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Negli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito al
graduale azzeramento del cosiddetto rischio
“geopolitico”, ovvero alla crescente indifferenza
del mondo finanziario verso gli accadimenti politici
mondiali.
CRESCITA, POLITICA E
FINANZA: QUALE EREDITÀ
LASCIA IL 2017?
Negli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito al
graduale azzeramento del cosiddetto rischio
del mondo finanziario verso gli accadimenti politici
mondiali.
L’INVESTITORE
RAZIONALE
Il 2017 sarà ricordato come l’anno della solida
ripartenza del ciclo economico globale. Il Fondo
Monetario Internazionale nel suo ultimo bollettino
ha evidenziato che l’economia sta crescendo in
modo sincronizzato per la prima volta dalla crisi
scoppiata nell’ultimo decennio, rivedendo al rialzo
le stime di crescita del PIL mondiale al 3,6% e al
3,7% rispettivamente nel 2017 e a 2018.L’Eurozona
dovrebbe crescere del 2,1% nell’anno in corso e
dell’1,9% nell’anno successivo e l’Italia dell’1,5% e
dell’1,1% nello stesso periodo.
Il graduale processo di normalizzazione delle
politichemonetarieespansivedelleprincipalibanche
centrali dovrebbe favorire un rialzo generalizzato
dei tassi di interesse con evidenti benefici per il
settore bancario, fortemente penalizzato nell’ultimo
decennio dal ciclo economico negativo e dalla
contrazione del margine di interesse, con effetti
positivi a cascata su tutti i settori economici.
Dal punto di vista borsistico è stata festa grande
per i principali mercati azionari internazionali con
rialzi generalizzati e ben distribuiti tra i principali
settori merceologici: la tecnologia ha primeggiato
grazie al boom del mondo dell’intelligenza artificiale
e molti settori ciclici hanno beneficiato della ripresa
economica mondiale, favoriti anche dall’effetto
traino generato negli Stati Uniti dall’esecuzione del
programma elettorale del presidente Trump, basato
su una forte riduzione della pressione fiscale e una
minore regolamentazione di alcuni settori chiave
dell’economia. Infine, in Europa è stato l’anno
dell’inversione del trend del comparto finanziario,
con banche e assicurazioni protagoniste di ottime
performance borsistiche.
Analizzando il comportamento degli investitori,
ciò che ha favorevolmente impressionato nel
corso degli ultimi diciotto mesi è stato il graduale
azzeramento del cosiddetto rischio “geopolitico”,
ovvero la crescente indifferenza del mondo
finanziario verso gli accadimenti politici mondiali.
Mettiamo ad esempio in ordine cronologico
Brexit, l’elezione di Trump, il referendum in
Italia, le presidenziali in Austria, le politiche in
Olanda, le regionali in Germania, le presidenziali
e le successive politiche in Francia, le politiche in
Germania e infine il referendum sull’indipendenza
della Catalogna; nonostante questi eventi abbiano
sortito effetti tra loro contrastanti, la reazione degli
investitori sui mercati finanziari è stata sempre la
stessa: un costante e generalizzato rialzo, prova di
un crescente scollamento tra finanza e politica.
Stesso discorso vale per l’atteggiamento razionale
degli investitori di fronte ai numerosi attentati
terroristici sparsi nel mondo.
Ancora una volta ha avuto ragione Warren Buffett
quando, nel corso dell’ultima assemblea degli
n.6 del 28 dicembre 2017
azionisti di Berkshire Hathaway, ha sintetizzato
il suo pensiero sul peso della politica negli
investimenti con questa massima: “Non fatevi
fregare dalle vostre idee politiche quando decidete
come investire”.
La domanda alla quale è piuttosto complicato
rispondere è se nel 2018 la congiuntura
mondiale si rafforzerà ulteriormente. Secondo
una sintesi delle stime dei principali centri di
analisi economica, la crescita dovrebbe rallentare
leggermente in Europa e negli Stati Uniti, pur
rimanendo sostenuta. Viceversa, per Giappone e
Cina si prevede uno sviluppo stabile in prossimità
della norma.
La probabilità di recessione negli Stati Uniti e in
Europa è stimata (dai mercati) al di sotto del 10%.
È dunque probabile che nel 2018 prosegua la
congiunzione astrale particolarmente favorevole
per i mercati finanziari: crescita economica
finalmente visibile (soprattutto in Europa), dollaro
relativamente stabile all’interno della fascia
1,15/1,20 contro euro - fattore positivo per la
finanza dei mercati emergenti - e inflazione
sempre latitante che consente alle banche centrali
di mantenere un atteggiamento di prudenza
verso l’abbandono delle politiche monetarie
espansive. Inoltre, se guardiamo alla stella polare
della principale borsa mondiale, Wall Street,
scopriamo che quest’anno i numeri delle aziende
sono effettivamente migliori rispetto alle attese,
soprattutto per quanto riguarda la crescita del
fatturato. Secondo l’agenzia Thomson Reuters il
tasso di crescita annuale degli utili delle società
che compongono l’indice borsistico Standard &
Poor’s 500 è pari al 9,2%,ma il dato che sorprende
è la crescita delle vendite che viaggia intorno al
4,5% annuo, un numero che non si vedeva da
qualche decennio.
Analizzando le singole classi di attivo, l’attuale
struttura dei tassi di interesse - vicini ai minimi
storici sia sui titoli governativi che societari - rende
il comparto obbligazionario poco appetibile sotto
il profilo rischio/rendimento, per cui per estrarre
valore all’interno di questa categoria è necessario
che gli investitori siano molto selettivi, profittando
di temporanei disallineamenti tra prezzo di
mercato e valore intrinseco dei titoli sotto analisi.
Sul fronte azionario lo scenario macroeconomico
sopra descritto rende questo comparto ancora
interessante, pur tenendo in considerazione il
livello elevato di prezzo raggiunto attualmente
dai principali indici borsistici mondiali. Queste
considerazioni portano alla conclusione che nel
2018 saranno determinanti le scelte di “gestione
attiva” basate sulla selezione di specifiche
aziende all’interno di settori possibilmente
difensivi, ovvero meno influenzati da improvvise
correzioni borsistiche, sempre garantendo
un’adeguata diversificazione di portafoglio.
Infine, una porzione molto interessante degli
investimenti potrebbe essere destinata ad azioni
di società temporaneamente sotto pressione a
causa di eventi contingenti (panic selling) che,
di conseguenza, hanno elevata probabilità di
generare ottime performance nel medio periodo.
Warren Buffett insegna che limitare il proprio
orizzonte temporale a un periodo breve, lasciando
che l’emotività prenda il sopravvento sulla
razionalità, sia uno degli errori più gravi che possa
commettere un investitore. Questa lezione, mai
come adesso, va seguita.
Buone feste a tutti gli investitori, razionali e non.
L’INVESTITORE
RAZIONALE
Le informazioni e le opinioni espresse in questa relazione sono state prodotte da Assiteca SIM S.p.A. al momento della pubblicazione e sono suscettibili di modifiche in ogni
momento successivo alla stessa.
Il presente documento è stato redatto unicamente a scopo informativo e non rappresenta pertanto né un’offerta né un invito, da parte o per conto di Assiteca SIM S.p.A., ad
acquistare o vendere un determinato titolo o strumenti finanziari collegati o a porre in essere eventuali strategie di trading in un determinato ordinamento giuridico.

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  • 1. a cura di Roberto Russo AD Assiteca SIM Negli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito al graduale azzeramento del cosiddetto rischio “geopolitico”, ovvero alla crescente indifferenza del mondo finanziario verso gli accadimenti politici mondiali. CRESCITA, POLITICA E FINANZA: QUALE EREDITÀ LASCIA IL 2017? Negli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito al graduale azzeramento del cosiddetto rischio del mondo finanziario verso gli accadimenti politici mondiali. L’INVESTITORE RAZIONALE Il 2017 sarà ricordato come l’anno della solida ripartenza del ciclo economico globale. Il Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo bollettino ha evidenziato che l’economia sta crescendo in modo sincronizzato per la prima volta dalla crisi scoppiata nell’ultimo decennio, rivedendo al rialzo le stime di crescita del PIL mondiale al 3,6% e al 3,7% rispettivamente nel 2017 e a 2018.L’Eurozona dovrebbe crescere del 2,1% nell’anno in corso e dell’1,9% nell’anno successivo e l’Italia dell’1,5% e dell’1,1% nello stesso periodo. Il graduale processo di normalizzazione delle politichemonetarieespansivedelleprincipalibanche centrali dovrebbe favorire un rialzo generalizzato dei tassi di interesse con evidenti benefici per il settore bancario, fortemente penalizzato nell’ultimo decennio dal ciclo economico negativo e dalla contrazione del margine di interesse, con effetti positivi a cascata su tutti i settori economici. Dal punto di vista borsistico è stata festa grande per i principali mercati azionari internazionali con rialzi generalizzati e ben distribuiti tra i principali settori merceologici: la tecnologia ha primeggiato grazie al boom del mondo dell’intelligenza artificiale e molti settori ciclici hanno beneficiato della ripresa economica mondiale, favoriti anche dall’effetto traino generato negli Stati Uniti dall’esecuzione del programma elettorale del presidente Trump, basato su una forte riduzione della pressione fiscale e una minore regolamentazione di alcuni settori chiave dell’economia. Infine, in Europa è stato l’anno dell’inversione del trend del comparto finanziario, con banche e assicurazioni protagoniste di ottime performance borsistiche. Analizzando il comportamento degli investitori, ciò che ha favorevolmente impressionato nel corso degli ultimi diciotto mesi è stato il graduale azzeramento del cosiddetto rischio “geopolitico”, ovvero la crescente indifferenza del mondo finanziario verso gli accadimenti politici mondiali. Mettiamo ad esempio in ordine cronologico Brexit, l’elezione di Trump, il referendum in Italia, le presidenziali in Austria, le politiche in Olanda, le regionali in Germania, le presidenziali e le successive politiche in Francia, le politiche in Germania e infine il referendum sull’indipendenza della Catalogna; nonostante questi eventi abbiano sortito effetti tra loro contrastanti, la reazione degli investitori sui mercati finanziari è stata sempre la stessa: un costante e generalizzato rialzo, prova di un crescente scollamento tra finanza e politica. Stesso discorso vale per l’atteggiamento razionale degli investitori di fronte ai numerosi attentati terroristici sparsi nel mondo. Ancora una volta ha avuto ragione Warren Buffett quando, nel corso dell’ultima assemblea degli n.6 del 28 dicembre 2017
  • 2. azionisti di Berkshire Hathaway, ha sintetizzato il suo pensiero sul peso della politica negli investimenti con questa massima: “Non fatevi fregare dalle vostre idee politiche quando decidete come investire”. La domanda alla quale è piuttosto complicato rispondere è se nel 2018 la congiuntura mondiale si rafforzerà ulteriormente. Secondo una sintesi delle stime dei principali centri di analisi economica, la crescita dovrebbe rallentare leggermente in Europa e negli Stati Uniti, pur rimanendo sostenuta. Viceversa, per Giappone e Cina si prevede uno sviluppo stabile in prossimità della norma. La probabilità di recessione negli Stati Uniti e in Europa è stimata (dai mercati) al di sotto del 10%. È dunque probabile che nel 2018 prosegua la congiunzione astrale particolarmente favorevole per i mercati finanziari: crescita economica finalmente visibile (soprattutto in Europa), dollaro relativamente stabile all’interno della fascia 1,15/1,20 contro euro - fattore positivo per la finanza dei mercati emergenti - e inflazione sempre latitante che consente alle banche centrali di mantenere un atteggiamento di prudenza verso l’abbandono delle politiche monetarie espansive. Inoltre, se guardiamo alla stella polare della principale borsa mondiale, Wall Street, scopriamo che quest’anno i numeri delle aziende sono effettivamente migliori rispetto alle attese, soprattutto per quanto riguarda la crescita del fatturato. Secondo l’agenzia Thomson Reuters il tasso di crescita annuale degli utili delle società che compongono l’indice borsistico Standard & Poor’s 500 è pari al 9,2%,ma il dato che sorprende è la crescita delle vendite che viaggia intorno al 4,5% annuo, un numero che non si vedeva da qualche decennio. Analizzando le singole classi di attivo, l’attuale struttura dei tassi di interesse - vicini ai minimi storici sia sui titoli governativi che societari - rende il comparto obbligazionario poco appetibile sotto il profilo rischio/rendimento, per cui per estrarre valore all’interno di questa categoria è necessario che gli investitori siano molto selettivi, profittando di temporanei disallineamenti tra prezzo di mercato e valore intrinseco dei titoli sotto analisi. Sul fronte azionario lo scenario macroeconomico sopra descritto rende questo comparto ancora interessante, pur tenendo in considerazione il livello elevato di prezzo raggiunto attualmente dai principali indici borsistici mondiali. Queste considerazioni portano alla conclusione che nel 2018 saranno determinanti le scelte di “gestione attiva” basate sulla selezione di specifiche aziende all’interno di settori possibilmente difensivi, ovvero meno influenzati da improvvise correzioni borsistiche, sempre garantendo un’adeguata diversificazione di portafoglio. Infine, una porzione molto interessante degli investimenti potrebbe essere destinata ad azioni di società temporaneamente sotto pressione a causa di eventi contingenti (panic selling) che, di conseguenza, hanno elevata probabilità di generare ottime performance nel medio periodo. Warren Buffett insegna che limitare il proprio orizzonte temporale a un periodo breve, lasciando che l’emotività prenda il sopravvento sulla razionalità, sia uno degli errori più gravi che possa commettere un investitore. Questa lezione, mai come adesso, va seguita. Buone feste a tutti gli investitori, razionali e non. L’INVESTITORE RAZIONALE Le informazioni e le opinioni espresse in questa relazione sono state prodotte da Assiteca SIM S.p.A. al momento della pubblicazione e sono suscettibili di modifiche in ogni momento successivo alla stessa. Il presente documento è stato redatto unicamente a scopo informativo e non rappresenta pertanto né un’offerta né un invito, da parte o per conto di Assiteca SIM S.p.A., ad acquistare o vendere un determinato titolo o strumenti finanziari collegati o a porre in essere eventuali strategie di trading in un determinato ordinamento giuridico.