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VOCE E IDENTITA’
DI GENERE
Protocollo TGCE, TransGender Communication Evaluation
dott. Anna Capovilla - Logopedista Milano
Pubblicato su «ICARE « 2011
Protocollo TGCE, TransGender
Communication Evaluation
Questionario di autovalutazione del
disagio vocale nei Transgender
“una modesta proposta”
La proposta, sicuramente meno
provocatoria di quella dell’ironico
Swift, vuol esser un sasso lanciato
nello stagno della Terapia
Logopedica.
Il trattamento di coloro che, alla conquista
di una nuova identità, si presentano ad uno
studio logopedico, necessita di esser
elaborato secondo criteri ben precisi,
definiti sin dal primo incontro
Il protocollo TGCE, TransGender Communication
Evaluation, nasce con lo scopo di raccogliere
ogni elemento utile per strutturare un adeguato
training della voce e della comunicazione.
Parliamo di training della voce e della
comunicazione, e non di riabilitazione logopedica,
perché in questo caso, il compito del logopedista
non è tanto quello di effettuare una terapia di
tipo riabilitativo, quanto piuttosto quello di
accompagnare il paziente/cliente in un percorso
di tipo abilitativo.
Il protocollo TGCE, elaborato, è
stato utilizzato con pazienti
transgender (MtoF) ma può
esser applicato anche ai pazienti
transgender (FtoM).
Quando iniziare il Training logopedico? Gli
standard, previsti dal GBIGDA ( Harry
Benjamin International Gender Dysphoria
Association) che si occupa di tutelare il
benessere psico-fisico dei Transgender,
indicano un percorso, che prevede un
ciclo di psicoterapia facoltativo con
contemporanea conduzione della vita nel
ruolo del sesso di elezione, prima di
potersi sottoporre a terapia ormonale e a
RCS (Ricostruzione Chirurgica di Sesso).
Il protocollo ONIG (Osservatorio
Nazionale dell’Identità di Genere),
attualmente applicato/utilizzato nella
maggioranza dei centri che si
occupano di transizione di Genere in
Italia, sono più rigidi e restrittivi,
obbligando ad un ciclo di psicoterapia
di almeno sei mesi, rinnovabili in base
al parere del terapeuta.
Il traing logopedico può già esser
inserito in questa fase di
transizione, anche se a volte la
richiesta giunge più tardi, dopo
l’intervento di chirurgia
ricostruttiva.
Valutazione – il percorso logopedico
abilitativo, è preceduto da o più incontri di
valutazione con inquadramento, sia
dell’aspetto vocale che dell’aspetto
comunicativo globale, per poter elaborare un
progetto logopedico che tenga in
considerazione gli elementi che dovranno
essere modificati durante le sedute, e la
relativa tempistica. Sarà quindi utile indagare
sulle abitudini vocali, sulle situazioni in cui la
paziente si sente in maggior difficoltà, sulle
aspettative rispetto all’acquisizione di una
diversa vocalità.
Mentre nei transessuali (FtoM) già le cure ormonali
permettono un processo di virilizzazione anche
vocale, nelle transessuali (MtoF) il cambiamento della
voce necessita comunque un percorso di tipo
chirurgico e/o logopedico. Molte sono le persone
transessuali (MtoF) che si auto educano, ma non
senza rischi. La ricerca di una voce femminile, induce
a volte atteggiamenti di fonazione in innalzamento
del piano glottico con conseguente rischio di
patologia.
Dati raccolti – ove non sia presente patologia, (in tal caso sarà
necessaria un’indagine più approfondita), gli elementi da
indagare sono quelli relativi alla lingua madre (che può
condizionare la gestione sia dei volumi che delle frequenze
utilizzate nel parlato), eventuali nozioni di canto o recitazione
(facilitanti nel percorso di scoperta di una vocalità diversa), la
scolarità e la professione (una buona scolarità/professione
possono essere un fattore favorente), la situazione affettiva (
un sostegno di tipo affettivo o familiare aiutano a mantenere
la motivazione). È stata inserita anche la valutazione del tono
delle labbra e della lingua, poiché la precisione e la
consapevolezza dello speech fanno parte del percorso.
Analisi vocale – In fase di valutazione vengono registrati tre
parametri Fo, F1, F2. Su questi parametri costruiremo il nostro
percorso abilitativo.
Rendere femminile una voce sicuramente prevede un
innalzamento dell’Fo che dovrebbe raggiungere almeno un livello
di 160-165 Hz, valore al di sotto del quale una voce viene recepita
come maschile. Ma non è solo questo l’elemento da considerare.
La caratteristica che influenza maggiormente l’ascoltatore è la
gestione Vocal Tract. A parità di Fo una voce può apparire
maschile o femminile in base al gioco dei risuonatori. Il filtraggio a
livello di VT, gestito volontariamente per selezionare le frequenze
acute, rappresenta uno degli strumenti chiave nel viaggio verso la
voce femmina.
Faranno parte del percorso i seguenti
step (per il trainig è previsto l’utilizzo
dei programmi WaveSurfer o Win
pitch) :
- focalizzare l’attenzione sui suoni
vocalici
- sviluppare capacità propriocettive
per poter meglio analizzare le
risonanze
- imparare gestire il Vocal Tract come
filtro passa banda.
Prosodia, ovvero “pros” ”odè” verso il canto.
La musica del parlato caratterizza la nostra
comunicazione e assume caratteri diversi nell’uomo e
nella donna.
Mentre nel maschio la voce tende a muoversi su
variazione del volume, nella donna queste variazioni
sono legate a cambiamenti di frequenza.
L’analisi iniziale degli elementi prosodici, (con
videoregistrazione) risulta utile per poter lavorare sulla
consapevolezza della modulazione nel parlato con
gestione prevalente delle tonalità acute.
Per permettere al parlato della nostra paziente di
acquisire gradualmente una melodia femminile, si
utilizzeranno gli esercizi prosodici programmati in
serie di step di difficoltà crescente. È sempre
consigliato l’utilizzo di una registrazione, o ancor
meglio una videoregistrazione, per poter
monitorare i progressi incrementando la
motivazione e per poter analizzare con la paziente
oltre ai successi, anche gli errori.
Femminilità – donna non si nasce, si diventa.
La femminilità, contrariamente a quanto si pensa, si può
apprendere.
Va ricercata nel modo di muoversi e di parlare.
È fatta di armonia dei gesti (anche di gesti vocali), e di
posture, di grazia nel modo di porsi con gli altri e di stare
con se stesse.
È un modo di essere, non di apparire, non è ostentata ma
spontanea e discreta.
Si ritrova in una risata delicata, non sguaiata,
studiata per essere emessa su tonalità acute (rido
in [e] o in [i]). Si ritrova in un abbigliamento
adeguato al contesto, mai eccessivo o spudorato,
in una voce ben modulata, gentile e leggera, fatta
di attacchi dolci, appena soffiati, di volumi
contenuti, di modulazione vocale del parlato
sempre accompagnata dal sorriso, di pose morbide
aggraziate nell’ascolto dell’interlocutore.
Tutto senza forzature, tutto con la naturalezza di
chi femmina si sente dentro, anche se la natura ha
scelto diversamente.
Compito del logopedista è anche quello di
accompagnare la paziente nel suo percorso di
scoperta di nuove abilità comunicative, per aiutarla
a far emergere la femminilità, garbata e naturale,
evitando di creare, attraverso l’imitazione e
l’ostentazione, una volgare caricatura di donna.
Proprio per questo motivo, la scelta del
sesso del terapeuta sarà quella del genere di
elezione, in quanto adeguato modello non
solo da un punto di vista vocale, ma anche
per quanto riguarda l’aspetto della
comunicazione non verbale (gesti, posture,
mimica facciale ecc. )
(Neumann, Welzel, Gonnermann,Wolfradt,2002).
La lettura della frase e la descrizione dell’immagine
complessa, previste dal protocollo TGCE, sono state
inserite per poter disporre di un parametro di
riferimento relativo all’andamento prosodico
iniziale.
TSEQ
Transgender Self-Evaluation Questionnaire
Questionario di autovalutazione del disagio vocale nei
Transgender
Nel protocollo TGCE è stato inserito questo test
elaborato recentemente da Shelagh Davies e non
ancora standardizzato, poiché rappresenta
attualmente l’unico strumento specifico valido e
riconosciuto per l’ analisi del disagio causato dai
problemi vocali nel transessuale.
Si è ritenuto utile proporlo in versione italiana.
Come il VHI, valuta diversi aspetti della
comunicazione verbale e il monitora il disagio in
varie situazioni. Maggiore è il punteggio, maggiore il
disagio.
Gli elementi, indagati in questo percorso valutativo,
diventeranno così una solida base per poter iniziare il
cammino verso una nuova identità comunicativa che prevede
- un livello accettabile di Fo
- buona consapevolezza e padronanza VT
impiego di appropriate strategie non verbali caratteristiche
del genere di elezione
Costruire una comunicazione femminile significa proprio
trovare il giusto equilibrio tra questi diversi aspetti.
Imparare a comunicare al femminile, significa trovare un
giusto equilibrio tra innalzamento di Fo, gestione VT, e
utilizzo di tutti gli elementi della comunicazione non verbale
caratteristici del genere di elezione.
RIFERIMENTI
- Mészáros/Csokonai Vitéz/Szabolcs/Góth/Kovács/ Görömbei/Hacki “Effi cacy of Conservative Voice Treatment in Male-to-Female
Transsexuals” Folia Phoniatr Logop 2005;57:111–118
- K. Neumann, C. Welzel, U. Gonnermann, U. Wolfradt, 2002 “Satisfaction of MtF Transsexuals with Operative Voice Therapy - A
Questionnaire-based Preliminary Study“ The international journal of trnsgenderism - Volume 6, Number 4, 2002 –Symposion ed.
publishing ISSN 1434-4599http://www.wpath.org/journal/www.iiav.nl/ezines/web/IJT/97-
03/numbers/symposion/ijtvo06no04_02.htmAdler Richard K. Ph.D. (EDT) Hirsch Sandy (EDT) Mordaunt Michelle (EDT) ”Voice
And Communication Therapy for the Transgender/transsexual Client” - ed Plural Pub Inc , 2006 .
- Celia Routh Hooper, Ph.D., CCC-SLP, ASHAF “Changing the Speech and Language of the Male to Female Transsexual Client: a case
study” -Journal of the Kansas Speech-Language-Hearing Association. 25, 1-6
- WPATH - World Professional Association for Transgender Health (sostituisce l’HBIGDA - The Harry Benjamin International Gender
Dysphoria Association, dal 2007 eleminando il termine Disforia di Genere non più accettato dal movimento TTI – Transgender,
Transessuali e Intersessuali http://www.wpath.org
- “The Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association's Standards Of Care For Gender Identity Disorders”, Sixth Version -
February, 2001 - ttp://www.wpath.org/Documents2/socv6.pdf
- "Osservatorio Nazionale sull'Identita' di Genere" – sito ufficiale www.onig.it

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  • 1. VOCE E IDENTITA’ DI GENERE Protocollo TGCE, TransGender Communication Evaluation dott. Anna Capovilla - Logopedista Milano Pubblicato su «ICARE « 2011
  • 2. Protocollo TGCE, TransGender Communication Evaluation Questionario di autovalutazione del disagio vocale nei Transgender “una modesta proposta”
  • 3. La proposta, sicuramente meno provocatoria di quella dell’ironico Swift, vuol esser un sasso lanciato nello stagno della Terapia Logopedica.
  • 4. Il trattamento di coloro che, alla conquista di una nuova identità, si presentano ad uno studio logopedico, necessita di esser elaborato secondo criteri ben precisi, definiti sin dal primo incontro
  • 5. Il protocollo TGCE, TransGender Communication Evaluation, nasce con lo scopo di raccogliere ogni elemento utile per strutturare un adeguato training della voce e della comunicazione. Parliamo di training della voce e della comunicazione, e non di riabilitazione logopedica, perché in questo caso, il compito del logopedista non è tanto quello di effettuare una terapia di tipo riabilitativo, quanto piuttosto quello di accompagnare il paziente/cliente in un percorso di tipo abilitativo.
  • 6. Il protocollo TGCE, elaborato, è stato utilizzato con pazienti transgender (MtoF) ma può esser applicato anche ai pazienti transgender (FtoM).
  • 7. Quando iniziare il Training logopedico? Gli standard, previsti dal GBIGDA ( Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association) che si occupa di tutelare il benessere psico-fisico dei Transgender, indicano un percorso, che prevede un ciclo di psicoterapia facoltativo con contemporanea conduzione della vita nel ruolo del sesso di elezione, prima di potersi sottoporre a terapia ormonale e a RCS (Ricostruzione Chirurgica di Sesso).
  • 8. Il protocollo ONIG (Osservatorio Nazionale dell’Identità di Genere), attualmente applicato/utilizzato nella maggioranza dei centri che si occupano di transizione di Genere in Italia, sono più rigidi e restrittivi, obbligando ad un ciclo di psicoterapia di almeno sei mesi, rinnovabili in base al parere del terapeuta.
  • 9. Il traing logopedico può già esser inserito in questa fase di transizione, anche se a volte la richiesta giunge più tardi, dopo l’intervento di chirurgia ricostruttiva.
  • 10. Valutazione – il percorso logopedico abilitativo, è preceduto da o più incontri di valutazione con inquadramento, sia dell’aspetto vocale che dell’aspetto comunicativo globale, per poter elaborare un progetto logopedico che tenga in considerazione gli elementi che dovranno essere modificati durante le sedute, e la relativa tempistica. Sarà quindi utile indagare sulle abitudini vocali, sulle situazioni in cui la paziente si sente in maggior difficoltà, sulle aspettative rispetto all’acquisizione di una diversa vocalità.
  • 11. Mentre nei transessuali (FtoM) già le cure ormonali permettono un processo di virilizzazione anche vocale, nelle transessuali (MtoF) il cambiamento della voce necessita comunque un percorso di tipo chirurgico e/o logopedico. Molte sono le persone transessuali (MtoF) che si auto educano, ma non senza rischi. La ricerca di una voce femminile, induce a volte atteggiamenti di fonazione in innalzamento del piano glottico con conseguente rischio di patologia.
  • 12. Dati raccolti – ove non sia presente patologia, (in tal caso sarà necessaria un’indagine più approfondita), gli elementi da indagare sono quelli relativi alla lingua madre (che può condizionare la gestione sia dei volumi che delle frequenze utilizzate nel parlato), eventuali nozioni di canto o recitazione (facilitanti nel percorso di scoperta di una vocalità diversa), la scolarità e la professione (una buona scolarità/professione possono essere un fattore favorente), la situazione affettiva ( un sostegno di tipo affettivo o familiare aiutano a mantenere la motivazione). È stata inserita anche la valutazione del tono delle labbra e della lingua, poiché la precisione e la consapevolezza dello speech fanno parte del percorso.
  • 13. Analisi vocale – In fase di valutazione vengono registrati tre parametri Fo, F1, F2. Su questi parametri costruiremo il nostro percorso abilitativo. Rendere femminile una voce sicuramente prevede un innalzamento dell’Fo che dovrebbe raggiungere almeno un livello di 160-165 Hz, valore al di sotto del quale una voce viene recepita come maschile. Ma non è solo questo l’elemento da considerare. La caratteristica che influenza maggiormente l’ascoltatore è la gestione Vocal Tract. A parità di Fo una voce può apparire maschile o femminile in base al gioco dei risuonatori. Il filtraggio a livello di VT, gestito volontariamente per selezionare le frequenze acute, rappresenta uno degli strumenti chiave nel viaggio verso la voce femmina.
  • 14. Faranno parte del percorso i seguenti step (per il trainig è previsto l’utilizzo dei programmi WaveSurfer o Win pitch) : - focalizzare l’attenzione sui suoni vocalici - sviluppare capacità propriocettive per poter meglio analizzare le risonanze - imparare gestire il Vocal Tract come filtro passa banda.
  • 15. Prosodia, ovvero “pros” ”odè” verso il canto. La musica del parlato caratterizza la nostra comunicazione e assume caratteri diversi nell’uomo e nella donna. Mentre nel maschio la voce tende a muoversi su variazione del volume, nella donna queste variazioni sono legate a cambiamenti di frequenza. L’analisi iniziale degli elementi prosodici, (con videoregistrazione) risulta utile per poter lavorare sulla consapevolezza della modulazione nel parlato con gestione prevalente delle tonalità acute.
  • 16. Per permettere al parlato della nostra paziente di acquisire gradualmente una melodia femminile, si utilizzeranno gli esercizi prosodici programmati in serie di step di difficoltà crescente. È sempre consigliato l’utilizzo di una registrazione, o ancor meglio una videoregistrazione, per poter monitorare i progressi incrementando la motivazione e per poter analizzare con la paziente oltre ai successi, anche gli errori.
  • 17. Femminilità – donna non si nasce, si diventa. La femminilità, contrariamente a quanto si pensa, si può apprendere. Va ricercata nel modo di muoversi e di parlare. È fatta di armonia dei gesti (anche di gesti vocali), e di posture, di grazia nel modo di porsi con gli altri e di stare con se stesse. È un modo di essere, non di apparire, non è ostentata ma spontanea e discreta.
  • 18. Si ritrova in una risata delicata, non sguaiata, studiata per essere emessa su tonalità acute (rido in [e] o in [i]). Si ritrova in un abbigliamento adeguato al contesto, mai eccessivo o spudorato, in una voce ben modulata, gentile e leggera, fatta di attacchi dolci, appena soffiati, di volumi contenuti, di modulazione vocale del parlato sempre accompagnata dal sorriso, di pose morbide aggraziate nell’ascolto dell’interlocutore.
  • 19. Tutto senza forzature, tutto con la naturalezza di chi femmina si sente dentro, anche se la natura ha scelto diversamente. Compito del logopedista è anche quello di accompagnare la paziente nel suo percorso di scoperta di nuove abilità comunicative, per aiutarla a far emergere la femminilità, garbata e naturale, evitando di creare, attraverso l’imitazione e l’ostentazione, una volgare caricatura di donna.
  • 20. Proprio per questo motivo, la scelta del sesso del terapeuta sarà quella del genere di elezione, in quanto adeguato modello non solo da un punto di vista vocale, ma anche per quanto riguarda l’aspetto della comunicazione non verbale (gesti, posture, mimica facciale ecc. ) (Neumann, Welzel, Gonnermann,Wolfradt,2002).
  • 21. La lettura della frase e la descrizione dell’immagine complessa, previste dal protocollo TGCE, sono state inserite per poter disporre di un parametro di riferimento relativo all’andamento prosodico iniziale.
  • 22. TSEQ Transgender Self-Evaluation Questionnaire Questionario di autovalutazione del disagio vocale nei Transgender
  • 23. Nel protocollo TGCE è stato inserito questo test elaborato recentemente da Shelagh Davies e non ancora standardizzato, poiché rappresenta attualmente l’unico strumento specifico valido e riconosciuto per l’ analisi del disagio causato dai problemi vocali nel transessuale. Si è ritenuto utile proporlo in versione italiana. Come il VHI, valuta diversi aspetti della comunicazione verbale e il monitora il disagio in varie situazioni. Maggiore è il punteggio, maggiore il disagio.
  • 24. Gli elementi, indagati in questo percorso valutativo, diventeranno così una solida base per poter iniziare il cammino verso una nuova identità comunicativa che prevede - un livello accettabile di Fo - buona consapevolezza e padronanza VT impiego di appropriate strategie non verbali caratteristiche del genere di elezione Costruire una comunicazione femminile significa proprio trovare il giusto equilibrio tra questi diversi aspetti.
  • 25. Imparare a comunicare al femminile, significa trovare un giusto equilibrio tra innalzamento di Fo, gestione VT, e utilizzo di tutti gli elementi della comunicazione non verbale caratteristici del genere di elezione.
  • 26.
  • 27.
  • 28.
  • 29. RIFERIMENTI - Mészáros/Csokonai Vitéz/Szabolcs/Góth/Kovács/ Görömbei/Hacki “Effi cacy of Conservative Voice Treatment in Male-to-Female Transsexuals” Folia Phoniatr Logop 2005;57:111–118 - K. Neumann, C. Welzel, U. Gonnermann, U. Wolfradt, 2002 “Satisfaction of MtF Transsexuals with Operative Voice Therapy - A Questionnaire-based Preliminary Study“ The international journal of trnsgenderism - Volume 6, Number 4, 2002 –Symposion ed. publishing ISSN 1434-4599http://www.wpath.org/journal/www.iiav.nl/ezines/web/IJT/97- 03/numbers/symposion/ijtvo06no04_02.htmAdler Richard K. Ph.D. (EDT) Hirsch Sandy (EDT) Mordaunt Michelle (EDT) ”Voice And Communication Therapy for the Transgender/transsexual Client” - ed Plural Pub Inc , 2006 . - Celia Routh Hooper, Ph.D., CCC-SLP, ASHAF “Changing the Speech and Language of the Male to Female Transsexual Client: a case study” -Journal of the Kansas Speech-Language-Hearing Association. 25, 1-6 - WPATH - World Professional Association for Transgender Health (sostituisce l’HBIGDA - The Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association, dal 2007 eleminando il termine Disforia di Genere non più accettato dal movimento TTI – Transgender, Transessuali e Intersessuali http://www.wpath.org - “The Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association's Standards Of Care For Gender Identity Disorders”, Sixth Version - February, 2001 - ttp://www.wpath.org/Documents2/socv6.pdf - "Osservatorio Nazionale sull'Identita' di Genere" – sito ufficiale www.onig.it