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Fondi europei e nuovi modelli di finanziamento
per gli Enti Locali del Lazio
Antonio Bonetti
Nota 10/2016 - Ottobre 2016
F4R Lab
www.bonetti4reforms.com
OBIETTIVI E LIMITI DELLA NOTA
Obiettivi:
presentare in termini generali i Fondi europei (“diretti” e “a gestione concorrente”)
potenzialmente più utili per gli Enti Locali (EE.LL.),
proporre un focus tematico su priorità di intervento e Programmi che risultano maggiormente
funzionali alle riforme della PA (con particolare riguardo a “riforma Delrio” e “riforma Madia”),
presentare alcuni innovativi modelli di finanziamento per gli Enti Locali, segnatamente i
Social Impact Bond, il crowdfunding civico e il fundraising per la PA.
Antonio Bonetti
N.B. La Nota è stata chiusa il
30 ottobre 2016
Limiti:
non riporta una dettagliata presentazione di tutti i Fondi/programmi potenzialmente utili per
Enti Locali ed apparati centrali e decentrati della PA,
non vengono approfondite le analisi inerenti la struttura e il budget dei PO regionali (in
particolare vengono trascurati i POR FSE).
OBIETTIVI E LIMITI DELLA NOTA
Obiettivi:
presentare in termini generali i Fondi europei (“diretti” e “a gestione concorrente”)
potenzialmente più utili per gli Enti Locali (EE.LL.),
proporre un focus tematico su priorità di intervento e Programmi che risultano maggiormente
funzionali alle riforme della PA (con particolare riguardo a “riforma Delrio” e “riforma Madia”),
presentare alcuni innovativi modelli di finanziamento per gli Enti Locali, segnatamente i
Social Impact Bond, il crowdfunding civico e il fundraising per la PA.
Antonio Bonetti
N.B. La Nota è stata chiusa il
30 ottobre 2016
Limiti:
non riporta una dettagliata presentazione di tutti i Fondi/programmi potenzialmente utili per
Enti Locali ed apparati centrali e decentrati della PA,
non vengono approfondite le analisi inerenti la struttura e il budget dei PO regionali (in
particolare vengono trascurati i POR FSE).
Sezione 1. LE RAGIONI DEL FOCUS SUI FONDI EUROPEI PER GLI ENTI LOCALI
La Nota muove da alcune riflessioni sui seguenti aspetti:
i vincoli di stabilità (interni ed “europei”) impongono a tutti gli Enti Locali (EE.LL.) di valorizzare meglio la
finanza pubblica aggiuntiva resa disponibile dai Fondi dell’UE;
gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per
1.1. Premesse della Nota
Antonio Bonetti
gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per
investimenti e, quindi, sono quelli che maggiormente dovrebbero fare una riflessione sulla necessità di dotarsi
di un “approccio strategico” ai finanziamenti europei. Sono, infatti, molteplici i canali di finanziamento che li
vedono fra i possibili destinatari di tali fondi. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma
sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento;
per gli EE.LL. si pone anche la esigenza di sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di
interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre il senso civico degli individui in donazioni o in
lavoro volontario al servizio della collettività. Esempi virtuosi di donazioni liberali e di crowdfunding “civico”
per opere di pubblica utilità, per la ricerca pubblica, per certi servizi socio-assistenziali e per la tutela della
cultura, fortunatamente, si vanno moltiplicando anche nel nostro Paese.
La Nota si propone specificamente di:
diffondere, ampliare e migliorare la conoscenza dei principali strumenti di finanziamento dell’UE,
focalizzando l’attenzione soprattutto sui fondi dell’UE potenzialmente più utili per gli EE.LL.;
migliorare la conoscenza dei molteplici canali informativi sui finanziamenti diretti della UE, in modo da
accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte
1.2. Obiettivi specifici della Nota
Antonio Bonetti
accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte
a ciascun tipo di strumento finanziario;
sensibilizzare gli Enti Locali sull’importanza della lobbying a livello europeo e del networking
internazionale;
diffondere la conoscenza di nuovi modelli di funding delle politiche pubbliche informati alle pratiche in uso
nella raccolta fondi da privati.
Vanno tenute ben presenti le seguenti criticità: (i) i finanziamenti europei non sono così
abbondanti (il bilancio dell’UE si aggira su circa l’1% del PIL dell’UE); (ii) l’accesso a
tali finanziamenti – specialmente nel caso di quelli “a gestione diretta” – è costoso e,
non ultimo, rischioso. Ecco che di conseguenza, anche per gli Enti Locali si impone la
necessità di adottare un approccio strategico ai fondi dell’UE che, in primo luogo, sia
funzionale alla ricerca di varie sinergie fra i diversi strumenti di finanziamento.
1.3. Fondi SIE ed Enti Locali (I)
Nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali e per l’Investimento Europeo (Fondi SIE), gli Enti Locali hanno
minori opportunità e maggiori responsabilità. Questa esplicita posizione si attaglia soprattutto ai Fondi Strutturali
(FESR e FSE), mentre appare sostanzialmente invariato il novero delle opportunità legate all’attuazione dei
Programmi di Sviluppo Rurale regionali cofinanziati dal FEASR.
Se si guarda, in particolare, agli Obiettivi Tematici 1 e 3 dei Fondi SIE 2014-2020 è indubitabile che i principali
Antonio Bonetti
destinatari degli interventi saranno gli operatori del settore della ricerca e del sistema produttivo. Gli Enti Locali
(EE.LL.), invece, avranno maggiori opportunità in relazione agli Obiettivi Tematici 2, 4, 5 e 6.
A parere di chi scrive, quindi, i giudizi che talvolta si leggono sulle maggiori opportunità nella nuova
programmazione per gli EE.LL. appaiono quantomeno affrettati. Inoltre, non va dimenticato che tali opportunità
rischiano di restare lettera morta per le difficoltà dei Comuni di garantire la quota di cofinanziamento dei progetti e,
al tempo stesso, ottemperare al vincolo di stabilità interno.
Va anche aggiunto, tuttavia, che è assolutamente giunto il tempo in cui gli Enti Locali guardino con più interesse e
coraggio alle opportunità dischiuse dai finanziamenti “diretti” dell’UE, specialmente laddove ci siano linee di
finanziamento specificamente dedicate come nel caso di Europa per i Cittadini.
1.4. Fondi SIE ed Enti Locali (II)
Ciò che è innegabile è che sono aumentate/aumenteranno le responsabilità degli EE.LL. in relazione
all’obiettivo di un efficace uso dei Fondi SIE 2014-2020, quantunque sia evidente una tendenza alla
“ricentralizzazione” per quanto concerne la programmazione degli interventi.
Questa considerazione muove in primo luogo dall’ulteriore revisione del sistema istituzionale italiano, con
una più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – diuna più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – di
responsabilità di governo e di gestione della finanza pubblica, comportata dallo svuotamento di poteri delle
Province (a seguito della “riforma Delrio” ex L. 56/2014).
In merito, va anche aggiunto che in Italia la nuova programmazione dei Fondi SIE è fortemente indirizzata,
inter alia, proprio all’obiettivo di migliorare il rapporto fra PA e cittadini e di aumentare l’efficienza dei
servizi pubblici.
Lo schema riportato nella slide che segue ha proprio la funzione di evidenziare come sia la “riforma Del io”
dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014), sia la “riforma Madia” della Pubblica
Amministrazione (L. 124/2015) possano costituire delle opportunità per gli Enti Locali (EE.LL.) anche in
termini di finanza pubblica aggiuntiva (europea e nazionale) che possono intercettare per migliorare la loro
efficienza e anche la qualità dei servizi erogati ai cittadini.
Antonio Bonetti
1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e
finanziamenti potenzialmente utili per attuarle
Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia”
PON Città Metropolitane
Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche
l’Allegato IAntonio Bonetti
PON Città Metropolitane
PON Governance e Capacità Istituzionale
Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation
Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban
Innovative Actions”
1.6. Fondi SIE, riforme e nuove responsabilità degli EE.LL.
per valorizzare meglio i fondi dell’UE
Gli EE.LL. dovranno saper passare da un ruolo passivo di mera reazione all’emanazione di avvisi pubblici di
finanziamento di enti sovra-ordinati, a un ruolo propositivo di progetti innovativi sia nei contenuti sia nelle modalità
di attuazione. E’ quello che ha saputo fare, nel Lazio, l’amministrazione comunale di Rieti con il progetto di recupero
urbano Next Rieti, solo per citare una iniziativa innovativa orientata al paradigma delle “smart cities”, incentrata
sul recupero di un impianto industriale dismesso localizzato a Rieti. Questa iniziativa attesta, fra l’altro, quanto sia
importante coinvolgere la cittadinanza nei processi di rigenerazione urbana e/o nei processi di sviluppo locale in
generale.
I decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche iI decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche i
processi di erogazione dei servizi, considerando i cittadini non come meri destinatari dei servizi, ma come “alleati
strategici” per la soluzione dei problemi collettivi (open government e civic engagement).
I decisori pubblici, inoltre, dovranno anche sperimentare nuove forme di partenariato pubblico privato che vadano
oltre quelle che interessano, tradizionalmente, il settore delle opere pubbliche. L’esperienza dei Social Impact Bonds
(SIBs) nei paesi anglosassoni – recentissima, essendo stata de facto avviata nel 2010 – dimostra chiaramente come
anche nel campo delle politiche sociali vadano ricercate nuove modalità di finanziamento dell’intervento pubblico.
Soprattutto i Comuni, nonostante gli stringenti vincoli del patto di stabilità interno, dovranno investire nelle
competenze dei funzionari e dei tecnici comunali, in quanto ancora oggi, soprattutto a livello decentrato, si ravvisano
notevoli margini di miglioramento nella gestione dei fondi europei e si riscontra una certa ritrosia a sperimentare
forme innovative di gestione e di finanziamento dei servizi pubblici.
Antonio Bonetti
1.7. Motivi del focus tematico sui fondi europei più utili per gli EE.LL. del Lazio
La crisi della finanza pubblica colpisce soprattutto gli EE.LL. I dati dell’ISTAT, aggiornati al dicembre 2014,
certificano che fra il 2004 e il 2013 gli investimenti pubblici locali hanno registrato una caduta verticale del
26% (Fonte: Istat, Conti ed aggregati economici delle Amministrazioni pubbliche)
La continua flessione degli investimenti pubblici locali, peraltro, comporta che, nella fase attuale, gli Enti
Locali, siano quelli maggiormente sotto pressione, anche per la loro “prossimità” ai cittadini.
Gli Enti Locali, anche per la “prossimità” con i cittadini, sono anche quelli maggiormente pressati
sull’esigenza di sperimentare nuove forme di cittadinanza attiva e di partecipazione dal basso.sull’esigenza di sperimentare nuove forme di cittadinanza attiva e di partecipazione dal basso.
I Comuni (e le Unioni dei Comuni), soprattutto nella fascia appenninica del Lazio – strutturalmente più
debole – non partecipando a dei progetti di dimensione europea finanziati dai fondi “diretti”, si pregiudicano
anche la possibilità di accedere alle migliori pratiche nella soluzione dei problemi delle comunità e nella
gestione amministrativa degli interventi.
Al tempo stesso, gli EE.LL. hanno, nella programmazione 2014-2020, diverse opportunità di intercettare
finanza pubblica aggiuntiva europea o legata all’attuazione di priorità di policy trasversali, quali appunto
“smart cities”, digitalizzazione della PA, “riforma Delrio” e nuove funzioni di Comuni, Unioni di Comuni,
Province e Città Metropolitane.
Gli Enti Locali nella programmazione in corso possono beneficiare ampiamente anche di diverse Misure e
Sottomisure dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali, cofinanziati dal FEASR.
Antonio Bonetti
1.8. Maggiori criticità che penalizzano gli EE.LL. nell’accesso ai fondi dell’UE
1. A livello di intero Paese continuano a registrarsi criticità:
nella gestione dei Programmi di spesa dei Fondi SIE da parte della Pubblica Amministrazione, per cui i
finanziamenti, anche quelli destinati alla ricerca e all’innovazione, in genere, vengono liquidati con grande
ritardo rispetto all’assegnazione formale del contributo,
nell’accesso alle sovvenzioni dell’UE. Questo è dovuto soprattutto al fatto che, sovente, alcuni operatori
faticano a raccogliere le informazioni con congruo anticipo rispetto alla emanazione degli avvisi pubblici di
finanziamento, in quanto ancora oggi non sono sufficientemente chiare le differenze di obiettivi e strumentifinanziamento, in quanto ancora oggi non sono sufficientemente chiare le differenze di obiettivi e strumenti
dei vari Fondi dell’UE, anche quelli gestiti a livello regionale e non sono ben noti i molteplici canali di
accesso alle informazioni. Nel caso dei finanziamenti diretti di Programmi quali Horizon 2020, LIFE,
COSME e altri, inoltre, si aggiungono fattori quali la complessità ormai raggiunta da tali programmi di
ricerca e l’estremo livello di concorrenza nell’accesso a tali finanziamenti, potenzialmente disponibili per gli
operatori di tutti gli Stati Membri,
nella corretta finalizzazione dei progetti sugli strumenti di finanziamento più adatti.
2. I Comuni sono fortemente penalizzati nell’accesso ai fondi dell’UE dallo stesso vincolo del ‘patto di
stabilità’ per cui, sovente, sono costretti a rinunciare a proporre dei progetti per il finanziamento, in quanto
non sarebbero poi in grado di impegnare risorse finanziarie a titolo di cofinanziamento
Antonio Bonetti
1.9. Cenni sulle principali opportunità di finanziamento per gli EE.LL.
Sono molteplici i canali di finanziamento dell’UE che annoverano gli EE.LL. fra i possibili destinatari.
Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma sono anche possibili molteplici sinergie fra le
linee di finanziamento. Concretamente significa che una volta formulato un progetto, mutatis mutandis, lo
stesso progetto può essere candidato a finanziamento su più linee di intervento dell’UE, sia dirette, sia gestite a
livello decentrato da Stati Membri e Regioni (si pensi ai progetti di tutela ambientale: questi potrebbero essere
finanziati dai Programmi di Sviluppo Rurale regionali, dal Programma “a gestione diretta” LIFE e anche
Antonio Bonetti
finanziati dai Programmi di Sviluppo Rurale regionali, dal Programma “a gestione diretta” LIFE e anche
dall’ambito tematico “bio-economia” del III Pilastro - “Societal Challenges” di Horizon 2020).
Alcune opportunità specifiche per gli EE.LL. sono riconducibili alla priorità data nella programmazione 2014-
2020 al tema “agenda urbana” che, concretamente, significa che vi deve essere una forte concentrazione degli
interventi dei Fondi Strutturali sulle città, in quanto da un lato “motore dello sviluppo” e, dall’altro, sede di
specifiche problematiche sociali e ambientali.
In Italia, come già detto, ulteriori opportunità per gli EE.LL. di valorizzare più canali di finanziamento sono da
ricondurre all’attuazione della “riforma Delrio” dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014) e della
“riforma Madia” della Pubblica Amministrazione (L. 124/2015).
2.1. La mappatura dei fondi europei per gli EE.LL.
Sezione 2. LA RICERCA DEI FINANZIAMENTI PIÙ ADATTI PER GLI ENTI LOCALI
La Nota rimarca l’importanza di un approccio strategico – e quindi programmato, costantemente gestito e non
estemporaneo - ai fondi europei per tutte le organizzazioni.
Elementi cardine di questo approccio strategico ai finanziamenti europei sono senz’altro:
la mappatura dei fondi europei (si veda la Guida disponibile nella sezione Open Library/Guides del sito),
Antonio Bonetti
la mappatura dei fondi europei (si veda la Guida disponibile nella sezione Open Library/Guides del sito),
la “matrice di finanziabilità “delle organizzazioni (la cui definizione è data nella Guida citata sopra).
L’autore è dell’avviso che ogni organizzazione dovrebbe sempre far precedere alla fase di ricerca (oculata e
programmata per tempo) di avvisi di finanziamento e a quella di formulazione dei progetti, una fase di analisi
strategica in cui si pongono le basi per capire meglio quali siano i fabbisogni finanziari dell’organizzazione che
potrebbero realmente essere realmente soddisfatti con i fondi europei, per stabilire quali siano quelli più adatti
e, non ultimo, per rivedere l’intera strategia di finanziamento dell’organizzazione, in modo da ricercare le
adeguate sinergie fra fondi europei e altri strumenti di finanziamento.
2.2. La mappatura dei fondi europei (I)
La “mappatura” dei fondi europei consiste semplicemente in una serie di “riclassificazioni” funzionali dei
vari strumenti di finanziamento dell’UE, riclassificazioni che consentono di capire meglio come questi abbiano
tutti una ben definita relazione con le politiche pubbliche dell’UE e, di riflesso, abbiano una puntuale
collocazione nel complesso sistema di finanza pubblica dell’UE (*).
La mappatura dei fondi dell’UE, peraltro, è solo apparentemente una sorta di esercizio accademico. Infatti,
così come la riclassificazione del bilancio civilistico di un’azienda commerciale è conditio sine qua non percosì come la riclassificazione del bilancio civilistico di un’azienda commerciale è conditio sine qua non per
capirne a fondo stato di salute e prospettive di redditività futura, la “riclassificazione” dei vari finanziamenti
dell’UE è essenziale sia per delineare un approccio strategico ai fondi dell’UE davvero efficace, sia per
formulare proposte progettuali che possano corrispondere agli obiettivi di policy e ai criteri di selezione degli
Enti finanziatori (Enti che possono andare dalle Direzioni Generali della Commissione Europea agli
Organismi Intermedi responsabili di parte degli interventi dei Programmi regionali).
Infine non va trascurato il fatto che la “mappatura” dei fondi dell’UE, peraltro, impone anche di individuare
correttamente i veri soggetti erogatori dei fondi (sovente si ascolta la frase “c’è un finanziamento europeo”,
ma un conto trattare di un finanziamento gestito dalla Regione e un conto trattare di un finanziamento
“diretto” della Commissione).
Antonio Bonetti
N.B. Per maggiori delucidazioni sia sulla mappatura dei fondi sia sulla matrice di finanziabilità delle
organizzazioni si veda la Nota 4/2016 “Approccio strategico ai fondi europei: il percorso
analitico per la formulazione della matrice di finanziabilità delle organizzazioni”
disponibile sulla sezione “Open Library” del sito.
2.3. La mappatura dei fondi europei (II)
Le risorse finanziarie del bilancio dell’UE sono modeste (circa l’1% del RNL dell’UE), ma vi sono numerosi
Programmi/fondi.
E’ facile, pertanto, non riuscire a cogliere il nesso logico fra politiche e strumenti di finanziamento (un
elemento di estrema rilevanza per proporre progetti “pertinenti” e ben formulati).
E’ opportuno, quindi, procedere a una “mappatura” dei fondi europei, sulla base di vari parametri:
Tipologia dei fondi (modalità di erogazione dei fondi, indicate, anche nel regolamento finanziario, come
“operazioni di spesa”);“operazioni di spesa”);
Modalità di gestione (“metodo di esecuzione” del bilancio);
Enti erogatori (enti preposti alla gestione);
Ambito di policy (tipo di politiche pubbliche finanziate o settori economici di intervento);
Soggetti beneficiari (coloro che riceveranno e gestiranno i fondi);
Destinatari finali (‘gruppo target’).
L’approccio strategico ai fondi dell’UE richiede di capire bene il legame fra politiche dell’UE e
relativi strumenti di finanziamento.
Per questo si procede alla “mappatura” dei fondi dell’UE, che, peraltro, impone anche di
individuare correttamente i veri soggetti erogatori dei fondi.
Questo implica, infine, un miglioramento dei processi di accesso alle informazioni rilevanti.Antonio Bonetti
Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 – il nuovo regolamento finanziario generale sulla gestione
del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) e del bilancio annuale – indica quattro modalità di
erogazione dei fondi dell’UE (quattro “operazioni di spesa” dell’UE):
2.4. La mappatura per tipologia di fondi (per “operazioni di spesa”)
• appalti pubblici (Titolo V del regolamento finanziario),
• sovvenzioni (Titolo VI),
• premi (Titolo VII, art. 138),
• strumenti finanziari (Titolo VIII, artt. 139-140).
I Programmi “a gestione diretta” (Programmi “tematici”) e “a
gestione concorrente” (Programmi “territoriali”), una volta
approvati, vengono attuati principalmente attraverso
Sovvenzioni (grants) e Appalti pubblici (public contracts).Antonio Bonetti
2.5. Programmi e fondi “a gestione concorrente”
Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 ha chiarito meglio quali sono le politiche e i Fondi “a
gestione concorrente”.
Tradizionalmente come Fondi “a gestione concorrente” venivano indicati i Fondi “a finalità
strutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per lastrutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per la
pesca), adesso definiti Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE).
Ora vengono inclusi fra i fondi “a gestione concorrente” anche:
- gli interventi nel settore dell’immigrazione e della tutela dei richiedenti asilo;
- altri interventi nel settore libertà, sicurezza e giustizia (art. 175 del regolamento finanziario) *.
Antonio Bonetti
* Questo è il motivo, ad esempio, per cui parte degli interventi del complesso
Fondo per l’Asilo, le Migrazioni e l’Integrazione (FAMI) è realizzato
tramite Programmi Nazionali. Il Programma Nazionale FAMI è gestito dal
Ministero dell’Interno e si può scaricare dal sito web di questo Ministero.
Politiche interne -
Fondi
dell’UE
Programmi/fondi
“tematici”
Strumenti finanziari
2.6. Politiche interne e sovvenzioni dell’UE a gestione diretta e “a gestione concorrente”
Fondi “a gestione diretta”
dell’UE
“tematici”
Fondi SIE
Fondi “a gestione
concorrente”
Sovvenzioni
Altri Fondi (FAMI, FEAD) e
alcune linee di finanziamento
del I Pilastro della PAC
Antonio Bonetti
2.7. Mappatura “settoriale” dei fondi
Tale mappatura fa riferimento ai settori di intervento dei vari fondi dell’UE. A seconda di come
vengono individuati i settori, si può distinguere:
- una mappatura oggettiva basata sulla classificazione statistico-economica dei settori
(Classificazione NACE-ATECO dei settori produttivi);
Antonio Bonetti
(Classificazione NACE-ATECO dei settori produttivi);
- una mappatura soggettiva in cui la definizione del settore di interesse (e la conseguente
individuazione delle linee di finanziamento più adatte) è stabilita autonomamente da analisti
delle politiche europee, esperti di europrogettazione e dirigenti di organizzazioni privati e di Enti
della PA.
N.B. Si preferisce parlare di mappatura “settoriale” e non “tematica” per non ingenerare confusione. Molto spesso, infatti, i Programmi
“a gestione diretta” vengono anche indicati come Programmi “tematici” negli stessi documenti di lavoro della Commissione. La
mappatura “settoriale” qui presentata, invece, intende fare riferimento all’intero spettro dei finanziamenti europei.
2.8. Mappatura dei fondi per ambiti di policy
Tale mappatura fa riferimento agli ambiti di intervento delle politiche pubbliche (politiche
industriali, politiche sanitarie, altro).
Questa mappatura è molto rilevante per:
definire un approccio strategico all’accesso ai fondi dell’UE,
Antonio Bonetti
definire un approccio strategico all’accesso ai fondi dell’UE,
delineare la matrice di finanziabilità delle organizzazioni (sia essa un Ente locale, o una
impresa commerciale o anche un ente non profit) e quella relativa al progetto,
organizzare meglio la stessa strategia di accesso alle informazioni realmente rilevanti (e anche
le strategie di lobbying, in quanto servono anche quelle),
formulare i progetti in modo che siano coerenti con le politiche generali dell’UE.
N.B. Tale mappatura, inevitabilmente, tende a sovrapporsi a quella “settoriale”, ma essa si distingue in quanto si fa riferimento a
settori di intervento (delle policies ) come indicati dal legislatore europeo.
2.9. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (I)
Politiche per la ricerca, la
tutela della salute e
l’invecchiamento attivo
Horizon 2020 – Pilastro III Sfide sociali (Sfida 1 “Salute”)
Health
Iniziativa “Ambient Assisted Living” (*)
Politiche per la ricerca nel
settore aereospaziale
Horizon 2020 – Pilastro II Leadership industriale (tema “Spazio”)
Iniziativa “Copernicus”
Iniziativa “Galileo”
Antonio Bonetti
* Tale Iniziativa nel corso del 2016 è stata ribattezzata “Active and Assisted Living”
2.10. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (II)
Politiche per la tutela
dell’ambiente e la mobilità
sostenibile
LIFE (Sottoprogramma “Ambiente” e sottoprogramma
“Clima/Adattamento al cambiamento climatico”)
Meccanismo Unionale di Protezione Civile
Connecting Europe Facility (CEF)
Politiche per l’educazione,
l’apprendimento
permanente, la cultura e la
cittadinanza europea
Erasmus Plus
Europa Creativa
Europa per i cittadini
Antonio Bonetti
2.11. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (III)
Politiche per la tutela dei
diritti dei cittadini e la
giustizia
Fondo per la sicurezza interna
Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI)
Giustizia
Tutela dei Consumatori
Programma Diritti, Uguaglianza e CittadinanzaProgramma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza
Politiche per il sostegno di
PMI e imprese “a vocazione
sociale” (*)
COSME
EaSI
Antonio Bonetti
(*) COSME ed EaSI sono programmi-quadro e, quindi, sono previsti più
ambiti di intervento.
Ambedue i Programmi prevedono un ampio ricorso agli “strumenti finanziari”
per il sostegno a PMI e imprese “a vocazione sociale” .
SEZIONI DELLA NOTA
Sezione 1. Le ragioni del focus sui fondi europei per gli Enti Locali
Sezione 2. La ricerca dei finanziamenti più adatti per gli Enti Locali
Sezione 3. Politiche europee e Fondi SIE
Sezione 4. Priorità “agenda urbana” e fondi per le “smart cities”
Sezione 5. Struttura e importanza dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea
dei Fondi SIE
Antonio Bonetti
dei Fondi SIE
Sezione 6. Nuovi modelli di finanziamento della PA
Allegato I - Riforme e opportunità di finanziamento per gli Enti Locali
Allegato II - Alcuni fondi a gestione diretta utili per gli Enti Locali
Allegato III - La struttura del POR FESR Lazio
Allegato IV - INTERREG EUROPE
Allegato V - Gli interventi del PSR Lazio più adatti per gli Enti Locali
Allegato VI - Appalti pubblici, clausole payment-for-results e Social Impact Bond
Occupabilità
(inclusione lavorativa)
FSE OT 8
EaSI EURES
Fondo di Adeguamento alla Globalizzazione
Inclusione (e dignità) sociale
FSE OT 9
EaSI PROGRESS
Diritti, uguaglianza, cittadinanza
2.13. Mappatura dei fondi per l’inclusione e l’innovazione sociale
Lotta alla povertà estrema
FEAD
Azioni
Trasversali
FSE OT 10
EaSI Microfinance FAMI
Salute 2014-2020
Principali fondiPrincipali fondi
per l’inclusioneper l’inclusione
socialesociale
Antonio Bonetti
2.14. Mappatura per modalità di gestione dei fondi ed enti erogatori (I)
1
Distinzione fra fondi “diretti” (“tematici”) e
fondi “a gestione concorrente”
Mappatura per modalità di gestione
del bilancio dell’UE
2
Mappatura per enti preposti alla gestione
(enti erogatori)
fondi “a gestione concorrente”
Rilevanza del sistema di Multi Level Governance dell’UE
(anche gli enti gestori si collocano su più livelli di governo, dalle
DG della Commissione agli OI)
Antonio Bonetti
TIPOLOGIE DI FONDI ENTI DELEGATI ALLA GESTIONE
Fondi tematici
(fondi diretti)
Fondi tematici a gestione centralizzata D.G. della Commissione
Agenzie esecutive
Fondi tematici a gestione decentrata Ministeri (Governo centrale)
2.15. Mappatura per modalità di gestione dei fondi ed enti erogatori (II)
Fondi tematici a gestione decentrata Ministeri (Governo centrale)
Agenzie nazionali
Fondi a gestione
concorrente
Fondi SIE
Ministeri (Governo centrale)
Regioni
Organismi Intermedi (es. GAL)
Altri fondi a gestione concorrente Ministeri (Governo centrale)
Antonio Bonetti
Sezione 3. POLITICHE EUROPEE E FONDI SIE
Europe 2020 Politiche strutturali (Fondi SIE)Politiche strutturali (Fondi SIE)
Programmazione top-down e base normativa informata
a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020”
3.1. Strategia “Europe 2020” e Fondi SIE
Antonio Bonetti
a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020”
Obiettivi delle politiche strutturali coerenti con quelli della strategia
“Europe 2020” (Obiettivi Tematici dei Fondi SIE)
Concentrazione “tematica” e vincoli sull’allocazione delle risorse del
FESR e del FSE
Impostazione della specifica strategia per l’innovazione ex RIS3 (*)
(*) Per RIS3 (Regional Innovation Smart Specialisation Strategy) si intende un nuovo
approccio alla formulazione delle strategie nazionali/regionali per la ricerca e l’innovazione volta a
renderle più coerenti con la strategia europea per la competitività e anche con i “punti di forza” dei
contesti regionali.
3.2. La politica di coesione e il legame logico dei Fondi SIE con “Europe 2020”
I Fondi Strutturali (FESR e FSE) anche nella programmazione in corso sono gli strumenti più
importanti nell’ambito dei finanziamenti “a gestione concorrente” dell’UE (*).
Da un lato, essi, continuano ad essere il principale strumento della politica di coesione economica,
sociale e territoriale dell’UE (politica regionale europea). Al contempo, essi sono stati pensati come il
principale strumento di sostegno agli investimenti produttivi della strategia “Europe 2020”.
Antonio Bonetti
Non a caso, tutti i Fondi richiamati sopra – FESR, FSE, FEASR e FEAMP - vengono indicati come
Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) ed inoltre vengono disciplinati da un solo
regolamento-quadro (o regolamento generale) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE (GUUE) nel
dicembre 2013.
(*) Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) è stato istituito nel
1975 e nel tempo è diventato il principale strumento della politica di coesione.
Il Fondo Sociale Europeo (FSE), previsto già nei Trattati di Roma del 1957, è
stato formalmente reso operativo nel 1963.
3.3. Le politiche strutturali e i Fondi SIE 2014-2020
Fondi SIEFondi SIE
Fondi Strutturali (FESR – FSE)
Politiche strutturaliPolitiche strutturali
Politica regionale per le regioni NUTS II
Fondo di Coesione
Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale
Fondo Europeo per le Attività
Marittime e la Pesca (FEAMP)
Politica regionale per SM con RNL/ab. < 90% Media UE
Misure per lo Sviluppo Rurale
Misure della Politica Comune per la Pesca
Antonio Bonetti
Per maggiori indicazioni sui legami fra politiche europee, bilancio dell’UE e Fondi SIE si veda
la Nota 3/2016 “Ratio, obiettivi e strumenti dei Fondi Strutturali 2014-2020”
disponibile sulla sezione “Open Library” del sito.
Investimenti in favore
della crescita e
dell’occupazione
Cooperazione transfrontaliera
Circa 313,3 Miliardi di
Euro, di cui il 52,5% per
le regioni “meno
sviluppate”
3.4. Obiettivi della “politica di coesione” (art. 89 del Reg. (UE) N. 1303/2013)
Antonio Bonetti
Obiettivi
Cooperazione interregionale
Cooperazione Territoriale
Europea (CTE)
Cooperazione transnazionale
(*) Qui si fa riferimento agli obiettivi generali della ‘politica di coesione’ nella programmazione 2014-2020 che non
vanno confusi con gli Obiettivi Tematici (OT).
Programmi monofondo
FESR per cui sono stati
stanziati circa 9 Miliardi
di Euro
Regioni meno sviluppate
Regioni il cui PIL pro-capite è inferiore al 75% della media del PIL
dell’UE-27
3.5. Le “categorie di regioni” (copertura geografica dei Fondi con riferimento all’Italia)
1 Basilicata
Calabria
Campania
Puglia
Sicilia
Antonio Bonetti
Regioni più sviluppate
Regioni il cui PIL pro-capite è superiore al 90% della media del PIL
dell’UE-27
Regioni in transizione
Regioni il cui PIL pro-capite è compreso fra il 75% e il 90% della media
del PIL dell’UE-27
2
3 Le 11 regioni e le due
Province Autonome del
Centro Nord
Abruzzo
Molise
Sardegna
3.6. La programmazione in Italia (un quadro sintetico)
Categoria di
Regioni
Regioni Indice del PIL
procapite 2014
(Italia=100) *
Programmi Regionali
Regioni meno sviluppate Basilicata 68,6 1 POR FESR / 1 POR FSE
Calabria 59,5 1 POR Plurifondo
Campania 61,4 1 POR FESR / 1 POR FSE
Puglia 61,6 1 POR Plurifondo
Sicilia 61,2 1 POR FESR / 1 POR FSE
Regioni
in transizione
Molise 68,5 1 POR Plurifondo
Abruzzo 86,2 1 POR FESR / 1 POR FSE
Sardegna 70,7 1 POR FESR / 1 POR FSE
Regione più sviluppate
11 Regioni e 2 Province
Autonome del Centro-Nord
- 13 POR FESR
13 POR FSE
Dati di fonte SVIMEZ: SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 91
Antonio Bonetti
I documenti che caratterizzano l’approccio strategico dei Fondi SIE sono il Common Strategic Framework (CSF) che
interessa tutti i Fondi SIE, a livello europeo, e gli Accordi di Partenariato (AdP), a livello di Stati Membri (gli artt. 9-17
del regolamento-quadro disciplinano CSF e Accordi di Partenariato).
L’Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia è stato approvato dalla Commissione con Decisione di esecuzione il 29 ottobre
2014 e, come già accennato, prevede un framework strategico imperniato sugli 11 Obiettivi Tematici dei Fondi SIE.
3.7. Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia
L’AdP interessa tutte le regioni italiane suddivise nelle tre categorie previste dai regolamenti (v. slide 3.5), che solo in parte
rispecchiano realmente l’enorme divario inter-regionale interno. ISTAT e SVIMEZ stimano che nel 2014, fatto 100 il PIL
pro-capite dell’Italia, l’Indice del Trentino Alto Adige è pari a 141,7, mentre quello della Calabria è pari a 59,5. Di poco
L’Accordo, che copre tutti i Fondi SIE, ha una dimensione finanziaria consistente. Il contributo europeo ammonta a poco
più di 42 Miliardi di Euro, a cui va aggiunto il cofinanziamento nazionale.
Il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali (FESR e FSE) ammonta a circa 31,119 Milioni di Euro, al netto del contributo
di circa 1,1 Miliardi per l’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea.
pro-capite dell’Italia, l’Indice del Trentino Alto Adige è pari a 141,7, mentre quello della Calabria è pari a 59,5. Di poco
superiori sono gli Indici di Sicilia (61,2), Campania (61,4) e Puglia (61,6).
L’ultima regione “meno sviluppata”, la Basilicata registra un Indice pari a 68,6, ma nella precedente programmazione non
era collocata nella categorie delle regioni “più povere”.
La “questione meridionale”, purtroppo continua ad essere un problema grave. Nel 2014 l’Indice del PIL pro-capite per tutte
le otto regioni del Mezzogiorno storico è stato pari a 63,9.
Antonio Bonetti
3.8. Programmazione top-down dei Fondi SIE 2014-2020
Strategia “Europe 2020”
Quadro Strategico Comune (QSC)
Regolamento-quadro e regolamenti verticali sui Fondi SIE
Livello UE
Accordo di Partenariato (AdP)*
11 PO Nazionali (PON)
POR FESR regionali
POR FSE regionali
Livello
nazionale
Livello
regionale
(*) L’AdP interessa tutti i
Fondi SIE ed è imperniato
su 11 Obiettivi Tematici (OT)
Antonio Bonetti
3.9. La struttura dell’Accordo di Partenariato (I)
L’Accordo di Partenariato (AdP), come è ben noto, è strutturato in:
- Priorità tematiche: gli 11 Obiettivi Tematici (OT) previsti dal Quadro Strategico Comune
sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) e dai Regolamenti sui Fondi SIE,
- Priorità territoriali,
- Priorità orizzontali.
Le priorità territoriali sono (*):
Aree urbane (si veda la Sezione 4 di questa Nota),
Aree interne.
N.B. Le “aree interne” interessate dalla strategia sono state concertate fra Governo e Regioni, a seguito di un lavoro
tecnico metodologicamente ineccepibile, e sono riportate sul sito web dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (ex DPS).
(*) La sezione specifica dell’AdP sulle priorità territoriali richiama anche le
strategie macroregionali dell’UE e le strategie relative ai bacini marittimi
che interessano l’Italia.Antonio Bonetti
Sezione 1. LE RAGIONI DEL FOCUS SUI FONDI EUROPEI PER GLI ENTI LOCALI
La Nota muove da alcune riflessioni sui seguenti aspetti:
i vincoli di stabilità (interni ed “europei”) impongono a tutti gli Enti Locali (EE.LL.) di valorizzare meglio la
finanza pubblica aggiuntiva resa disponibile dai Fondi dell’UE;
gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per
1.1. Premesse della Nota
Antonio Bonetti
gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per
investimenti e, quindi, sono quelli che maggiormente dovrebbero fare una riflessione sulla necessità di dotarsi
di un “approccio strategico” ai finanziamenti europei. Sono, infatti, molteplici i canali di finanziamento che li
vedono fra i possibili destinatari di tali fondi. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma
sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento;
per gli EE.LL. si pone anche la esigenza di sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di
interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre il senso civico degli individui in donazioni o in
lavoro volontario al servizio della collettività. Esempi virtuosi di donazioni liberali e di crowdfunding “civico”
per opere di pubblica utilità, per la ricerca pubblica, per certi servizi socio-assistenziali e per la tutela della
cultura, fortunatamente, si vanno moltiplicando anche nel nostro Paese.
3.11. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (I)
Obiettivi Tematici (OT)
Regioni più
sviluppate
Regioni in
transizione
Regioni meno
sviluppate
Totale (a)
Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. %
OT 1 Ricerca, Sviluppo tecnologico e innovazione 909,3 12,5 177,4 13,6 2.266,0 10,6 3.352,7 11,2
OT 2 Agenda digitale 348,9 4,8 85,9 6,6 1.410,8 6,6 1.845,6 6,1
OT 3 Competitività dei sistemi produttivi 809,1 11,1 219,7 16,8 2.546,6 11,9 3.575,4 11,9
OT 4 Energia sostenibile e qualità della vita 773,0 10,6 132,1 10,1 2.233,5 10,4 3.138,6 10,4
OT 5 Clima e rischi ambientali 97,0 1,3 23,3 1,8 691,6 3,2 811,9 2,7
OT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali eOT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali e
ambientali 131,4 1,8 75,6 5,8 2.134,7 9,9 2.341,7 7,8
OT 7 Mobilità sostenibile di persone e merci 0,0 0,0 0,0 0,0 2.473,5 11,5 2.473,5 8,2
OT 8 Occupazione 1.846,5 25,4 193,0 14,8 2.047,0 9,5 4.086,5 13,6
OT 9 Inclusione sociale e lotta alla povertà 974,1 13,4 143,2 10,9 2.184,5 10,2 3.301,8 11,0
OT 10 Istruzione e formazione 1.258,9 17,3 210,0 16,1 2.647,1 12,3 4.116,0 13,7
OT 11 Capacità istituzionale e amministrativa - AT 134,7 1,8 47,8 3,7 821,5 3,8 1.004,0 3,3
Totale risorse per categoria di Regioni 7.282,9 100,0 1.308,0 100,0 21.456,8 100,0 30.047,7 100,0
Assistenza tecnica 285,2 - 42,4 - 743,7 - 1.071,3 -
Totale generale 7.568,1 1.350,4 22.200,5 31.119,0
(a) Comprensivo del FESR e del FSE e al netto del FEASR e del
FEAMP.
Fonte: elaborazioni SVIMEZ su dati Agenzia per la Coesione Territoriale
SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 387Antonio Bonetti
3.12. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (II)
La tabella riportata prima evidenzia che il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali, al netto del
finanziamento specifico per l’Assistenza Tecnica alle Autorità di Gestione, si divide come segue:
1. per quel che concerne le macro-categorie territoriali, le regioni più sviluppate raccolgono il 24,2% del
contributo dell’UE, quelle in transizione il 4,4% e quelle meno sviluppate il 71,4%;
2. per quel che concerne gli OT, quelli su cui si concentra maggiormente il contributo dell’UE sono l’OT 10
Istruzione e formazione (13,7% delle risorse UE), l’OT 8 Occupazione (13,6%), e l’OT 3 Competitività dei
sistemi produttivi (11,9%). Molto rilevante è anche la concentrazione finanziaria sull’OT 1 Ricerca e
innovazione (11,2% del totale delle risorse UE) e sull’OT 9 Inclusione sociale (11% del totale).
Il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per le Attività Marittime e la
Pesca (FEAMP) non intervengono in tutti gli OT. Complessivamente il loro budget è il seguente:
FEASR: 10, 430 Miliardi di Euro, dei quali oltre 4 Miliardi sono allocati sull’OT 3;
FEAMP: 537,3 Milioni di Euro (*).
(*) L’attuazione del FEASR si basa su 21 PSR regionali e 2 Programmi Nazionali
L’attuazione del FEAMP si basa su un Programma Nazionale.Antonio Bonetti
3.13. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (I)
Le sfide territoriali per CLLD/LEADER individuate nell’AdP sono: (i) migliorare il disegno e
l’implementazione delle politiche a favore di specifiche aree; (ii) promuovere una maggiore qualità della
progettazione locale, (iii) promuovere con flessibilità il coordinamento delle politiche (v. AdP, p.664).
Alcune specifiche sfide interessano le “aree interne”, che si caratterizzano per il fatto di essere:
a una distanza significativa dai principali “centri di offerta di servizi” (*);
dotate di risorse culturali e naturali rilevanti (e, sovente, sotto-utilizzate);
estremamente diversificate.
L’AdP delinea una strategia che, fondamentalmente, qualifica le “aree interne” come aree a forte rischio di
spopolamento. L’AdP, infatti, stabilisce che “per contrastare e invertire i fenomeni di spopolamento in
queste aree si intende agire attraverso progetti di sviluppo locale …, integrati da un intervento nazionale
volto ad assicurare alle comunità coinvolte un miglioramento dei servizi essenziali di istruzione, salute e
mobilità” (v. AdP, p. 690).
(*) I Centri di Offerta di Servizi sono definiti come “quel Comune, o aggregato di Comuni confinanti, in
grado di offrire simultaneamente: tutta l’offerta scolastica secondaria, almeno un ospedale di sede
DEA di I livello, almeno una stazione ferroviaria di categoria silver” (v. UVAL, Strategia Nazionale
per le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Materiali UVAL N. 31, 2014, p. 24)
Antonio Bonetti
3.14. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (II)
L’obiettivo centrale della SNAI, in sostanza, è l’inversione dei trend demografici negativi che
caratterizzano le aree interne. Vengono individuati cinque obiettivi intermedi (v. slide successiva) che
vengono perseguiti tramite due classi di azioni (strumenti):
1. Progetti di Sviluppo Locale, da focalizzare sui seguenti temi (v. AdP, p. 692):
Tutela del territorio e comunità locali,
Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile;Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile;
Sistemi agro-alimentari e sviluppo locale;
Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile,
Saper fare e artigianato.
2. Adeguamento della qualità/quantità dell’offerta di servizi essenziali. Tali servizi vengono
individuati in quelli che definiscono i “diritti di cittadinanza” essenziali di una comunità, ossia servizi
scolastici, servizi sanitari essenziali (pronto-soccorso, emergenze punti parto, trasfusioni) e sistemi di
mobilità (interni ed esterni) di qualità accettabile.
Definizione delle c.d. “aree interne”: il Comitato per le Aree Interne ha
stimato che queste coprono 4.261 Comuni, interessando circa il 23% della
popolazione italiana, come rilevata dal Censimento della Popolazione 2011.Antonio Bonetti
La Nota si propone specificamente di:
diffondere, ampliare e migliorare la conoscenza dei principali strumenti di finanziamento dell’UE,
focalizzando l’attenzione soprattutto sui fondi dell’UE potenzialmente più utili per gli EE.LL.;
migliorare la conoscenza dei molteplici canali informativi sui finanziamenti diretti della UE, in modo da
accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte
1.2. Obiettivi specifici della Nota
Antonio Bonetti
accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte
a ciascun tipo di strumento finanziario;
sensibilizzare gli Enti Locali sull’importanza della lobbying a livello europeo e del networking
internazionale;
diffondere la conoscenza di nuovi modelli di funding delle politiche pubbliche informati alle pratiche in uso
nella raccolta fondi da privati.
Vanno tenute ben presenti le seguenti criticità: (i) i finanziamenti europei non sono così
abbondanti (il bilancio dell’UE si aggira su circa l’1% del PIL dell’UE); (ii) l’accesso a
tali finanziamenti – specialmente nel caso di quelli “a gestione diretta” – è costoso e,
non ultimo, rischioso. Ecco che di conseguenza, anche per gli Enti Locali si impone la
necessità di adottare un approccio strategico ai fondi dell’UE che, in primo luogo, sia
funzionale alla ricerca di varie sinergie fra i diversi strumenti di finanziamento.
3.16. I Programmi Operativi per l’attuazione dell’Accordo di Partenariato
Programmi Operativi
(PO)
PO Regionali (POR)
18 POR FESR
18 POR FSE
3 POR Plurifondo3 POR Plurifondo
(Calabria, Molise e Puglia)
11 PO Nazionali (PON)
Antonio Bonetti
3.17. Logica a cascata degli strumenti giuridici che disciplinano i Fondi SIE e dei relativi livelli di
programmazione strategica (struttura dei POR)
Quadro Strategico Comune
Regolamenti
Obiettivi Tematici (11)
Priorità di Investimento
Accordo di Partenariato
Risultati Attesi (Obiettivi Specifici dei
POR)
Azioni
I regolamenti verticali sul FESR e sul FSE prevedono 30 Priorità di Investimento per il
FESR e 24 per il FSE.Antonio Bonetti
3.18. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 4
Priorità di Investimento
Ris. Atteso
(Ob. Spec.)
Interventi
b) Promuovere l'efficienza energetica e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle imprese
4.2 Riduzione dei consumi
energetici e delle emissioni
nelle imprese e integrazione di
fonti rinnovabili
Promuovere l’efficienza energetica e l’uso dell’energia
rinnovabile nelle imprese (riconversione delle aree produttive in
Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate)
Regione Lazio – Asse 4 Energia sostenibile e mobilità (OT 4 dell’AdP)
c)Promuovere l'efficienza energetica, la
gestione intelligente dell'energia e l'uso
dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture
pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel
settore dell'edilizia abitativa
4.1 Riduzione dei consumi
energetici negli edifici e nelle
strutture pubbliche o ad uso
pubblico, residenziali e non
residenziali e integrazione di
fonti rinnovabili
Promozione dell’eco-efficienza e riduzione di consumi di energia
primaria negli edifici e strutture pubbliche e sostenere
l’efficienza energetica nell’edilizia abitativa
e) Promuovere strategie per basse emissioni
di carbonio per tutti i tipi di territorio, in
particolare le aree urbane, inclusa la
promozione della mobilità urbana
multimodale sostenibile e di pertinenti
misure di adattamento e mitigazione
4.6 Aumento della mobilità
sostenibile nelle aree urbane
Interventi di mobilità sostenibile urbana anche incentivando
l’utilizzo di sistemi di trasporto a basso impatto ambientale, il
completamento, l’attrezzaggio del sistema e il rinnovamento
delle flotte
Viene riportato questo focus sugli OT 4, 5 e 6, in quanto questi OT sono anche quelli che
annoverano fra i principali beneficiari gli EE.LL.Antonio Bonetti
3.19. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 5 (I)
Regione Marche – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP)
Priorità di Investimento
Ris. Atteso
(Ob. Spec.)
Azioni
5.1.1 Interventi di messa in sicurezza e per
l’aumento della resilienza dei territori più
b) Promuovere investimenti per far fronte a
rischi specifici, garantire la capacità di
reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di
gestione delle catastrofi
5.1 Riduzione del rischio
idrogeologico e di erosione
costiera
l’aumento della resilienza dei territori più
esposti a rischio idrogeologico e di erosione
costiera
5.1.2 Manutenzione straordinaria del
reticolo idraulico, delle reti di scolo e
sollevamento acque, laminazione delle
piene e stabilizzazione delle pendici,
utilizzando, ove possibile, infrastrutture
verdi
5.1.4 Integrazione e sviluppo di sistemi di
prevenzione, anche attraverso meccanismi e
reti digitali interoperabili di allerta precoce
Antonio Bonetti
3.20. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 5 (II)
Regione Lazio – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP)
Priorità di Investimento
Ris. Atteso
(Ob. Spec.)
Interventi
b) Promuovere investimenti per far
fronte a rischi specifici, garantire 5.1 Riduzione del rischio Interventi di messa in sicurezza e per l’aumentofronte a rischi specifici, garantire
la capacità di reagire alle catastrofi
e sviluppare sistemi di gestione
delle catastrofi
5.1 Riduzione del rischio
idrogeologico e di erosione
costiera
Interventi di messa in sicurezza e per l’aumento
della resilienza dei territori più esposti a rischio
idrogeologico e di erosione costiera
N.B. La Regione Lazio, diversamente da altre Regioni, non ha attivato un Asse specifico per l’OT 6 “Preservare e tutelare l’ambiente
e promuovere l’uso efficiente delle risorse”. In pratica, alcune tipologie di interventi attivabili da questo OT saranno attuati tramite
la programmazione regionali degli interventi per lo sviluppo rurale finanziati dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).
Antonio Bonetti
La struttura del POR FESR Lazio è riportata nell’Allegato III.
1.3. Fondi SIE ed Enti Locali (I)
Nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali e per l’Investimento Europeo (Fondi SIE), gli Enti Locali hanno
minori opportunità e maggiori responsabilità. Questa esplicita posizione si attaglia soprattutto ai Fondi Strutturali
(FESR e FSE), mentre appare sostanzialmente invariato il novero delle opportunità legate all’attuazione dei
Programmi di Sviluppo Rurale regionali cofinanziati dal FEASR.
Se si guarda, in particolare, agli Obiettivi Tematici 1 e 3 dei Fondi SIE 2014-2020 è indubitabile che i principali
Antonio Bonetti
destinatari degli interventi saranno gli operatori del settore della ricerca e del sistema produttivo. Gli Enti Locali
(EE.LL.), invece, avranno maggiori opportunità in relazione agli Obiettivi Tematici 2, 4, 5 e 6.
A parere di chi scrive, quindi, i giudizi che talvolta si leggono sulle maggiori opportunità nella nuova
programmazione per gli EE.LL. appaiono quantomeno affrettati. Inoltre, non va dimenticato che tali opportunità
rischiano di restare lettera morta per le difficoltà dei Comuni di garantire la quota di cofinanziamento dei progetti e,
al tempo stesso, ottemperare al vincolo di stabilità interno.
Va anche aggiunto, tuttavia, che è assolutamente giunto il tempo in cui gli Enti Locali guardino con più interesse e
coraggio alle opportunità dischiuse dai finanziamenti “diretti” dell’UE, specialmente laddove ci siano linee di
finanziamento specificamente dedicate come nel caso di Europa per i Cittadini.
Macro-categorie PON Fondi
Tutte le macro-categorie
di regioni
Governance e Capacità Istituzionale FSE, FESR
Città Metropolitane (Metro) FSE, FESR
Per la scuola FSE, FESR
Inclusione sociale FSE
Garanzia Giovani (Iniziativa Occupazione
FSE + fondi allocati
direttamente sul bilancio
3.22. I PON
di regioni Garanzia Giovani (Iniziativa Occupazione
Giovani)
direttamente sul bilancio
dell’UE
PON Sperimentazione Politiche Attive del
Lavoro (SPAO)
FSE
Regioni in transizione e regioni meno
sviluppate
Imprese e competitività FESR
Ricerca e Innovazione FSE, FESR
Regioni meno sviluppate
Infrastrutture e reti FESR
Cultura FESR
Legalità FSE, FESR
* I PON più utili per la città e gli enti locali sono il PON Metro, PON “Per la
scuola”, PON Inclusione sociale, PON Cultura, e anche PON
Infrastrutture e Reti (relativamente agli interventi nelle aree urbane) .Antonio Bonetti
3.23. La dotazione finanziaria dei PON
PON
VA
(mln di Euro)
Quota di ogni
PON (%)
PON Città Metropolitane 588 5,5
PON Cultura 368 3,5
I PON nazionali hanno una dotazione finanziaria complessiva di quasi 10,7 Miliardi di Euro (escluso il cofinanziamento
nazionale), pari a circa il 34,3% del montante complessivo di Fondi Strutturali a disposizione per il settennio. I due PON
con il budget più elevato sono PON Imprese e Competitività e PON Infrastrutture e Reti.
PON Cultura 368 3,5
PON Governance e Capacità Istituzionale 584 5,5
PON Imprese e Competitività 1.776 16,7
PON Inclusione 827 7,8
PON Infrastrutture e Reti 1.383 13,0
PON Iniziativa Occupazione Giovani 1.135 10,6
PONLegalità 283 2,7
PON per la Scuola 1.615 15,1
PON Ricerca e Innovazione 926 8,7
PON Sistemi di politiche attive per l'occupazione 1.181 11,1
Totale 10.666 100,0
Antonio Bonetti
4.1. Il dibattito su “agenda urbana” e “smart cities” in Italia
L’agenda urbana, come sviluppata nell’ambito dei PO, riprende ovviamente le indicazioni del regolamento-
quadro e, soprattutto, quelle del Capo II del regolamento FESR, oltre che i risultati delle riflessioni teoriche e
delle sperimentazioni di nuovi servizi in ambito urbano degli ultimi anni (a questo tema la Commissione ha
Sezione 4. PRIORITÀ “AGENDA URBANA” E FONDI PER LE “SMART CITIES”
dedicato negli anni recenti diverse Comunicazioni).
Fra i filoni di ricerca/contributi più significativi si segnalano:
la “Carta di Lipsia” sulle città sostenibili;
la “Carta di Toledo” sulla rigenerazione urbana;
l’agenda territoriale 2020 dell’UE;
lo studio “The city of tomorrow” e la Comunicazione della Commissione sulla “agenda urbana”: The urban
dimension of EU policies. Key features of an urban agenda, COM (2014) 490 finale del 18 luglio 2014.
N.B. Diversi pregevoli contributi sul paradigma “smart cities” si possono scaricare dal
portale del centro di ricerca World Economic Forum (www.weforum.org)Antonio Bonetti
4.2. Il “patto di Amsterdam” sull’agenda urbana europea
Il Consiglio informale dei Ministri dei Paesi dell’UE responsabili per le questioni regionali e urbane sulla
c.d. “agenda urbana europea” (tenutosi ad Amsterdam il 30 maggio scorso) ha stabilito – con la ratifica
del “patto di Amsterdam” - che l’agenda urbana europea dovrà essere portata avanti sulla base di 12
partenariati che si occuperanno di altrettante aree tematiche prioritarie per lo sviluppo delle città,
ossia: 1) integrazione dei migranti e dei rifugiati, 2) qualità dell'aria, 3) povertà urbana, 4) alloggi, 5)
economia circolare, 6) posti di lavoro e competenze professionali nell'economia locale, 7) adattamento aieconomia circolare, 6) posti di lavoro e competenze professionali nell'economia locale, 7) adattamento ai
cambiamenti climatici, 8) transizione energetica, 9) uso sostenibile del territorio e soluzioni fondate sulla
natura, 10) mobilità urbana, 11) transizione digitale, 12) appalti pubblici innovativi e responsabili.
Fra questi 12 partenariati, 4 sono già stati avviati. Si tratta di quelli che si occupano delle seguenti aree
tematiche:
• integrazione dei migranti e dei rifugiati (coordinato dalla città di Amsterdam),
• qualità dell'aria (coordinato dall’Olanda),
• alloggi (coordinato dalla Slovacchia),
• povertà urbana (coordinato dal Belgio e dalla Francia).
Antonio Bonetti
4.3. Smart cities, agenda urbana e gli interventi specifici del FESR (artt. 7-9 del Reg. FESR)
Art. 7 – Sviluppo urbano
sostenibile
(i) Il FESR sostiene lo sviluppo urbano sostenibile, tenendo anche
conto dell’esigenza di promuovere i collegamenti tra aree urbane e
rurali,
(ii) il FESR interviene attraverso:
- gli Investimenti Territoriali Integrati (art. 36 del regolamento
generale);
- un Programma Operativo (PO);
- un Asse di un PO.
Art. 9 – Rete di sviluppo
urbano
Art. 8 – Urban Innovative
Actions
La Commissione istituisce una Rete di Sviluppo Urbano per
promuovere il miglioramento delle competenze in materia di
politiche urbane, la creazione di reti e lo scambio di conoscenza e
buone pratiche fra le autorità urbane.
La Commissione sulla base dell’art. 8 ha lanciato un’azione
innovativa indicata come Urban Innovative Actions (UIA).
Antonio Bonetti N.B. Almeno il 5% delle risorse del FESR, nella programmazione 2014-2020,
deve essere allocato per la priorità orizzontale “agenda urbana”
4.4. La priorità “agenda urbana” in Italia
A livello europeo e nazionale l’agenda urbana muove dalla consapevolezza che le città sono sia attrattori
delle migliori risorse mobili, sia il centro di molteplici problematiche.
In Italia il dibattito sulle “smart cities” è molto vivace da diversi anni e si interseca con quello sulla riforma
del sistema istituzionale e della Pubblica Amministrazione.
L’agenda urbana per la programmazione in corso è ampiamente tratteggiata nell’AdP e,L’agenda urbana per la programmazione in corso è ampiamente tratteggiata nell’AdP e,
fondamentalmente, interessa:
le 10 città metropolitane individuate con legge nazionale (*) e le 4 città metropolitane individuate dalle
Regioni a Statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina e Palermo), per le quali interverrà il Programma
Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON “Metro”),
le città medie e i poli urbani regionali (in primo luogo capoluoghi di provincia e di regione), che
beneficeranno dei POR regionali cofinanziati dal FESR e dal FSE.
(*) Le Città Metropolitane stabilite dalla L. 56/2014 (“legge Delrio”) sono: Genova, Torino, Milano,
Venezia, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria
Antonio Bonetti
4.5. La “riforma Delrio”
La “riforma Delrio” (L. 56/2014) imprime una forte accelerazione ai processi di riforma
dell’ordinamento istituzionale (“a Costituzione invariata”), prevedendo fra le altre cose:
l’istituzione delle Città Metropolitane (14), attuando finalmente il dettato della L. 142/1990;
la sostituzione di queste alle ex omonime Province;
un significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti diun significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti di
secondo livello non elettivi. Viene peraltro prevista una riduzione delle funzioni delle Province
nell’attesa della loro definitiva soppressione con legge di rango costituzionale;
l’adozione da parte delle Città Metropolitane di Piani Strategici (a marzo di quest’anno, stando a uno
studio di Ernst&Young, solo Firenze, Bologna e Torino si erano dotate di questo strumento);
leggi di riordino regionali (a marzo di quest’anno, solo Lazio e Molise non avevano provveduto ad
emanarle).
Antonio Bonetti
(*) Alle 14 Città Metropolitane corrispondono ben 1.357 Comuni che raccolgono quasi 22 milioni
di abitanti, ma un dato è indicativo di come l’agenda urbana in Italia dovrebbe concentrarsi
maggiormente sulle “città medie”: solo Roma e Milano nel nostro paese superano il milione di
abitanti.
4.6. Alcune criticità della “riforma Delrio”
Stato
(governo centrale)
UE
Antonio Bonetti
Comuni
Regioni
Aree vaste
intermedie
ProvinceProvince
Quali funzioni attribuire agli enti
di secondo livello?
Come sostenere le città medie ed
evitare fratture socio-
demografiche infra-regionali?
Quale “rescaling” istituzionale
per le aree vaste intermedie?
1.4. Fondi SIE ed Enti Locali (II)
Ciò che è innegabile è che sono aumentate/aumenteranno le responsabilità degli EE.LL. in relazione
all’obiettivo di un efficace uso dei Fondi SIE 2014-2020, quantunque sia evidente una tendenza alla
“ricentralizzazione” per quanto concerne la programmazione degli interventi.
Questa considerazione muove in primo luogo dall’ulteriore revisione del sistema istituzionale italiano, con
una più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – diuna più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – di
responsabilità di governo e di gestione della finanza pubblica, comportata dallo svuotamento di poteri delle
Province (a seguito della “riforma Delrio” ex L. 56/2014).
In merito, va anche aggiunto che in Italia la nuova programmazione dei Fondi SIE è fortemente indirizzata,
inter alia, proprio all’obiettivo di migliorare il rapporto fra PA e cittadini e di aumentare l’efficienza dei
servizi pubblici.
Lo schema riportato nella slide che segue ha proprio la funzione di evidenziare come sia la “riforma Del io”
dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014), sia la “riforma Madia” della Pubblica
Amministrazione (L. 124/2015) possano costituire delle opportunità per gli Enti Locali (EE.LL.) anche in
termini di finanza pubblica aggiuntiva (europea e nazionale) che possono intercettare per migliorare la loro
efficienza e anche la qualità dei servizi erogati ai cittadini.
Antonio Bonetti
PON Città Metropolitane
Agenda urbana europeaAgenda urbana europea
(“patto di Amsterdam”)(“patto di Amsterdam”)
4.8. I principali finanziamenti dell’UE per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia
Agenda urbana:
i principali finanziamenti europei
per l’attuazione in Italia
PON Città Metropolitane
PON Inclusione sociale
Europa per i Cittadini – Strand 2 Impegno democratico
Iniziative “Urbact” e “Urban Innovative Actions”
(*) Vanno anche considerati gli interventi delle Regioni finanziabili con i POR FESR regionali (si segnalano, in
particolare, gli OT 4, 5 e 6 dell’AdP). In merito si veda l’Allegato III su struttura del POR FESR Lazio e OT 4, 5 e 6.Antonio Bonetti
POR FESR
1. LIFE
2. INTERREG EUROPE
3. Programmi di Cooperazione
Transfrontaliera
Accessibili per le città
dell’intero Paese
4.9. Altri finanziamenti per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia (I)
PON “Legalità”
PON “Cultura”
Altri finanziamenti
POR FESR
PON “Per la scuola”
Accessibili solo per città delle
regioni “in ritardo di
sviluppo”
Antonio Bonetti
Programma Nazionale FAMI
4.10. Altri finanziamenti per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia (II)
In merito ai finanziamenti per le “smart cities” vanno aggiunte alcune precisazioni:
in linea di principio tutti gli Enti Locali e tutte le Istituzioni/aree della PA possono beneficiare di
quegli specifici interventi di “upgrade” della PA resi possibili dall’attuazione del PON Governance e
dell’OT 2 (agenda digitale) dei Fondi SIE 2014-2020. Vanno tenuti in debita considerazione, pertanto,
anche i Programmi pluriennali dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per la c.d. “PA digitale” e
l’Iniziativa “ICT enabled Public Sector innovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea;
Antonio Bonetti
l’Iniziativa “ICT enabled Public Sector innovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea;
l’attuazione degli interventi per le “smart cities” chiama in causa anche il settore dei trasporti e,
quindi, si amplia (e complica) ulteriormente il quadro generale degli strumenti di finanziamento
potenzialmente disponibili. In questa luce va almeno richiamato il PON “Reti e mobilità” che interessa le
sole 5 regioni italiane “in ritardo di sviluppo”;
nell’ambito del Programma Quadro per la ricerca Horizon 2020 sono previste diverse linee di
finanziamento per migliorare l’efficacia dei servizi urbani (si pensi ai progetti “Lighthouse Smart
Cities”);
nell’ambito delle iniziative del “patto di Amsterdam”, la Commissione ha assunto l’impegno di
implementare entro la fine del 2016 uno sportello unico telematico (portale web) sulle questioni urbane
che, inter alia, dovrà contribuire a migliorare le informazioni disponibili sui finanziamenti per le città.
4.11. Finanziamenti pubblici per la ricerca più utili per l’implementazione
del paradigma “smart cities”
1. Horizon 2020
Pilastro II
LEIT ICT (*)
Pilastro III
SC 1 – Health
SC 3 – Energy
SC 4 – Smart Transport
Smart living e domotica
(IoT per la casa)
Pilastro III
“Societal Challenges”
SC 4 – Smart Transport
SC 6 - Europe in a changing
world
2. Piano Nazionale della
Ricerca 2015 - 2020
(PNR 2015-2020)
In particolare, le “aree”:
9. Smart communities
12. Mobilità
Antonio Bonetti
(*) I LEIT (Leadership in
Enabling and Industrial
Tchnologies) sono uno dei
tre strand del II Pilastro.
PEI su “Smart Cities &
Communities”
4.12. Partenariato Europeo per l’Innovazione “Smart Cities and Communities”
I Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI) sono particolari strumenti sperimentali volti a
rafforzare l’orientamento alla ricerca e all’innovazione del sistema socio-economico europeo lanciati
nell’ambito dell’Iniziativa Faro “Unione dell’Innovazione” della strategia “Europe 2020”. I PEI che sono
stati lanciati sono:
Invecchiamento attivo,
Produttività e sostenibilità del sistema agricolo,
Smart Cities and Communities,Smart Cities and Communities,
Acqua,
Materie prime.
Il PEI Smart Cities and Communities - https://eu-smartcities.eu – era stato approvato nel 2011
con un budget di 87 milioni e con la missione di contribuire a ridurre i consumi energetici nelle aree
urbane. L’anno seguente questo PEI è stato varato ufficialmente con una missione più ampia (il PEI, da
quel momento, si occupa anche di ICT e di sistemi di trasporto) e con un budget più elevato (365 Milioni
di Euro). Nel corso del 2016 il PEI ha lanciato una importante consultazione pubblica sul civic
engagement in Europa, basata sul c.d. “European Manifesto on Citizen Engagement” .
Antonio Bonetti
4.13. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (I)
Gli obiettivi specifici dell’agenda urbana (e del PON “Città Metropolitane”) sono:
Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città
utilizzando tecniche e metodi innovativi, anche legate allo sviluppo dei servizi digitali (paradigma
“smart cities”);
Promozione di pratiche e di progetti di inclusione sociale per la popolazione e iPromozione di pratiche e di progetti di inclusione sociale per la popolazione e i
quartieri in condizioni di disagio, attraverso la riqualificazione degli spazi e la previsione di servizi
e percorsi di accompagnamento.
Il PON Città Metropolitane, indirettamente, avrà una funzione servente importante sia rispetto alla
attuazione della riforma ex L. 56/2014 (“riforma Delrio”), sia rispetto alla formulazione dei Piani
Strategici Metropolitani (piani triennali di cui si dovranno dotare le Città Metropolitane).
Antonio Bonetti
(*) Va anche segnalata, a titolo di completezza l’istituzione “Fondo per l’attuazione del Programma
straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”, gestito dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una dotazione di 500 milioni/€ per l’anno 2016. Questo
Fondo, ai sensi dell’art. 1, commi 974 – 978 della Legge 208/2015 (legge di stabilità per il 2016) finanzia
il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie
delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”.
4.14. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (II)
I drivers (tre stabiliti a livello nazionale e uno da ciascuna Amministrazione regionale) dello sviluppo
urbano sostenibile individuati nell’AdP sono:
Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e per gli utilizzatori delle città,
Pratiche e progetti per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragile e per aree e
quartieri disagiati,
Rafforzamento della capacità delle città di potenziare i segmenti locali di filiere produttive globali,Rafforzamento della capacità delle città di potenziare i segmenti locali di filiere produttive globali,
Driver specifico stabilito da ogni regione (soprattutto con riferimento agli OT 5 e 6).
Il PON “Città Metropolitane” (PON Metro) interviene direttamente sui primi due drivers, ma non
sugli altri due, sui quali invece intervengono le Regioni con i POR FESR regionali.
In particolare, sul terzo driver intervengono le azioni dei POR FESR di cui all’OT 3 “Competitività delle
imprese”, mentre sul quarto intervengono le azioni di cui agli OT 5 e 6 dell’AdP (*) .
Antonio Bonetti
(*) Per quanto concerne il Lazio si ricorda la positiva esperienza, nella programmazione 2007-2013,
dei PLUS. Il Programma Piano Locale Urbano di Sviluppo (PLUS) è stato attuato nell’ambito
del POR FESR 2007-2013 dopo la sua riprogrammazione di medio termine. (www.pluslazio.eu)
4.15. Il PON Città Metropolitane (I)
Il Programma Operativo Nazionale plurifondo Città Metropolitane 2014-2020 (PON
“Metro”), approvato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2015, ha una dotazione finanziaria di oltre
892 milioni di Euro di cui 446 a valere sul Fondo di Sviluppo Regionale (FESR) e 142 sul Fondo Sociale
Europeo (FSE), cui si aggiungono 304 milioni di cofinanziamento nazionale.
Come già rilevato, esso tiene ampiamente conto del processo di revisione dei poteri istituzionali in Italia
ex L. 56/2014.
Il PON Metro interviene con tassi di contribuzione differenziati a seconda della categorie di regioni in
cui ricadono le Città Metropolitane (*) e, come emerge dalla slide 4.16, concentra sull’Asse 2
“Sostenibilità Urbana” (FESR) la quota maggiore delle risorse (35,6%).
L’Autorità di Gestione è l’Agenzia per la Coesione Territoriale, ma le città interessate saranno
individuate quali Autorità Urbane (AU), ai sensi dell’art.7 del regolamento FESR, venendo ad assumere
il ruolo di Organismo Intermedio (OI). La delega investe direttamente di responsabilità i sindaci dei 14
Comuni capoluoghi di Città metropolitane e costituisce conditio sine qua non per la piena operatività
del PON.
(*) La quota di partecipazione dei Fondi SIE è pari al 75% per le Città che ricadono nelle
regioni “meno sviluppate” e al 50% nelle altre aree.Antonio Bonetti
4.16. Il PON Città Metropolitane (II)
Assi OT ex AdP Fondi SIE Budget (Euro)
Distribuzione
per Assi (in %)
Agenda digitale (FESR) OT 2 FESR 151.982.830,0 17,0
Sostenibilità urbana
(FESR)
OT 4 FESR 318.288.000,0 35,6
Servizi per l'inclusione
sociale (FSE)
OT 9 FSE 217.193.592,0 24,3
Infrastrutture per
l'inclusione sociale
(FESR)
OT 9 FESR 169.751.580,0 19,0
Assistenza tecnica
(FESR)
FESR 35.717.332,0 4,0
892.933.334,0 100,0
Antonio Bonetti
4.17. Il PON Città Metropolitane (III)
Il PON Metro “si inserisce nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e delle strategie di sviluppo
urbano sostenibile delineate dall’Accordo di Partenariato”.
“L’area interessata dal PON si riferisce al massimo al territorio delle Città metropolitane, con
interventi più mirati su porzioni di questi territori e in particolare sul territorio del Comune
capoluogo” (*).capoluogo” (*).
“Il PON Metro interviene per sostenere, con modelli di intervento comuni, specifiche e determinate
azioni prioritarie che compongono una strategia unificante a livello nazionale per le Città
metropolitane, affrontando congiuntamente e in modo coordinato alcune delle sfide che interessano
tali contesti territoriali”.
Fonte: Commissione Europea - Italia, “PON Città metropolitane”, Codice Identificativo: CCI 2014IT16M2OP004
(*) Sul testo ufficiale del PON Metro (v. p. 2) viene specificato che l’area territoriale di riferimento
è la Città metropolitana limitatamente alle azioni immateriali legate all’agenda digitale e ad azioni
di inclusione sociale cofinanziate dal FSE. Gli altri interventi del PON sono circoscritti al territorio
del Comune capoluogo.Antonio Bonetti
4.18. Il PON Città Metropolitane (IV)
Il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020 prevede interventi nei
settori dell'agenda digitale, dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, del disagio abitativo e
dell’inclusione sociale (i quattro Assi operativi, a cui si aggiunge l’Asse di assistenza tecnica).
Il PON “Metro”, pertanto, prevede non solo azioni inerenti PA digitale, tecnologie digitali per
migliorare i servizi urbani e sistemi di trasporto urbano organizzati meglio e meno inquinanti, ma anche
interventi di contrasto della povertà materiale e di riduzione della marginalità estrema attraverso l’Asse
3 e l’Asse 4, concentrando le azioni su due gruppi target:3 e l’Asse 4, concentrando le azioni su due gruppi target:
individui senza fissa dimora,
comunità emarginate (rom e altri alloggiati nei “campi nomadi”).
Questo PON, quindi, presenta rilevanti sinergie potenziali con un altro PON che interessa l’intero
territorio nazionale, ossia il PON “Inclusione sociale”, PON di cui è Autorità di Gestione il Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Gli Assi operativi di questo PON sono: 1. Sostegno per l’inclusione attiva, 2. Innovazione sociale, 3.
Economia sociale, integrazione e antidiscriminazione, 4. Capacità amministrativa e azioni di sistema.
Antonio Bonetti
4.19. La struttura del PON Città Metropolitane (V)
Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni
1. Agenda digitale
metropolitana (FESR)
1.1. Digitalizzazione dei
processi amministrativi e
diffusione di servizi digitali
pienamente interoperabili
(agenda digitale)
1.1.1 Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani della
smart city
2.1 Riduzione dei consumi
energetici negli edifici e nelle 2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile
2. Sostenibilità dei servizi
pubblici e della mobilità urbana
(FESR)
energetici negli edifici e nelle
strutture pubbliche o ad uso
pubblico
2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile
2.1.2 Risparmio energetico negli edifici pubblici
2.2. Aumento della mobilità
sostenibile nelle aree urbane
2.2.1 Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti
2.2.2 Rinnovamento e potenziamento tecnologico delle flotte
del TPL
2.2.3 Mobilità lenta
2.2.4 Corsie protette per il TPL e nodi di interscambio modale
Antonio Bonetti
(continua)
4.20. La struttura del PON Città Metropolitane (VI)
Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni
3. Servizi per l'inclusione
sociale (FSE)
3.1 Riduzione del numero di
famiglie in condizioni di
disagio abitativo
3.1.1 Azioni integrate di contrasto alla povertà abitativa
3.2 Riduzione della
marginalità estrema e
3.2.1 Percorsi di accompagnamento alla casa per le comunità
emarginate
(segue)
marginalità estrema e
interventi di inclusione
emarginate
3.2.2 Servizi a bassa soglia per l'inclusione dei senza dimora o
assimilati
3.3. Aumento della legalità
nelle aree ad alta esclusione
sociale
3.3.1 Sostegno all’attivazione di nuovi servizi in aree degradate
4. Infrastrutture per
l'inclusione sociale (FESR)
4.1 Riduzione del numero di
famiglie in condizioni di
disagio abitativo
4.2. Aumento della legalità
nelle aree ad alta esclusione
sociale
4.1.1 Realizzazione e recupero di alloggi
4.2.1 Recupero di immobili inutilizzati e definizione di spazi
attrezzati da adibire a servizi di valenza sociale
Antonio Bonetti
1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e
finanziamenti potenzialmente utili per attuarle
Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia”
PON Città Metropolitane
Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche
l’Allegato IAntonio Bonetti
PON Città Metropolitane
PON Governance e Capacità Istituzionale
Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation
Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban
Innovative Actions”
1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e
finanziamenti potenzialmente utili per attuarle
Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia”
PON Città Metropolitane
Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche
l’Allegato IAntonio Bonetti
PON Città Metropolitane
PON Governance e Capacità Istituzionale
Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation
Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban
Innovative Actions”
4.23. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (II)
Paradigma “ambient assisted living”
Azione 3.1.1
Azione 4.1.1
Paradigma “housing first”
Antonio Bonetti
Modelli di “community hubs”
Azione 3.3.1
Azione 4.2.1
Integrazione dei servizi di cura
N.B. Le azioni del PON richiamate sopra, specialmente la 3.3.1 e la 4.2.1 prevedono inter alia un
forte empowerment di enti non profit e imprese “a vocazione sociale”
4.24. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (III)
Un utile progetto per capire meglio il legame fra problemi delle aree urbane, innovazione sociale e
coesione sociale è certamente il progetto WILCO (Welfare Innovations at the Local level in
favour of COhesion).
Tale progetto è stato implementato fra dicembre 2010 e gennaio 2014 da un consorzio di 12 Istituti di
ricerca – fra cui, anche qui, il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII
Antonio Bonetti
ricerca – fra cui, anche qui, il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII
Programma Quadro di R&ST di quasi 2,45 Milioni di Euro. Gli obiettivi di fondo del progetto, articolato
in 8 Work Packages, sono stati:
identificare pratiche sociali innovative nelle città europee e i fattori che catalizzano la loro diffusione;
collocare opportunamente tali pratiche innovative nel contesto dato di politiche urbane e
problematiche sociali;
individuare suggerimenti concreti per sostenere l’innovazione sociale a livello locale.
WILCO Project: http://www.wilcoproject.eu/the-project/
Altri rilevanti progetti di ricerca sulla “social innovation” sono
presentati sul portale gestito dalla Commissione Europea:
http://siresearch.eu
4.25. Il PON Città Metropolitane e nuovi modelli di integrazione di migranti e dop-out
Integrazione di individui “fragili” e paradigma “housing first”
Nel PON Metro (v. p. 77) tale paradigma viene spiegato nei seguenti termini: «secondo il paradigma “Housing First”
la disponibilità di una casa “adatta” alle esigenze dell’individuo fragile costituisce la precondizione essenziale per
consentire l’innesco del graduale percorso necessario alla sua piena integrazione nella società».
La crescente attenzione per il paradigma “Housing First” è anche confermato dall’analisi del bando 2016 del
Programma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Un progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa AliceUn progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa Alice
ad Alba (CN). http://www.coopalice.net/index.php/casapina
Antonio Bonetti
Integrazione di migranti/rifugiati e rilancio di borghi a rischio spopolamento
Un altro esempio concreto di interventi innovativi nelle città per favorire l’inclusione sociale è stato sviluppato negli
anni recenti da diversi piccoli borghi isolati e rischio di spopolamento della Calabria. In questi piccoli borghi
l’abbattimento di pregiudizi sociali e la fornitura di alloggi nei centri storici e di occasioni di lavoro a migranti e rifugiati
ha consentito di bloccare il fenomeno dello spopolamento e di contrastare il declino dell’economia locale. Questo
movimento è partito dal Comune di Riace, dove l’iniziativa ha prodotto risultati così rilevanti da aver fatto diventare
il piccolo borgo di Riace una best practice oggetto di studio e di attenzione dei media internazionali.
5.1. L’importanza dei Programmi di Cooperazione Territoriale Europea
I Programmi del secondo obiettivo della politica di coesione (politica regionale europea) sono tutti – direttamente o
indirettamente – particolarmente importanti per dare corso alla priorità “agenda urbana”, in quanto:
anche questi Programmi vanno considerati serventi rispetto agli obiettivi dell’agenda “Europe 2020”,
segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulle
Sezione 5. STRUTTURA E IMPORTANZA DELL’OBIETTIVO COOPERAZIONE
TERRITORIALE EUROPEA DEI FONDI SIE
segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulle
tecnologie digitali (ICT);
questi Programmi (specialmente quelli che ricadono nell’alveo della “cooperazione interregionale europea”)
hanno un focus specifico su problemi di trasporti, sulle reti (materiali e immateriali) e su una equilibrata
pianificazione territoriale (urbana).
Ai sensi dell’art. 2 del Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla Cooperazione Territoriale Europea (CTE), le componenti di
questo secondo obiettivo della politica di coesione sono: (i) cooperazione transfrontaliera; (ii) cooperazione
transnazionale; (iii) cooperazione interregionale (Programmi INTERREG EUROPE, URBACT, INTERACT,
ESPON).
Antonio Bonetti
Cooperazione
Transfrontaliera
(i) 60 Programmi di Cooperazione transfrontaliera interna
(ii) 12 Programmi di Cooperazione transfrontaliera IPA
(iii) 16 Programmi di Cooperazione transfrontaliera ENI
Tali Programmi interessano le “regioni NUTS III” (in Italia
corrispondono alle Province o a parti di esse) e richiedono la
cooperazione politica fra Autorità pubbliche su due lati di un confine
(interno o esterno)
5.2. L’Obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” nel periodo 2014-2020
Cooperazione
Interregionale
Cooperazione
Transnazionale
4 Programmi di ricerca, scambio di buone pratiche e di networking
aventi per oggetto “agenda urbana” e politiche territoriali dell’UE
15 Programmi di cooperazione transnazionale
Interessano le “regioni NUTS II”, contribuendo a definire delle grandi
aree territoriali, fortemente integrate, che possono anche interessare
territori al di fuori dei confini fisici dell’UE (v. slide che segue)
Antonio Bonetti
5.3. I Programmi di Cooperazione Transnazionale
Antonio Bonetti Fonte: Commissione Europea - DG Regio
5.4. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (I)
Cooperazione
transfrontaliera
Interna (8, tutti
cofinanziati dal FESR)
Esterna (3)
Cooperazione interregionale
CTE in Italia Cooperazione transnazionale
Urbact. Interreg Europe,
Interact, ESPON
4 Programmi
Antonio Bonetti
N.B. I tre Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna vedono il cofinanziamento di IPA e
FESR o di ENI e FESR
IT – Francia Alpi (ALCOTRA);
IT - Francia marittimo;
IT – Svizzera;
IT- Austria;
IT – Croazia;
IT – Francia Alpi (ALCOTRA);
IT - Francia marittimo;
IT – Svizzera;
IT- Austria;
IT – Croazia;
ENI MED
ENI Italia Tunisia
IPA Italia Albania Montenegro
Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri interniProgrammi transfrontalieri interni
5.5. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (II)
IT – Croazia;
IT – Malta;
IT – Slovenia;
Grecia – IT.
IT – Croazia;
IT – Malta;
IT – Slovenia;
Grecia – IT.
Il Lazio nella programmazione in corso è interessato da (i) il Programma ENI MED cofinanziato da ENI e
FESR (una delle priorità di azione è trattamento e riciclo dei rifiuti urbani) e da (ii) il Programma
Transnazionale Mediterraneo.
Spazio Alpino
Europa Centrale
Mediterraneo
Adriatico – Mar Ionio (Adrion)
Programmi transnazionaliProgrammi transnazionali
Antonio Bonetti
INTERREG EUROPE
(scambio di esperienze in relazione allo sviluppo
delle regioni e della politica regionale europea *)
URBACT
(scambio di esperienze su buone prassi in relazione
allo sviluppo urbano sostenibile)
5.6. Gli strand della componente “interregionale” dell’ Obiettivo CTE
INTERACT
(scambio di esperienze inerenti la gestione dei
Programmi di cooperazione)
ESPON
(analisi delle tendenze di sviluppo in relazione agli
obiettivi della politica di coesione e di uno sviluppo
armonioso del territorio dell’UE ex SSSE)
CooperazioneCooperazione
InterregionaleInterregionale
Antonio Bonetti
N.B. Su INTERREG EUROPE si veda l’Allegato IV
5.7. URBACT 2014-2020. Base normativa e caratteristiche essenziali
URBACT è un programma di studio e trasferimento di conoscenze e buone pratiche fra città (autorità
urbane) che era stato varato nel 2002.
URBACT, quindi, finanzia ricerche e progetti di trasferimento di conoscenza/buone pratiche e non
investimenti o progetti pilota.
La base normativa è dettata dal Reg. (UE) N. 1303/2013 sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo
(Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9).(Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9).
L’Ente erogatore, per la parte FESR, è la Commissione Europea - Direzione Generale Politica Regionale e
Politiche Urbane.
Gli interventi del Programma sono definiti e finanziati sotto l’OT 11 dei Fondi SIE (“Capacity building”), ma
sono anche interessati gli OT: 1 “Ricerca e innovazione”, 4 “Low carbon economy”, 6 “Protezione
dell’ambiente e uso efficiente delle risorse”, 8. “Occupazione” e 9. “Inclusione sociale e lotta alla povertà”.
Fra le maggiori novità della programmazione 2014-2020 si segnala una maggiore attenzione non solo per la
fase di definizione delle migliori politiche, ma anche per quella di implementazione.
(*) Portale del programma: www.urbact.eu
In Italia si possono richiedere informazioni e chiarimenti al centro di ricerca dell’ANCI Cittalia.Antonio Bonetti
5.8. URBACT 2014-2020. Missione e obiettivi specifici
Migliorare le politiche urbane, mettendo in gradoMigliorare le politiche urbane, mettendo in grado
le città di lavorare insieme e sviluppare soluzionile città di lavorare insieme e sviluppare soluzioni
integrate ai problemi comuniintegrate ai problemi comuni
Capacity for policy delivery
Missione
N.B. URBACT è un programma di apprendimento e trasferimento delle conoscenze che non finanzia
investimenti e progetti pilota
Policy design
Policy implementation
Building and sharing knowledge
Obiettivi specifici
Antonio Bonetti
5.9. URBACT 2014-2020. Le tre principali azioni
1. Transnational
networking
1.2. Implementation
networks
1.1. Action planning
networks
1.3. Transfer of good
practices networks
2. Capacity building
activities
3. Capitalisation
and dissemination
(*) Interventi ammissibili a beneficio e beneficiari cambiano a
seconda delle tipologie di azioni, quindi bisogna sempre controllare
Programma ufficiale e call for proposal.Antonio Bonetti
5.10. Gli obiettivi delle tre principali azioni
1. Transnational
networking
2. Capacity building
activities
3. Capitalisation
and dissemination
sostenere le città
mediante l'ideazione e la
valorizzare le competenze
degli attori urbani
costruire e condividere
conoscenze, pratiche emediante l'ideazione e la
realizzazione di strategie
urbane integrate
basandosi sul mutuo
apprendimento e sullo
scambio di buone
pratiche
degli attori urbani
aiutandoli a sviluppare
approcci integrati e
partecipativi alla creazione
e alla realizzazione di
politiche urbane*
raccomandazioni ed
informare sulla
progettazione e sulla
realizzazione delle
politiche urbane
sostenibili a livello
locale, regionale,
nazionale e comunitario
Antonio Bonetti
(*) Va evidenziato che l’esigenza di sperimentare approcci partecipativi
alla formulazione di politiche per le città e gli interventi degli EE.LL. è
centrale anche nell’Azione 3.1.5 del PON Governance.
5.11. Copertura geografica e dotazione finanziaria di URBACT 2014-2020
Il Programma ha un budget di 96.324.550 Euro (meno di 100 milioni di Euro su 7 anni), con una
partecipazione del FESR che si attesta su circa 74,3 milioni di Euro; questo conferma la sua natura di “know
how programme”). In questa fase, tuttavia, ha una grande valenza politica in quanto programma servente
rispetto al rilancio delle città come “motori di sviluppo”. L’obiettivo, inoltre, è che i “networks di città” che
vengono creati possano durare oltre il progetto.
Le aree geografiche ammesse a beneficio sono:
Stati Membri,
Norvegia e Svizzera,
Paesi beneficiari dello Strumento di Pre-Adesione (IPA),
altri Paesi beneficiari.
(*) I tassi di cofinanziamento, in generale, sono differenziati a seconda delle categorie di regioni in cui
sono localizzati i partners del progetto:
i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino all’85% dei costi eleggibili se
localizzati in regioni “in transizione” e “in ritardo di sviluppo”,
i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino al 75% dei costi eleggibili se
localizzati in regioni “sviluppate”.
Antonio Bonetti
5.12. Indicazioni sui principali destinatari
Principali beneficiari: Città, da intendersi in questi termini:
città di piccole, medie e grandi dimensioni (non ci sono limiti di popolazione);
livelli infra-comunali di governo come i distretti e i Municipi;
autorità metropolitane e agglomerati organizzati se hanno autonomia politico-amministrativa.
Altri beneficiari (in numero limitato):Altri beneficiari (in numero limitato):
agenzie locali definite come organizzazioni costituite da una città, parzialmente o totalmente di proprietà
della città e responsabili per questioni connesse allo sviluppo urbano;
autorità provinciali, regionali e nazionali;
università e centri di ricerca.
Vanno sempre ricordati due aspetti:
i partners ammissibili e il loro numero minimo nell’ambito del partenariato internazionale possono
variare a seconda delle tipologie di azioni,
il numero di “altri beneficiari” ammissibili è limitato.
Antonio Bonetti
5.13. L’Iniziativa Urban Innovative Actions (UIA)
Base normativa e caratteristiche essenziali
Urban Innovative Actions (UIA) è un programma di interventi innovativi per le città europee avviato
sulla scorta dell’art. 8 del Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR.
UIA, diversamente da URBACT, che finanzia solo ricerche e progetti di trasferimento di conoscenza/buone
pratiche, finanzia la sperimentazione di soluzioni particolarmente innovative e replicabile ai problemi
urbani, nella forma di progetti-pilota (progetti sperimentali).
Si tratta di progetti pilota inerenti soluzioni innovative o mai sperimentate prima per i problemi comuni
delle città europee, selezionati tramite call for proposal (indicativamente annuali).
Possono proporre progetti innovativi (soggetti eleggibili):
Autorità urbane (sindaci) di città di almeno 50.ooo abitanti;
Associazioni/raggruppamenti di autorità urbane, anche di diversi Stati Membri, di città che nel loro
insieme hanno una popolazione di almeno 50.000 abitanti.
UIA ha un budget di 372 milioni di Euro (FESR). Il contributo massimo di ogni progetto non deve essere
superiore ai 5 milioni di Euro. E’ stato fissato un tasso di cofinanziamento unico pari all’85% dei costi totali
eleggibili.
Antonio Bonetti
5.14. Copertura tematica dell’Iniziativa UIA
Urban Innovative Actions (UIA) ha un novero alquanto ampio di possibili ambiti tematici che possono
essere interessati dai progetti innovativi:
Occupazione e competenze nelle economie locali,
Povertà urbana,
Edilizia urbana,
Integrazione di migranti e rifugiati,Integrazione di migranti e rifugiati,
Uso sostenibile del suolo,
Riciclo ed economia circolare,
Adattamento climatico,
Transizione energetica (efficienza energetica e sistemi locali di energie rinnovabili),
Mobilità urbana sostenibile,
Qualità dell’aria,
Transizione digitale,
Public procurement innovativo ed adattabile.
(*) Fra questi ambiti tematici, ogni anno, ne vengono selezionati alcuni
dalla Commissione. Sulla base degli ambiti selezionati vengono
strutturate la call for proposals dei progetti.
Antonio Bonetti
5.15. Temi delle call for proposal dell’Iniziativa UIA
La prima call for proposal, lanciata il 15 dicembre 2015, aveva selezionato quattro ambiti tematici:
Transizione energetica,
Integrazione di migranti e rifugiati,
Occupazione e competenze nelle economie locali,
Povertà urbana, con un focus particolare sulle periferie degradate.
Sono state ricevute ben 378 richieste di finanziamento a conferma dell’attenzione degli amministratori locali per delle
soluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città.soluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città.
La seconda call for proposal dovrebbe essere pubblicata nel mese di novembre.
I temi individuati per la seconda call sono:
Integrazione di migranti e rifugiati,
Riciclo ed economia circolare,
Mobilità urbana sostenibile.
Per maggiori informazioni sulla nuova call:
http://www.uia-initiative.eu/en/uia-topics-second-call-proposals-announced
Antonio Bonetti
5.16. Caratteristiche dei progetti
I progetti selezionati tramite le call for proposal dell’Iniziativa UIA devono essere:
innovativi,
di buona qualità,
formulati adottando un approccio partecipativo,
misurabili,
trasferibili/scalabili.
Questi, infatti, sono anche i criteri di premio per la selezione dei progetti di merito nell’ambito della
valutazione strategica dei progetti, che pesa per l’80% sul punteggio totale delle proposte progettuali (*).
I progetti ammessi a beneficio in genere coinvolgono fra 6 e 12 città e possono avere una durata massima di
3 anni.
Per ogni progetto deve essere previsto un Work Package finale di trasferimento delle conoscenze acquisite.
(*) Il processo di selezione prevede due fasi consecutive:
- la fase 1 – Valutazione strategica, che è maggiormente focalizzata su innovatività,
qualità progettuale e trasferibilità delle proposte.
- la fase 2 – Valutazione operativa, che considera maggiormente aspetti che concernono
la qualità del progetto e del percorso di implementazione.Antonio Bonetti
6.1. Alla ricerca di nuovi modelli di finanziamento della PA
Riprendendo le Note preliminari presentate nel punto 1.1, appare evidente, dopo la lunga presentazione degli
strumenti, che gli Enti Locali, in misura crescente, dovranno saper andare oltre il “vincolo di stabilità” e sviluppare
una notevole capacità di:
Sezione 6. Nuovi modelli di finanziamento della PA
ricercare adeguate sinergie fra i vari fondi europei, sia a livello di fondi “diretti”, sia a livello di fondi “regionali” e,
non ultimo, serve una adeguata “cross fertilization” di fondi “diretti” e “regionali”;
informare i processi di appalto alle c.d. clausole “payment-for-results’, in base alle quali si concorda con i
soggetti esterni alla PA che gestiscono ed erogano i servizi non il pagamento dei servizi (e, quindi, gli input), ma
l’ottenimento di determinati risultati specificati nei bandi di evidenza pubblica (si pagano gli output ottenuti). Una
particolare forma di contratti di appalto “payment-for-results” sono i Social Impact Bond che, negli anni recenti,
sono stati sperimentati in tutto il mondo con un buon grado di successo (v. Allegato VI);
sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre
il senso civico degli individui in donazioni o in lavoro volontario al servizio della collettività (donazioni liberali e
crowdfunding “civico”).
Antonio Bonetti
1.6. Fondi SIE, riforme e nuove responsabilità degli EE.LL.
per valorizzare meglio i fondi dell’UE
Gli EE.LL. dovranno saper passare da un ruolo passivo di mera reazione all’emanazione di avvisi pubblici di
finanziamento di enti sovra-ordinati, a un ruolo propositivo di progetti innovativi sia nei contenuti sia nelle modalità
di attuazione. E’ quello che ha saputo fare, nel Lazio, l’amministrazione comunale di Rieti con il progetto di recupero
urbano Next Rieti, solo per citare una iniziativa innovativa orientata al paradigma delle “smart cities”, incentrata
sul recupero di un impianto industriale dismesso localizzato a Rieti. Questa iniziativa attesta, fra l’altro, quanto sia
importante coinvolgere la cittadinanza nei processi di rigenerazione urbana e/o nei processi di sviluppo locale in
generale.
I decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche iI decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche i
processi di erogazione dei servizi, considerando i cittadini non come meri destinatari dei servizi, ma come “alleati
strategici” per la soluzione dei problemi collettivi (open government e civic engagement).
I decisori pubblici, inoltre, dovranno anche sperimentare nuove forme di partenariato pubblico privato che vadano
oltre quelle che interessano, tradizionalmente, il settore delle opere pubbliche. L’esperienza dei Social Impact Bonds
(SIBs) nei paesi anglosassoni – recentissima, essendo stata de facto avviata nel 2010 – dimostra chiaramente come
anche nel campo delle politiche sociali vadano ricercate nuove modalità di finanziamento dell’intervento pubblico.
Soprattutto i Comuni, nonostante gli stringenti vincoli del patto di stabilità interno, dovranno investire nelle
competenze dei funzionari e dei tecnici comunali, in quanto ancora oggi, soprattutto a livello decentrato, si ravvisano
notevoli margini di miglioramento nella gestione dei fondi europei e si riscontra una certa ritrosia a sperimentare
forme innovative di gestione e di finanziamento dei servizi pubblici.
Antonio Bonetti
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Fondi europei e nuovi modelli di finanziamento per gli Enti Locali del Lazio

  • 1. Fondi europei e nuovi modelli di finanziamento per gli Enti Locali del Lazio Antonio Bonetti Nota 10/2016 - Ottobre 2016 F4R Lab www.bonetti4reforms.com
  • 2. OBIETTIVI E LIMITI DELLA NOTA Obiettivi: presentare in termini generali i Fondi europei (“diretti” e “a gestione concorrente”) potenzialmente più utili per gli Enti Locali (EE.LL.), proporre un focus tematico su priorità di intervento e Programmi che risultano maggiormente funzionali alle riforme della PA (con particolare riguardo a “riforma Delrio” e “riforma Madia”), presentare alcuni innovativi modelli di finanziamento per gli Enti Locali, segnatamente i Social Impact Bond, il crowdfunding civico e il fundraising per la PA. Antonio Bonetti N.B. La Nota è stata chiusa il 30 ottobre 2016 Limiti: non riporta una dettagliata presentazione di tutti i Fondi/programmi potenzialmente utili per Enti Locali ed apparati centrali e decentrati della PA, non vengono approfondite le analisi inerenti la struttura e il budget dei PO regionali (in particolare vengono trascurati i POR FSE).
  • 3. OBIETTIVI E LIMITI DELLA NOTA Obiettivi: presentare in termini generali i Fondi europei (“diretti” e “a gestione concorrente”) potenzialmente più utili per gli Enti Locali (EE.LL.), proporre un focus tematico su priorità di intervento e Programmi che risultano maggiormente funzionali alle riforme della PA (con particolare riguardo a “riforma Delrio” e “riforma Madia”), presentare alcuni innovativi modelli di finanziamento per gli Enti Locali, segnatamente i Social Impact Bond, il crowdfunding civico e il fundraising per la PA. Antonio Bonetti N.B. La Nota è stata chiusa il 30 ottobre 2016 Limiti: non riporta una dettagliata presentazione di tutti i Fondi/programmi potenzialmente utili per Enti Locali ed apparati centrali e decentrati della PA, non vengono approfondite le analisi inerenti la struttura e il budget dei PO regionali (in particolare vengono trascurati i POR FSE).
  • 4. Sezione 1. LE RAGIONI DEL FOCUS SUI FONDI EUROPEI PER GLI ENTI LOCALI La Nota muove da alcune riflessioni sui seguenti aspetti: i vincoli di stabilità (interni ed “europei”) impongono a tutti gli Enti Locali (EE.LL.) di valorizzare meglio la finanza pubblica aggiuntiva resa disponibile dai Fondi dell’UE; gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per 1.1. Premesse della Nota Antonio Bonetti gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per investimenti e, quindi, sono quelli che maggiormente dovrebbero fare una riflessione sulla necessità di dotarsi di un “approccio strategico” ai finanziamenti europei. Sono, infatti, molteplici i canali di finanziamento che li vedono fra i possibili destinatari di tali fondi. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento; per gli EE.LL. si pone anche la esigenza di sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre il senso civico degli individui in donazioni o in lavoro volontario al servizio della collettività. Esempi virtuosi di donazioni liberali e di crowdfunding “civico” per opere di pubblica utilità, per la ricerca pubblica, per certi servizi socio-assistenziali e per la tutela della cultura, fortunatamente, si vanno moltiplicando anche nel nostro Paese.
  • 5. La Nota si propone specificamente di: diffondere, ampliare e migliorare la conoscenza dei principali strumenti di finanziamento dell’UE, focalizzando l’attenzione soprattutto sui fondi dell’UE potenzialmente più utili per gli EE.LL.; migliorare la conoscenza dei molteplici canali informativi sui finanziamenti diretti della UE, in modo da accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte 1.2. Obiettivi specifici della Nota Antonio Bonetti accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte a ciascun tipo di strumento finanziario; sensibilizzare gli Enti Locali sull’importanza della lobbying a livello europeo e del networking internazionale; diffondere la conoscenza di nuovi modelli di funding delle politiche pubbliche informati alle pratiche in uso nella raccolta fondi da privati. Vanno tenute ben presenti le seguenti criticità: (i) i finanziamenti europei non sono così abbondanti (il bilancio dell’UE si aggira su circa l’1% del PIL dell’UE); (ii) l’accesso a tali finanziamenti – specialmente nel caso di quelli “a gestione diretta” – è costoso e, non ultimo, rischioso. Ecco che di conseguenza, anche per gli Enti Locali si impone la necessità di adottare un approccio strategico ai fondi dell’UE che, in primo luogo, sia funzionale alla ricerca di varie sinergie fra i diversi strumenti di finanziamento.
  • 6. 1.3. Fondi SIE ed Enti Locali (I) Nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali e per l’Investimento Europeo (Fondi SIE), gli Enti Locali hanno minori opportunità e maggiori responsabilità. Questa esplicita posizione si attaglia soprattutto ai Fondi Strutturali (FESR e FSE), mentre appare sostanzialmente invariato il novero delle opportunità legate all’attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale regionali cofinanziati dal FEASR. Se si guarda, in particolare, agli Obiettivi Tematici 1 e 3 dei Fondi SIE 2014-2020 è indubitabile che i principali Antonio Bonetti destinatari degli interventi saranno gli operatori del settore della ricerca e del sistema produttivo. Gli Enti Locali (EE.LL.), invece, avranno maggiori opportunità in relazione agli Obiettivi Tematici 2, 4, 5 e 6. A parere di chi scrive, quindi, i giudizi che talvolta si leggono sulle maggiori opportunità nella nuova programmazione per gli EE.LL. appaiono quantomeno affrettati. Inoltre, non va dimenticato che tali opportunità rischiano di restare lettera morta per le difficoltà dei Comuni di garantire la quota di cofinanziamento dei progetti e, al tempo stesso, ottemperare al vincolo di stabilità interno. Va anche aggiunto, tuttavia, che è assolutamente giunto il tempo in cui gli Enti Locali guardino con più interesse e coraggio alle opportunità dischiuse dai finanziamenti “diretti” dell’UE, specialmente laddove ci siano linee di finanziamento specificamente dedicate come nel caso di Europa per i Cittadini.
  • 7. 1.4. Fondi SIE ed Enti Locali (II) Ciò che è innegabile è che sono aumentate/aumenteranno le responsabilità degli EE.LL. in relazione all’obiettivo di un efficace uso dei Fondi SIE 2014-2020, quantunque sia evidente una tendenza alla “ricentralizzazione” per quanto concerne la programmazione degli interventi. Questa considerazione muove in primo luogo dall’ulteriore revisione del sistema istituzionale italiano, con una più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – diuna più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – di responsabilità di governo e di gestione della finanza pubblica, comportata dallo svuotamento di poteri delle Province (a seguito della “riforma Delrio” ex L. 56/2014). In merito, va anche aggiunto che in Italia la nuova programmazione dei Fondi SIE è fortemente indirizzata, inter alia, proprio all’obiettivo di migliorare il rapporto fra PA e cittadini e di aumentare l’efficienza dei servizi pubblici. Lo schema riportato nella slide che segue ha proprio la funzione di evidenziare come sia la “riforma Del io” dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014), sia la “riforma Madia” della Pubblica Amministrazione (L. 124/2015) possano costituire delle opportunità per gli Enti Locali (EE.LL.) anche in termini di finanza pubblica aggiuntiva (europea e nazionale) che possono intercettare per migliorare la loro efficienza e anche la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Antonio Bonetti
  • 8. 1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e finanziamenti potenzialmente utili per attuarle Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia” PON Città Metropolitane Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche l’Allegato IAntonio Bonetti PON Città Metropolitane PON Governance e Capacità Istituzionale Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban Innovative Actions”
  • 9. 1.6. Fondi SIE, riforme e nuove responsabilità degli EE.LL. per valorizzare meglio i fondi dell’UE Gli EE.LL. dovranno saper passare da un ruolo passivo di mera reazione all’emanazione di avvisi pubblici di finanziamento di enti sovra-ordinati, a un ruolo propositivo di progetti innovativi sia nei contenuti sia nelle modalità di attuazione. E’ quello che ha saputo fare, nel Lazio, l’amministrazione comunale di Rieti con il progetto di recupero urbano Next Rieti, solo per citare una iniziativa innovativa orientata al paradigma delle “smart cities”, incentrata sul recupero di un impianto industriale dismesso localizzato a Rieti. Questa iniziativa attesta, fra l’altro, quanto sia importante coinvolgere la cittadinanza nei processi di rigenerazione urbana e/o nei processi di sviluppo locale in generale. I decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche iI decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche i processi di erogazione dei servizi, considerando i cittadini non come meri destinatari dei servizi, ma come “alleati strategici” per la soluzione dei problemi collettivi (open government e civic engagement). I decisori pubblici, inoltre, dovranno anche sperimentare nuove forme di partenariato pubblico privato che vadano oltre quelle che interessano, tradizionalmente, il settore delle opere pubbliche. L’esperienza dei Social Impact Bonds (SIBs) nei paesi anglosassoni – recentissima, essendo stata de facto avviata nel 2010 – dimostra chiaramente come anche nel campo delle politiche sociali vadano ricercate nuove modalità di finanziamento dell’intervento pubblico. Soprattutto i Comuni, nonostante gli stringenti vincoli del patto di stabilità interno, dovranno investire nelle competenze dei funzionari e dei tecnici comunali, in quanto ancora oggi, soprattutto a livello decentrato, si ravvisano notevoli margini di miglioramento nella gestione dei fondi europei e si riscontra una certa ritrosia a sperimentare forme innovative di gestione e di finanziamento dei servizi pubblici. Antonio Bonetti
  • 10. 1.7. Motivi del focus tematico sui fondi europei più utili per gli EE.LL. del Lazio La crisi della finanza pubblica colpisce soprattutto gli EE.LL. I dati dell’ISTAT, aggiornati al dicembre 2014, certificano che fra il 2004 e il 2013 gli investimenti pubblici locali hanno registrato una caduta verticale del 26% (Fonte: Istat, Conti ed aggregati economici delle Amministrazioni pubbliche) La continua flessione degli investimenti pubblici locali, peraltro, comporta che, nella fase attuale, gli Enti Locali, siano quelli maggiormente sotto pressione, anche per la loro “prossimità” ai cittadini. Gli Enti Locali, anche per la “prossimità” con i cittadini, sono anche quelli maggiormente pressati sull’esigenza di sperimentare nuove forme di cittadinanza attiva e di partecipazione dal basso.sull’esigenza di sperimentare nuove forme di cittadinanza attiva e di partecipazione dal basso. I Comuni (e le Unioni dei Comuni), soprattutto nella fascia appenninica del Lazio – strutturalmente più debole – non partecipando a dei progetti di dimensione europea finanziati dai fondi “diretti”, si pregiudicano anche la possibilità di accedere alle migliori pratiche nella soluzione dei problemi delle comunità e nella gestione amministrativa degli interventi. Al tempo stesso, gli EE.LL. hanno, nella programmazione 2014-2020, diverse opportunità di intercettare finanza pubblica aggiuntiva europea o legata all’attuazione di priorità di policy trasversali, quali appunto “smart cities”, digitalizzazione della PA, “riforma Delrio” e nuove funzioni di Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città Metropolitane. Gli Enti Locali nella programmazione in corso possono beneficiare ampiamente anche di diverse Misure e Sottomisure dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali, cofinanziati dal FEASR. Antonio Bonetti
  • 11. 1.8. Maggiori criticità che penalizzano gli EE.LL. nell’accesso ai fondi dell’UE 1. A livello di intero Paese continuano a registrarsi criticità: nella gestione dei Programmi di spesa dei Fondi SIE da parte della Pubblica Amministrazione, per cui i finanziamenti, anche quelli destinati alla ricerca e all’innovazione, in genere, vengono liquidati con grande ritardo rispetto all’assegnazione formale del contributo, nell’accesso alle sovvenzioni dell’UE. Questo è dovuto soprattutto al fatto che, sovente, alcuni operatori faticano a raccogliere le informazioni con congruo anticipo rispetto alla emanazione degli avvisi pubblici di finanziamento, in quanto ancora oggi non sono sufficientemente chiare le differenze di obiettivi e strumentifinanziamento, in quanto ancora oggi non sono sufficientemente chiare le differenze di obiettivi e strumenti dei vari Fondi dell’UE, anche quelli gestiti a livello regionale e non sono ben noti i molteplici canali di accesso alle informazioni. Nel caso dei finanziamenti diretti di Programmi quali Horizon 2020, LIFE, COSME e altri, inoltre, si aggiungono fattori quali la complessità ormai raggiunta da tali programmi di ricerca e l’estremo livello di concorrenza nell’accesso a tali finanziamenti, potenzialmente disponibili per gli operatori di tutti gli Stati Membri, nella corretta finalizzazione dei progetti sugli strumenti di finanziamento più adatti. 2. I Comuni sono fortemente penalizzati nell’accesso ai fondi dell’UE dallo stesso vincolo del ‘patto di stabilità’ per cui, sovente, sono costretti a rinunciare a proporre dei progetti per il finanziamento, in quanto non sarebbero poi in grado di impegnare risorse finanziarie a titolo di cofinanziamento Antonio Bonetti
  • 12. 1.9. Cenni sulle principali opportunità di finanziamento per gli EE.LL. Sono molteplici i canali di finanziamento dell’UE che annoverano gli EE.LL. fra i possibili destinatari. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento. Concretamente significa che una volta formulato un progetto, mutatis mutandis, lo stesso progetto può essere candidato a finanziamento su più linee di intervento dell’UE, sia dirette, sia gestite a livello decentrato da Stati Membri e Regioni (si pensi ai progetti di tutela ambientale: questi potrebbero essere finanziati dai Programmi di Sviluppo Rurale regionali, dal Programma “a gestione diretta” LIFE e anche Antonio Bonetti finanziati dai Programmi di Sviluppo Rurale regionali, dal Programma “a gestione diretta” LIFE e anche dall’ambito tematico “bio-economia” del III Pilastro - “Societal Challenges” di Horizon 2020). Alcune opportunità specifiche per gli EE.LL. sono riconducibili alla priorità data nella programmazione 2014- 2020 al tema “agenda urbana” che, concretamente, significa che vi deve essere una forte concentrazione degli interventi dei Fondi Strutturali sulle città, in quanto da un lato “motore dello sviluppo” e, dall’altro, sede di specifiche problematiche sociali e ambientali. In Italia, come già detto, ulteriori opportunità per gli EE.LL. di valorizzare più canali di finanziamento sono da ricondurre all’attuazione della “riforma Delrio” dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014) e della “riforma Madia” della Pubblica Amministrazione (L. 124/2015).
  • 13. 2.1. La mappatura dei fondi europei per gli EE.LL. Sezione 2. LA RICERCA DEI FINANZIAMENTI PIÙ ADATTI PER GLI ENTI LOCALI La Nota rimarca l’importanza di un approccio strategico – e quindi programmato, costantemente gestito e non estemporaneo - ai fondi europei per tutte le organizzazioni. Elementi cardine di questo approccio strategico ai finanziamenti europei sono senz’altro: la mappatura dei fondi europei (si veda la Guida disponibile nella sezione Open Library/Guides del sito), Antonio Bonetti la mappatura dei fondi europei (si veda la Guida disponibile nella sezione Open Library/Guides del sito), la “matrice di finanziabilità “delle organizzazioni (la cui definizione è data nella Guida citata sopra). L’autore è dell’avviso che ogni organizzazione dovrebbe sempre far precedere alla fase di ricerca (oculata e programmata per tempo) di avvisi di finanziamento e a quella di formulazione dei progetti, una fase di analisi strategica in cui si pongono le basi per capire meglio quali siano i fabbisogni finanziari dell’organizzazione che potrebbero realmente essere realmente soddisfatti con i fondi europei, per stabilire quali siano quelli più adatti e, non ultimo, per rivedere l’intera strategia di finanziamento dell’organizzazione, in modo da ricercare le adeguate sinergie fra fondi europei e altri strumenti di finanziamento.
  • 14. 2.2. La mappatura dei fondi europei (I) La “mappatura” dei fondi europei consiste semplicemente in una serie di “riclassificazioni” funzionali dei vari strumenti di finanziamento dell’UE, riclassificazioni che consentono di capire meglio come questi abbiano tutti una ben definita relazione con le politiche pubbliche dell’UE e, di riflesso, abbiano una puntuale collocazione nel complesso sistema di finanza pubblica dell’UE (*). La mappatura dei fondi dell’UE, peraltro, è solo apparentemente una sorta di esercizio accademico. Infatti, così come la riclassificazione del bilancio civilistico di un’azienda commerciale è conditio sine qua non percosì come la riclassificazione del bilancio civilistico di un’azienda commerciale è conditio sine qua non per capirne a fondo stato di salute e prospettive di redditività futura, la “riclassificazione” dei vari finanziamenti dell’UE è essenziale sia per delineare un approccio strategico ai fondi dell’UE davvero efficace, sia per formulare proposte progettuali che possano corrispondere agli obiettivi di policy e ai criteri di selezione degli Enti finanziatori (Enti che possono andare dalle Direzioni Generali della Commissione Europea agli Organismi Intermedi responsabili di parte degli interventi dei Programmi regionali). Infine non va trascurato il fatto che la “mappatura” dei fondi dell’UE, peraltro, impone anche di individuare correttamente i veri soggetti erogatori dei fondi (sovente si ascolta la frase “c’è un finanziamento europeo”, ma un conto trattare di un finanziamento gestito dalla Regione e un conto trattare di un finanziamento “diretto” della Commissione). Antonio Bonetti N.B. Per maggiori delucidazioni sia sulla mappatura dei fondi sia sulla matrice di finanziabilità delle organizzazioni si veda la Nota 4/2016 “Approccio strategico ai fondi europei: il percorso analitico per la formulazione della matrice di finanziabilità delle organizzazioni” disponibile sulla sezione “Open Library” del sito.
  • 15. 2.3. La mappatura dei fondi europei (II) Le risorse finanziarie del bilancio dell’UE sono modeste (circa l’1% del RNL dell’UE), ma vi sono numerosi Programmi/fondi. E’ facile, pertanto, non riuscire a cogliere il nesso logico fra politiche e strumenti di finanziamento (un elemento di estrema rilevanza per proporre progetti “pertinenti” e ben formulati). E’ opportuno, quindi, procedere a una “mappatura” dei fondi europei, sulla base di vari parametri: Tipologia dei fondi (modalità di erogazione dei fondi, indicate, anche nel regolamento finanziario, come “operazioni di spesa”);“operazioni di spesa”); Modalità di gestione (“metodo di esecuzione” del bilancio); Enti erogatori (enti preposti alla gestione); Ambito di policy (tipo di politiche pubbliche finanziate o settori economici di intervento); Soggetti beneficiari (coloro che riceveranno e gestiranno i fondi); Destinatari finali (‘gruppo target’). L’approccio strategico ai fondi dell’UE richiede di capire bene il legame fra politiche dell’UE e relativi strumenti di finanziamento. Per questo si procede alla “mappatura” dei fondi dell’UE, che, peraltro, impone anche di individuare correttamente i veri soggetti erogatori dei fondi. Questo implica, infine, un miglioramento dei processi di accesso alle informazioni rilevanti.Antonio Bonetti
  • 16. Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 – il nuovo regolamento finanziario generale sulla gestione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) e del bilancio annuale – indica quattro modalità di erogazione dei fondi dell’UE (quattro “operazioni di spesa” dell’UE): 2.4. La mappatura per tipologia di fondi (per “operazioni di spesa”) • appalti pubblici (Titolo V del regolamento finanziario), • sovvenzioni (Titolo VI), • premi (Titolo VII, art. 138), • strumenti finanziari (Titolo VIII, artt. 139-140). I Programmi “a gestione diretta” (Programmi “tematici”) e “a gestione concorrente” (Programmi “territoriali”), una volta approvati, vengono attuati principalmente attraverso Sovvenzioni (grants) e Appalti pubblici (public contracts).Antonio Bonetti
  • 17. 2.5. Programmi e fondi “a gestione concorrente” Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 ha chiarito meglio quali sono le politiche e i Fondi “a gestione concorrente”. Tradizionalmente come Fondi “a gestione concorrente” venivano indicati i Fondi “a finalità strutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per lastrutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per la pesca), adesso definiti Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE). Ora vengono inclusi fra i fondi “a gestione concorrente” anche: - gli interventi nel settore dell’immigrazione e della tutela dei richiedenti asilo; - altri interventi nel settore libertà, sicurezza e giustizia (art. 175 del regolamento finanziario) *. Antonio Bonetti * Questo è il motivo, ad esempio, per cui parte degli interventi del complesso Fondo per l’Asilo, le Migrazioni e l’Integrazione (FAMI) è realizzato tramite Programmi Nazionali. Il Programma Nazionale FAMI è gestito dal Ministero dell’Interno e si può scaricare dal sito web di questo Ministero.
  • 18. Politiche interne - Fondi dell’UE Programmi/fondi “tematici” Strumenti finanziari 2.6. Politiche interne e sovvenzioni dell’UE a gestione diretta e “a gestione concorrente” Fondi “a gestione diretta” dell’UE “tematici” Fondi SIE Fondi “a gestione concorrente” Sovvenzioni Altri Fondi (FAMI, FEAD) e alcune linee di finanziamento del I Pilastro della PAC Antonio Bonetti
  • 19. 2.7. Mappatura “settoriale” dei fondi Tale mappatura fa riferimento ai settori di intervento dei vari fondi dell’UE. A seconda di come vengono individuati i settori, si può distinguere: - una mappatura oggettiva basata sulla classificazione statistico-economica dei settori (Classificazione NACE-ATECO dei settori produttivi); Antonio Bonetti (Classificazione NACE-ATECO dei settori produttivi); - una mappatura soggettiva in cui la definizione del settore di interesse (e la conseguente individuazione delle linee di finanziamento più adatte) è stabilita autonomamente da analisti delle politiche europee, esperti di europrogettazione e dirigenti di organizzazioni privati e di Enti della PA. N.B. Si preferisce parlare di mappatura “settoriale” e non “tematica” per non ingenerare confusione. Molto spesso, infatti, i Programmi “a gestione diretta” vengono anche indicati come Programmi “tematici” negli stessi documenti di lavoro della Commissione. La mappatura “settoriale” qui presentata, invece, intende fare riferimento all’intero spettro dei finanziamenti europei.
  • 20. 2.8. Mappatura dei fondi per ambiti di policy Tale mappatura fa riferimento agli ambiti di intervento delle politiche pubbliche (politiche industriali, politiche sanitarie, altro). Questa mappatura è molto rilevante per: definire un approccio strategico all’accesso ai fondi dell’UE, Antonio Bonetti definire un approccio strategico all’accesso ai fondi dell’UE, delineare la matrice di finanziabilità delle organizzazioni (sia essa un Ente locale, o una impresa commerciale o anche un ente non profit) e quella relativa al progetto, organizzare meglio la stessa strategia di accesso alle informazioni realmente rilevanti (e anche le strategie di lobbying, in quanto servono anche quelle), formulare i progetti in modo che siano coerenti con le politiche generali dell’UE. N.B. Tale mappatura, inevitabilmente, tende a sovrapporsi a quella “settoriale”, ma essa si distingue in quanto si fa riferimento a settori di intervento (delle policies ) come indicati dal legislatore europeo.
  • 21. 2.9. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (I) Politiche per la ricerca, la tutela della salute e l’invecchiamento attivo Horizon 2020 – Pilastro III Sfide sociali (Sfida 1 “Salute”) Health Iniziativa “Ambient Assisted Living” (*) Politiche per la ricerca nel settore aereospaziale Horizon 2020 – Pilastro II Leadership industriale (tema “Spazio”) Iniziativa “Copernicus” Iniziativa “Galileo” Antonio Bonetti * Tale Iniziativa nel corso del 2016 è stata ribattezzata “Active and Assisted Living”
  • 22. 2.10. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (II) Politiche per la tutela dell’ambiente e la mobilità sostenibile LIFE (Sottoprogramma “Ambiente” e sottoprogramma “Clima/Adattamento al cambiamento climatico”) Meccanismo Unionale di Protezione Civile Connecting Europe Facility (CEF) Politiche per l’educazione, l’apprendimento permanente, la cultura e la cittadinanza europea Erasmus Plus Europa Creativa Europa per i cittadini Antonio Bonetti
  • 23. 2.11. Politiche settoriali e fondi dell’UE “diretti” (III) Politiche per la tutela dei diritti dei cittadini e la giustizia Fondo per la sicurezza interna Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) Giustizia Tutela dei Consumatori Programma Diritti, Uguaglianza e CittadinanzaProgramma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza Politiche per il sostegno di PMI e imprese “a vocazione sociale” (*) COSME EaSI Antonio Bonetti (*) COSME ed EaSI sono programmi-quadro e, quindi, sono previsti più ambiti di intervento. Ambedue i Programmi prevedono un ampio ricorso agli “strumenti finanziari” per il sostegno a PMI e imprese “a vocazione sociale” .
  • 24. SEZIONI DELLA NOTA Sezione 1. Le ragioni del focus sui fondi europei per gli Enti Locali Sezione 2. La ricerca dei finanziamenti più adatti per gli Enti Locali Sezione 3. Politiche europee e Fondi SIE Sezione 4. Priorità “agenda urbana” e fondi per le “smart cities” Sezione 5. Struttura e importanza dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea dei Fondi SIE Antonio Bonetti dei Fondi SIE Sezione 6. Nuovi modelli di finanziamento della PA Allegato I - Riforme e opportunità di finanziamento per gli Enti Locali Allegato II - Alcuni fondi a gestione diretta utili per gli Enti Locali Allegato III - La struttura del POR FESR Lazio Allegato IV - INTERREG EUROPE Allegato V - Gli interventi del PSR Lazio più adatti per gli Enti Locali Allegato VI - Appalti pubblici, clausole payment-for-results e Social Impact Bond
  • 25. Occupabilità (inclusione lavorativa) FSE OT 8 EaSI EURES Fondo di Adeguamento alla Globalizzazione Inclusione (e dignità) sociale FSE OT 9 EaSI PROGRESS Diritti, uguaglianza, cittadinanza 2.13. Mappatura dei fondi per l’inclusione e l’innovazione sociale Lotta alla povertà estrema FEAD Azioni Trasversali FSE OT 10 EaSI Microfinance FAMI Salute 2014-2020 Principali fondiPrincipali fondi per l’inclusioneper l’inclusione socialesociale Antonio Bonetti
  • 26. 2.14. Mappatura per modalità di gestione dei fondi ed enti erogatori (I) 1 Distinzione fra fondi “diretti” (“tematici”) e fondi “a gestione concorrente” Mappatura per modalità di gestione del bilancio dell’UE 2 Mappatura per enti preposti alla gestione (enti erogatori) fondi “a gestione concorrente” Rilevanza del sistema di Multi Level Governance dell’UE (anche gli enti gestori si collocano su più livelli di governo, dalle DG della Commissione agli OI) Antonio Bonetti
  • 27. TIPOLOGIE DI FONDI ENTI DELEGATI ALLA GESTIONE Fondi tematici (fondi diretti) Fondi tematici a gestione centralizzata D.G. della Commissione Agenzie esecutive Fondi tematici a gestione decentrata Ministeri (Governo centrale) 2.15. Mappatura per modalità di gestione dei fondi ed enti erogatori (II) Fondi tematici a gestione decentrata Ministeri (Governo centrale) Agenzie nazionali Fondi a gestione concorrente Fondi SIE Ministeri (Governo centrale) Regioni Organismi Intermedi (es. GAL) Altri fondi a gestione concorrente Ministeri (Governo centrale) Antonio Bonetti
  • 28. Sezione 3. POLITICHE EUROPEE E FONDI SIE Europe 2020 Politiche strutturali (Fondi SIE)Politiche strutturali (Fondi SIE) Programmazione top-down e base normativa informata a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020” 3.1. Strategia “Europe 2020” e Fondi SIE Antonio Bonetti a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020” Obiettivi delle politiche strutturali coerenti con quelli della strategia “Europe 2020” (Obiettivi Tematici dei Fondi SIE) Concentrazione “tematica” e vincoli sull’allocazione delle risorse del FESR e del FSE Impostazione della specifica strategia per l’innovazione ex RIS3 (*) (*) Per RIS3 (Regional Innovation Smart Specialisation Strategy) si intende un nuovo approccio alla formulazione delle strategie nazionali/regionali per la ricerca e l’innovazione volta a renderle più coerenti con la strategia europea per la competitività e anche con i “punti di forza” dei contesti regionali.
  • 29. 3.2. La politica di coesione e il legame logico dei Fondi SIE con “Europe 2020” I Fondi Strutturali (FESR e FSE) anche nella programmazione in corso sono gli strumenti più importanti nell’ambito dei finanziamenti “a gestione concorrente” dell’UE (*). Da un lato, essi, continuano ad essere il principale strumento della politica di coesione economica, sociale e territoriale dell’UE (politica regionale europea). Al contempo, essi sono stati pensati come il principale strumento di sostegno agli investimenti produttivi della strategia “Europe 2020”. Antonio Bonetti Non a caso, tutti i Fondi richiamati sopra – FESR, FSE, FEASR e FEAMP - vengono indicati come Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) ed inoltre vengono disciplinati da un solo regolamento-quadro (o regolamento generale) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE (GUUE) nel dicembre 2013. (*) Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) è stato istituito nel 1975 e nel tempo è diventato il principale strumento della politica di coesione. Il Fondo Sociale Europeo (FSE), previsto già nei Trattati di Roma del 1957, è stato formalmente reso operativo nel 1963.
  • 30. 3.3. Le politiche strutturali e i Fondi SIE 2014-2020 Fondi SIEFondi SIE Fondi Strutturali (FESR – FSE) Politiche strutturaliPolitiche strutturali Politica regionale per le regioni NUTS II Fondo di Coesione Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale Fondo Europeo per le Attività Marittime e la Pesca (FEAMP) Politica regionale per SM con RNL/ab. < 90% Media UE Misure per lo Sviluppo Rurale Misure della Politica Comune per la Pesca Antonio Bonetti Per maggiori indicazioni sui legami fra politiche europee, bilancio dell’UE e Fondi SIE si veda la Nota 3/2016 “Ratio, obiettivi e strumenti dei Fondi Strutturali 2014-2020” disponibile sulla sezione “Open Library” del sito.
  • 31. Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione Cooperazione transfrontaliera Circa 313,3 Miliardi di Euro, di cui il 52,5% per le regioni “meno sviluppate” 3.4. Obiettivi della “politica di coesione” (art. 89 del Reg. (UE) N. 1303/2013) Antonio Bonetti Obiettivi Cooperazione interregionale Cooperazione Territoriale Europea (CTE) Cooperazione transnazionale (*) Qui si fa riferimento agli obiettivi generali della ‘politica di coesione’ nella programmazione 2014-2020 che non vanno confusi con gli Obiettivi Tematici (OT). Programmi monofondo FESR per cui sono stati stanziati circa 9 Miliardi di Euro
  • 32. Regioni meno sviluppate Regioni il cui PIL pro-capite è inferiore al 75% della media del PIL dell’UE-27 3.5. Le “categorie di regioni” (copertura geografica dei Fondi con riferimento all’Italia) 1 Basilicata Calabria Campania Puglia Sicilia Antonio Bonetti Regioni più sviluppate Regioni il cui PIL pro-capite è superiore al 90% della media del PIL dell’UE-27 Regioni in transizione Regioni il cui PIL pro-capite è compreso fra il 75% e il 90% della media del PIL dell’UE-27 2 3 Le 11 regioni e le due Province Autonome del Centro Nord Abruzzo Molise Sardegna
  • 33. 3.6. La programmazione in Italia (un quadro sintetico) Categoria di Regioni Regioni Indice del PIL procapite 2014 (Italia=100) * Programmi Regionali Regioni meno sviluppate Basilicata 68,6 1 POR FESR / 1 POR FSE Calabria 59,5 1 POR Plurifondo Campania 61,4 1 POR FESR / 1 POR FSE Puglia 61,6 1 POR Plurifondo Sicilia 61,2 1 POR FESR / 1 POR FSE Regioni in transizione Molise 68,5 1 POR Plurifondo Abruzzo 86,2 1 POR FESR / 1 POR FSE Sardegna 70,7 1 POR FESR / 1 POR FSE Regione più sviluppate 11 Regioni e 2 Province Autonome del Centro-Nord - 13 POR FESR 13 POR FSE Dati di fonte SVIMEZ: SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 91 Antonio Bonetti
  • 34. I documenti che caratterizzano l’approccio strategico dei Fondi SIE sono il Common Strategic Framework (CSF) che interessa tutti i Fondi SIE, a livello europeo, e gli Accordi di Partenariato (AdP), a livello di Stati Membri (gli artt. 9-17 del regolamento-quadro disciplinano CSF e Accordi di Partenariato). L’Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia è stato approvato dalla Commissione con Decisione di esecuzione il 29 ottobre 2014 e, come già accennato, prevede un framework strategico imperniato sugli 11 Obiettivi Tematici dei Fondi SIE. 3.7. Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia L’AdP interessa tutte le regioni italiane suddivise nelle tre categorie previste dai regolamenti (v. slide 3.5), che solo in parte rispecchiano realmente l’enorme divario inter-regionale interno. ISTAT e SVIMEZ stimano che nel 2014, fatto 100 il PIL pro-capite dell’Italia, l’Indice del Trentino Alto Adige è pari a 141,7, mentre quello della Calabria è pari a 59,5. Di poco L’Accordo, che copre tutti i Fondi SIE, ha una dimensione finanziaria consistente. Il contributo europeo ammonta a poco più di 42 Miliardi di Euro, a cui va aggiunto il cofinanziamento nazionale. Il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali (FESR e FSE) ammonta a circa 31,119 Milioni di Euro, al netto del contributo di circa 1,1 Miliardi per l’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea. pro-capite dell’Italia, l’Indice del Trentino Alto Adige è pari a 141,7, mentre quello della Calabria è pari a 59,5. Di poco superiori sono gli Indici di Sicilia (61,2), Campania (61,4) e Puglia (61,6). L’ultima regione “meno sviluppata”, la Basilicata registra un Indice pari a 68,6, ma nella precedente programmazione non era collocata nella categorie delle regioni “più povere”. La “questione meridionale”, purtroppo continua ad essere un problema grave. Nel 2014 l’Indice del PIL pro-capite per tutte le otto regioni del Mezzogiorno storico è stato pari a 63,9. Antonio Bonetti
  • 35. 3.8. Programmazione top-down dei Fondi SIE 2014-2020 Strategia “Europe 2020” Quadro Strategico Comune (QSC) Regolamento-quadro e regolamenti verticali sui Fondi SIE Livello UE Accordo di Partenariato (AdP)* 11 PO Nazionali (PON) POR FESR regionali POR FSE regionali Livello nazionale Livello regionale (*) L’AdP interessa tutti i Fondi SIE ed è imperniato su 11 Obiettivi Tematici (OT) Antonio Bonetti
  • 36. 3.9. La struttura dell’Accordo di Partenariato (I) L’Accordo di Partenariato (AdP), come è ben noto, è strutturato in: - Priorità tematiche: gli 11 Obiettivi Tematici (OT) previsti dal Quadro Strategico Comune sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) e dai Regolamenti sui Fondi SIE, - Priorità territoriali, - Priorità orizzontali. Le priorità territoriali sono (*): Aree urbane (si veda la Sezione 4 di questa Nota), Aree interne. N.B. Le “aree interne” interessate dalla strategia sono state concertate fra Governo e Regioni, a seguito di un lavoro tecnico metodologicamente ineccepibile, e sono riportate sul sito web dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (ex DPS). (*) La sezione specifica dell’AdP sulle priorità territoriali richiama anche le strategie macroregionali dell’UE e le strategie relative ai bacini marittimi che interessano l’Italia.Antonio Bonetti
  • 37. Sezione 1. LE RAGIONI DEL FOCUS SUI FONDI EUROPEI PER GLI ENTI LOCALI La Nota muove da alcune riflessioni sui seguenti aspetti: i vincoli di stabilità (interni ed “europei”) impongono a tutti gli Enti Locali (EE.LL.) di valorizzare meglio la finanza pubblica aggiuntiva resa disponibile dai Fondi dell’UE; gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per 1.1. Premesse della Nota Antonio Bonetti gli EE.LL. sono quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalla riduzione della spesa pubblica per investimenti e, quindi, sono quelli che maggiormente dovrebbero fare una riflessione sulla necessità di dotarsi di un “approccio strategico” ai finanziamenti europei. Sono, infatti, molteplici i canali di finanziamento che li vedono fra i possibili destinatari di tali fondi. Questo significa, quindi, che non solo le opportunità ci sono, ma sono anche possibili molteplici sinergie fra le linee di finanziamento; per gli EE.LL. si pone anche la esigenza di sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre il senso civico degli individui in donazioni o in lavoro volontario al servizio della collettività. Esempi virtuosi di donazioni liberali e di crowdfunding “civico” per opere di pubblica utilità, per la ricerca pubblica, per certi servizi socio-assistenziali e per la tutela della cultura, fortunatamente, si vanno moltiplicando anche nel nostro Paese.
  • 38. 3.11. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (I) Obiettivi Tematici (OT) Regioni più sviluppate Regioni in transizione Regioni meno sviluppate Totale (a) Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % OT 1 Ricerca, Sviluppo tecnologico e innovazione 909,3 12,5 177,4 13,6 2.266,0 10,6 3.352,7 11,2 OT 2 Agenda digitale 348,9 4,8 85,9 6,6 1.410,8 6,6 1.845,6 6,1 OT 3 Competitività dei sistemi produttivi 809,1 11,1 219,7 16,8 2.546,6 11,9 3.575,4 11,9 OT 4 Energia sostenibile e qualità della vita 773,0 10,6 132,1 10,1 2.233,5 10,4 3.138,6 10,4 OT 5 Clima e rischi ambientali 97,0 1,3 23,3 1,8 691,6 3,2 811,9 2,7 OT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali eOT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali e ambientali 131,4 1,8 75,6 5,8 2.134,7 9,9 2.341,7 7,8 OT 7 Mobilità sostenibile di persone e merci 0,0 0,0 0,0 0,0 2.473,5 11,5 2.473,5 8,2 OT 8 Occupazione 1.846,5 25,4 193,0 14,8 2.047,0 9,5 4.086,5 13,6 OT 9 Inclusione sociale e lotta alla povertà 974,1 13,4 143,2 10,9 2.184,5 10,2 3.301,8 11,0 OT 10 Istruzione e formazione 1.258,9 17,3 210,0 16,1 2.647,1 12,3 4.116,0 13,7 OT 11 Capacità istituzionale e amministrativa - AT 134,7 1,8 47,8 3,7 821,5 3,8 1.004,0 3,3 Totale risorse per categoria di Regioni 7.282,9 100,0 1.308,0 100,0 21.456,8 100,0 30.047,7 100,0 Assistenza tecnica 285,2 - 42,4 - 743,7 - 1.071,3 - Totale generale 7.568,1 1.350,4 22.200,5 31.119,0 (a) Comprensivo del FESR e del FSE e al netto del FEASR e del FEAMP. Fonte: elaborazioni SVIMEZ su dati Agenzia per la Coesione Territoriale SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 387Antonio Bonetti
  • 39. 3.12. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (II) La tabella riportata prima evidenzia che il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali, al netto del finanziamento specifico per l’Assistenza Tecnica alle Autorità di Gestione, si divide come segue: 1. per quel che concerne le macro-categorie territoriali, le regioni più sviluppate raccolgono il 24,2% del contributo dell’UE, quelle in transizione il 4,4% e quelle meno sviluppate il 71,4%; 2. per quel che concerne gli OT, quelli su cui si concentra maggiormente il contributo dell’UE sono l’OT 10 Istruzione e formazione (13,7% delle risorse UE), l’OT 8 Occupazione (13,6%), e l’OT 3 Competitività dei sistemi produttivi (11,9%). Molto rilevante è anche la concentrazione finanziaria sull’OT 1 Ricerca e innovazione (11,2% del totale delle risorse UE) e sull’OT 9 Inclusione sociale (11% del totale). Il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per le Attività Marittime e la Pesca (FEAMP) non intervengono in tutti gli OT. Complessivamente il loro budget è il seguente: FEASR: 10, 430 Miliardi di Euro, dei quali oltre 4 Miliardi sono allocati sull’OT 3; FEAMP: 537,3 Milioni di Euro (*). (*) L’attuazione del FEASR si basa su 21 PSR regionali e 2 Programmi Nazionali L’attuazione del FEAMP si basa su un Programma Nazionale.Antonio Bonetti
  • 40. 3.13. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (I) Le sfide territoriali per CLLD/LEADER individuate nell’AdP sono: (i) migliorare il disegno e l’implementazione delle politiche a favore di specifiche aree; (ii) promuovere una maggiore qualità della progettazione locale, (iii) promuovere con flessibilità il coordinamento delle politiche (v. AdP, p.664). Alcune specifiche sfide interessano le “aree interne”, che si caratterizzano per il fatto di essere: a una distanza significativa dai principali “centri di offerta di servizi” (*); dotate di risorse culturali e naturali rilevanti (e, sovente, sotto-utilizzate); estremamente diversificate. L’AdP delinea una strategia che, fondamentalmente, qualifica le “aree interne” come aree a forte rischio di spopolamento. L’AdP, infatti, stabilisce che “per contrastare e invertire i fenomeni di spopolamento in queste aree si intende agire attraverso progetti di sviluppo locale …, integrati da un intervento nazionale volto ad assicurare alle comunità coinvolte un miglioramento dei servizi essenziali di istruzione, salute e mobilità” (v. AdP, p. 690). (*) I Centri di Offerta di Servizi sono definiti come “quel Comune, o aggregato di Comuni confinanti, in grado di offrire simultaneamente: tutta l’offerta scolastica secondaria, almeno un ospedale di sede DEA di I livello, almeno una stazione ferroviaria di categoria silver” (v. UVAL, Strategia Nazionale per le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Materiali UVAL N. 31, 2014, p. 24) Antonio Bonetti
  • 41. 3.14. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (II) L’obiettivo centrale della SNAI, in sostanza, è l’inversione dei trend demografici negativi che caratterizzano le aree interne. Vengono individuati cinque obiettivi intermedi (v. slide successiva) che vengono perseguiti tramite due classi di azioni (strumenti): 1. Progetti di Sviluppo Locale, da focalizzare sui seguenti temi (v. AdP, p. 692): Tutela del territorio e comunità locali, Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile;Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile; Sistemi agro-alimentari e sviluppo locale; Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile, Saper fare e artigianato. 2. Adeguamento della qualità/quantità dell’offerta di servizi essenziali. Tali servizi vengono individuati in quelli che definiscono i “diritti di cittadinanza” essenziali di una comunità, ossia servizi scolastici, servizi sanitari essenziali (pronto-soccorso, emergenze punti parto, trasfusioni) e sistemi di mobilità (interni ed esterni) di qualità accettabile. Definizione delle c.d. “aree interne”: il Comitato per le Aree Interne ha stimato che queste coprono 4.261 Comuni, interessando circa il 23% della popolazione italiana, come rilevata dal Censimento della Popolazione 2011.Antonio Bonetti
  • 42. La Nota si propone specificamente di: diffondere, ampliare e migliorare la conoscenza dei principali strumenti di finanziamento dell’UE, focalizzando l’attenzione soprattutto sui fondi dell’UE potenzialmente più utili per gli EE.LL.; migliorare la conoscenza dei molteplici canali informativi sui finanziamenti diretti della UE, in modo da accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte 1.2. Obiettivi specifici della Nota Antonio Bonetti accedere in seguito più facilmente all’informazione rilevante e da formulare proposte progettuali più adatte a ciascun tipo di strumento finanziario; sensibilizzare gli Enti Locali sull’importanza della lobbying a livello europeo e del networking internazionale; diffondere la conoscenza di nuovi modelli di funding delle politiche pubbliche informati alle pratiche in uso nella raccolta fondi da privati. Vanno tenute ben presenti le seguenti criticità: (i) i finanziamenti europei non sono così abbondanti (il bilancio dell’UE si aggira su circa l’1% del PIL dell’UE); (ii) l’accesso a tali finanziamenti – specialmente nel caso di quelli “a gestione diretta” – è costoso e, non ultimo, rischioso. Ecco che di conseguenza, anche per gli Enti Locali si impone la necessità di adottare un approccio strategico ai fondi dell’UE che, in primo luogo, sia funzionale alla ricerca di varie sinergie fra i diversi strumenti di finanziamento.
  • 43. 3.16. I Programmi Operativi per l’attuazione dell’Accordo di Partenariato Programmi Operativi (PO) PO Regionali (POR) 18 POR FESR 18 POR FSE 3 POR Plurifondo3 POR Plurifondo (Calabria, Molise e Puglia) 11 PO Nazionali (PON) Antonio Bonetti
  • 44. 3.17. Logica a cascata degli strumenti giuridici che disciplinano i Fondi SIE e dei relativi livelli di programmazione strategica (struttura dei POR) Quadro Strategico Comune Regolamenti Obiettivi Tematici (11) Priorità di Investimento Accordo di Partenariato Risultati Attesi (Obiettivi Specifici dei POR) Azioni I regolamenti verticali sul FESR e sul FSE prevedono 30 Priorità di Investimento per il FESR e 24 per il FSE.Antonio Bonetti
  • 45. 3.18. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 4 Priorità di Investimento Ris. Atteso (Ob. Spec.) Interventi b) Promuovere l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle imprese 4.2 Riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nelle imprese e integrazione di fonti rinnovabili Promuovere l’efficienza energetica e l’uso dell’energia rinnovabile nelle imprese (riconversione delle aree produttive in Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate) Regione Lazio – Asse 4 Energia sostenibile e mobilità (OT 4 dell’AdP) c)Promuovere l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel settore dell'edilizia abitativa 4.1 Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali e integrazione di fonti rinnovabili Promozione dell’eco-efficienza e riduzione di consumi di energia primaria negli edifici e strutture pubbliche e sostenere l’efficienza energetica nell’edilizia abitativa e) Promuovere strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territorio, in particolare le aree urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana multimodale sostenibile e di pertinenti misure di adattamento e mitigazione 4.6 Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane Interventi di mobilità sostenibile urbana anche incentivando l’utilizzo di sistemi di trasporto a basso impatto ambientale, il completamento, l’attrezzaggio del sistema e il rinnovamento delle flotte Viene riportato questo focus sugli OT 4, 5 e 6, in quanto questi OT sono anche quelli che annoverano fra i principali beneficiari gli EE.LL.Antonio Bonetti
  • 46. 3.19. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 5 (I) Regione Marche – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP) Priorità di Investimento Ris. Atteso (Ob. Spec.) Azioni 5.1.1 Interventi di messa in sicurezza e per l’aumento della resilienza dei territori più b) Promuovere investimenti per far fronte a rischi specifici, garantire la capacità di reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di gestione delle catastrofi 5.1 Riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera l’aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera 5.1.2 Manutenzione straordinaria del reticolo idraulico, delle reti di scolo e sollevamento acque, laminazione delle piene e stabilizzazione delle pendici, utilizzando, ove possibile, infrastrutture verdi 5.1.4 Integrazione e sviluppo di sistemi di prevenzione, anche attraverso meccanismi e reti digitali interoperabili di allerta precoce Antonio Bonetti
  • 47. 3.20. I POR FESR regionali e le politiche pubbliche. L’OT 5 (II) Regione Lazio – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP) Priorità di Investimento Ris. Atteso (Ob. Spec.) Interventi b) Promuovere investimenti per far fronte a rischi specifici, garantire 5.1 Riduzione del rischio Interventi di messa in sicurezza e per l’aumentofronte a rischi specifici, garantire la capacità di reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di gestione delle catastrofi 5.1 Riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera Interventi di messa in sicurezza e per l’aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera N.B. La Regione Lazio, diversamente da altre Regioni, non ha attivato un Asse specifico per l’OT 6 “Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse”. In pratica, alcune tipologie di interventi attivabili da questo OT saranno attuati tramite la programmazione regionali degli interventi per lo sviluppo rurale finanziati dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Antonio Bonetti La struttura del POR FESR Lazio è riportata nell’Allegato III.
  • 48. 1.3. Fondi SIE ed Enti Locali (I) Nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali e per l’Investimento Europeo (Fondi SIE), gli Enti Locali hanno minori opportunità e maggiori responsabilità. Questa esplicita posizione si attaglia soprattutto ai Fondi Strutturali (FESR e FSE), mentre appare sostanzialmente invariato il novero delle opportunità legate all’attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale regionali cofinanziati dal FEASR. Se si guarda, in particolare, agli Obiettivi Tematici 1 e 3 dei Fondi SIE 2014-2020 è indubitabile che i principali Antonio Bonetti destinatari degli interventi saranno gli operatori del settore della ricerca e del sistema produttivo. Gli Enti Locali (EE.LL.), invece, avranno maggiori opportunità in relazione agli Obiettivi Tematici 2, 4, 5 e 6. A parere di chi scrive, quindi, i giudizi che talvolta si leggono sulle maggiori opportunità nella nuova programmazione per gli EE.LL. appaiono quantomeno affrettati. Inoltre, non va dimenticato che tali opportunità rischiano di restare lettera morta per le difficoltà dei Comuni di garantire la quota di cofinanziamento dei progetti e, al tempo stesso, ottemperare al vincolo di stabilità interno. Va anche aggiunto, tuttavia, che è assolutamente giunto il tempo in cui gli Enti Locali guardino con più interesse e coraggio alle opportunità dischiuse dai finanziamenti “diretti” dell’UE, specialmente laddove ci siano linee di finanziamento specificamente dedicate come nel caso di Europa per i Cittadini.
  • 49. Macro-categorie PON Fondi Tutte le macro-categorie di regioni Governance e Capacità Istituzionale FSE, FESR Città Metropolitane (Metro) FSE, FESR Per la scuola FSE, FESR Inclusione sociale FSE Garanzia Giovani (Iniziativa Occupazione FSE + fondi allocati direttamente sul bilancio 3.22. I PON di regioni Garanzia Giovani (Iniziativa Occupazione Giovani) direttamente sul bilancio dell’UE PON Sperimentazione Politiche Attive del Lavoro (SPAO) FSE Regioni in transizione e regioni meno sviluppate Imprese e competitività FESR Ricerca e Innovazione FSE, FESR Regioni meno sviluppate Infrastrutture e reti FESR Cultura FESR Legalità FSE, FESR * I PON più utili per la città e gli enti locali sono il PON Metro, PON “Per la scuola”, PON Inclusione sociale, PON Cultura, e anche PON Infrastrutture e Reti (relativamente agli interventi nelle aree urbane) .Antonio Bonetti
  • 50. 3.23. La dotazione finanziaria dei PON PON VA (mln di Euro) Quota di ogni PON (%) PON Città Metropolitane 588 5,5 PON Cultura 368 3,5 I PON nazionali hanno una dotazione finanziaria complessiva di quasi 10,7 Miliardi di Euro (escluso il cofinanziamento nazionale), pari a circa il 34,3% del montante complessivo di Fondi Strutturali a disposizione per il settennio. I due PON con il budget più elevato sono PON Imprese e Competitività e PON Infrastrutture e Reti. PON Cultura 368 3,5 PON Governance e Capacità Istituzionale 584 5,5 PON Imprese e Competitività 1.776 16,7 PON Inclusione 827 7,8 PON Infrastrutture e Reti 1.383 13,0 PON Iniziativa Occupazione Giovani 1.135 10,6 PONLegalità 283 2,7 PON per la Scuola 1.615 15,1 PON Ricerca e Innovazione 926 8,7 PON Sistemi di politiche attive per l'occupazione 1.181 11,1 Totale 10.666 100,0 Antonio Bonetti
  • 51. 4.1. Il dibattito su “agenda urbana” e “smart cities” in Italia L’agenda urbana, come sviluppata nell’ambito dei PO, riprende ovviamente le indicazioni del regolamento- quadro e, soprattutto, quelle del Capo II del regolamento FESR, oltre che i risultati delle riflessioni teoriche e delle sperimentazioni di nuovi servizi in ambito urbano degli ultimi anni (a questo tema la Commissione ha Sezione 4. PRIORITÀ “AGENDA URBANA” E FONDI PER LE “SMART CITIES” dedicato negli anni recenti diverse Comunicazioni). Fra i filoni di ricerca/contributi più significativi si segnalano: la “Carta di Lipsia” sulle città sostenibili; la “Carta di Toledo” sulla rigenerazione urbana; l’agenda territoriale 2020 dell’UE; lo studio “The city of tomorrow” e la Comunicazione della Commissione sulla “agenda urbana”: The urban dimension of EU policies. Key features of an urban agenda, COM (2014) 490 finale del 18 luglio 2014. N.B. Diversi pregevoli contributi sul paradigma “smart cities” si possono scaricare dal portale del centro di ricerca World Economic Forum (www.weforum.org)Antonio Bonetti
  • 52. 4.2. Il “patto di Amsterdam” sull’agenda urbana europea Il Consiglio informale dei Ministri dei Paesi dell’UE responsabili per le questioni regionali e urbane sulla c.d. “agenda urbana europea” (tenutosi ad Amsterdam il 30 maggio scorso) ha stabilito – con la ratifica del “patto di Amsterdam” - che l’agenda urbana europea dovrà essere portata avanti sulla base di 12 partenariati che si occuperanno di altrettante aree tematiche prioritarie per lo sviluppo delle città, ossia: 1) integrazione dei migranti e dei rifugiati, 2) qualità dell'aria, 3) povertà urbana, 4) alloggi, 5) economia circolare, 6) posti di lavoro e competenze professionali nell'economia locale, 7) adattamento aieconomia circolare, 6) posti di lavoro e competenze professionali nell'economia locale, 7) adattamento ai cambiamenti climatici, 8) transizione energetica, 9) uso sostenibile del territorio e soluzioni fondate sulla natura, 10) mobilità urbana, 11) transizione digitale, 12) appalti pubblici innovativi e responsabili. Fra questi 12 partenariati, 4 sono già stati avviati. Si tratta di quelli che si occupano delle seguenti aree tematiche: • integrazione dei migranti e dei rifugiati (coordinato dalla città di Amsterdam), • qualità dell'aria (coordinato dall’Olanda), • alloggi (coordinato dalla Slovacchia), • povertà urbana (coordinato dal Belgio e dalla Francia). Antonio Bonetti
  • 53. 4.3. Smart cities, agenda urbana e gli interventi specifici del FESR (artt. 7-9 del Reg. FESR) Art. 7 – Sviluppo urbano sostenibile (i) Il FESR sostiene lo sviluppo urbano sostenibile, tenendo anche conto dell’esigenza di promuovere i collegamenti tra aree urbane e rurali, (ii) il FESR interviene attraverso: - gli Investimenti Territoriali Integrati (art. 36 del regolamento generale); - un Programma Operativo (PO); - un Asse di un PO. Art. 9 – Rete di sviluppo urbano Art. 8 – Urban Innovative Actions La Commissione istituisce una Rete di Sviluppo Urbano per promuovere il miglioramento delle competenze in materia di politiche urbane, la creazione di reti e lo scambio di conoscenza e buone pratiche fra le autorità urbane. La Commissione sulla base dell’art. 8 ha lanciato un’azione innovativa indicata come Urban Innovative Actions (UIA). Antonio Bonetti N.B. Almeno il 5% delle risorse del FESR, nella programmazione 2014-2020, deve essere allocato per la priorità orizzontale “agenda urbana”
  • 54. 4.4. La priorità “agenda urbana” in Italia A livello europeo e nazionale l’agenda urbana muove dalla consapevolezza che le città sono sia attrattori delle migliori risorse mobili, sia il centro di molteplici problematiche. In Italia il dibattito sulle “smart cities” è molto vivace da diversi anni e si interseca con quello sulla riforma del sistema istituzionale e della Pubblica Amministrazione. L’agenda urbana per la programmazione in corso è ampiamente tratteggiata nell’AdP e,L’agenda urbana per la programmazione in corso è ampiamente tratteggiata nell’AdP e, fondamentalmente, interessa: le 10 città metropolitane individuate con legge nazionale (*) e le 4 città metropolitane individuate dalle Regioni a Statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina e Palermo), per le quali interverrà il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON “Metro”), le città medie e i poli urbani regionali (in primo luogo capoluoghi di provincia e di regione), che beneficeranno dei POR regionali cofinanziati dal FESR e dal FSE. (*) Le Città Metropolitane stabilite dalla L. 56/2014 (“legge Delrio”) sono: Genova, Torino, Milano, Venezia, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria Antonio Bonetti
  • 55. 4.5. La “riforma Delrio” La “riforma Delrio” (L. 56/2014) imprime una forte accelerazione ai processi di riforma dell’ordinamento istituzionale (“a Costituzione invariata”), prevedendo fra le altre cose: l’istituzione delle Città Metropolitane (14), attuando finalmente il dettato della L. 142/1990; la sostituzione di queste alle ex omonime Province; un significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti diun significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti di secondo livello non elettivi. Viene peraltro prevista una riduzione delle funzioni delle Province nell’attesa della loro definitiva soppressione con legge di rango costituzionale; l’adozione da parte delle Città Metropolitane di Piani Strategici (a marzo di quest’anno, stando a uno studio di Ernst&Young, solo Firenze, Bologna e Torino si erano dotate di questo strumento); leggi di riordino regionali (a marzo di quest’anno, solo Lazio e Molise non avevano provveduto ad emanarle). Antonio Bonetti (*) Alle 14 Città Metropolitane corrispondono ben 1.357 Comuni che raccolgono quasi 22 milioni di abitanti, ma un dato è indicativo di come l’agenda urbana in Italia dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle “città medie”: solo Roma e Milano nel nostro paese superano il milione di abitanti.
  • 56. 4.6. Alcune criticità della “riforma Delrio” Stato (governo centrale) UE Antonio Bonetti Comuni Regioni Aree vaste intermedie ProvinceProvince Quali funzioni attribuire agli enti di secondo livello? Come sostenere le città medie ed evitare fratture socio- demografiche infra-regionali? Quale “rescaling” istituzionale per le aree vaste intermedie?
  • 57. 1.4. Fondi SIE ed Enti Locali (II) Ciò che è innegabile è che sono aumentate/aumenteranno le responsabilità degli EE.LL. in relazione all’obiettivo di un efficace uso dei Fondi SIE 2014-2020, quantunque sia evidente una tendenza alla “ricentralizzazione” per quanto concerne la programmazione degli interventi. Questa considerazione muove in primo luogo dall’ulteriore revisione del sistema istituzionale italiano, con una più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – diuna più forte deverticalizzazione verso il basso – a livello di Comuni e di Unione dei Comuni – di responsabilità di governo e di gestione della finanza pubblica, comportata dallo svuotamento di poteri delle Province (a seguito della “riforma Delrio” ex L. 56/2014). In merito, va anche aggiunto che in Italia la nuova programmazione dei Fondi SIE è fortemente indirizzata, inter alia, proprio all’obiettivo di migliorare il rapporto fra PA e cittadini e di aumentare l’efficienza dei servizi pubblici. Lo schema riportato nella slide che segue ha proprio la funzione di evidenziare come sia la “riforma Del io” dell’ordinamento istituzionale del Paese (L. 56/2014), sia la “riforma Madia” della Pubblica Amministrazione (L. 124/2015) possano costituire delle opportunità per gli Enti Locali (EE.LL.) anche in termini di finanza pubblica aggiuntiva (europea e nazionale) che possono intercettare per migliorare la loro efficienza e anche la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Antonio Bonetti
  • 58. PON Città Metropolitane Agenda urbana europeaAgenda urbana europea (“patto di Amsterdam”)(“patto di Amsterdam”) 4.8. I principali finanziamenti dell’UE per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia Agenda urbana: i principali finanziamenti europei per l’attuazione in Italia PON Città Metropolitane PON Inclusione sociale Europa per i Cittadini – Strand 2 Impegno democratico Iniziative “Urbact” e “Urban Innovative Actions” (*) Vanno anche considerati gli interventi delle Regioni finanziabili con i POR FESR regionali (si segnalano, in particolare, gli OT 4, 5 e 6 dell’AdP). In merito si veda l’Allegato III su struttura del POR FESR Lazio e OT 4, 5 e 6.Antonio Bonetti
  • 59. POR FESR 1. LIFE 2. INTERREG EUROPE 3. Programmi di Cooperazione Transfrontaliera Accessibili per le città dell’intero Paese 4.9. Altri finanziamenti per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia (I) PON “Legalità” PON “Cultura” Altri finanziamenti POR FESR PON “Per la scuola” Accessibili solo per città delle regioni “in ritardo di sviluppo” Antonio Bonetti Programma Nazionale FAMI
  • 60. 4.10. Altri finanziamenti per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia (II) In merito ai finanziamenti per le “smart cities” vanno aggiunte alcune precisazioni: in linea di principio tutti gli Enti Locali e tutte le Istituzioni/aree della PA possono beneficiare di quegli specifici interventi di “upgrade” della PA resi possibili dall’attuazione del PON Governance e dell’OT 2 (agenda digitale) dei Fondi SIE 2014-2020. Vanno tenuti in debita considerazione, pertanto, anche i Programmi pluriennali dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per la c.d. “PA digitale” e l’Iniziativa “ICT enabled Public Sector innovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea; Antonio Bonetti l’Iniziativa “ICT enabled Public Sector innovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea; l’attuazione degli interventi per le “smart cities” chiama in causa anche il settore dei trasporti e, quindi, si amplia (e complica) ulteriormente il quadro generale degli strumenti di finanziamento potenzialmente disponibili. In questa luce va almeno richiamato il PON “Reti e mobilità” che interessa le sole 5 regioni italiane “in ritardo di sviluppo”; nell’ambito del Programma Quadro per la ricerca Horizon 2020 sono previste diverse linee di finanziamento per migliorare l’efficacia dei servizi urbani (si pensi ai progetti “Lighthouse Smart Cities”); nell’ambito delle iniziative del “patto di Amsterdam”, la Commissione ha assunto l’impegno di implementare entro la fine del 2016 uno sportello unico telematico (portale web) sulle questioni urbane che, inter alia, dovrà contribuire a migliorare le informazioni disponibili sui finanziamenti per le città.
  • 61. 4.11. Finanziamenti pubblici per la ricerca più utili per l’implementazione del paradigma “smart cities” 1. Horizon 2020 Pilastro II LEIT ICT (*) Pilastro III SC 1 – Health SC 3 – Energy SC 4 – Smart Transport Smart living e domotica (IoT per la casa) Pilastro III “Societal Challenges” SC 4 – Smart Transport SC 6 - Europe in a changing world 2. Piano Nazionale della Ricerca 2015 - 2020 (PNR 2015-2020) In particolare, le “aree”: 9. Smart communities 12. Mobilità Antonio Bonetti (*) I LEIT (Leadership in Enabling and Industrial Tchnologies) sono uno dei tre strand del II Pilastro. PEI su “Smart Cities & Communities”
  • 62. 4.12. Partenariato Europeo per l’Innovazione “Smart Cities and Communities” I Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI) sono particolari strumenti sperimentali volti a rafforzare l’orientamento alla ricerca e all’innovazione del sistema socio-economico europeo lanciati nell’ambito dell’Iniziativa Faro “Unione dell’Innovazione” della strategia “Europe 2020”. I PEI che sono stati lanciati sono: Invecchiamento attivo, Produttività e sostenibilità del sistema agricolo, Smart Cities and Communities,Smart Cities and Communities, Acqua, Materie prime. Il PEI Smart Cities and Communities - https://eu-smartcities.eu – era stato approvato nel 2011 con un budget di 87 milioni e con la missione di contribuire a ridurre i consumi energetici nelle aree urbane. L’anno seguente questo PEI è stato varato ufficialmente con una missione più ampia (il PEI, da quel momento, si occupa anche di ICT e di sistemi di trasporto) e con un budget più elevato (365 Milioni di Euro). Nel corso del 2016 il PEI ha lanciato una importante consultazione pubblica sul civic engagement in Europa, basata sul c.d. “European Manifesto on Citizen Engagement” . Antonio Bonetti
  • 63. 4.13. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (I) Gli obiettivi specifici dell’agenda urbana (e del PON “Città Metropolitane”) sono: Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città utilizzando tecniche e metodi innovativi, anche legate allo sviluppo dei servizi digitali (paradigma “smart cities”); Promozione di pratiche e di progetti di inclusione sociale per la popolazione e iPromozione di pratiche e di progetti di inclusione sociale per la popolazione e i quartieri in condizioni di disagio, attraverso la riqualificazione degli spazi e la previsione di servizi e percorsi di accompagnamento. Il PON Città Metropolitane, indirettamente, avrà una funzione servente importante sia rispetto alla attuazione della riforma ex L. 56/2014 (“riforma Delrio”), sia rispetto alla formulazione dei Piani Strategici Metropolitani (piani triennali di cui si dovranno dotare le Città Metropolitane). Antonio Bonetti (*) Va anche segnalata, a titolo di completezza l’istituzione “Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”, gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una dotazione di 500 milioni/€ per l’anno 2016. Questo Fondo, ai sensi dell’art. 1, commi 974 – 978 della Legge 208/2015 (legge di stabilità per il 2016) finanzia il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”.
  • 64. 4.14. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (II) I drivers (tre stabiliti a livello nazionale e uno da ciascuna Amministrazione regionale) dello sviluppo urbano sostenibile individuati nell’AdP sono: Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e per gli utilizzatori delle città, Pratiche e progetti per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragile e per aree e quartieri disagiati, Rafforzamento della capacità delle città di potenziare i segmenti locali di filiere produttive globali,Rafforzamento della capacità delle città di potenziare i segmenti locali di filiere produttive globali, Driver specifico stabilito da ogni regione (soprattutto con riferimento agli OT 5 e 6). Il PON “Città Metropolitane” (PON Metro) interviene direttamente sui primi due drivers, ma non sugli altri due, sui quali invece intervengono le Regioni con i POR FESR regionali. In particolare, sul terzo driver intervengono le azioni dei POR FESR di cui all’OT 3 “Competitività delle imprese”, mentre sul quarto intervengono le azioni di cui agli OT 5 e 6 dell’AdP (*) . Antonio Bonetti (*) Per quanto concerne il Lazio si ricorda la positiva esperienza, nella programmazione 2007-2013, dei PLUS. Il Programma Piano Locale Urbano di Sviluppo (PLUS) è stato attuato nell’ambito del POR FESR 2007-2013 dopo la sua riprogrammazione di medio termine. (www.pluslazio.eu)
  • 65. 4.15. Il PON Città Metropolitane (I) Il Programma Operativo Nazionale plurifondo Città Metropolitane 2014-2020 (PON “Metro”), approvato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2015, ha una dotazione finanziaria di oltre 892 milioni di Euro di cui 446 a valere sul Fondo di Sviluppo Regionale (FESR) e 142 sul Fondo Sociale Europeo (FSE), cui si aggiungono 304 milioni di cofinanziamento nazionale. Come già rilevato, esso tiene ampiamente conto del processo di revisione dei poteri istituzionali in Italia ex L. 56/2014. Il PON Metro interviene con tassi di contribuzione differenziati a seconda della categorie di regioni in cui ricadono le Città Metropolitane (*) e, come emerge dalla slide 4.16, concentra sull’Asse 2 “Sostenibilità Urbana” (FESR) la quota maggiore delle risorse (35,6%). L’Autorità di Gestione è l’Agenzia per la Coesione Territoriale, ma le città interessate saranno individuate quali Autorità Urbane (AU), ai sensi dell’art.7 del regolamento FESR, venendo ad assumere il ruolo di Organismo Intermedio (OI). La delega investe direttamente di responsabilità i sindaci dei 14 Comuni capoluoghi di Città metropolitane e costituisce conditio sine qua non per la piena operatività del PON. (*) La quota di partecipazione dei Fondi SIE è pari al 75% per le Città che ricadono nelle regioni “meno sviluppate” e al 50% nelle altre aree.Antonio Bonetti
  • 66. 4.16. Il PON Città Metropolitane (II) Assi OT ex AdP Fondi SIE Budget (Euro) Distribuzione per Assi (in %) Agenda digitale (FESR) OT 2 FESR 151.982.830,0 17,0 Sostenibilità urbana (FESR) OT 4 FESR 318.288.000,0 35,6 Servizi per l'inclusione sociale (FSE) OT 9 FSE 217.193.592,0 24,3 Infrastrutture per l'inclusione sociale (FESR) OT 9 FESR 169.751.580,0 19,0 Assistenza tecnica (FESR) FESR 35.717.332,0 4,0 892.933.334,0 100,0 Antonio Bonetti
  • 67. 4.17. Il PON Città Metropolitane (III) Il PON Metro “si inserisce nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e delle strategie di sviluppo urbano sostenibile delineate dall’Accordo di Partenariato”. “L’area interessata dal PON si riferisce al massimo al territorio delle Città metropolitane, con interventi più mirati su porzioni di questi territori e in particolare sul territorio del Comune capoluogo” (*).capoluogo” (*). “Il PON Metro interviene per sostenere, con modelli di intervento comuni, specifiche e determinate azioni prioritarie che compongono una strategia unificante a livello nazionale per le Città metropolitane, affrontando congiuntamente e in modo coordinato alcune delle sfide che interessano tali contesti territoriali”. Fonte: Commissione Europea - Italia, “PON Città metropolitane”, Codice Identificativo: CCI 2014IT16M2OP004 (*) Sul testo ufficiale del PON Metro (v. p. 2) viene specificato che l’area territoriale di riferimento è la Città metropolitana limitatamente alle azioni immateriali legate all’agenda digitale e ad azioni di inclusione sociale cofinanziate dal FSE. Gli altri interventi del PON sono circoscritti al territorio del Comune capoluogo.Antonio Bonetti
  • 68. 4.18. Il PON Città Metropolitane (IV) Il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020 prevede interventi nei settori dell'agenda digitale, dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, del disagio abitativo e dell’inclusione sociale (i quattro Assi operativi, a cui si aggiunge l’Asse di assistenza tecnica). Il PON “Metro”, pertanto, prevede non solo azioni inerenti PA digitale, tecnologie digitali per migliorare i servizi urbani e sistemi di trasporto urbano organizzati meglio e meno inquinanti, ma anche interventi di contrasto della povertà materiale e di riduzione della marginalità estrema attraverso l’Asse 3 e l’Asse 4, concentrando le azioni su due gruppi target:3 e l’Asse 4, concentrando le azioni su due gruppi target: individui senza fissa dimora, comunità emarginate (rom e altri alloggiati nei “campi nomadi”). Questo PON, quindi, presenta rilevanti sinergie potenziali con un altro PON che interessa l’intero territorio nazionale, ossia il PON “Inclusione sociale”, PON di cui è Autorità di Gestione il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Gli Assi operativi di questo PON sono: 1. Sostegno per l’inclusione attiva, 2. Innovazione sociale, 3. Economia sociale, integrazione e antidiscriminazione, 4. Capacità amministrativa e azioni di sistema. Antonio Bonetti
  • 69. 4.19. La struttura del PON Città Metropolitane (V) Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni 1. Agenda digitale metropolitana (FESR) 1.1. Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamente interoperabili (agenda digitale) 1.1.1 Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani della smart city 2.1 Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle 2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile 2. Sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana (FESR) energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico 2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile 2.1.2 Risparmio energetico negli edifici pubblici 2.2. Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane 2.2.1 Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti 2.2.2 Rinnovamento e potenziamento tecnologico delle flotte del TPL 2.2.3 Mobilità lenta 2.2.4 Corsie protette per il TPL e nodi di interscambio modale Antonio Bonetti (continua)
  • 70. 4.20. La struttura del PON Città Metropolitane (VI) Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni 3. Servizi per l'inclusione sociale (FSE) 3.1 Riduzione del numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo 3.1.1 Azioni integrate di contrasto alla povertà abitativa 3.2 Riduzione della marginalità estrema e 3.2.1 Percorsi di accompagnamento alla casa per le comunità emarginate (segue) marginalità estrema e interventi di inclusione emarginate 3.2.2 Servizi a bassa soglia per l'inclusione dei senza dimora o assimilati 3.3. Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale 3.3.1 Sostegno all’attivazione di nuovi servizi in aree degradate 4. Infrastrutture per l'inclusione sociale (FESR) 4.1 Riduzione del numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo 4.2. Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale 4.1.1 Realizzazione e recupero di alloggi 4.2.1 Recupero di immobili inutilizzati e definizione di spazi attrezzati da adibire a servizi di valenza sociale Antonio Bonetti
  • 71. 1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e finanziamenti potenzialmente utili per attuarle Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia” PON Città Metropolitane Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche l’Allegato IAntonio Bonetti PON Città Metropolitane PON Governance e Capacità Istituzionale Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban Innovative Actions”
  • 72. 1.5. Indicazioni su riforme istituzionali e amministrative e finanziamenti potenzialmente utili per attuarle Riforma “Riforma “DelrioDelrio” e “riforma “Madia”” e “riforma “Madia” PON Città Metropolitane Su riforme, Fondi SIE , PON Governance e PON Inclusione sociale si veda anche l’Allegato IAntonio Bonetti PON Città Metropolitane PON Governance e Capacità Istituzionale Iniziativa “ICT-enabled” Public Sector Innovation Iniziative “Interreg Europe”, “Urbact” e “Urban Innovative Actions”
  • 73. 4.23. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (II) Paradigma “ambient assisted living” Azione 3.1.1 Azione 4.1.1 Paradigma “housing first” Antonio Bonetti Modelli di “community hubs” Azione 3.3.1 Azione 4.2.1 Integrazione dei servizi di cura N.B. Le azioni del PON richiamate sopra, specialmente la 3.3.1 e la 4.2.1 prevedono inter alia un forte empowerment di enti non profit e imprese “a vocazione sociale”
  • 74. 4.24. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (III) Un utile progetto per capire meglio il legame fra problemi delle aree urbane, innovazione sociale e coesione sociale è certamente il progetto WILCO (Welfare Innovations at the Local level in favour of COhesion). Tale progetto è stato implementato fra dicembre 2010 e gennaio 2014 da un consorzio di 12 Istituti di ricerca – fra cui, anche qui, il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII Antonio Bonetti ricerca – fra cui, anche qui, il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII Programma Quadro di R&ST di quasi 2,45 Milioni di Euro. Gli obiettivi di fondo del progetto, articolato in 8 Work Packages, sono stati: identificare pratiche sociali innovative nelle città europee e i fattori che catalizzano la loro diffusione; collocare opportunamente tali pratiche innovative nel contesto dato di politiche urbane e problematiche sociali; individuare suggerimenti concreti per sostenere l’innovazione sociale a livello locale. WILCO Project: http://www.wilcoproject.eu/the-project/ Altri rilevanti progetti di ricerca sulla “social innovation” sono presentati sul portale gestito dalla Commissione Europea: http://siresearch.eu
  • 75. 4.25. Il PON Città Metropolitane e nuovi modelli di integrazione di migranti e dop-out Integrazione di individui “fragili” e paradigma “housing first” Nel PON Metro (v. p. 77) tale paradigma viene spiegato nei seguenti termini: «secondo il paradigma “Housing First” la disponibilità di una casa “adatta” alle esigenze dell’individuo fragile costituisce la precondizione essenziale per consentire l’innesco del graduale percorso necessario alla sua piena integrazione nella società». La crescente attenzione per il paradigma “Housing First” è anche confermato dall’analisi del bando 2016 del Programma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo. Un progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa AliceUn progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa Alice ad Alba (CN). http://www.coopalice.net/index.php/casapina Antonio Bonetti Integrazione di migranti/rifugiati e rilancio di borghi a rischio spopolamento Un altro esempio concreto di interventi innovativi nelle città per favorire l’inclusione sociale è stato sviluppato negli anni recenti da diversi piccoli borghi isolati e rischio di spopolamento della Calabria. In questi piccoli borghi l’abbattimento di pregiudizi sociali e la fornitura di alloggi nei centri storici e di occasioni di lavoro a migranti e rifugiati ha consentito di bloccare il fenomeno dello spopolamento e di contrastare il declino dell’economia locale. Questo movimento è partito dal Comune di Riace, dove l’iniziativa ha prodotto risultati così rilevanti da aver fatto diventare il piccolo borgo di Riace una best practice oggetto di studio e di attenzione dei media internazionali.
  • 76. 5.1. L’importanza dei Programmi di Cooperazione Territoriale Europea I Programmi del secondo obiettivo della politica di coesione (politica regionale europea) sono tutti – direttamente o indirettamente – particolarmente importanti per dare corso alla priorità “agenda urbana”, in quanto: anche questi Programmi vanno considerati serventi rispetto agli obiettivi dell’agenda “Europe 2020”, segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulle Sezione 5. STRUTTURA E IMPORTANZA DELL’OBIETTIVO COOPERAZIONE TERRITORIALE EUROPEA DEI FONDI SIE segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulle tecnologie digitali (ICT); questi Programmi (specialmente quelli che ricadono nell’alveo della “cooperazione interregionale europea”) hanno un focus specifico su problemi di trasporti, sulle reti (materiali e immateriali) e su una equilibrata pianificazione territoriale (urbana). Ai sensi dell’art. 2 del Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla Cooperazione Territoriale Europea (CTE), le componenti di questo secondo obiettivo della politica di coesione sono: (i) cooperazione transfrontaliera; (ii) cooperazione transnazionale; (iii) cooperazione interregionale (Programmi INTERREG EUROPE, URBACT, INTERACT, ESPON). Antonio Bonetti
  • 77. Cooperazione Transfrontaliera (i) 60 Programmi di Cooperazione transfrontaliera interna (ii) 12 Programmi di Cooperazione transfrontaliera IPA (iii) 16 Programmi di Cooperazione transfrontaliera ENI Tali Programmi interessano le “regioni NUTS III” (in Italia corrispondono alle Province o a parti di esse) e richiedono la cooperazione politica fra Autorità pubbliche su due lati di un confine (interno o esterno) 5.2. L’Obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” nel periodo 2014-2020 Cooperazione Interregionale Cooperazione Transnazionale 4 Programmi di ricerca, scambio di buone pratiche e di networking aventi per oggetto “agenda urbana” e politiche territoriali dell’UE 15 Programmi di cooperazione transnazionale Interessano le “regioni NUTS II”, contribuendo a definire delle grandi aree territoriali, fortemente integrate, che possono anche interessare territori al di fuori dei confini fisici dell’UE (v. slide che segue) Antonio Bonetti
  • 78. 5.3. I Programmi di Cooperazione Transnazionale Antonio Bonetti Fonte: Commissione Europea - DG Regio
  • 79. 5.4. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (I) Cooperazione transfrontaliera Interna (8, tutti cofinanziati dal FESR) Esterna (3) Cooperazione interregionale CTE in Italia Cooperazione transnazionale Urbact. Interreg Europe, Interact, ESPON 4 Programmi Antonio Bonetti N.B. I tre Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna vedono il cofinanziamento di IPA e FESR o di ENI e FESR
  • 80. IT – Francia Alpi (ALCOTRA); IT - Francia marittimo; IT – Svizzera; IT- Austria; IT – Croazia; IT – Francia Alpi (ALCOTRA); IT - Francia marittimo; IT – Svizzera; IT- Austria; IT – Croazia; ENI MED ENI Italia Tunisia IPA Italia Albania Montenegro Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri interniProgrammi transfrontalieri interni 5.5. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (II) IT – Croazia; IT – Malta; IT – Slovenia; Grecia – IT. IT – Croazia; IT – Malta; IT – Slovenia; Grecia – IT. Il Lazio nella programmazione in corso è interessato da (i) il Programma ENI MED cofinanziato da ENI e FESR (una delle priorità di azione è trattamento e riciclo dei rifiuti urbani) e da (ii) il Programma Transnazionale Mediterraneo. Spazio Alpino Europa Centrale Mediterraneo Adriatico – Mar Ionio (Adrion) Programmi transnazionaliProgrammi transnazionali Antonio Bonetti
  • 81. INTERREG EUROPE (scambio di esperienze in relazione allo sviluppo delle regioni e della politica regionale europea *) URBACT (scambio di esperienze su buone prassi in relazione allo sviluppo urbano sostenibile) 5.6. Gli strand della componente “interregionale” dell’ Obiettivo CTE INTERACT (scambio di esperienze inerenti la gestione dei Programmi di cooperazione) ESPON (analisi delle tendenze di sviluppo in relazione agli obiettivi della politica di coesione e di uno sviluppo armonioso del territorio dell’UE ex SSSE) CooperazioneCooperazione InterregionaleInterregionale Antonio Bonetti N.B. Su INTERREG EUROPE si veda l’Allegato IV
  • 82. 5.7. URBACT 2014-2020. Base normativa e caratteristiche essenziali URBACT è un programma di studio e trasferimento di conoscenze e buone pratiche fra città (autorità urbane) che era stato varato nel 2002. URBACT, quindi, finanzia ricerche e progetti di trasferimento di conoscenza/buone pratiche e non investimenti o progetti pilota. La base normativa è dettata dal Reg. (UE) N. 1303/2013 sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9).(Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9). L’Ente erogatore, per la parte FESR, è la Commissione Europea - Direzione Generale Politica Regionale e Politiche Urbane. Gli interventi del Programma sono definiti e finanziati sotto l’OT 11 dei Fondi SIE (“Capacity building”), ma sono anche interessati gli OT: 1 “Ricerca e innovazione”, 4 “Low carbon economy”, 6 “Protezione dell’ambiente e uso efficiente delle risorse”, 8. “Occupazione” e 9. “Inclusione sociale e lotta alla povertà”. Fra le maggiori novità della programmazione 2014-2020 si segnala una maggiore attenzione non solo per la fase di definizione delle migliori politiche, ma anche per quella di implementazione. (*) Portale del programma: www.urbact.eu In Italia si possono richiedere informazioni e chiarimenti al centro di ricerca dell’ANCI Cittalia.Antonio Bonetti
  • 83. 5.8. URBACT 2014-2020. Missione e obiettivi specifici Migliorare le politiche urbane, mettendo in gradoMigliorare le politiche urbane, mettendo in grado le città di lavorare insieme e sviluppare soluzionile città di lavorare insieme e sviluppare soluzioni integrate ai problemi comuniintegrate ai problemi comuni Capacity for policy delivery Missione N.B. URBACT è un programma di apprendimento e trasferimento delle conoscenze che non finanzia investimenti e progetti pilota Policy design Policy implementation Building and sharing knowledge Obiettivi specifici Antonio Bonetti
  • 84. 5.9. URBACT 2014-2020. Le tre principali azioni 1. Transnational networking 1.2. Implementation networks 1.1. Action planning networks 1.3. Transfer of good practices networks 2. Capacity building activities 3. Capitalisation and dissemination (*) Interventi ammissibili a beneficio e beneficiari cambiano a seconda delle tipologie di azioni, quindi bisogna sempre controllare Programma ufficiale e call for proposal.Antonio Bonetti
  • 85. 5.10. Gli obiettivi delle tre principali azioni 1. Transnational networking 2. Capacity building activities 3. Capitalisation and dissemination sostenere le città mediante l'ideazione e la valorizzare le competenze degli attori urbani costruire e condividere conoscenze, pratiche emediante l'ideazione e la realizzazione di strategie urbane integrate basandosi sul mutuo apprendimento e sullo scambio di buone pratiche degli attori urbani aiutandoli a sviluppare approcci integrati e partecipativi alla creazione e alla realizzazione di politiche urbane* raccomandazioni ed informare sulla progettazione e sulla realizzazione delle politiche urbane sostenibili a livello locale, regionale, nazionale e comunitario Antonio Bonetti (*) Va evidenziato che l’esigenza di sperimentare approcci partecipativi alla formulazione di politiche per le città e gli interventi degli EE.LL. è centrale anche nell’Azione 3.1.5 del PON Governance.
  • 86. 5.11. Copertura geografica e dotazione finanziaria di URBACT 2014-2020 Il Programma ha un budget di 96.324.550 Euro (meno di 100 milioni di Euro su 7 anni), con una partecipazione del FESR che si attesta su circa 74,3 milioni di Euro; questo conferma la sua natura di “know how programme”). In questa fase, tuttavia, ha una grande valenza politica in quanto programma servente rispetto al rilancio delle città come “motori di sviluppo”. L’obiettivo, inoltre, è che i “networks di città” che vengono creati possano durare oltre il progetto. Le aree geografiche ammesse a beneficio sono: Stati Membri, Norvegia e Svizzera, Paesi beneficiari dello Strumento di Pre-Adesione (IPA), altri Paesi beneficiari. (*) I tassi di cofinanziamento, in generale, sono differenziati a seconda delle categorie di regioni in cui sono localizzati i partners del progetto: i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino all’85% dei costi eleggibili se localizzati in regioni “in transizione” e “in ritardo di sviluppo”, i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino al 75% dei costi eleggibili se localizzati in regioni “sviluppate”. Antonio Bonetti
  • 87. 5.12. Indicazioni sui principali destinatari Principali beneficiari: Città, da intendersi in questi termini: città di piccole, medie e grandi dimensioni (non ci sono limiti di popolazione); livelli infra-comunali di governo come i distretti e i Municipi; autorità metropolitane e agglomerati organizzati se hanno autonomia politico-amministrativa. Altri beneficiari (in numero limitato):Altri beneficiari (in numero limitato): agenzie locali definite come organizzazioni costituite da una città, parzialmente o totalmente di proprietà della città e responsabili per questioni connesse allo sviluppo urbano; autorità provinciali, regionali e nazionali; università e centri di ricerca. Vanno sempre ricordati due aspetti: i partners ammissibili e il loro numero minimo nell’ambito del partenariato internazionale possono variare a seconda delle tipologie di azioni, il numero di “altri beneficiari” ammissibili è limitato. Antonio Bonetti
  • 88. 5.13. L’Iniziativa Urban Innovative Actions (UIA) Base normativa e caratteristiche essenziali Urban Innovative Actions (UIA) è un programma di interventi innovativi per le città europee avviato sulla scorta dell’art. 8 del Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR. UIA, diversamente da URBACT, che finanzia solo ricerche e progetti di trasferimento di conoscenza/buone pratiche, finanzia la sperimentazione di soluzioni particolarmente innovative e replicabile ai problemi urbani, nella forma di progetti-pilota (progetti sperimentali). Si tratta di progetti pilota inerenti soluzioni innovative o mai sperimentate prima per i problemi comuni delle città europee, selezionati tramite call for proposal (indicativamente annuali). Possono proporre progetti innovativi (soggetti eleggibili): Autorità urbane (sindaci) di città di almeno 50.ooo abitanti; Associazioni/raggruppamenti di autorità urbane, anche di diversi Stati Membri, di città che nel loro insieme hanno una popolazione di almeno 50.000 abitanti. UIA ha un budget di 372 milioni di Euro (FESR). Il contributo massimo di ogni progetto non deve essere superiore ai 5 milioni di Euro. E’ stato fissato un tasso di cofinanziamento unico pari all’85% dei costi totali eleggibili. Antonio Bonetti
  • 89. 5.14. Copertura tematica dell’Iniziativa UIA Urban Innovative Actions (UIA) ha un novero alquanto ampio di possibili ambiti tematici che possono essere interessati dai progetti innovativi: Occupazione e competenze nelle economie locali, Povertà urbana, Edilizia urbana, Integrazione di migranti e rifugiati,Integrazione di migranti e rifugiati, Uso sostenibile del suolo, Riciclo ed economia circolare, Adattamento climatico, Transizione energetica (efficienza energetica e sistemi locali di energie rinnovabili), Mobilità urbana sostenibile, Qualità dell’aria, Transizione digitale, Public procurement innovativo ed adattabile. (*) Fra questi ambiti tematici, ogni anno, ne vengono selezionati alcuni dalla Commissione. Sulla base degli ambiti selezionati vengono strutturate la call for proposals dei progetti. Antonio Bonetti
  • 90. 5.15. Temi delle call for proposal dell’Iniziativa UIA La prima call for proposal, lanciata il 15 dicembre 2015, aveva selezionato quattro ambiti tematici: Transizione energetica, Integrazione di migranti e rifugiati, Occupazione e competenze nelle economie locali, Povertà urbana, con un focus particolare sulle periferie degradate. Sono state ricevute ben 378 richieste di finanziamento a conferma dell’attenzione degli amministratori locali per delle soluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città.soluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città. La seconda call for proposal dovrebbe essere pubblicata nel mese di novembre. I temi individuati per la seconda call sono: Integrazione di migranti e rifugiati, Riciclo ed economia circolare, Mobilità urbana sostenibile. Per maggiori informazioni sulla nuova call: http://www.uia-initiative.eu/en/uia-topics-second-call-proposals-announced Antonio Bonetti
  • 91. 5.16. Caratteristiche dei progetti I progetti selezionati tramite le call for proposal dell’Iniziativa UIA devono essere: innovativi, di buona qualità, formulati adottando un approccio partecipativo, misurabili, trasferibili/scalabili. Questi, infatti, sono anche i criteri di premio per la selezione dei progetti di merito nell’ambito della valutazione strategica dei progetti, che pesa per l’80% sul punteggio totale delle proposte progettuali (*). I progetti ammessi a beneficio in genere coinvolgono fra 6 e 12 città e possono avere una durata massima di 3 anni. Per ogni progetto deve essere previsto un Work Package finale di trasferimento delle conoscenze acquisite. (*) Il processo di selezione prevede due fasi consecutive: - la fase 1 – Valutazione strategica, che è maggiormente focalizzata su innovatività, qualità progettuale e trasferibilità delle proposte. - la fase 2 – Valutazione operativa, che considera maggiormente aspetti che concernono la qualità del progetto e del percorso di implementazione.Antonio Bonetti
  • 92. 6.1. Alla ricerca di nuovi modelli di finanziamento della PA Riprendendo le Note preliminari presentate nel punto 1.1, appare evidente, dopo la lunga presentazione degli strumenti, che gli Enti Locali, in misura crescente, dovranno saper andare oltre il “vincolo di stabilità” e sviluppare una notevole capacità di: Sezione 6. Nuovi modelli di finanziamento della PA ricercare adeguate sinergie fra i vari fondi europei, sia a livello di fondi “diretti”, sia a livello di fondi “regionali” e, non ultimo, serve una adeguata “cross fertilization” di fondi “diretti” e “regionali”; informare i processi di appalto alle c.d. clausole “payment-for-results’, in base alle quali si concorda con i soggetti esterni alla PA che gestiscono ed erogano i servizi non il pagamento dei servizi (e, quindi, gli input), ma l’ottenimento di determinati risultati specificati nei bandi di evidenza pubblica (si pagano gli output ottenuti). Una particolare forma di contratti di appalto “payment-for-results” sono i Social Impact Bond che, negli anni recenti, sono stati sperimentati in tutto il mondo con un buon grado di successo (v. Allegato VI); sperimentare nuove forme di finanziamento di alcuni tipi di interventi che, per vari motivi, possano prestarsi a tradurre il senso civico degli individui in donazioni o in lavoro volontario al servizio della collettività (donazioni liberali e crowdfunding “civico”). Antonio Bonetti
  • 93. 1.6. Fondi SIE, riforme e nuove responsabilità degli EE.LL. per valorizzare meglio i fondi dell’UE Gli EE.LL. dovranno saper passare da un ruolo passivo di mera reazione all’emanazione di avvisi pubblici di finanziamento di enti sovra-ordinati, a un ruolo propositivo di progetti innovativi sia nei contenuti sia nelle modalità di attuazione. E’ quello che ha saputo fare, nel Lazio, l’amministrazione comunale di Rieti con il progetto di recupero urbano Next Rieti, solo per citare una iniziativa innovativa orientata al paradigma delle “smart cities”, incentrata sul recupero di un impianto industriale dismesso localizzato a Rieti. Questa iniziativa attesta, fra l’altro, quanto sia importante coinvolgere la cittadinanza nei processi di rigenerazione urbana e/o nei processi di sviluppo locale in generale. I decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche iI decisori pubblici devono aprire non solo i processi decisionali alla partecipazione dei cittadini, ma anche i processi di erogazione dei servizi, considerando i cittadini non come meri destinatari dei servizi, ma come “alleati strategici” per la soluzione dei problemi collettivi (open government e civic engagement). I decisori pubblici, inoltre, dovranno anche sperimentare nuove forme di partenariato pubblico privato che vadano oltre quelle che interessano, tradizionalmente, il settore delle opere pubbliche. L’esperienza dei Social Impact Bonds (SIBs) nei paesi anglosassoni – recentissima, essendo stata de facto avviata nel 2010 – dimostra chiaramente come anche nel campo delle politiche sociali vadano ricercate nuove modalità di finanziamento dell’intervento pubblico. Soprattutto i Comuni, nonostante gli stringenti vincoli del patto di stabilità interno, dovranno investire nelle competenze dei funzionari e dei tecnici comunali, in quanto ancora oggi, soprattutto a livello decentrato, si ravvisano notevoli margini di miglioramento nella gestione dei fondi europei e si riscontra una certa ritrosia a sperimentare forme innovative di gestione e di finanziamento dei servizi pubblici. Antonio Bonetti