2. UCRAINA
ROMANIA
ALBANIA
MAROCCO
INDIA
ETIOPIA
SENEGAL
BOLIVIA
INDICE
3. INDICE
IL NOSTRO LAVORO
ECCO LA MIA FAMIGLIA: le
interviste alle nostre compagne
straniere
TRADIZIONI A CONFRONTO;
approfondimenti sul tema famiglia
BIBLIOGRAFIA E FONTI
4. IL NOSTRO LAVORO
Quest’
Quest’anno scolastico abbiamo affrontato un progetto chiamato
IN.DI.E. finalizzato all’integrazione degli alunni stranieri nelle nostre
all’
scuole. Nel nostro paese ci sono molte famiglie che sono emigrate
dalle varie nazioni del mondo per giungere in Italia. Abbiamo deciso deciso
di sottoporre un questionario ad alcune ragazze straniere presenti nel
nostro istituto per conoscere le loro famiglie, le loro tradizioni e le
tradizioni
loro abitudini, oltre ai motivi che li hanno spinti fin qui.
Siamo riusciti a raccogliere informazioni su otto
paesi:
India,Etiopia, Albania, Ucraina, Senegal,Romania,Marocco e Bolivia.
Bolivia.
Grazie alle interviste abbiamo scoperto tradizioni e abitudini di di
queste famiglie ma anche tutti i cambiamenti che la loro vita ha
subito in Italia. Per questo abbiamo anche approfondito alcuni aspetti
aspetti
relativi alla loro cultura originaria.
Il confronto è stato molto interessante: nonostante parliamo lingue
diverse, professiamo religioni e abbiamo diritti discordi, siamo molto
simili. E’ possibile comprenderci e fare parte di un’unica famiglia.
E’ un’
INDICE MAPPA
5. IL QUESTIONARIO
I LUOGHI D’ORIGINE LA FAMIGLIA
DURANTE
Come ti chiami?
L’INFANZIA
Da dove provieni?
Quando eri piccolo,
E’ una grande città o un piccolo paese? cosa faceva con te
Dove si trova esattamente?
…la nonna?
Da quanto tempo vivi in Italia con la tua famiglia?
…il nonno?
Per quali motivi la tua famiglia è emigrata?
…la mamma?
FOTOGRAFIA …il papà?
Quanti sono i componenti della tua Ci sono dei giochi che
famiglia? ricordi maggiormente?
Che lavoro svolgono i tuoi genitori e Con chi giocavi?
fratelli? Chi ti raccontava delle
Che scuola frequentano i tuoi fratelli storie?
più giovani? Te le ricordi ancora?
INDICE INTERVISTE MAPPA
6. LA FAMIGLIA E L’ADOLESCENZA TRADIZIONI
Come trascorri il tempo libero? Chi fa la spesa per la famiglia?
Con chi? Qualcuno della tua famiglia Chi cucina?
esce con te? Quali sono i piatti tipici del paese
d’origine?
Dove e quando?
A tavola, chi parla di più? Quali sono gli
Hai limitazioni di orario? Perché? argomenti della conversazione?
Ci sono feste tradizionali o religiose in
I tuoi genitori ti hanno mai cui si cucinano piatti particolari?
raccontato come si sono conosciuti? In occasione di queste feste cosa fa
Sai come si sono fidanzati e poi …la mamma?
sposati (a che età, con quali …il papà?
cerimonie)?
…i fratelli?
Tu come conoscerai il tuo fidanzato?
Seguirai l’esempio dei tuoi genitori? …tu?
Alcuni membri della famiglia indossano
abiti tradizionali?
Chi?
Quando?
INDICE INTERVISTE MAPPA
7. MOMENTI DI VITA FAMILIARE
In quali momenti si riunisce la tua
famiglia (esclusi i pasti)?
Come trascorrete le vacanze?
Dove?
Con chi?
IL FUTURO
Cosa vedi quando pensi al futuro? Una nuova scuola,
una famiglia, un lavoro?
Pensi di ascoltare i consigli della tua famiglia per le
tue scelte? Di chi, in particolare?
Qual è la tua famiglia ideale?
INDICE INTERVISTE MAPPA
8. ECCO LA MIA FAMIGLIA:
le interviste alle nostre compagne
straniere Sara e il
Marocco
Alina e la famiglia
Betty e la Harpreet e le
in’Ucraina
famiglia etiope tradizioni’Indiane
Ajkena e la famiglia Damai e i colori
albanese del Senegal
Denisia e la
Linda e la Bolivia Romania
INDICE MAPPA
9. TRADIZIONI A CONFRONTO:
approfondimenti sul tema
famiglia
LA FAMIGLIA IN SENEGAL
LE TRADIZIONI DEI QUECHUA
LA FAMIGLIA INDIANA
IL MATRIMONIO INDIANO
LE GUERRE IN ETIOPIA
INDICE INTERVISTE MAPPA
10. LA SOCIETÁ E LA FAMIGLIA ETIOPE
LA FAMIGLIA ALBANESE
IL MATRIMONIO TRADIZIONALE IN ALBANIA
LA FAMIGLIA IN ROMANIA
IL MATRIMONIO MUSULMANO
IL DIRITTO DI FAMIGLIA IN UCRAINA
INDICE INTERVISTE MAPPA
12. Ciao a tutti, io sono DAMAI
una ragazza di 17 anni che
da grande vorrebbe specializzarsi
in alcune lingue straniere e
vorrebbe crearsi
una famiglia di 4 o 5 figli.
Vengo dal Senegal,
precisamente da Dakar.
INDICE INTERVISTE MAPPA
13. INDICE
Abitavo a Dakar, la INTERVISTE
capitale del Senegal.
Essa è una piccola, ma MAPPA
piacevole città a 2 Km
dal mare.
14. LA MIA FAMIGLIA
La mia famiglia è emigrata per conoscere il
paese Italiano; è una famiglia molto numerosa.
Mio papà è da 18 anni che si trova in Italia, e
con mia madre e mia sorella Sobel sono
ambulanti di pelletteria.
Mia mamma è qui da 13 anni, due miei fratelli e
mia sorella Sobel da 11.
Mamadu lavora in un officina meccanica,
mentre Habib lavora in una ditta di trasporti.
Io e mia sorella Absa siamo arrivati solo 5 anni
fa. Absa lavora in un’industria tessile e io sono
l’unica che vado ancora a scuola. Con noi vive
anche una nostra cugina, che è un membro
importante della famiglia.
INDICE INTERVISTE MAPPA
15. I MIEI NONNI e la mia infanzia
Ho sempre vissuto con la mia nonna paterna,
perché gli altri nonni non ci sono più.
Lei mi faceva da mamma, perché i miei genitori
sono emigrati presto, e mio padre e mia madre
venivano a volte a trovarmi quando erano in
vacanza.
Lei mi curava quando ero malata e a volte mi
faceva anche giocare. Poi mi raccontava fiabe
che non ho dimenticato.
I miei giochi preferiti li facevo al mare: il salto
con l’elastico, calcio, tam con i sassi, plaline (un
gioco che corrisponde all’italiano “mondo”)
INDICE INTERVISTE MAPPA
16. LA LEPRE E LA IENA
La lepre prendeva sempre in giro la iena perché quest’ultima
era ignorante, mentre la lepre era molto intelligente.
Un giorno la lepre chiese alla iena di vendere le loro zie dato
che erano anziane, e con i soldi ricavati avrebbero comprato
una mucca e del miglio, dat o che in quel moment o nella
foresta c’era una carestia.
L a lepre andò a casa della zia e la legò con una corda debole
così poteva liberarsi e quando arrivavano nel posto dove
doveva essere venduta lei scappò; e la iena che da ignorante
aveva legato sua zia con una corda molto resistente disse alla
lepre di non preoccuparsi perché avrebbero vendut o la sua
zia.
Comprarono una grande mucca del miglio e un asino.
Mentre stavano tornando a casa la lepre disse alla iena di
fermarsi in un post o della savana , così avrebbero mangiato
un po’ di mucca lì, e il resto l’avrebbero portato a casa,
quindi uccisero la mucca e la cucinarono.
Mentre aspettavano che il cibo fosse pront o, la lepre disse
alla iena di salire su un baobab e per far passare il tempo si
fecero delle trecce, prima la iena fece le trecce alla lepre e
poi la lepre alla iena, ma la lepre le fece attaccate ad un
ramo dell’albero e dunque quando la mucca fu pronta
saltarono tutte e due, ma la iena rimase attaccata.
Dunque la lepre andò dalla zia che era nascosta dietro un
cespuglio, e le disse di andare a casa e di portare l’asino e il
miglio.
Mentre la lepre si mise a mangiare sotto lo sguardo affamato
della iena che riceveva solo le ossa.
Da quel giorno la iena non si fidò più della lepre.
17. I NOSTRI RUOLI IN FAMIGLIA e . . . in cucina!
In famiglia tutti hanno un ruolo. I miei genitori definiscono le limitazioni di orario
per le uscite dei figli, mia madre fa la spesa “grossa”, mentre quella giornaliera è
compito di mio padre e delle mie sorelle.
A casa chi cucina sono io, a volte anche mia sorella o mia cugina che abita con noi.
Il sabato mattina cucina mia madre.
Agli ospiti, soprattutto se stranieri, sono riservati i piatti migliori,ben guarniti
con verdure colorate e insaporiti con i pesci e la carne più pregiati.I piatti tipici
della nostra cucina sono: Yassa jèn con cipolle a quadretti marinate, senape e
aceto con cui si condiscono le triglie, insieme ad olive e riso; Carne al curry, non
priva di verdure e riso.
A tavola i ruoli sono molto evidenti: in occasione di alcune feste particolari, come
il Tabaschi, infatti, gli uomini uccidono l’agnello e le donne successivamente lo
cucinano. Seduti a mangiare si ha l’occasione di parlare di tanti argomenti, come
scuola e lavoro, problemi ecomici, storie del passato, e tutti possono farlo!
Una festa importante è il RAMADAN, in cui occorre rispettare il digiuno durante
il giorno, ma la sera si conclude con rituali di festa e preghiera collettiva. Durante
le feste e le cerimonie le donne indossano abiti lunghi e colorati, gli uomini maglie
lunghe e colorate come vuole la tradizione più antica. I bambini preferiscono la
festa detta AID AL FITR, in cui possono mangiare dolci a volontà
INDICE INTERVISTE MAPPA
18. LE NOSTRE VACANZE
I miei genitori, quando abitavo ancora in
Senegal, mi venivano a trovare durante i
periodi di riposo dal lavoro.
Mentre adesso che abito qui, loro
tornano al nostro paese a febbraio,
quando il lavoro è calmo.
I miei fratelli ed io andiamo nel periodo
estivo, dato che non vado a scuola,
e veniamo ospitati da parenti o amici.
Siamo molto legati alla nostra terra
d’origine.
LA
FAMIGLIA
SENEGALESE
INDICE INTERVISTE MAPPA
19. LA FAMIGLIA SENEGALESE
Un centro principale della vita senegalese è Il matrimonio è uno dei
principali avvenimenti della vita
la famiglia intesa come un nucleo molto senegalese. Esso ha una natura sociale
allargato, difatti vi convivono i genitori, i che implica grandi cambiamenti nelle
figli e qualche parente. abitudini individuali. Per le donne è la
La situazione poi cambia a seconda del massima aspirazione, dato che
livello economico. diventano più autonome e ciò avviene
I legami parentali sono stretti,fratello può prima dei venti anni.
significare un cugino, un vicino o un amico. L’uomo si sposa a trenta-trentacinque
Vi é una forte gerarchia che va rispettata: anni e il primo matrimonio è un dovere
gli anziani sono le persone più importanti e verso la famiglia, è un ringraziamento
portatori di saggezza; vengono sempre perché la donna è obbligata a portare
interpellati nel caso di bisogno. una dote.
Questo vale sia per gli uomini che per le Il rito vero e proprio si svolge in tre
donne anziane. giorni: il primo gli uomini vanno alla
Poi, in ordine di importanza, sono gli uomini moschea a firmare il contratto mentre
a seconda della loro età, le mogli, le figlie e le donne rimangono a preparare la
le bonnes. festa; il secondo si celebra la festa a
La divisione può essere osservata anche a casa della donna; nel terzo giorno si
pranzo dove vi sono diversi gruppi. festeggia a casa del marito, dove la
La vita nella famiglia allargata non è facile. coppia comincia ad abitare.
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20. IL RUOLO DI MOGLIE IN SENEGAL
Nella società agricola la donna viene considerata in base al rapporto con il lavoro e alla capacità
procreativa, riconosciuta con il primo figlio, dunque essa desidera di non essere l’ unica sposa per scampare
a continue gravidanze.
Nelle grandi città lo stile di vita occidentale porta giovani ad avere meno figli e case più piccole, motivo per
il quale le donne vogliono una famiglia monogamica, ma il potere è sempre maschile.
In molti stati africani si sono fatte politiche per le donne, ma la politica e le istituzioni sono ancora in mano
agli uomini, cosa molto ingiusta dato che le donne hanno aiutato ad ottenere l’indipendenza.
I divorzi sono frequenti, e non sono molti gli uomini che accattano in seguit o di pagare gli alimenti alle
proprie ex-mogli e ai figli.
Questo è dovuto innanzitutto al fatto che molti matrimoni sono contratti unicamente religiosi, non hanno
un risvolt o giuridico; inoltre la maggior parte delle donne ignora i propri diritti, a causa dell’alta incidenza
di analfabetizzazione e alla poca conoscenza del Codice della Famiglia.
Molto numerose sono anche le vedove: in seguito alla forte differenza d’età presente solitamente tra gli
sposi, e alla poligamia, infatti, non è raro incontrare donne vedove anche in giovane età.
Spesso un uomo attende di raggiungere i 40 anni per prendere una seconda moglie, ed altri 10 anni per una
terza, il che significa che a 50 anni potrebbe sposare una ragazza che ne ha meno di 20.
La donna senegalese è sottoposta all’aut orità del marit o, ma il ministro Madior Boye ha chiest o al
parlament o di modificare il codice di famiglia del 1973.
Oltre che donna ed esperta di diritto, Madior Boye è musulmana e governa un paese a maggioranza
islamica, dove il diritto di famiglia vigente è influenzato dalle leggi coraniche. Le innovazioni da lei proposte
incidono proprio sulle norme più tipiche della tradizione musulmana famigliare per la quale, ad esempio,
nessuna donna oggi può viaggiare senza l’autorizzazione scritta del marito.
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21. IL RUOLO DEL MARITO IN SENEGAL
L’uomo si sposa verso i trentacinque anni e il suo matrimonio rappresenta una
ricchezza per la sua famiglia in cui verrà ad abitare la sposa con la dote.
Legalmente il marito ha potere sulla moglie che a lui è sottoposta.
Il suo dovere è quello di mantenere la moglie o le mogli,e i figli minorenni sui quali egli
solo ha dei diritti.
Il matrimonio islamico non prevede la comunione dei beni e quindi le proprietà del
marito sono divise da quelle della moglie.
Un uomo può possedere al massimo quattro mogli, per il diritto islamico e, in caso di
separazione egli ha più diritti della donna.
La poligamia è tuttavia in forte diminuzione, anche se gli uomini in età da matrimonio
sembrano preferire la poligamia, anche se non la praticano, perché la dote del
matrimonio monogamico è minore.
Oggi le leggi islamiche non sono osservate in maniera rigida da alcune coppie, per cui
una moglie può anche decidere di non seguire il marito dopo il matrimonio.
Una grande ricchezza sono i figli che permettono la discendenza, anche se oggi più
che forza – lavoro sono bocche da sfamare. I figli comunque rimangono maggiormente
legati alla figura femminile della madre.
Il ruolo maschile è quello di mantenere la
famiglia.
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23. SONO…
IL MIO ARRIVO IN
ITALIA
LA MIA FAMIGLIA
MOMENTI DI VITA FAMILIARE
PIATTI TIPICI
FESTIVITÀ
LE VACANZE
DA GRANDE VOGLIO FARE…
INDICE INTERVISTE MAPPA
24. SONO…...
…Sono Linda, ho 16 anni e frequento
la terza superiore.
Provengo da Cochabamba una
Cochabamba,
città situata al centro della
Bolivia.
INDICE INTERVISTE MAPPA
25. IL MIO ARRIVO IN ITALIA
La mia famiglia è emigrata in Italia
da circa 3 anni per motivi di lavoro.
Infatti mio papà è stato il primo a
trasferirsi in Italia.
È stato difficile inizialmente ad
integrarsi ed abituarci alla società,
ma adesso ci troviamo davvero bene.
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26. LA MIA FAMIGLIA
Mia mamma ha 37 anni e lavora come
domestica in una casa, mentre mio papà
ha 44 anni e svolge attività di vario
genere in aeroporto.
In famiglia entrambi cucinano e fanno la
spesa.
L’unico parente che si è trasferito in
Italia è mia zia paterna che è sposata ma
non ha figli.
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27. Ho passato molto tempo della mia
infanzia con i miei nonni
soprattutto quando il papà è venuto
qua in Italia.
Loro mi raccontavano le fiabe le
quali sono uguali a quelle italiane.
La mia sorella maggiore studia e lavora come
baby–sitter nel week – end, mentre la sorella
minore frequenta la scuola media e mio fratello
va alle elementari.
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28. LE NOSTRE
VACANZE
INSIEME
Le vacanze le trascorriamo tutti insieme ma
comunque rimanendo in Italia.
Quest’anno non abbiamo fatto vacanze di più giorni
ma soltanto gite giornaliere.
In Bolivia molte feste riempivano il nostro tempo
libero.
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29. FESTE DELLA BOLIVIA
•1° Novembre: Una festa è quella di
tutti i Santi (1 novembre) quando,
se si perde una persona cara, si
preparano tutti i piatti che
piacevano maggiormente al
defunto; inoltre in quel giorno la
porta è aperta a tutti i parenti e
amici del morto e si mangia ciò che
si è preparato.
• 1° Gennaio - La Paz (Laja): Feste
(Laja):
per il cambio delle autorità. Festa
autorità
con indumenti e strumenti tipici.
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30. • 16 aprile - Tarija: San Lorenzo - Pasqua Florida.
Tarija:
Comincia la festa il sabato sera con concorsi di
canto e balli fino all'alba della domenica di
Pasqua.
• 21 giugno - La Paz (Tiwanaku) : Solstizio
(Tiwanaku)
d'Inverno. Capodanno aymara che si celebra a
Tiwanaku.
Tiwanaku.
Beni : Festa della Santissima Trinità.
Trinità
Manifestazione folkloristica con corrida di tori
nella capitale del dipartimento.
• 15 agosto - Cochabamba (Quillacollo):
(Quillacollo):
Madonna di Urkupiña. Una delle
Urkupiñ
manifestazioni più importanti di Cochabamba
più
evento religioso - folklorisitico.
folklorisitico.
• Agosto-settembre: Tarija(Yacuiba):
Agosto- Tarija(Yacuiba):
Festifront.
Festifront. Festival internazionale di musica .
INDICE INTERVISTE MAPPA
31. MOMENTI DI
VITA FAMILIARE
Un momento in cui siamo tutti insieme è la cena,
cena,
durante la quale mia sorella è quella che parla di più.
più
Gli argomenti più affrontati sono: la scuola ed il
più
lavoro.
Ma comunque non è sempre così perché dipende dai
così perché
turni di lavoro di mio padre.
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32. PIATTI TIPICI
Piche macho – patatine fritte, carne, wurstel ed
insalata.
Salteñas- panzerotti caldi fatti di carne di res o pollo.
Fricase – piatto condito con carne di maiale e mais.
Ckocko – piatto piccante di pollo con vino e chicha
(bibita simile alla birra).
Cuñapes – panzerotti di formaggio di yucca.
Chirimoya – frutto di sapore delicato
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33. DA GRANDE VOGLIO FARE . . .…
Nel mio futuro mi immagino una laurea, un bel lavoro
ed una bella famiglia.
Il mio desiderio è quello di avere una famiglia come
quella che ho adesso.
Per adesso mi limito a seguire i consigli dei miei
parenti per affrontare al meglio il mio futuro
LE
TRADIZIONI
DEI
QUECHUA
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34. BOLIVIA
La Bolivia è una repubblica
presidenziale.
I dialetti amerindi e lo
spagnolo sono le lingue parlate
nel Paese; quella cattolica è la
religione più diffusa.
La sede del governo è La Paz
mentre la capitale legale è
Sucre.
Molte città boliviane sono
situate ad altitudini elevate a
causa della conformazione
montuosa del territorio.
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35. COCHABAMBA
Cochabamba è la terza città della Bolivia.
città Bolivia.
Situata nella zona centrale del paese, si estende in una zona pianeggiante a
pianeggiante
circa 2500 metri s.l.m. Gode di un clima temperato, a metà tra il rigido
metà
clima dell'altopiano ed il caldo tropicale della regione di Santa Cruz.
Tutte le principali città boliviane sono collegate da autobus di piccole
città
compagnie private, nella zona sud di Cochabamba è situato il terminal
degli autobus.
Cochabamba, statua del Cristo della
Concordia
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36. LE TRADIZIONI FAMILIARI DEI
QUECHUA
Il popolo Quechua è un insieme di gruppi etnici che vive nella zona andina tra Bolivia, Perù
e Ecuador e presenta numerose caratteristiche che discendono dalla grande cultura
andina. La religione, ad esempio, mantiene riti e usanze pagane sotto la superficie
cattolica; la mitologia riprende quella Inca; l’uso del flauto di Pan è legato al loro passato.
L’attività maggiormente praticata dai Quechua è quella agricola e l’allevamento: essi
impiegano tecniche tradizionali, coltivano patae e granturco, allevano lama, alpaca e maiali.
I villaggi sono composti da vari gruppi di parentela e i matrimoni sono combinati al loro
interno: le usanze tradizionali si trasmettono di generazione in generazione.
Ogni abitazione, costruita con mattoni crudi, pietre, paglia, fango, inizialmente è piccola e
limitata, quando la coppia comincia a viverci. Di seguito, durante la stagione secca e
quando le attività lavorative creano una pausa, la casa si allarga e si abbellisce sempre più.
Il ciclo si conclude quando i figli si sposano a loro volta e creano un nuovo nucleo abitativo.
La casa è piccola e ha poche finestre, per evitare il freddo delle Ande; molto spesso la
famiglia dorme in un’unica stanza per mantenere il calore. Nella parte abitativa si tengono
i vestiti, il cibo, ma anche i simboli religiosi e le pareti sono adornate da poster; un’altra
parte della casa è il deposito. Fuori i cortili degli animali.
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38. Mi chiamo Betty, ho 16 anni
e vengo dall’Etiopia
Sono emigrata perché nel mio paese, nelle vicinanze di Addis Abeba, c’era la
guerra ed ho scelto l’Italia per cercare una vita migliore, senza conflitti,
povertà e malattie. Sono in Italia ormai da sette anni.
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41. Io vivo con la mia famiglia ad Albino
Mia madre lavora come operaia e oltre a questo si occupa della
casa e di noi, facendo giocare i miei fratellini e quando ero piccola
faceva giocare anche me.
Anche mio padre lavora in una fabbrica come operaio e torna a casa
la sera tardi.
Lui è molto severo ed esigente, anche se a volte mi faceva giocare e mi
faceva dei regali a cui sono ancora molto affezionata.
I miei fratelli sono più piccoli di me: uno va alle scuole medie, uno
invece frequenta la scuola materna ed è il più chiacchierone, infatti
parla sempre delle sue ragazze e della sua giornata, e uno deve ancora
nascere, io spero sia una femmina. Non ho animaletti domestici, se non
i miei fratelli!
Un membro molto importante della mia famiglia è stata mia nonna,
lei mi raccontava sempre le storie e giocava con me, e quando mancava
mia mamma si occupava di noi.
Lei era il mio “GURU” e mi raccontava le storie
storie.
Mio nonno era sempre via per lavoro e lo vedevo di rado.
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42. LA MIA INFANZIA E LA MIA
ADOLESCENZA
Il mio gioco preferito era una bambola bionda ormai distrutta a cui sono
molto legata, l’ho da quando ero piccola infatti è stato un regalo dei miei
genitori.
Quando i miei genitori e i miei nonni non c’erano, giocavo con i miei cugini
e altri amici che abitavano nel mio stesso paese.
Nel mio paese natale ci sono molte feste che in Italia non esistono,
come la festa della Liberazione, ma non ne ricordo molte. So che i
membri della famiglia in quelle occasioni indossano costumi tradizionali a
seconda del sesso.
Ora invece, come tutti gli altri, studio per la maggior parte della mia
giornata e quando termino questa favolosa attività, sto al computer o
guardo la televisione insieme ai miei fratelli.
INTERVISTE INDICE MAPPA
43. MOMENTI DI VITA FAMILIARE
La sera è il momento in cui si riunisce tutta la famiglia, e
insieme giochiamo, guardiamo la televisione e parliamo di
qualsiasi cosa.
Durante le vacanze andiamo al mare, ma non torniamo al
nostro paese d’origine perché occorrono molte pratiche
ed è molto costoso. Al mare vado con la famiglia perché i
miei non mi lascerebbero mai andare da sola
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44. TUTTI A PRANZO!
In Etiopia il pranzo inizia con un tipico rituale, il lavaggio delle mani.
A tavola viene portata una brocca di metallo o terracotta contenente
acqua, la quale viene versata sulle mani degli ospiti.
Ci sono vari piatti tipici:
INJERA: pane lievitato e spugnoso sul quale si servono quasi tutti i
piatti, simile ad una cialda ricavata da una miscela di Teff (un cereale
locale ed acqua). Le buone maniere del luogo insegnano che questo
piatto vada mangiato rigorosamente con le mani.
DABBO: è una specie di pane alto e rotondo.
Il CAFFÈ: In Etiopia il caffè è originario della provincia del Kaffa, da
dove prende il nome, e berlo è un vero e proprio rito.
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45. SE PENSO AL MIO FUTURO...
Non mi piace pensare al futuro, vorrei vivere ogni singola
giornata, anche se spero in un lavoro discreto, una
famiglia e una casa accogliente.
Quando sono di fronte ad una scelta da compiere, devo e
voglio ascoltare i consigli della mia famiglia che comunque
cerca di venire incontro alle mie esigenze.
Dopo la scuola vorrei andare a lavorare ma anche
l’università mi tenta.
LE
TRADIZIONI
IN ETIOPIA
INDICE INTERVISTE MAPPA
46. UNA FIABA
E’ l’unica storia che ricordo e parla di un ragazzo e di una
ragazza.
I due, un giorno, in un paesino vicino alla capitale, si
incontrano e si innamorano. Il ragazzo chiede la mano
della fidanzata al padre di lei che però rifiuta.
Allora lui decide di scappare con lei, e mentre stanno
attraversando il Nilo, lei cade nel fiume e muore
mangiata dai coccodrilli.
Così, il ragazzo, disperato, decide di suicidarsi.
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47. LE TRADIZIONI DELLA FAMIGLIA
IN ETIOPIA MOMENTI TIPICI
Probabilmente i momenti in cui tutto il
villaggio si raggruppa sono i funerali e i
matrimoni dove tutti vengono coinvolti.
UOMINI E DONNE NELLA Nella cultura etiope i momenti di lutto e
SOCIETA’ ETIOPE dolore e quelli di gioia e felicità sono
espressioni di fondate tradizioni.
Il matrimonio da sempre ha rappresentato
Gli uomini non sono molt o presenti nella vita familiare, si
un contratto economico tra due famiglie,
occupano del sostentamento della famiglia attraverso le
rivestendo un ruolo di equilibrio sociale, non
attività principali che sono l’agricoltura, molto povera ed
sono i due giovani infatti i protagonisti ma le
arretrata, e la past orizia.
famiglie e i loro interessi economici.
Le donne invece svolgono diversi compiti: fanno il pane,
Le coppie infatti un tempo erano
raccolgono la legna e si occupano anche
predestinate fin dalla nascita dei bambini, il
dell’organizzazione della giornata per l’intera famiglia e il
matrimonio veniva celebrato in giovane età e
gruppo stesso delle donne. La vita quotidiana si svolge nei
le decisioni non potevano essere rifiutate.
villaggi ed è scandita da ritmi molto ripetitivi e blandi,
La verginità rimane condizione essenziale
con alcune pause tipiche tra cui quella del caffè. Questa
per la buona conclusione del contratto
bevanda, per le donne, costituisce un vero e proprio rito
matrimoniale.
quotidiano del mattino ed è inoltre un occasione
La sposa non vergine viene rimandata alla
d’incontro per tutte le donne del paese. La cerimonia del
sua famiglia e rappresenta un disonore per
caffè dura un paio d’ ore; si inizia con la t ostatura
la famiglia e spesso è costretta a fuggire.
dopodiché si passa al pestaggio dei chicchi praticato in
Lo spirito comunitario nel popolo etiope è
genere dalle ragazze più giovani e visionato dalle donne
molto sviluppato: ognuno rende partecipe gli
anziane.
altri dei propri sentimenti e delle proprie
esperienze.
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48. GUERRE IN ETIOPIA
Nel XIX secolo in Etiopia vi fu un massacro ormai dimenticato da tutti, in
cui l’imperatore abissino al quale venne comandato di riorganizzare l’Etiopia,
Menelik II, fece sterminare gli Oromo, popolo del sud, della terra in cui
nacque il caffè, ricca di oro, platino, marmo, ferro e che ospita i tre quarti
del bestiame del Corno d’Africa.
Durante il periodo fascista si ebbe un’altra guerra nella quale gli Oromo si
videro privare della loro identità e delle loro tradizioni.
I loro beni preziosi come il caffè, con il negus Haile Salassie, finirono negli
Usa, quando l’Etiopia ottenne l’appoggio del blocco occidentale nella guerra
fredda.
Nel 20° secolo ci sono stati dei continui conflitti interni in cui il popolo degli
Oromo fu perseguitato e sottomesso. Cruenti furono gli scontri tra le etnie
eritrea, tigrina e oromo, a causa delle diverse tradizioni e dei diversi usi.
Nel 2001 45 studenti oromo sono uccisi durante una manifestazione nella
capitale: essi vogliono solo che siano riconosciuta la loro lingua e la loro
cultura.
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49. IL RISPETTO PER LE
TRADIZIONI IN INDIA
Punjab
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50. HARPREET E LA SUA FAMIGLIA
Sono una ragazza di diciotto anni che proviene
dal Punjab, un grande paese a nord dell’India.
Sono qui con la famiglia da un anno e mezzo. Mi
sono trasferita perchè mio padre è venuto in Italia
per lavoro.
La mia famiglia è composta da quattro persone:
mio padre, mia madre, mio fratello ed io. Il papà
lavora in una ditta mentre la mamma non lavora;
mio fratello di sedici anni frequenta il Centro di
Formazione Professionale di Albino.
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51. L’INFANZIA
Da bambina, la mamma mi raccontava le storie
e dormiva con me; anche la nonna mi
raccontava delle storie e mi stava vicino
quando la mamma non c’era.
Mio padre è venuto in Italia quando avevo
cinque anni e non mi ricordo di lui quando era
in India.
La zia e la mamma mi raccontavano storie
affascinanti sul matrimonio.
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52. GIOCHI INFANTILI E
TEMPO LIBERO
C’erano dei giochi che facevo con gli amici
quando ero in India: Cho-cho e Cricket.
Quando uscivo con gli amici avevo sempre
delle limitazioni di orario.
Con la mamma andavo spesso al tempio o a
fare la spesa
Ora, durante il tempo libero, oltre che giocare
con i miei amici, vedo la tv con mio fratello.
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53. TRA VERO E IMMAGINARIO :
LE STORIE SUL MATRIMONIO
Una bella storia che appartiene alla nostra tradizione è questa che segue.
Le donne indiane prima di sposarsi devono passare un giorno intero senza
mangiare.
La loro giornata si svolge in questo modo: la sveglia è alle 5 del mattino, le
donne fanno colazione e da quel momento fino alla sera non toccheranno cibo.
Durante la giornata la donna svolge le attività quotidiane facendo le faccende
domestiche e andando a fare la spesa; inoltre, però, non deve dimenticarsi di
pregare.
La donna per poter bere, deve fare un regalo a una persona anziana.
Alla sera quando si leva la luna, la storia racconta che la donna vede la faccia
dell’ amato in essa e da quel momento può finalmente mangiare.
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54. IL FUTURO
Penso di finire la scuola, di andare a lavorare e, a 50 anni,
tornare in India.
Penso di ascoltare i consigli della mia famigli,a sia quelli
della mamma che quelli di mio padre perché mi fido molto
di loro. Penso, e spero, di essere più ricca, sposata e
avere dei figli.
In famiglia mi trovo meglio con la mamma, perché il papà
non l’ho conosciuto molto quando ero in India.
Ora però sta cercando di aprirsi con me.
Mio padre torna spesso in India e io vado insieme a lui per
trovare i miei zii e la nonna che sono rimasti là.
Prima non mi piaceva stare in Italia perché la cultura è
diversa e dovevo ambientarmi con i nuovi amici, mentre
ora che sono riuscita ad aprirmi con loro mi trovo bene,
anche se non so se il mio futuro sarà qui.
LA FAMIGLIA
INDIANA
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55. LA FAMIGLIA INDIANA
La famiglia come la si intende in occidente, formata cioè da genitori e figli, è
un’eccezione per la società indiana, soprattutto quella rurale, abituata invece a
famiglie patriarcali numerosissime, che comprendono fino a tre/quattro
generazioni. Inoltre la famiglia è collegata a una casta e i matrimoni, decisi dal
capofamiglia, devono avvenire all’interno della casta stessa. La famiglia
allargata, unità fondamentale della società indiana, ha come principale garanzia
di sicurezza per gli anziani i bambini: infatti per i figli è imprescindibile la cura
dei propri genitori e dei propri parenti quando questi invecchiano. La famiglia
allargata è alla base dello stesso concetto hindu di proprietà e successione.
Dopo il matrimonio, le donne diventano membri della famiglia del marito
contribuendo ad aumentarne l’estensione e il benessere grazie alla dote che
esse portano con sé. La proprietà della famiglia è unica, tutto è in comune,
anche l’adorazione degli idoli famigliari; in particolare alcune normative
tradizionali prevedono che la proprietà ricada su tutti i membri maschi della
famiglia, sui quali ricade anche il dovere dei riti funebri.
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56. E’ evidente che ci si trova in un ambito di patriarcato molto forte, dove il
potere degli uomini anziani è assoluto, mentre alle donne spetta la cura
della casa e spesso la gestione delle pratiche religiose quotidiane
all’interno del focolare domestico, quali la preparazione dei cibi da
offrire alle divinità durante la Puja, l’accensione del fuoco sacro e la cura
degli idoli.
In un simile contesto di centralità della famiglia rispetto all’individuo è
particolarmente significativo il sistema che governa i matrimoni, i quali
non rappresentano l’unione di due singoli individui, ma una sorta di
contratto tra due famiglie che si uniscono per trarre reciproci vantaggi
economici e sociali.
Il matrimonio è una responsabilità familiare, non un’iniziativa individuale,
e serve a garantire continuità ai legami ancestrali che fondano la
famiglia stessa.
Oggi comunque la tradizione della famiglia allargata viene molto spesso
disattesa, a causa della grande varietà di opportunità lavorative offerte
dalle città, che diventano attrattive alla migrazione e all’abbandono del
nucleo famigliare originario.
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57. IL MATRIMONIO INDIANO
In India, il matrimonio è considerato un sacramento e rappresenta
anche il mezzo per ripagare il proprio debito agli antenati. Esso è
un’unione indissolubile non solo tra gli sposi, ma anche tra le due
famiglie degli stessi. Infatti in India i matrimoni sono organizzati dalle
famiglie ed è obbligo dei genitori prepararsi mentalmente e
finanziariamente per questa cerimonia cercando un partner ideale come
casta, credo, quadro astrale, stato sociale ed economico della famiglia.
I costi del matrimonio sono a carico della famiglia della sposa e questa
tradizione si è aggravata con il sistema della preziosa dote, la quale
spesso indebita interi nuclei familiari.
Il matrimonio d’amore non è contemplato ed è osteggiato e la scelta di
un marito spesso è raccomandata, secondo quanto dice il Mahabharata,
il più grande poema epico-religioso indù, quattro anni dopo la comparsa
della pubertà. Ciò ha portato ai matrimoni infantili, soprattutto per le
ragazze.
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58. IL RITO DEL MATRIMONIO
Il matrimonio rappresenta una lunga e affascinante cerimonia in
India.
Il giorno prima la sposa vede dipinti mani e piedi, in un’atmosfera di
canti e musiche sotto un imponente gazebo e, nello stesso luogo, il
giorno dopo viene acceso il fuoco sacro.
Lo sposo giunge e fa le sue promesse al padre della sposa.
Il sacerdote annoda la camicia dello sposo e un lembo del Sari della
sposa. Poi i due promessi si scambiano doni e camminano attorno al
fuoco toccandosi i reciproci petti all’altezza del cuore.
Altri passi attorno al fuoco, preghiere, promesse e doni,
accompagnano il rito.
Mentre gli sposi raggiungono la loro casa, quella dell’uomo di solito,
il sacerdote posa una noce di cocco sotto la ruota dell’auto
affinché partendo essi la rompano.
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59. PUNJAB
Il Punjab o Panjab è uno stato nel nord ovest dell'India, parte di
una più grande regione.
Le regioni confinanti sono il Punjab pakistano a occidente, Jammu
e Kashmir a nord, Himachal Pradesh nel nord-est, Haryana a sud
e sud-est e Rajasthan a sud-ovest.
L'area totale è di 50.362 chilometri quadrati.
La popolazione è 24.000.000 di abitanti (anno 2000).
La parola Punjab è la combinazione della parole “punj”, che
significa
"cinque" e “aab”, che significa "acqua".
Il Punjab è infatti una regione con cinque fiumi: Satluj, Bias, Ravi,
Chenab & Jehlam.
Dopo la spartizione, la metà occidentale della regione andò al
Pakistan e quella orientale all'India.
Il Punjab è uno stato agricolo, con una fertilità della terra senza
uguali nel mondo.
La lingua parlata sui due lati del confine è il punjabi, anche se
l'alfabeto usato è differente - gurmukhi nel lato Indiano e
shahmukhi nel lato pakistano, una forma modificata dell'alfabeto
arabo.
La capitale dello stato del Punjab è Chandigarh.
Altre città importanti sono Ludhiana, Jalandhar e Patiala
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62. Mi chiamo Ajkena e sono una ragazza di 14 anni
proveniente dall’Albania, precisamente da Kavaje, un
piccolo paese in provincia di Durazzo. Con la mia
famiglia mi sono trasferita in Italia da 7 anni perché
tutti i parenti da parte di mia mamma erano qui e ogni
volta che ci sentivamo per telefono, ci dicevano che
qui la vita era migliore rispetto all’Albania, a causa
della sua povertà; allora abbiamo deciso di
trasferirci. Ora risiedo ad Albino.
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63. La mia famiglia è composta da 5 persone, la mamma, il papà, i miei
2 fratelli e io. Mio papà svolge un lavoro faticoso per mantenere
la famiglia, fa il muratore; mio fratello maggiore, di 19 anni,
lavora in un supermercato di zona nel settore gastronomico;
anche mia mamma lavora nello stesso supermercato ma come
commessa; mentre mio fratello piccolo, di 10 anni, frequenta la
scuola secondaria di primo grado, la prima media di Albino.
LA MIA INFANZIA
Quando ero piccola, mia nonna, mi raccontava molte favole; con la
mamma giocavo a pettinarmi, con il papà giocavo a carte; con il
nonno andavo alla fattoria di famiglia per prendermi cura degli
animali, mentre con i fratelli litigavo.
Giocavo a dei giochi particolari, per esempio lo Zink e il Mulan.
Questi giochi li praticavo soprattutto con mio papà, mentre la
nonna mi raccontava le storie che inventava al momento.
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64. LA MIA ADOLESCENZA
Io, come tutte le ragazze, mi diverto andando nei negozi a
vedere vestiti, ascoltando la musica…
Ma ho una passione particolare, mi piace scrivere canzoni, ad
esempio: “Sei solo per me”, “Con te”,
“Io la ragazza dei tuoi sogni”.
Alcune volte esco con mia mamma, anche se mi piace molto di più
uscire con le mie amiche e con il mio principe azzurro. Di solito
esco a Bergamo o ad Albino e come tutte le ragazze della mia
età, la sera, ho limitazioni di orario; di solito devo essere a casa
per le 11.
LA STORIA DELLA MIA FAMIGLIA
I miei genitori si sono conosciuti alla scuola superiore, dove erano
in classe insieme e mio papà, colpito dalla bellezza di mia mamma,
si è fatto avanti e da lì è nato il loro amore. Successivamente alla
loro conoscenza, hanno deciso di sposarsi. Le nozze si sono svolte
in Albania, con la cerimonia tradizionale, quando mia mamma
aveva venti anni e mio papà ventisette.
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65. I RUOLI IN FAMIGLIA
I ruoli per le faccende domestiche sono ben stabiliti: mia
mamma fa tutto, così nessuno si confonde. A volte mio
fratello soffre la mancanza di merendine, quindi va a fare
la spesa lui. Per quanto riguarda la cucina, la domenica si
mangia un piatto tradizionale. A tavola parliamo solo io e
mia mamma e discutiamo della scuola, del lavoro e dei fatti
di cronaca che accadono. La famiglia non usa costumi
tradizionali. La festa più importante della nostra cultura è
il Ramadan.
MOMENTI DI VITA FAMILIARE E IL MIO FUTURO
La mia famiglia si riunisce solo durante i pasti, tranne
quando tutti insieme andiamo in vacanza nella nostra
vecchia casa in Albania, che si trova vicino al mare. Per
quanto riguarda il futuro, vorrei diventare un pop star e
soprattutto avere una bella famiglia; desidero avere due
gemelli, uno maschio e uno femmina.
La famiglia albanese
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66. È una città di mare (il suo
città
nome albanese è Durres),
usata come porto sin dai
tempi dei Romani, che la consi
deravano il punto di par
tenza per i viaggi verso
l’oriente. Secondo la leg
genda,
genda, a fondare la città
città
fu un re il lirico di nome
Epidamno. Suo nipote fece
costruire il porto. A Durazzo
c’è un bellissimo anfiteatro
romano, uno dei più grandi
più
dell’Albania.
dell’
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67. Questo gioco consiste nel dare quattro carte a ogni
giocatore, contando successivamente i punti di ogni
carta: l’uno vale un punto, il due d’ori tre punti, il dieci
d’ori cinque punti e ogni cavaliere sei punti.
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68. Si gioca con due mazzi di carte. Il numero dei giocatori può
andare da due a cinque ed ognuno gioca per proprio conto.
Stabilito il cartaio, vengono distribuite in senso orario 13
carte coperte a ciascun giocatore.
Le rimanenti carte, che devono essere coperte, vengono
appoggiate a fianco del pozzo e rappresentano il tallone.
Ciascun giocatore pescherà una carta dal tallone e la
metterà nelle carte che ha già in mano e ne scarta un'altra,
o la stessa, mettendola nel pozzo. Non si devono guardare
le carte nel corso della distribuzione che, tuttavia, si
devono raccogliere man mano. Ciascun giocatore deve
controllare, nel corso della distribuzione, di ricevere le 13
carte.
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69. Questa é una fiaba albanese in cui si racconta di un principe che
vuole sposare una principessa, ma arriva un orco orribile che
rapisce la fanciulla. Il principe disperato si mette alla ricerca
ricerca
della ragazza. Cavalca un giorno ed una notte senza incontrare
nessuno. Finalmente incontra un vecchio con la barba lunga fino
alle ginocchia. Il vecchio dà dei consigli al principe e gli dice che
dà
c'è
c'è un solo modo per uccidere l'Orco: conficcargli la spada
nell'occhio destro. Il principe lo ringrazia e riprende la sua
strada. Arrivato al castello il principe bussa alla porta: un primo
primo
colpo, un secondo colpo, un terzo colpo. Finalmente sente la vocevoce
della ragazza. Il principe attraverso la finestra penetra nella
stanza dell'Orco, gli pianta la spada nell'occhio destro così così
l'Orco cade a terra morto. I due fidanzati montano a cavallo e
arrivati al paese si sposano e fanno festa per sette giorni.
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70. LA FAMIGLIA ALBANESE
La famiglia albanese è, nella tradizione, fortemente patriarcale: il capo
famiglia è l’uomo più anziano e dirige la vita economica e sociale del
nucleo, compresi i rapporti extrafamiliari e la conservazione delle
tradizioni. Oggi la famiglia si sta spezzando e sta diventando sempre più
mononucleare, formata cioè da un genitore e dai figli, a causa
dell’emigrazione e dello spostamento, per lavoro, dalle zone rurali alla
città. Si riduce, inoltre, il numero medio di figli per coppia.
La donna assume pian paiano la stessa rilevanza sociale dell’uomo, il
suo ruolo è più attivo nella famiglia ma anche nella vita sociale, politica ed
economica. La maggior parte dei negozi, ad esempio, sono aperti e gestiti
da donne e ci sono famiglie nelle quali è stata la donna ad andare a
lavorare all’estero, anche se in prevalenza l’emigrazione è maschile.
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71. La donna albanese di oggi ha un immagine molto più simile a quella della
donna europea; un tempo infatti l’immagine femminile in Albania era
quella della donna che lavava i piedi all’ospite, secondo la tradizione.
Infatti, questa pratica era il segno distintivo del valore sacro dell’ospitalità
albanese: lavare i piedi dell’ospite era segno di umiltà e di rispetto e il
ruolo della donna era quello di trasmettere modelli educativi ai figli.
Oggi, la donna è responsabile dei rapporti con la scuola, costruisce e
regola il rapporto tra i figli e gli adulti, gestisce il rapporto con la nuora,
quando il figlio maschio si sposa.
L’uomo è la figura più consolidata nei rapporti con l’esterno, il mondo del
lavoro e la gestione del patrimonio. E’ lui che imposta le scelte per il
nucleo familiare e detta le regole più decisive.
L’emigrazione che caratterizza la società albanese assume sempre più la
forma di emigrazione definitiva: i lavoratori che si trasferiscono all’esterno
portano con loro la famiglia e ricorrono al ricongiungimento.
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72. Il matrimonio degli arbëreshë finora ha rappresentato un punto forza di difesa,
arbëreshë
perché
perché fa da veicolo per tramandare i principi, la mentalità e più in generale la
mentalità più
cultura arbëreshë alle nuove generazioni. Anche per il motivo etnico intrinseco ad
arbëreshë ad
un avvenimento così importante, la celebrazione del matrimonio diventa un
così
fattore sociale di rilievo e viene celebrato con la massima solennità tra i colori
solennità
del tradizionale costume femminile, tra i riti maestosi di sapore orientale e i
sapore
canti che per tale circostanza manifestano grande capacità espressiva.
capacità
Il matrimonio presso gli italo-albanesi è ricco di suggestive cerimonie, da quelle
italo-
prettamente liturgiche che riflettono il mondo orientale, a quelle popolari molto
quelle
significative ed espressione della mentalità di questo popolo.
mentalità
In genere le nozze albanesi vengono celebrate domenica, ma è antica tradizione
andare a fare visita agli sposi il giovedì precedente. In questa circostanza gli
giovedì
amici divisi in due cori manifestano ai fidanzati con melodie armoniose tutta la
armoniose
loro gioia per il felice avvenimento.
Il giorno del matrimonio gli invitati si riuniscono sia nella casa della sposa che in
casa
quella dello sposo. Un coro di donne, mentre aiuta la sposa a pettinarsi e a
pettinarsi
vestirsi con i sontuosi costumi albanesi, canta alcuni versi. Po i, la sposa, viene
Poi,
adornata con un copricapo di velluto o di seta ricamata che le copre le trecce
copre
annodate dietro la nuca.
Questo ornamento si chiama "keza" ed è distintivo dello stato coniugale. A questo
"keza"
punto il coro delle donne la invita ad alzarsi, ed alcuni colpi di fucile annunziano
l'arrivo dello sposo che è venuto a prendere la sposa per condurla in chiesa.
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73. La porta della casa della sposa viene chiusa e s'impegna, pertanto, un simulato
pertanto,
conflitto tra gli aderenti di lui e quelli della sposa e dopo varie sfide reciproche,
varie
lo sposo, trova sulla soglia di casa il padre della sposa, il quale con il fazzoletto in
quale
mano dice allo sposo:Ti skamandilin do o nusen? (Tu vuoi il fazzoletto o la sposa?)
nusen?
Lo sposo risponde:U dua nusen (Io voglio la sposa).
Ad un colpo di fucile si spalanca la porta ed entrano per primi lo sposo e due
paraninfi. Il coro di donne invita la sposa a prendere commiato dai parenti ed ella,
dopo aver ricevuto la benedizione, dai genitori (uraten), accompagnata dai
(uraten),
compari, dal fratello maggiore o dal padre, esce da casa, seguita dallo sposo
seguita
anch'egli accompagnato da parenti e amici.
In chiesa si svolge la cerimonia secondo il rito bizantino, ricco di simbolismi e di
ricco
azioni suggestive. La cerimonia si compone di due riti ben distinti: il rito degli
distinti:
anelli che anticamente si celebrava separatamente e stava a significare il significare
fidanzamento e il rito dell'incoronazione che si fa subito dopo, e consiste,
nell'imposizione delle corone agli sposi.
Dopo che il papàs ha ricevuto l'assicurazione dei fidanzati di volere contrarre
papà
matrimonio liberamente, li benedice e avviene lo scambio degli anelli che sta a
anelli
significare la scambievole consegna del destino e della fedeltà assoluta. Il rito
fedeltà
dell'incoronazione ci porta al centro dell'azione liturgica. Mentre vieneMentre
incoronato lo sposo con una corona di fiori d'arancio, il papàs dice che egli sta
papà
ricevendo la sposa come corona, altrettanto si fa per la sposa. Le corone vengono
scambiate per tre volte dal sacerdote e poi dai testimoni.
In segno della nuova unione, poi, il sacerdote porge da bere del vino agli sposi in
uno stesso bicchiere che subito dopo viene frantumato, quale simbolo della totale
simbolo
ed esclusiva fedeltà perenne.
fedeltà
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74. Quindi, gli sposi, preceduti dal papàs e seguiti dai testimoni fanno un triplice giro
papà
attorno al tavolo dove è posto il Vangelo in segno di gioia, mentre si canta l'
"Isaia", che simboleggia la sacra danza con cui presso tutti i popoli antichi si
popoli
soleva accompagnare ogni solennità religiosa.
solennità
Terminata la funzione si ricompone il corteo e lo sposo prende per il braccio la
per
sposa e la conduce nella nuova casa.
casa.
Ivi, si svolge, il banchetto nuziale echeggiante di vjershë e di canti augurali
vjershë
dedicati agli sposi.
A Civita, viene cantata la vallja, la classica danza degli albanesi che si esegue
vallja,
tenendosi per mano e cantando in coro formato da tutti i convitati per onorare gli
convitati
sposi. In questa circostanza viene cantata la rapsodia "Kostandini i vogëlith"
"Kostandini vogëlith"
(Costantino il piccolo). La rapsodia è densa di accenni commoventi e i motivi in
essa presente rispecchiano in tutto i principi del codice Kanun di Lek Dukagini che
rappresenta la legge tradizionale degli albanesi. La festa del giorno del giorno
matrimonio continua fino a notte inoltrata e quando alla fine gli invitati che hanno
gli
fatto ritorno a casa e dappertutto domina il silenzio, un gruppo di amici degli
sposi fa arrivare alle loro orecchie le note melodiose di tipici vjershë.
vjershë
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75. Byrek
É composto dalla pasta delle lasagne e riempito a
proprio piacimento, la mia famiglia lo mangia con gli
spinaci, con le uova e con la mozzarella.
Bakllava
É un dolce formato da tanti rombi con dentro delle
noci e sopra uno sciroppo di zucchero.
Kim
É una carne tagliata a pezzi con l’aggiunta di riso,
spinaci e uova.
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76. Il Ramadan, di 30 giorni, è il nono mese dell'anno,
secondo il calendario musulmano.
Il Ramadan, per la rigorosa osservanza del digiuno
diurno che ostacola il lavoro e per il carattere festivo
delle sue notti, costituisce un periodo eccezionale
dell'anno: la sua sacralità è fondata sulla tradizione già
fissata nel Corano, secondo cui in questo mese
Maometto avrebbe ricevuto una rivelazione. Il digiuno
durante tale mese costituisce il terzo dei cinque pilastri
dell’islam e chi ne negasse l'obbligatorietà sarebbe
colpevole cioè di empietà massima e dirimente dalla
condizione di musulmano. In alcuni paesi a maggioranza
islamica il mancato rispetto del digiuno è sanzionato
penalmente.
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77. Nel corso del mese di Ramadan infatti i musulmani
praticanti debbono astenersi - dall'alba al tramonto -
dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività
sessuali. Chi è impossibilitato a digiunare (perché
malato o in viaggio) può anche essere sollevato dal
precetto, però, appena possibile, dovrà recuperare il
mese di digiuno successivamente.
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78. I costumi tradizionali albanesi sono ovviamente diversi da
regione a regione, ma hanno sempre qualche elemento comune:
per esempio il qylaf, un cappellino di lana bianca che somiglia al
fez e che è riservato agli uomini, e la camicia bianca con le grandi
maniche a sbuffo, che uomini e donne indossano sotto un
giubbetto ricamato e fermato in vita con una cintura. In molte
zone dell’Albania il costume prevede anche, per gli uomini, un
dell’
gonnellino da indossare sopra i pantaloni: un’usanza che si ritrova
un’
anche in Sardegna, in Grecia e in alcuni paesi dei Balcani. Il
costume delle donne è molto ricco e carico di ricami in filo d’oro;
d’
le donne musulmane, in particolare, invece della gonna portano
ampi pantaloni e sbuffo chiusi alla caviglia, e si coprono con un un
velo o un fazzolettone. I gioielli che si indossano con il costume
costume
sono bellissimi.
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80. Mi chiamo
Ho 16 anni, frequento l’istituto
Romero di Albino.
Provengo dal nord della
Romania, da Campulung
Moldevenesc che si trova in
Transilvania.
Sono cristiana.
Sono emigrata per motivi
familiari e vivo in Italia da 6
anni.
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82. LA TRANSILVANIA
La rumena Ardeal o Transilvania è una regione storica che forma la parte occidentale
e centrale economicamente la più sviluppata della odierna Romania. La Transilvania fu
un principato durante il medioevo.
ETIMOLOGIA
Transilvania è una espressione latina, che significa "oltre la foresta" ("trans" = oltre e
"silva" = foresta
Il significato originario della parola Ardeal in romeno sarebbe sconosciuto e le possibili
etimologie suggerite sarebbero:
• arde sembra essere una radice Indo-Europea che significa "foresta" (da cui anche i
nomi della località inglese di Arden e delle alture boscose delle Ardenne).
• deal significa "collina" in rumeno, mentre arde in altri casi significa "bruciare": è stato
suggerito che il nome potrebbe anche significare "terra delle colline ardenti" a seguito
degli incendi appiccati da pastori romeni per avvertire gli invasori della loro presenza o
perché di origine vulcanica.
• Arderich, il re dei germani Gepidi, governò la Transilvania nel V secolo ed è possibile
che il suo nome sia da allora passato alla regione.
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83. Mia mamma faceva la manager e viaggiava per il mondo, adesso
gestisce un locale a Pradalunga di nome “Piccolo bar”.
Mio padre è geometra di professione e vive in Romania perché è
divorziato.
Purtroppo sono figlia unica.
Mia nonna vive in Italia e con lei ho instaurato un buon rapporto in
quanto mia madre lavorava, quindi mi ha fatto da tutrice e da nonna
allo stesso tempo.
Mio nonno vive in Romania in montagna e per questo motivo non ho
una relazione costante con lui.
Mia zia di professione fa la pittrice, ha ventun anni; la considero
come la mia migliore amica soprattutto per la poca differenza delle
nostre età.
Mia cugina lavora in società con mia madre.
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84. IL MATRIMONIO DEI MIEI
GENITORI IN ROMANIA
I miei genitori si sono conosciuti in Romania
al ballo studentesco, mia madre era vestita
come una principessa e indossava delle
scarpette che tuttora conserva.
A vent’anni erano già fidanzati, a 21 si
sono sposati e l’anno successivo sono nata
io.
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85. VACANZE E FESTIVITÁ DEL
MIO PAESE
Nelle vacanze estive ritorno in Romania da mio padre, dai
miei parenti e dai miei amici.
Trascorro le feste in compagnia di tutta la mia famiglia.
A Pasqua passo più tempo con mia madre dipingendo le
uova, un’usanza della Romania..
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86. STORIE D’INFANZIA
Mia nonna mi raccontava sempre fin da quando
ero piccola la favola di Dracula
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87. Feste tradizionali
Data Nome Commenti
14 febbraio Dragobete Festa degli innamorati San Valentino
1° marzo Măr işor Festa dell'arrivo della primavera
8 marzo Ziua femeii Festa delle donne
1° novembre Lumina ia Festa dei morti
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88. Il giorno delle Palme è una giornata particolare per noi rumeni perché si
festeggia l’onomastico di tutti quelli che portano il nome di FLORIN o
FLORINA. Si va in chiesa, si accendono le candele, si prega e si va al
cimitero. Noi siamo un popolo molto credente che rispettiamo tutte le
giornate in cui si ricordano i Santi. Il giorno delle Palme non si mangia il pesce
perché manca una sola settimana per l’arrivo della Pasqua ortodossa. Nei
giorni di giovedì, venerdì, e sabato tutti i bambini si recano in chiesa con dei
fiori e poi passano sotto un tavolo: questo gesto si chiama PENITENZA. In
Romania, in questo periodo i bambini, fanno la comunione.
La Pasqua ortodossa. Per noi ortodossi il giorno di Pasqua è molto
importante. La data della Pasqua ortodossa non coincide con quella cattolica,
perché la Chiesa ortodossa utilizza per il calcolo il calendario giuliano, anziché
quello gregoriano. Pertanto, la Pasqua ortodossa cade circa una settimana
dopo quella cattolica. Il sabato prima di Pasqua si colorano le uova di rosso e
si fanno i panettoni. La sera si va in chiesa a "prendere la luce". Questo rito
consiste nell'aspettare il Priore fino a mezzanotte, che accenderà con la sua
candela le candele di tutti. Alle cinque di domenica mattina si torna in chiesa
a prendere il pane e il vino per celebrare la Santa Pasqua a casa, la mattina
quando tutti si svegliano. Per il pranzo di Pasqua si prepara un piatto per
ricordare i cari defunti ed il cibo deve essere sufficiente per offrirlo a
chiunque bussi alla porta. Dopo mangiato si continua a sorseggiare vino rosso
e si comincia a "sbattere" le uova con gli altri membri della famiglia.
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89. La cucina rumena è molto semplice, basata su piatti saporiti e facili da
preparare, quasi tutti a base di carne, verdure o pesce.
Piatti tradizionali sono:
• Musacá
Musacá: specialità di carne di maiale trita e speziata con aglio e peperoncino
• Passatura:
Passatura pietanza a base di lardo verze e cipolle
• Mititei o Mici: polpette di carne di forma cilindrica di carne di vacca (talvolta
mescolata con maiale o pecora) condita con aglio e pepe nero (a volte
peperoncino)e una spezia locale chiamata Cimbru. Sono cucinati sulla griglia
e possono essere serviti con senape, o con altre salse locali.
• Ciorbă:
Ciorbă: minestra o zuppa, preparata con ingredienti diversi, soprattutto
verdure.
• Sarmale:
Sarmale involtini di fogli di verza o di vite farciti con macinato di carne di
maiale, riso, più altre verdure e sapori.
• Cozonac:
Cozonac dolce tipico natalizio dalla forma parallelepipeda ripieno di canditi,
noci e cacao
• Tochitura:
Tochitura carne e polenta
• Coliva:
Coliva riso con cacao e cioccolato
• Muraturi:
Muraturi verdura in salamoia
• Boema:
Boema pandispagna con caffè e ciccolato.
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90. LA STORIA
POPOLARE
La Transilvania (la parte centrale e nord-ovest della Romania) rimane
“il posto più misterioso d’Europa”, come è stato definito dallo scrittore
irlandese Bram Stoker nel 1897.
Gli europei occidentali e gli americani hanno chiamato il castello Bran “il
castello di Dracula”, associando la Romania con il nome da principe Vlad
Tepes, il quale proviene dalla famiglia dei Dracula (suo padre era chiamato
Vlad il Diavolo).
Il castello è pieno di mistero legato al leggendario Vlad Tepes ed è situato
a 30 chilometri dalla città di Brasov, tra i monti Bucegi e la pietra del Crai,
in un paesaggio pittoresco e meraviglioso, pieno di storia e di mistero.
Costruito nel 1378 sullo spuntone di una roccia, il castello di Bran doveva
difendere e controllare la strada commerciale che univa la provincia di
Valacchia alla Transilvania.
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91. LA STORIA DEL CASTELLO
Le prime informazioni sul castello ci sono fin dal 1377 quando il re magiaro Ludovic de
Anjou accorda il diritto degli abitanti di Brasov a costruire una fortezza di pietra su una
roccia per permettere la sorveglianza della strada commerciale verso Bran. Il castello, è
stato per lungo tempo occupato da: magiari e austriaci avendo una posizione strategia e
una funzione sia militare che economica. Tra il 1920 e il 1948 il castello è di proprietà della
regina Maria di Romania, poi per la sua figlia Ileana. Dopo questo periodo il castello è stato
abbandonato fino al 1956, quando, a seguito di una parziale ristrutturazione, è stato aperto
al pubblico come museo di storia e arte feudale
LA VERITA’ STORICA
Il principe Vlad Tepes ha condotto la Valacchia per tre volte (1448, 1456-1462, 1476),
come principe crudele e autoritario, perché usava tecniche dure di punizione: gli infami
venivano pelati, bolliti, decapitati, impiccati, bruciati vivi, accecati, impalati, e proprio per
queste crudeltà prese il nome di Tepes. In virtù dei suoi metodi drastici ristabilì ordine nel
paese. Ha combattuto, a fianco dei turchi nella campagna del 1462 guidati di Mohamed II.
Nel 1476 Vlad Tepes muore nella battaglia con Basarab III, tornato con un esercito di
turchi, dopo un periodo in cui si era rifugiato prima a Bucarest e poi in Turchia. Vinta la
battaglia Basarab III, probabilmente colui che uccise personalmente Vlad Tepes inviò poi la
testa di quest’ultimo al sultano turco presso la corte di Costantinopoli. Vlad Tepes venne
poi sepolto nel monastero di Snagov, e i suoi resti non verranno mai ritrovati.
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92. LA LEGGENDA DI DRACULA
Il “vampiro dei Carpazi” più comunemente conosciuto come “Dracula”, è nato da un mito, da
una immagine che è stata mediatizzata dal 1488 con “Le favole tedesche di Dracula voivoda”
apparsa a Norimberga e illustrata da xilografie. Questa esagerazione del personaggio è
merito degli ecclesiastici appartenenti all’ordine dei benedettini e dei cappuccini, i quali si
sono rifiutati di rispettare le leggi imposte dal grande principe.
Il monaco Iacob è l’autore del manoscritto trovato nel 1462 nel monastero di San Galin in
Svizzera: sembra questo il più vecchio documento sulla campagna anti-dracula. Dalla fusione
di favole tedesche e folclore, Vlad Tepes-Dracula, è divenuto il più famoso personaggio della
Transilvania del XV secolo.
L’irlandese Bram Stoker (1847-1912) ha usato diverse informazioni locali della
Transilvania per creare il suo romanzo “Dracula”, il primo vampiro della storia della
letteratura con il libro “Del Principe di Valacchia e Moldavia” (1820) dove veniva fatta
menzione del principe Dracula e della sua lotta contro i turchi.
Nella cinematografia, Dracula e la Transilvania sono diventati il set di oltre 750 produzioni tra
film e documentari. Quello più famoso è quello realizzato dal regista Francisc Ford Coppola
“Dracula” (1992), un vero e proprio capolavoro.
Le leggende hanno ristabilito la verita su Vlad Tepes ed è citato, nel libri storici, come un
personaggio corretto, giustiziere, il principe da cui, nel periodo del suo regno, potevi bere
acqua dalla fontana della fortezza Targoviste, con un coppa d’oro massiccio, senza avere il
timore che potesse essere rubata, così come confermano gli storici rumeni.
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93. MOMENTI DI
VITA FAMILIARE
Durante i pasti si discute delle faccende quotidiane e nelle
festività la famiglia si riunisce.
ASPIRAZIONI E DESIDERI
PER IL FUTURO .
Vorrei finire la scuola in Italia,
studiare all’Università in Romania
per diventare qualcuno, realizzarmi e proseguire l’attività
di famiglia
La famiglia in
INTERVISTE INDICE MAPPA Romania
94. Si può dire che la famiglia rumena è per molti aspetti simile a quella
italiana nelle grandi città. Nei villaggi però tendenzialmente è il
padre, o, in mancanza del padre, il figlio più grande, a dominare tutti
i membri della famiglia.
Molte famiglie delle città affidano la crescita dei loro bambini ai nonni
fino all’età della scolarizzazione perché le loro madri possano
continuare ad andare al lavoro. Le difficoltà economiche incidono sulla
vita delle famiglie soprattutto nelle zone più povere, contribuendo a
creare problemi nei figli minori.
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95. IL MATRIMONIO TRADIZIONALE RUMENO
Il matrimonio tradizionale rumeno è la festa più importante che coinvolge
l’intero paese. La festa viene preparata circa un mese prima dell’evento.
L’abito della sposa viene scelto da lei ma è regalato dai genitori dello sposo
insieme con le fedi nuziali.
La scelta della Chiesa e del ristorante (anche agriturismo) la fanno gli sposi.
Il numero degli invitati può variare tra i 150 e i 200. Il giorno prima del
matrimonio in modo separato gli amici festeggiano il ragazzo e la ragazza. Il
giorno del matrimonio comincia con la cerimonia religiosa dopo mezzogiorno.
La sposa parte da casa accompagnata da tutti i suoi invitati e, una volta
uscita di casa, si butta a lei un secchio pieno d’acqua con i soldi che
significano la ricchezza. Si parte verso la Chiesa addobbata tutta di bianco
dove è attesa dallo sposo, dagli invitati e dai testimoni per la cerimonia che
dura quasi un’ora e mezza.
I testimoni di nozze debbono essere una coppia sposata legalmente e
obbligatoriamente in Chiesa e tengono durante tutta la cerimonia due
candele alte 2 metri addobbate di fiori bianchi e celesti. Gli invitati si
possono distinguere secondo i fiori appuntati sul vestito: bianchi per gli
invitati della sposa, celesti per gli invitati dello sposo. L’uso dei confetti non
esiste.
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96. Una volta usciti dalla Chiesa si getta addosso agli sposi del riso e la sposa
lancia il bouquet verso le amiche. Dalla Chiesa si parte verso il ristorante
tutto addobbato con i due colori. Si comincia la festa con un brindisi di
champagne fatto dai genitori degli sposi. Tutti i matrimoni sono accompagnati
fino alla fine della festa da una banda musicale che canta le canzoni popolari a
richiesta. Ai nostri matrimoni si mangia, si canta, si balla, si scherza dalla
mattina alla sera.
Il menu è molto vasto, si comincia con antipasti tradizionali rumeni
accompagnati dalla grappa, con le polpette servite su foglie di vite o di verza,
si prosegue con maialino cotto alla brace e spiedini di carne mista o
eventualmente di pesce. Altre portate possono essere: pollo arrosto, piccioni
ripieni, tacchino ripieno o con contorno di verza. I dolci sono disposti sul
buffet e ognuno va a prendersi quello che gli piace.
I dolci sono di tante varietà: al cioccolato, alla panna, alla frutta ma il dolce
più importante è la gigantesca torta nuziale al cioccolato e panna. Verso la
mattina tutti gli invitati regalano a questa nuova coppia una busta che
contiene dei soldi con i quali gli sposi possono cominciare una vita insieme con
grande soddisfazione.
La festa continua fino alla mattina successiva quando gli amici dello sposo
“rubano” la sposa: se lo sposo non ci ripensa, va a cercarla, e se la trova la
deve pagare.
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97. La somma è abbastanza elevata. Passate dodici ore dall’evento nuziale
la sposa si cambia mettendosi un altro abito, buttando via il velo: chi lo
prende si dice che si sposerà presto. Qui la festa finisce con gli auguri
da tutte le parti e i ringraziamenti.
Dal ristorante si parte verso la casa della sposa dove si ricomincia con
un altro festeggiamento: la cosa tradizionale è il ballo della gallina. Si
mette una gallina viva, in genere bianca, su un vassoio legata ai piedi e
una anziana signora la tiene mentre balla, canta e dice le barzellette.
Alla fine la gallina si regala ai testimoni. A questo punto alla
mogliettina si deve rubare in qualche modo una scarpa da parte degli
amici. Quando il marito è stanco ed è arrivata l’ora di partire, non lo
può fare finché non si trova la scarpa della sposa. Se non la trova, il
viaggio è rimandato.
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98. IL MATRIMONIO NELLA TRADIZIONE ROM
All’interno della cultura Rom si possono riscontrare diverse modalità di
matrimonio: ci può essere il matrimonio dopo lunghe trattative tra le
famiglie oppure la fuga dei futuri sposi, che poi torneranno a chiedere
l’approvazione delle famiglie future o che avverrà dopo le trattative fra i
parenti.
Il matrimonio viene stabilito dai genitori questa scelta appare al figlio come
un dono.
Già a partire dai 14/15 anni, il giovane riceve una compagna e diventa un
Rom.
La sposa accolta nella casa del marito è inizialmente trattata come
un’estranea dai suoceri. La vita al servizio della suocera è spesso dura; la
sposa diviene serva della suocera e delle cognate più anziane. La coppia
lascia l’abitazione del padre quando la sposa attende il primo figlio. Da
questo momento il nuovo capo famiglia stabilisce la sa abitazione accanto a
quella del padre.
I nomadi tendono a sposarsi con appartenenti al proprio stesso gruppo.
Spesso tra cugini di secondo e terzo grado. Ogni gruppo ha propri riti di
celebrazione del matrimonio.
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99. Sαrα e il Marocco
Mi chiamo Sara, sono una ragazza
di 16 anni e vivo fin da quando
sono nata in Italia. Attualmente
vivo a Nembro da più di dieci
anni, anche se sono nata ad Alzano
Lombardo. Sono di nazionalità
marocchina e di religione
Musulmana, che mi è stata
insegnata dai miei genitori.
Costoro provengono precisamente
da Casablanca, una grande e
bellissima città. I miei genitori
vivono in Italia da quasi 17
anni e sono emigrati dalla loro città
per motivi di lavoro, che
consentiva pochi agi in famiglia.
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101. LA MIA INFANZIA ♥
Quando ero piccola i nonni mi portavano
sempre al parco di mattina, perché
sapevano che mi divertivo moltissimo; il papà
ogni tanto mi portava alla sua azienda di
aspirapolveri e giocava con me la sera;
mia madre e le mie sorelle invece
giocavano con me di pomeriggio a casa.
Mi divertivo molto a giocare in cortile con i miei
amici, i giochi che ricordo maggiormente sono
nascondino e un due tre stella!.
La nonna mi raccontava sempre molte
storie. Al momento me ne viene in mente solo
una, quella che preferisco naturalmente.
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102. I TRE PORCELLINI
C'erano una volta tre porcellini che vivevano con i genitori.
I tre porcellini crebbero così in fretta che la loro madre un giorno li
chiamò e disse loro: "Siete troppo grandi per rimanere ancora qui. Andate
a costruirvi la vostra casa".
Prima di andarsene da casa li avvisò di non fare entrare il lupo in casa:
"Vi prenderebbe per mangiarvi!"
E così i tre porcellini se ne andarono.
Presto la strada si divise in tre parti.
Il Porcellino Grande spiegò che ognuno di loro avrebbe dovuto scegliere
una direzione. Li avvisò del lupo e poi andò a sinistra. Il Porcellino Medio
andò a destra e quello piccolo nella via centrale.
Sulla sua strada il Porcellino Piccolo incontrò un uomo che portava della
paglia.
"Per piacere, dammi un po' di paglia!" disse "Voglio costruirmi una casa".
In poco tempo costruì la sua casa e pensò di essere salvo dal lupo.
La casa non era molto bella e nemmeno fatta bene ma a lui piaceva
molto.
Gli altri due porcellini se ne andarono assieme e presto incontrarono un
uomo che portava della legna.
"Costruirò la mia casa con il legno" disse il Porcellino Medio "Il legno è
più resistente della paglia".
Il Porcellino Medio lavorò duramente tutto il giorno per costruire la sua
casa.
"Adesso il lupo non mi prenderà e non mi mangerà" disse. Il Porcellino
Grande camminò per conto suo.
Presto incontrò un uomo che trasportava mattoni.
"Per piacere, dammi un po' di mattoni" disse il Porcellino Grande "Voglio
costruirmi una casa."
Così l'uomo gli diede dei mattoni per costruire una bella casa.
"Ora il lupo non potrà prendermi per mangiarmi" pensò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casetta di paglia: " Porcellino, porcellino,
fammi entrare" gridò il lupo.
103. Ma il Porcellino Piccolo sapeva che era il lupo e non lo lasciò
entrare.
Ma il lupo cominciò a sbuffare stizzito. E sbuffava e sbuffava e
buttò giù la casetta del Porcellino Piccolo.
Poi se lo mangiò in un baleno.
l giorno seguente il lupo andò a casa del Porcellino Medio e
bussò alla sua porta. "Chi è?" chiese.
"Tuo fratello" rispose il lupo.
Ma il Porcellino Medio sapeva che non si trattava del fratello e
non aprì al lupo.
Così questi sbuffò stizzito e buttò giù la casa del Porcellino
Medio.
La casa di legno cadde e il lupo se lo mangiò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casa di mattoni e gridò:
"Porcellino, Porcellino, fammi entrare!"
Ma il Porcellino Grande rispose: "No, non ti farò entrare!"
quando improvvisamente sentì bussare nuovamente alla porta.
"Apri la porta e vedrai chi sono!" disse il lupo con una vocetta.
Quindi il lupo cominciò a sbuffare e sbuffare ma non riuscì a
buttare giù la casa.
Il lupo era furibondo! Gridava: "Porcellino, Porcellino, scenderò
per il camino e ti mangerò!"
Il Porcellino era spaventato ma non rispose.
Dentro casa c'era una grossa pentola sopra il fuoco del camino.
L'acqua stava per bollire.
Il lupo si calò dal camino.
Siccome non c'era il coperchio sulla pentola il lupo vi ruzzolò
dentro e finì nell'acqua bollente.
E questa fu la fine del lupo cattivo.
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104. LA FAMIGLIA E L’ADOLESCENZA
Di solito trascorro il mio tempo libero uscendo con le mie amiche, a
volte esco anche con i miei genitori, ma ciò accade solo quando devo
andare da parenti oppure devo fare acquisti. Nei giorni settimanali di
solito non esco perché devo studiare, quindi esco solo nel week-end.
Il sabato sera è l’unico giorno della settimana che sto fuori fino a tardi, il
rientro infatti è mezzanotte, questa limitazione d’orario mi è stata
imposta dai miei genitori. Ho limitazione d’orario perché i miei
genitori mi tengono molto sotto controllo, probabilmente vogliono
proteggermi dalle brutte cose che potrebbero succedermi stando fuori
fino a tarda sera, in fondo ho solo 16 anni da poco.
I miei genitori una volta mi hanno raccontato come si sono
conosciuti: erano ad una solita festa di paese che si ripete tutti gli anni
durante l’estate e si sono conosciuti per mezzo di amici. In breve tempo
hanno incominciato a conoscersi, a uscire e a fidanzarsi, avevano circa
18 anni. Dopo pochi anni si sono sposati in Marocco.
Il rito del matrimonio musulmano è molto diverso da quello cattolico,
Io non so ancora come conoscerò il mio fidanzato. Però Spero di seguire
l’esempio dei miei genitori.
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105. IN FAMIGLIA
Mia madre e mia sorella fanno la spesa
per la famiglia. Di solito cucina mia madre,
a volte la aiuto quando ho tempo. Il piatto
tipico del mio paese d’origine è il couscous.
A tavola io sono quella che parla di più.
Ho sempre tanti argomenti da trattare ma il
principale è sempre quello della scuola, perché
mi occupa più tempo. In famiglia solo la
nonna porta sempre abiti tradizionali, è
da sempre molto legata alla tradizione. Io
invece non li metterei mai gli abiti
tradizionali del Marocco, forse perché mi
sono ambientata benissimo qui in Italia.
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106. IL COUS COUS
Piatto ormai amato da tutte le popolazioni del mondo, il cous
cous,
cous, è un alimento profondamente legato alle tradizioni,
religiose e conviviali, dei paesi africani. Non esiste un modo
unico per prepararlo, la ricchezza e la variet à di preparazioni a
varietà
cui si presta questo alimento semplice e nutriente al nome
esotico e musicale sa unire indubbie doti di versatilità e
versatilità
praticità
praticità. Non è un caso se il couscous ha saputo diffondersi
con successo in terre lontane e distanti, non solo
geograficamente.
La storia del couscous comincia tra gli imazighen, i "berberi", il
imazighen,
popolo autoctono delle montagne e delle valli del Nordafrica, le
Nordafrica,
cui origini si perdono nella notte del tempo. Con i cereali che
coltivavano, il frumento, ma soprattutto l'orzo, il miglio e il sorgo,
preparavano "pappe" con acqua o latte e il couscous con la sua
sofisticata cottura a vapore ne è un ulteriore sviluppo, talmente
caratteristico da comparire di frequente nei resoconti dei
viaggiatori europei nel Maghreb.
Maghreb.
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107. MOMENTI DI VITA FAMILIARE
La mia famiglia si riunisce la
sera, dopo cena, ci sediamo tutti
insieme sul divano a guardare la
televisione e a raccontarci della
giornata passata.
Le vacanze le trascorro in
Marocco, dalla nonna, e resto
per circa un mese con tutta la
mia famiglia; io adoro andare in
Marocco perché è un bellissimo
paese.
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108. PENSANDO AL FUTURO
Spero di sposarmi in futuro, di avere
una famiglia bella tanto quanto è la
mia, vorrei avere dei figli e un buon
lavoro.
Ascolto molto i consigli di mia madre,
mi aiuta nelle scelte importanti che
riguardano il mio avvenire e io l’ascolto
sempre perché mi fido molto di lei e
della sua esperienza!
Il matrimonio
INTERVISTE INDICE MAPPA musulmano
109. IL MATRIMONIO MUSULMANO
Il Corano indica il matrimonio come un
dovere per tutti i credenti e i musulmani
sono incoraggiati a sposarsi in giovane età.
età
Anche gli Iman, i preti islamici, possono
sposarsi ed avere figli.
Il Corano prevede che si possono avere
massimo quattro mogli più le eventuali
più
concubine, ma in molti Paesi la poligamia non
è più così diffusa.
più così
Il matrimonio viene celebrato in forma
privata, ed è praticamente solo un atto
civile, anche se presso alcune dinastie reali
nei Paesi musulmani tutto avviene
coinvolgendo anche la dimensione religiosa in
moschea: basti pensare al matrimonio, alcuni
anni fa, di una delle figlie di re Hassan del
Marocco.
In Iran, dove vige l’obbligo per le
l’obbligo
donne di indossare il chador quando escono
di casa, i matrimoni vengono spesso
celebrati con fastosi ricevimenti in casa,
durante i quali la sposa indossa un abito di
fattura occidentale.
INTERVISTE INDICE MAPPA
110. Nell’islam la famiglia è un’istituzione divina e il matrimonio è l’unica forma
legittima di unione tra i sessi. Il Corano e la Sunna lo raccomandano come unico
mezzo per assicurare la moralità privata, la pace sociale e moltiplicare il numero
dei credenti. E’ vietato chiedere in matrimonio la donna che si trova in vedovanza
o che è stata ripudiata e quella che è già fidanzata ad un’altra persona. Pagato il
dono nuziale la moglie si trova sottoposta legalmente al marito e gli deve
obbedire.
1- La moglie deve abitare con lui
2 -La moglie deve seguire ovunque egli voglia trasferire la sua dimora
3- La moglie non deve uscire dal domicilio coniugale senza il consenso del marito
4 -La moglie non deve ricevere estranei in casa, salvo i parenti stretti e i fanciulli
di età inferiore ai sette anni.
5 La moglie non deve mostrarsi in pubblico senza velo
6 La moglie, deve concedersi al marito, egli è in diritto di esigerlo. La donna però
può negarsi a lui in caso sia malata o incinta, il marito non abbia pagato il dono
nuziale o se si trovi in pellegrinaggio nel periodo mestruale.
Il matrimonio islamico non prevede la comunione dei beni: ognuno dei coniugi
conserva la proprietà e la disponibilità dei beni che possedeva al momento del
matrimonio e di quelli che acquista in seguito. Al musulmano è concesso sposare
più mogli (massimo di 4) e in caso di separazione è all’uomo che il Corano riconosce
più diritti che alla donna, i quali la tutela dei figli e i beni materiali.
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111. ALINA E LE TRADIZIONI DELLA
FAMIGLIA IN UCRAINA
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112. LA FAMIGLIA DI ALINA
Sono Alina, e vengo da Sumy, una città
situata a nord-est dell’Ucraina, confinante
con la Russia.
La mia famiglia, oggi, è costituita da mia
madre e dal mio patrigno italiano. Io e
mia madre siamo in Italia da 5 anni.
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114. IL MIO TEMPO LIBERO
Ora invece durante il mio tempo libero esco
con i miei amici, gioco con il computer e vado
in oratorio. La sera non ho particolari
limitazioni di orario, anche se nei giorni
settimanali devo tornare prima a causa della
scuola. Quando ero piccola nel mio tempo
libero giocavo con gli amici a calcio, a
nascondino e a “durac”, un gioco di carte
tipico del luogo, simile a scala quaranta.
Quando stavo con la nonna invece mi piaceva
ascoltare alcune storie, ad esempio quella dei
tre porcellini e di Cenerentola.
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115. I MIEI GENITORI ED IO
I miei genitori si sono conosciuti alla
giovane età di 18 anni, tramite un amico
comune che li ha fatti incontrare e si sono
sposati pochi anni dopo; al matrimonio
celebrato in comune erano presenti parenti
ed amici, e il testimone era l’amico che li ha
fatti incontrare. Io non voglio seguire
l’esempio dei miei genitori, perché secondo
me si sono sposati troppo presto, infatti
penso di sposarmi verso l’età di 27 anni
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116. I RUOLI IN FAMIGLIA
A cucinare è mia mamma, però quando
torno a casa da scuola cucino io perché
sono da sola a casa.
Alcuni piatti tipici sono il “borsc”,
“soljanka”.
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117. LE FESTE TRADIZIONALI DEL
MIO PAESE
Tra le feste tradizionali che mi
ricordo c’è la “Pasqua”, inoltre, prima
che inizia l’anno scolastico, si va in
chiesa per ascoltare una messa per gli
studenti che dura circa tre ore, e le
donne devono entrare con un foulard.
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118. Non ci sono degli abiti tipici, ma c’è
un’usanza: quando si va in chiesa per un
matrimonio gli sposi hanno sempre un
asciugamano lungo e molto ricamato, sopra
il quale c’è un pane nero.
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119. MOMENTI DI VITA FAMILIARE
Adesso la mia famiglia si ritrova ogni
domenica a casa della madre del mio
patrigno per pranzare e per parlare
di ciò che è accaduto durante la
settimana. Durante le vacanze estive
esco con i miei amici, vado a
pranzare dalla bisnonna con tutti i
miei parenti e vado al mare con i miei
genitori e tutti i parenti.
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120. IL MIO FUTURO
Per il mio futuro io ho già le idee
abbastanza chiare, infatti, voglio
continuare gli studi per avere un
buon lavoro, e inoltre voglio seguire
i consigli di mia mamma, ma anche
scegliere io cosa è meglio per me.
Il diritto di famiglia
in Ucraina
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121. BORSC
È una minestra rossa fatta con
pomodoro, patate, carote e brodo
di pollo, e in base ai gusti si può
condire con yogurt acido o aceto
e aglio
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122. PASQUA
Nell’attesa di questa festa è
consuetudine dipingere le uova
sode e poi portarle in chiesa per
benedirle
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123. SOLJANKA
Bisogna fare appassire nell'olio caldo la cipolla tritata
finemente, poi aggiungere la passata di pomodoro e fare
cuocere per cinque minuti continuando a mescolare. Poi si
uniscono il pesce a pezzi, i cetrioli tagliati a cubetti, dopo
averli pelati, i pomodori a pezzi e il court-bouillon caldo e
si fa cuocere per una decina di minuti a fuoco lento. In
seguito si guarnisce con fettine sottilissime di limone e
con prezzemolo, tritato finemente. La zuppa si può
arricchire aggiungendo, qualche minuto prima di toglierla
dal fuoco, olive nere snocciolate, funghi sott'olio e
capperi.
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124. “DURAK”
Il gioco di solito si gioca
con un mazzo di 36 carte
(da 2 a 5 compreso i 2
jolly) ed è svolto tra 2 a 6
persone.
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125. IL DIRITTO DI FAMIGLIA IN UCRAINA
Articolo 3. La famiglia
1. La famiglia è il primo e fondamentale nucleo della società.
2. La famiglia è composta da persone che vivono insieme, che
condividono la stessa vita quotidiana, che hanno diritti e doveri
reciproci.
Sono da considerarsi famiglia i coniugi anche quando moglie e
marito non vivono insieme per motivi di studio, lavoro, trattamenti
sanitari, necessità di badare ai genitori e/o ai figli, oppure per
altre ragioni attendibili.
Il minore fa parte della famiglia dei suoi genitori anche quando
non vive insieme a loro.
3. Una persona sola ha gli stessi diritti di un membro di una
famiglia.
4. La famiglia si forma in base al matrimonio, alla consanguineità,
all’adozione e anche in base ad altre circostanze non previste
dalla legge ma che non si pongono in contrasto con i principi morali
della società.
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126. BIBLIOGRAFIA E FONTI
Un contributo importante è quello che ci ha fornito:
Progetto “Educare alla condivisione della cura”, IO E TE IN QUALCHE
PARTE DEL MONDO, classe IV M ISIS ROMERO DI ALBINO,
2007/2008
I siti internet da noi visitati sono:
www.dirittoestoria.it
www.commissioneadozioni.it
www.chiesa.espresso.repubblica.it
www.diritto.it
www.progettoalem.org/scoperteetiopia
www.gfbv.it/3dosier/africa/oromo
www.donnemondo.it
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129. UKRAINE
ROMANIA
ALBANIA
MOROCCO
INDIA
ETHIOPIA
SENEGAL
BOLIVIA
INDICE
130. CONTENT
OUR WORK
HERE IS MY FAMILY: interviews with our
foreign school-mates
COMPARISON BETWEEN DIFFERENT TRADITIONS:
in particular their families
BIBLYOGRAPHY AND SOURCES