che accoglievano San Severo, aprile 2002. Reg. di A. Piva e G. Rinaldi Irma - Mi ricordo la sera che i bambini sono arrivati. Nella sede giù in piazza allora c’eravamo noi del Pci, il Partito socialista e il Partito d’Azione, avevamo in comune una sala grande. Dovevano arrivare abbastanza prestino e allora lì avevamo preparato qualcosa Testimonianza 3 da mangiare, del latte, delle bibite, dei panini, dei biscotti. Ma ci fu un ritardo enorme, Irma Siroli Lugo di Romagna., giugno 2004 Reg. di G. Rinaldi, A. Piva, questi bambini arrivarono verso la mezzanotte e quindi erano distrutti, nessuno mangiò, I. Poggiali, P. Sobrero poverini, si addormentarono. Insomma scaricammo questi bambini man mano che arrivavano, nelle Case del popolo erano raccolti. In più paesi. E ricordo che eravamo così commosse - mi viene il magone anche adesso - e piangevamo, stavamo male, piangevamo per questi poveri bambini.
  • 8. Le due famiglie Nei luoghi di accoglienza i bambini vengono trattati come figli, scoprono nuove abitudini e “lussi” sconosciuti nella loro terra d’origine. Le famiglie di destinazione e quelle di origine assumono la forma di “famiglie allargate”, che continueranno nel tempo a mantenere legami affettivi e aiuto reciproco. Foto 1 - 2 Il gruppo dei bambini di San Severo ospitati nelle Marche (Archivio Cannelonga) Dante - La mattina per la prima volta ho incominciato a vedere ’na cosa che rassomigliava a ’na briosce o un caffè o un latte che non avevo mai visto, non sapevo neanche il sapore di ’sta briosce, che cos’era. Mangiare a mezzogiorno e alla sera per noi era ’na cosa strana, in quanto non avevamo mai visto cose del genere. L’avevamo soltanto viste in televisione, forse qualche volta al cinema. A San Severo si mangiava sì e no ’na volta al giorno, quando c’era il pane, pane e pomodoro… la pasta asciutta la domenica, se si era lavorato durante la settimana. Questa era la vita del bracciante, dei cafoni. Testimonianza 1 E il dramma è stato il ritorno, purtroppo, perché noi tornammo a casa non dico pretendendo Dante Verrone le cose che avevamo a Ravenna, ad Ancona, in altri posti, ma dicevamo “Là si mangia San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinaldi tre volte al giorno!”. Al che qualche mamma diceva “’Sti ragazzi ce li hanno viziati”. Severino - Ad Ancona, per la prima volta nella mia vita, non solo mangiavo quasi tutti Testimonianza 2 i giorni carne, ma anche la sera cenavo caldo. I Franchini avevano due figli; non c’era Severino Cannelonga volta che acquistavano indumenti per loro che non li acquistassero anche per me. Conobbi dal libro: Cari bambini vi aspettiamo con gioia..., Teti, Milano 1980, p. 158 per la prima volta le vacanze al mare. Testimonianza 3 Ida - Un anno io voglio fare l’albero di Natale. Raduniamo tanti, ma tanti di quei bambini, Ida Cavallini per distribuire i doni offerti dai negozi, che la Camera del lavoro io avevo paura che Lugo di Romagna, giugno 2004 Reg. di G. Rinaldi, A. Piva, I. Poggiali, P. Sobrero venisse giù. E poi davamo tutto quello che avevamo raccolto: ’sti bambini sembravano matti. Dopo, il girotondo intorno all’albero di Natale. Si organizzavano delle cose per i bambini, si organizzavano delle commedie, si faceva un balletto. Però queste iniziative per i bambini, cosa c’era in fondo? Voler dare cultura, volere aiutare i bambini a essere come quelli che avevano tanti quattrini.
  • 9. Derna - C’era un convegno a Roma mi ricordo, e un deputato della Puglia [Allegato?] fa un appello, parla di questo sciopero. I genitori di questi bambini erano tutti in galera. La sera ci siamo riuniti: “Che cosa facciamo?” “Una trentina di bambini li portiamo su e li ospitiamo”. Sono venuta via subito, sono andata alla Camera del lavoro: “A Roma ci siamo impegnati a prendere 30 bambini, perchè a San Severo c'è stato uno sciopero e tutti i genitori sono in galera. I bambini sono in mezzo alla strada e non hanno niente da mangiare”. Abbiamo mandato giù due compagni a prendere questi bambini. Americo Amerigo - Io ero nel giro di Ancona, eravamo 15-20 bambini. e il mondo nuovo Siamo venuti su con il treno, ci hanno dato i panini con la mortadella, era la prima volta che mangiavo la mortadella. Eravamo in un vagone unico. Avevamo le bandierine tricolore, Racconto a due voci: era il dopoguerra, c'era l'amor di patria. Americo Marino, bambino figlio di un bracciante Derna - Quando sono arrivati i bambini mia zia Maria è venuta di San Severo arrestato per i fatti alla stazione e ha preso il più piccolo. Questo bambino dentro del 23 marzo 1950 e il treno aveva pianto sempre poverino, perchè gli avevano messo Derna Scandali, partigiana un paio di scarpe della sorella più piccola e gli stavano piccole. di Ancona che insieme alla zia Maria Quando ha visto questo bambino, piccolino piccolino, che piangeva, l’ha abbracciato su, è tornata su a piedi con questo Petrini e alla cugina Nedda lo bambino in braccio. accoglieranno come un figlio. Amerigo da allora vive Amerigo - Io mi ricordo quando sono sceso dal treno e m’hanno ad Ancona con la moglie e due figlie. preso per mano. Me ricordo che ho fatto il bagno, che ero A undici anni comincia a fare sporchissimo. E mi ricordo di una gran dormita. A molti li hanno il garzone nella barberia accanto portati in un bagno pubblico, ma dice che hanno fatto il al negozio di alimentari della 'zia diavolerio, al diurno, che c’era ‘ste vasche… hanno fatto un Maria', la sua mamma di Ancona. diavolerio! Ha continuato a fare il barbiere in Derna - Quando sono arrivati erano in condizioni tremende. via Veneto fino ad oggi. Prima di tutto li abbiamo portati dove c'erano i bagni pubblici. Questi bambini non avevano mai visto un bagno, la vasca da bagno. Prima non volevano entrare. Una volta entrati non Foto 1 volevano più uscire. Prima di affidarli alle famiglie li abbiamo Il gruppo dei bambini di San Severo ospitati nelle Marche dovuti far lavare, erano in condizioni disperate. Dopo pranzo (Archivio Cannelonga) abbiamo invitato tutta questa gente che si era impegnata a Foto 2 prendere un bambino, in questo circolo ANPI, abbiamo spiegato Americo Marino, di questo sciopero, dei loro genitori in galera e abbiamo uno dei bambini consegnato i bambini. del gruppo ospitato ad Ancona. Amerigo - Quando mi sono svegliato mi hanno portato fuori e mi hanno pagato un gelato con la panna, dice “Ti piace il gelato?”, sai che gli ho detto? “Assemigghia a recotte”. Perchè io mangiavo la ricotta giù! “Cosa te piace di più a mangiare?” “I fogghje”, le foglie [le verdure]. Dopo sei mesi sono dovuto tornare giù, perchè mio padre era uscito dal carcere. Era di notte e quando siamo arrivati in Testimonianza stazione a San Severo… c’era tutte le mamme, i parenti… c'era urla di gioia… urla festose, d'emozioni… che noi scendevamo Il testo è stato liberamente ricostruito a partire dal treno… All’epoca se diceva che a noi ci hanno mandato in dall'intervista Russia, in Russia c'era i comunisti, i comunisti mangiavano i a Derna Scandali bambini. E mia madre - l’ignoranza che c’era all’epoca, sai, e Amerigo Marino giornali non se leggeva, la radio non ce l’aveva - era influenzata tratta dalla tesi di laurea di da queste dicerie, da queste chiacchiere e piangeva… non sapeva Laura Volponi (Bologna 1999) e dall'intervista dove eravamo andati realmente! ad Americo Marino Quando poi so’ tornato giù io ho cominciato a fa’ lo sciopero (San Severo, aprile 2004, della fame, non mangiavo più, perché era talmente drastico reg. G. Rinaldi). quel cambio… è successo che mia madre si è messa in contatto con la famiglia che mi aveva ospitato, con Maria, e lei mi è venuta a prendere! Di notte è arrivata, alle tre e mezza è venuta giù, di notte. Da sola è scesa alla stazione! Io me la sono ritrovata a casa. È venuta a riprendermi e mi ha riportato su. Io non accettavo più la vita di giù, perchè su era un altro mondo, mi piaceva Ancona, mi piaceva il mondo nuovo.
  • 10. Irma - Allora si organizzò: si trovarono tante famiglie che aderirono. Allora c’era questo spirito grande di solidarietà, questa voglia di venire incontro alle persone che vivevano in maniera più disagiata di noi. Foto 1 Ida - Arrivarono dei bambini da Rieti, poi ne Un gruppo di bambini meridionali arrivarono anche da Napoli, poi dopo quelli ospitati dalle famiglie ravennati andarono via, ne ritornarono degli altri. (Archivio UDI, Ravenna) Foto 2 Irma - Alcuni sono rimasti a Lugo. Quello che I coniugi Morelli con la foto prese Filippi continuò a studiare, credo sia della bambina da loro ospitata: diventato ingegnere. Un altro lo prese Randi e Rosanna De Luca (di Atina, Frosinone) quello poi si è messo nel commercio. Voltana (RA), luglio 2004, ph. G. Rinaldi Foto 3 - 4 Ida - C’erano anche quelli del Polesine, poi Rosanna, la bambina ospitata dai quelli di Reggio Emilia. Ma quando andavano coniugi Morelli in due foto: la prima all’arrivo e la seconda durante la via, li avevamo curati... Avevamo il massimo sua permanenza della preoccupazione. Quando li mandavamo a casa non parevano più loro! Irma - Ma erano gli anni subito dopo la guerra, avevamo uno spirito molto diverso da quello di Testimonianze oggi. Quello che facevamo era politica, era Irma Siroli e Ida Cavallini, pulita e lo facevamo col cuore, era anche un organizzatrici per l’U.D.I. dell’accoglienza dei bambini impegno sofferto, proprio, sofferto. Ci mettevamo Lugo di Romagna., giugno 2004 Reg. di G. Rinaldi, A. Piva, l’anima e lo facevamo proprio perchè credevamo I. Poggiali, P. Sobrero anche di poter cambiare la società: grande illusione! Pensavamo che le cose sarebbero cambiate e che ci sarebbe stata una giustizia, un vivere diverso, ecco. Ci volevamo bene allora, ecco diciamo così.
  • 11. Per i bambini protagonisti di queste storie, il contatto tra i due mondi, sociali e culturali, le differenze linguistiche e alimentari, hanno anche creato traumi psicologici, sorpresa, cambiamento. C’è chi ha scoperto il valore della “civiltà”, la possibilità di una vita diversa; chi sceglierà di non tornare più indietro, di non riprendere la vita d’inferno dei braccianti del Tavoliere. E c’è anche chi da questa esperienza trarrà motivo per un impegno a cambiare le condizioni di partenza, a creare le opportunità per “restare” e non, come sempre, per “partire”. Foto 1 San Severo 1952. La folla al ritorno degli arrestati Dante - “Questa è la solidarietà che abbiamo dopo due anni di carcere (Archivio Cannelonga) appreso, ma abbiamo appreso anche un mondo Foto 2 diverso e abbiamo visto come si vive… per la San Severo 1952. prima volta una civiltà diversa da quella che Giuseppe Di Vittorio tra le donne appena uscite dal carcere era la vita dei cafoni di San Severo, la vita dei (Archivio Matteo Vorrasio) braccianti di San Severo”. Foto 2 Dante è diventato sindacalista. San Severo 1952. Carmine Cannelonga, libero dopo due anni di carcere, festeggiato nella Americo - “Per me invece è stata una tragedia. Camera del lavoro. (Archivio Cannelonga) Non mi piaceva tornare giù, mi piaceva Ancona, mi piaceva il mondo nuovo. Una sera mi ricordo, ero stato riportato giù: insomma in un ritorno giù in paese, in stazione ho fatto il diavolerio perché non volevo tornare giù. Ho fatto il matto”. Testimonianza 1 Americo è rimasto ad Ancona e fa il barbiere. Dante Verrone San Severo, aprile 2002 Reg. di A. Piva e G. Rinald Severino -“Tutte queste cose, il clima che mi Testimonianza 2 attorniava, impressero una profonda svolta nella Americo Marino mia vita. Tante volte ho pensato: cosa avrei San Severo, aprile 2004 Reg. di G. Rinaldi fatto, come mi sarei ridotto, quale sarebbe stato il mio destino se non ci fosse stata questa Testimonianza 3 Severino Cannelonga esperienza, questo aiuto?”. dal libro: Cari bambini vi aspettiamo Severino è stato eletto deputato per il Pci. con gioia..., Teti, Milano 1980, p. 159
  • 12. Foto 1 San Severo, 1952. La folla davanti alla Camera del lavoro per festeggiare Le ultime parole dell’arringa di Lelio Basso al il ritorno degli arrestati. (Archivio Cannelonga) processo per i fatti di San Severo: Foto 2 Carmine Cannelonga nel 1978 a Questa sentenza voi pronuncerete un convegno sindacale. (ph. G. Rinaldi) in nome del popolo, e il popolo in nome del quale parlate, Foto 3 Severino Cannelonga, a sin., il popolo di cui dovete essere con Alessandro Piva (ph. G. Rinaldi, 2002) gli interpreti, non è soltanto il popolo grasso che vuol conservare i suoi privilegi, ma è il vasto popolo che comprende tutti i cittadini, Foto 4 Interviste in strada a San Severo, soprattutto la grande massa durante le riprese di “Pane e lavoro” di Alessandro Piva dell’umile gente che lavora, (ph. G. Rinaldi, 2002) che soffre e che lotta per diventare non più oggetto ma soggetto di storia, e per fare finalmente del nostro paese, secondo il principio affermato Foto 5 Intervista a Dante Verrone. dalla Carta fondamentale, San Severo, durante le riprese di “Pane e lavoro” di Alessandro Piva una Repubblica democratica (ph. G. Rinaldi, 2002) fondata sul lavoro. Sia la vostra sentenza degna di questo popolo.