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Liberi dall’amianto
I ritardi e l’urgenza del risanamento ambientale
di
Giorgio Zampetti
Responsabile scientifico di Legambiente
20 anni fa la legge 257/1992 metteva al bando l’amianto
Per le sue proprietà di resistenza al calore, isolamento acustico
l’amianto è stato largamente utilizzato.
L’Italia fino alla messa al bando è stato il secondo produttore
europeo con 3,7 milioni di tonnellate di materiale estratto, prodotto
e lavorato.
Ancora oggi però rimangono
ancora ingenti quantitativi sia
nei grandi siti produttivi in
cui le pericolose fibre si
estraevano e si lavoravano
che su tutto il territorio in cui
l’amianto è stato utilizzato
per i suoi molteplici usi.
L’urgenza degli interventi di bonifica è dettata
soprattutto da motivi legati alla salute dei cittadini
Le sue proprietà di minerale fibroso e sottile lo rendono molto pericoloso per la salute:
mesotelioma pleurico, tumore ai polmoni, tumore alla laringe e alle ovaie sono alcune delle
più gravi patologie causate dall’amianto.
Sono almeno 2mila all’anno le morti causate dall’esposizione all’amianto in Italia:
circa 900 per mesotelioma pleurico, altrettanti per il tumore ai polmoni, il resto per il
tumore alla laringe e alle ovaie.
(dati che derivano dal Registro nazionale mesoteliomi (ReNaM))(dati che derivano dal Registro nazionale mesoteliomi (ReNaM))
Numeri purtroppo destinati a crescere alla luce del lungo periodo di latenza della malattia
(fino a 40 anni), tanto che gli epidemiologi prevedono un aumento di alcune decine di
migliaia di casi nei prossimi anni.
L’esposizione in circa il 70% dei casi è stata professionale, ma sta
aumentando il numero di soggetti ammalati che non hanno svolto
alcuna delle attività considerate a rischio, un dato che testimonia come
purtroppo nel nostro Paese l’esposizione all’amianto sia a volte
“inconsapevole”
circa 75mila ettari, una
superficie grande quasi
quanto la provincia di Lodi:
I ritardi nelle bonifiche:
I SIN (siti di interesse
nazionale) dell’amianto
Fonte: dossier di Legambiente “Liberi dall’amianto”
è questa l’estensione totale
delle aree del nostro Paese
interessate dalla presenza
dell’amianto e inserite nel
Programma nazionale di
bonifica del Ministero
dell’ambiente
Piani Regionali Amianto
dopo 20 anni dalla messa al bando
La legge 257/92 prevedeva che entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore
tutte le Regioni si dotassero di un Piano Regionale Amianto.
La Regione Lazio ha approvato il piano regionale nel 1998 (DGR
10598/1998) ma ancora oggi mancano politiche e strumenti efficaci per la
soluzione del problema amianto su tutto il territorio
Molte sono le lacune e molti i ritardi, a partire dalla
mancanza di una capillare mappatura su tutto il territorio
Sommando le informazioni, ancora molto parziali, forniteci dalle Regioni nel
2010:
Ci sono almeno 50mila edifici pubblici e privati da bonificare.
Basandoci sui dati di 11 Regioni il conto totale dei metri quadrati di strutture in
cemento-amianto è pari a circa 100 milioni, a cui vanno aggiunti 600mila metri
cubi di amianto friabile, la forma più pericolosa per la salute umana.
Nel Lazio il censimento ha riguardato i soli edifici pubblici: al 2010 risultavano 1175
strutture (dati parziali basati su autonotifica).
Bonifica e risanamento:
i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai
piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle
strutture in cui è ancora presente.
Mancanza di impianti di smaltimento:
Regioni che hanno una discarica per RCA in esercizio sono:
Abruzzo (1), Basilicata (2) Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia
(1), Liguria (1), Piemonte (3), Puglia (1), Sardegna (2), Toscana (4),. ma(1), Liguria (1), Piemonte (3), Puglia (1), Sardegna (2), Toscana (4),. ma
in tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse.
Nel Lazio oggi non sono presenti impianti dedicati allo smaltimento
dell’amianto e dei MCA, e anche il piano del 1998 non ne prevedeva di
nuovi (fonte: Inail 2013).
Oggi, stando alle ultime stime del Ministero della
salute, il 72% dei rifiuti contenenti amianto viene
portato oltre i confini nazionali.
Alcune considerazioni sul problema dello smaltimento:
Lo smaltimento finale ha finora utilizzato esclusivamente discariche, per la maggior parte
discariche di rifiuti non specializzate.
Recentemente sono state avanzate proposte di realizzazione di metodi alternativi di
smaltimento, basati sul trattamento termico ad alte temperature, che trasforma le fibre
in cristalli rendendo innocuo l'amianto trattato, con possibilità di riutilizzo come materia
prima seconda: guardiamo con interesse a questi metodi alternativi: accanto all'indubbio
vantaggio costituito dalla eliminazione definitiva della fibra e dal mancato consumo di
territorio causato dalle discariche, questi impianti comportano potenziali impatti
ambientali che vanno attentamente verificati, derivati sia dall'alto consumo energetico,ambientali che vanno attentamente verificati, derivati sia dall'alto consumo energetico,
che dal carico (da verificare) di micropolveri e metalli, oltre che la reale capacità di
trattamento e l’efficacia ne l processo di inertizzazione della fibra.
D'altro canto, anche la proposta, più volta avanzata sul territorio nazionale, di realizzare
megadiscariche non ci convince, sia per l'imposizione autoritaria dei progetti con cui si è
fin qui proceduto, sia perchè preferiamo impianti locali di più modesta portata.
In questo campo occorre la massima trasparenza, la sola che consente reale
partecipazione del pubblico; senza riteniamo molto complicata, se non impossibile
la realizzazione di impianti di smaltimento e trattamento.
Le proposte di Legambiente
Per le Regioni attivarsi per adempiere a quanto richiesto dalla legge del 1992,
approvata 20 anni or sono, e in particolare:
- adoperarsi per una rapida approvazione e attuazione dei piani regionali
sull’amianto, individuando le criticità e facendo una capillare mappatura degli
edifici e dei manufatti interessati per stabilire le priorità di intervento;
- prevedere adeguate risorse economiche per co-finanziare la rimozione e la
bonifica delle strutture contaminate di proprietà dei Comuni e dei cittadini; a
partire dagli edifici pubblici e dalle situazioni più urgenti.
è importante ricordare come l’extra-incentivo per la sostituzione dell’Eternit con impianti
fotovoltaici aveva causato un forte incremento delle bonifiche, oggi fermo per lafotovoltaici aveva causato un forte incremento delle bonifiche, oggi fermo per la
rimozione di tale strumento e la mancanza di altre disposizioni altrettanto efficaci;
- pianificare la realizzazione di una imprescindibile impiantistica regionale
di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica in
prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema;
- svolgere un’adeguata attività di informazione, oggi assolutamente carente,
sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre killer. Un’azione che offra anche gli
strumenti su come ci si deve comportare quando si ha a che fare con strutture
contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro, e che informi sui rischi
per la salute.
L’azione di Legambiente non si ferma solo alle proposte:
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Giorgio Zampetti
g.zampetti@legambiente.it
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Zampetti 04.02.2015

  • 1. Liberi dall’amianto I ritardi e l’urgenza del risanamento ambientale di Giorgio Zampetti Responsabile scientifico di Legambiente
  • 2. 20 anni fa la legge 257/1992 metteva al bando l’amianto Per le sue proprietà di resistenza al calore, isolamento acustico l’amianto è stato largamente utilizzato. L’Italia fino alla messa al bando è stato il secondo produttore europeo con 3,7 milioni di tonnellate di materiale estratto, prodotto e lavorato. Ancora oggi però rimangono ancora ingenti quantitativi sia nei grandi siti produttivi in cui le pericolose fibre si estraevano e si lavoravano che su tutto il territorio in cui l’amianto è stato utilizzato per i suoi molteplici usi.
  • 3. L’urgenza degli interventi di bonifica è dettata soprattutto da motivi legati alla salute dei cittadini Le sue proprietà di minerale fibroso e sottile lo rendono molto pericoloso per la salute: mesotelioma pleurico, tumore ai polmoni, tumore alla laringe e alle ovaie sono alcune delle più gravi patologie causate dall’amianto. Sono almeno 2mila all’anno le morti causate dall’esposizione all’amianto in Italia: circa 900 per mesotelioma pleurico, altrettanti per il tumore ai polmoni, il resto per il tumore alla laringe e alle ovaie. (dati che derivano dal Registro nazionale mesoteliomi (ReNaM))(dati che derivano dal Registro nazionale mesoteliomi (ReNaM)) Numeri purtroppo destinati a crescere alla luce del lungo periodo di latenza della malattia (fino a 40 anni), tanto che gli epidemiologi prevedono un aumento di alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni. L’esposizione in circa il 70% dei casi è stata professionale, ma sta aumentando il numero di soggetti ammalati che non hanno svolto alcuna delle attività considerate a rischio, un dato che testimonia come purtroppo nel nostro Paese l’esposizione all’amianto sia a volte “inconsapevole”
  • 4. circa 75mila ettari, una superficie grande quasi quanto la provincia di Lodi: I ritardi nelle bonifiche: I SIN (siti di interesse nazionale) dell’amianto Fonte: dossier di Legambiente “Liberi dall’amianto” è questa l’estensione totale delle aree del nostro Paese interessate dalla presenza dell’amianto e inserite nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente
  • 5. Piani Regionali Amianto dopo 20 anni dalla messa al bando
  • 6. La legge 257/92 prevedeva che entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore tutte le Regioni si dotassero di un Piano Regionale Amianto. La Regione Lazio ha approvato il piano regionale nel 1998 (DGR 10598/1998) ma ancora oggi mancano politiche e strumenti efficaci per la soluzione del problema amianto su tutto il territorio Molte sono le lacune e molti i ritardi, a partire dalla mancanza di una capillare mappatura su tutto il territorio Sommando le informazioni, ancora molto parziali, forniteci dalle Regioni nel 2010: Ci sono almeno 50mila edifici pubblici e privati da bonificare. Basandoci sui dati di 11 Regioni il conto totale dei metri quadrati di strutture in cemento-amianto è pari a circa 100 milioni, a cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile, la forma più pericolosa per la salute umana. Nel Lazio il censimento ha riguardato i soli edifici pubblici: al 2010 risultavano 1175 strutture (dati parziali basati su autonotifica).
  • 7. Bonifica e risanamento: i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle strutture in cui è ancora presente. Mancanza di impianti di smaltimento: Regioni che hanno una discarica per RCA in esercizio sono: Abruzzo (1), Basilicata (2) Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1), Liguria (1), Piemonte (3), Puglia (1), Sardegna (2), Toscana (4),. ma(1), Liguria (1), Piemonte (3), Puglia (1), Sardegna (2), Toscana (4),. ma in tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse. Nel Lazio oggi non sono presenti impianti dedicati allo smaltimento dell’amianto e dei MCA, e anche il piano del 1998 non ne prevedeva di nuovi (fonte: Inail 2013). Oggi, stando alle ultime stime del Ministero della salute, il 72% dei rifiuti contenenti amianto viene portato oltre i confini nazionali.
  • 8. Alcune considerazioni sul problema dello smaltimento: Lo smaltimento finale ha finora utilizzato esclusivamente discariche, per la maggior parte discariche di rifiuti non specializzate. Recentemente sono state avanzate proposte di realizzazione di metodi alternativi di smaltimento, basati sul trattamento termico ad alte temperature, che trasforma le fibre in cristalli rendendo innocuo l'amianto trattato, con possibilità di riutilizzo come materia prima seconda: guardiamo con interesse a questi metodi alternativi: accanto all'indubbio vantaggio costituito dalla eliminazione definitiva della fibra e dal mancato consumo di territorio causato dalle discariche, questi impianti comportano potenziali impatti ambientali che vanno attentamente verificati, derivati sia dall'alto consumo energetico,ambientali che vanno attentamente verificati, derivati sia dall'alto consumo energetico, che dal carico (da verificare) di micropolveri e metalli, oltre che la reale capacità di trattamento e l’efficacia ne l processo di inertizzazione della fibra. D'altro canto, anche la proposta, più volta avanzata sul territorio nazionale, di realizzare megadiscariche non ci convince, sia per l'imposizione autoritaria dei progetti con cui si è fin qui proceduto, sia perchè preferiamo impianti locali di più modesta portata. In questo campo occorre la massima trasparenza, la sola che consente reale partecipazione del pubblico; senza riteniamo molto complicata, se non impossibile la realizzazione di impianti di smaltimento e trattamento.
  • 9. Le proposte di Legambiente
  • 10. Per le Regioni attivarsi per adempiere a quanto richiesto dalla legge del 1992, approvata 20 anni or sono, e in particolare: - adoperarsi per una rapida approvazione e attuazione dei piani regionali sull’amianto, individuando le criticità e facendo una capillare mappatura degli edifici e dei manufatti interessati per stabilire le priorità di intervento; - prevedere adeguate risorse economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture contaminate di proprietà dei Comuni e dei cittadini; a partire dagli edifici pubblici e dalle situazioni più urgenti. è importante ricordare come l’extra-incentivo per la sostituzione dell’Eternit con impianti fotovoltaici aveva causato un forte incremento delle bonifiche, oggi fermo per lafotovoltaici aveva causato un forte incremento delle bonifiche, oggi fermo per la rimozione di tale strumento e la mancanza di altre disposizioni altrettanto efficaci; - pianificare la realizzazione di una imprescindibile impiantistica regionale di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema; - svolgere un’adeguata attività di informazione, oggi assolutamente carente, sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre killer. Un’azione che offra anche gli strumenti su come ci si deve comportare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro, e che informi sui rischi per la salute.
  • 11. L’azione di Legambiente non si ferma solo alle proposte:
  • 12. GRAZIE PER L’ATTENZIONE Giorgio Zampetti g.zampetti@legambiente.it www.legambiente.it