Presentazione ideata dalle ragazze e dai ragazzi del corso di Arte del liceo Spinelli di Torino. Progetto proposto dal Club di Territorio di Torino del TCI.
1. TORINO (H)A SENSO?
Una passeggiata a Torino attraverso i
cinque sensi. Lasciatevi avvolgere dalle
sue forme, odori, paesaggi, melodie e
sapori…
2.
3. Sommario
(per non perdersi nel fascino della città)
• VISTA
• Punti panoramici (Basilica di Superga, Mole Antonelliana, Monte dei Cappuccini)
• Luoghi artistici (Castello del Valentino, Palazzo Carignano, Museo del Risorgimento
Italiano, Museo Nazionale del Cinema)
• UDITO
• Templi della musica (Teatro Regio, Auditorium Rai)
• Band torinesi
• Modi di dire
• TATTO
• Palazzetti dello sport (Palavela, Stadio della Juventus)
• Scrittori torinesi
• Municipio (Palazzo di città)
• OLFATTO
• I giardini (Valentino, Venaria Reale)
• I vini
• GUSTO
• Eventi golosi (Salone del Gusto, Salone del Vino, Cioccolatò)
• Caffè storici (Fiorio, Baratti & Milano)
4. VISTA
La vista è l’organo principale attraverso cui
percepiamo la bellezza. Grazie agli occhi riusciamo a
catturare l’armonia e la proporzione delle forme,
l’emotività e il fascino dei colori.
Allora, dove rifarsi gli occhi a Torino?
Chi ama l’arte e la storia italiana non può certo perdersi le grandi opere presenti nei
musei torinesi.
Inoltre passeggiando per il centro verrete attratti dalla sinuosità dell’architettura
barocca, le sagome che riescono a trattenere l’infinito con una sola curvatura e
l’effetto chiaroscuro dei palazzi costruiti con il solo scopo di suscitare meraviglia (e
ce la fanno veramente!).
Invece per gli amanti della natura consigliamo vivamente di puntare in alto. Torino è
una città con molti piazzali panoramici, alcuni facilmente raggiungibili, come ad
esempio il Monte dei Cappuccini ed altri un po’ più lontani, ma vale la pena cogliere
con un solo sguardo tutto l’animo della città. Alzate lo sguardo al limite
dell’orizzonte, dove le montagne si confondono con il cielo e godetevi un abbraccio
caloroso da parte di una città pronta ad accogliervi.
5. I punti panoramici
• Per i più «comodi»
Se non volete allontanarvi troppo dal centro ma volete cambiare punto di vista e
sentirvi per un momento padroni della città, ci sono due luoghi principali adatti a voi:
- La MOLE ANTONELLIANA, simbolo di
Torino, palazzo che sovrasta la città e la
osserva dall’alto quasi come per controllare
che sia sempre tutto a posto. Una grande
madre comune, pronta a consolare i cuori
dei suoi figli e ad accogliere a braccia
aperte gli stranieri che si presentano al suo
cospetto.
Se vi perdete non disperate, alzate lo
sguardo e rivolgetevi a lei, così potrete
facilmente ritrovare la strada e orientarvi
secondo le sue coordinate.
6. LE ORIGINI… un po’ di storia
La costruzione della mole iniziò nel 1863 da Alessandro Antonelli
(da cui il nominativo «antonelliana»). Originariamente doveva
essere una sinagoga, ma per mancanza di fondi la comunità
ebraica dovette cedere il progetto al comune di Torino che la
terminò, dedicandola a Vittorio Emanuele II. Nel 1961, per il
centenario dell’unità di Italia, venne illuminata da piccole
fiammelle a gas, fu la prima costruzione di Torino a venire
illuminata con questo metodo!
I più esperti sapranno certamente della vita infelice della mole:
l’opera ha infatti sofferto a lungo di problemi strutturali,
accresciuti da alcune catastrofi naturali. Infatti durante la
costruzione ci furono prima un assestamento del terreno e
inseguito un terremoto che costrinsero a modificare il progetto.
Ma questo era solo l’inizio delle sventure, infatti la punta del
monumento venne colpita spesso da fulmini, che prima fecero
crollare la statua di un genio alato (di tre tonnellate !) e poi
distrussero la cuspide.
Chissà quali sventure si abbatteranno ancora contro la madre
dei torinesi?
ALL’INTERNO DELLA MOLE È PRESENTE UN ASCENSORE PANORAMICO DI VETRO, CHE VI FARÀ
APPREZZARE LA MAESTOSITÀ DELLA CUPOLA. ATTENZIONE A CHI SOFFRE DI VERTIGINI! UNA VOLTA
ARRIVATI IN CIMA LO SPETTACOLO È GARANTITO, SOPRATTUTTO SE CAPITATE AL TRAMONTO,
QUANDO LA CITTÀ VIENE INVASA DA UN’ATMOSFERA MAGICA E LE OMBRE DEI PALAZZI SI
CONFONDONO IN UNA DANZA CHE FA SCIVOLARE VIA TUTTE LE PREOCCUPAZIONI DEL GIORNO.
7. - Il MONTE DEI CAPPUCCINI è la famosa chiesa a pianta ottagonale situata
al di là del Po su una collinetta. Classico posto per innamorati, facile da
raggiungere e lontano dalla frenesia della città. Alla fine della salita, breve
e ripida, si può vedere tutta Torino, circondata dalle montagne che
sembrano stringerla in un gesto d’affetto.
8. • Per i più «sportivi»
Se siete appassionati di natura e volete scoprire i suoi segreti lasciandovi cullare dalla
bellezza dei paesaggi, non potete mancare la Basilica di Superga.
Potete giungere lì con la curiosa «Dentera» partendo da Sassi, o facendo una graziosa
passeggiata nei boschi della collina torinese. Godetevi gli odori, i rumori e i colori di un
parco brulicante di vita e giungete infine alla sommità del colle, dove verrete accolti da
una costruzione imponente. La chiesa risale al 1717 e fu eretta dal celebre Filippo
Juvarra.
Godetevi il panorama. A differenza della Mole e del Monte dei Cappucini, potrete
avere una visuale più ampia sulla pianura torinese. Da quest’altezza non si distinguono
più i particolari ed è questa la magia: tutto sembra essere fermo nel tempo e nello
spazio. Assaporate questi attimi di immortalità!
10. UDITO
Passiamo all’udito. Ascoltare è fondamentale per qualsiasi essere
umano, comunicare con gli altri e sentirsi parte di una società.
Tra i cinque sensi l’udito è quello più facile da stuzzicare, allegri
motivetti per tenere la mente occupata, grandi opere di musica
classica per far ragionare e semplice ritmo strumentale per
ballare. Malinconia, euforia, sconforto e tenerezza, come fare a
definire con semplici parole tutto ciò che la musica può
esprimere?
Torino è una città che ama profondamente la musica e la ospita
volentieri, ma sembra esserne gelosa e per questo difficilmente
si sa dove andare se non si fa parte «del giro».
L’unico consiglio che possiamo
dare è: allungate le orecchie!
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11. • Se avete delle
orecchie raffinate non
potete certo mancare i
templi della musica
più importanti di
Torino, il Teatro Regio
e l’Auditorium Rai,
dove i suoni si creano
e si riproducono
secondo melodie che
non stancano mai,
capaci di trasmettere
ogni volta nuove
Gustav Klimt «Musica» emozioni.
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12. IL TEATRO REGIO
Il grande teatro di Torino, centro della cultura cittadina e
piemontese, imperdibile! Situato in Piazza Castello si nasconde
sotto il porticato, sembra essere timido, una discrezione dovuta al
fatto che è circondato da palazzi molto più antichi e pregiati. Ma
anche lui ha goduto di grande fama in passato.
Le origini del Teatro Regio risalgono al XVIII secolo, quando l’architetto Benedetto
Alfieri decise di erigere un teatro di grande prestigio destinato a diventare un
punto di riferimento internazionale. Negli anni a seguire il teatro venne spesso
ritoccato, diventando così un particolare sovrapponimento di stili che variano dal
neoclassico al barocco. Ma la magnifica sala che aveva ospitato Napoleone e i
Savoia era destinata a sparire. Nel 1936 un violento incendio ridusse tutto in
cenere. Nonostante i lavori affrettati il teatro tornerà a essere un centro culturale
solo quarant’anni dopo.
1936 - Il Teatro Regio prima e dopo l’incendio
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13. Il teatro oggi.
Lasciatevi coccolare dalle sue linee curve, c’è chi dice assomigli al corpo di una
donna formosa. Se avete la fortuna di visitare gli interni, e magari assistere ad una
rappresentazione, alzate lo sguardo ai buffi lampadari e al soffitto. Spilli di luce
appuntiti che minacciano di cadere da un momento all’altro infilzando gli spettatori
come bamboline voodoo, ma non lasciatevi ingannare, è solo un effetto
straordinario dovuto all’abbinamento con il soffitto violaceo. Tra l’altro è molto
interessante la scelta di questo colore, odiato da tutti gli artisti, una provocazione
per tutti i superstiziosi!
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14. L’AUDITORIUM RAI
A breve distanza dall’isolato che ospita il Teatro Regio, non può mancare nella lista dei
templi della musica l’Auditorium Rai. Un palazzo di discreta rilevanza artistica, ma
decisamente importante per la fama concertistica. Inizialmente chiamato Teatro
Vittorio, fu il centro della vita mondana della borghesia torinese. Chiudete gli occhi.
Immaginate di essere protagonisti della Torino del XIX secolo, vestiti con abiti
ottocenteschi e frequentatori dei caffè. Avete un appuntamento al Teatro Vittorio,
cosa vi aspettate? Ebbene non immaginatevi nulla di particolarmente teatrale, perché
il palazzo offriva corse equestri e manifestazioni atletiche.
Infatti solo alla fine dell’ottocento
verrà ospitata una prima stagione di
concerti, il successo fu enorme e il
teatro vittorio iniziò una carriera
prevalentemente concertistica. Torino
divenne la prima città italiana ad
organizzare regolari stagioni
sinfoniche tenute da un’ orchestra
stabile: stiamo parlando
dell’orchestra sinfonica Nazionale.
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15. Adesso basta con i grandi templi della musica classica, passiamo a
qualcosa di un po’ più giovanile. Torino ha dato vita a parecchie
band che iniziando la carriera in questa città si sono poi ritrovate
ad essere conosciute a livello europeo!
- SUBSONICA
Tutto è iniziato nel ‘97, quando pubblicarono il loro primo
album: musica nuova, rock e reggae accostato al nascente
utilizzo dell’elettronica. Così si sono conquistati un palco ai
«Murazzi» , sul lungo Po, nel fulcro della vita notturna
torinese. Si sono fatti conoscere e apprezzare, fino a godere
dell’appoggio di tutta Italia.
- EIFFEL 65
I più conosciuti della dance internazionale, specializzati
nell’elettronica e nella dance commerciale. Un trio
piemontese che ha saputo viaggiare senza dimenticare le
sue origini, infatti nella loro musica si percepisce il carattere
di Torino, cittadina che non si lascia andare in fanatismi
insensati, ma è capace di apprezzare la buona musica.
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16. GUSTO
Il gusto è tra i cinque sensi il più buffo. Non è considerato molto perché usato in
modo intermittente, ma appena viene stuzzicato dona sensazioni incredibili. É un
organo sensoriale essenziale per scoprire a fondo l'animo di una città. Infatti per
capire una società bisogna anche guardare alle abitudini alimentari, soprattutto per
le città italiane: una cultura fortemente fondata sulle prelibatezze culinarie.
Lasciatevi trascinare dai gusti torinesi e vedrete che riuscirete a comprendere
meglio i pensieri di chi vi circonda. Buon appetito!
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17. Questo percorso gastronomico vi porterà alla scoperta
dei più celebri caffè di Torino, famosi non solo per le
loro leccornie, ma anche per essere stati da secoli i punti
di ritrovo della borghesia torinese. Sulle graziose
poltroncine di velluto sono stati dibattuti i più alti
discorsi del Risorgimento e ancora oggi sono organizzati
spesso incontri culturali, dove si parla dalla filosofia alla
politica, magari in compagnia di una tazza di tè fumante.
I più ghiotti non potranno certo mancare gli eventi
golosi della città. Infatti Torino ospita tre
manifestazioni di importanza internazionale: il
Salone del Gusto, il Salone del vino e Cioccolatò.
Durante queste iniziative la città si trasforma, tutti
girano per la città con borse piene di manicaretti e i
portici vengono impregnati da profumi squisiti, non
dimenticherete mai questa atmosfera.
Infine, per i più coraggiosi, proponiamo una ricetta
esclusiva piemontese: il Bicerin. Una gustosa bevanda
formata da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema
di latte.
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18. Caffè
«Che si dice stamattina nei caffè?» Questa era la domanda
che Carlo Alberto di Savoia era solito fare per informarsi sulla
politica della giornata. Infatti molti dei caffè storici di Torino
sono stati testimoni degli intrighi che hanno portato poi
all’unità d’Italia. Molti personaggi illustri sono passati da
questi tavolini, dai politici che hanno guidato il Risorgimento
italiano, come Cavour e Massimo d’Azeglio, ai grandi scrittori
amati ancora oggi, come Cesare Pavese e Guido Gozzano.
Sedetevi su una poltroncina e godetevi l’atmosfera, vi
ritroverete protagonisti nel XIX secolo. La raffinatezza e
l’ordine di ogni singolo oggetto rende questi caffè perfetti per
la degustazione delle loro specialità.
A seguire avrete alcuni posti caldamente consigliati per
stuzzicare il palato.
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19. Caffè San Carlo
Inizialmente chiamato Caffè Piazza
d’Armi dal nome originale della piazza
sulla quale si affacciava, poi Caffè
Vassallo, entrò nella storia con il nome di
Caffè San Carlo
Situato nell’attuale piazza omonima,
venne inaugurato nel 1842, magnifiche
sale che devono la loro bellezza a cinque
lunghi anni di lavoro di decorazione.
Questo lo rende uno dei caffè più
affascinanti di tutta la città. I lavori di
abbellimento vennero iniziati nel 1837,
sotto la guida dell’architetto Leoni.
Guardate le pitture dorate del salone centrale e proseguite nella sala più piccola, qua
vedrete il vero tesoro del caffè: il cosiddetto «gabinetto cinese». Ricco di decori, specchi e
statue che coinvolgono gli avventori in un gioco di luci e forme. Alzate lo sguardo allo
spettacolare lampadario di cristallo realizzato con vetro di Murano e perdetevi nei suoi
mille luccichii.
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20. Fiorio
«Di nobilitade emporio
chiuso alla plebe vile
risplende il caffè Fiorio
che in sua grandezza umile
solo ornamenti apprezza
del tempo di Noè:
evviva la bellezza
del nobile Caffè»
(1845, anonimo)
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21. Fiorio
Un caffè diverso dagli altri, non solo per la sua origine antica, ma anche per la
sua inconsueta vivacità. Aperto nel 1780 e preso poi in gestione dai fratelli Fiorio
all’inizio dell’ottocento, vide nei suoi tavolini i più svariati clienti. Meta preferita
dagli aristocratici, diplomatici e intellettuali, chi voleva capire i movimenti politici
italiani negli anni in cui si faceva l’unità doveva recarsi al caffè Fiorio. Ma nel
1850, dopo un rinnovamento dei locali da parte di una schiera di giovani artisti,
la clientela passò ad essere più borghese e a comprendere anche esponenti dei
partiti politici opposti, donnette equivoche, preti, militari e facchini.
Questo scomodò in particolare l’ aristocrazia torinese. Cavour che era solito
rifocillarsi nel caffè di via Po, tutto d’un tratto lo abbandonò, considerandolo
troppo affollato e rumoroso, e come lui anche Rattazzi, Lamarmora, D’Azeglio e
molti altri esponenti della nobiltà. In questi anni Fiorio cambiò nome e divenne
Caffè della Confederazione, denominazione che rispecchiava meglio i
frequentatori. Il nome originale tornò, insieme all’aristocrazia alla fine del secolo
scorso.
Quali cambiamenti sono avvenuti durante questi duecento anni di tradizione
dietro al bancone? Quasi nessuno, perché sebbene il caffè sia stato testimone di
svariati eventi, il tempo sembra essersi conservato nelle mura, nei divanetti e
nelle grandi specchiere. Un vero salto nel tempo. 21
22. Ristoranti
Meno tradizionali dei caffè, offrono comunque un’inebriante
varietà di cibi, con menù che variano dalla cucina piemontese a
piatti originali, tratti dall’ispirazione momentanea di chef capaci
di abbinare sapori differenti con incredibile professionalità. Non
esitate a lasciarvi trasportare da nuovi sapori.
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23. Stratta
Locale elegante, un po’ di nicchia, offre
piatti tipici della tradizione piemontese
e dolcetti come praline e gianduiotti
tutt’oggi molto rinomati. Inaugurato nel
1757 fu il ristorante preferito da Cavour,
che lo ingaggiò in occasione dei
ricevimenti al Ministero degli Esteri. Il
palazzo è un gioiello ottocentesco, che
conserva all’interno la mobilia originale.
Non lasciatevi sfuggire la splendida
facciata in legno, un portale che sembra
essere parte di un’altra Torino, quella
dove il re passeggiava vanitosamente
sotto i portici, godendosi la bellezza di
una città tutta sua.
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24. San Giors
Ristorante storico, ma meno elegante di Stratta,
ha stuzzicato i palati dei torinesi sin dal 1714 e
accolto viandanti che si trovavano affamati
all’ombra delle Porte Palatine. Purtroppo in
occasione dei centocinquant’anni dall’unità
d’Italia, ha abbandonato la sede storica per
spostarsi in un locale vicino.
È uno dei ristoranti torinesi che conserva una
lista lunghissima di piatti rigorosamente di
tradizione piemontese, il classico bollito, le
acciughe al verde e il vitello tonnato sono solo
degli esempi dei ricchi piatti che potrete trovare
al San Giors. Le ricette, conservate con estrema
avidità, sono semplici, ma attraverso i sapori
antichi sono capaci di riportare ad un mondo
popolare ormai estinto.
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26. Il Salone del Gusto
Evento internazionale che ospita la miglior produzione
gastronomica artigianale. I produttori presenti sono stati
accuratamente selezionati da una giuria. Non
imbarazzatevi davanti all’offerta di qualche assaggino,
perché è questo lo spirito del Salone: presentare le
proprie specialità culinarie coinvolgendo attivamente il
consumatore. In questo evento si trova di tutto, sapori
antichi e nuovi, dolci e salati, provenienti da ogni parte
del mondo. Lasciatevi accompagnare dolcemente dai
profumi, dai sapori e dai personaggi caratteristici, che
non indugeranno certo a coinvolgervi in un’allegra
chiacchierata.
Ma non è solo questione di allietare i palati. Infatti
durante la manifestazione vengono organizzati convegni
che trattano temi di grande attualità, come l’agricoltura
sostenibile e la biodiversità gastronomica. Questo con
l’obiettivo di arrivare ad avere dei consumatori
responsabili, pronti ad avere uno sguardo critico sulle
tecniche di produzione.
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27. A partire dal 2012 il Salone del Gusto sarà pronto ad
accogliere contadini, allevatori e pescatori di tutti i
continenti, questo grazie alla fusione con Terra Madre,
una manifestazione simile più attenta alla gastronomia
internazionale. Così al Lingotto Fiere verrà organizzato, in
contemporanea, il congresso internazionale Slow Food,
con delegati provenienti da ogni angolo del mondo.
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28. Il Salone del Vino
Un’esposizione simile al Salone del Gusto, ma
molto più specifica, ospita infatti solo
viticoltori. Un paradiso per gli intenditori, con
oltre mille espositori che presentano una
vasta scelta tra le migliori produzioni
piemontesi, italiane e estere. Un salone
dell’eleganza, dove accanto ai profumati
calici, vengono esposte le nuove tecnologie,
macchinari e attrezzature agricole
specializzate nel settore.
Il tutto accompagnato da conferenze,
approfondimenti, presentazioni editoriali e
premiazioni.
Un’atmosfera coinvolgente, che gli
appassionati non scorderanno, per le sue
storie e i suoi luoghi, raccontati con
entusiasmo da chi in quel mondo è stato
coinvolto per generazioni.
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29. CioccolaTò
Questa tra tutte è sicuramente l’esposizione più amata, da adulti e bambini,
sono davvero pochi coloro che odiano il cioccolato. Ma come fa Torino ad aver
sviluppato una così alta arte cioccolatiera se nelle sue terre è impossibile
produrre fave di cacao? Il merito di aver introdotto il cioccolato in Piemonte è del
duca Emanuele Filiberto di Savoia. Ma ci vorrà un secolo
per far apprezzare il cioccolato a tutti i torinesi. Infatti,
inizialmente era un prodotto di lusso, che veniva
consumato occasionalmente nelle corti aristocratiche. Solo
a partire dal 1678, data di rilascio della prima licenza da
cioccolataio, diventa un prodotto di consumo collettivo,
giungendo poi nel settecento ad essere il prodotto
maggiormente apprezzato nei caffè. Attorno al cioccolato
si crea così una tradizione fatta di incontri, riti e galanteria,
specchio di una società amante del «savoir vivre». Nel
1800 il cioccolato si diffonde ulteriormente, prendendo le
più svariate forme e consistenze.
Nasce così il Bicerin, tipica bevanda fatta da un misto di
caffè e cioccolata. Ma non solo, in questo secolo verrà
ideato anche il primo Gianduiotto, cioccolatino tutt’ora
amato dai torinesi, diventato ormai simbolo di una città
amante del cacao.
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30. CioccolaTò è una fiera che ha come obiettivo
quello di creare occasioni di incontro tra
produttori e consumatori, offrendo assaggi e lo
spettacolo della lavorazione in diretta del
cioccolato. Un’occasione imperdibile che stupisce
gli avventori con la sua originalità. Banchetti dei
produttori tra le vie del centro, che impregnano i
muri dei palazzi storici di odori amati dai torinesi,
riportando la città ai tempi delle cioccolate nei
caffè.
Un’iniziativa a livello internazionale, da qui infatti
l’Academy of Chocolate di Londra selezionerà i
migliori cioccolati italiani.
Nel 2012, alla nona edizione, l’evento si terrà dal
2 all’11 marzo, con il motto «O ci vai o ci sei».
Non mancate!
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31. IL BICERIN
Il Bicerin, che in piemontese significa bicchierino, è una bevanda calda e analcolica tipica di
Torino fatta di una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte.
Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente.
Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e
cioccolato), ’n pòc ’d tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È
stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre ed è questa la
ricetta che vi consigliamo.
La Ricetta
1/3 di cioccolato caldo,
1/3 caffè caldo zuccherato,
1/3 crema di latte montata
Versare il caffè zuccherato in un bicchiere,
meglio se a calice in vetro spesso.
Aggiungere la cioccolata calda e
completare con la crema di latte montata.
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32. Olfatto
Si dice che l’olfatto sia il senso più antico, anche se poco
considerato ai giorni nostri. Con il naso si possono
riscoprire ricordi lontani, che si pensavano dimenticati
per sempre, è il senso per eccellenza capace di solleticare
l’inconscio. I profumi di Torino sono svariati, in particolare
ci soffermeremo sulle caratteristiche di alcuni vini della
zona, molto rinomati in tutto il mondo, ma non
dimentichiamo certamente le essenze più delicate della
città, quelle date dai fiori freschi e dalle erbe aromatiche.
Così vi accompagneremo alla scoperta dei giardini di
Torino, germoglianti di nuove emozioni, capaci di
commuovere e rilassare chiunque decida di fare una
passeggiata nei loro sentieri.
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33. I GIARDINI
Torino è molto attenta alle aree verdi. Per questo è ricca di parchi e viali
alberati, che oltre a colorare la città la rendono anche più pulita. Un
paradiso per gli amanti della natura: orti medievali, giardini reali, antiche
riserve di caccia. Lasciatevi cullare dai profumi e dalle essenze di questa
terra e ascoltate le storie che ha da raccontarvi.
Nel percorso prenderemo in considerazione:
- Il giardino medievale di Palazzo Madama
- Il parco La Mandria e i giardini della Reggia di
Venaria
- L’orto botanico
- Il Parco del Valentino
- Parco della Maddalena
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34. Il giardino medievale
Se siete curiosi e vi trovate in Piazza Castello,
avrete sicuramente già notato il grazioso
giardino situato nel fossato di Palazzo Madama.
Dalla piazza si può infatti avere una visuale su
tutto l’orto medievale, con le aiuole di erbe
medicinali, il roseto del principe e un giovane
frutteto. Il giardino è esito di un’accurata ricerca
che ha permesso di riprodurre fedelmente
l’antico orto quattrocentesco voluto da Ludovico
il Principe d’Acaia, signore di Torino e del
Piemonte. Era parte essenziale della vita del
castello, un luogo per la meditazione, la lettura
e la conversazione, ma non solo. Qui venivano
coltivate le piante destinate al sostentamento
degli abitanti della fortezza. Un elemento che
spinge inesorabilmente a una riflessione sul
presente, in questo secolo dove le merci
commestibili viaggiano più dell’uomo e la
biodiversità è sottovalutata, forse dovremmo
rimettere in discussione il nostro concetto di
sviluppo?
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35. La Mandria
Il parco, nato nel XVI secolo, è stato una riserva di
caccia per la corte sabauda fino alla fine
dell’ottocento, quando la riserva passò di proprietà
ai Marchesi Medici del Vascello. Dopo svariate
opere di bonifica, il parco prese l’aspetto attuale,
ma a questo punto era diventato troppo
impegnativo supportarlo economicamente e
iniziarono i primi frazionamenti. La Fiat ne ricava
così una pista di collaudo per automobili, altri ettari
furono destinati ad un campo da golf e un
appezzamento venne addirittura ceduto alla
costruzione del complesso residenziale «I Roveri».
Fortunatamente nel 1976 la Regione Piemonte
ottiene i restanti terreni e due anni dopo istituisce
il parco regionale La Mandria.
Un luogo di incredibile biodiversità a pochi passi da
Torino: rapaci di ogni genere, ungulati, insetti,
anfibi e una vasta gamma di alberi ad alto fusto. È il
parco per passare i caldi pomeriggi estivi, per
passeggiare e andare in bicicletta, sembra essere
una distesa infinita di prati e boschi con sentieri
nascosti che meravigliano i passanti con i loro
colori, la musicalità, le forme e i profumi
avvolgenti.
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36. I giardini della Reggia di Venaria
Passeggiando per La Mandria, si possono vedere al di là di una cinta i magnifici
giardini della Reggia di Venaria. Sono stati aperti al pubblico da pochi anni, dopo
un lungo periodo di restauri che hanno saputo riportare i paesaggi originari a
tutta la loro sontuosità. Soprattutto durante la stagione calda la varietà di
fioriture si svela un’esplosione di colori e profumi, indimenticabili!
Un luogo dove passare giornate intere e perdersi nell’infinità dei suoi spazi, fatti
di lunghe distese di siepi fiorite, fontane sfavillanti e viali illimitati.
Giocare con le prospettive
e la profondità, per poi
vedere oltre le montagne
nient’altro che il proprio
stesso essere e sentirsi
per un attimo sia padroni
che frammenti di un
mondo molto più grande.
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37. L’Orto Botanico
Gli orti botanici sono musei viventi, per
la divulgazione scientifica e il confronto.
Inaugurato nel 1729 da Vittorio Amedeo
II, fin dall’inizio l’Orto era destinato
all’insegnamento di materie botaniche,
in particolare per le piante medicinali.
Così Torino divenne una delle città
italiane preferite dagli studiosi di tutta
Europa.
La storia delle piante studiate nell'Orto
si ritrova non solo nelle opere
pubblicate dai botanici torinesi, ma
anche nei volumi dell‘«Iconographia
Taurinensis», un insieme di tavole ad
acquerello illustrate da quattro artisti
che si sono susseguiti per 140 anni.
Un’opera unica nel suo genere. L’Orto è
aperto al pubblico solo da Aprile a
Settembre, mentre è utilizzato tutto
l’anno dall’Università di Torino nel
campo della ricerca.
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38. Parco del Valentino
Il parco del Valentino è il più famoso e
antico parco pubblico della città. Situato
vicino al centro, sulla sponda del Po,
presenta una interessante avifauna che vi
solleticherà l’udito mentre passeggiate,
fate sport o vi riposate nei suoi prati. I
primi segni del parco risalgono al
seicento, anche se non a scopo pubblico.
Solo nel 1863, grazie all’ architetto
francese Barillet-Deschamps, viene
realizzato il verde pubblico. Il curioso
borgo «medievale» che sorge nel parco
risale in realtà all'Esposizione Generale
Italiana del 1884: una ricostruzione
completa dello stile architettonico
piemontese e valdostano del medioevo.
Godetevi un attimo di pace fuori dal
traffico cittadino e, guardando lo scorrere
del Po, lasciate scorrere liberi i vostri
pensieri.
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39. Parco della Maddalena
Anche noto come Parco della Rimembranza, è un giardino pubblico della collina
di Torino che si snoda in una serie di sentieri minori che portano alla vetta: il
Colle della Maddalena, punto più alto della città con i suoi 720 metri di quota.
Salendo vi accorgerete che ogni albero ha una targhetta con il nome di un
torinese caduto durante la Grande Guerra. Questo crea un’atmosfera
particolare, dove convivono la vita e la morte, grazie alla natura che con la sua
esuberante vivacità avvolge le fotografie in bianco e nero dei giovani scomparsi.
All’arrivo vi accoglierà un ampio
piazzale panoramico, con al centro
il Faro della Vittoria, alta statua
bronzea commissionata da
Giovanni Agnelli, che decise di
donarlo alla città per
commemorare la vittoria dell’Italia
nella Prima Guerra Mondiale. Da
qui si può godere di un panorama
mozzafiato su tutta Torino e l’arco
alpino, in particolare nei giorni
ventosi.
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40. I VINI
La zona del torinese e in generale tutto il Piemonte godono di fama mondiale nella
produzione di vini di alta qualità. Una tradizione nata secoli fa ai confini della città, tra
vendemmie e feste popolari, uniche occasioni di incontro e divertimento in una civiltà
prevalentemente contadina. Sentite nei calici profumati la storia e la cultura di questa
popolazione, assaporate lentamente e ogni sorso vi suggerirà qualche nuova emozione.
Tra i vini più famosi della zona ci sono:
- Il Barolo, prodotto nella zona del cuneese, è il vino dei
nobili, considerato pregiatissimo dalle corti europee del XIX
secolo;
- Il Barbaresco, prodotto nei comuni della zona di Alba, è
ottimo con carne rossa e selvaggina;
- Il Barbera, è il vino più amato dai piemontesi, che gli
attribuiscono anche facoltà medicinali, ottimo durante i
pasti;
- Il Grignolino, prodotto sulle colline astigiane, di un color
rosso rubino, si accompagna bene con tutto;
- Il Moscato, prodotto in provincia di Asti, uno dei pochi vini
bianchi della zona, profumo intenso, perfetto con i dessert.
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41. Tatto
Organo sensoriale diretto, con il tatto non si possono certo lasciare
ambiguità. Le mani sono tra le prime parti del corpo che
impariamo ad usare, attraverso queste percepiamo le forme, il
calore, la consistenza degli oggetti che ci circondano, ma non solo.
Con le mani possiamo creare e distruggere, menare e accarezzare.
Una lama a doppio taglio, che fin da piccoli ci affascina,
ricordandoci di continuo la nostra diversità dal mondo animale.
Imparate a sfiorare Torino con le vostre
dita, a percepire i suoi profili caratteristici e non dimenticherete i
suoi lineamenti, morbidi e dolci, aggrovigliati secondo complessi
schemi geometrici.
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42. Dove sono le mani di Torino?
Senza dubbio al municipio,
Palazzo di Città, dove le istituzioni
si impegnano per realizzare
concretamente una città attiva e
accogliente, in continua
evoluzione. Il luogo in cui le
manifestazioni prendono forma,
fino ad arrivare ad essere
presentate ai cittadini.
E i piedi? Gli appassionati di
sport non potranno mancare i
palazzetti dello sport, veri templi
dell’agonismo, molti dei quali
ristrutturati in occasione dei giochi
olimpici invernali del 2006 da
architetti di fama mondiale.
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43. le MANI: Palazzo di Città
Il Palazzo di città è la sede del municipio di Torino. Posto nel cuore del centro, ha una
storia antica e piena di aneddoti. Alcuni studi recenti fanno risalire le fondamenta
all’epoca romana, una storia iniziata secoli fa. Secondo le ricerche il sito ospitò a lungo
il foro, centro dell’attività politica, economica e sociale della città. In seguito, con
l’arrivo del medioevo, l’attività politica venne abbandonata e la piazza ebbe una
vocazione prevalentemente commerciale. Così venne scavata una cisterna per
raccogliere l’acqua piovana e costruito un arco di mattoni, che la divideva in due. Una
parte, la cosiddetta Piazza delle Erbe, era dedicata alla vendita degli ortaggi, mentre
l’altra, chiamata Piazza del Grano era riservata al commercio del pane e delle granaglie.
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44. Il mercato restò a lungo, finché nel 1756
iniziò l’opera di restauro, che abbellì la
piazza con un elegante porticato e il
monumento ad Amedeo VII di Savoia, il
Conte Verde. Fu per lo stato sabaudo un
eroe, capace di amministrare con saggezza
e giustizia. Era conosciuto con questo
nomignolo perché nei tornei era solito
indossare armi e vessilli di colore verde.
Nei secoli su di lui fiorirono molte leggende
che lo vedevano come fondatore di un
ordine cavalleresco.
Infine nel XVII secolo nella piazza più antica
di Torino venne costruito il palazzo
municipale dall’architetto Lanfranchi, un
uomo amante dell’ordine e della disciplina,
che ha reso il municipio un palazzo
rigorosamente geometrico. Con una scala
che porta al loggiato, un salone principale
e una balconata sorretta da colonne.
Soffermatevi sulla particolare posizione del
terrazzo, sembra aprirsi con passione alla
città per accogliere a braccia aperte le
richieste dei suoi cittadini.
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45. i PIEDI: Lo Stadio Olimpico
Da sempre gli esseri umani sono affascinati dalla competizione, fin dall’antica Grecia
si organizzano giochi e gare, per il puro gusto del divertimento. Ogni città possiede
almeno un tempio dello sport, e a Torino il luogo per eccellenza è lo Stadio Olimpico.
Una tappa obbligatoria per gli amanti del calcio, ha ospitato fino al 2011 le partite
della Juventus e del Toro. Un’opera nata nel 1933 in occasione dell’inizio dei
Littoriali, manifestazioni sportive universitarie volute dal fascismo. Inizialmente non
ospitava partite di calcio, era un campo di atletica, solo dal 2006 divenne la sede
delle due squadre torinesi, anno in cui venne restaurato per le olimpiadi. Lo Stadio
Olimpico è stata la prima struttura a rispettare rigorosamente la legge Pisanu, per la
sicurezza negli stadi. Se avete la fortuna di entrare, ammirate l’imponenza della
struttura, sembra essere sospesa nel tempo e nello spazio, una sorta di portale verso
un altro mondo fatto di appassionanti competizioni, impegno e sogni avverati.
Anni ‘30 Oggi 45
46. Il Palavela
Palazzo incredibile per la sua originalità, chiunque provi ad osservare le sue forme
resterà sbalordito dalla fluidità e dalla complessità dei diversi volumi che lo
compongono. A seconda del punto di vista varia, una struttura in continuo
movimento che sembra riflettere più l’anima dell’osservatore che una solida
struttura architettonica.
Il suo fascino è nato in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, a opera
degli architetti Annibale e Giorgio Rigotti, che costruirono una grande volta di
cemento armato chiusa verticalmente da grandi vetrate.
Per ospitare una pista di pattinaggio durante le olimpiadi, venne ristrutturato,
cambiando aspetto parecchie volte davanti ai torinesi, che seguirono la metamorfosi
con entusiasmo, in particolare quando, tolto tutto l’interno, il Palavela era diventato
un’unica leggera volta di cemento, bellissima ma poco funzionale. Quando i lavori
terminarono, il palazzo si presentò come lo vediamo noi oggi. All’interno c’è una
piastra polivalente, in inverno aperta ai pattinatori.
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47. Progetto di Storia dell’Arte della classe IV del liceo
Altiero Spinelli di Torino (prof. P. Bormida e J.Holmes)
a cura di:
GUSTO: Chiara Di Maria
TATTO: José Santoro
VISTA: Pauline Diakhaté
UDITO/OLFATTO: Caterina Accotto
Coordinamento e grafica: Caterina Accotto 47
Fonte delle Immagini: internet