Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti della democrazia liquida
1. Università degli Studi di Napoli
“Federico II”
Dipartimento di Scienze Sociali
Corso di Laurea Magistrale in
Comunicazione pubblica, sociale e politica
Corso di
Scienza dell’opinione pubblica
M5S - Piattaforme per la partecipazione: potenzialità e limiti
della democrazia liquida
Augusto Cocorullo
Matr. M15000460
Anno Accademico 2012/2013
2. Augusto Cocorullo - 2 -
Abstract
Nell’ambito di un progetto di ricerca articolato e multidimensionale sul MoVimento 5
Stelle, si analizzeranno in questo articolo le piattaforme per la partecipazione alle diverse
attività del partito di Grillo – con particolare riferimento ai Meetup, al blog del leader e al
software LiquidFeedback –, nel loro diverso grado di interconnessione rispetto al movimento
stesso. La disamina sarà contestualizzata all’interno del dibattito attualmente in corso tra gli
studiosi e che trova il suo motivo scatenante nella definizione del ruolo della rete, in termini
di potenzialità e limiti rispetto al fenomeno contemporaneo dei movimenti sociali online.
Pertanto, attraverso un’analisi comparata della letteratura sul tema, saranno discusse le
posizioni di Manuel Castells e di Evgeny Morozov, espresse rispettivamente in Reti di
indignazione e speranza e in The Net Delusion. Si valuterà infine se e in che misura, in Italia,
potrà affermarsi una forma di e-democracy (democrazia elettronica), alla luce delle
configurazioni assunte dal partito di Grillo ed in relazione al grado di diffusione delle
infrastrutture digitali.
Il MoVimento e la Rete
«Nessuno se l’aspettava. In un mondo offuscato dalla crisi economica, dal cinismo
politico, dal vuoto culturale e dallo sconforto individuale, qualcosa stava prendendo corpo.
All’improvviso i dittatori potevano essere spodestati con le nude mani del popolo, anche se
queste mani erano insanguinate dal sacrificio dei caduti. I maghi della finanza passavano da
oggetto dell’invidia generale a bersaglio del disprezzo universale. I politici venivano
smascherati come corrotti e bugiardi. I governi messi sotto accusa. I media sospettati.
Scomparsa ogni fiducia. E la fiducia è quel che tiene insieme la società, il mercato, le
istituzioni. Senza fiducia, tutto si ferma. Senza fiducia, il contratto sociale cessa di esistere e il
popolo sparisce, trasformandosi in singoli individui sulla difensiva in lotta per la
sopravvivenza» (Castells 2012, XV). Con queste parole, il sociologo della rete apre la sua
ultima opera dedicata al fenomeno della nascita e della proliferazione dei movimenti sociali
online, evidenziando la forza e la pervasività di questi gruppi di individui che, proprio nel
web 2.0, trovano un punto di incontro ed un’arena di confronto. Castells, al fine di avvalorare
la sua tesi, propone al lettore alcuni esempi emblematici di movimenti sociali online che, nati
a partire da spinte provenienti dal popolo, si sono reificati ed hanno assunto forma concreta
nella rete: la rivoluzione egiziana, la rivolta araba, il movimento degli Indignandos in Spagna,
il caso Occupy Wall Street negli Stati Uniti, fenomeni, questi, accomunati dallo strumento
utilizzato dalle diverse categorie di soggetti per favorirne la diffusione e l’ampliamento dei
confini. Nel contesto italiano, l’ascesa del MoVimento 5 Stelle costituisce un’ulteriore prova
della forza cogente di Internet e della sua capacità di inglobare soggetti di diversa natura in un
unico universo ideologico. Condividendo problemi e speranze nello spazio pubblico e libero
di Internet, attraverso l’attivazione di reciproche connessioni, singoli individui hanno dato
vita ad un insieme composito di network, prescindendo dalle opinioni personali e dai vincoli
rispetto ad una qualsiasi organizzazione: «Protette dal cyberspazio, persone di ogni età e
condizione sociale sono poi andate a occupare gli spazi urbani, dandosi appuntamenti al buio
tra loro e con il destino che si apprestavano a plasmare, mentre reclamavano il diritto a fare la
storia – la propria storia – dando corpo a quell’autocoscienza che ha sempre caratterizzato i
grandi movimenti sociali» (ivi, XVI).
In particolare, il M5S trova nel web, ma non solo, i propri canali di comunicazione, le
piattaforme per la partecipazione e gli strumenti per l’esercizio del potere. Le relazioni di
potere conferiscono forma e sostanza alla società, poiché chi detiene il potere costruisce
3. Augusto Cocorullo - 3 -
istituzioni sociali in base ai propri valori e interessi: il potere è esercitato mediante gli
strumenti della coercizione, ma anche tramite la costruzione di significato nell’immaginario
collettivo, attraverso meccanismi di manipolazione simbolica. Allo stesso tempo, essendo le
società contraddittorie e conflittuali per natura, dove c’è potere c’è anche contropotere,
identificabile come la capacità degli attori sociali di opporsi al potere radicato nelle istituzioni
al fine di reclamare la rappresentanza dei propri valori e interessi (Castells 2009). Gli esseri
umani, attraverso l’interazione con il proprio ambiente sociale e naturale, creano network tra
le loro reti neurali e quelle naturali e sociali. Quest’attività di network viene operata dall’atto
della comunicazione che, a sua volta, si configura come processo di condivisione di
significato tramite lo scambio d’informazione: «La continua trasformazione delle tecnologie
di comunicazione nell’era digitale estende la portata dei media a tutti gli ambiti della vita
sociale in un network che è al contempo globale e locale, generico e personalizzato, secondo
uno schema in continuo mutamento» (Castells 2012, XIX). Il sociologo in questione sostiene
che il mutamento più rilevante nel mondo della comunicazione sia collocabile nella nascita
dell’“autocomunicazione di massa”, che trova espressione nell’uso di Internet e delle reti
senza fili come piattaforme di comunicazione digitale. Nella società contemporanea,
concettualizzata come “società in rete”, il potere è multidimensionale ed è organizzato intorno
a reti programmate che influenzano la mente umana tramite network multimediali di
comunicazione di massa. Pertanto, le reti di comunicazione costituiscono fonti cruciali per la
creazione di potere.
I movimenti sociali esercitano contropotere autocostruendosi mediante un processo di
comunicazione autonoma, libera dal controllo di quanti detengono il potere istituzionale: «la
tecnologia digitale consente la riproduzione virtuale di contesti altrimenti inesperibili,
diffondendo i luoghi, attraverso una loro estensione online, e la creazione di circuiti itineranti,
transitanti sull’orizzonte ucronico e utopico del Web» (De Feo 2009, 92). Il M5S, servendosi
degli strumenti offerti dalla rete, intende favorire una circolazione incontrastata dei propri
contenuti politici e dei fondamenti ideologici. Poiché i mass media sono prevalentemente
sotto il controllo dei governi e delle corporation, nella società in rete l’autonomia
comunicativa si dispiega soprattutto nelle piattaforme della comunicazione senza fili: i social
media digitali offrono la possibilità di deliberare e coordinare l’azione senza eccessive
restrizioni. Questa, tuttavia, rappresenta solo una delle componenti dei processi di
comunicazione tramite cui i movimenti sociali si relazionano alla società. È necessario altresì
palesare la propria presenza attraverso la creazione di uno spazio pubblico all’interno delle
aree urbane.
La piazza, quale luogo d’incontro e di aggregazione per antonomasia, costituisce
un’ulteriore piattaforma per la partecipazione attiva alle dinamiche di un movimento, quale,
appunto, quello di Grillo. In particolare, poiché lo spazio pubblico istituzionale – designato
per le deliberazioni a livello costituzionale – è occupato dagli interessi delle élite dominanti,
allora i movimenti sociali sono obbligati a ritagliarsi un nuovo spazio pubblico non limitato
ad internet, ma visibile nei luoghi della vita sociale. Il leader del MoVimento, consapevole
dell’importanza assunta dagli incontri assembleari, pone nella piazza lo strumento speculare
rispetto a quello della rete: «nella nostra società, lo spazio pubblico dei movimenti sociali
viene costruito come uno spazio ibrido tra i social network di Internet e lo spazio urbano
occupato: integrare tra loro il cyberspazio e lo spazio urbano in un’interazione continua
finisce per costruire, in senso tecnologico e culturale, comunità istantanee di pratica
trasformativa» (Castells 2012, XXIV). Alla base di un movimento sociale deve esserci –
perché possa considerarsi tale – un fitto reticolo comunicazionale che favorisca coesione e
compattezza tra i membri, promuovendo la condivisione di informazioni, idee e proposte, e
che consenta a ciascun individuo facente parte del gruppo di ricevere in tempo reale
aggiornamenti e comunicazioni di diverso tipo. In particolare, sarà opportuno comprendere: in
4. Augusto Cocorullo - 4 -
che modo i soggetti – e, nel caso specifico, i “Grillini”, ma anche eventuali osservatori esterni
– costruiscono reti collegandosi, mentalmente e in via telematica, con altri individui, e per
quali specifici motivi sono in grado di implementare tali connessioni, in un processo di
comunicazione che sfocia nell’azione collettiva; come questi network riescono a contrattare la
diversità di interessi e valori presenti nella rete stessa per focalizzare l’attenzione su di una
serie di obiettivi comuni; secondo quali modalità tali network si relazionano alla società nel
suo insieme; e come e perché questa connessione spinge i singoli ad ampliare la rete costruita
per resistere alla dominazione e a impegnarsi in una ribellione multidirezionale contro un
ordine sociale e politico ritenuti ingiusti.
È importante notare che, perché un movimento sociale prenda forma, la spinta emotiva
dei singoli deve legarsi a quella di altri individui. Ciò, ovviamente, richiede un processo di
comunicazione che si caratterizzi per due requisiti operativi basilari: la consonanza cognitiva
tra mittenti e destinatari dei messaggi e un efficace canale di comunicazione. La struttura
portante del M5S si fonda proprio sulle piattaforme online che favoriscono l’innescarsi di un
flusso comunicativo continuo ed ininterrotto, seppur diversificato in relazione alle diverse
tematiche progressivamente affrontate: al fine di legare tra loro le esperienze individuali,
dando vita così ad un aggregato sociale reale ma anche virtuale, è dunque necessario un
processo di comunicazione in grado di propagare eventi, emozioni e progetti del gruppo che
ne è sotteso: «più tale processo è veloce e interattivo, e più diventa probabile l’avvio di un
processo di azione collettiva, radicato nell’indignazione, sospinto dall’entusiasmo e motivato
dalla speranza» (ivi, XXVIII). La storia insegna che i movimenti sociali sono
indissolubilmente legati a peculiari meccanismi di comunicazione: discorsi, manifesti e
statuti, trasmessi da un individuo all’altro mediante la stampa, lo strumento del passaparola, o
da qualsivoglia canale di comunicazione disponibile in quel dato periodo. In epoca
contemporanea, le reti digitali di comunicazione orizzontale costituiscono i canali
comunicativi più veloci, pervasivi e interattivi dei quali l’essere umano abbia mai usufruito.
Nella prospettiva di Castells, le caratteristiche dei processi di comunicazione avviati dagli
individui coinvolti nel movimento sociale determinano le peculiarità organizzative del
movimento sociale stesso, e «più la comunicazione è interattiva e autoconfigurabile, minore è
il livello gerarchico e maggiore la partecipazione» (ibidem). Suddetto aspetto, tuttavia,
richiede un’attenta opera di contestualizzazione, in relazione alle numerose tipologie di
movimenti attualmente esistenti.
Nello specifico, il MoVimento di Grillo, pur ripromettendosi di assumere
un’impostazione prettamente democratica, imperniato com’è sui concetti di partecipazione
collettiva ai processi decisionali, tuttavia – secondo il parere di scrive –, risulta avere palesi
connotazioni di gerarchizzazione e verticismo, proprio per la funzione e il ruolo centrali
assunti dal suo fondatore, che finisce spesso per risultare più autoritario che autorevole,
imponendo comunque le sue scelte ed il suo punto di vista. È tuttavia opportuno sottolineare
che più le idee vengono generate dall’interno del movimento, sulla base dell’esperienza dei
suoi partecipanti, e più il movimento sarà rappresentativo. In definitiva, le caratteristiche
proprie dei movimenti sociali descritte da Castells sono così sintetizzabili: operano in rete
sotto una molteplicità di forme; lo spazio dell’autonomia è la loro nuova forma spaziale; i
movimenti sono al contempo locali e globali; presentano origini in gran parte spontanee e
generalmente dovute ad una scintilla di indignazione; hanno un carattere decisamente politico
in senso stretto.
Limiti d’applicabilità
Tutti i movimenti sociali della storia, anche quelli in rete assumono determinate
caratteristiche a seconda del contesto sociale, politico e culturale in cui operano. Nello
5. Augusto Cocorullo - 5 -
specifico, il movimento in analisi è composto prevalentemente, ma non solo, da individui che
hanno buone capacità di utilizzo delle tecnologie digitali nel mondo ibrido della virtualità
reale. Tuttavia, è necessario considerare il limite sostanziale connesso all’effettivo grado di
accessibilità del cyberspazio: non tutti sono in grado di servirsi della rete e il cosiddetto
digital divide comprende forme di esclusione di tipo sociale, politico e comunicativo, legate a
diversi fattori, tra i quali, ad esempio, il divario generazionale e culturale (Pitteri 2007),
nonché il ritardo nello sviluppo della banda larga. Pertanto, è possibile definire il fenomeno
secondo tre ambiti: divario organizzativo, derivante dal diverso grado di utilizzo delle
tecnologie di rete tra Nord e Sud ed associata alla difficoltà d’erogazione di servizi innovativi
da parte dei Comuni di ridotta dimensione demografica; divario infrastrutturale, rintracciabile
nella disomogeneità che caratterizza la diffusione della banda larga; divario generazionale e
culturale, connesso alla distanza nell’accesso alla cultura del web per alcune fasce della
popolazione. Questa constatazione induce a riflettere sulla validità di un sistema politico
basato largamente sulla comunicazione online, del quale il M5S si fa fautore, alla luce
dell’impossibilità di un coinvolgimento complessivo dell’intera popolazione nei processi
decisionali e gestionali, che rischia di creare nuovi fenomeni di emarginazione potenzialmente
associati anche al livello di formazione, alla classe sociale e al deficit di motivazione al
cambiamento e all’innovazione. Si rischia altresì di incorrere in una partecipazione
deresponsabilizzata ed anonima, nel sovraccarico di informazioni, nell’assenza di regole
decisionali e linee guida consolidate connesse a scarsi livelli d’esperienza, fattori, questi, che
determinerebbero uno stravolgimento delle caratteristiche fondamentali della democrazia
tradizionalmente intesa (Patrignani 2013).
A tal proposito, sarà utile analizzare la posizione di Evgenij Morozov – esperto di
nuovi media e studioso degli effetti dispiegati sulla società e sulla politica dalla diffusione
della tecnologia –, che, in The Net Delusion: The Dark Side of Internet Freedom (trad. it.
L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di Internet), sviluppa un’accurata disamina
dei rischi connessi all’utilizzo del web nelle tradizionali pratiche della politica, in antitesi
rispetto al dilagante “cyber-ottimismo”. Il politologo bielorusso si schiera contro la tesi
secondo la quale si starebbe progressivamente diffondendo una nuova forma di democrazia
globale scaturita dalla rete: l’autore scardina le comuni ideologie legate al ruolo salvifico della
rete – quale potenziale alternativa alle pratiche politiche e associative tradizionali –, in favore
di una distribuzione egualitaria degli strumenti di partecipazione resa possibile dalle
potenzialità del web. Morozov, attraverso una minuziosa analisi degli interessi economici e
politici che si celano dietro questa retorica – pur concordando con l’idea dell’eccezionale
potenzialità della rete in termini di comunicazione e vantaggi offerti ai soggetti –, tuttavia
sostiene che è necessario sapersi destreggiare nell’irretito spazio virtuale di internet per
evitare di esserne strumentalizzati.
Pertanto, in quanto fautore e convinto sostenitore di una visione critica e radicale della
“retorica digitale”, Morozov espone il suo punto di vista in materia di movimenti politici nati
sul web, situandosi in uno spazio ideologico diametralmente opposto rispetto a quello di chi,
come Castells (2012), vede proprio in internet il futuro della democrazia contemporanea. In
particolare, secondo il punto di vista dell’autore – esposto in una recente intervista rilasciata
ad una giornalista de La Repubblica –, il principale fattore di successo del M5S è collocabile
proprio nella retorica digitale che induce le masse a “riempire il vuoto politico di totalitarismo
o managerialismo”. Specularmente al caso italiano, negli Stati Uniti si sta affermando il
fenomeno della “politica-marketing”: espressione, questa, che mira a sottolineare la sempre
più diffusa tendenza da parte delle forze politiche a plasmare messaggi su misura per gli
elettori, minacciando in tal modo il messaggio di tipo tradizionale calibrato sull’interesse
collettivo (Morozov 2011). Secondo il politologo, quello del M5S costituisce un caso
piuttosto raro di movimento nato e cresciuto sul web e capace di ottenere un successo
6. Augusto Cocorullo - 6 -
elettorale di tale portata, ad eccezione dei partiti Pirata in Svezia e Germania che, seppur in
diversa misura, hanno sperimentato metodi simili. Morozov, pur attribuendo un ruolo
determinante al multidimensionale strumento della rete, tuttavia sostiene che il fenomeno in
analisi sia da associare piuttosto ai problemi strutturali della politica e dell’economia che
ormai da tempo attanagliano il contesto italiano. Pertanto, la rete costituirebbe semplicemente
un canale utilizzato dalla compagine sociale per far emergere e palesare il proprio dissenso, e
non sarebbe esso stesso un fattore scatenate originario. Ciò, in effetti, troverebbe conferma
nell’ormai attestata tendenza di Grillo ad utilizzare, specularmente a quello virtuale, anche lo
strumento della piazza, che – come sottolineato da Castells (2012) – fondendosi con il
cyberspazio di internet, dà vita allo “spazio dell’autonomia”. Dunque, il principale (e forse
unico) contributo della rete andrebbe ricercato nella riduzione dei costi della comunicazione: i
leader e le gerarchie sono necessari per la creazione di carisma e la diffusione di una
percezione di un’idea di coesione e credibilità nei processi di negoziazione con gli altri partiti.
Morozov valuta con estremo scetticismo lo strumento della rete e, riferendosi all’attuale
situazione della politica italiana, afferma che è preferibile un sistema imperfetto rispetto
all’eliminazione di ogni spazio di manovra ed alla sostituzione della politica con una forma di
“managerialismo o di totalitarismo populista”.
In particolare, le piattaforme online per la partecipazione ai processi decisionali, di
selezione dei candidati e di votazione, risultano essere accessibili solo agli iscritti di lunga
durata; al contrario, il blog di Grillo costituisce lo spazio pubblico – e quindi effettivamente
democratico –, in cui il dibattito si svolge in modo aperto e trasparente. Nell’ideologia di
Morozov, molti strumenti social del web 2.0 hanno indotto l’utente della rete a pensare che il
loro funzionamento sia fondato su criteri di oggettività standard e neutrali, nonostante
suddetta congettura non corrisponda a ciò che avviene realmente. Egli, infatti, sostiene che
progetti come Wikipedia, Google e Twitter mirano a pilotare il comportamento dell’utenza
verso predeterminante linee d’azione. Il carattere democratico e l’impostazione orizzontale
dei new media costituirebbero, in realtà, false proprietà costitutive che, di conseguenza,
tendono ad essere assegnate anche ai fenomeni che, proprio in rete, nascono e si sviluppano.
Al riguardo, Morozov esprime un punto di vista radicalmente negativo: «secondo me molte
delle piattaforme online usate per l’impegno politico funzionano più o meno come scatole
nere che nessuno può aprire e scrutare. La gente ha l’illusione di partecipare al processo
politico senza avere mai la piena certezza che le proprie azioni contano. Non è esattamente un
buon modello per la ridefinizione della politica» (Menichini 2013).
Le piattaforme per la partecipazione online alla vita di un partito che proprio in
Internet pone il suo spazio di discussione e di confronto, come, appunto, quello di Grillo, non
assicurano un accesso democratico ai processi decisionali. Inoltre, l’eventuale e futura
affermazione di modalità di partecipazione alla politica unicamente basate sulle tecnologie
digitali – e derivanti da una riformulazione dei canonici processi amministrativi ed elettorali,
rappresenterebbe un fattore estremamente lesivo dei classici principi democratici. L’Italia,
infatti, è interessata da una diffusa carenza di infrastrutture digitali, dovuta alle difficoltà
d’accesso alla banda larga (ibidem). I software open source per i processi decisionali, come
appunto i Meetup e Liquidfeedback, mediante l’analisi dei dati e delle informazioni prodotte
dall’utenza – con la relativa possibilità di operare “targettizzazioni” della base sociale di
riferimento –, consentono a partiti e politici di formulare promesse e stilare programmi
elettorali sempre più personalizzati, inducendo i soggetti cui sono rivolti a votare per quello
specifico schieramento. Opinione pienamente condivisibile, quella di Morozov, è che il
vecchio sistema dei media – in cui un partito era obbligato a diffondere un messaggio unico e
universale –, costringeva i politici ad ancorarsi saldamente alle proprie ideologie, ad essere
coerenti e a cristallizzare le posizioni originariamente assunte. Ancora, il politologo
7. Augusto Cocorullo - 7 -
bielorusso ritiene che un rapporto eccessivamente diretto con l’elettorato possa minare i
classici criteri di coerenza e trasparenza dell’agire politico.
Alla luce degli argomenti proposti Castells e Morozov per decantare la funzione
salvifica della rete, nel primo caso, e per evidenziare limiti e rischi che caratterizzano il
cyberspazio, nel secondo, appare chiaro, nell’opinione di chi scrive, che entrambe le posizioni
esposte risultano essere radicali e deterministiche. Gli autori si collocano agli estremi di un
continuum ideologico lungo il quale possono essere rintracciati punti di vista meno rigidi e
inflessibili. Queste visioni opposte sono ispirate da due concezioni riduzioniste del rapporto
intercorrente fra tecnologia e società: «da un lato, il “determinismo tecnologico” (secondo cui
la tecnologia sarebbe la causa principale delle trasformazioni sociali) e, dall’altro, il
“determinismo sociale” (secondo cui la società modella la tecnologia in base alle proprie
esigenze). La realtà è ovviamente più complessa e se è vero che le tecnologie della
comunicazione hanno prodotto trasformazioni rilevanti nel nostro modo di intendere e
comprendere la politica, è pur vero che la società recepisce in maniera attiva le innovazioni
tecnologiche, appropriandosene e plasmandole in base ai propri bisogni e orizzonti culturali»
(Mosca e Vaccari 2012, 171-172). Piuttosto che collocare nella rete parte del presente e
l’intero futuro della politica e della democrazia, e invece di guardare con totale sfiducia e
sospetto alle possibilità offerte da internet, sarebbe più opportuno promuovere un rapporto di
reciproca collaborazione tra vecchi e nuovi strumenti di partecipazione, così da superare i
limiti strutturali di ciascuna tipologia, favorire un più ampio accesso da parte dei cittadini ai
processi decisionali, attivare flussi informativi standard e ugualmente fruibili da parte dei
diversi strati della compagine sociale di riferimento, assicurare, in definitiva, una mutua
interdipendenza tra canali e piattaforme tradizionali e innovative.
L’interesse nei riguardi del MoVimento trova spiegazione anche in fattori di natura
organizzativa, oltre che elettorale. Al fine di comprendere le caratteristiche strutturali e le
modalità di funzionamento della complessa rete che permette al MoVimento di funzionare e
svilupparsi, è necessario analizzare alcune delle piattaforme utilizzate da Grillo – con finalità
di promozione e coordinamento – per favorire la partecipazione dei soggetti ai processi
decisionali: «le reti sociali digitali basate su internet e sulle piattaforme wireless sono
strumenti decisivi per la mobilitazione, l’organizzazione, il coordinamento, il processo
deliberativo e decisionale. Eppure il ruolo di Internet va oltre quello puramente strumentale:
crea le condizioni per una forma di pratica condivisa che consente a un movimento di
sopravvivere, decidere, coordinarsi ed espandersi» (Castells 2012, 191). Internet fornisce la
piattaforma di comunicazione organizzativa adatta a tradurre la cultura della libertà nella
pratica dell’autonomia. I siti di social network sono diventati piattaforme per attività di ogni
tipo, non soltanto per le amicizie personali o per le chat, ma anche per il marketing, il
commercio elettronico, l’istruzione, la distribuzione di media e di intrattenimento e, appunto,
l’attivismo socio-politico: «sono state perciò la cultura della libertà, a livello sociale, e la
cultura dell’individuazione e dell’autonomia, a livello degli attori sociali, a spingere
contemporaneamente le reti su Internet e i movimenti sociali in rete» (ivi, 194).
Il MoVimento non si oppone, in teoria, al principio della democrazia rappresentativa,
ma ne denuncia la pratica così come viene applicata, non riconoscendone la legittimità. In
base a queste condizioni, esistono scarse possibilità per un’interazione diretta e positiva tra il
movimento e la classe politica tradizionale «verso una riforma politica, ovvero una riforma
delle istituzioni della governance capace di ampliare i canali della partecipazione politica e di
limitare il peso delle lobby e dei gruppi di pressione sul sistema politico, essendo queste le
obiezioni fondamentali mosse da gran parte dei movimenti sociali» (ivi, 197). I sostenitori del
M5S concordano nel denunciare “la farsa degli ideali democratici”: da un diffuso sentimento
di sfiducia nei riguardi delle forze politiche convenzionali, è emersa la necessità di
reinventare la democrazia, trovando modi per consentire agli esseri umani di organizzare la
8. Augusto Cocorullo - 8 -
propria esistenza in base a principi comunemente condivisi. Nell’ideologia di Castells,
l’eredità dei movimenti sociali in rete sarà «quella di aver fatto emergere la possibilità di
apprendere di nuovo come vivere insieme. Nella democrazia reale» (ivi, 207). Applicata al
movimento in analisi, tuttavia, suddetta predizione – secondo l’opinione di chi scrive – appare
forzata e improbabile.
Piattaforme e democrazia elettronica
L’e-democracy, perché possa considerarsi uno strumento utile ed efficace, dovrà
affiancarsi alle forme tradizionali d’espressione della propria ideologia, e non sostituire ciò su
cui il Paese, ormai da tempo, si fonda e si sviluppa. In particolare, Liquidfeedback è un
software open source adoperato dai “pirati” tedeschi di Interaktive Demokratie ed tradotto in
Italia dai volontari dei Meetup, i circoli del M5S. Lo strumento in analisi prevede una fase di
discussione ed una di votazione per la selezione delle issue da portare in Parlamento o nei
consigli comunali: «le decisioni vengono prese con il cosiddetto “metodo Schulze”, che
consente di esprimere una lista ordinata di preferenze, creando così una gerarchia degli
interventi approvati in base alla loro popolarità» (Biorcio e Natale 2013, 159). L’agenda del
movimento è quindi costruita in base alle mozioni più votate e, allo stesso modo, possono
essere selezionati i programmi elettorali, le candidature e i temi da affrontare nei dibattiti
interni. Teoricamente, Liquidfeedback consentirebbe di realizzare il mandato popolare stricto
sensu, nella misura in cui i cittadini possono assegnare mandati per azioni specifiche (proxy
vote), istantaneamente revocabili in caso di operato non soddisfacente. Tuttavia, la
piattaforma in questione non è stata utilizzata per le “parlamentarie” del M5S «anche alla luce
dei dubbi espressi dagli stessi creatori del sistema in merito alla possibilità di manipolazione
del processo e di instaurare una dittatura degli attivisti» (ivi, 160). È attualmente in corso una
sperimentazione da parte del Meetup siciliano per sostenere gli eletti nel consiglio regionale.
In tal senso, proprio per la mancata adozione di uno strumento di democrazia “liquida” – nella
quale i cittadini possono decidere in che forma esercitare il proprio potere politico, integrando
congiuntamente i concetti di democrazia diretta e rappresentativa –, il M5S è spesso criticato
per non avere uno spazio neutrale di discussione democratica (Bordignon e Ceccarini 2013).
Beppegrillo.it è il blog del leader del M5S. Nato nel 2005, il blog si configura come
spazio virtuale nell’ambito del quale Grillo svolge le sue attività di influencer. Il progetto è
stato realizzato con la collaborazione di Gianroberto Casaleggio, esperto di strategie di
comunicazione in rete. Il blog è strutturato secondo un rigido controllo della partecipazione,
accogliendo prevalentemente i post di Grillo ma anche contributi diversi, come lettere aperte
o dichiarazioni di sostegno.
Ed ancora, Meetup è una piattaforma nata negli Stati Uniti per favorire la formazione
ed il coordinamento di gruppi locali, nonché l’organizzazione di eventi e incontri sul
territorio, ed è stata utilizzata con successo dal candidato democratico Howard Dean per
incoraggiare la partecipazione dal basso nella sua campagna per le primarie, in vista delle
elezioni presidenziali del 2004 (Biorcio e Natale 2013). Il progetto Meetup viene presentato il
16 luglio 2005 per consentire a coloro che seguivano il blog di discutere, prendere iniziative,
condividere idee e proposte: «la piattaforma cerca di creare un ambito dove possono
collegarsi esigenze di socialità e di gestione del tempo libero con l’interesse per i problemi
sociali e politici partendo dal livello territoriale» (ivi, 81). In quanto strumento organizzativo
del M5S, anche questa piattaforma – come il blog – è gestita dalla Casaleggio Associati e si
basa sulla logica del decentramento, associato però ad un rigoroso controllo da parte del
centro. Al momento, si registrano più di 600 Meetup della rete di Grillo, dislocati in 14 paesi
differenti. Tra quelli italiani, si sono distinti i Meetup di Cento, Milano e della Sicilia, in
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quanto collegati alle consultazioni regionali. Emblematico è il caso di Parma, con l’elezione
primo sindaco del M5S. I Meetup sono diventati il principale mezzo di organizzazione e
comunicazione del movimento, nonché la rete di coordinamento per le iniziative intraprese
dal leader. L’“arcipelago Grillo” ingloba anche iniziative in rete di diverso genere che
fungono da collante dell’intera strategia comunicativa: produzioni dell’editore Casaleggio
legate alle attività del blog e di Grillo; iniziative avviate per la diffusione del concept del
movimento; interventi sul tema ambiente (Diamanti e Natale 2013). Rientrano, ancora, nel
catalogo degli strumenti del MoVimento il Grillorama, lo shop digitale dove è possibile
acquistare prodotti del leader, e il canale di Youtube (#boomcentostelle), che consente di
rivedere video e registrazioni degli incontri in videoconferenza fra i membri dei Meetup.
In particolare, «gli elettori del M5S hanno una chiara percezione delle potenzialità
innovative ma anche dei problemi da affrontare per la direzione e la gestione del movimento.
Una larga maggioranza (86%) giudica il MoVimento 5 Stelle più democratico degli altri
partiti “perché permette a tutti di intervenire sulle sue proposte e sui suoi candidati alle
elezioni”. [...] Ma un ampio settore dei suoi elettori (41%) segnala anche le possibili carenze
di democrazia “perché tutte le decisioni le prendono Grillo e Casaleggio» (Diamanti e Natale
2013, 60). Gli spazi di discussione e di deliberazione democratica sono stati costruiti
utilizzando le potenzialità della rete: il blog, i Meetup, le consultazioni per la scelta dei
candidati, la formazione dei programmi. Tuttavia, in seguito all’ingresso di rappresentanti del
movimento nelle istituzioni comunali e regionali «è emersa la necessità di definire forme
organizzative e pratiche democratiche anche offline, sul territorio. La democrazia diretta
basata soprattutto sulla rete deve misurarsi con la democrazia rappresentativa che si è
espressa con il voto per i rappresentanti del M5S eletti nelle istituzioni» (Biorcio e Natale
2013, 145). A tal proposito, si sono registrate discussioni e polemiche connesse al tentativo
d’assunzione di un ruolo personale più autonomo da parte di alcuni consiglieri dell’Emilia
Romagna, forti della legittimità e della visibilità progressivamente acquisite.
Nello specifico, ci si riferisce all’iniziativa di Valentino Tavolazzi, consigliere
comunale di Ferrara, che, dopo aver organizzato a Rimini il 3 e 4 marzo 2012 un incontro di
attivisti del M5S al fine di mettere in discussione i poteri di Grillo e Casaleggio e le regole per
le decisioni, è stato allontanato perché ritenuto promotore di cambiamenti politici e
organizzativi che avrebbero potuto rendere il MoVimento più simile agli altri partiti.
Emblematico è il caso del consigliere regionale Giovanni Favia, il quale, in un “fuorionda”
ottenuto da un giornalista di La7 al termine di un’intervista, si scaglia contro il M5S
denunciandone la sostanziale mancanza di democrazia. E ancora, la polemica del consigliere
comunale di Bologna Federica Scalsi, espulsa da Grillo per alcune scelte compiute non
conformi all’ideologia del MoVimento – per aver cioè partecipato ad un talk show – ha avuto
molto rilievo sui media, sollevando numerose critiche nei riguardi del M5S e delle
metodologie utilizzate nei processi decisionali e di policy making. Elementi di criticità sono
collocati nell’assenza di dibattito e nel ruolo di overlord giocato da Grillo e Casaleggio,
nonché nella trasparenza – da più parti contestata – del metodo di selezione dei candidati
durante le parlamentarie (Bordignon e Ceccarini 2013). Dunque, si assiste ad un
capovolgimento della funzione originaria per la quale le tecnologie della rete erano state
originariamente concepite e adottate dal movimento: da strumenti atti a favorire
l’implementazione di pratiche di democrazia liquida, si sono trasformati in supporti di
un’effettiva forma di leadership monocratica (Morozov 2011).
In definitiva, «i movimenti sociali sono stati, e continuano a essere, le leve portanti di
trasformazioni sociali in senso ampio. Generalmente tali movimenti emergono da una crisi
delle condizioni generali che rende la vita quotidiana insopportabile per la maggior parte delle
persone e sono dovuti alla profonda sfiducia nelle istituzioni politiche che governano la
società. La combinazione tra il degrado delle condizioni materiali di vita e la crisi di
10. Augusto Cocorullo - 10 -
legittimità dei governanti nella gestione della res pubblica induce la gente a prendere in mano
la situazione, impegnandosi in azioni collettive al di fuori dei canali istituzionali
convenzionali a difesa delle proprie richieste, ed eventualmente per cambiare sia i governanti
sia le norme che condizionano la loro vita» (Castells 2012, 181). Tuttavia, pensare alla rete
come un luogo di propagazione naturale della democrazia appare iperbolico e fuorviante:
perché si inneschino processi di cambiamento sociale e trasformazione politica è necessario
restare ancorati alla realtà: il web si configura dunque come «un canale complementare e non
sostitutivo rispetto agli altri mezzi di informazione: non è quindi opportuno contrapporre due
realtà, quella online e quella offline, che sono invece strettamente collegate fra loro […].
Insomma, come questo caso dimostra, adozione e uso massiccio delle tecnologie non sono
sufficienti a superare un dilemma classico delle organizzazioni politiche, ovvero quella
tensione irrisolta fra desiderio di partecipare attivamente alle decisioni da parte della base ed
esigenze di esercitare un controllo ferreo da parte di una dirigenza oligarchica» (Mosca e
Vaccari 2012, 193-194).
Riferimenti bibliografici
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Milano: Università Bocconi Editore.
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