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POLITECNICO DI MILANO




                                   Classificazione e restauro
                                      di immagini a colori:
                                un approccio via Γ -convergenza

 Relatore:               Prof. Franco Tomarelli
                                                              Tesi di laurea di: Alfonso Fascì

                                         Anno Accademico 2009-2010
lunedì 17 gennaio 2011
In questo lavoro di tesi:

 •      Si propone un modello di classificazione per immagini a
        colori basato sulla nozione di distanza percepita.
        Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
        libera.
•       Si mostra l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà
        qualitative.

 •      Si costruisce un’approssimazione del problema proposto tramite
        la minimizzazione di una famiglia di funzionali ellittici, che può
        essere interpretata come un modello di classificazione e
        restauro per immagini a colori.
        Tale approssimazione è intesa nel senso della Γ    -convergenza.


lunedì 17 gennaio 2011
Cos’è un’immagine a colori?




lunedì 17 gennaio 2011
Cos’è un’immagine a colori?
                     2
    Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano




lunedì 17 gennaio 2011
Cos’è un’immagine a colori?
                     2
    Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano

    •       Immagini a colori
             u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori




lunedì 17 gennaio 2011
Cos’è un’immagine a colori?
                     2
    Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano

    •       Immagini a colori
             u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori



                               C =???

lunedì 17 gennaio 2011
Cos’è un’immagine a colori?
                     2
    Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano

    •       Immagini a colori
             u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori



                               C =???
    (Immagini monocromatiche                u : Ω → [0, 1] intensità luminosa )


lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori

 ‘‘ Il colore non è una proprietà fisica degli
 oggetti, si tratta piuttosto di una rappresentazione
 percettiva della distribuzione di energia fotonica
 all’interno di uno spettro di riflessione o di
 emissioni prodotte da un oggetto ’’
 S.M. Boker, The Representation of Color Metrics and
 Mappings in Perceptual Color Space



lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
                                                                       ‘‘ Il colore non è una proprietà fisica degli
                                                                       oggetti, si tratta piuttosto di una rappresentazione
                                                                       percettiva della distribuzione di energia fotonica
                                                                       all’interno di uno spettro di riflessione o di
                                                                       emissioni prodotte da un oggetto ’’
                                                                       S.M. Boker, The Representation of Color Metrics and
                                                                       Mappings in Perceptual Color Space

        Storia della colorimetria:
       • Newton: primo modello di colore.
       • Thomas Young: ‘‘...la percezione del colore dipende dalla frequenza della radiazione che
               investe l’occhio e dalla risposta dei sensori presenti nella retina...’’

       •       Hermann Von Helmholtz 1852: ‘‘ ... radiazioni che generano diversi colori viaggiano
               senza alcuna azione reciproca e anche se ai nostri occhi appaiono uniti, vengono sempre
               separati uno dall’altro con mezzi fisici... ’’

       •       Hermann Gunther Grassmann dimostra (1854) che per ogni colore spettrale esistono
               altri colori che, se miscelati con il primo nelle giuste proporzioni producono luce
               bianca.

       •       Maxwell descrive gli spettri di assorbimento dei recettori presenti nella retina.


lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
   Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale?




lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
   Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale?
       Teoria del tristimolo
         •      L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna
                sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe
                (coni di tipo L).
         •      I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro     I(λ) , producono tre tensioni
                elettriche

                            +∞                            +∞                              +∞
              Il =                I(λ)l(λ) dλ,   Im =            I(λ)m(λ) dλ,     Is =            I(λ)s(λ) dλ
                             −∞                             −∞                               −∞

                  in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento.




lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
   Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale?
       Teoria del tristimolo
         •      L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna
                sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe
                (coni di tipo L).
         •      I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro     I(λ) , producono tre tensioni
                elettriche

                            +∞                            +∞                              +∞
              Il =                I(λ)l(λ) dλ,   Im =            I(λ)m(λ) dλ,     Is =            I(λ)s(λ) dλ
                             −∞                             −∞                               −∞

                  in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento.

     ...ogni radiazione visibile viene sintetizzata con 3 quantità scalari


lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
   Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale?
                          Teoria del tristimolo
                          •    L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna
                               sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe
                               (coni di tipo L).

                           •   I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro   I(λ) , producono tre tensioni
                               elettriche
                                         +∞                            +∞                              +∞
                               Il =            I(λ)l(λ) dλ,   Im =            I(λ)m(λ) dλ,     Is =            I(λ)s(λ) dλ
                                          −∞                             −∞                               −∞

                                   in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento.



     ...ogni radiazione visibile viene sintetizzata con 3 quantità scalari
         IDEA: esprimere ogni radiazione visibile come somma
             di tre radiazioni (colori) fondamentali E 1 (λ), E 2 (λ), E 3 (λ)
                               11    2 2      3 3
                          I El + I El + I El                                                       = Il
                          1 1       2 2       3 1
                         I Em + I Em + I E m                                                       = Im
                           I 1 Es + I 2 Es + I 3 Es
                                1        2        3
                                                                                                   = Is

lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
    Spazio CIE-XYZ (International Commission on Illumination, 1931)
      •      costruito in seguito ad una campagna sperimentale condotta da W. David Wright and John
             Guild impiegando come radiazioni fondamentali tre colori primari ‘‘virtuali’’, cioè non
             rappresentabili in natura.

      •      primo spazio di colore completo, nel senso che rappresenta tutti i colori visibili e assunto
             come modello di riferimento.




                                  Altri spazi: RGB, CMYK,...
lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori
     Spazio RGB
     •       deriva dalla necessità di rappresentare il colore sui monitor.

     •       le radiazioni fondamentali sono visibli il rosso, il verde e il blu.




                                     Altri spazi: CMYK, HSV,...
lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
    OSSERVAZIONE: senza altre
   precisazioni C è semplicemente
                             3
      un sottoinsieme C ⊂ R




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
    OSSERVAZIONE: senza altre
   precisazioni C è semplicemente         metrica euclidea
                             3
      un sottoinsieme C ⊂ R




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
    OSSERVAZIONE: senza altre
   precisazioni C è semplicemente         metrica euclidea
                             3
      un sottoinsieme C ⊂ R




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
    OSSERVAZIONE: senza altre
   precisazioni C è semplicemente         metrica euclidea
                             3
      un sottoinsieme C ⊂ R




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
    OSSERVAZIONE: senza altre
   precisazioni C è semplicemente         metrica euclidea
                             3
      un sottoinsieme C ⊂ R




                                               !!!
lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
  IDEA: distorcere lo spazio XY Z con una trasformazione
                biettiva, continua, non lineare

                               3      3
                          φ:R →R




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita
  IDEA: distorcere lo spazio XY Z con una trasformazione
                biettiva, continua, non lineare

                                  3         3
                          φ:R →R
            e definire la distanza percepita fra due punti
            (X0 , Y0 , Z0 ) e (X1 , Y1 , Z1 ) come



               |φ(X1 , Y1 , Z1 ) − φ(X1 , Y1 , Z1 )|

lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita: due esempi
       Esperimento di MacAdam
        • Un osservatore tenta di riprodurre un colore dato mescolando 3 sorgenti primarie.
        • A causa della limitata sensibilità dell'occhio, il colore ottenuto non è identico al
                  campione.

           •      Si ripete più volte l'esperimento, e si misura la dispersione..




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita: due esempi
              Spazio CIE-Lab (1976)
            Si definisce una funzione φ : [0, +∞) → [0, +∞) che
                                              3          3

                trasforma gli ellissoidi di MacAdam in sfere




lunedì 17 gennaio 2011
Distanza percepita: due esempi
       Metrica di Stiles
       Non linearità dell’occhio (legge di Weber):
                                            δI
                                       δP =
                                            I

      Stiles propone la metrica indotta dalla trasformazione :

                         ψr (r, g, b) = ψr (r) = αr ln(δr + r)
                         ψg (r, g, b) = ψg (g) = αg ln(δg + g)
                         ψb (r, g, b) = ψb (b) = αr ln(δb + b)


lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori e varietà Riemanniane
   Approccio alternativo alle trasformazioni globali:




lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori e varietà Riemanniane
   Approccio alternativo alle trasformazioni globali:

         • modellazione di uno spazio di colori come una varietà
                 Riemanniana di dimensione 3.




lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori e varietà Riemanniane
   Approccio alternativo alle trasformazioni globali:

         • modellazione di uno spazio di colori come una varietà
                 Riemanniana di dimensione 3.
         • distorsione solo locale.




lunedì 17 gennaio 2011
Spazi di colori e varietà Riemanniane
   Approccio alternativo alle trasformazioni globali:

         • modellazione di uno spazio di colori come una varietà
                 Riemanniana di dimensione 3.
         • distorsione solo locale.

          Riemann, Helmoltz, Scrhodinger, Stiles , Ashtekar,...



lunedì 17 gennaio 2011
Una definizione di spazio di colori
      Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui:




lunedì 17 gennaio 2011
Una definizione di spazio di colori
      Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui:
          •        C ⊂ R3 è un insieme chiuso e limitato.

          •        g:R →R    3        3×3
                                            è un campo di matrici che verifica:
              (1)        gij (x) = gji (x) per ogni x ∈ R3 e , j = 1, . . . , 3
              (2)        gij ∈ C ∞ (R3 ) per ogni i, j = 1, . . . , 3
              (3)        esistono 0  m  M  +∞ tali che per ogni x, y ∈ R3

                                        2    2                          2      3
                                     m |x| ≤ x, g(y)x ≤ M |x|




lunedì 17 gennaio 2011
Una definizione di spazio di colori
      Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui:
                                        •   C ⊂ R3 è un insieme chiuso e limitato.
                                        •   g : R3 → R3×3 è un campo di matrici che verifica:
                                         (1)   gij (x) = gji (x) per ogni x ∈ R3 e , j = 1, . . . , 3
                                         (2)   gij ∈ C ∞ (R3 ) per ogni i, j = 1, . . . , 3
                                         (3)   esistono 0  m  M  +∞ tali che per ogni x, y ∈ R3

                                                           m2 |x|2 ≤ x, g(y)x ≤ M 2 |x|3




   Indicheremo con dg (·, ·) la metrica indotta su C e definita ∀x, y ∈ C
   come:
                                1                                                                     
   dg (w, z) = inf
                              0
                                      |γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z
                                           ˙                                                            }
                                            |γ(y)x| = x, g(y)x   2



lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto:
            esistenza di una soluzione debole
               e proprietà qualitative delle
                       minimizzanti.




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
        • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative
          ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche
                comuni (colore, intensità o texture).




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
        • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative
          ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche
                comuni (colore, intensità o texture).

        •       Viene utilizzata per semplificare la rappresentazione
                delle immagini mettendo in evidenza oggetti e bordi.




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
        • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative
          ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche
                comuni (colore, intensità o texture).

        •       Viene utilizzata per semplificare la rappresentazione
                delle immagini mettendo in evidenza oggetti e bordi.




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
  La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi:




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
  La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi:
       •       Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
               che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in
               un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione).




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
  La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi:
       •       Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
               che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in
               un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione).

        •      Si determina una partizione di Ω costituita da un numero
               finito di porzioni ( ≤ l ) in mdo che ogni porzione Ui sia
               associata al colore αi.




lunedì 17 gennaio 2011
Classificazione di immagini a colori
  La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi:
       •       Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
               che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in
               un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione).

        •      Si determina una partizione di Ω costituita da un numero
               finito di porzioni ( ≤ l ) in mdo che ogni porzione Ui sia
               associata al colore αi.

   Poichè Ui potrebbe avere una frontiera topologica ∂Ui ∩ Ω molto
   frastagliata si cerca di ottenere bordi ∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω regolari e
   che soddisfino un principio d'interfaccia minima. Dobbiamo inoltre
   penalizzare la distanza dal dato z.
lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.
      Assegnati:
      •                                ∞
             un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C)




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.
      Assegnati:
      •                                ∞
             un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C)
      •      un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.
      Assegnati:
      •                                ∞
             un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C)
      •      un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
      •      il parametro positivo β  0




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.
      Assegnati:
      •                                ∞
             un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C)
      •      un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
      •      il parametro positivo β  0

     Ci proponiamo di determinare una partizione U = {Ui }i=1,...,l di                Ω
     che minimizzi il funzionale




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
      Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata.
      Assegnati:
      •                                ∞
             un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C)
      •      un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C
      •      il parametro positivo β  0

     Ci proponiamo di determinare una partizione U = {Ui }i=1,...,l di                          Ω
     che minimizzi il funzionale

                         1
                           l
                                                                          
                                                                           l
             E z (U) =           dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)   +   β              |dg (z(x), αi )|2 dx
                         2 i,j=1                                                 Ui
                                                                           i=1
                           i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto




                         1
                           l
                                                                          
                                                                           l
             E z (U) =           dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)   +   β              |dg (z(x), αi )|2 dx
                         2 i,j=1                                                 Ui
                                                                           i=1
                           i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
           l
      1 
              dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)
      2 i,j=1
            i=j
                                                                    dg ( b , r )
       lunghezza del bordo della
                                                                                      Ur
       partizione pesata con la
       distanza percepita fra i colori                              Ub
       relativi agli elementi della
       partizione.
                                                                            Uv
                                                     dg ( b , v )
            
            l                                                                      dg ( v , r )
        β                     |dg (z(x), αi )|2 dx
            i=1          Ui



lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
           l
      1 
              dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)
      2 i,j=1
            i=j


            
            l
        β                     |dg (z(x), αi )|2 dx   fidelity term: energia di area che
             i=1         Ui
                                                     misura la distanza percepita dal
                                                     dato z




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
                   1 
                        l                                          
                                                                   l
         E z (U) =         dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)   + β              |dg (z(x), αi )|2 dx
                   2 i,j=1                                               Ui
                                                                   i=1
                         i=j




                                energia di linea                   energia di area




lunedì 17 gennaio 2011
Il modello proposto
                   1 
                        l                                          
                                                                   l
         E z (U) =         dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω)   + β              |dg (z(x), αi )|2 dx
                   2 i,j=1                                               Ui
                                                                   i=1
                         i=j




                                energia di linea                   energia di area

              ... questo problema rientra nella classe dei
            Problemi con discontinuità libera:
            minimizzazione di funzionali che contengono
             energie di volume ed energie di superficie
      E. De Giorgi. Free discontinuity problems in calculus of variations.

lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }


            Partizioni di Caccioppoli

                     E ⊂ R2   P (E, Ω)    P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω)




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }


            Partizioni di Caccioppoli

                     E ⊂ R2    P (E, Ω)                 P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω)
                                                  l
                                                  
                         {U = {U }
                                i i=1,...,l   :         P (Ui , Ω)  +∞ }
                                                  i=1




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita
                                                         
                      { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U )  +∞ }


            Partizioni di Caccioppoli

                     E ⊂ R2    P (E, Ω)                 P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω)
                                                  l
                                                  
                         {U = {U }
                                i i=1,...,l   :         P (Ui , Ω)  +∞ }
                                                  i=1

                                                  |||

                                {
                    BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω           }
lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Partizioni di Caccioppoli
                           2                              1   ∗
                     E⊂R       P (E, Ω)       P (E, Ω) = H (∂ E ∩ Ω)

                                {
                    BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω }




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
            Partizioni di Caccioppoli
                           2                                 1   ∗
                     E⊂R        P (E, Ω)      P (E, Ω) = H (∂ E ∩ Ω)

                                {
                    BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω        }
                                                     l
                                                     
        z
   E (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞]                  u=         αi χUi ∈ BV (Ω, K)
                                                     i=1
                         l
                                                                    
          1
       z
  E (u) =         dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β                  |dg (u, z)|2
          2 i,j=1                                                        Ω
                         i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Formulazione debole
                                               l
                                               
        z
   E (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞]            u=         αi χUi ∈ BV (Ω, K)
                                               i=1
                         l
                                                             
          1
       z
  E (u) =         dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β           |dg (u, z)|2
          2 i,j=1                                                 Ω
                         i=j




             Teorema 7.42
                                 z
             Il funzionale E (u) ammette l’esistenza
             di un minimo con energia finita.


lunedì 17 gennaio 2011
Soluzioni forti
      •                     2
              Dato E ⊂ R la sua frontiera ridotta ∂ ∗ E potrebbe non
              essere chiusa, quindi per ottenere la soluzione del problema
              forte bisogna considerare la chiusura
                                      ∗
                                     ∪ i ∂ Ui ∩ Ω

       •                                              2
               Poichè esistono sottoinsiemi E ⊂ R di perimetro finito con
               frontiera topologica ∂E che ha misura di Hausdorff
               monodimensionale infinita, una soluzione debole potrebbe
               avere energia infinita nella formulazione forte !
       •       E’ necessario uno studio variazionale delle soluzioni:
               G.P. Leonardi e I. Tamanini, Metric space of partitions and
                              Caccioppoli partitions, 2002
               G.P. Leonardi, Infiltrations in immiscible fluids systems, 2001

lunedì 17 gennaio 2011
Proprietà qualitative delle minimizzanti



         dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g )   dg ( r , g )  dg ( r , v ) + dg ( v , g )




lunedì 17 gennaio 2011
Proprietà qualitative delle minimizzanti



         dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g )
                                                      ⇓   dg ( r , g )  dg ( r , v ) + dg ( v , g )




lunedì 17 gennaio 2011
Proprietà qualitative delle minimizzanti



         dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g )
                                                      ⇓       dg ( r , g )  dg ( r , v ) + dg ( v , g )




                                                          dipende dal termine di fedeltà, dalle
                                                          misure degli insiemi e dalla struttura
                                                          della metrica


lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza




lunedì 17 gennaio 2011
Problemi con discontinuità libera


       •      Difficoltà nell’analisi sia teorica che numerica a causa della
              presenza di energie di superficie e di volume




lunedì 17 gennaio 2011
Problemi con discontinuità libera


       •      Difficoltà nell’analisi sia teorica che numerica a causa della
              presenza di energie di superficie e di volume

       •      Sostituizione del funzionale con una famiglia di funzionali che
              contengano solo energie di volume (quindi più trattabili
              numericamente) che convergano ‘‘in un certo senso’’ al
              problema di partenza.




lunedì 17 gennaio 2011
Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni)
       •      Definizione
                F, F : X → R ∪ {+∞}
                F = Γ- lim F
                          +
                                se   ∀x ∈ X,    j → 0+
                         →0

         (disuguaglianza del liminf)    xj → x    ⇒ F (x) ≤ lim inf Fj (xj )
                                                                j

         (disuguaglianza del limsup)     ∃xj → x :   F (x) ≥ lim sup Fj (xj )
                                                                 j




lunedì 17 gennaio 2011
Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni)
       •       Definizione
                 F, F : X → R ∪ {+∞}
                 F = Γ- lim F
                           +
                                   se   ∀x ∈ X,     j → 0+
                         →0

         (disuguaglianza del liminf)        xj → x     ⇒ F (x) ≤ lim inf Fj (xj )
                                                                      j

         (disuguaglianza del limsup)         ∃xj → x :     F (x) ≥ lim sup Fj (xj )
                                                                       j


       •       Proprietà fondamentale
                                        +
                                                          
          Se      F = Γ- lim F , j → 0 e uj ∈ argmin Fj ` una successione precompatta,
                            +
                                                            e
                         →0

         allora ∀ per ogni sottosuccessione convergente ujk
                                            u  jk → u 0
                                        Fjk (ujk ) → F (u0 )
                                
             e      u0 ∈ argmin F .
lunedì 17 gennaio 2011
Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni)

         Γ-convergenza + equicompatezza




lunedì 17 gennaio 2011
Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni)

         Γ-convergenza + equicompatezza

                                       ⇓
                Convergenza dei minimi

lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza

                    Per ora teniamo da parte il fidelity term
                         e consideriamo   E(u) : BV (Ω, K) → [0, +∞]



                          l
                      1                     1 ∗       ∗
               E(u) =         dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω)
                      2 i,j=1
                                i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥                    max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                                   /
                                                              [C1 ,C2 ]




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥                    max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                                   /
                                                              [C1 ,C2 ]




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
                                     max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥             /
                                   [C1 ,C2 ]   
                   
     sia d ∈ R ,
              m X = u : Ω → Rm misurabile t.c.   u dx = d|Ω|}
                                                                               Ω
           e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞]




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
                                     max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥             /
                                   [C1 ,C2 ]   
                   
     sia d ∈ R ,
              m X = u : Ω → Rm misurabile t.c.   u dx = d|Ω|}
                                                                               Ω
         e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞]
                                                      l
                                                       
                    1                                1
                                   2
       F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx F (u) =              θW (αi , αj )Hm−1 (∂ ∗ Si ∩ ∂ ∗ Sj ∩ Ω)
                  Ω                                 2            i,j=1
                                      1                          i=j
     θW (w, z) = inf{                      2 W (v)|v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm )v(0) = w, v(1) = z}.
                                                   ˙
                                   0




lunedì 17 gennaio 2011
Modelli di transizione di fase
  Teorema                  (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids )
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
                                     max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥             /
                                   [C1 ,C2 ]   
                   
     sia d ∈ R ,
              m X = u : Ω → Rm misurabile t.c.   u dx = d|Ω|}
                                                                               Ω
         e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞]
                                                      l
                                                       
                    1                                1
                                   2
       F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx F (u) =              θW (αi , αj )Hm−1 (∂ ∗ Si ∩ ∂ ∗ Sj ∩ Ω)
                  Ω                                 2            i,j=1
                                      1                          i=j
     θW (w, z) = inf{                      2 W (v)|v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm )v(0) = w, v(1) = z}.
                                                   ˙
                                   0

    Allora                                  F (u) = Γ − lim F (u)
                                                              →0
                           rispetto alla topologia forte di L1 (Ω, Rm ).
lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza

                     IDEA: modificare la famiglia di funzionali
                               
                                   1                  2
                       F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx
                                 Ω 

                           in modo che il   Γ-limite sia
                            l
                        1                     1 ∗       ∗
                 E(u) =         dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω)
                        2 i,j=1
                               i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza

                     IDEA: modificare la famiglia di funzionali
                               
                                   1                  2
                       F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx
                                 Ω 

                           in modo che il   Γ-limite sia
                            l
                        1                     1 ∗       ∗
                 E(u) =         dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω)
                        2 i,j=1
                               i=j
      Problemi:
          •      Bisogna introdurre nei funzionali l’effetto della metrica.

          •      E’ necessario un secondo passaggio al limite.

lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
          Teorema 9.1




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
          Teorema 9.1
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥         max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                        /
                                                   [C1 ,C2 ]




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
          Teorema 9.1
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥         max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                        /
                                                   [C1 ,C2 ]
       Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il
    funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞]

                      l                                    l
               1                                        1 
    F (u) = [ W (u)+     |γ(u)Dj u|2 ] dx     F (u) =         θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω)
             Ω        j=1
                                                        2 i,j=1
                                                               i=j




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
          Teorema 9.1
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥                    max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                                   /
                                                              [C1 ,C2 ]
       Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il
    funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞]

                      l                                                l
               1                                                    1 
    F (u) = [ W (u)+     |γ(u)Dj u|2 ] dx                 F (u) =         θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω)
             Ω        j=1
                                                                    2 i,j=1
                                                                          i=j
                                    1    
         θW (w, z) = inf{                2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z}
                                                     ˙
                                 0




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
          Teorema 9.1
        Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione
     continua tale che
       (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl },
       (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥                     max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m .
                                                                                    /
                                                               [C1 ,C2 ]
       Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il
    funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞]

                      l                                                 l
               1                                                     1 
    F (u) = [ W (u)+     |γ(u)Dj u|2 ] dx                  F (u) =         θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω)
             Ω        j=1
                                                                     2 i,j=1
                                                                           i=j
                                     1    
         θW (w, z) = inf{                 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z}
                                                      ˙
                                  0

         Allora                             F (u) = Γ − lim F (u)
                                                               →0

                            rispetto alla topologia forte di L (Ω, R ).               p         m

lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
        Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione
                                    1    
         θW (w, z) = inf{                2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z}
                                                     ˙
                                 0




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
        Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione
                                    1    
         θW (w, z) = inf{                2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z}
                                                     ˙
                                 0

          ...vogliamo eliminare la dipendenza dal potenziale.




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
        Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione
                                    1    
         θW (w, z) = inf{                2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z}
                                                     ˙
                                 0

          ...vogliamo eliminare la dipendenza dal potenziale.
        Wδ : R3 → [0, +∞] dipendente dal parametro positivo 0  δ  δ = min{|α−
    β| : α, β ∈ K, α = β}/2 definito come
                                                                     2
                                      1+δ   dist(x, K)
                             Wδ (x) =     ψ                                     x ∈ R3
                                       2         δ

       in cui dist(x, K) = min{|x − α| : α ∈ K} ` la distanza euclidea del punto
                                                   e
    x ∈ R3 dall’insieme K e ψ : [0, +∞] → [0, +∞] ` definita come
                                                    e
                               
                                      −x2 /(1−x2 )
                                 1−e               se 0 ≤ x ≤ 1
                        ψ(x) =
                                 1                 se x  1.

lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza



                              
                             2 Wδ = 1 + δ         δ
                                                        αi
                                                     
                                                0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ




                               δ
                                    αj
                                  
                                  
                             0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ
                             0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza

            Lemma 10.1
             Siano w, z ∈ K,
                                                 1                                                            
                dg (w, z) = inf
                                               0
                                                            ˙                                               }
                                                       |γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z

                                         1    
                θδ (w, z) = inf
                                       0
                                               2 Wδ (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z
                                                            ˙                                                       }
            Allora per δ sufficientemente piccolo vale la disuguaglianza

                                                             dg (w, z) ≤ θδ (w, z) + o(δ)
            e

                                                              dg (w, z) = lim θδ (w, z).
                                                                             δ→0


lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza

               Definendo la famiglia a due parametri
                                                 2
                                                  
                                      1                        2
                         E,δ (u) = [ Wδ (u) +      |γ(u)Dj u| ] dx
                                    Ω           j=1


               usando il teorema 9.1 e il lemma 10.1 abbiamo
                                                     
                              Γ- lim+ Γ- lim E,δ (u) = E(u)
                                            +
                                δ→0        →0



               rispetto alla topologia forte di L (Ω, R ).p   3


lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
            Continuità del fidelity term + stabilità rispetto a perturbazioni continue




lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
            Continuità del fidelity term + stabilità rispetto a perturbazioni continue


      Teorema 10.2
                                                    ⇓
             Siano Eδ, : H 1,2 (Ω, R3 ) → [0, +∞], E z : BV (Ω, K) → [0, +∞]
                    z


                                                    2                            
                           z             1
                          E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                                      Ω              j=1



                              l                                            
                          1
                   z
                  E (u) =         dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β     |dg (u, z)|2 dx
                          2 i,j=1                                             Ω
                                 i=j

             Allora
                                                               
                                        Γ- lim+ Γ- lim E,δ (u) = E z (u)
                                                      +
                                                        z
                                          δ→0       →0

             rispetto alla convergenza forte in L2 (Ω, R3 ).
lunedì 17 gennaio 2011
Equicompattezza
        Proposizione 9.9. Sia 1 ≤ p  +∞, F : H 1,2 (Ω, Rm ) → [0, +∞] definito
     come
                                                  l
                                                                 
                                          1
                         F (u) =           W (u) +                2
                                                          |γ(u)Di u| dx
                                    Ω                i=1


        h una successione di numeri reali che tende a 0 e uh una successione tale
    che suph Fh (uh )  +∞. Allora esiste una successione uh tale che Fh (˜h ) ≤
                                                              ˜               u
    Fh (uh ) per ogni j ∈ N e si pu` estrarre una sottosuccessione ukh che converge
                                    o                               ˜
    fortemente in Lp (Ω, Rm ).




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro

       I funzionali approssimanti
                                   2                            
          z             1
         E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                     Ω              j=1




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro

       I funzionali approssimanti
                                   2                            
          z             1
         E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                     Ω              j=1

                         classificazione




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro

       I funzionali approssimanti
                                   2                            
          z             1
         E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                     Ω              j=1

                         classificazione   restauro




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro

       I funzionali approssimanti
                                   2                            
          z             1
         E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                     Ω              j=1

                         classificazione   restauro     fidelity




lunedì 17 gennaio 2011
Un modello di classificazione e restauro

       I funzionali approssimanti
                                   2                            
          z             1
         E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx
                     Ω              j=1

                         classificazione   restauro     fidelity
     Interpretazione di           come parametro di sfocamento



lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni




lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni
   •       Si propone un modello di classificazione per immagini a
           colori basato sulla nozione di distanza percepita.
           Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
           libera.




lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni
   •       Si propone un modello di classificazione per immagini a
           colori basato sulla nozione di distanza percepita.
           Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
           libera.
   •       E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune
           proprietà qualitative delle minimizanti.




lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni
   •       Si propone un modello di classificazione per immagini a
           colori basato sulla nozione di distanza percepita.
           Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
           libera.
   •       E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune
           proprietà qualitative delle minimizanti.

   •       E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che
           può essere interpretata come un modello di classificazione e
           restauro per immagini a colori.




lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni
   •       Si propone un modello di classificazione per immagini a
           colori basato sulla nozione di distanza percepita.
           Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
           libera.
   •       E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune
           proprietà qualitative delle minimizanti.

   •       E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che
           può essere interpretata come un modello di classificazione e
           restauro per immagini a colori.

   •       E’ stata provata la Γ-convergenza dei funzionali approssimanti al
           funzionale introdotto.




lunedì 17 gennaio 2011
Conclusioni
   •       Si propone un modello di classificazione per immagini a
           colori basato sulla nozione di distanza percepita.
           Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità
           libera.
   •       E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune
           proprietà qualitative delle minimizanti.

   •       E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che
           può essere interpretata come un modello di classificazione e
           restauro per immagini a colori.

   •       E’ stata provata la Γ-convergenza dei funzionali approssimanti al
           funzionale introdotto.

   •       I funzionali approssimanti sono molto più trattabili in vista di
           un'approssimazione numerica.

lunedì 17 gennaio 2011
Approssimazione via Γ-convergenza
            Teorema 1
                   Sia (C, g) uno spazio di colori, K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C un insieme finito di
               l colori, z ∈ L∞ (Ω, C) un’immagine a colori, β  0 un parametro positivo. Si
               consideri la famiglia di funzionali E,δ (u) : H 1,2 (Ω, R3 ) → [0, +∞]
                                                    z


                                                        3                             
                               z             1                          2              2
                              E,δ (u) =       Wδ (u) +      |γ(u)Dj u| + β|dg (z, u)| dx
                                          Ω              j=1

                    e il funzionale E z (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞]

                                       l                                            
                                   1
                         E z (u) =         dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β     |dg (u, z)|2 dx
                                   2 i,j=1                                             Ω
                                      i=j

                   Sia δ : [0, +∞] → [0, +∞] una funzione continua e strettamente monotona
               crescente tale che δ(0) = 0, j una successione di numeri positivi che tende a 0.
                   Allora abbiamo che se uj ` una successione costituita da minimizzanti di
                                                   e
                 z
               Ej ,δ(j ) si pu` estrarre una sottosuccessione convergente, che indichiamo ancora
                                o
               con uj tale che

                                       u j → u 0              fortemente in L2 (Ω, R3 )

                                                    Ej ,δ(j ) (uj ) → E z (u0 )
                                                     z


               e u0 ∈ argmin(E z ).

lunedì 17 gennaio 2011

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Classificazione e restauro di immagini a colori: un approccio via Gamma-convergenza

  • 1. POLITECNICO DI MILANO Classificazione e restauro di immagini a colori: un approccio via Γ -convergenza Relatore: Prof. Franco Tomarelli Tesi di laurea di: Alfonso Fascì Anno Accademico 2009-2010 lunedì 17 gennaio 2011
  • 2. In questo lavoro di tesi: • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. • Si mostra l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà qualitative. • Si costruisce un’approssimazione del problema proposto tramite la minimizzazione di una famiglia di funzionali ellittici, che può essere interpretata come un modello di classificazione e restauro per immagini a colori. Tale approssimazione è intesa nel senso della Γ -convergenza. lunedì 17 gennaio 2011
  • 3. Cos’è un’immagine a colori? lunedì 17 gennaio 2011
  • 4. Cos’è un’immagine a colori? 2 Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano lunedì 17 gennaio 2011
  • 5. Cos’è un’immagine a colori? 2 Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano • Immagini a colori u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori lunedì 17 gennaio 2011
  • 6. Cos’è un’immagine a colori? 2 Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano • Immagini a colori u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori C =??? lunedì 17 gennaio 2011
  • 7. Cos’è un’immagine a colori? 2 Ω ⊂ R aperto, limitato rappresenta una regione del piano • Immagini a colori u : Ω → C in cui C rappresenta l’insieme dei colori C =??? (Immagini monocromatiche u : Ω → [0, 1] intensità luminosa ) lunedì 17 gennaio 2011
  • 8. Spazi di colori ‘‘ Il colore non è una proprietà fisica degli oggetti, si tratta piuttosto di una rappresentazione percettiva della distribuzione di energia fotonica all’interno di uno spettro di riflessione o di emissioni prodotte da un oggetto ’’ S.M. Boker, The Representation of Color Metrics and Mappings in Perceptual Color Space lunedì 17 gennaio 2011
  • 9. Spazi di colori ‘‘ Il colore non è una proprietà fisica degli oggetti, si tratta piuttosto di una rappresentazione percettiva della distribuzione di energia fotonica all’interno di uno spettro di riflessione o di emissioni prodotte da un oggetto ’’ S.M. Boker, The Representation of Color Metrics and Mappings in Perceptual Color Space Storia della colorimetria: • Newton: primo modello di colore. • Thomas Young: ‘‘...la percezione del colore dipende dalla frequenza della radiazione che investe l’occhio e dalla risposta dei sensori presenti nella retina...’’ • Hermann Von Helmholtz 1852: ‘‘ ... radiazioni che generano diversi colori viaggiano senza alcuna azione reciproca e anche se ai nostri occhi appaiono uniti, vengono sempre separati uno dall’altro con mezzi fisici... ’’ • Hermann Gunther Grassmann dimostra (1854) che per ogni colore spettrale esistono altri colori che, se miscelati con il primo nelle giuste proporzioni producono luce bianca. • Maxwell descrive gli spettri di assorbimento dei recettori presenti nella retina. lunedì 17 gennaio 2011
  • 10. Spazi di colori Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale? lunedì 17 gennaio 2011
  • 11. Spazi di colori Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale? Teoria del tristimolo • L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe (coni di tipo L). • I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro I(λ) , producono tre tensioni elettriche +∞ +∞ +∞ Il = I(λ)l(λ) dλ, Im = I(λ)m(λ) dλ, Is = I(λ)s(λ) dλ −∞ −∞ −∞ in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento. lunedì 17 gennaio 2011
  • 12. Spazi di colori Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale? Teoria del tristimolo • L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe (coni di tipo L). • I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro I(λ) , producono tre tensioni elettriche +∞ +∞ +∞ Il = I(λ)l(λ) dλ, Im = I(λ)m(λ) dλ, Is = I(λ)s(λ) dλ −∞ −∞ −∞ in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento. ...ogni radiazione visibile viene sintetizzata con 3 quantità scalari lunedì 17 gennaio 2011
  • 13. Spazi di colori Perchè per l’uomo un spazio di colori è tridimensionale? Teoria del tristimolo • L’occhio umano contiene tre tipi diversi di recettori responsabili della visione diurna sensibili a lunghezze d’onda corte ( coni di tipo S), medie ( coni di tipo M) e lunghe (coni di tipo L). • I tre recettori, se investiti da una radiazione con spettro I(λ) , producono tre tensioni elettriche +∞ +∞ +∞ Il = I(λ)l(λ) dλ, Im = I(λ)m(λ) dλ, Is = I(λ)s(λ) dλ −∞ −∞ −∞ in cui l(λ), m(λ), s(λ) sono gli spettri di assorbimento. ...ogni radiazione visibile viene sintetizzata con 3 quantità scalari IDEA: esprimere ogni radiazione visibile come somma di tre radiazioni (colori) fondamentali E 1 (λ), E 2 (λ), E 3 (λ) 11 2 2 3 3 I El + I El + I El = Il 1 1 2 2 3 1 I Em + I Em + I E m = Im I 1 Es + I 2 Es + I 3 Es 1 2 3 = Is lunedì 17 gennaio 2011
  • 14. Spazi di colori Spazio CIE-XYZ (International Commission on Illumination, 1931) • costruito in seguito ad una campagna sperimentale condotta da W. David Wright and John Guild impiegando come radiazioni fondamentali tre colori primari ‘‘virtuali’’, cioè non rappresentabili in natura. • primo spazio di colore completo, nel senso che rappresenta tutti i colori visibili e assunto come modello di riferimento. Altri spazi: RGB, CMYK,... lunedì 17 gennaio 2011
  • 15. Spazi di colori Spazio RGB • deriva dalla necessità di rappresentare il colore sui monitor. • le radiazioni fondamentali sono visibli il rosso, il verde e il blu. Altri spazi: CMYK, HSV,... lunedì 17 gennaio 2011
  • 16. Distanza percepita OSSERVAZIONE: senza altre precisazioni C è semplicemente 3 un sottoinsieme C ⊂ R lunedì 17 gennaio 2011
  • 17. Distanza percepita OSSERVAZIONE: senza altre precisazioni C è semplicemente metrica euclidea 3 un sottoinsieme C ⊂ R lunedì 17 gennaio 2011
  • 18. Distanza percepita OSSERVAZIONE: senza altre precisazioni C è semplicemente metrica euclidea 3 un sottoinsieme C ⊂ R lunedì 17 gennaio 2011
  • 19. Distanza percepita OSSERVAZIONE: senza altre precisazioni C è semplicemente metrica euclidea 3 un sottoinsieme C ⊂ R lunedì 17 gennaio 2011
  • 20. Distanza percepita OSSERVAZIONE: senza altre precisazioni C è semplicemente metrica euclidea 3 un sottoinsieme C ⊂ R !!! lunedì 17 gennaio 2011
  • 22. Distanza percepita IDEA: distorcere lo spazio XY Z con una trasformazione biettiva, continua, non lineare 3 3 φ:R →R lunedì 17 gennaio 2011
  • 23. Distanza percepita IDEA: distorcere lo spazio XY Z con una trasformazione biettiva, continua, non lineare 3 3 φ:R →R e definire la distanza percepita fra due punti (X0 , Y0 , Z0 ) e (X1 , Y1 , Z1 ) come |φ(X1 , Y1 , Z1 ) − φ(X1 , Y1 , Z1 )| lunedì 17 gennaio 2011
  • 24. Distanza percepita: due esempi Esperimento di MacAdam • Un osservatore tenta di riprodurre un colore dato mescolando 3 sorgenti primarie. • A causa della limitata sensibilità dell'occhio, il colore ottenuto non è identico al campione. • Si ripete più volte l'esperimento, e si misura la dispersione.. lunedì 17 gennaio 2011
  • 25. Distanza percepita: due esempi Spazio CIE-Lab (1976) Si definisce una funzione φ : [0, +∞) → [0, +∞) che 3 3 trasforma gli ellissoidi di MacAdam in sfere lunedì 17 gennaio 2011
  • 26. Distanza percepita: due esempi Metrica di Stiles Non linearità dell’occhio (legge di Weber): δI δP = I Stiles propone la metrica indotta dalla trasformazione : ψr (r, g, b) = ψr (r) = αr ln(δr + r) ψg (r, g, b) = ψg (g) = αg ln(δg + g) ψb (r, g, b) = ψb (b) = αr ln(δb + b) lunedì 17 gennaio 2011
  • 27. Spazi di colori e varietà Riemanniane Approccio alternativo alle trasformazioni globali: lunedì 17 gennaio 2011
  • 28. Spazi di colori e varietà Riemanniane Approccio alternativo alle trasformazioni globali: • modellazione di uno spazio di colori come una varietà Riemanniana di dimensione 3. lunedì 17 gennaio 2011
  • 29. Spazi di colori e varietà Riemanniane Approccio alternativo alle trasformazioni globali: • modellazione di uno spazio di colori come una varietà Riemanniana di dimensione 3. • distorsione solo locale. lunedì 17 gennaio 2011
  • 30. Spazi di colori e varietà Riemanniane Approccio alternativo alle trasformazioni globali: • modellazione di uno spazio di colori come una varietà Riemanniana di dimensione 3. • distorsione solo locale. Riemann, Helmoltz, Scrhodinger, Stiles , Ashtekar,... lunedì 17 gennaio 2011
  • 31. Una definizione di spazio di colori Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui: lunedì 17 gennaio 2011
  • 32. Una definizione di spazio di colori Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui: • C ⊂ R3 è un insieme chiuso e limitato. • g:R →R 3 3×3 è un campo di matrici che verifica: (1) gij (x) = gji (x) per ogni x ∈ R3 e , j = 1, . . . , 3 (2) gij ∈ C ∞ (R3 ) per ogni i, j = 1, . . . , 3 (3) esistono 0 m M +∞ tali che per ogni x, y ∈ R3 2 2 2 3 m |x| ≤ x, g(y)x ≤ M |x| lunedì 17 gennaio 2011
  • 33. Una definizione di spazio di colori Chiameremo spazio di colori una coppia (C, g) in cui: • C ⊂ R3 è un insieme chiuso e limitato. • g : R3 → R3×3 è un campo di matrici che verifica: (1) gij (x) = gji (x) per ogni x ∈ R3 e , j = 1, . . . , 3 (2) gij ∈ C ∞ (R3 ) per ogni i, j = 1, . . . , 3 (3) esistono 0 m M +∞ tali che per ogni x, y ∈ R3 m2 |x|2 ≤ x, g(y)x ≤ M 2 |x|3 Indicheremo con dg (·, ·) la metrica indotta su C e definita ∀x, y ∈ C come: 1 dg (w, z) = inf 0 |γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z ˙ } |γ(y)x| = x, g(y)x 2 lunedì 17 gennaio 2011
  • 34. Il modello proposto: esistenza di una soluzione debole e proprietà qualitative delle minimizzanti. lunedì 17 gennaio 2011
  • 35. Classificazione di immagini a colori • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche comuni (colore, intensità o texture). lunedì 17 gennaio 2011
  • 36. Classificazione di immagini a colori • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche comuni (colore, intensità o texture). • Viene utilizzata per semplificare la rappresentazione delle immagini mettendo in evidenza oggetti e bordi. lunedì 17 gennaio 2011
  • 37. Classificazione di immagini a colori • Processo di partizione di un'immagine in regioni significative ottenuta raggruppando i pixel che hanno caratteristiche comuni (colore, intensità o texture). • Viene utilizzata per semplificare la rappresentazione delle immagini mettendo in evidenza oggetti e bordi. lunedì 17 gennaio 2011
  • 38. Classificazione di immagini a colori La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi: lunedì 17 gennaio 2011
  • 39. Classificazione di immagini a colori La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi: • Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione). lunedì 17 gennaio 2011
  • 40. Classificazione di immagini a colori La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi: • Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione). • Si determina una partizione di Ω costituita da un numero finito di porzioni ( ≤ l ) in mdo che ogni porzione Ui sia associata al colore αi. lunedì 17 gennaio 2011
  • 41. Classificazione di immagini a colori La classificazione si può pensare come suddivisa in due passi: • Si fissano un numero finito di colori K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C che rappresentino i colori medi macroscopici presenti in un'immagine z : Ω → C (clustering, discretizzazione). • Si determina una partizione di Ω costituita da un numero finito di porzioni ( ≤ l ) in mdo che ogni porzione Ui sia associata al colore αi. Poichè Ui potrebbe avere una frontiera topologica ∂Ui ∩ Ω molto frastagliata si cerca di ottenere bordi ∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω regolari e che soddisfino un principio d'interfaccia minima. Dobbiamo inoltre penalizzare la distanza dal dato z. lunedì 17 gennaio 2011
  • 42. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. lunedì 17 gennaio 2011
  • 43. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. Assegnati: • ∞ un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C) lunedì 17 gennaio 2011
  • 44. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. Assegnati: • ∞ un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C) • un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C lunedì 17 gennaio 2011
  • 45. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. Assegnati: • ∞ un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C) • un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C • il parametro positivo β 0 lunedì 17 gennaio 2011
  • 46. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. Assegnati: • ∞ un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C) • un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C • il parametro positivo β 0 Ci proponiamo di determinare una partizione U = {Ui }i=1,...,l di Ω che minimizzi il funzionale lunedì 17 gennaio 2011
  • 47. Il modello proposto Sia (C, g) uno spazio di colori e dg (·, ·) la metrica associata. Assegnati: • ∞ un’immagine a colori z ∈ L (Ω, C) • un numero finito di l ≥ 2 colori distinti denotati con K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C • il parametro positivo β 0 Ci proponiamo di determinare una partizione U = {Ui }i=1,...,l di Ω che minimizzi il funzionale 1 l l E z (U) = dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) + β |dg (z(x), αi )|2 dx 2 i,j=1 Ui i=1 i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 48. Il modello proposto 1 l l E z (U) = dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) + β |dg (z(x), αi )|2 dx 2 i,j=1 Ui i=1 i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 49. Il modello proposto l 1 dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) 2 i,j=1 i=j dg ( b , r ) lunghezza del bordo della Ur partizione pesata con la distanza percepita fra i colori Ub relativi agli elementi della partizione. Uv dg ( b , v ) l dg ( v , r ) β |dg (z(x), αi )|2 dx i=1 Ui lunedì 17 gennaio 2011
  • 50. Il modello proposto l 1 dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) 2 i,j=1 i=j l β |dg (z(x), αi )|2 dx fidelity term: energia di area che i=1 Ui misura la distanza percepita dal dato z lunedì 17 gennaio 2011
  • 51. Il modello proposto 1 l l E z (U) = dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) + β |dg (z(x), αi )|2 dx 2 i,j=1 Ui i=1 i=j energia di linea energia di area lunedì 17 gennaio 2011
  • 52. Il modello proposto 1 l l E z (U) = dg (αi , αj )H1 (∂Ui ∩ ∂Uj ∩ Ω) + β |dg (z(x), αi )|2 dx 2 i,j=1 Ui i=1 i=j energia di linea energia di area ... questo problema rientra nella classe dei Problemi con discontinuità libera: minimizzazione di funzionali che contengono energie di volume ed energie di superficie E. De Giorgi. Free discontinuity problems in calculus of variations. lunedì 17 gennaio 2011
  • 54. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } lunedì 17 gennaio 2011
  • 55. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } lunedì 17 gennaio 2011
  • 56. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } lunedì 17 gennaio 2011
  • 57. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } Partizioni di Caccioppoli E ⊂ R2 P (E, Ω) P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω) lunedì 17 gennaio 2011
  • 58. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } Partizioni di Caccioppoli E ⊂ R2 P (E, Ω) P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω) l {U = {U } i i=1,...,l : P (Ui , Ω) +∞ } i=1 lunedì 17 gennaio 2011
  • 59. Formulazione debole Caratterizzazione delle partizioni ad energia finita { U = {Ui }i=1,...,l : E z (U ) +∞ } Partizioni di Caccioppoli E ⊂ R2 P (E, Ω) P (E, Ω) = H1 (∂ ∗ E ∩ Ω) l {U = {U } i i=1,...,l : P (Ui , Ω) +∞ } i=1 ||| { BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω } lunedì 17 gennaio 2011
  • 60. Formulazione debole Partizioni di Caccioppoli 2 1 ∗ E⊂R P (E, Ω) P (E, Ω) = H (∂ E ∩ Ω) { BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω } lunedì 17 gennaio 2011
  • 61. Formulazione debole Partizioni di Caccioppoli 2 1 ∗ E⊂R P (E, Ω) P (E, Ω) = H (∂ E ∩ Ω) { BV (Ω, K) = u ∈ BV (Ω, R3 ) : u ∈ K q.o. in Ω } l z E (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞] u= αi χUi ∈ BV (Ω, K) i=1 l 1 z E (u) = dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β |dg (u, z)|2 2 i,j=1 Ω i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 62. Formulazione debole l z E (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞] u= αi χUi ∈ BV (Ω, K) i=1 l 1 z E (u) = dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β |dg (u, z)|2 2 i,j=1 Ω i=j Teorema 7.42 z Il funzionale E (u) ammette l’esistenza di un minimo con energia finita. lunedì 17 gennaio 2011
  • 63. Soluzioni forti • 2 Dato E ⊂ R la sua frontiera ridotta ∂ ∗ E potrebbe non essere chiusa, quindi per ottenere la soluzione del problema forte bisogna considerare la chiusura ∗ ∪ i ∂ Ui ∩ Ω • 2 Poichè esistono sottoinsiemi E ⊂ R di perimetro finito con frontiera topologica ∂E che ha misura di Hausdorff monodimensionale infinita, una soluzione debole potrebbe avere energia infinita nella formulazione forte ! • E’ necessario uno studio variazionale delle soluzioni: G.P. Leonardi e I. Tamanini, Metric space of partitions and Caccioppoli partitions, 2002 G.P. Leonardi, Infiltrations in immiscible fluids systems, 2001 lunedì 17 gennaio 2011
  • 64. Proprietà qualitative delle minimizzanti dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g ) dg ( r , g ) dg ( r , v ) + dg ( v , g ) lunedì 17 gennaio 2011
  • 65. Proprietà qualitative delle minimizzanti dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g ) ⇓ dg ( r , g ) dg ( r , v ) + dg ( v , g ) lunedì 17 gennaio 2011
  • 66. Proprietà qualitative delle minimizzanti dg ( r , g ) = dg ( r , a ) + dg ( a , g ) ⇓ dg ( r , g ) dg ( r , v ) + dg ( v , g ) dipende dal termine di fedeltà, dalle misure degli insiemi e dalla struttura della metrica lunedì 17 gennaio 2011
  • 68. Problemi con discontinuità libera • Difficoltà nell’analisi sia teorica che numerica a causa della presenza di energie di superficie e di volume lunedì 17 gennaio 2011
  • 69. Problemi con discontinuità libera • Difficoltà nell’analisi sia teorica che numerica a causa della presenza di energie di superficie e di volume • Sostituizione del funzionale con una famiglia di funzionali che contengano solo energie di volume (quindi più trattabili numericamente) che convergano ‘‘in un certo senso’’ al problema di partenza. lunedì 17 gennaio 2011
  • 70. Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni) • Definizione F, F : X → R ∪ {+∞} F = Γ- lim F + se ∀x ∈ X, j → 0+ →0 (disuguaglianza del liminf) xj → x ⇒ F (x) ≤ lim inf Fj (xj ) j (disuguaglianza del limsup) ∃xj → x : F (x) ≥ lim sup Fj (xj ) j lunedì 17 gennaio 2011
  • 71. Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni) • Definizione F, F : X → R ∪ {+∞} F = Γ- lim F + se ∀x ∈ X, j → 0+ →0 (disuguaglianza del liminf) xj → x ⇒ F (x) ≤ lim inf Fj (xj ) j (disuguaglianza del limsup) ∃xj → x : F (x) ≥ lim sup Fj (xj ) j • Proprietà fondamentale + Se F = Γ- lim F , j → 0 e uj ∈ argmin Fj ` una successione precompatta, + e →0 allora ∀ per ogni sottosuccessione convergente ujk u jk → u 0 Fjk (ujk ) → F (u0 ) e u0 ∈ argmin F . lunedì 17 gennaio 2011
  • 72. Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni) Γ-convergenza + equicompatezza lunedì 17 gennaio 2011
  • 73. Γ-convergenza (E. De Giorgi,T. Franzoni) Γ-convergenza + equicompatezza ⇓ Convergenza dei minimi lunedì 17 gennaio 2011
  • 74. Approssimazione via Γ-convergenza Per ora teniamo da parte il fidelity term e consideriamo E(u) : BV (Ω, K) → [0, +∞] l 1 1 ∗ ∗ E(u) = dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω) 2 i,j=1 i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 75. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) lunedì 17 gennaio 2011
  • 76. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] lunedì 17 gennaio 2011
  • 77. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] lunedì 17 gennaio 2011
  • 78. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ / [C1 ,C2 ] sia d ∈ R , m X = u : Ω → Rm misurabile t.c. u dx = d|Ω|} Ω e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞] lunedì 17 gennaio 2011
  • 79. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ / [C1 ,C2 ] sia d ∈ R , m X = u : Ω → Rm misurabile t.c. u dx = d|Ω|} Ω e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞] l 1 1 2 F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx F (u) = θW (αi , αj )Hm−1 (∂ ∗ Si ∩ ∂ ∗ Sj ∩ Ω) Ω 2 i,j=1 1 i=j θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm )v(0) = w, v(1) = z}. ˙ 0 lunedì 17 gennaio 2011
  • 80. Modelli di transizione di fase Teorema (S. Baldo, Minimal interface criterionfor phase transitions in mixture of Cahn-Hilliard fluids ) Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ / [C1 ,C2 ] sia d ∈ R , m X = u : Ω → Rm misurabile t.c. u dx = d|Ω|} Ω e si considerino i funzionali F : X → [0, +∞], F : X ∩ BV (Ω, K) → [0, +∞] l 1 1 2 F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx F (u) = θW (αi , αj )Hm−1 (∂ ∗ Si ∩ ∂ ∗ Sj ∩ Ω) Ω 2 i,j=1 1 i=j θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm )v(0) = w, v(1) = z}. ˙ 0 Allora F (u) = Γ − lim F (u) →0 rispetto alla topologia forte di L1 (Ω, Rm ). lunedì 17 gennaio 2011
  • 81. Approssimazione via Γ-convergenza IDEA: modificare la famiglia di funzionali 1 2 F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx Ω in modo che il Γ-limite sia l 1 1 ∗ ∗ E(u) = dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω) 2 i,j=1 i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 82. Approssimazione via Γ-convergenza IDEA: modificare la famiglia di funzionali 1 2 F (u) = ( W (u) + |Du| ) dx Ω in modo che il Γ-limite sia l 1 1 ∗ ∗ E(u) = dg (αi , αj )H (∂ Ui ∩ ∂ Uj ∩ Ω) 2 i,j=1 i=j Problemi: • Bisogna introdurre nei funzionali l’effetto della metrica. • E’ necessario un secondo passaggio al limite. lunedì 17 gennaio 2011
  • 83. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 9.1 lunedì 17 gennaio 2011
  • 84. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 9.1 Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] lunedì 17 gennaio 2011
  • 85. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 9.1 Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞] l l 1 1 F (u) = [ W (u)+ |γ(u)Dj u|2 ] dx F (u) = θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω) Ω j=1 2 i,j=1 i=j lunedì 17 gennaio 2011
  • 86. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 9.1 Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞] l l 1 1 F (u) = [ W (u)+ |γ(u)Dj u|2 ] dx F (u) = θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω) Ω j=1 2 i,j=1 i=j 1 θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z} ˙ 0 lunedì 17 gennaio 2011
  • 87. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 9.1 Sia Ω ⊂ Rn un insieme aperto e regolare e W : Rm → [0, +∞] una funzione continua tale che (1) {x ∈ Rm : W (x) = 0} = K = {α1 , . . . , αl }, (2) esistono C1 , C2 tali che W (x) ≥ max m W per ogni x ∈ [C1 , C2 ]m . / [C1 ,C2 ] Si consideri la famiglia di funzionali F : H 1,2 (Ω, Rm ) ∩ L∞ (Ω, Rm ) e il funzionale F : BV (Ω, K) → [0, +∞] l l 1 1 F (u) = [ W (u)+ |γ(u)Dj u|2 ] dx F (u) = θW (αi , αj )Hn−1 (∂ ∗ Si ∩∂ ∗ Sj ∩Ω) Ω j=1 2 i,j=1 i=j 1 θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z} ˙ 0 Allora F (u) = Γ − lim F (u) →0 rispetto alla topologia forte di L (Ω, R ). p m lunedì 17 gennaio 2011
  • 88. Approssimazione via Γ-convergenza Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione 1 θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z} ˙ 0 lunedì 17 gennaio 2011
  • 89. Approssimazione via Γ-convergenza Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione 1 θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z} ˙ 0 ...vogliamo eliminare la dipendenza dal potenziale. lunedì 17 gennaio 2011
  • 90. Approssimazione via Γ-convergenza Abbiamo ottenuto l’energia di segmentazione 1 θW (w, z) = inf{ 2 W (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], Rm ), v(0) = w, v(1) = z} ˙ 0 ...vogliamo eliminare la dipendenza dal potenziale. Wδ : R3 → [0, +∞] dipendente dal parametro positivo 0 δ δ = min{|α− β| : α, β ∈ K, α = β}/2 definito come 2 1+δ dist(x, K) Wδ (x) = ψ x ∈ R3 2 δ in cui dist(x, K) = min{|x − α| : α ∈ K} ` la distanza euclidea del punto e x ∈ R3 dall’insieme K e ψ : [0, +∞] → [0, +∞] ` definita come e −x2 /(1−x2 ) 1−e se 0 ≤ x ≤ 1 ψ(x) = 1 se x 1. lunedì 17 gennaio 2011
  • 91. Approssimazione via Γ-convergenza 2 Wδ = 1 + δ δ αi 0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ δ αj 0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ 0 ≤ 2 Wδ ≤ 1 + δ lunedì 17 gennaio 2011
  • 92. Approssimazione via Γ-convergenza Lemma 10.1 Siano w, z ∈ K, 1 dg (w, z) = inf 0 ˙ } |γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z 1 θδ (w, z) = inf 0 2 Wδ (v)|γ(v)v| dt : v ∈ C 1 ([0, 1], R3 ), v(0) = w, v(1) = z ˙ } Allora per δ sufficientemente piccolo vale la disuguaglianza dg (w, z) ≤ θδ (w, z) + o(δ) e dg (w, z) = lim θδ (w, z). δ→0 lunedì 17 gennaio 2011
  • 93. Approssimazione via Γ-convergenza Definendo la famiglia a due parametri 2 1 2 E,δ (u) = [ Wδ (u) + |γ(u)Dj u| ] dx Ω j=1 usando il teorema 9.1 e il lemma 10.1 abbiamo Γ- lim+ Γ- lim E,δ (u) = E(u) + δ→0 →0 rispetto alla topologia forte di L (Ω, R ).p 3 lunedì 17 gennaio 2011
  • 94. Approssimazione via Γ-convergenza Continuità del fidelity term + stabilità rispetto a perturbazioni continue lunedì 17 gennaio 2011
  • 95. Approssimazione via Γ-convergenza Continuità del fidelity term + stabilità rispetto a perturbazioni continue Teorema 10.2 ⇓ Siano Eδ, : H 1,2 (Ω, R3 ) → [0, +∞], E z : BV (Ω, K) → [0, +∞] z 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 l 1 z E (u) = dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β |dg (u, z)|2 dx 2 i,j=1 Ω i=j Allora Γ- lim+ Γ- lim E,δ (u) = E z (u) + z δ→0 →0 rispetto alla convergenza forte in L2 (Ω, R3 ). lunedì 17 gennaio 2011
  • 96. Equicompattezza Proposizione 9.9. Sia 1 ≤ p +∞, F : H 1,2 (Ω, Rm ) → [0, +∞] definito come l 1 F (u) = W (u) + 2 |γ(u)Di u| dx Ω i=1 h una successione di numeri reali che tende a 0 e uh una successione tale che suph Fh (uh ) +∞. Allora esiste una successione uh tale che Fh (˜h ) ≤ ˜ u Fh (uh ) per ogni j ∈ N e si pu` estrarre una sottosuccessione ukh che converge o ˜ fortemente in Lp (Ω, Rm ). lunedì 17 gennaio 2011
  • 97. Un modello di classificazione e restauro lunedì 17 gennaio 2011
  • 98. Un modello di classificazione e restauro I funzionali approssimanti 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 lunedì 17 gennaio 2011
  • 99. Un modello di classificazione e restauro I funzionali approssimanti 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 classificazione lunedì 17 gennaio 2011
  • 100. Un modello di classificazione e restauro I funzionali approssimanti 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 classificazione restauro lunedì 17 gennaio 2011
  • 101. Un modello di classificazione e restauro I funzionali approssimanti 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 classificazione restauro fidelity lunedì 17 gennaio 2011
  • 102. Un modello di classificazione e restauro I funzionali approssimanti 2 z 1 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u|2 + |dg (u, z)|2 dx Ω j=1 classificazione restauro fidelity Interpretazione di come parametro di sfocamento lunedì 17 gennaio 2011
  • 104. Conclusioni • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. lunedì 17 gennaio 2011
  • 105. Conclusioni • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. • E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà qualitative delle minimizanti. lunedì 17 gennaio 2011
  • 106. Conclusioni • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. • E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà qualitative delle minimizanti. • E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che può essere interpretata come un modello di classificazione e restauro per immagini a colori. lunedì 17 gennaio 2011
  • 107. Conclusioni • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. • E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà qualitative delle minimizanti. • E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che può essere interpretata come un modello di classificazione e restauro per immagini a colori. • E’ stata provata la Γ-convergenza dei funzionali approssimanti al funzionale introdotto. lunedì 17 gennaio 2011
  • 108. Conclusioni • Si propone un modello di classificazione per immagini a colori basato sulla nozione di distanza percepita. Il modello è formalizzato come un problema con discontinuità libera. • E’ stata mostrata l’esistenza di una soluzione ed alcune proprietà qualitative delle minimizanti. • E’ stata costruita un’approssimazione del problema proposto che può essere interpretata come un modello di classificazione e restauro per immagini a colori. • E’ stata provata la Γ-convergenza dei funzionali approssimanti al funzionale introdotto. • I funzionali approssimanti sono molto più trattabili in vista di un'approssimazione numerica. lunedì 17 gennaio 2011
  • 109. Approssimazione via Γ-convergenza Teorema 1 Sia (C, g) uno spazio di colori, K = {α1 , . . . , αl } ⊂ C un insieme finito di l colori, z ∈ L∞ (Ω, C) un’immagine a colori, β 0 un parametro positivo. Si consideri la famiglia di funzionali E,δ (u) : H 1,2 (Ω, R3 ) → [0, +∞] z 3 z 1 2 2 E,δ (u) = Wδ (u) + |γ(u)Dj u| + β|dg (z, u)| dx Ω j=1 e il funzionale E z (u) : BV (Ω, K) → [0, +∞] l 1 E z (u) = dg (αi , αj )H1 (∂ ∗ Ui ∩ ∂ ∗ Uj ∩ Ω) + β |dg (u, z)|2 dx 2 i,j=1 Ω i=j Sia δ : [0, +∞] → [0, +∞] una funzione continua e strettamente monotona crescente tale che δ(0) = 0, j una successione di numeri positivi che tende a 0. Allora abbiamo che se uj ` una successione costituita da minimizzanti di e z Ej ,δ(j ) si pu` estrarre una sottosuccessione convergente, che indichiamo ancora o con uj tale che u j → u 0 fortemente in L2 (Ω, R3 ) Ej ,δ(j ) (uj ) → E z (u0 ) z e u0 ∈ argmin(E z ). lunedì 17 gennaio 2011