Presentazione realizzata all'interno del corso di "Politiche di Coesione dell'Unione Europea" e che analizza i principi, l'impatto ed i risultati delle politiche di coesione.
Governace [doc] 13.12.2005 barresi provincia di crotone
Risultati delle Politiche di Coesione europea
1. Quali sono i risultati
ottenuti dalla Politica
di Coesione?
ANTONINO BONFIGLIO - ALESSANDRA DI BENEDETTO
27/10/2017
2. La Politica di Coesione
La politica di Coesione Europea è una politica pubblica, caratterizzata da
decisioni governative finalizzate a trattare di vari problemi sociali ed
economici ed a correggere squilibri geografici.
Comprende sia gli obbiettivi di crescita economica e di convergenza, sia gli
obbiettivi di perequazione sociale e territoriale.
Obiettivo della politica è favorire la convergenza delle aree
economicamente più deboli dell’ Unione Europea verso i livelli di sviluppo
delle aree più forti.
I fondi destinati sono: FESR, FES e FEOGA
3. La Politica di Coesione
Problematicità :
Alcuni economisti, tra cui Krugman(1987), hanno sottolineato il rischio di conseguenze
negative dell’integrazione economica:
Aumento della disoccupazione
Distribuzione irregolare dei fattori di produzione(capitali, know-how, beni e servizi)
Iniqua distribuzione dei vantaggi derivanti dall’istituzione del Mercato Unico
È interessante verificare quali siano stati i risultati della politica di coesione. Tali risultati
possono essere valutati soltanto in considerazione dei principi e degli obiettivi che
ispirano la politica in questione.
5. Principi:
Crescita Economica
Il contenuto dell’AUE riguardo
la politica di coesione sancisce
che l’obiettivo ultimo della
politica è «la riduzione delle
disparità regionali» attraverso
lo stimolo di più elevati tassi di
crescita nelle aree meno
sviluppate rispetto quelli delle
aree centrali.
Misurabilità
La politica di coesione favorisce la
crescita nelle aree meno sviluppate
e periferiche, anche se, con
un’accentuata divergenza di
performance economica, interna al
singolo paese, tra centro e
periferia
È necessario sviluppare criteri di
misurazione adeguati per
confrontare la situazione prima e
dopo l’applicazione della politica.
6. Principi
Addizionalità
La Commissione si è cautelata
assicurando che la politica di
coesione non fosse usata per
spiazzare o sostituire le spese
nazionali in vari settori. I
finanziamenti dell’Ue assumono
carattere addizionale rispetto a quelli
degli Stati membri e non più
compensativo.
Sostenibilità
Il principio di sostenibilità, permette
a Regioni ed aree meno sviluppate di
emergere da questo status e uscire
dalla dipendenza dei sussidi.
La politica si basa sulla convinzione
che gli investimenti pubblici
pianificati produrranno un effetto
moltiplicatore, stimolando gli
investimenti privati, con lo scopo di
sfruttare l’esistenza dei beni pubblici
prodotti dalla politica stessa.
7. Principi
Sana Gestione Economica
• Il controllo sulle procedure effettuate
dalle autorità di gestione dei
programmi operativi è l’introduzione
della regola del N+2 per il periodo
programmatico 2000-2006
(attualmente,N+3).
• Lo strumento dei comitati di monitoraggio
biennale organizzati da ogni autorità di gestione
responsabile dell’applicazione di programmi
operativi individuali finanziati dal FES e dal FESR.
• L’obbligo di intraprendere una valutazione
sistematica dei risultati raggiunti dai programmi, in
termini di output socio-economici prodotti dai
progetti finanziati, così come in termini di risultati
sociali o di impatto del programma, nel suo
complesso sull’economia nazionale e regionale.
8. Tre livelli di responsabilità nella gestione dei programmi operativi:
1) L’introduzione di
un’autorità di gestione
(managing authority,
MA) responsabile per la
definizione e
l’operazionalizzazione
dei programmi
operativi.
…Sana Gestione Economica
2) La creazione di
un’autorità di
certificazione
(certification authority,
CA) responsabile per la
verifica di tutte le
fatture trasmesse per
pagamenti dai
beneficiari dei
programmi.
3) La creazione di un’autorità di
revisione (audit authority, AA) con il
compito di controllare le spese
effettuate rispetto a quelle previste
dai programmi operativi in modo da
eliminare la possibilità di un ‘policy
drift’ (una deriva della politica) tra la
prefigurazione del programma e la
sua concreta applicazione.
9. Principi
Orientamento al Risultato
La nuova politica prende atto dello spostamento dell’attenzione dalle formalità
delle procedure amministrative alla quantificazione dei risultati, al
raggiungimento degli obiettivi sanciti nella strategia Europa 2020, e alla riforma
delle priorità definita per ogni Stato membro dal semestre Europeo.
Gli Organi con facoltà di controllo:
la Commissione Europea
l’Ufficio Anti Frode (OLAF)
il Parlamento Europeo
la Corte dei Conti.
10. Principi
Aspetto importante su cui concentrarsi è l’immutabilità di tali
principi nel corso del tempo. Tuttavia a questa immutabilità non è
corrisposta la rigidità dei mezzi. Questi ultimi sono cambiati di pari
passo con l’evoluzione delle istituzioni europee, delle competenze
ad esse attribuite e dell’approccio alle disparità regionali.
La Politica di Coesione può essere considerata uno dei tanti
strumenti per la realizzazione del processo di Europeizzazione
Per comprendere la sua evoluzione è necessario fare riferimento al
concetto di Europeizzazione ed al rapporto che intercorre tra
questi due termini.
12. Europeizzazione
«Il concetto di Europeizzazione si riferisce ad un processo di
costruzione, diffusione, e istituzionalizzazione di regole
formali e informali, di procedure, paradigmi di policy, stili,
nonché di credenze condivise e norme che sono inizialmente
definite e consolidate nella formazione delle politiche e della
politics dell’Unione Europea, e successivamente incorporate a
livello nazionale nella logica del discorso, nelle identità, nelle
strutture politiche e nelle politiche pubbliche.»
13. Europeizzazione
Il concetto di Europeizzazione consente di studiare gli
effetti della politica di coesione secondo due diversi
approcci, ulteriori rispetto a quello prettamente
economico:
Istituzionalista (Governance Multilivello)
Sociologico (Identità multiple)
14. Europeizzazione
Approccio Istituzionalista:
Approccio che mette in luce come determinate
strutture istituzionali modellano le interazioni politiche,
influenzano le strategie degli attori e gli esiti del
processo decisionale.
Cambia il concetto di istituzione quindi di governance
(Multilevel Governance)
15. Europeizzazione
Approccio Sociologico:
Le istituzioni modellano la politica attraverso la costruzione e
l’elaborazione del significato della vita individuale e collettiva,
condizionando le percezioni e le preferenze e vincolando le
aspettative e gli orientamenti.
Le istituzioni europee sono considerate un elemento che
colpisce le identità degli attori nazionali.
17. Governance Multilivello
È definita come: l’interazione tra le istituzioni
politiche e la società civile nella gestione delle
politiche pubbliche formali.
Cerca di definire gli attori rilevanti nei processi
decisionali e nell’implementazione delle politiche,
andando al di la delle istituzioni governative
tradizionali, coinvolgendo i rappresentanti della
società civile.
18. Governance Multilivello
Può essere vista non solo come la modalità
per realizzare la politica di coesione, ma
anche come un suo effetto, nel senso che
essa è stata ulteriormente implementata
per il perseguimento di tale politica.
19. Governance Multilivello
Effetti:
1. Maggiore ruolo delle regioni che diventano responsabili della implementazione
della politica di coesione e acquisiscono peso grazie ad una maggiore
rappresentatività mediante il Comitato delle Regioni.
2. Diminuzione della sovranità degli stati evidente nell’abbandono del sistema delle
quote e nell’assunzione di una natura addizionale da parte dei finanziamenti
3. Maggiori poteri decisionali delle istituzioni dell’Unione Europea(potere di
controllo della Commissione)
4. Maggior partecipazione della società civile.
21. Governance Multilivello
PRO
Permette di approdare a
decisioni più informate e
condivise, superando la
naturale gerarchia dei livelli di
governo territoriali, grazie al
maggior coinvolgimento dei
rappresentanti della società
civile
CONTRO
L’aumento degli attori
coinvolti comporta una
confusione
nell’attribuzione di
responsabilità. Il rischio è
di giungere ad una
tecnocrazia
irresponsabile, rendendo
opaco il processo
decisionale.
22. Governance Multilivello
L’impatto della Politica di Coesione sulla democrazia ha
comportato il superamento della concezione tradizionale di
democrazia rappresentativa, approdando al nuovo concetto di
democrazia multilivello.
Democrazia multilivello intesa come partecipazione:
All’adozione delle decisioni pubbliche
Al giudizio sugli effetti delle decisioni prese.
24. Identità Multiple
Che relazione c’è tra identità e la Politica di coesione?
È possibile stabilire una relazione tra identità ed integrazione?
È legittimo chiedersi in quale misura l’istituzione di una struttura
politica comune e di organi sovranazionali abbiano contribuito a far
sorgere un senso di appartenenza a livello europeo e se la Politica di
coesione abbia avuto un qualche effetto sullo sviluppo di tale identità.
25. Identità Multiple
Sebbene gli obiettivi che oggi connotano l’Unione Europea siano
stati inizialmente di carattere economico, la creazione di una
Comunità Europea era stata pensata come uno strumento per il
superamento dei nazionalismi e per assicurare la pace in
quest’area. L’idea era dunque quella di creare un senso di
appartenenza all’ Europa fondando quindi “un’identità europea”.
Tale premessa storica è necessaria per introdurre il concetto di
Identità Multiple.
26. Identità Multiple
Per identità multipla si intende il senso di appartenenza di un
individuo a più entità territoriali. Un individuo può mostrare
infatti un diverso grado di attaccamento alla realtà territoriale in
cui vive:
• Nessun attaccamento o attaccamento debole
• Attaccamento esclusivo (a una o al massimo a due comunità
territoriali di appartenenza)
• Attaccamento multiplo, ovvero a tutte le comunità territoriali
di appartenenza
28. Identità Multiple
I livelli di identità nell’ambito UE:
• Nessuna identità
• Identità subnazionale
• Identità regionale
• Identità nazionale
• Identità europea
29. Identità Multiple
Fattori che influenzano l’Identità territoriale:
• GUERRA: è il fattore che più di ogni altro determina l’identità territoriale,
poiché facilita il sorgere di una solidarietà diffusa nella comunità e, se da un
lato ha l’effetto di rendere questa identità più esclusiva, dall’altro indebolisce il
senso di appartenenza a livello regionale.
• CULTURA: può costituire un fattore di rafforzamento dell’identità nazionale
ma anche un fattore di integrazione. A livello Europeo, la libera circolazione di
persone, beni, capitali e servizi può comportare una diffusione della cultura e
favorire il riconoscimento di una identità europea condivisa. Tuttavia, ci sono
esempi che hanno costituito un ostacolo alla costruzione di una identità
europea (l’immigrazione).
30. Identità Multiple
• INTERESSI ECONOMICI: hanno un effetto diverso sulla costruzione di una
identità europea in base a classe sociale, livello di istruzione, benessere
economico dell’individuo. Per esempio i lavoratori non qualificati risentiranno
delle conseguenze negative del mercato unico a causa di una bassa mobilità
dovuta a barriere linguistico-culturali; al contrario, il mercato unico sarà ben
visto dagli investitori grazie alla elevata mobilità dei capitali favorita peraltro
dagli Stati stessi.
• ISTITUZIONI POLITICHE: la relazione che intercorre tra istituzioni politiche e
identità è bilaterale, nel senso che si condizionano reciprocamente. Ciò spiega
perché la presenza di istituzioni regionali corrisponde in genere a una maggiore
identità regionale, così come la presenza di istituzioni centralizzate e nazionali
corrisponde a una maggiore identità nazionale, mentre tale logica non trova
riscontro per quanto riguarda l’identità europea. Anzi, nonostante la presenza di
istituzioni europee sovranazionali si assiste in molti paesi europei a una
mobilitazione delle identità nazionali da parte dei partiti politici, soprattutto di
destra.
31. Identità Multiple
Quali fattori fondano l’identità europea?
Il fatto che l’Europa Occidentale nell’ultima metà di secolo non ha conosciuto
conflitti ha reso possibile un minore attaccamento nazionale e il sorgere di
una identità europea grazie al perseguimento di obiettivi economici comuni.
L’integrazione europea infatti è stata guidata da finalità economiche piuttosto
che da conflitti.
Questo spiega perché la definizione di una identità europea è più debole.
Anche la creazione di istituzioni europee ha contribuito a fondare una identità
europea ma non in maniera tale da sovrastare gli altri tipi di identità. La
presenza di identità multiple ha consentito la realizzazione graduale di una
governance multilivello
33. Identità Multiple
Dalla tabella è possibile notare come una larga minoranza di cittadini europei
riconosce identità multiple. In molti paesi l’identità regionale è più forte di
quella nazionale. L’identità europea è significativamente più debole in media
rispetto alle altre identità territoriali anche se una consistente minoranza
riconosce un certo grado di appartenenza europea. Tali identità territoriali
sono in genere inclusive e non esclusive, per cui non si può parlare di un
trade-off tra queste identità.
Gli individui che mostrano un forte attaccamento alla propria nazione
dimostrano solitamente un rilevante attaccamento all’UE. Anche nelle aree
dove non era presente un’identità europea, la creazione di istituzioni di livello
europeo per via della politica di coesione dopo il 1987 ha contribuito alla
formazione di identità multiple contenenti anche componenti europee. E’
possibile concludere che di conseguenza l’UE è formata da istituzioni multi-
livello basate su identità multiple.
35. Gli effetti sulla convergenza economica
Analisi dei cambiamenti di carattere socio-economico
degli stati UE dal 1970 al 1995 a seguito dell’attuazione
della Politica di Coesione prendendo in considerazione
il PIL pro capite ed il PPA pro capite al fine di verificare
se vi sia una riduzione o un aumento della convergenza
di sviluppo interregionale.
36. Gli effetti sulla convergenza economica
Studio di Molle, Von Holst e Smith:
• 1950: La parte più sviluppata in Eu, in base al PIL pro capite,
era concentrata a nord, tra le città di Londra, Parigi,
Lussemburgo e Bruxelles. La parte meno sviluppata erano le
regioni meridionali italiane.(Calabria, Molise e Basilicata).
• 1970: Disparità diminuisce, il paese coi maggiori tassi di
crescita è la Germania; anche l'Italia conosce un periodo di
sostanziale miglioramento.
37. 1995: il divario tra la regione più sviluppata e la meno in termini di potere di
acquisto si riduce da 4,30 a 3,18.
Nel 1995 il divario tra la regione più
sviluppata e la meno sviluppata in
termini di PIL si riduce da 5,0 a 4,69.
Gli effetti sulla convergenza
economica
38. Gli effetti sulla convergenza economica
Se si prende in considerazione la composizione delle regioni di vertice dal
1950 al 1970 si nota che, in base al cambiamento degli indici di PIL e PPA,
l’epicentro della forza economica europea si sposta dalle sponde del canale
della Manica verso localizzazioni più a sud del Reno fino ad arrivare all’Italia
del nord. A uno sviluppo delle regioni periferiche è corrisposto un relativo
rallentamento dello sviluppo delle zone precedentemente più industrializzate.
Ciò è dovuto ai problemi della ristrutturazione industriale e alla necessità di
sviluppare attività economiche alternative nelle aree che sperimentano un
prolungato declino industriale (basti pensare alle vecchie aree industriali
attorno alle vecchie miniere di carbone di Inghilterra Belgio e Olanda).
39. Gli effetti sulla convergenza economica
Esempio dell’ Irlanda:
L’economia dell’Irlanda è cresciuta notevolmente nel decennio considerato grazie
ai fondi strutturali (1989) e al fondo di coesione (1993).
Prima dell’89 i rendimenti di crescita dell’Irlanda erano inferiori rispetto alla media
europea. Aveva l’inflazione più alta d’Europa e il tasso di disoccupazione è il più
alto della comunità, una bilancia dei pagamenti costantemente deficitaria e la
manodopera emigrava nel resto dell’EU. Dal 1989 il tasso di crescita annuo
dell’economia irlandese era del 5% rispetto a una media europea del 1,7% per
arrivare all’8,6% nel 1995.
Il tasso di disoccupazione si è abbassato, il settore industriale si è espanso, sono
aumentate le esportazioni di prodotti agricoli ed è aumentato il livello degli
investimenti dall’estero. L’Irlanda nel ‘95 era diventata il paese europeo a più alto
tasso di investimenti esteri in rapporto alla sua popolazione.
40. Gli effetti sulla convergenza economica
Esempio Lander orientali tedeschi:
In seguito alla caduta del muro di Berlino, è stato adottato un programma di
finanziamenti* per l’inclusione dei nuovi cinque Lander orientali che ha
coinvolto anche i privati, i fondi strutturali e la BEI.
Gli effetti positivi sono evidenti: il PIL passa dal 45% nel 92 al 74% della media
UE nel ‘95; il potere d’acquisto passa dal 42% della media UE al 62%. In cinque
anni i Lander orientali tedeschi passano da essere una delle aree più
sottosviluppate dell’UE alle regioni con i maggiori tassi di crescita.
*v. art. 107 comma 2 lettera c) TFUE ex art. 87 del TCE
41. Gli effetti sulla convergenza economica
Studio sugli effetti economici della politica di coesione fondato sulla banca
dati ESOC-Lab:
Tale banca dati ha analizzato 140 regioni di livello NUTS2 dal 1975 al 1993. Lo
studio di questi dati ha consentito di capire quale forma abbia avuto la
convergenza, cioè se si stata omogenea o abbia dato luogo al fenomeno di
twin peaks o dei picchi gemelli: sebbene gruppi diversi di regioni possono
convergere internamente all’interno del gruppo, potrebbero divergere
esternamente: regioni più sviluppate e regioni meno sviluppate.
Se nel 1975 era percepibile un fenomeno di twin peaks, con il passare del
tempo l’analisi ha evidenziato una convergenza omogenea.
42. Gli effetti sulla convergenza economica
Nel presente grafico,
l’analisi stocastica
evidenzia un alto
livello di stabilità nella
distribuzione. Mentre
persistono differenze
nel tempo, esse non
stanno producendo un
risultato di twin peaks
43. Gli effetti sulla convergenza economica
L’analisi della convergenza economica avviene mediante l’utilizzo di due
coefficienti: sigma e beta convergenza.
Sigma convergenza: misura la dispersione dei redditi pro capite nel
tempo
Beta convergenza: si riferisce ad un’analisi dei dati cross-sectional relativa
ad un aggregato di economie che evidenzia la correlazione negativa tra il
tasso di crescita del reddito pro capite ed il relativo valore iniziale
Si ha convergenza beta quando le economie meno sviluppate cresco più
velocemente di quelle sviluppate.
44. Gli effetti sulla convergenza economica
OCCUPAZIONE
Il divario tra i livelli di
occupazione è rimasto
abbastanza stabile nel
periodo considerato.
Come illustrato nella
figura, il divario era di
nove punti percentuali nel
1988 e di dieci punti
percentuali nel 1999.
45. Gli effetti sulla convergenza economica
DISOCCUPAZIONE
I tassi di disoccupazione
sono scesi nelle regioni
Obiettivo 1. Sono tornati su
durante i periodi di
recessione, e ancora una
volta sono andati in discesa
quando le economie
nazionali hanno cominciato a
crescere dopo il 1997.
46. Gli effetti sulla convergenza economica
TASSO DI ATTIVITà
Aumento del divario tra le regioni
dell'obiettivo 1 ed il resto del l'UE
dall'inizio degli anni '90 fino al
1997.
Dopo, sembra esserci una lieve
tendenza a ridurre il divario
attraverso un aumento del tasso
di attività tra le regioni
dell’Obiettivo 1.
48. Conclusioni
L’analisi appena svolta dimostra che la Politica di Coesione ha
prodotto effetti non soltanto economici ma anche di carattere sociale
e istituzionale.
Innanzitutto la consapevolezza di rendere effettiva la Politica di
Coesione ha reso indispensabile un diverso approccio alle
problematiche regionali, rendendo possibile lo sviluppo di una
Governance Multilivello.
A sua volta il coinvolgimento di diversi livelli istituzionali
nell’attuazione della politica, a parere di alcuni ha favorito un aumento
della democrazia, poiché ha previsto la partecipazione di entità
rappresentative subnazionali e della società civile. La rilevanza delle
Regioni ha avuto un effetto duplice: da un lato ha favorito un impiego
diverso dei fondi nelle aree economicamente più deboli; dall’altro ha
contribuito a minare l’esclusivo senso di appartenenza nazionale.
49. Conclusioni
Il fatto che una Governance Multilivello sia difficile da concepire
in assenza di Identità erritoriali multiple ci fa capire come la
Politica di Coesione abbia favorito anche l’affermazione di una
identità europea che si aggiunge e non si sostituisce a quelle
territoriali preesistenti.
Infine i dati economici dimostrano che il principale obiettivo di
tale politica è stato e continua ad essere raggiunto, dimostrando
una convergenza a livello di PIL e PPA tra gli Stati membri.
50. Grazie per l’attenzione!
«Noi viviamo in un mondo in rapida
trasformazione e sappiamo che il
movimento è la legge stessa della vita.
Ciò che dobbiamo volere, ed è ciò che
vogliamo, è che ogni trasformazione
segni un progresso, e non una fermata
o un ripiegamento, sul cammino che
porta verso l'unità d'Europa.»
Gaetano Martino (Messina,1900-1967)