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TORINO (H)A SENSO?

 Una passeggiata a Torino attraverso i
cinque sensi. Lasciatevi avvolgere dalle
sue forme, odori, paesaggi, melodie e
                sapori…
Sommario
                     (per non perdersi nel fascino della città)
• VISTA
      •    Punti panoramici (Basilica di Superga, Mole Antonelliana, Monte dei Cappuccini)
      •    Luoghi artistici (Castello del Valentino, Palazzo Carignano, Museo del Risorgimento
          Italiano, Museo Nazionale del Cinema)
• UDITO
      • Templi della musica (Teatro Regio, Auditorium Rai)
      • Band torinesi
      • Modi di dire
• TATTO
      • Palazzetti dello sport (Palavela, Stadio della Juventus)
      • Scrittori torinesi
      • Municipio (Palazzo di città)
• OLFATTO
      • I giardini (Valentino, Venaria Reale)
      • I vini
• GUSTO
      • Eventi golosi (Salone del Gusto, Salone del Vino, Cioccolatò)
      • Caffè storici (Fiorio, Baratti & Milano)
VISTA
                            La vista è l’organo principale attraverso cui
                            percepiamo la bellezza. Grazie agli occhi riusciamo a
                            catturare l’armonia e la proporzione delle forme,
                            l’emotività e il fascino dei colori.
                            Allora, dove rifarsi gli occhi a Torino?
Chi ama l’arte e la storia italiana non può certo perdersi le grandi opere presenti nei
musei torinesi.
Inoltre passeggiando per il centro verrete attratti dalla sinuosità dell’architettura
barocca, le sagome che riescono a trattenere l’infinito con una sola curvatura e
l’effetto chiaroscuro dei palazzi costruiti con il solo scopo di suscitare meraviglia (e
ce la fanno veramente!).
Invece per gli amanti della natura consigliamo vivamente di puntare in alto. Torino è
una città con molti piazzali panoramici, alcuni facilmente raggiungibili, come ad
esempio il Monte dei Cappuccini ed altri un po’ più lontani, ma vale la pena cogliere
con un solo sguardo tutto l’animo della città. Alzate lo sguardo al limite
dell’orizzonte, dove le montagne si confondono con il cielo e godetevi un abbraccio
caloroso da parte di una città pronta ad accogliervi.
I punti panoramici
• Per i più «comodi»
   Se non volete allontanarvi troppo dal centro ma volete cambiare punto di vista e
   sentirvi per un momento padroni della città, ci sono due luoghi principali adatti a voi:


                                          - La MOLE ANTONELLIANA, simbolo di
                                            Torino, palazzo che sovrasta la città e la
                                            osserva dall’alto quasi come per controllare
                                            che sia sempre tutto a posto. Una grande
                                            madre comune, pronta a consolare i cuori
                                            dei suoi figli e ad accogliere a braccia
                                            aperte gli stranieri che si presentano al suo
                                            cospetto.
                                               Se vi perdete non disperate, alzate lo
                                              sguardo e rivolgetevi a lei, così potrete
                                              facilmente ritrovare la strada e orientarvi
                                              secondo le sue coordinate.
LE ORIGINI… un po’ di storia
La costruzione della mole iniziò nel 1863 da Alessandro Antonelli
(da cui il nominativo «antonelliana»). Originariamente doveva
essere una sinagoga, ma per mancanza di fondi la comunità
ebraica dovette cedere il progetto al comune di Torino che la
terminò, dedicandola a Vittorio Emanuele II. Nel 1961, per il
centenario dell’unità di Italia, venne illuminata da piccole
fiammelle a gas, fu la prima costruzione di Torino a venire
illuminata con questo metodo!
I più esperti sapranno certamente della vita infelice della mole:
l’opera ha infatti sofferto a lungo di problemi strutturali,
accresciuti da alcune catastrofi naturali. Infatti durante la
costruzione ci furono prima un assestamento del terreno e
inseguito un terremoto che costrinsero a modificare il progetto.
Ma questo era solo l’inizio delle sventure, infatti la punta del
monumento venne colpita spesso da fulmini, che prima fecero
crollare la statua di un genio alato (di tre tonnellate !) e poi
distrussero la cuspide.
Chissà quali sventure si abbatteranno ancora contro la madre
dei torinesi?



           ALL’INTERNO DELLA MOLE È PRESENTE UN ASCENSORE PANORAMICO DI VETRO, CHE VI FARÀ
           APPREZZARE LA MAESTOSITÀ DELLA CUPOLA. ATTENZIONE A CHI SOFFRE DI VERTIGINI! UNA VOLTA
           ARRIVATI IN CIMA LO SPETTACOLO È GARANTITO, SOPRATTUTTO SE CAPITATE AL TRAMONTO,
           QUANDO LA CITTÀ VIENE INVASA DA UN’ATMOSFERA MAGICA E LE OMBRE DEI PALAZZI SI
           CONFONDONO IN UNA DANZA CHE FA SCIVOLARE VIA TUTTE LE PREOCCUPAZIONI DEL GIORNO.
- Il MONTE DEI CAPPUCCINI è la famosa chiesa a pianta ottagonale situata
al di là del Po su una collinetta. Classico posto per innamorati, facile da
raggiungere e lontano dalla frenesia della città. Alla fine della salita, breve
e ripida, si può vedere tutta Torino, circondata dalle montagne che
sembrano stringerla in un gesto d’affetto.
• Per i più «sportivi»
Se siete appassionati di natura e volete scoprire i suoi segreti lasciandovi cullare dalla
bellezza dei paesaggi, non potete mancare la Basilica di Superga.
Potete giungere lì con la curiosa «Dentera» partendo da Sassi, o facendo una graziosa
passeggiata nei boschi della collina torinese. Godetevi gli odori, i rumori e i colori di un
parco brulicante di vita e giungete infine alla sommità del colle, dove verrete accolti da
una costruzione imponente. La chiesa risale al 1717 e fu eretta dal celebre Filippo
Juvarra.




Godetevi il panorama. A differenza della Mole e del Monte dei Cappucini, potrete
avere una visuale più ampia sulla pianura torinese. Da quest’altezza non si distinguono
più i particolari ed è questa la magia: tutto sembra essere fermo nel tempo e nello
spazio. Assaporate questi attimi di immortalità!
Musei
UDITO
Passiamo all’udito. Ascoltare è fondamentale per qualsiasi essere
umano, comunicare con gli altri e sentirsi parte di una società.
Tra i cinque sensi l’udito è quello più facile da stuzzicare, allegri
motivetti per tenere la mente occupata, grandi opere di musica
classica per far ragionare e semplice ritmo strumentale per
ballare. Malinconia, euforia, sconforto e tenerezza, come fare a
definire con semplici parole tutto ciò che la musica può
esprimere?
Torino è una città che ama profondamente la musica e la ospita
volentieri, ma sembra esserne gelosa e per questo difficilmente
si sa dove andare se non si fa parte «del giro».
                      L’unico consiglio che possiamo
                      dare è: allungate le orecchie!
                                                                   10
• Se avete delle
                          orecchie raffinate non
                          potete certo mancare i
                          templi della musica
                          più importanti di
                          Torino, il Teatro Regio
                          e l’Auditorium Rai,
                          dove i suoni si creano
                          e si riproducono
                          secondo melodie che
                          non stancano mai,
                          capaci di trasmettere
                          ogni volta nuove
Gustav Klimt «Musica»     emozioni.

                                               11
IL TEATRO REGIO
Il grande teatro di Torino, centro della cultura cittadina e
piemontese, imperdibile! Situato in Piazza Castello si nasconde
sotto il porticato, sembra essere timido, una discrezione dovuta al
fatto che è circondato da palazzi molto più antichi e pregiati. Ma
anche lui ha goduto di grande fama in passato.
    Le origini del Teatro Regio risalgono al XVIII secolo, quando l’architetto Benedetto
    Alfieri decise di erigere un teatro di grande prestigio destinato a diventare un
    punto di riferimento internazionale. Negli anni a seguire il teatro venne spesso
    ritoccato, diventando così un particolare sovrapponimento di stili che variano dal
    neoclassico al barocco. Ma la magnifica sala che aveva ospitato Napoleone e i
    Savoia era destinata a sparire. Nel 1936 un violento incendio ridusse tutto in
    cenere. Nonostante i lavori affrettati il teatro tornerà a essere un centro culturale
    solo quarant’anni dopo.




                                       1936 - Il Teatro Regio prima e dopo l’incendio
                                                                                            12
Il teatro oggi.




Lasciatevi coccolare dalle sue linee curve, c’è chi dice assomigli al corpo di una
donna formosa. Se avete la fortuna di visitare gli interni, e magari assistere ad una
rappresentazione, alzate lo sguardo ai buffi lampadari e al soffitto. Spilli di luce
appuntiti che minacciano di cadere da un momento all’altro infilzando gli spettatori
come bamboline voodoo, ma non lasciatevi ingannare, è solo un effetto
straordinario dovuto all’abbinamento con il soffitto violaceo. Tra l’altro è molto
interessante la scelta di questo colore, odiato da tutti gli artisti, una provocazione
per tutti i superstiziosi!
                                                                                         13
L’AUDITORIUM RAI
A breve distanza dall’isolato che ospita il Teatro Regio, non può mancare nella lista dei
templi della musica l’Auditorium Rai. Un palazzo di discreta rilevanza artistica, ma
decisamente importante per la fama concertistica. Inizialmente chiamato Teatro
Vittorio, fu il centro della vita mondana della borghesia torinese. Chiudete gli occhi.
Immaginate di essere protagonisti della Torino del XIX secolo, vestiti con abiti
ottocenteschi e frequentatori dei caffè. Avete un appuntamento al Teatro Vittorio,
cosa vi aspettate? Ebbene non immaginatevi nulla di particolarmente teatrale, perché
il palazzo offriva corse equestri e manifestazioni atletiche.


                                                      Infatti solo alla fine dell’ottocento
                                                      verrà ospitata una prima stagione di
                                                      concerti, il successo fu enorme e il
                                                      teatro vittorio iniziò una carriera
                                                      prevalentemente concertistica. Torino
                                                      divenne la prima città italiana ad
                                                      organizzare regolari stagioni
                                                      sinfoniche tenute da un’ orchestra
                                                      stabile: stiamo parlando
                                                      dell’orchestra sinfonica Nazionale.




                                                                                            14
Adesso basta con i grandi templi della musica classica, passiamo a
    qualcosa di un po’ più giovanile. Torino ha dato vita a parecchie
    band che iniziando la carriera in questa città si sono poi ritrovate
    ad essere conosciute a livello europeo!

-   SUBSONICA
Tutto è iniziato nel ‘97, quando pubblicarono il loro primo
    album: musica nuova, rock e reggae accostato al nascente
    utilizzo dell’elettronica. Così si sono conquistati un palco ai
    «Murazzi» , sul lungo Po, nel fulcro della vita notturna
    torinese. Si sono fatti conoscere e apprezzare, fino a godere
    dell’appoggio di tutta Italia.

-   EIFFEL 65
I più conosciuti della dance internazionale, specializzati
     nell’elettronica e nella dance commerciale. Un trio
     piemontese che ha saputo viaggiare senza dimenticare le
     sue origini, infatti nella loro musica si percepisce il carattere
     di Torino, cittadina che non si lascia andare in fanatismi
     insensati, ma è capace di apprezzare la buona musica.


                                                                           15
GUSTO
Il gusto è tra i cinque sensi il più buffo. Non è considerato molto perché usato in
modo intermittente, ma appena viene stuzzicato dona sensazioni incredibili. É un
organo sensoriale essenziale per scoprire a fondo l'animo di una città. Infatti per
capire una società bisogna anche guardare alle abitudini alimentari, soprattutto per
le città italiane: una cultura fortemente fondata sulle prelibatezze culinarie.
Lasciatevi trascinare dai gusti torinesi e vedrete che riuscirete a comprendere
meglio i pensieri di chi vi circonda. Buon appetito!




                                                                                 16
Questo percorso gastronomico vi porterà alla scoperta
dei più celebri caffè di Torino, famosi non solo per le
loro leccornie, ma anche per essere stati da secoli i punti
di ritrovo della borghesia torinese. Sulle graziose
poltroncine di velluto sono stati dibattuti i più alti
discorsi del Risorgimento e ancora oggi sono organizzati
spesso incontri culturali, dove si parla dalla filosofia alla
politica, magari in compagnia di una tazza di tè fumante.
    I più ghiotti non potranno certo mancare gli eventi
    golosi della città. Infatti Torino ospita tre
    manifestazioni di importanza internazionale: il
    Salone del Gusto, il Salone del vino e Cioccolatò.
    Durante queste iniziative la città si trasforma, tutti
    girano per la città con borse piene di manicaretti e i
    portici vengono impregnati da profumi squisiti, non
    dimenticherete mai questa atmosfera.
Infine, per i più coraggiosi, proponiamo una ricetta
esclusiva piemontese: il Bicerin. Una gustosa bevanda
formata da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema
di latte.

                                                        17
Caffè
«Che si dice stamattina nei caffè?» Questa era la domanda
che Carlo Alberto di Savoia era solito fare per informarsi sulla
politica della giornata. Infatti molti dei caffè storici di Torino
sono stati testimoni degli intrighi che hanno portato poi
all’unità d’Italia. Molti personaggi illustri sono passati da
questi tavolini, dai politici che hanno guidato il Risorgimento
italiano, come Cavour e Massimo d’Azeglio, ai grandi scrittori
amati ancora oggi, come Cesare Pavese e Guido Gozzano.
Sedetevi su una poltroncina e godetevi l’atmosfera, vi
ritroverete protagonisti nel XIX secolo. La raffinatezza e
l’ordine di ogni singolo oggetto rende questi caffè perfetti per
la degustazione delle loro specialità.
A seguire avrete alcuni posti caldamente consigliati per
stuzzicare il palato.
                                                                 18
Caffè San Carlo
                                                          Inizialmente chiamato Caffè Piazza
                                                          d’Armi dal nome originale della piazza
                                                          sulla quale si affacciava, poi Caffè
                                                          Vassallo, entrò nella storia con il nome di
                                                          Caffè San Carlo
                                                          Situato nell’attuale piazza omonima,
                                                          venne inaugurato nel 1842, magnifiche
                                                          sale che devono la loro bellezza a cinque
                                                          lunghi anni di lavoro di decorazione.
                                                          Questo lo rende uno dei caffè più
                                                          affascinanti di tutta la città. I lavori di
                                                          abbellimento vennero iniziati nel 1837,
                                                          sotto la guida dell’architetto Leoni.
Guardate le pitture dorate del salone centrale e proseguite nella sala più piccola, qua
vedrete il vero tesoro del caffè: il cosiddetto «gabinetto cinese». Ricco di decori, specchi e
statue che coinvolgono gli avventori in un gioco di luci e forme. Alzate lo sguardo allo
spettacolare lampadario di cristallo realizzato con vetro di Murano e perdetevi nei suoi
mille luccichii.

                                                                                                19
Fiorio
«Di nobilitade emporio
chiuso alla plebe vile
 risplende il caffè Fiorio
 che in sua grandezza umile
 solo ornamenti apprezza
 del tempo di Noè:
 evviva la bellezza
 del nobile Caffè»
              (1845, anonimo)



                                         20
Fiorio
Un caffè diverso dagli altri, non solo per la sua origine antica, ma anche per la
sua inconsueta vivacità. Aperto nel 1780 e preso poi in gestione dai fratelli Fiorio
all’inizio dell’ottocento, vide nei suoi tavolini i più svariati clienti. Meta preferita
dagli aristocratici, diplomatici e intellettuali, chi voleva capire i movimenti politici
italiani negli anni in cui si faceva l’unità doveva recarsi al caffè Fiorio. Ma nel
1850, dopo un rinnovamento dei locali da parte di una schiera di giovani artisti,
la clientela passò ad essere più borghese e a comprendere anche esponenti dei
partiti politici opposti, donnette equivoche, preti, militari e facchini.
Questo scomodò in particolare l’ aristocrazia torinese. Cavour che era solito
rifocillarsi nel caffè di via Po, tutto d’un tratto lo abbandonò, considerandolo
troppo affollato e rumoroso, e come lui anche Rattazzi, Lamarmora, D’Azeglio e
molti altri esponenti della nobiltà. In questi anni Fiorio cambiò nome e divenne
Caffè della Confederazione, denominazione che rispecchiava meglio i
frequentatori. Il nome originale tornò, insieme all’aristocrazia alla fine del secolo
scorso.
    Quali cambiamenti sono avvenuti durante questi duecento anni di tradizione
    dietro al bancone? Quasi nessuno, perché sebbene il caffè sia stato testimone di
    svariati eventi, il tempo sembra essersi conservato nelle mura, nei divanetti e
    nelle grandi specchiere. Un vero salto nel tempo.                           21
Ristoranti
Meno tradizionali dei caffè, offrono comunque un’inebriante
varietà di cibi, con menù che variano dalla cucina piemontese a
piatti originali, tratti dall’ispirazione momentanea di chef capaci
di abbinare sapori differenti con incredibile professionalità. Non
esitate a lasciarvi trasportare da nuovi sapori.




                                                                22
Stratta
 Locale elegante, un po’ di nicchia, offre
piatti tipici della tradizione piemontese
e dolcetti come praline e gianduiotti
tutt’oggi molto rinomati. Inaugurato nel
1757 fu il ristorante preferito da Cavour,
che lo ingaggiò in occasione dei
ricevimenti al Ministero degli Esteri. Il
palazzo è un gioiello ottocentesco, che
conserva all’interno la mobilia originale.
Non lasciatevi sfuggire la splendida
facciata in legno, un portale che sembra
essere parte di un’altra Torino, quella
dove il re passeggiava vanitosamente
sotto i portici, godendosi la bellezza di
una città tutta sua.
                                         23
San Giors
   Ristorante storico, ma meno elegante di Stratta,
   ha stuzzicato i palati dei torinesi sin dal 1714 e
   accolto viandanti che si trovavano affamati
   all’ombra delle Porte Palatine. Purtroppo in
   occasione dei centocinquant’anni dall’unità
   d’Italia, ha abbandonato la sede storica per
   spostarsi in un locale vicino.
   È uno dei ristoranti torinesi che conserva una
   lista lunghissima di piatti rigorosamente di
   tradizione piemontese, il classico bollito, le
   acciughe al verde e il vitello tonnato sono solo
   degli esempi dei ricchi piatti che potrete trovare
   al San Giors. Le ricette, conservate con estrema
   avidità, sono semplici, ma attraverso i sapori
   antichi sono capaci di riportare ad un mondo
   popolare ormai estinto.

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EVENTI GOLOSI




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Il Salone del Gusto
Evento internazionale che ospita la miglior produzione
gastronomica artigianale. I produttori presenti sono stati
accuratamente selezionati da una giuria. Non
imbarazzatevi davanti all’offerta di qualche assaggino,
perché è questo lo spirito del Salone: presentare le
proprie specialità culinarie coinvolgendo attivamente il
consumatore. In questo evento si trova di tutto, sapori
antichi e nuovi, dolci e salati, provenienti da ogni parte
del mondo. Lasciatevi accompagnare dolcemente dai
profumi, dai sapori e dai personaggi caratteristici, che
non indugeranno certo a coinvolgervi in un’allegra
chiacchierata.
Ma non è solo questione di allietare i palati. Infatti
durante la manifestazione vengono organizzati convegni
che trattano temi di grande attualità, come l’agricoltura
sostenibile e la biodiversità gastronomica. Questo con
l’obiettivo di arrivare ad avere dei consumatori
responsabili, pronti ad avere uno sguardo critico sulle
tecniche di produzione.

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A partire dal 2012 il Salone del Gusto sarà pronto ad
accogliere contadini, allevatori e pescatori di tutti i
continenti, questo grazie alla fusione con Terra Madre,
una manifestazione simile più attenta alla gastronomia
internazionale. Così al Lingotto Fiere verrà organizzato, in
contemporanea, il congresso internazionale Slow Food,
con delegati provenienti da ogni angolo del mondo.




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Il Salone del Vino
       Un’esposizione simile al Salone del Gusto, ma
       molto più specifica, ospita infatti solo
       viticoltori. Un paradiso per gli intenditori, con
       oltre mille espositori che presentano una
       vasta scelta tra le migliori produzioni
       piemontesi, italiane e estere. Un salone
       dell’eleganza, dove accanto ai profumati
       calici, vengono esposte le nuove tecnologie,
       macchinari e attrezzature agricole
       specializzate nel settore.
       Il tutto accompagnato da conferenze,
       approfondimenti, presentazioni editoriali e
       premiazioni.
       Un’atmosfera coinvolgente, che gli
       appassionati non scorderanno, per le sue
       storie e i suoi luoghi, raccontati con
       entusiasmo da chi in quel mondo è stato
       coinvolto per generazioni.



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CioccolaTò
Questa tra tutte è sicuramente l’esposizione più amata, da adulti e bambini,
sono davvero pochi coloro che odiano il cioccolato. Ma come fa Torino ad aver
sviluppato una così alta arte cioccolatiera se nelle sue terre è impossibile
produrre fave di cacao?         Il merito di aver introdotto il cioccolato in Piemonte è del
                                   duca Emanuele Filiberto di Savoia. Ma ci vorrà un secolo
                                   per far apprezzare il cioccolato a tutti i torinesi. Infatti,
                                   inizialmente era un prodotto di lusso, che veniva
                                   consumato occasionalmente nelle corti aristocratiche. Solo
                                   a partire dal 1678, data di rilascio della prima licenza da
                                   cioccolataio, diventa un prodotto di consumo collettivo,
                                   giungendo poi nel settecento ad essere il prodotto
                                   maggiormente apprezzato nei caffè. Attorno al cioccolato
                                   si crea così una tradizione fatta di incontri, riti e galanteria,
                                   specchio di una società amante del «savoir vivre». Nel
                                   1800 il cioccolato si diffonde ulteriormente, prendendo le
                                   più svariate forme e consistenze.
                                   Nasce così il Bicerin, tipica bevanda fatta da un misto di
                                   caffè e cioccolata. Ma non solo, in questo secolo verrà
                                   ideato anche il primo Gianduiotto, cioccolatino tutt’ora
                                   amato dai torinesi, diventato ormai simbolo di una città
                                   amante del cacao.
                                                                                                   29
CioccolaTò è una fiera che ha come obiettivo
quello di creare occasioni di incontro tra
produttori e consumatori, offrendo assaggi e lo
spettacolo della lavorazione in diretta del
cioccolato. Un’occasione imperdibile che stupisce
gli avventori con la sua originalità. Banchetti dei
produttori tra le vie del centro, che impregnano i
muri dei palazzi storici di odori amati dai torinesi,
riportando la città ai tempi delle cioccolate nei
caffè.
Un’iniziativa a livello internazionale, da qui infatti
l’Academy of Chocolate di Londra selezionerà i
migliori cioccolati italiani.
Nel 2012, alla nona edizione, l’evento si terrà dal
2 all’11 marzo, con il motto «O ci vai o ci sei».
Non mancate!


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IL BICERIN
Il Bicerin, che in piemontese significa bicchierino, è una bevanda calda e analcolica tipica di
Torino fatta di una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte.
Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente.
Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e
cioccolato), ’n pòc ’d tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È
stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre ed è questa la
ricetta che vi consigliamo.


                                                       La Ricetta
                                                       1/3 di cioccolato caldo,
                                                       1/3 caffè caldo zuccherato,
                                                       1/3 crema di latte montata

                                                  Versare il caffè zuccherato in un bicchiere,
                                                  meglio se a calice in vetro spesso.
                                                  Aggiungere la cioccolata calda e
                                                  completare con la crema di latte montata.



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Olfatto
Si dice che l’olfatto sia il senso più antico, anche se poco
considerato ai giorni nostri. Con il naso si possono
riscoprire ricordi lontani, che si pensavano dimenticati
per sempre, è il senso per eccellenza capace di solleticare
l’inconscio. I profumi di Torino sono svariati, in particolare
ci soffermeremo sulle caratteristiche di alcuni vini della
zona, molto rinomati in tutto il mondo, ma non
dimentichiamo certamente le essenze più delicate della
città, quelle date dai fiori freschi e dalle erbe aromatiche.
Così vi accompagneremo alla scoperta dei giardini di
Torino, germoglianti di nuove emozioni, capaci di
commuovere e rilassare chiunque decida di fare una
passeggiata nei loro sentieri.

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I GIARDINI
Torino è molto attenta alle aree verdi. Per questo è ricca di parchi e viali
alberati, che oltre a colorare la città la rendono anche più pulita. Un
paradiso per gli amanti della natura: orti medievali, giardini reali, antiche
riserve di caccia. Lasciatevi cullare dai profumi e dalle essenze di questa
terra e ascoltate le storie che ha da raccontarvi.
Nel percorso prenderemo in considerazione:

                        -    Il giardino medievale di Palazzo Madama

                        -    Il parco La Mandria e i giardini della Reggia di
                             Venaria

                        -    L’orto botanico

                        -    Il Parco del Valentino

                        -    Parco della Maddalena


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Il giardino medievale
         Se siete curiosi e vi trovate in Piazza Castello,
         avrete sicuramente già notato il grazioso
         giardino situato nel fossato di Palazzo Madama.
         Dalla piazza si può infatti avere una visuale su
         tutto l’orto medievale, con le aiuole di erbe
         medicinali, il roseto del principe e un giovane
         frutteto. Il giardino è esito di un’accurata ricerca
         che ha permesso di riprodurre fedelmente
         l’antico orto quattrocentesco voluto da Ludovico
         il Principe d’Acaia, signore di Torino e del
         Piemonte. Era parte essenziale della vita del
         castello, un luogo per la meditazione, la lettura
         e la conversazione, ma non solo. Qui venivano
         coltivate le piante destinate al sostentamento
         degli abitanti della fortezza. Un elemento che
         spinge inesorabilmente a una riflessione sul
         presente, in questo secolo dove le merci
         commestibili viaggiano più dell’uomo e la
         biodiversità è sottovalutata, forse dovremmo
         rimettere in discussione il nostro concetto di
         sviluppo?


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La Mandria
Il parco, nato nel XVI secolo, è stato una riserva di
caccia per la corte sabauda fino alla fine
dell’ottocento, quando la riserva passò di proprietà
ai Marchesi Medici del Vascello. Dopo svariate
opere di bonifica, il parco prese l’aspetto attuale,
ma a questo punto era diventato troppo
impegnativo supportarlo economicamente e
iniziarono i primi frazionamenti. La Fiat ne ricava
così una pista di collaudo per automobili, altri ettari
furono destinati ad un campo da golf e un
appezzamento venne addirittura ceduto alla
costruzione del complesso residenziale «I Roveri».
Fortunatamente nel 1976 la Regione Piemonte
ottiene i restanti terreni e due anni dopo istituisce
il parco regionale La Mandria.
Un luogo di incredibile biodiversità a pochi passi da
Torino: rapaci di ogni genere, ungulati, insetti,
anfibi e una vasta gamma di alberi ad alto fusto. È il
parco per passare i caldi pomeriggi estivi, per
passeggiare e andare in bicicletta, sembra essere
una distesa infinita di prati e boschi con sentieri
nascosti che meravigliano i passanti con i loro
colori, la musicalità, le forme e i profumi
avvolgenti.
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I giardini della Reggia di Venaria
Passeggiando per La Mandria, si possono vedere al di là di una cinta i magnifici
giardini della Reggia di Venaria. Sono stati aperti al pubblico da pochi anni, dopo
un lungo periodo di restauri che hanno saputo riportare i paesaggi originari a
tutta la loro sontuosità. Soprattutto durante la stagione calda la varietà di
fioriture si svela un’esplosione di colori e profumi, indimenticabili!
Un luogo dove passare giornate intere e perdersi nell’infinità dei suoi spazi, fatti
di lunghe distese di siepi fiorite, fontane sfavillanti e viali illimitati.


                                                      Giocare con le prospettive
                                                     e la profondità, per poi
                                                     vedere oltre le montagne
                                                     nient’altro che il proprio
                                                     stesso essere e sentirsi
                                                     per un attimo sia padroni
                                                     che frammenti di un
                                                     mondo molto più grande.

                                                                                36
L’Orto Botanico
       Gli orti botanici sono musei viventi, per
       la divulgazione scientifica e il confronto.
       Inaugurato nel 1729 da Vittorio Amedeo
       II, fin dall’inizio l’Orto era destinato
       all’insegnamento di materie botaniche,
       in particolare per le piante medicinali.
       Così Torino divenne una delle città
       italiane preferite dagli studiosi di tutta
       Europa.
       La storia delle piante studiate nell'Orto
       si ritrova non solo nelle opere
       pubblicate dai botanici torinesi, ma
       anche nei volumi dell‘«Iconographia
       Taurinensis», un insieme di tavole ad
       acquerello illustrate da quattro artisti
       che si sono susseguiti per 140 anni.
       Un’opera unica nel suo genere. L’Orto è
       aperto al pubblico solo da Aprile a
       Settembre, mentre è utilizzato tutto
       l’anno dall’Università di Torino nel
       campo della ricerca.

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Parco del Valentino
       Il parco del Valentino è il più famoso e
       antico parco pubblico della città. Situato
       vicino al centro, sulla sponda del Po,
       presenta una interessante avifauna che vi
       solleticherà l’udito mentre passeggiate,
       fate sport o vi riposate nei suoi prati. I
       primi segni del parco risalgono al
       seicento, anche se non a scopo pubblico.
       Solo nel 1863, grazie all’ architetto
       francese      Barillet-Deschamps,     viene
       realizzato il verde pubblico. Il curioso
       borgo «medievale» che sorge nel parco
       risale in realtà all'Esposizione Generale
       Italiana del 1884: una ricostruzione
       completa dello stile architettonico
       piemontese e valdostano del medioevo.
       Godetevi un attimo di pace fuori dal
       traffico cittadino e, guardando lo scorrere
       del Po, lasciate scorrere liberi i vostri
       pensieri.
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Parco della Maddalena
Anche noto come Parco della Rimembranza, è un giardino pubblico della collina
di Torino che si snoda in una serie di sentieri minori che portano alla vetta: il
Colle della Maddalena, punto più alto della città con i suoi 720 metri di quota.
Salendo vi accorgerete che ogni albero ha una targhetta con il nome di un
torinese caduto durante la Grande Guerra. Questo crea un’atmosfera
particolare, dove convivono la vita e la morte, grazie alla natura che con la sua
esuberante vivacità avvolge le fotografie in bianco e nero dei giovani scomparsi.

All’arrivo vi accoglierà un ampio
piazzale panoramico, con al centro
il Faro della Vittoria, alta statua
bronzea       commissionata      da
Giovanni Agnelli, che decise di
donarlo       alla     città    per
commemorare la vittoria dell’Italia
nella Prima Guerra Mondiale. Da
qui si può godere di un panorama
mozzafiato su tutta Torino e l’arco
alpino, in particolare nei giorni
ventosi.

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I VINI
La zona del torinese e in generale tutto il Piemonte godono di fama mondiale nella
produzione di vini di alta qualità. Una tradizione nata secoli fa ai confini della città, tra
vendemmie e feste popolari, uniche occasioni di incontro e divertimento in una civiltà
prevalentemente contadina. Sentite nei calici profumati la storia e la cultura di questa
popolazione, assaporate lentamente e ogni sorso vi suggerirà qualche nuova emozione.
Tra i vini più famosi della zona ci sono:
-   Il Barolo, prodotto nella zona del cuneese, è il vino dei
    nobili, considerato pregiatissimo dalle corti europee del XIX
    secolo;
-   Il Barbaresco, prodotto nei comuni della zona di Alba, è
    ottimo con carne rossa e selvaggina;
-   Il Barbera, è il vino più amato dai piemontesi, che gli
    attribuiscono anche facoltà medicinali, ottimo durante i
    pasti;
-   Il Grignolino, prodotto sulle colline astigiane, di un color
    rosso rubino, si accompagna bene con tutto;
-   Il Moscato, prodotto in provincia di Asti, uno dei pochi vini
    bianchi della zona, profumo intenso, perfetto con i dessert.
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Tatto
   Organo sensoriale diretto, con il tatto non si possono certo lasciare
   ambiguità. Le mani sono tra le prime parti del corpo che
   impariamo ad usare, attraverso queste percepiamo le forme, il
   calore, la consistenza degli oggetti che ci circondano, ma non solo.
   Con le mani possiamo creare e distruggere, menare e accarezzare.
   Una lama a doppio taglio, che fin da piccoli ci affascina,
   ricordandoci di continuo la nostra diversità dal mondo animale.

Imparate a sfiorare Torino con le vostre
dita, a percepire i suoi profili caratteristici e non dimenticherete i
suoi lineamenti, morbidi e dolci, aggrovigliati secondo complessi
schemi geometrici.
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Dove sono le mani di Torino?
Senza dubbio al municipio,
Palazzo di Città, dove le istituzioni
si impegnano per realizzare
concretamente una città attiva e
accogliente, in continua
evoluzione. Il luogo in cui le
manifestazioni prendono forma,
fino ad arrivare ad essere
presentate ai cittadini.
E i piedi? Gli appassionati di
sport non potranno mancare i
palazzetti dello sport, veri templi
dell’agonismo, molti dei quali
ristrutturati in occasione dei giochi
olimpici invernali del 2006 da
architetti di fama mondiale.
                                        42
le MANI:               Palazzo di Città
Il Palazzo di città è la sede del municipio di Torino. Posto nel cuore del centro, ha una
storia antica e piena di aneddoti. Alcuni studi recenti fanno risalire le fondamenta
all’epoca romana, una storia iniziata secoli fa. Secondo le ricerche il sito ospitò a lungo
il foro, centro dell’attività politica, economica e sociale della città. In seguito, con
l’arrivo del medioevo, l’attività politica venne abbandonata e la piazza ebbe una
vocazione prevalentemente commerciale. Così venne scavata una cisterna per
raccogliere l’acqua piovana e costruito un arco di mattoni, che la divideva in due. Una
parte, la cosiddetta Piazza delle Erbe, era dedicata alla vendita degli ortaggi, mentre
l’altra, chiamata Piazza del Grano era riservata al commercio del pane e delle granaglie.




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Il mercato restò a lungo, finché nel 1756
iniziò l’opera di restauro, che abbellì la
piazza con un elegante porticato e il
monumento ad Amedeo VII di Savoia, il
Conte Verde. Fu per lo stato sabaudo un
eroe, capace di amministrare con saggezza
e giustizia. Era conosciuto con questo
nomignolo perché nei tornei era solito
indossare armi e vessilli di colore verde.
Nei secoli su di lui fiorirono molte leggende
che lo vedevano come fondatore di un
ordine cavalleresco.
Infine nel XVII secolo nella piazza più antica
di Torino venne costruito il palazzo
municipale dall’architetto Lanfranchi, un
uomo amante dell’ordine e della disciplina,
che ha reso il municipio un palazzo
rigorosamente geometrico. Con una scala
che porta al loggiato, un salone principale
e una balconata sorretta da colonne.
Soffermatevi sulla particolare posizione del
terrazzo, sembra aprirsi con passione alla
città per accogliere a braccia aperte le
richieste dei suoi cittadini.
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i PIEDI:              Lo Stadio Olimpico
Da sempre gli esseri umani sono affascinati dalla competizione, fin dall’antica Grecia
si organizzano giochi e gare, per il puro gusto del divertimento. Ogni città possiede
almeno un tempio dello sport, e a Torino il luogo per eccellenza è lo Stadio Olimpico.
Una tappa obbligatoria per gli amanti del calcio, ha ospitato fino al 2011 le partite
della Juventus e del Toro. Un’opera nata nel 1933 in occasione dell’inizio dei
Littoriali, manifestazioni sportive universitarie volute dal fascismo. Inizialmente non
ospitava partite di calcio, era un campo di atletica, solo dal 2006 divenne la sede
delle due squadre torinesi, anno in cui venne restaurato per le olimpiadi. Lo Stadio
Olimpico è stata la prima struttura a rispettare rigorosamente la legge Pisanu, per la
sicurezza negli stadi. Se avete la fortuna di entrare, ammirate l’imponenza della
struttura, sembra essere sospesa nel tempo e nello spazio, una sorta di portale verso
un altro mondo fatto di appassionanti competizioni, impegno e sogni avverati.




                      Anni ‘30                                     Oggi               45
Il Palavela
Palazzo incredibile per la sua originalità, chiunque provi ad osservare le sue forme
resterà sbalordito dalla fluidità e dalla complessità dei diversi volumi che lo
compongono. A seconda del punto di vista varia, una struttura in continuo
movimento che sembra riflettere più l’anima dell’osservatore che una solida
struttura architettonica.
Il suo fascino è nato in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, a opera
degli architetti Annibale e Giorgio Rigotti, che costruirono una grande volta di
cemento armato chiusa verticalmente da grandi vetrate.
Per ospitare una pista di pattinaggio durante le olimpiadi, venne ristrutturato,
cambiando aspetto parecchie volte davanti ai torinesi, che seguirono la metamorfosi
con entusiasmo, in particolare quando, tolto tutto l’interno, il Palavela era diventato
un’unica leggera volta di cemento, bellissima ma poco funzionale. Quando i lavori
terminarono, il palazzo si presentò come lo vediamo noi oggi. All’interno c’è una
piastra polivalente, in inverno aperta ai pattinatori.




                                                                                      46
Progetto di Storia dell’Arte della classe IV del liceo
    Altiero Spinelli di Torino (prof. P. Bormida e J.Holmes)
    a cura di:



                                       GUSTO: Chiara Di Maria
                                 TATTO: José Santoro
                          VISTA: Pauline Diakhaté
              UDITO/OLFATTO: Caterina Accotto




Coordinamento e grafica: Caterina Accotto                                        47
                                                       Fonte delle Immagini: internet

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Torino (h)a senso

  • 1. TORINO (H)A SENSO? Una passeggiata a Torino attraverso i cinque sensi. Lasciatevi avvolgere dalle sue forme, odori, paesaggi, melodie e sapori…
  • 2.
  • 3. Sommario (per non perdersi nel fascino della città) • VISTA • Punti panoramici (Basilica di Superga, Mole Antonelliana, Monte dei Cappuccini) • Luoghi artistici (Castello del Valentino, Palazzo Carignano, Museo del Risorgimento Italiano, Museo Nazionale del Cinema) • UDITO • Templi della musica (Teatro Regio, Auditorium Rai) • Band torinesi • Modi di dire • TATTO • Palazzetti dello sport (Palavela, Stadio della Juventus) • Scrittori torinesi • Municipio (Palazzo di città) • OLFATTO • I giardini (Valentino, Venaria Reale) • I vini • GUSTO • Eventi golosi (Salone del Gusto, Salone del Vino, Cioccolatò) • Caffè storici (Fiorio, Baratti & Milano)
  • 4. VISTA La vista è l’organo principale attraverso cui percepiamo la bellezza. Grazie agli occhi riusciamo a catturare l’armonia e la proporzione delle forme, l’emotività e il fascino dei colori. Allora, dove rifarsi gli occhi a Torino? Chi ama l’arte e la storia italiana non può certo perdersi le grandi opere presenti nei musei torinesi. Inoltre passeggiando per il centro verrete attratti dalla sinuosità dell’architettura barocca, le sagome che riescono a trattenere l’infinito con una sola curvatura e l’effetto chiaroscuro dei palazzi costruiti con il solo scopo di suscitare meraviglia (e ce la fanno veramente!). Invece per gli amanti della natura consigliamo vivamente di puntare in alto. Torino è una città con molti piazzali panoramici, alcuni facilmente raggiungibili, come ad esempio il Monte dei Cappuccini ed altri un po’ più lontani, ma vale la pena cogliere con un solo sguardo tutto l’animo della città. Alzate lo sguardo al limite dell’orizzonte, dove le montagne si confondono con il cielo e godetevi un abbraccio caloroso da parte di una città pronta ad accogliervi.
  • 5. I punti panoramici • Per i più «comodi» Se non volete allontanarvi troppo dal centro ma volete cambiare punto di vista e sentirvi per un momento padroni della città, ci sono due luoghi principali adatti a voi: - La MOLE ANTONELLIANA, simbolo di Torino, palazzo che sovrasta la città e la osserva dall’alto quasi come per controllare che sia sempre tutto a posto. Una grande madre comune, pronta a consolare i cuori dei suoi figli e ad accogliere a braccia aperte gli stranieri che si presentano al suo cospetto. Se vi perdete non disperate, alzate lo sguardo e rivolgetevi a lei, così potrete facilmente ritrovare la strada e orientarvi secondo le sue coordinate.
  • 6. LE ORIGINI… un po’ di storia La costruzione della mole iniziò nel 1863 da Alessandro Antonelli (da cui il nominativo «antonelliana»). Originariamente doveva essere una sinagoga, ma per mancanza di fondi la comunità ebraica dovette cedere il progetto al comune di Torino che la terminò, dedicandola a Vittorio Emanuele II. Nel 1961, per il centenario dell’unità di Italia, venne illuminata da piccole fiammelle a gas, fu la prima costruzione di Torino a venire illuminata con questo metodo! I più esperti sapranno certamente della vita infelice della mole: l’opera ha infatti sofferto a lungo di problemi strutturali, accresciuti da alcune catastrofi naturali. Infatti durante la costruzione ci furono prima un assestamento del terreno e inseguito un terremoto che costrinsero a modificare il progetto. Ma questo era solo l’inizio delle sventure, infatti la punta del monumento venne colpita spesso da fulmini, che prima fecero crollare la statua di un genio alato (di tre tonnellate !) e poi distrussero la cuspide. Chissà quali sventure si abbatteranno ancora contro la madre dei torinesi? ALL’INTERNO DELLA MOLE È PRESENTE UN ASCENSORE PANORAMICO DI VETRO, CHE VI FARÀ APPREZZARE LA MAESTOSITÀ DELLA CUPOLA. ATTENZIONE A CHI SOFFRE DI VERTIGINI! UNA VOLTA ARRIVATI IN CIMA LO SPETTACOLO È GARANTITO, SOPRATTUTTO SE CAPITATE AL TRAMONTO, QUANDO LA CITTÀ VIENE INVASA DA UN’ATMOSFERA MAGICA E LE OMBRE DEI PALAZZI SI CONFONDONO IN UNA DANZA CHE FA SCIVOLARE VIA TUTTE LE PREOCCUPAZIONI DEL GIORNO.
  • 7. - Il MONTE DEI CAPPUCCINI è la famosa chiesa a pianta ottagonale situata al di là del Po su una collinetta. Classico posto per innamorati, facile da raggiungere e lontano dalla frenesia della città. Alla fine della salita, breve e ripida, si può vedere tutta Torino, circondata dalle montagne che sembrano stringerla in un gesto d’affetto.
  • 8. • Per i più «sportivi» Se siete appassionati di natura e volete scoprire i suoi segreti lasciandovi cullare dalla bellezza dei paesaggi, non potete mancare la Basilica di Superga. Potete giungere lì con la curiosa «Dentera» partendo da Sassi, o facendo una graziosa passeggiata nei boschi della collina torinese. Godetevi gli odori, i rumori e i colori di un parco brulicante di vita e giungete infine alla sommità del colle, dove verrete accolti da una costruzione imponente. La chiesa risale al 1717 e fu eretta dal celebre Filippo Juvarra. Godetevi il panorama. A differenza della Mole e del Monte dei Cappucini, potrete avere una visuale più ampia sulla pianura torinese. Da quest’altezza non si distinguono più i particolari ed è questa la magia: tutto sembra essere fermo nel tempo e nello spazio. Assaporate questi attimi di immortalità!
  • 10. UDITO Passiamo all’udito. Ascoltare è fondamentale per qualsiasi essere umano, comunicare con gli altri e sentirsi parte di una società. Tra i cinque sensi l’udito è quello più facile da stuzzicare, allegri motivetti per tenere la mente occupata, grandi opere di musica classica per far ragionare e semplice ritmo strumentale per ballare. Malinconia, euforia, sconforto e tenerezza, come fare a definire con semplici parole tutto ciò che la musica può esprimere? Torino è una città che ama profondamente la musica e la ospita volentieri, ma sembra esserne gelosa e per questo difficilmente si sa dove andare se non si fa parte «del giro». L’unico consiglio che possiamo dare è: allungate le orecchie! 10
  • 11. • Se avete delle orecchie raffinate non potete certo mancare i templi della musica più importanti di Torino, il Teatro Regio e l’Auditorium Rai, dove i suoni si creano e si riproducono secondo melodie che non stancano mai, capaci di trasmettere ogni volta nuove Gustav Klimt «Musica» emozioni. 11
  • 12. IL TEATRO REGIO Il grande teatro di Torino, centro della cultura cittadina e piemontese, imperdibile! Situato in Piazza Castello si nasconde sotto il porticato, sembra essere timido, una discrezione dovuta al fatto che è circondato da palazzi molto più antichi e pregiati. Ma anche lui ha goduto di grande fama in passato. Le origini del Teatro Regio risalgono al XVIII secolo, quando l’architetto Benedetto Alfieri decise di erigere un teatro di grande prestigio destinato a diventare un punto di riferimento internazionale. Negli anni a seguire il teatro venne spesso ritoccato, diventando così un particolare sovrapponimento di stili che variano dal neoclassico al barocco. Ma la magnifica sala che aveva ospitato Napoleone e i Savoia era destinata a sparire. Nel 1936 un violento incendio ridusse tutto in cenere. Nonostante i lavori affrettati il teatro tornerà a essere un centro culturale solo quarant’anni dopo. 1936 - Il Teatro Regio prima e dopo l’incendio 12
  • 13. Il teatro oggi. Lasciatevi coccolare dalle sue linee curve, c’è chi dice assomigli al corpo di una donna formosa. Se avete la fortuna di visitare gli interni, e magari assistere ad una rappresentazione, alzate lo sguardo ai buffi lampadari e al soffitto. Spilli di luce appuntiti che minacciano di cadere da un momento all’altro infilzando gli spettatori come bamboline voodoo, ma non lasciatevi ingannare, è solo un effetto straordinario dovuto all’abbinamento con il soffitto violaceo. Tra l’altro è molto interessante la scelta di questo colore, odiato da tutti gli artisti, una provocazione per tutti i superstiziosi! 13
  • 14. L’AUDITORIUM RAI A breve distanza dall’isolato che ospita il Teatro Regio, non può mancare nella lista dei templi della musica l’Auditorium Rai. Un palazzo di discreta rilevanza artistica, ma decisamente importante per la fama concertistica. Inizialmente chiamato Teatro Vittorio, fu il centro della vita mondana della borghesia torinese. Chiudete gli occhi. Immaginate di essere protagonisti della Torino del XIX secolo, vestiti con abiti ottocenteschi e frequentatori dei caffè. Avete un appuntamento al Teatro Vittorio, cosa vi aspettate? Ebbene non immaginatevi nulla di particolarmente teatrale, perché il palazzo offriva corse equestri e manifestazioni atletiche. Infatti solo alla fine dell’ottocento verrà ospitata una prima stagione di concerti, il successo fu enorme e il teatro vittorio iniziò una carriera prevalentemente concertistica. Torino divenne la prima città italiana ad organizzare regolari stagioni sinfoniche tenute da un’ orchestra stabile: stiamo parlando dell’orchestra sinfonica Nazionale. 14
  • 15. Adesso basta con i grandi templi della musica classica, passiamo a qualcosa di un po’ più giovanile. Torino ha dato vita a parecchie band che iniziando la carriera in questa città si sono poi ritrovate ad essere conosciute a livello europeo! - SUBSONICA Tutto è iniziato nel ‘97, quando pubblicarono il loro primo album: musica nuova, rock e reggae accostato al nascente utilizzo dell’elettronica. Così si sono conquistati un palco ai «Murazzi» , sul lungo Po, nel fulcro della vita notturna torinese. Si sono fatti conoscere e apprezzare, fino a godere dell’appoggio di tutta Italia. - EIFFEL 65 I più conosciuti della dance internazionale, specializzati nell’elettronica e nella dance commerciale. Un trio piemontese che ha saputo viaggiare senza dimenticare le sue origini, infatti nella loro musica si percepisce il carattere di Torino, cittadina che non si lascia andare in fanatismi insensati, ma è capace di apprezzare la buona musica. 15
  • 16. GUSTO Il gusto è tra i cinque sensi il più buffo. Non è considerato molto perché usato in modo intermittente, ma appena viene stuzzicato dona sensazioni incredibili. É un organo sensoriale essenziale per scoprire a fondo l'animo di una città. Infatti per capire una società bisogna anche guardare alle abitudini alimentari, soprattutto per le città italiane: una cultura fortemente fondata sulle prelibatezze culinarie. Lasciatevi trascinare dai gusti torinesi e vedrete che riuscirete a comprendere meglio i pensieri di chi vi circonda. Buon appetito! 16
  • 17. Questo percorso gastronomico vi porterà alla scoperta dei più celebri caffè di Torino, famosi non solo per le loro leccornie, ma anche per essere stati da secoli i punti di ritrovo della borghesia torinese. Sulle graziose poltroncine di velluto sono stati dibattuti i più alti discorsi del Risorgimento e ancora oggi sono organizzati spesso incontri culturali, dove si parla dalla filosofia alla politica, magari in compagnia di una tazza di tè fumante. I più ghiotti non potranno certo mancare gli eventi golosi della città. Infatti Torino ospita tre manifestazioni di importanza internazionale: il Salone del Gusto, il Salone del vino e Cioccolatò. Durante queste iniziative la città si trasforma, tutti girano per la città con borse piene di manicaretti e i portici vengono impregnati da profumi squisiti, non dimenticherete mai questa atmosfera. Infine, per i più coraggiosi, proponiamo una ricetta esclusiva piemontese: il Bicerin. Una gustosa bevanda formata da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte. 17
  • 18. Caffè «Che si dice stamattina nei caffè?» Questa era la domanda che Carlo Alberto di Savoia era solito fare per informarsi sulla politica della giornata. Infatti molti dei caffè storici di Torino sono stati testimoni degli intrighi che hanno portato poi all’unità d’Italia. Molti personaggi illustri sono passati da questi tavolini, dai politici che hanno guidato il Risorgimento italiano, come Cavour e Massimo d’Azeglio, ai grandi scrittori amati ancora oggi, come Cesare Pavese e Guido Gozzano. Sedetevi su una poltroncina e godetevi l’atmosfera, vi ritroverete protagonisti nel XIX secolo. La raffinatezza e l’ordine di ogni singolo oggetto rende questi caffè perfetti per la degustazione delle loro specialità. A seguire avrete alcuni posti caldamente consigliati per stuzzicare il palato. 18
  • 19. Caffè San Carlo Inizialmente chiamato Caffè Piazza d’Armi dal nome originale della piazza sulla quale si affacciava, poi Caffè Vassallo, entrò nella storia con il nome di Caffè San Carlo Situato nell’attuale piazza omonima, venne inaugurato nel 1842, magnifiche sale che devono la loro bellezza a cinque lunghi anni di lavoro di decorazione. Questo lo rende uno dei caffè più affascinanti di tutta la città. I lavori di abbellimento vennero iniziati nel 1837, sotto la guida dell’architetto Leoni. Guardate le pitture dorate del salone centrale e proseguite nella sala più piccola, qua vedrete il vero tesoro del caffè: il cosiddetto «gabinetto cinese». Ricco di decori, specchi e statue che coinvolgono gli avventori in un gioco di luci e forme. Alzate lo sguardo allo spettacolare lampadario di cristallo realizzato con vetro di Murano e perdetevi nei suoi mille luccichii. 19
  • 20. Fiorio «Di nobilitade emporio chiuso alla plebe vile risplende il caffè Fiorio che in sua grandezza umile solo ornamenti apprezza del tempo di Noè: evviva la bellezza del nobile Caffè» (1845, anonimo) 20
  • 21. Fiorio Un caffè diverso dagli altri, non solo per la sua origine antica, ma anche per la sua inconsueta vivacità. Aperto nel 1780 e preso poi in gestione dai fratelli Fiorio all’inizio dell’ottocento, vide nei suoi tavolini i più svariati clienti. Meta preferita dagli aristocratici, diplomatici e intellettuali, chi voleva capire i movimenti politici italiani negli anni in cui si faceva l’unità doveva recarsi al caffè Fiorio. Ma nel 1850, dopo un rinnovamento dei locali da parte di una schiera di giovani artisti, la clientela passò ad essere più borghese e a comprendere anche esponenti dei partiti politici opposti, donnette equivoche, preti, militari e facchini. Questo scomodò in particolare l’ aristocrazia torinese. Cavour che era solito rifocillarsi nel caffè di via Po, tutto d’un tratto lo abbandonò, considerandolo troppo affollato e rumoroso, e come lui anche Rattazzi, Lamarmora, D’Azeglio e molti altri esponenti della nobiltà. In questi anni Fiorio cambiò nome e divenne Caffè della Confederazione, denominazione che rispecchiava meglio i frequentatori. Il nome originale tornò, insieme all’aristocrazia alla fine del secolo scorso. Quali cambiamenti sono avvenuti durante questi duecento anni di tradizione dietro al bancone? Quasi nessuno, perché sebbene il caffè sia stato testimone di svariati eventi, il tempo sembra essersi conservato nelle mura, nei divanetti e nelle grandi specchiere. Un vero salto nel tempo. 21
  • 22. Ristoranti Meno tradizionali dei caffè, offrono comunque un’inebriante varietà di cibi, con menù che variano dalla cucina piemontese a piatti originali, tratti dall’ispirazione momentanea di chef capaci di abbinare sapori differenti con incredibile professionalità. Non esitate a lasciarvi trasportare da nuovi sapori. 22
  • 23. Stratta Locale elegante, un po’ di nicchia, offre piatti tipici della tradizione piemontese e dolcetti come praline e gianduiotti tutt’oggi molto rinomati. Inaugurato nel 1757 fu il ristorante preferito da Cavour, che lo ingaggiò in occasione dei ricevimenti al Ministero degli Esteri. Il palazzo è un gioiello ottocentesco, che conserva all’interno la mobilia originale. Non lasciatevi sfuggire la splendida facciata in legno, un portale che sembra essere parte di un’altra Torino, quella dove il re passeggiava vanitosamente sotto i portici, godendosi la bellezza di una città tutta sua. 23
  • 24. San Giors Ristorante storico, ma meno elegante di Stratta, ha stuzzicato i palati dei torinesi sin dal 1714 e accolto viandanti che si trovavano affamati all’ombra delle Porte Palatine. Purtroppo in occasione dei centocinquant’anni dall’unità d’Italia, ha abbandonato la sede storica per spostarsi in un locale vicino. È uno dei ristoranti torinesi che conserva una lista lunghissima di piatti rigorosamente di tradizione piemontese, il classico bollito, le acciughe al verde e il vitello tonnato sono solo degli esempi dei ricchi piatti che potrete trovare al San Giors. Le ricette, conservate con estrema avidità, sono semplici, ma attraverso i sapori antichi sono capaci di riportare ad un mondo popolare ormai estinto. 24
  • 26. Il Salone del Gusto Evento internazionale che ospita la miglior produzione gastronomica artigianale. I produttori presenti sono stati accuratamente selezionati da una giuria. Non imbarazzatevi davanti all’offerta di qualche assaggino, perché è questo lo spirito del Salone: presentare le proprie specialità culinarie coinvolgendo attivamente il consumatore. In questo evento si trova di tutto, sapori antichi e nuovi, dolci e salati, provenienti da ogni parte del mondo. Lasciatevi accompagnare dolcemente dai profumi, dai sapori e dai personaggi caratteristici, che non indugeranno certo a coinvolgervi in un’allegra chiacchierata. Ma non è solo questione di allietare i palati. Infatti durante la manifestazione vengono organizzati convegni che trattano temi di grande attualità, come l’agricoltura sostenibile e la biodiversità gastronomica. Questo con l’obiettivo di arrivare ad avere dei consumatori responsabili, pronti ad avere uno sguardo critico sulle tecniche di produzione. 26
  • 27. A partire dal 2012 il Salone del Gusto sarà pronto ad accogliere contadini, allevatori e pescatori di tutti i continenti, questo grazie alla fusione con Terra Madre, una manifestazione simile più attenta alla gastronomia internazionale. Così al Lingotto Fiere verrà organizzato, in contemporanea, il congresso internazionale Slow Food, con delegati provenienti da ogni angolo del mondo. 27
  • 28. Il Salone del Vino Un’esposizione simile al Salone del Gusto, ma molto più specifica, ospita infatti solo viticoltori. Un paradiso per gli intenditori, con oltre mille espositori che presentano una vasta scelta tra le migliori produzioni piemontesi, italiane e estere. Un salone dell’eleganza, dove accanto ai profumati calici, vengono esposte le nuove tecnologie, macchinari e attrezzature agricole specializzate nel settore. Il tutto accompagnato da conferenze, approfondimenti, presentazioni editoriali e premiazioni. Un’atmosfera coinvolgente, che gli appassionati non scorderanno, per le sue storie e i suoi luoghi, raccontati con entusiasmo da chi in quel mondo è stato coinvolto per generazioni. 28
  • 29. CioccolaTò Questa tra tutte è sicuramente l’esposizione più amata, da adulti e bambini, sono davvero pochi coloro che odiano il cioccolato. Ma come fa Torino ad aver sviluppato una così alta arte cioccolatiera se nelle sue terre è impossibile produrre fave di cacao? Il merito di aver introdotto il cioccolato in Piemonte è del duca Emanuele Filiberto di Savoia. Ma ci vorrà un secolo per far apprezzare il cioccolato a tutti i torinesi. Infatti, inizialmente era un prodotto di lusso, che veniva consumato occasionalmente nelle corti aristocratiche. Solo a partire dal 1678, data di rilascio della prima licenza da cioccolataio, diventa un prodotto di consumo collettivo, giungendo poi nel settecento ad essere il prodotto maggiormente apprezzato nei caffè. Attorno al cioccolato si crea così una tradizione fatta di incontri, riti e galanteria, specchio di una società amante del «savoir vivre». Nel 1800 il cioccolato si diffonde ulteriormente, prendendo le più svariate forme e consistenze. Nasce così il Bicerin, tipica bevanda fatta da un misto di caffè e cioccolata. Ma non solo, in questo secolo verrà ideato anche il primo Gianduiotto, cioccolatino tutt’ora amato dai torinesi, diventato ormai simbolo di una città amante del cacao. 29
  • 30. CioccolaTò è una fiera che ha come obiettivo quello di creare occasioni di incontro tra produttori e consumatori, offrendo assaggi e lo spettacolo della lavorazione in diretta del cioccolato. Un’occasione imperdibile che stupisce gli avventori con la sua originalità. Banchetti dei produttori tra le vie del centro, che impregnano i muri dei palazzi storici di odori amati dai torinesi, riportando la città ai tempi delle cioccolate nei caffè. Un’iniziativa a livello internazionale, da qui infatti l’Academy of Chocolate di Londra selezionerà i migliori cioccolati italiani. Nel 2012, alla nona edizione, l’evento si terrà dal 2 all’11 marzo, con il motto «O ci vai o ci sei». Non mancate! 30
  • 31. IL BICERIN Il Bicerin, che in piemontese significa bicchierino, è una bevanda calda e analcolica tipica di Torino fatta di una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte. Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ’n pòc ’d tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre ed è questa la ricetta che vi consigliamo. La Ricetta 1/3 di cioccolato caldo, 1/3 caffè caldo zuccherato, 1/3 crema di latte montata Versare il caffè zuccherato in un bicchiere, meglio se a calice in vetro spesso. Aggiungere la cioccolata calda e completare con la crema di latte montata. 31
  • 32. Olfatto Si dice che l’olfatto sia il senso più antico, anche se poco considerato ai giorni nostri. Con il naso si possono riscoprire ricordi lontani, che si pensavano dimenticati per sempre, è il senso per eccellenza capace di solleticare l’inconscio. I profumi di Torino sono svariati, in particolare ci soffermeremo sulle caratteristiche di alcuni vini della zona, molto rinomati in tutto il mondo, ma non dimentichiamo certamente le essenze più delicate della città, quelle date dai fiori freschi e dalle erbe aromatiche. Così vi accompagneremo alla scoperta dei giardini di Torino, germoglianti di nuove emozioni, capaci di commuovere e rilassare chiunque decida di fare una passeggiata nei loro sentieri. 32
  • 33. I GIARDINI Torino è molto attenta alle aree verdi. Per questo è ricca di parchi e viali alberati, che oltre a colorare la città la rendono anche più pulita. Un paradiso per gli amanti della natura: orti medievali, giardini reali, antiche riserve di caccia. Lasciatevi cullare dai profumi e dalle essenze di questa terra e ascoltate le storie che ha da raccontarvi. Nel percorso prenderemo in considerazione: - Il giardino medievale di Palazzo Madama - Il parco La Mandria e i giardini della Reggia di Venaria - L’orto botanico - Il Parco del Valentino - Parco della Maddalena 33
  • 34. Il giardino medievale Se siete curiosi e vi trovate in Piazza Castello, avrete sicuramente già notato il grazioso giardino situato nel fossato di Palazzo Madama. Dalla piazza si può infatti avere una visuale su tutto l’orto medievale, con le aiuole di erbe medicinali, il roseto del principe e un giovane frutteto. Il giardino è esito di un’accurata ricerca che ha permesso di riprodurre fedelmente l’antico orto quattrocentesco voluto da Ludovico il Principe d’Acaia, signore di Torino e del Piemonte. Era parte essenziale della vita del castello, un luogo per la meditazione, la lettura e la conversazione, ma non solo. Qui venivano coltivate le piante destinate al sostentamento degli abitanti della fortezza. Un elemento che spinge inesorabilmente a una riflessione sul presente, in questo secolo dove le merci commestibili viaggiano più dell’uomo e la biodiversità è sottovalutata, forse dovremmo rimettere in discussione il nostro concetto di sviluppo? 34
  • 35. La Mandria Il parco, nato nel XVI secolo, è stato una riserva di caccia per la corte sabauda fino alla fine dell’ottocento, quando la riserva passò di proprietà ai Marchesi Medici del Vascello. Dopo svariate opere di bonifica, il parco prese l’aspetto attuale, ma a questo punto era diventato troppo impegnativo supportarlo economicamente e iniziarono i primi frazionamenti. La Fiat ne ricava così una pista di collaudo per automobili, altri ettari furono destinati ad un campo da golf e un appezzamento venne addirittura ceduto alla costruzione del complesso residenziale «I Roveri». Fortunatamente nel 1976 la Regione Piemonte ottiene i restanti terreni e due anni dopo istituisce il parco regionale La Mandria. Un luogo di incredibile biodiversità a pochi passi da Torino: rapaci di ogni genere, ungulati, insetti, anfibi e una vasta gamma di alberi ad alto fusto. È il parco per passare i caldi pomeriggi estivi, per passeggiare e andare in bicicletta, sembra essere una distesa infinita di prati e boschi con sentieri nascosti che meravigliano i passanti con i loro colori, la musicalità, le forme e i profumi avvolgenti. 35
  • 36. I giardini della Reggia di Venaria Passeggiando per La Mandria, si possono vedere al di là di una cinta i magnifici giardini della Reggia di Venaria. Sono stati aperti al pubblico da pochi anni, dopo un lungo periodo di restauri che hanno saputo riportare i paesaggi originari a tutta la loro sontuosità. Soprattutto durante la stagione calda la varietà di fioriture si svela un’esplosione di colori e profumi, indimenticabili! Un luogo dove passare giornate intere e perdersi nell’infinità dei suoi spazi, fatti di lunghe distese di siepi fiorite, fontane sfavillanti e viali illimitati. Giocare con le prospettive e la profondità, per poi vedere oltre le montagne nient’altro che il proprio stesso essere e sentirsi per un attimo sia padroni che frammenti di un mondo molto più grande. 36
  • 37. L’Orto Botanico Gli orti botanici sono musei viventi, per la divulgazione scientifica e il confronto. Inaugurato nel 1729 da Vittorio Amedeo II, fin dall’inizio l’Orto era destinato all’insegnamento di materie botaniche, in particolare per le piante medicinali. Così Torino divenne una delle città italiane preferite dagli studiosi di tutta Europa. La storia delle piante studiate nell'Orto si ritrova non solo nelle opere pubblicate dai botanici torinesi, ma anche nei volumi dell‘«Iconographia Taurinensis», un insieme di tavole ad acquerello illustrate da quattro artisti che si sono susseguiti per 140 anni. Un’opera unica nel suo genere. L’Orto è aperto al pubblico solo da Aprile a Settembre, mentre è utilizzato tutto l’anno dall’Università di Torino nel campo della ricerca. 37
  • 38. Parco del Valentino Il parco del Valentino è il più famoso e antico parco pubblico della città. Situato vicino al centro, sulla sponda del Po, presenta una interessante avifauna che vi solleticherà l’udito mentre passeggiate, fate sport o vi riposate nei suoi prati. I primi segni del parco risalgono al seicento, anche se non a scopo pubblico. Solo nel 1863, grazie all’ architetto francese Barillet-Deschamps, viene realizzato il verde pubblico. Il curioso borgo «medievale» che sorge nel parco risale in realtà all'Esposizione Generale Italiana del 1884: una ricostruzione completa dello stile architettonico piemontese e valdostano del medioevo. Godetevi un attimo di pace fuori dal traffico cittadino e, guardando lo scorrere del Po, lasciate scorrere liberi i vostri pensieri. 38
  • 39. Parco della Maddalena Anche noto come Parco della Rimembranza, è un giardino pubblico della collina di Torino che si snoda in una serie di sentieri minori che portano alla vetta: il Colle della Maddalena, punto più alto della città con i suoi 720 metri di quota. Salendo vi accorgerete che ogni albero ha una targhetta con il nome di un torinese caduto durante la Grande Guerra. Questo crea un’atmosfera particolare, dove convivono la vita e la morte, grazie alla natura che con la sua esuberante vivacità avvolge le fotografie in bianco e nero dei giovani scomparsi. All’arrivo vi accoglierà un ampio piazzale panoramico, con al centro il Faro della Vittoria, alta statua bronzea commissionata da Giovanni Agnelli, che decise di donarlo alla città per commemorare la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Da qui si può godere di un panorama mozzafiato su tutta Torino e l’arco alpino, in particolare nei giorni ventosi. 39
  • 40. I VINI La zona del torinese e in generale tutto il Piemonte godono di fama mondiale nella produzione di vini di alta qualità. Una tradizione nata secoli fa ai confini della città, tra vendemmie e feste popolari, uniche occasioni di incontro e divertimento in una civiltà prevalentemente contadina. Sentite nei calici profumati la storia e la cultura di questa popolazione, assaporate lentamente e ogni sorso vi suggerirà qualche nuova emozione. Tra i vini più famosi della zona ci sono: - Il Barolo, prodotto nella zona del cuneese, è il vino dei nobili, considerato pregiatissimo dalle corti europee del XIX secolo; - Il Barbaresco, prodotto nei comuni della zona di Alba, è ottimo con carne rossa e selvaggina; - Il Barbera, è il vino più amato dai piemontesi, che gli attribuiscono anche facoltà medicinali, ottimo durante i pasti; - Il Grignolino, prodotto sulle colline astigiane, di un color rosso rubino, si accompagna bene con tutto; - Il Moscato, prodotto in provincia di Asti, uno dei pochi vini bianchi della zona, profumo intenso, perfetto con i dessert. 40
  • 41. Tatto Organo sensoriale diretto, con il tatto non si possono certo lasciare ambiguità. Le mani sono tra le prime parti del corpo che impariamo ad usare, attraverso queste percepiamo le forme, il calore, la consistenza degli oggetti che ci circondano, ma non solo. Con le mani possiamo creare e distruggere, menare e accarezzare. Una lama a doppio taglio, che fin da piccoli ci affascina, ricordandoci di continuo la nostra diversità dal mondo animale. Imparate a sfiorare Torino con le vostre dita, a percepire i suoi profili caratteristici e non dimenticherete i suoi lineamenti, morbidi e dolci, aggrovigliati secondo complessi schemi geometrici. 41
  • 42. Dove sono le mani di Torino? Senza dubbio al municipio, Palazzo di Città, dove le istituzioni si impegnano per realizzare concretamente una città attiva e accogliente, in continua evoluzione. Il luogo in cui le manifestazioni prendono forma, fino ad arrivare ad essere presentate ai cittadini. E i piedi? Gli appassionati di sport non potranno mancare i palazzetti dello sport, veri templi dell’agonismo, molti dei quali ristrutturati in occasione dei giochi olimpici invernali del 2006 da architetti di fama mondiale. 42
  • 43. le MANI: Palazzo di Città Il Palazzo di città è la sede del municipio di Torino. Posto nel cuore del centro, ha una storia antica e piena di aneddoti. Alcuni studi recenti fanno risalire le fondamenta all’epoca romana, una storia iniziata secoli fa. Secondo le ricerche il sito ospitò a lungo il foro, centro dell’attività politica, economica e sociale della città. In seguito, con l’arrivo del medioevo, l’attività politica venne abbandonata e la piazza ebbe una vocazione prevalentemente commerciale. Così venne scavata una cisterna per raccogliere l’acqua piovana e costruito un arco di mattoni, che la divideva in due. Una parte, la cosiddetta Piazza delle Erbe, era dedicata alla vendita degli ortaggi, mentre l’altra, chiamata Piazza del Grano era riservata al commercio del pane e delle granaglie. 43
  • 44. Il mercato restò a lungo, finché nel 1756 iniziò l’opera di restauro, che abbellì la piazza con un elegante porticato e il monumento ad Amedeo VII di Savoia, il Conte Verde. Fu per lo stato sabaudo un eroe, capace di amministrare con saggezza e giustizia. Era conosciuto con questo nomignolo perché nei tornei era solito indossare armi e vessilli di colore verde. Nei secoli su di lui fiorirono molte leggende che lo vedevano come fondatore di un ordine cavalleresco. Infine nel XVII secolo nella piazza più antica di Torino venne costruito il palazzo municipale dall’architetto Lanfranchi, un uomo amante dell’ordine e della disciplina, che ha reso il municipio un palazzo rigorosamente geometrico. Con una scala che porta al loggiato, un salone principale e una balconata sorretta da colonne. Soffermatevi sulla particolare posizione del terrazzo, sembra aprirsi con passione alla città per accogliere a braccia aperte le richieste dei suoi cittadini. 44
  • 45. i PIEDI: Lo Stadio Olimpico Da sempre gli esseri umani sono affascinati dalla competizione, fin dall’antica Grecia si organizzano giochi e gare, per il puro gusto del divertimento. Ogni città possiede almeno un tempio dello sport, e a Torino il luogo per eccellenza è lo Stadio Olimpico. Una tappa obbligatoria per gli amanti del calcio, ha ospitato fino al 2011 le partite della Juventus e del Toro. Un’opera nata nel 1933 in occasione dell’inizio dei Littoriali, manifestazioni sportive universitarie volute dal fascismo. Inizialmente non ospitava partite di calcio, era un campo di atletica, solo dal 2006 divenne la sede delle due squadre torinesi, anno in cui venne restaurato per le olimpiadi. Lo Stadio Olimpico è stata la prima struttura a rispettare rigorosamente la legge Pisanu, per la sicurezza negli stadi. Se avete la fortuna di entrare, ammirate l’imponenza della struttura, sembra essere sospesa nel tempo e nello spazio, una sorta di portale verso un altro mondo fatto di appassionanti competizioni, impegno e sogni avverati. Anni ‘30 Oggi 45
  • 46. Il Palavela Palazzo incredibile per la sua originalità, chiunque provi ad osservare le sue forme resterà sbalordito dalla fluidità e dalla complessità dei diversi volumi che lo compongono. A seconda del punto di vista varia, una struttura in continuo movimento che sembra riflettere più l’anima dell’osservatore che una solida struttura architettonica. Il suo fascino è nato in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, a opera degli architetti Annibale e Giorgio Rigotti, che costruirono una grande volta di cemento armato chiusa verticalmente da grandi vetrate. Per ospitare una pista di pattinaggio durante le olimpiadi, venne ristrutturato, cambiando aspetto parecchie volte davanti ai torinesi, che seguirono la metamorfosi con entusiasmo, in particolare quando, tolto tutto l’interno, il Palavela era diventato un’unica leggera volta di cemento, bellissima ma poco funzionale. Quando i lavori terminarono, il palazzo si presentò come lo vediamo noi oggi. All’interno c’è una piastra polivalente, in inverno aperta ai pattinatori. 46
  • 47. Progetto di Storia dell’Arte della classe IV del liceo Altiero Spinelli di Torino (prof. P. Bormida e J.Holmes) a cura di: GUSTO: Chiara Di Maria TATTO: José Santoro VISTA: Pauline Diakhaté UDITO/OLFATTO: Caterina Accotto Coordinamento e grafica: Caterina Accotto 47 Fonte delle Immagini: internet