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Scuola di Specializzazione in Diritto e Economia delle Comunità Europee




LA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI
        COFINANZIATI DAL FSE




                            Antonio Bonetti




                         Roma, 4 marzo 2004
1 Interventi comunitari cofinanziati dal FSE

Programmi Operativi Regionali per le aree dell’Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania;
Puglia, Sardegna e Sicilia e in più il Molise in phasing out). Nello specifico ci si riferisce
all’Asse III “Risorse Umane” dei POR Ob. 1

Programmi Operativi Nazionali per l’Obiettivo 1 (eccezion fatta per il Molise)

Programmi Operativi Regionali Ob. 3 per le Regioni del Centro Nord (incluse le due Province
Autonome di Trento e di Bolzano). I POR Ob. 3 interessano l’intero territorio regionale

Programma Operativo Nazionale “Azioni di sistema” per le Regioni del Centro-Nord
interessate dai POR Ob. 3 (integralmente cofinanziato dal FSE e di cui è titolare il MLPS)

Programma di Iniziativa Comunitaria EQUAL

2 Le caratteristiche distintive dei Programmi Ob. 3 cofinanziati dal FSE
Il FSE è il principale strumento della Strategia Europea per l’Occupazione (EES), quindi:

i)     la “matrice gerarchizzata” di strumenti e obiettivi inizialmente è stata impostata sulla
       base dei pilastri del “processo di Lussemburgo”;
ii)    strategie e interventi sono imperniati di fatto su una struttura reticolare di obiettivi
       diretti (globali, specifici e operativi) ed orizzontali (comunitari e nazionali);
iii)   i POR Ob. 3 cofinanziati dal FSE registrano il limite di fondo di essere poco
       “adattabili” a fabbisogni ed esigenze specifiche delle singole aree territoriali (a fronte
       di MdL sempre più segmentati territorialmente)

3 La “matrice gerarchizzata” dei POR Ob. 3
Pilastri della    Assi prioritari del QCS Ob. 3 e dei POR                Obiettivi       Misure/azioni
SEO (periodo      Ob. 3 (Obb. Globali)                                   Specifici
1997-2002)
Occupabilità      A Sviluppo e promozione dei SPI
Adattabilità      C Sviluppo di forme di occupazione flessibili e
                  della formazione continua
Imprenditorialità D Facilitazione dell’avvio di imprese e
                  dell’assunzione di personale
Pari opportunità B Sostegno ai soggetti deboli a rischio di
                  esclusione sociale
                  E Migliorare le prospettive di impiego delle
                  donne e parità di trattamento sul lavoro




                                               2
4 La struttura reticolare dei POR Ob. 3

Obiettivi diretti: policy fields del FSE, ai sensi dell’art. 2 comma 1 del Reg. (CE) 1784/99
(Assi prioritari di QCS e POR Ob. 3)

Obiettivi trasversali:
a) comunitari, previsti dall’art. 2, comma 2 del Reg. (CE) 1784/99 (pari opportunità; sviluppo
locale, dimensione occupazionale della SI)
b) nazionali: le 10 priorità trasversali del QCS Ob. 3 Italia (la cui AdG è il MLPS), che poi
sono state ridotte a 9 (tra le quali si segnala la realizzazione di “progetti interregionali”)
c) alcune Regioni hanno inserito degli obiettivi trasversali regionali.

5 La logica “tradizionale” della programmazione applicata agli interventi cofinanziati
dal FSE

In sede di programmazione e di valutazione degli interventi cofinanziati dal FSE, può tornare
utile fare riferimento a una visione più tradizionale dei POR Ob. 3 come documenti di
programmazione economica impostati secondo la logica “bottom up”:


           STRUMENTI                    OBIETTIVI                  OBIETTIVI
                                       INTERMEDI                    FINALI



6 Gli obiettivi “finali” degli interventi cofinanziati dal FSE

Gli obiettivi “finali” sono:
1. obiettivi di adattabilità: vanno potenziate le capacità cognitive di base della popolazione e
le conoscenze connesse ai contenuti della nuova alfabetizzazione di massa, in modo da
favorire l’adattabilità a mutamenti tecnico-organizzativi e di status lavorativo;
2. obiettivi di competitività: incrementare l’occupabilità di tutti i destinatari e avere ricadute
positive sugli stock di occupazione regionali, anche se poi ovviamente gli impatti socio-
economici vengono a dipendere anche (soprattutto) dal ciclo economico e dagli effetti delle
politiche strutturali dell’occupazione;
3. obiettivi di equità sociale: favorire l’inserimento lavorativo delle categorie deboli sul MdL
(vengono individuate di solito come categorie deboli: donne in generale specialmente nelle
aree in ritardo di sviluppo; disoccupati di lunga durata; lavoratori avanti nell’età con livelli di
scolarizzazione modesti; lavoratori avanti nell’età a forte rischio di espulsione dal processo
lavorativo per fenomeni di obsolescenza dei loro skills professionali; giovani drop out dal
sistema scolastico; portatori di handicap psichico e fisico; immigrati).




                                                3
7 Gli obiettivi “intermedi” degli interventi cofinanziati dal FSE

                                   Potenziamento di alcune specifiche attività formative:
                                   formazione continua in azienda; educazione degli
                                   adulti; sperimentazione del canale della “formazione
                                   tecnica superiore” (IFTS); formazione per gli stessi
                                   funzionari pubblici (misura D.2)
                                   attivazione di politiche strutturali dell’occupazione:
                                   sostegno alle attività di R&ST; assistenza tecnica alle
Diversificazione degli strumenti PMI; percorsi integrati di inserimento lavorativo
(azioni) di intervento             attraverso l’avvio di nuove attività (enterprise creation)
                                   potenziamento degli strumenti di inserimento lavorativo
                                   (work experiences)
                                   potenziamento delle “azioni di accompagnamento”
                                   Diversificazione per fasce di età
                                   Diversificazione per condizione occupazionale
Diversificazione dei gruppi target Diversificazione per titolo di studio
                                   Diversificazione per cittadinanza
                                   Diversificazione per condizioni di svantaggio
                                   potenziamento dei Servizi per l’Impiego (SPI)

                                      potenziamento dei sistemi informativi e di
                                      monitoraggio
Rafforzamento della capacità          rafforzamento delle strutture e dei modelli organizzativi
amministrativa di governo e dei       di Regioni e Province
sistemi di gestione delle politiche
del lavoro                            rafforzamento delle strutture e dei dispositivi dei Centri
                                      per l’Impiego (CPI); degli istituti scolastici e delle
                                      Agenzie formative

                                      completamento del processo di “accreditamento” delle
                                      Agenzie formative

                                      diversificazione dei soggetti attuatori e creazione di reti
                                      partenariali tra gli stessi


8 Problemi di classificazione dei progetti (“strumenti”) del FSE

Problemi riconducibili alle innovazioni che interessano il FSE nel ciclo 2000-06:
   - sono previste tipologie di azioni alquanto variegate;
   - sono previste alcune azioni molto innovative.

I progetti – individuati come “unità amministrativa minima” oggetto di rilevazione da parte
delle AdG nello stesso Reg. (CE) 1260/1999 – sono una “unità di analisi” troppo piccola tanto
in sede di programmazione che in sede di valutazione e di converso, una misura risulta troppo
grande e generica, proprio per la presenza di molteplici tipologie di azioni.




                                              4
9 La logica della classificazione dei progetti (“strumenti”) del FSE

Ipotesi operativa – approvata dal CdS del QCS Ob. 3 - di una classificazione degli interventi
su 4 livelli: i) sotto-tipologia di progetto; ii) tipologie di progetto; iii) tipologie di azione; iv)
macro-tipologie di azione.

Ciò permette di razionalizzare il processo di monitoraggio, in quanto si può impostare la
rilevazione a livello di progetto (unità minima di rilevazione) e procedere a una aggregazione
per livelli successivi dei dati raccolti.

Permette anche di migliorare il processo di valutazione, consentendo di impostarlo non solo a
livello di Assi e misure, ma anche a livello di tipologia di azione e di macro-tipologia di
azione (valutazione delle policies).

10 Macro-tipologie e tipologie di azioni: gli “strumenti” del FSE

Sono previste tre “macro-tipologie” di azioni: azioni alle persone; azioni di sistema e azioni
di accompagnamento, in cui confluiscono variegate tipologie di azioni

Macro-tipologie di       Tipologie di azioni
azioni
Azioni alle persone      Sono previste 5 tipologie di azioni alle persone (sono considerati tali
                         anche interventi a favore delle imprese, dato che tra i destinatari
                         troviamo non solo gli inoccupati, ma anche gli occupati)

Azioni di sistema        Sono previste 5 tipologie di azioni di sistema (finalizzate a rafforzare le
                         istituzioni e gli organismi deputati alla gestione delle PAL, in primis i
                         Servizi Per l’Impiego)
Azioni di                Sono previste due tipologie finalizzate a catalizzare gli effetti delle
accompagnamento          altre due tipologie di azioni


11 Macro-tipologia: Azioni alle persone

Tipologia di azione              Tipologia di progetto
Orientamento e consulenza
Work experience                  Tirocini
                                 PIP
                                 LPU
                                 Borse di lavoro
Formazione                       Formazione (fino ai 18 anni)
Percorsi integrati               Per l’inserimento lavorativo
                                 Per la creazione di impresa
Incentivi                        Alle persone per la formazione
                                 Alle persone per il lavoro autonomo
                                 Alle persone per la mobilità geografica
                                 Alle imprese per l’innovazione tecnologica e organizzativa
                                 Alle imprese all’occupazione
                                 Piccoli incentivi alle imprese sociali



                                                  5
12 Macro-tipologia: Azioni alle strutture e ai sistemi
Tipologia di azione            Tipologia di progetto
Dispositivi a supporto         Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli
dell'integrazione del sistema  Messa in rete dei SPI
dei SPI                        Creazione e sviluppo di reti/partenariati
                               Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli
                               Certificazione di qualità e accreditamento dei soggetti
Dispositivi a supporto della   attuatori
qualificazione del sistema di  Creazione e sviluppo di reti/partenariati
offerta di formazione          Potenziamento delle strutture dei soggetti attuatori
                               Trasferimento di buone prassi
                               Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli
Dispositivi a supporto della   Certificazione di qualità e accreditamento dei soggetti
qualificazione del sistema di  attuatori
offerta di istruzione          Creazione e sviluppo di reti/partenariati
                               Potenziamento delle strutture dei soggetti attuatori
                               Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli di
Dispositivi a supporto         integrazione
dell'integrazione fra sistemi  Formazione congiunta di formatori, docenti, tutor
                               Creazione e sviluppo di reti/partenariati
                               Attività di studio e analisi socio-economiche
Dispositivi a supporto della   Monitoraggio e valutazione
qualificazione del sistema di  AT a programmazione, attuazione e controllo dei PO
governo                        Trasferimento di buone prassi
                               Adeguamento e innovazione degli assetti organizzativi

13 Macro-tipologia: Azioni di accompagnamento

1. Servizi alle persone (quali voucher per l’acquisto di servizi di assistenza sociale domiciliare
o per iscrivere i bambini piccoli negli asili nido) e alle imprese (si tratta di servizi di
assistenza tecnica per le PMI o di accompagnamento allo start up di neo-imprese, previsti
sostanzialmente nell’ambito degli Assi B e D);
2. Servizi di sensibilizzazione, informazione e pubblicità (nel precedente ciclo 1994-99
venivano collocate tra le azioni di sistema)




                                                6
14 La logica “sostanziale” della programmazione
Strumenti              Obiettivi intermedi                     Obiettivi globali

Azioni alle persone      Diversificazione degli strumenti Adattabilità
                         (azioni) di intervento

Azioni alle strutture e Diversificazione dei gruppi target     Competitività/occupabilità dei
ai sistemi                                                     destinatari


Azioni di                Rafforzamento della capacità      Equità sociale
accompagnamento          tecnico-amministrativa di governo
                         di gestione delle PAL


15 Alcune notazioni sulla logica “sostanziale” della programmazione

1. Per impostare correttamente una siffatta ricostruzione della logica di programmazione dei
POR Ob. 3 bisognerebbe non “fermarsi” alle tipologie di azione, ma scendere almeno al
livello delle tipologie di progetto;
2. una stessa tipologia di progetto afferente alla macro-tipologia “azioni alle persone” può
incidere su molteplici obiettivi specifici;
3. generalmente solo tra azioni di sistema e obiettivo globale “potenziamento dei sistemi”
sussiste un nesso abbastanza univoco; tuttavia la stessa azione di sistema “studi e ricerche”
può influire indirettamente sulla capacità del programma di impattare sulle condizioni di
occupabilità dei destinatari, contribuendo a definire più puntualmente la popolazione target.

16 Sistema delle coerenze ed efficacia del Programma

1. Coerenza “interna”: si deve impostare in modo pertinente la trama dei nessi causali in cui
si articola il Programma e “bilanciare” il peso strategico delle tipologie di azioni;
2. Coerenza “esterna”: gli interventi dei POR, ovviamente, vanno raccordati con quelli volti
a rafforzare le condizioni strutturali di competitività del sistema produttivo (DOCUP Ob.2 e
Piani di Sviluppo Regionale; strumenti della programmazione negoziata), ma anche con quelli
pubblici di politica del lavoro e dell’occupazione;
3. Coerenza tra azioni, obiettivi e “gruppi target”: altri elementi che condizionano
moltissimo i risultati sono la capacità dei soggetti responsabili di individuare in modo
pertinente i destinatari (strategie di targeting) e quella di evitare che le policies “raggiungano”
soprattutto i soggetti relativamente forti.




                                                7
17 La logica di definizione del “policy mix”

1. Sebbene anche tra le azioni alle persone si annoverino interventi innovativi, in molti casi
esse coincidono con interventi ampiamente rodati e quindi sono facilmente gestibili

2. Le azioni di sistema, invece, sovente si configurano come autentici interventi
infrastrutturali (e non a caso si caratterizzano per i costi unitari medi alquanto elevati) che
hanno dei ritorni differiti nel tempo (e indiretti sui destinatari), ma molto rilevanti per quel
che concerne la capacità della PA di gestire le PAL (anche alla luce del potenziamento dei
sistemi informativi resi possibili da tali azioni).

3. Sulla capacità degli interventi di impattare nel medio-lungo termine sulle dinamiche dei
MdL e sui processi di rafforzamento dei sistemi di governo delle PAL, pertanto, incide
moltissimo il policy mix (le azioni alle persone hanno effetti diretti, ma in alcuni casi si
possono avanzare dei dubbi sulla “sostenibilità” di tali risultati, anche per il fatto che spesso
sono interventi di spessore finanziario limitato; le azioni di sistema invece possono avere
effetti meno immediati/visibili, ma per alcuni aspetti più rilevanti e duraturi).


18 Il “policy cycle” e il ruolo di supporto alla programmazione della valutazione


  Definizione            Programmaz.               Programmaz.                    Attuazione
   obiettivi               strategica                operativa



                                         VALUTAZIONE:
      Pareri tecnici                                                             Confronto con gli
        informali                          valutazione ex ante                       attuatori
                                          valutazione in itinere
       Reporting                           process evaluation                      Monitoraggio
                                            valutazione finale
                                           valutazione ex post




                                               8
19 Una schematizzazione del processo di programmazione
FASI                                  ATTORI                               OUTPUTS

Definizione degli obiettivi                  UE                            QCS Ob.3
                                            MLPS                           PON Ob.3
                                  Parti economiche e sociali

Programmazione strategica               Regione (AdG)                         POR
                                  Parti economiche e sociali                  CdP
                                                                         Piani Attuativi

Programmazione operativa                Regione (AdG)                   Bandi/Direttive
                                           Province                 Programmi Interregionali
                                  Parti economiche e sociali

Attuazione                              Regione (AdG)                     Progetti (azioni
                                            Province                 formative; regimi di aiuto
                                    Enti attuatori (imprese;            per le PMI; azioni di
                                          organismi)                   accompagnamento…)



20 Il processo amministrativo regionale della programmazione

1. Piani triennali delle attività formative e delle politiche del lavoro (va ricordato che il FSE
non finanzia comunque tutte le politiche pubbliche, nazionali e regionali, di valorizzazione
delle risorse umane)
2. Piani annuali (che possono fare distintamente riferimento tanto al Piano triennale che ai
POR)
3. Piani Annuali di Attuazione (o Pluriennali) del POR (le medesime tipologie di azioni o le
stesse linee di intervento di una misura, possono essere attivate nel corso di una annualità e
non nel corso di un’altra)
4. Bandi di “attivazione” delle misure (e di chiamata dei progetti) che vengono pubblicati sui
Bollettini Ufficiali della Regione (BUR)
5. DGR di approvazione dei documenti di programmazione (POR, Piani pluriennali o
annuali); DGR di individuazione di organismi “terzi” investiti di funzioni specifiche a seguito
di “affidamento diretto” (ad es. il piano di pubblicizzazione dei POR può essere gestito da
una Direzione regionale diversa da quella che gestisce il POR, oppure studi e ricerche di
interesse regionale generalmente vengono affidate direttamente all’Agenzia per il lavoro
regionale) e DGR di approvazione di graduatorie, nel caso di finanziamento di interventi a
seguito di procedura di evidenza pubblica (concorsi per borse studio o selezione delle
imprese da ammettere a beneficio nel caso di finanziamenti agevolati alle imprese).




                                               9

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Eurosapienza lez progrfse_04.03.2004

  • 1. Scuola di Specializzazione in Diritto e Economia delle Comunità Europee LA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI COFINANZIATI DAL FSE Antonio Bonetti Roma, 4 marzo 2004
  • 2. 1 Interventi comunitari cofinanziati dal FSE Programmi Operativi Regionali per le aree dell’Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania; Puglia, Sardegna e Sicilia e in più il Molise in phasing out). Nello specifico ci si riferisce all’Asse III “Risorse Umane” dei POR Ob. 1 Programmi Operativi Nazionali per l’Obiettivo 1 (eccezion fatta per il Molise) Programmi Operativi Regionali Ob. 3 per le Regioni del Centro Nord (incluse le due Province Autonome di Trento e di Bolzano). I POR Ob. 3 interessano l’intero territorio regionale Programma Operativo Nazionale “Azioni di sistema” per le Regioni del Centro-Nord interessate dai POR Ob. 3 (integralmente cofinanziato dal FSE e di cui è titolare il MLPS) Programma di Iniziativa Comunitaria EQUAL 2 Le caratteristiche distintive dei Programmi Ob. 3 cofinanziati dal FSE Il FSE è il principale strumento della Strategia Europea per l’Occupazione (EES), quindi: i) la “matrice gerarchizzata” di strumenti e obiettivi inizialmente è stata impostata sulla base dei pilastri del “processo di Lussemburgo”; ii) strategie e interventi sono imperniati di fatto su una struttura reticolare di obiettivi diretti (globali, specifici e operativi) ed orizzontali (comunitari e nazionali); iii) i POR Ob. 3 cofinanziati dal FSE registrano il limite di fondo di essere poco “adattabili” a fabbisogni ed esigenze specifiche delle singole aree territoriali (a fronte di MdL sempre più segmentati territorialmente) 3 La “matrice gerarchizzata” dei POR Ob. 3 Pilastri della Assi prioritari del QCS Ob. 3 e dei POR Obiettivi Misure/azioni SEO (periodo Ob. 3 (Obb. Globali) Specifici 1997-2002) Occupabilità A Sviluppo e promozione dei SPI Adattabilità C Sviluppo di forme di occupazione flessibili e della formazione continua Imprenditorialità D Facilitazione dell’avvio di imprese e dell’assunzione di personale Pari opportunità B Sostegno ai soggetti deboli a rischio di esclusione sociale E Migliorare le prospettive di impiego delle donne e parità di trattamento sul lavoro 2
  • 3. 4 La struttura reticolare dei POR Ob. 3 Obiettivi diretti: policy fields del FSE, ai sensi dell’art. 2 comma 1 del Reg. (CE) 1784/99 (Assi prioritari di QCS e POR Ob. 3) Obiettivi trasversali: a) comunitari, previsti dall’art. 2, comma 2 del Reg. (CE) 1784/99 (pari opportunità; sviluppo locale, dimensione occupazionale della SI) b) nazionali: le 10 priorità trasversali del QCS Ob. 3 Italia (la cui AdG è il MLPS), che poi sono state ridotte a 9 (tra le quali si segnala la realizzazione di “progetti interregionali”) c) alcune Regioni hanno inserito degli obiettivi trasversali regionali. 5 La logica “tradizionale” della programmazione applicata agli interventi cofinanziati dal FSE In sede di programmazione e di valutazione degli interventi cofinanziati dal FSE, può tornare utile fare riferimento a una visione più tradizionale dei POR Ob. 3 come documenti di programmazione economica impostati secondo la logica “bottom up”: STRUMENTI OBIETTIVI OBIETTIVI INTERMEDI FINALI 6 Gli obiettivi “finali” degli interventi cofinanziati dal FSE Gli obiettivi “finali” sono: 1. obiettivi di adattabilità: vanno potenziate le capacità cognitive di base della popolazione e le conoscenze connesse ai contenuti della nuova alfabetizzazione di massa, in modo da favorire l’adattabilità a mutamenti tecnico-organizzativi e di status lavorativo; 2. obiettivi di competitività: incrementare l’occupabilità di tutti i destinatari e avere ricadute positive sugli stock di occupazione regionali, anche se poi ovviamente gli impatti socio- economici vengono a dipendere anche (soprattutto) dal ciclo economico e dagli effetti delle politiche strutturali dell’occupazione; 3. obiettivi di equità sociale: favorire l’inserimento lavorativo delle categorie deboli sul MdL (vengono individuate di solito come categorie deboli: donne in generale specialmente nelle aree in ritardo di sviluppo; disoccupati di lunga durata; lavoratori avanti nell’età con livelli di scolarizzazione modesti; lavoratori avanti nell’età a forte rischio di espulsione dal processo lavorativo per fenomeni di obsolescenza dei loro skills professionali; giovani drop out dal sistema scolastico; portatori di handicap psichico e fisico; immigrati). 3
  • 4. 7 Gli obiettivi “intermedi” degli interventi cofinanziati dal FSE Potenziamento di alcune specifiche attività formative: formazione continua in azienda; educazione degli adulti; sperimentazione del canale della “formazione tecnica superiore” (IFTS); formazione per gli stessi funzionari pubblici (misura D.2) attivazione di politiche strutturali dell’occupazione: sostegno alle attività di R&ST; assistenza tecnica alle Diversificazione degli strumenti PMI; percorsi integrati di inserimento lavorativo (azioni) di intervento attraverso l’avvio di nuove attività (enterprise creation) potenziamento degli strumenti di inserimento lavorativo (work experiences) potenziamento delle “azioni di accompagnamento” Diversificazione per fasce di età Diversificazione per condizione occupazionale Diversificazione dei gruppi target Diversificazione per titolo di studio Diversificazione per cittadinanza Diversificazione per condizioni di svantaggio potenziamento dei Servizi per l’Impiego (SPI) potenziamento dei sistemi informativi e di monitoraggio Rafforzamento della capacità rafforzamento delle strutture e dei modelli organizzativi amministrativa di governo e dei di Regioni e Province sistemi di gestione delle politiche del lavoro rafforzamento delle strutture e dei dispositivi dei Centri per l’Impiego (CPI); degli istituti scolastici e delle Agenzie formative completamento del processo di “accreditamento” delle Agenzie formative diversificazione dei soggetti attuatori e creazione di reti partenariali tra gli stessi 8 Problemi di classificazione dei progetti (“strumenti”) del FSE Problemi riconducibili alle innovazioni che interessano il FSE nel ciclo 2000-06: - sono previste tipologie di azioni alquanto variegate; - sono previste alcune azioni molto innovative. I progetti – individuati come “unità amministrativa minima” oggetto di rilevazione da parte delle AdG nello stesso Reg. (CE) 1260/1999 – sono una “unità di analisi” troppo piccola tanto in sede di programmazione che in sede di valutazione e di converso, una misura risulta troppo grande e generica, proprio per la presenza di molteplici tipologie di azioni. 4
  • 5. 9 La logica della classificazione dei progetti (“strumenti”) del FSE Ipotesi operativa – approvata dal CdS del QCS Ob. 3 - di una classificazione degli interventi su 4 livelli: i) sotto-tipologia di progetto; ii) tipologie di progetto; iii) tipologie di azione; iv) macro-tipologie di azione. Ciò permette di razionalizzare il processo di monitoraggio, in quanto si può impostare la rilevazione a livello di progetto (unità minima di rilevazione) e procedere a una aggregazione per livelli successivi dei dati raccolti. Permette anche di migliorare il processo di valutazione, consentendo di impostarlo non solo a livello di Assi e misure, ma anche a livello di tipologia di azione e di macro-tipologia di azione (valutazione delle policies). 10 Macro-tipologie e tipologie di azioni: gli “strumenti” del FSE Sono previste tre “macro-tipologie” di azioni: azioni alle persone; azioni di sistema e azioni di accompagnamento, in cui confluiscono variegate tipologie di azioni Macro-tipologie di Tipologie di azioni azioni Azioni alle persone Sono previste 5 tipologie di azioni alle persone (sono considerati tali anche interventi a favore delle imprese, dato che tra i destinatari troviamo non solo gli inoccupati, ma anche gli occupati) Azioni di sistema Sono previste 5 tipologie di azioni di sistema (finalizzate a rafforzare le istituzioni e gli organismi deputati alla gestione delle PAL, in primis i Servizi Per l’Impiego) Azioni di Sono previste due tipologie finalizzate a catalizzare gli effetti delle accompagnamento altre due tipologie di azioni 11 Macro-tipologia: Azioni alle persone Tipologia di azione Tipologia di progetto Orientamento e consulenza Work experience Tirocini PIP LPU Borse di lavoro Formazione Formazione (fino ai 18 anni) Percorsi integrati Per l’inserimento lavorativo Per la creazione di impresa Incentivi Alle persone per la formazione Alle persone per il lavoro autonomo Alle persone per la mobilità geografica Alle imprese per l’innovazione tecnologica e organizzativa Alle imprese all’occupazione Piccoli incentivi alle imprese sociali 5
  • 6. 12 Macro-tipologia: Azioni alle strutture e ai sistemi Tipologia di azione Tipologia di progetto Dispositivi a supporto Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli dell'integrazione del sistema Messa in rete dei SPI dei SPI Creazione e sviluppo di reti/partenariati Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli Certificazione di qualità e accreditamento dei soggetti Dispositivi a supporto della attuatori qualificazione del sistema di Creazione e sviluppo di reti/partenariati offerta di formazione Potenziamento delle strutture dei soggetti attuatori Trasferimento di buone prassi Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli Dispositivi a supporto della Certificazione di qualità e accreditamento dei soggetti qualificazione del sistema di attuatori offerta di istruzione Creazione e sviluppo di reti/partenariati Potenziamento delle strutture dei soggetti attuatori Costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli di Dispositivi a supporto integrazione dell'integrazione fra sistemi Formazione congiunta di formatori, docenti, tutor Creazione e sviluppo di reti/partenariati Attività di studio e analisi socio-economiche Dispositivi a supporto della Monitoraggio e valutazione qualificazione del sistema di AT a programmazione, attuazione e controllo dei PO governo Trasferimento di buone prassi Adeguamento e innovazione degli assetti organizzativi 13 Macro-tipologia: Azioni di accompagnamento 1. Servizi alle persone (quali voucher per l’acquisto di servizi di assistenza sociale domiciliare o per iscrivere i bambini piccoli negli asili nido) e alle imprese (si tratta di servizi di assistenza tecnica per le PMI o di accompagnamento allo start up di neo-imprese, previsti sostanzialmente nell’ambito degli Assi B e D); 2. Servizi di sensibilizzazione, informazione e pubblicità (nel precedente ciclo 1994-99 venivano collocate tra le azioni di sistema) 6
  • 7. 14 La logica “sostanziale” della programmazione Strumenti Obiettivi intermedi Obiettivi globali Azioni alle persone Diversificazione degli strumenti Adattabilità (azioni) di intervento Azioni alle strutture e Diversificazione dei gruppi target Competitività/occupabilità dei ai sistemi destinatari Azioni di Rafforzamento della capacità Equità sociale accompagnamento tecnico-amministrativa di governo di gestione delle PAL 15 Alcune notazioni sulla logica “sostanziale” della programmazione 1. Per impostare correttamente una siffatta ricostruzione della logica di programmazione dei POR Ob. 3 bisognerebbe non “fermarsi” alle tipologie di azione, ma scendere almeno al livello delle tipologie di progetto; 2. una stessa tipologia di progetto afferente alla macro-tipologia “azioni alle persone” può incidere su molteplici obiettivi specifici; 3. generalmente solo tra azioni di sistema e obiettivo globale “potenziamento dei sistemi” sussiste un nesso abbastanza univoco; tuttavia la stessa azione di sistema “studi e ricerche” può influire indirettamente sulla capacità del programma di impattare sulle condizioni di occupabilità dei destinatari, contribuendo a definire più puntualmente la popolazione target. 16 Sistema delle coerenze ed efficacia del Programma 1. Coerenza “interna”: si deve impostare in modo pertinente la trama dei nessi causali in cui si articola il Programma e “bilanciare” il peso strategico delle tipologie di azioni; 2. Coerenza “esterna”: gli interventi dei POR, ovviamente, vanno raccordati con quelli volti a rafforzare le condizioni strutturali di competitività del sistema produttivo (DOCUP Ob.2 e Piani di Sviluppo Regionale; strumenti della programmazione negoziata), ma anche con quelli pubblici di politica del lavoro e dell’occupazione; 3. Coerenza tra azioni, obiettivi e “gruppi target”: altri elementi che condizionano moltissimo i risultati sono la capacità dei soggetti responsabili di individuare in modo pertinente i destinatari (strategie di targeting) e quella di evitare che le policies “raggiungano” soprattutto i soggetti relativamente forti. 7
  • 8. 17 La logica di definizione del “policy mix” 1. Sebbene anche tra le azioni alle persone si annoverino interventi innovativi, in molti casi esse coincidono con interventi ampiamente rodati e quindi sono facilmente gestibili 2. Le azioni di sistema, invece, sovente si configurano come autentici interventi infrastrutturali (e non a caso si caratterizzano per i costi unitari medi alquanto elevati) che hanno dei ritorni differiti nel tempo (e indiretti sui destinatari), ma molto rilevanti per quel che concerne la capacità della PA di gestire le PAL (anche alla luce del potenziamento dei sistemi informativi resi possibili da tali azioni). 3. Sulla capacità degli interventi di impattare nel medio-lungo termine sulle dinamiche dei MdL e sui processi di rafforzamento dei sistemi di governo delle PAL, pertanto, incide moltissimo il policy mix (le azioni alle persone hanno effetti diretti, ma in alcuni casi si possono avanzare dei dubbi sulla “sostenibilità” di tali risultati, anche per il fatto che spesso sono interventi di spessore finanziario limitato; le azioni di sistema invece possono avere effetti meno immediati/visibili, ma per alcuni aspetti più rilevanti e duraturi). 18 Il “policy cycle” e il ruolo di supporto alla programmazione della valutazione Definizione Programmaz. Programmaz. Attuazione obiettivi strategica operativa VALUTAZIONE: Pareri tecnici Confronto con gli informali valutazione ex ante attuatori valutazione in itinere Reporting process evaluation Monitoraggio valutazione finale valutazione ex post 8
  • 9. 19 Una schematizzazione del processo di programmazione FASI ATTORI OUTPUTS Definizione degli obiettivi UE QCS Ob.3 MLPS PON Ob.3 Parti economiche e sociali Programmazione strategica Regione (AdG) POR Parti economiche e sociali CdP Piani Attuativi Programmazione operativa Regione (AdG) Bandi/Direttive Province Programmi Interregionali Parti economiche e sociali Attuazione Regione (AdG) Progetti (azioni Province formative; regimi di aiuto Enti attuatori (imprese; per le PMI; azioni di organismi) accompagnamento…) 20 Il processo amministrativo regionale della programmazione 1. Piani triennali delle attività formative e delle politiche del lavoro (va ricordato che il FSE non finanzia comunque tutte le politiche pubbliche, nazionali e regionali, di valorizzazione delle risorse umane) 2. Piani annuali (che possono fare distintamente riferimento tanto al Piano triennale che ai POR) 3. Piani Annuali di Attuazione (o Pluriennali) del POR (le medesime tipologie di azioni o le stesse linee di intervento di una misura, possono essere attivate nel corso di una annualità e non nel corso di un’altra) 4. Bandi di “attivazione” delle misure (e di chiamata dei progetti) che vengono pubblicati sui Bollettini Ufficiali della Regione (BUR) 5. DGR di approvazione dei documenti di programmazione (POR, Piani pluriennali o annuali); DGR di individuazione di organismi “terzi” investiti di funzioni specifiche a seguito di “affidamento diretto” (ad es. il piano di pubblicizzazione dei POR può essere gestito da una Direzione regionale diversa da quella che gestisce il POR, oppure studi e ricerche di interesse regionale generalmente vengono affidate direttamente all’Agenzia per il lavoro regionale) e DGR di approvazione di graduatorie, nel caso di finanziamento di interventi a seguito di procedura di evidenza pubblica (concorsi per borse studio o selezione delle imprese da ammettere a beneficio nel caso di finanziamenti agevolati alle imprese). 9