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L’Ordine degli Architetti di Terni ha scelto di
organizzare un Mese dell’Architettura con il
desiderio di parlare del nuovo ruolo dell’architetto
con la gente e tra la gente.
Una professione che ormai si caratterizza come
assolutamente interdisciplinare e che, nella
definizione delle nuove forme del vivere urbano,
deve collaborare strettamente con un numero
sempre crescente di figure professionali.
La città è soprattutto di chi la vive e la abita per
questo abbiamo organizzato cinque incontri con
l’intento di parlare di architettura nei luoghi della
città aprendo un confronto con le opinioni e le
esigenze di chi fa vivere ogni giorno l’organismo
urbano.
Parliamo di architettura costruita, ma soprattutto
di architettura percepita, di quali elementi
possano dare qualità al vivere in alcuni dei luoghi
simbolici della città contemporanea.
Luoghi spesso ereditati dal passato ma che
sono vissuti ormai in modo totalmente diverso
e che sono pronti ad affrontare nuove sfide ed
accogliere nuove funzioni.
Ci ritroviamo in piazza, a teatro, nel parco, alla
stazione e nel quartiere per ascoltare il contributo
di professionisti di discipline diverse, con punti
di vista che spaziano nel panorama nazionale e
con un dialogo aperto alla cittadinanza che può
interagire in modo dinamico con i relatori.
Vi aspettiamo per partecipare a questa nostra
riflessione sui luoghi della città e raccogliere tutti i
fermenti che usciranno da questi incontri.
INTRODUZIONE
21 settembre
5 ottobre
12 ottobre
19 ottobre
26 ottobre
2012
l� piazz�
i� parc�
i� teatr�
l� stazion�
i� quartier�
21 settembre
5 ottobre
12 ottobre
19 ottobre
26 ottobre
i� parc�5 ottobre
l� piazz�21 settembre
i� quartier�26 ottobre
i� teatr�12 ottobre
l� stazion�19 ottobre
ore 17.30
Piazza della Repubblica
In collaborazione con MASTER PARES
- Facoltà di Architettura "Sapienza"
Università di Roma
Intervengono:
- Prof. Jorge Cruz Pinto e Prof. Pedro
Janeiro, Facoltà di Architettura,
Università Tecnica di Lisbona - FAUTL
- Prof. Achille Maria Ippolito,
Coordinatore Dottorato in
Progettazione e Gestione
dell'Ambiente e del Paesaggio-
"Sapienza" Università di Roma
Introduce e coordina:
arch. Fabrizio Toppetti direttore del
MASTER PARES.
Nell'imminenza degli incontri verrà fornita una scheda introduttiva al tema del workshop
ed un più ampio dettaglio su relatori ed interventi.
ore 17.30
Parco Passeggiata
(Chiesa del Carmine)
Workshop su Spazio Pubblico e
Identità Sociale condotto
dall'antropologo Gregory Smith,
docente di urbanistica presso la
Cornell University, specializzato in
etnografia urbana.
In un ambito interattivo i cittadini
saranno invitati a narrare in forma
geo-referenziata la propria
esperienza del Parco della
Passeggiata e del circostante abitato.
ore 17.30
Spettacolo teatrale “Et Aurora” allo
“Studio 1” all'interno del CAOS.
Un lavoro di teatro danza che ha per
tema la risposta ad un trauma
urbano, nella fattispecie il terremoto
dell’Aquila.
A seguire si terrà un dibattito sulle
arti e il processo urbano moderato
dall'arch. Mario Spada, coordinatore
della Biennale dello Spazio Pubblico.
ore 17.30
Atrio stazione
Mostra del progetto vincitore del
concorso per la nuova passerella
pedonale della stazione di Terni
Una riflessione sulle nuove porte di
accesso alle aree urbane condotta
dall'arch. Michele Talia - INU
Intervengono:
- RFI: ing. Luciano Frittelli, direttore
Territoriale Produzione Ancona
- Centostazioni: Arch. Elisa Eboli,
Responsabile Servizi Tecnici
Centostazioni
- Comune di Terni: Arch. Roberto
Meloni, Responsabile del PIT
ore 17.30
Galleria del Corso, corso Tacito
L'arch. Leopoldo Freyrie, Presidente
del Consiglio Nazionale degli
Architetti, condurrà un confronto sul
tema del quartiere, cellula base della
città, luogo delle principali
interazioni umane.
Presentazione del progetto RIUSO a
Terni.
Intervengono:
- ANCE Terni: arch. Paolo Ratini,
Presidente
- FAI: arch. Francesco Ventura,
Delegato ambiente FAI Umbria
- Legambiente: arch. Edoardo
Zanchini, Vicepresidente nazionale
- Arma dei Carabinieri: Ten. Col.
Giuseppe Alverone, Comandante
Comando Provinciale di Terni
- Ordine architetti di Perugia: arch.
Paolo Vinti, Presidente
Introduce e coordina:
arch. Alessandro Almadori -
Presidente Ater Umbria
21 settembre
Nella tradizione della città storica europea la
piazza è la configurazione fisica primaria e
la rappresentazione simbolica dello spazio
pubblico. La piazza è il luogo di accumulazione
di una composizione sequenziale reticolare
degli invasi spaziali, è espressione di una
dimensione collettiva identitaria, dunque della
sovrapposizione tra civitas e urbs. Oggi, nel
dilagare dei mondi virtuali e nel proliferare degli
spazi privati di uso collettivo, la piazza - e in
generale tutti gli spazi pubblici - è chiamata a
svolgere un ruolo essenziale, per la formazione
di identità necessariamente plurali e instabili,
per il confronto non gerarchico tra culture e la
coltivazione di una consapevolezza civile.
Fabrizio Toppetti
IL VUOTO PROGETTATO
Il nuovo obiettivo dell’architettura è nel “costruire
esterni”. In questa inversione di ruoli tra città
e natura, il pensiero va agli spazi urbani, al
paesaggio, alle piazze, ai giardini, ai parchi. Tutti
gli spazi della città non occupati dal costruito,
appartengono alla categoria di vuoto. Ogni vuoto
urbano, così come le volumetrie dell’architettura
e la sua pelle esterna, essendo percettibile
e godibile al di fuori dell’ambito individuale,
appartiene alla società, è spazio che conforma la
città, è spazio pubblico.
Achille M. Ippolito
DISEGNO, “FRA”, ARCHITETTURA
“Fra” è la parola più architettonica del mondo
delle parole perché “fra”, apparentemente, non
parla né dell’oggetto abitato né dell’abitante(né
dell’oggetto visto né di chi lo vede), essa, come
parola, e non solo come parola, dà indizi non
solo di qualcuno che esiste e di un oggetto
dove questo qualcuno può esistere ma anche,
simultaneamente, dà indizi di una relazione, di
un “intervallo corporale” (come dice Aristotele
sulla costruzione del Luogo), e inaugura lo
stesso spazio umano. “Relazione” qui vuol dire
architettura.
Pedro Antònio Janeiro
IMMAGINI DI VUOTO NELLA CULTURA
URBANISTICA PORTOGHESE
Il senso positivo del vuoto inteso come spazio
pubblico urbano è storicamente osservato
attraverso una breve lettura dalle tipologie proto
urbanistiche e urbanistiche portoghesi fino ai
nostri interventicontemporanei e al disegno di
nuove piazze.
Jorge Cruz Pinto
“Fra” è la parola più architettonica del mondo
delle parole perché “fra”, apparentemente, non
parla né dell’oggetto abitato né dell’abitante
(né dell’oggetto visto né di chi lo vede), essa,
come parola, e non solo come parola, dà indizi
non solo di qualcuno che esiste e di un oggetto
dove questo qualcuno può esistere ma anche,
simultaneamente, dà indizi di una relazione, di
un “intervallo corporale” (come dice Aristotele
sulla costruzione del Luogo), e inaugura lo
stesso spazio umano. “Relazione” qui vuol dire
architettura. Certamente esistono “fra” dove il
“fra” si sente di più che in altri.
“Fra”, come parola, mi affascina tanto o ancora
più dell’idea di morte (di morte o di eternità).
Perché non si sa mai; perché, come nella morte –
che “non è della vita”, Wittgenstein nel suo auge
–, essere-fra è ignoto e allo stesso tempo reale,
degno di essere visto – nel senso che qualche
cosa o qualcuno è atteso, ossia che è inevitabile
e deducibile.
Conosco un “fra” rappresentativo in Filosofia:
quello di Heidegger. Un fra la Terra e il Cielo.
Anche questo magnifico, fantastico: essere
heideggerianamente mortale, essere-fra, morire
della morte come morte, ma vivere mentre
si respira, essere, in questo senso, ente nel
“frattempo”, va bene. Essere: vivere. Il cielo degli
intradossi delle cupole delle cattedrali.
Essere heideggerianamente “ente”, essere intero,
in un “frattempo”, è “fra”: fra la stessa Terra che
tocco, e un Cielo intangibile; o fra due giorni, fra
due date in una lapide.
“Fra” significa comunemente non essere
coincidente. Un segmento di retta è un fra
due punti; due punti coincidenti sono e non-
sono lo stesso punto. Esiste anche una
DISEGNO, FRA, ARCHITETTURA
Pedro António Janeiro
relazione, ovviamente spiegabile e descritta
dalla Geometria, fra me(-punto) e qualche
cosa(-punto): può essere perfino disegnata
o trasformata in numero, ma questa distanza
geometrica non misura esattamente questo “fra”,
è inefficace nello spiegare quale senso (sens)
o quali innumerevoli sensi possono esistere in
questa relazione se per me(-punto) intendiamo
me e qualche cosa(-punto) intendiamo parete,
quattro pareti o casa.
La Geometria e la Matematica, o meglio,
la Matematica spiegata dalla Geometria e
dall’Algebra, non chiarisce la complessità del
fra me e, in senso lato, la casa. Non spiegano il
perché “fra” –nella-sua-totalità non è, diciamo
così, esattamente spiegabile; e allo stesso
modo non chiariscono che il Disegno non
spiega l’architettura; la Geometria e l’Algebra
semplificano quello che è poter stare o poter
essere fra, come il disegno annuncia al mondo
delle cose visibili il primo sintomo di realtà di un
oggetto ancora inesistente; non saper spiegare il
“fra” non è necessariamente negativo.
La piazza è fra.
5 ottobre
Il luogo dello svago e recupero del contatto con
la natura e con se stessi, il rapporto tra spazio
costruito e spazio libero, gli animali all’interno
della città, le attività sportive all’aria aperta, gli orti
urbani gli spazi residuali ed il ruolo dell’agricoltura
all’interno dello spazio urbano, agricoltura a
chilometro zero, il buio e i rischi sociali delle aree
verdi, l’illuminazione e l’inquinamento luminoso,
il vivere slow, il contatto coi cicli naturali della
terra, la permeabilità del suolo e la bolla di calore
delle aree urbane, il comfort ecologico della città,
il rapporto con l’acqua e la città : le fontane, i
fiumi ed i laghi nel contesto urbano, l’importanza
della vegetazione per intercettare inquinanti e
mantenere la biodiversità vegetale ed animale,
educazione ambientale e sviluppo sostenibile.
Un workshop su Spazio Pubblico e Identità
Sociale.
Un incontro tra i cittadini e un antropologo
americano specializzato nell’etnografia urbana.
In un ambito interattivo i cittadini saranno
invitati a narrare in forma geo-referenziata la
propria esperienza del Parco della Passeggia
e il circostante abitato. L’unico requisito per
partecipare è una quotidiana conoscenza di Terni.
Il Prof. Gregory Smith è un docente di urbanistica
presso la Cornell University.
Prof. Gregory O. Smith, D.Phil.(Oxon.)
Visiting Critic
Department of City and Regional Planning
Cornell in Rome
Kevin Lynch è uno dei più famosi pianificatori
americani; il sui metodo cognitivista ha
influenzato urbanisti in tutto il mondo. In Italia ha
avuto vari seguaci e colleghi che danno peso alle
percezioni del cittadino nella realizzazione dei
piani per le città. Nella sua volontà di andare oltre
la questione puramente di disegno, egli voleva
entrare nella logica e nei sentimenti dei cittadini.
E’ stato un innovatore, il cui segno si sente
ancora oggi.
Il progetto sul Parco della Passeggiata vuole
aprire una riflessione cittadina sull’idea del
parco nell’uso quotidiano. Il cittadino deve
esprimere un ruolo attivo nel pensare il parco
come bene collettivo. Deve dare un proprio
contributo al modo in cui il parco viene utilizzato
e quindi disegnato. Il parco nella città odierna
acquista un ruolo sempre più vitale in funzione
di un’accresciuta attenzione alla qualità della
vita urbana, che comprende un’importante
considerazione rispetto i fattori ambientali ed il
contatto con la natura.
L’incontro è stato organizzato come workshop
per approfondire l’idea del parco facendo leva
sul concetto del genere. La considerazione del
genere rappresenta un modo per stimolare una
riflessione più approfondita. Durante il workshop
sono state collezionate varie mappe Lynch, con
l’auspicio di far seguire a questa esperienza
delle passeggiate narrate riguardo la città e il suo
spazio verde.
Lynch e il Parco della
Passeggiata
Gregory Smith
12 ottobre
Il luogo dello spettacolo e della rappresentazione,
dell’intrattenimento, della diffusione della cultura.
Indaghiamo sulla ridefinizione del ruolo del teatro
nel sistema culturale, l’impatto dei nuovi media,
il rapporto tra gli spettatori e lo spettacolo/attori,
intrattenimento collettivo contro intrattenimento
domestico, il cinema e la perdita delle piccole sale
a favore di strutture complesse come multiplex,
la trasformazione degli spazi per spettacolo, la
flessibilità degli spazi per le diverse forme d’arte,
il ruolo dell’acustica e delle innovazioni tecniche.
Riflettiamo su forme espressive che superano
la barriera tra genere ed arti, frammentazione
tra pubblico del teatro e spettacolo dal vivo con
diversi metodi di contatto e coinvolgimento,
concetto di servizio pubblico e di sostegno alla
cultura, criteri di gestione di una impresa culturale,
impatto della globalizzazione sul teatro per sua
natura “locale”(lingua, tradizioni, destinatari).
Et Aurora.
Un lavoro di teatro danza che ha per tema la
risposta ad un trauma urbano, nella fattispecie il
terremoto dell’Aquila. I mezzi usati per raccontare
sono un compendio di musica, danza, immagine
e recitativo. Tali supporti concorrono a definire
la risposta emotiva interna ad una frattura tra la
collettività e il proprio contesto abitativo provocata
da un tanto inatteso quanto devastante evento
naturale. Coreografie di Claudia Venditti, immagini
di Federica Costantino e Alessio Costantino,
testi scelti e recitati da Laura Antonini, flauto e
sassofono Gregory Smith. Danzatori della Tuscia
Dance Company. A seguire lo spettacolo si terrà
un dibatto sulle arti e il processo urbano moderato
dal Arch. Mario Spada, il coordinatore del
Biennale dello Spazio Pubblico.
Si è tenuto uno spettacolo/incontro presso il
Teatro Studio I del centro Caos. A tenere lo
spettacolo è stata la Compagnia Tuscia Dance
Company, diretta da Claudia Venditti, una
formazione che unisce ballerine e ballerini, un
musicista, un’attrice, e tre fotografi.  
Lo spettacolo, dal titolo Et Aurora, si fonde con
questa manifestazione, in quanto dedicato alla
tragedia del terremoto dell’Aquila. Lo spettacolo
vuole stimolare una riflessione sull’esperienza
della sopravvivenza ad  una calamità così
devastante, attraverso la danza, la musica,
l’immagine e la parola.
A seguire lo spettacolo, l’Arch. Mario Spada,
coordinatore nazionale del Biennale dello Spazio
Pubblico, ha presentato e guidato il dibattito. Ciò
che è emersa è la stretta connessione tra il ruolo
del teatro e il concetto stesso della civiltà. Sin
dai tempi degli antichi greci il teatro consentiva
alla collettività di esporre i dilemmi del momento,
per facilitare una riflessione condivisa tra la
cittadinanza. Tale processo era in grado di unire la
città in un dibattito pubblico sulle grandi questioni
della vita cittadina.
Il messaggio era chiaramente a favore di una
politica in cui il cittadino viene coinvolto nei vari
aspetti della vita del teatro, dalla realizzazione
dell’impianto stesso sino alla programmazione
artistica. Il teatro non è una forma d’arte da
elite, ma viceversa un momento importante di
aggregazione e riflessione che deve coinvolgere
un pubblico più ampio possibile.
Il Teatro e la Città
Claudia Venditti
19 ottobre
La stazione ha rappresentato per buona parte
del Novecento uno dei luoghi simbolo della
modernità, poi lo sviluppo dei mezzi di trasporto
individuali l’ha relegata ad un ruolo marginale,
diventando uno specchio dei principali conflitti
che si consumano nelle città.
Oggi è in corso una profonda opera di
rivalutazione e recupero delle stazioni che hanno
finito per caratterizzarsi come nuove porte di
accesso alle aree urbane, un luogo dove realizzare
lo scambio tra diversi mezzi di trasporto, dove
sostare ed avere informazioni.
Le principali stazioni sono a ridosso delle aree
centrali e quindi consentono un veloce accesso
alle principali funzioni strategiche e sono
diventate un luogo di riconciliazione tra politiche
infrastrutturali e politiche urbane.
In una tendenza che porta a scegliere una mobilità
dolce e ad incentivare l’uso di mezzi di trasporto
collettivo la stazione rappresenta uno dei principali
luoghi di interscambio.
In una società sempre più votata al movimento
le stazioni sono ormai centri significativi
e polifunzionali, diventando un luogo di
riconciliazione tra la ferrovia e la città
contemporanea, trasformandosi da luoghi di
passaggio a luoghi di passeggio.
Il PIT (Progetto Integrato Territoriale) finanziato
dalla Regione dell’Umbria a valere delle risorse
comunitarie Por-Fesr 2007-13 ed in particolare
dell’Asse IV “Accessibilità e aree urbane”,
Attività A1 “Riqualificazione e rivitalizzazione
delle aree urbane”, costituisce una delle
principali operazioni di rigenerazione urbana
attivate dall’Amministrazione negli ultimi anni. Il
Programma, il cui importo complessivo ammonta
ad € 6.094.649,32, di cui l’80% a valere dei
fondi europei, ha la finalità di riqualificare il nodo
intermodale della Stazione con una serie di
interventi che creeranno le basi per lo sviluppo
futuro di questa parte di città ed avranno,
come effetto immediato, la riduzione di 53,09
tCO2/anno le attuali emissioni e del 30% il
tempo medio di scambio gomma/rotaia. Il PIT
si compone di 4 interventi: il miglioramento
della viabilità e connessione pedonale al centro
città attraverso la realizzazione di rotonde e
sistemazioni urbane; la realizzazione di due
parcheggi di attestamento, uno lungo Via
Proietti Divi ed uno in adiacenza a Piazza
Dante nell’ambito dell’attuale scalo merci; un
collegamento pedonale sopraelevato tra Il
nuovo parcheggio di Via Proietti Divi e Piazza
Dante. Quest’ultima è l’opera principale del
Programma, con un importo complessivo di €
4.310.649,32, per la quale l’Amministrazione ha
scelto di bandire un concorso di progettazione
a cui far seguire un appalto integrato, nella
consapevolezza del significato, anche
simbolico, di quella che è stata definita “la
porta dell’Umbria”. “Tripod”, questo il nome
del progetto vincitore del concorso aggiudicato
ad un gruppo capitanato dall’Architetto inglese
Renato Bendetti, è un ponte pedonale lungo
Il PIT di Terni per la
rigenerazione urbana
del nodo della stazione
ferroviaria
Roberto Meloni
poco meno di 200 ml, che correrà a oltre 7,5
metri sopra il fascio dei binari, caratterizzato
da un sistema strallato collegato ai due ovali
“incastrati” tra le tre grandi antenne alte fino a 55
metri. “Tripod” sarà un vero e proprio “landmark”,
rappresenterà lo sguardo e l’apertura della città
oltre i suoi confini ed in particolare verso l’area
metropolitana romana. Il progetto definitivo è
stato approvato con Delibera di Giunta Comunale
n. 446 del 12/12/12 ed il 6/02/13 sono stati
conclusi i lavori della Conferenza dei Servizi,
aprendo definitivamente la strada all’appalto ed
alla fase attuativa, con i lavori ce dovranno essere
terminati e rendicontati entro giugno 2015.
Riqualificare la stazione non solo da un punto
di vista architettonico ma anche funzionale,
rendendola nodo di interscambio, luogo di
incontro per cittadini e viaggiatori, oltre che
idoneo biglietto da visita e volano per la
riqualificazione dell’area urbana circostante e lo
sviluppo turistico ed economico del territorio.
Questo l’obiettivo del progetto promosso
da Centostazioni e RFI (Gruppo FS Italiane)
con l’intento di integrare i futuri sistemi di
collegamento verticali a servizio della passerella
pedonale della stazione di Terni, con la nuova
distribuzione degli spazi all’interno del fabbricato
viaggiatori.
Il progetto di Centostazioni, del valore di circa 2,5
milioni di euro, vede l’ampliamento dell’atrio arrivi,
per poter accogliere adeguatamente il nuovo
assetto impiantistico di scale e ascensori che
verrà creato; una generale rivisitazione delle aree
aperte al pubblico, con rifacimento di pavimenti,
rivestimenti e utilizzo di materiali idonei,
anche legati alla tradizione locale; un nuovo
sistema di illuminazione capace di migliorare la
percezione della sicurezza da parte dei clienti ed
il comfort degli interni, nel rispetto del linguaggio
architettonico complessivo dell’edificio, di
impianto razionalista.
Sono inoltre previsti interventi di: riorganizzazione
del fronte biglietteria; chiusura dell’attuale
porticato prospiciente la piazza, per consentire
una comunicazione diretta tra i due atrii e
usufruire, nel contempo, dei nuovi servizi
commerciali; messa a norma impiantistica e
abbattimento delle barriere architettoniche
per un’accessibilità ampia e indifferenziata.
Trasformazioni rese possibili dallo spostamento,
da parte di Rete Ferroviaria Italiana, degli
La Stazione di Terni porta di accesso per la città
Arch. Elisa Eboli
Responsabile Servizi Tecnici Centostazioni S.p.A. (Gruppo FS Italiane)
Ing. Luciano Frittelli
Direttore Produzione Territoriale Ancona Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (Gruppo FS Italiane)
attuali uffici e locali tecnologici a servizio della
gestione della circolazione, che la realizzazione
del nuovo apparato ACC (Apparato Centrale
Computerizzato)* comporterà: un intervento
economicamente molto importante (circa 8
milioni di euro l’investimento complessivo) e
dal sicuro ritorno in termini di regolarità del
traffico ferroviario. La messa a reddito delle
superfici oggi impegnate da locali tecnici
- attraverso lo sviluppo di attività commerciali,
pubblicitarie e servizi per i clienti - contribuiranno
a rendere sostenibile l’investimento economico,
riducendone i “costi pubblici”.
Di pari passo, l’efficiente gestione dei servizi
integrati di pulizie e manutenzioni all’immobile,
sottoposta a costante verifica degli standard
attesi attraverso indicatori di Customer
Satisfaction, permetterà il mantenimento del
giusto decoro e del comfort degli ambienti
ristrutturati, in grado di generare un maggiore
rispetto da parte dei frequentatori, inducendo un
più ampio processo di riqualificazione sociale e
urbana dell’area.
Una trasformazione già evidente in diversi scali
del network Centostazioni oggetto di restyling
- oltre 90 sono stati, ad oggi, rinnovati in tutta
Italia - anche grazie all’organizzazione di eventi,
promozioni e campagne di comunicazione
e sensibilizzazione che riportano le stazioni
all’originaria centralità urbana.
*ACC (Apparato Centrale Computerizzato):
consente agli operatori, sfruttando le potenzialità
offerte dall’elettronica, una migliore operatività
nelle normali situazioni di circolazione e nella
gestione delle situazioni di criticità.
26 ottobre
Il quartiere può essere considerato come la cellula
base della città, il luogo in cui si svolgono le
principali interazioni umane di ognuno di noi, dove
la vita è scandita dai rapporti sociali di base e
dalla presenza dei piccoli esercizi di vicinato.
Nel città contemporanea questo senso
comunitario, l’appartenenza ad un quartiere,
risulta disperso da una frantumazione
individualista e da un amplificarsi delle distanze.
I piccoli esercizi di vicinato sono stati sostituiti, in
molti casi, da nuovi centri commerciali che sono
diventati i nuovi centri dei quartieri.
La società dei consumi ha trasformato gli acquisti
in uno dei momenti aggreganti ed iconici della
società contemporanea.
Abbiamo scelto il quartiere centrale come
emblematico perché oltre ad essere quello con la
maggior concentrazione di esercizi commerciali è
quello che meglio si presta alla presentazione
del progetto R.I.U.S.O., un programma di
Rigenerazione Urbana sostenibile concepito per
dare all’Italia un progetto di trasformazione della
città e del patrimonio edilizio.
Infatti questo è caratterizzato, in gran parte,
da una edilizia di scarsa qualità, dovuta alla
ricostruzione post-bellica che ne fanno un luogo
ideale di sperimentazione per contrastare una
pianificazione invasiva nei confronti del patrimonio
naturalistico che circonda la città.
Un programma che vuole promuovere il recupero
del patrimonio edilizio salvaguardando l’ambiente,
il paesaggio e limitando il consumo del suolo.
il quartiere
Francesco Ventura
Rappresentando il FAI, voglio in questa occasione
ricordare che è in atto il censimento riguardante “i
luoghi del cuore” per il 2012. Ho da poco consultato
le statistiche delle segnalazioni fino ad oggi
pervenute attraverso il sito internet nella speranza
di trovarne qualcuna che si riferisse al quartiere.
Infatti poteva essere un ottimo spunto per iniziare
una discussione sull’argomento e purtroppo il
tentativo non ha dato alcun risultato utile. Ma io
continuo a pormi la domanda: un quartiere può o
potrà essere definito come un luogo del cuore? Che
caratteristiche dovrebbe avere affinché rappresenti
per qualcuno il luogo del cuore?
Il quartiere banalmente è definibile come un quarto
di un luogo che noi chiamiamo città. Ma ciò non può
corrispondere ad una semplice divisione geometrica
di uno spazio. Occorre inserirvi le costruzioni e le
persone con tutte le loro relazioni e vicissitudini. A tal
fine chiedo l’aiuto di alcuni scrittori:
Shakespeare sosteneva che le città non sono altro
che persone;
Stendhal invece, escludendo e perfino evitando di
nominare il tessuto urbano costruito, diceva: “Ciò
che amo osservare in una città sono gli uomini”.
Vasco Pratolini negli anni ’40 scrive addirittura
un romanzo intitolato “Il quartiere”. E’ il quartiere
popolare di S. Croce in Firenze, anche qui le
descrizioni del costruito, sia negli esterni che per
gli interni risulta soltanto deprimente, mentre la vita
delle persone è ricca d’umanità e sentimenti, la
comunità solida.
A proposito di comunità . . . alla fine di questo mio
intervento vi mostrerò un video dove una piccola
comunità ghanese (Otsir) manifesta la propria felicità
per aver finalmente realizzato il sogno di avere una
scuola, il futuro per i loro bambini.
Riprendendo . . ., come vedete, poco si parla
di paesaggio e architettura. Per fortuna c’è uno
scrittore che invece ci può aiutare in questo nostro
breve discorso sul quartiere a scoprire come si
può arrivare a scegliere uno o più luoghi del cuore,
definendoli nelle diverse scale territoriali, includendo
“il quartiere”. Mi riferisco a Joseph Roth ed al suo
libro “Le città bianche”.
Joseph Roth, visita nell’autunno del 1925 le città
bianche della Provenza, un suo sogno d’infanzia,
una grigia infanzia come lui la definisce. Tra i diversi
reportages vi propongo una sintesi riferita alla città
di Lione. La prima sera Roth la dedica alle persone,
descrivendo la vita nel quartiere operaio, case nuove
e anonime, perché è proprio lì che riconosce nella
gente le fisionomie romane, vecchie di diciotto
secoli, e sente più che mai un forte legame con
l’antico passato e la storia della città. Poi il mattino
successivo, attraversando il ponte Wilson, racconta
la vivacità e l’allegria del centro della città tra
grandi ed aristocratici palazzi, ma prevalentemente
e sempre delle persone parla, di qua e di là dal
Rodano. Finalmente la seconda sera la dedica
alla Fourvière, alla facciata della cattedrale, le sue
colonne e portali, all’intera collina “disseminata di
gradini in pietra “, alle vecchie case di pietra con i
tetti di ardesia ed infine conclude con una passeggia
tra i reperti romani. “Ogni pietra – scrive – tiene una
conferenza di storia”.
Il viaggio, come abbiamo detto avviene nel 1925,
ma il libro è apparso postumo soltanto trenta anni
dopo nel 1956, per essere integrato e completato
nel 1976. Una elaborazione lunga, che significa un
continuo richiamare alla memoria luoghi e persone
ormai residenti nella sua mente, . . . nell’anima o . . .
nel cuore, come preferite.
L’assetto urbanistico di una città e la fruizione
degli spazi pubblici sono strettamente connessi
alla sicurezza urbana.
Nei quartieri delle città è sempre più diffusa
un’ansia, un sentimento di insicurezza da parte
dei cittadini. Eppure in alcune aree territoriali,
come nella provincia di Terni, tale ansia diffusa
sembra ad una prima analisi non giustificata
poiché i reati denunciati sono in progressiva
costante diminuzione. Quindi diminuiscono i reati
denunciati ed aumenta la paura! Perché?
Perché il sentimento di insicurezza è solo
in minima parte collegato ai reati perpetrati,
essendo determinato soprattutto dai fenomeni di
inciviltà.
Per inciviltà si intendono tutti quei comportamenti
tenuti da alcuni appartenenti ad una comunità
che, pur non costituendo reato violano le regole
di civile convivenza. Tali comportamenti sono
percepiti come un segnale dell’assenza di
controllo da parte degli organi istituzionali. Così
ad esempio parcheggiare le autovetture sulle
strisce pedonali, o sui marciapiedi impedendo la
fruizione dello spazio pubblico alla comunità può
creare l’abbandono di un ambiente che inizia ad
essere percepito come ostile.
Tale concetto è stato mirabilmente spiegato nella
teoria delle broken windows (finestre rotte) di
James Q. Wilson e Gorge L. Kelling, secondo cui
“..Se la finestra di una fabbrica o di un ufficio
è rotta, i passanti guardandola arriveranno
alla conclusione che nessuno se ne cura, che
nessuno ne ha il controllo. Presto tutte le finestre
saranno rotte e i passanti penseranno non solo
che nessuno controlla l’edificio, ma anche che
nessuno controlla la strada su cui si affaccia.
Solo bande di giovani, criminali o sconsiderati
assetto urbanistico,
inciviltà e sicurezza.
Giuseppe Alverone
possono avere qualcosa da fare in una strada
non controllata, così sempre più cittadini
abbandoneranno quella strada a coloro che vi si
aggirano in cerca di prede..” (trad. it. in Cardia,
2008: 201 e ss.)
Cosa chiediamo quindi all’Urbanista per impedire
gli atti di inciviltà e favorire un miglioramento della
qualità della vita?
Chiediamo che gli spazi esterni siano pensati
come luoghi vivibili e non come ampliamento
di uno spazio. Tutto lo spazio non edificato
deve diventare il risultato di una progettazione
attenta e dettagliata: non può e non deve
essere soltanto la conseguenza residuale della
edificazione. Chiediamo attenzione anche ai
piccoli dettagli che restituiscono umanità agli
edifici e che possono contribuire ad eliminare
il senso di estraneità che spesso la nuova città
produce negli abitanti. Attenzione andrebbe
dedicata anche alla destinazione ed all’uso dello
spazio esterno, a partire da quello circostante le
abitazioni; il collegamento tra gli edifici e la strada
deve determinare una reale “riappropriazione”
di tutti gli spazi orizzontali del quartiere da
parte degli abitanti e garantire la sicurezza
dei bambini nei loro spostamenti da e verso
le scuole: percorsi agevoli e privi di pericoli,
percorribili anche da bambini non accompagnati.
Bisognerebbe in sintesi costruire una città “a
misura di bambino”.
La possibilità di spostarsi nel proprio quartiere
contribuisce ad aumentare negli abitanti il senso
di appartenenza ed a stabilire un rapporto
di empatia con i luoghi e gli edifici; pertanto
bisognerebbe realizzare un’eliminazione attenta di
cittadini, architetti e la
rigenerazione urbana
Leopoldo Freyrie
tutte le barriere architettoniche con la creazione
di raccordi dolci e di percorsi non penalizzanti
per chi ha maggior difficoltà negli spostamenti,
come persone in sedia a rotelle e genitori con
passeggini. Bisogna inoltre favorire l’incremento
dell’uso della bicicletta: prevedere ricoveri con
accesso facile e diretto, indipendenti dai garages,
evitando così la promiscuità sulle rampe con le
automobili.
La presenza di strutture di servizio, quali negozi
ed uffici pubblici, importanti punti di riferimento
per lo svolgimento di una vita di relazione nel
quartiere devono essere pensati in un contesto
con percorsi pedonali e ciclabili di collegamento.
Il mezzo pubblico andrebbe incentivato anche
con la creazione di pensiline accoglienti e di
aspetto gradevole che possano diventare dei
piccoli punti di riferimento orizzontali, ben
integrate nel quartiere, realizzate in materiali
duraturi.
“Le conseguenze dei terremoti e di altre calamità
naturali dimostrano che il nostro Paese ha
urgente bisogno di essere messo in sicurezza.
Le analisi sullo stato del patrimonio edilizio –
pubblico e privato – mostrano che il 70% delle
costruzioni italiane – realizzate nel dopoguerra
– sono a “fine vita”; milioni di case sono a rischio
sismico e a rischio idrogeologico; tecniche
inadatte nelle costruzioni fanno consumare circa
22 miliardi di euro all’anno per il riscaldamento;
l’invivibilità delle nostre città è poi causata oltre
che dagli annosi problemi del traffico e dello
smaltimento dei rifiuti, dall’assenza - o dal loro
degrado - di luoghi di socialità.
Serve che le forze più attente e mature del
corpo sociale, professionale ed economico
del Paese, acquisiscano la consapevolezza
che il nostro territorio va tutelato, sviluppando
la manutenzione, il risparmio energetico e la
riqualificazione urbana degli edifici, garantendo
ambienti urbani più vivibili, più verdi, più
sicuri, incentivando la ricerca e l’innovazione
tecnologica.
Farlo significa dare una svolta - principalmente
di tipo culturale – per ridurre gli investimenti
nelle grandi infrastrutture e destinare, invece,
maggiori risorse alle città - spina dorsale del
nostro Paese - dove si concentra l’80% del Pil.
E’ questa l’unica possibilità per garantire il diritto
dei cittadini ad avere un habitat migliore e per
mettere in atto politiche per tornare a crescere.
Ri.u.so, il Programma di Rigenerazione urbana
sostenibile che gli architetti italiani hanno lanciato
insieme a Legambiente ed Ance e che è divenuto
parte del “Piano Città” del Governo, costituisce
un nuovo approccio alla situazione di TUTTA
l’edificazione del nostro Paese: in particolare
quella costruita dal dopoguerra agli anni ’80 si
trova in una situazione di allarmante dissesto.
Una vera e propria operazione di trasformazione
delle città e del territorio che può essere
realizzata anche traendo ispirazione da importanti
esperienze straniere. Modello significativo, quello
tedesco che attraverso la propria Cassa depositi
e prestiti ha creato le condizioni affinchè siano gli
stessi cittadini ad investire nella riqualificazione,
ottenendo in cambio più incentivi, ovviamente
mirati alla messa in sicurezza, al risparmio
energetico, ecc. In questo modo lo Stato oltre a
non dover sostenere costi – e a risparmiare quelli
delle emergenze e delle ricostruzioni - avrebbe
un positivo ritorno sotto forma di più gettito
fiscale, minori oneri per la cassa integrazione,
maggiori risparmio di costi per l’energia.
Fondamentale, quindi, il coinvolgimento
partecipativo dei cittadini che – come prevede
Ri.u.so. – sono i primi destinatari del Progetto:
devono essere, innanzitutto, sensibilizzati sulle
reali condizioni degli edifici in cui vivono e
devono finalmente avere a disposizione abitazioni
sicure ed un ambiente più vivibile.
Per quanto riguarda noi architetti quella della
riqualificazione delle nostre città può finalmente
rappresentare la sfida di realizzare progetti
davvero partecipati e che riguardino case, scuole,
fabbriche, gli spazi pubblici, ossia la vita, quella
vera, delle comunità.
Considero l’intervento del Comandante dei
Carabinieri una bella lezione di urbanistica e di
sociologia urbana. E’ confortante ascoltare da
un rappresentante dell’Arma una concezione
dello spazio pubblico che affida la sicurezza
e la cura dei luoghi non tanto a tecnologie
securitarie bensì all’inclusione sociale, al senso
di responsabilità civica, al rispetto del pedone
e al diritto dei bambini a vivere ed esplorare la
città, alla consapevolezza che lo spazio pubblico
non è lo spazio di nessuno ma lo spazio di tutti.
Un invito esplicito ed autorevole ai cittadini
di Terni a riappropriarsi civilmente degli spazi
pubblici della loro città, ad avere comportamenti
meno individualistici ( dettati da un uso anche
sconsiderato dell’automobile), a partecipare
attivamente alla ricostruzione di una comunità
che mostra segni di sfaldamento, anche a causa
di una dispersione urbana che ci costringe a
vivere buona parte della nostra esistenza dentro
l’abitacolo chiuso di un’automobile.
L’intervento del Comandante lo prendo anche
come dimostrazione della volontà di tanti
soggetti sociali ed istituzionali di occuparsi della
qualità dello spazio pubblico,che non potrà mai
essere riqualificato,custodito, curato se non c’è
una coralità di intenti e di azioni convergenti di
società ed istituzioni.
Ho avuto la fortuna di frequentare negli
ultimi due anni della sua esistenza un vostro
concittadino che ha scritto una parte importante
dell’Urbanistica ed Architettura italiana, che ha
introdotto nello spazio fisico della vostra città
caratteri inconfondibili di qualità ed ha avuto
l’onore della dedica della principale piazza della
città che porta il suo nome : Mario Ridolfi. Amava
ripetere ai giovani architetti che lo andavano a
lo spazio pubblico
Mario Spada
trovare: “ricordate che un buon committente e un
mediocre architetto fanno una buona architettura,
un cattivo committente e un bravo architetto
fanno una mediocre architettura.”
Se rivolgiamo questo monito alla costruzione
e riqualificazione della città domandiamoci chi
è il committente. L’Amministrazione comunale
con suoi rappresentanti eletti è il committente
delle opere pubbliche ma in ultima istanza il
vero committente è l’insieme dei cittadini, è la
comunità locale , non sempre compiutamente
rappresentata dagli eletti e dalle strutture
amministrative.
La diffusione negli ultimi quindici anni delle
pratiche di urbanistica partecipata, promosse
dalle stesse amministrazioni, stanno a dimostrare
la consapevolezza dei decisori politici che nei
cittadini più attivi e consapevoli c’è l’espressione
dei bisogni ma anche una conoscenza dei
luoghi, una sapienza sociale, talvolta anche
una sorprendente competenza tecnica che
quando trova i canali giusti per esprimersi diventa
autentica committenza collettiva ed esperta
collaborazione progettuale.
La riqualificazione degli spazi pubblici non
potrà essere disgiunta dalle azioni tese al
miglioramento delle attrezzature territoriali
che nel linguaggio urbanistico si chiamano di
area vasta: i trasporti pubblici , la produzione
di energia, lo smaltimento dei rifiuti , le reti
delle tecnologie dell’informazione. Ma il luogo
di elezione per la riqualificazione dello spazio
pubblico , come sottolineato da Freyrie e
Zanchini, è il quartiere, dove le azioni dovranno
riguardare anche la ristrutturazione dell’edilizia
pubblica e privata ai fini del risparmio energetico
e della sicurezza sismica, il miglioramento dei
servizi di prossimità, l’estensione degli spazi
pedonali e ciclabili, lo sviluppo di attività di
vicinato, non tanto per rievocare piccole comunità
organiche che al giorno d’oggi sono improponibili,
quanto per ricostruire quelle relazioni sociali che
sono antropologicamente intrinseche alla natura
umana.
Con questa impostazione come INU (Istituto
Nazionale di Urbanistica) abbiamo promosso
lo scorso anno la prima Biennale dello spazio
pubblico e stiamo organizzando per il prossimo
anno la seconda edizione , stavolta con partner
che rappresentano importanti associazioni
istituzionali, professionali e ambientaliste (ANCI,
Ordine degli architetti, Legambiente).
All’evento conclusivo della Biennale , dal 16
al 19 maggio 2013, si arriverà con gli esiti di
diverse iniziative ,alcune delle quali già avviate:
laboratori di approfondimento che si svolgeranno
in diversi comuni tra gennaio ed aprile, concorsi
di progettazione e di fotografia, compreso un
concorso in collaborazione con il MIUR (Ministero
della Pubblica Istruzione e Ricerca) rivolto agli
studenti delle scuole superiori, a riprova della
coralità dei soggetti che possono e devono
intervenire.
Concludo incoraggiando l’Ordine degli architetti
di Terni a continuare in quest’attività meritoria
di apertura nei confronti dei cittadini e invitando
tutti a partecipare alle iniziative della Biennale
, sia quelle che potranno essere organizzate
localmente sia quelle che potranno trovare spazio
nell’ambito dell’evento conclusivo del prossimo
maggio a Roma.
L'Ordine degli Architetti di Terni ha scelto di organizzare un Mese dell'Architettura con il desiderio di
parlare del nuovo ruolo dell'architetto con la gente e tra la gente.
Una professione che ormai si caratterizza come assolutamente interdisciplinare e che, nella definizione
delle nuove forme del vivere urbano, deve collaborare strettamente con un numero sempre crescente di
figure professionali.
La città è soprattutto di chi la vive e la abita per questo abbiamo organizzato cinque incontri con l'intento
di parlare di architettura nei luoghi della città aprendo un confronto con le opinioni e le esigenze di chi fa
vivere ogni giorno l'organismo urbano.
Parliamo di architettura costruita, ma soprattutto di architettura percepita, di quali elementi possano dare
qualità al vivere in alcuni dei luoghi simbolici della città contemporanea.
Luoghi spesso ereditati dal passato ma che sono vissuti ormai in modo totalmente diverso e che sono pronti
ad affrontare nuove sfide ed accogliere nuove funzioni.
Ci ritroviamo in piazza, a teatro, nel parco, alla stazione e nel quartiere per ascoltare il contributo di
professionisti di discipline diverse, con punti di vista che spaziano nel panorama nazionale e con un dialogo
aperto alla cittadinanza che può interagire in modo dinamico con i relatori.
Vi aspettiamo per partecipare a questa nostra riflessione sui luoghi della città e raccogliere tutti i fermenti
che usciranno da questi incontri.
EVENTO A CURA DI:
arch. Silvia Giani, arch. Alessandro Fancelli, arch. Andrea Cristofari, arch. Valentina Paci, ing. Simone
Scaccetti
CON IL PATROCINIO E LA COLLABORAZIONE DI:
REGIONE UMBRIA
PROVINCIA DI TERNI
COMUNE DI TERNI
CONFINDUSTRIA Terni
ANCE Terni
ADI Umbria
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI
FUA Fondazione Umbra per l'Architettura
INU Umbria
INARCH Umbria
MASTER PARES - Facoltà di Architettura
de "La Sapienza" Università di Roma
CON LA PARTECIPAZIONE DI:
FAI – Fondo Ambiente Italiano
LEGAMBIENTE
Ordine degli Architetti di Perugia
Arma dei Carabinieri Comando Provinciale di Terni
Le trasformazioni cui ogni città è sottoposta nel corso degli anni sono il segno di comunità che sanno
progredire, che si reinventano e si rinnovano nel pieno rispetto delle proprie tradizioni, della propria
cultura. Appare chiaro pertanto come le tematiche attinenti alla trasformazione urbana non sono e non
possono essere “proprietà” esclusiva dei tecnici: l’architettura e l’urbanistica devono essere fruite anche dal
pubblico. Perché ciò si realizzi in modo consapevole occorre creare forme e strumenti di mediazione,
occasioni di partecipazione. E’ questo, a mio avviso, uno dei dati più significativi del “Mese
dell’Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti di Terni e patrocinato da vari Enti. Tra il 21
settembre ed il 26 ottobre 2012, tecnici di varia estrazione e cittadini potranno infatti riflettere sui
cambiamenti che stanno interessando i luoghi in cui si svolge la loro vita quotidiana e su come sia possibile
interagire con queste trasformazioni. Un ulteriore elemento che rafforza l’aspetto partecipativo degli
incontri in programma è il fatto che essi si terranno non in una sala-conferenze ma in alcuni dei luoghi
pubblici (la piazza, il teatro, il parco, la stazione, il quartiere) più strettamente legati alla vita urbana.
Auguro che tale iniziativa possa contribuire seriamente alla crescita della città di Terni.
Ordine degli Architetti della provincia di TERNI
Arch.Glauco PROVANI, Presidente
La Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni, nell’attuazione dei suoi fini statutari di promozione
dell’arte e della cultura, riserva sempre una particolare attenzione alle iniziative che approfondiscono e
diffondono la conoscenza e lo sviluppo del territorio.
In quest’ordine di valori ha inteso dare il suo sostegno a “Il Mese dell’architettura”, evento promosso
dall’Ordine degli Architetti di Terni e volto a delineare l’attuale cambiamento dei luoghi urbani e a
disegnare la futura immagine di una città abitabile, competitiva e ripensata dal punto di vista strategico.
A nome della Fondazione ho il piacere di rivolgere i migliori auguri per il buon esito della interessante
manifestazione.
Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni
Dr. Mario Fornaci, Presidente
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CON IL CONTRIBUTO DI:
INFO:
www.ordinearchitettiterni.it
+39 348 6504682
+39 347 3672124

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17 b3 giani_ordine degli architetti di terni

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  • 2. L’Ordine degli Architetti di Terni ha scelto di organizzare un Mese dell’Architettura con il desiderio di parlare del nuovo ruolo dell’architetto con la gente e tra la gente. Una professione che ormai si caratterizza come assolutamente interdisciplinare e che, nella definizione delle nuove forme del vivere urbano, deve collaborare strettamente con un numero sempre crescente di figure professionali. La città è soprattutto di chi la vive e la abita per questo abbiamo organizzato cinque incontri con l’intento di parlare di architettura nei luoghi della città aprendo un confronto con le opinioni e le esigenze di chi fa vivere ogni giorno l’organismo urbano. Parliamo di architettura costruita, ma soprattutto di architettura percepita, di quali elementi possano dare qualità al vivere in alcuni dei luoghi simbolici della città contemporanea. Luoghi spesso ereditati dal passato ma che sono vissuti ormai in modo totalmente diverso e che sono pronti ad affrontare nuove sfide ed accogliere nuove funzioni. Ci ritroviamo in piazza, a teatro, nel parco, alla stazione e nel quartiere per ascoltare il contributo di professionisti di discipline diverse, con punti di vista che spaziano nel panorama nazionale e con un dialogo aperto alla cittadinanza che può interagire in modo dinamico con i relatori. Vi aspettiamo per partecipare a questa nostra riflessione sui luoghi della città e raccogliere tutti i fermenti che usciranno da questi incontri. INTRODUZIONE
  • 3. 21 settembre 5 ottobre 12 ottobre 19 ottobre 26 ottobre 2012 l� piazz� i� parc� i� teatr� l� stazion� i� quartier� 21 settembre 5 ottobre 12 ottobre 19 ottobre 26 ottobre i� parc�5 ottobre l� piazz�21 settembre i� quartier�26 ottobre i� teatr�12 ottobre l� stazion�19 ottobre ore 17.30 Piazza della Repubblica In collaborazione con MASTER PARES - Facoltà di Architettura "Sapienza" Università di Roma Intervengono: - Prof. Jorge Cruz Pinto e Prof. Pedro Janeiro, Facoltà di Architettura, Università Tecnica di Lisbona - FAUTL - Prof. Achille Maria Ippolito, Coordinatore Dottorato in Progettazione e Gestione dell'Ambiente e del Paesaggio- "Sapienza" Università di Roma Introduce e coordina: arch. Fabrizio Toppetti direttore del MASTER PARES. Nell'imminenza degli incontri verrà fornita una scheda introduttiva al tema del workshop ed un più ampio dettaglio su relatori ed interventi. ore 17.30 Parco Passeggiata (Chiesa del Carmine) Workshop su Spazio Pubblico e Identità Sociale condotto dall'antropologo Gregory Smith, docente di urbanistica presso la Cornell University, specializzato in etnografia urbana. In un ambito interattivo i cittadini saranno invitati a narrare in forma geo-referenziata la propria esperienza del Parco della Passeggiata e del circostante abitato. ore 17.30 Spettacolo teatrale “Et Aurora” allo “Studio 1” all'interno del CAOS. Un lavoro di teatro danza che ha per tema la risposta ad un trauma urbano, nella fattispecie il terremoto dell’Aquila. A seguire si terrà un dibattito sulle arti e il processo urbano moderato dall'arch. Mario Spada, coordinatore della Biennale dello Spazio Pubblico. ore 17.30 Atrio stazione Mostra del progetto vincitore del concorso per la nuova passerella pedonale della stazione di Terni Una riflessione sulle nuove porte di accesso alle aree urbane condotta dall'arch. Michele Talia - INU Intervengono: - RFI: ing. Luciano Frittelli, direttore Territoriale Produzione Ancona - Centostazioni: Arch. Elisa Eboli, Responsabile Servizi Tecnici Centostazioni - Comune di Terni: Arch. Roberto Meloni, Responsabile del PIT ore 17.30 Galleria del Corso, corso Tacito L'arch. Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, condurrà un confronto sul tema del quartiere, cellula base della città, luogo delle principali interazioni umane. Presentazione del progetto RIUSO a Terni. Intervengono: - ANCE Terni: arch. Paolo Ratini, Presidente - FAI: arch. Francesco Ventura, Delegato ambiente FAI Umbria - Legambiente: arch. Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale - Arma dei Carabinieri: Ten. Col. Giuseppe Alverone, Comandante Comando Provinciale di Terni - Ordine architetti di Perugia: arch. Paolo Vinti, Presidente Introduce e coordina: arch. Alessandro Almadori - Presidente Ater Umbria
  • 5. Nella tradizione della città storica europea la piazza è la configurazione fisica primaria e la rappresentazione simbolica dello spazio pubblico. La piazza è il luogo di accumulazione di una composizione sequenziale reticolare degli invasi spaziali, è espressione di una dimensione collettiva identitaria, dunque della sovrapposizione tra civitas e urbs. Oggi, nel dilagare dei mondi virtuali e nel proliferare degli spazi privati di uso collettivo, la piazza - e in generale tutti gli spazi pubblici - è chiamata a svolgere un ruolo essenziale, per la formazione di identità necessariamente plurali e instabili, per il confronto non gerarchico tra culture e la coltivazione di una consapevolezza civile. Fabrizio Toppetti IL VUOTO PROGETTATO Il nuovo obiettivo dell’architettura è nel “costruire esterni”. In questa inversione di ruoli tra città e natura, il pensiero va agli spazi urbani, al paesaggio, alle piazze, ai giardini, ai parchi. Tutti gli spazi della città non occupati dal costruito, appartengono alla categoria di vuoto. Ogni vuoto urbano, così come le volumetrie dell’architettura e la sua pelle esterna, essendo percettibile e godibile al di fuori dell’ambito individuale, appartiene alla società, è spazio che conforma la città, è spazio pubblico. Achille M. Ippolito DISEGNO, “FRA”, ARCHITETTURA “Fra” è la parola più architettonica del mondo delle parole perché “fra”, apparentemente, non parla né dell’oggetto abitato né dell’abitante(né dell’oggetto visto né di chi lo vede), essa, come parola, e non solo come parola, dà indizi non solo di qualcuno che esiste e di un oggetto dove questo qualcuno può esistere ma anche, simultaneamente, dà indizi di una relazione, di un “intervallo corporale” (come dice Aristotele sulla costruzione del Luogo), e inaugura lo stesso spazio umano. “Relazione” qui vuol dire architettura. Pedro Antònio Janeiro IMMAGINI DI VUOTO NELLA CULTURA URBANISTICA PORTOGHESE Il senso positivo del vuoto inteso come spazio pubblico urbano è storicamente osservato attraverso una breve lettura dalle tipologie proto urbanistiche e urbanistiche portoghesi fino ai nostri interventicontemporanei e al disegno di nuove piazze. Jorge Cruz Pinto
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  • 7. “Fra” è la parola più architettonica del mondo delle parole perché “fra”, apparentemente, non parla né dell’oggetto abitato né dell’abitante (né dell’oggetto visto né di chi lo vede), essa, come parola, e non solo come parola, dà indizi non solo di qualcuno che esiste e di un oggetto dove questo qualcuno può esistere ma anche, simultaneamente, dà indizi di una relazione, di un “intervallo corporale” (come dice Aristotele sulla costruzione del Luogo), e inaugura lo stesso spazio umano. “Relazione” qui vuol dire architettura. Certamente esistono “fra” dove il “fra” si sente di più che in altri. “Fra”, come parola, mi affascina tanto o ancora più dell’idea di morte (di morte o di eternità). Perché non si sa mai; perché, come nella morte – che “non è della vita”, Wittgenstein nel suo auge –, essere-fra è ignoto e allo stesso tempo reale, degno di essere visto – nel senso che qualche cosa o qualcuno è atteso, ossia che è inevitabile e deducibile. Conosco un “fra” rappresentativo in Filosofia: quello di Heidegger. Un fra la Terra e il Cielo. Anche questo magnifico, fantastico: essere heideggerianamente mortale, essere-fra, morire della morte come morte, ma vivere mentre si respira, essere, in questo senso, ente nel “frattempo”, va bene. Essere: vivere. Il cielo degli intradossi delle cupole delle cattedrali. Essere heideggerianamente “ente”, essere intero, in un “frattempo”, è “fra”: fra la stessa Terra che tocco, e un Cielo intangibile; o fra due giorni, fra due date in una lapide. “Fra” significa comunemente non essere coincidente. Un segmento di retta è un fra due punti; due punti coincidenti sono e non- sono lo stesso punto. Esiste anche una DISEGNO, FRA, ARCHITETTURA Pedro António Janeiro relazione, ovviamente spiegabile e descritta dalla Geometria, fra me(-punto) e qualche cosa(-punto): può essere perfino disegnata o trasformata in numero, ma questa distanza geometrica non misura esattamente questo “fra”, è inefficace nello spiegare quale senso (sens) o quali innumerevoli sensi possono esistere in questa relazione se per me(-punto) intendiamo me e qualche cosa(-punto) intendiamo parete, quattro pareti o casa. La Geometria e la Matematica, o meglio, la Matematica spiegata dalla Geometria e dall’Algebra, non chiarisce la complessità del fra me e, in senso lato, la casa. Non spiegano il perché “fra” –nella-sua-totalità non è, diciamo così, esattamente spiegabile; e allo stesso modo non chiariscono che il Disegno non spiega l’architettura; la Geometria e l’Algebra semplificano quello che è poter stare o poter essere fra, come il disegno annuncia al mondo delle cose visibili il primo sintomo di realtà di un oggetto ancora inesistente; non saper spiegare il “fra” non è necessariamente negativo. La piazza è fra.
  • 9. Il luogo dello svago e recupero del contatto con la natura e con se stessi, il rapporto tra spazio costruito e spazio libero, gli animali all’interno della città, le attività sportive all’aria aperta, gli orti urbani gli spazi residuali ed il ruolo dell’agricoltura all’interno dello spazio urbano, agricoltura a chilometro zero, il buio e i rischi sociali delle aree verdi, l’illuminazione e l’inquinamento luminoso, il vivere slow, il contatto coi cicli naturali della terra, la permeabilità del suolo e la bolla di calore delle aree urbane, il comfort ecologico della città, il rapporto con l’acqua e la città : le fontane, i fiumi ed i laghi nel contesto urbano, l’importanza della vegetazione per intercettare inquinanti e mantenere la biodiversità vegetale ed animale, educazione ambientale e sviluppo sostenibile. Un workshop su Spazio Pubblico e Identità Sociale. Un incontro tra i cittadini e un antropologo americano specializzato nell’etnografia urbana. In un ambito interattivo i cittadini saranno invitati a narrare in forma geo-referenziata la propria esperienza del Parco della Passeggia e il circostante abitato. L’unico requisito per partecipare è una quotidiana conoscenza di Terni. Il Prof. Gregory Smith è un docente di urbanistica presso la Cornell University. Prof. Gregory O. Smith, D.Phil.(Oxon.) Visiting Critic Department of City and Regional Planning Cornell in Rome
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  • 11. Kevin Lynch è uno dei più famosi pianificatori americani; il sui metodo cognitivista ha influenzato urbanisti in tutto il mondo. In Italia ha avuto vari seguaci e colleghi che danno peso alle percezioni del cittadino nella realizzazione dei piani per le città. Nella sua volontà di andare oltre la questione puramente di disegno, egli voleva entrare nella logica e nei sentimenti dei cittadini. E’ stato un innovatore, il cui segno si sente ancora oggi. Il progetto sul Parco della Passeggiata vuole aprire una riflessione cittadina sull’idea del parco nell’uso quotidiano. Il cittadino deve esprimere un ruolo attivo nel pensare il parco come bene collettivo. Deve dare un proprio contributo al modo in cui il parco viene utilizzato e quindi disegnato. Il parco nella città odierna acquista un ruolo sempre più vitale in funzione di un’accresciuta attenzione alla qualità della vita urbana, che comprende un’importante considerazione rispetto i fattori ambientali ed il contatto con la natura. L’incontro è stato organizzato come workshop per approfondire l’idea del parco facendo leva sul concetto del genere. La considerazione del genere rappresenta un modo per stimolare una riflessione più approfondita. Durante il workshop sono state collezionate varie mappe Lynch, con l’auspicio di far seguire a questa esperienza delle passeggiate narrate riguardo la città e il suo spazio verde. Lynch e il Parco della Passeggiata Gregory Smith
  • 13. Il luogo dello spettacolo e della rappresentazione, dell’intrattenimento, della diffusione della cultura. Indaghiamo sulla ridefinizione del ruolo del teatro nel sistema culturale, l’impatto dei nuovi media, il rapporto tra gli spettatori e lo spettacolo/attori, intrattenimento collettivo contro intrattenimento domestico, il cinema e la perdita delle piccole sale a favore di strutture complesse come multiplex, la trasformazione degli spazi per spettacolo, la flessibilità degli spazi per le diverse forme d’arte, il ruolo dell’acustica e delle innovazioni tecniche. Riflettiamo su forme espressive che superano la barriera tra genere ed arti, frammentazione tra pubblico del teatro e spettacolo dal vivo con diversi metodi di contatto e coinvolgimento, concetto di servizio pubblico e di sostegno alla cultura, criteri di gestione di una impresa culturale, impatto della globalizzazione sul teatro per sua natura “locale”(lingua, tradizioni, destinatari). Et Aurora. Un lavoro di teatro danza che ha per tema la risposta ad un trauma urbano, nella fattispecie il terremoto dell’Aquila. I mezzi usati per raccontare sono un compendio di musica, danza, immagine e recitativo. Tali supporti concorrono a definire la risposta emotiva interna ad una frattura tra la collettività e il proprio contesto abitativo provocata da un tanto inatteso quanto devastante evento naturale. Coreografie di Claudia Venditti, immagini di Federica Costantino e Alessio Costantino, testi scelti e recitati da Laura Antonini, flauto e sassofono Gregory Smith. Danzatori della Tuscia Dance Company. A seguire lo spettacolo si terrà un dibatto sulle arti e il processo urbano moderato dal Arch. Mario Spada, il coordinatore del Biennale dello Spazio Pubblico.
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  • 15. Si è tenuto uno spettacolo/incontro presso il Teatro Studio I del centro Caos. A tenere lo spettacolo è stata la Compagnia Tuscia Dance Company, diretta da Claudia Venditti, una formazione che unisce ballerine e ballerini, un musicista, un’attrice, e tre fotografi.   Lo spettacolo, dal titolo Et Aurora, si fonde con questa manifestazione, in quanto dedicato alla tragedia del terremoto dell’Aquila. Lo spettacolo vuole stimolare una riflessione sull’esperienza della sopravvivenza ad  una calamità così devastante, attraverso la danza, la musica, l’immagine e la parola. A seguire lo spettacolo, l’Arch. Mario Spada, coordinatore nazionale del Biennale dello Spazio Pubblico, ha presentato e guidato il dibattito. Ciò che è emersa è la stretta connessione tra il ruolo del teatro e il concetto stesso della civiltà. Sin dai tempi degli antichi greci il teatro consentiva alla collettività di esporre i dilemmi del momento, per facilitare una riflessione condivisa tra la cittadinanza. Tale processo era in grado di unire la città in un dibattito pubblico sulle grandi questioni della vita cittadina. Il messaggio era chiaramente a favore di una politica in cui il cittadino viene coinvolto nei vari aspetti della vita del teatro, dalla realizzazione dell’impianto stesso sino alla programmazione artistica. Il teatro non è una forma d’arte da elite, ma viceversa un momento importante di aggregazione e riflessione che deve coinvolgere un pubblico più ampio possibile. Il Teatro e la Città Claudia Venditti
  • 17. La stazione ha rappresentato per buona parte del Novecento uno dei luoghi simbolo della modernità, poi lo sviluppo dei mezzi di trasporto individuali l’ha relegata ad un ruolo marginale, diventando uno specchio dei principali conflitti che si consumano nelle città. Oggi è in corso una profonda opera di rivalutazione e recupero delle stazioni che hanno finito per caratterizzarsi come nuove porte di accesso alle aree urbane, un luogo dove realizzare lo scambio tra diversi mezzi di trasporto, dove sostare ed avere informazioni. Le principali stazioni sono a ridosso delle aree centrali e quindi consentono un veloce accesso alle principali funzioni strategiche e sono diventate un luogo di riconciliazione tra politiche infrastrutturali e politiche urbane. In una tendenza che porta a scegliere una mobilità dolce e ad incentivare l’uso di mezzi di trasporto collettivo la stazione rappresenta uno dei principali luoghi di interscambio. In una società sempre più votata al movimento le stazioni sono ormai centri significativi e polifunzionali, diventando un luogo di riconciliazione tra la ferrovia e la città contemporanea, trasformandosi da luoghi di passaggio a luoghi di passeggio.
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  • 19. Il PIT (Progetto Integrato Territoriale) finanziato dalla Regione dell’Umbria a valere delle risorse comunitarie Por-Fesr 2007-13 ed in particolare dell’Asse IV “Accessibilità e aree urbane”, Attività A1 “Riqualificazione e rivitalizzazione delle aree urbane”, costituisce una delle principali operazioni di rigenerazione urbana attivate dall’Amministrazione negli ultimi anni. Il Programma, il cui importo complessivo ammonta ad € 6.094.649,32, di cui l’80% a valere dei fondi europei, ha la finalità di riqualificare il nodo intermodale della Stazione con una serie di interventi che creeranno le basi per lo sviluppo futuro di questa parte di città ed avranno, come effetto immediato, la riduzione di 53,09 tCO2/anno le attuali emissioni e del 30% il tempo medio di scambio gomma/rotaia. Il PIT si compone di 4 interventi: il miglioramento della viabilità e connessione pedonale al centro città attraverso la realizzazione di rotonde e sistemazioni urbane; la realizzazione di due parcheggi di attestamento, uno lungo Via Proietti Divi ed uno in adiacenza a Piazza Dante nell’ambito dell’attuale scalo merci; un collegamento pedonale sopraelevato tra Il nuovo parcheggio di Via Proietti Divi e Piazza Dante. Quest’ultima è l’opera principale del Programma, con un importo complessivo di € 4.310.649,32, per la quale l’Amministrazione ha scelto di bandire un concorso di progettazione a cui far seguire un appalto integrato, nella consapevolezza del significato, anche simbolico, di quella che è stata definita “la porta dell’Umbria”. “Tripod”, questo il nome del progetto vincitore del concorso aggiudicato ad un gruppo capitanato dall’Architetto inglese Renato Bendetti, è un ponte pedonale lungo Il PIT di Terni per la rigenerazione urbana del nodo della stazione ferroviaria Roberto Meloni poco meno di 200 ml, che correrà a oltre 7,5 metri sopra il fascio dei binari, caratterizzato da un sistema strallato collegato ai due ovali “incastrati” tra le tre grandi antenne alte fino a 55 metri. “Tripod” sarà un vero e proprio “landmark”, rappresenterà lo sguardo e l’apertura della città oltre i suoi confini ed in particolare verso l’area metropolitana romana. Il progetto definitivo è stato approvato con Delibera di Giunta Comunale n. 446 del 12/12/12 ed il 6/02/13 sono stati conclusi i lavori della Conferenza dei Servizi, aprendo definitivamente la strada all’appalto ed alla fase attuativa, con i lavori ce dovranno essere terminati e rendicontati entro giugno 2015.
  • 20. Riqualificare la stazione non solo da un punto di vista architettonico ma anche funzionale, rendendola nodo di interscambio, luogo di incontro per cittadini e viaggiatori, oltre che idoneo biglietto da visita e volano per la riqualificazione dell’area urbana circostante e lo sviluppo turistico ed economico del territorio. Questo l’obiettivo del progetto promosso da Centostazioni e RFI (Gruppo FS Italiane) con l’intento di integrare i futuri sistemi di collegamento verticali a servizio della passerella pedonale della stazione di Terni, con la nuova distribuzione degli spazi all’interno del fabbricato viaggiatori. Il progetto di Centostazioni, del valore di circa 2,5 milioni di euro, vede l’ampliamento dell’atrio arrivi, per poter accogliere adeguatamente il nuovo assetto impiantistico di scale e ascensori che verrà creato; una generale rivisitazione delle aree aperte al pubblico, con rifacimento di pavimenti, rivestimenti e utilizzo di materiali idonei, anche legati alla tradizione locale; un nuovo sistema di illuminazione capace di migliorare la percezione della sicurezza da parte dei clienti ed il comfort degli interni, nel rispetto del linguaggio architettonico complessivo dell’edificio, di impianto razionalista. Sono inoltre previsti interventi di: riorganizzazione del fronte biglietteria; chiusura dell’attuale porticato prospiciente la piazza, per consentire una comunicazione diretta tra i due atrii e usufruire, nel contempo, dei nuovi servizi commerciali; messa a norma impiantistica e abbattimento delle barriere architettoniche per un’accessibilità ampia e indifferenziata. Trasformazioni rese possibili dallo spostamento, da parte di Rete Ferroviaria Italiana, degli La Stazione di Terni porta di accesso per la città Arch. Elisa Eboli Responsabile Servizi Tecnici Centostazioni S.p.A. (Gruppo FS Italiane) Ing. Luciano Frittelli Direttore Produzione Territoriale Ancona Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (Gruppo FS Italiane) attuali uffici e locali tecnologici a servizio della gestione della circolazione, che la realizzazione del nuovo apparato ACC (Apparato Centrale Computerizzato)* comporterà: un intervento economicamente molto importante (circa 8 milioni di euro l’investimento complessivo) e dal sicuro ritorno in termini di regolarità del traffico ferroviario. La messa a reddito delle superfici oggi impegnate da locali tecnici - attraverso lo sviluppo di attività commerciali, pubblicitarie e servizi per i clienti - contribuiranno a rendere sostenibile l’investimento economico, riducendone i “costi pubblici”. Di pari passo, l’efficiente gestione dei servizi integrati di pulizie e manutenzioni all’immobile, sottoposta a costante verifica degli standard attesi attraverso indicatori di Customer Satisfaction, permetterà il mantenimento del giusto decoro e del comfort degli ambienti ristrutturati, in grado di generare un maggiore rispetto da parte dei frequentatori, inducendo un più ampio processo di riqualificazione sociale e urbana dell’area. Una trasformazione già evidente in diversi scali del network Centostazioni oggetto di restyling - oltre 90 sono stati, ad oggi, rinnovati in tutta Italia - anche grazie all’organizzazione di eventi, promozioni e campagne di comunicazione e sensibilizzazione che riportano le stazioni all’originaria centralità urbana. *ACC (Apparato Centrale Computerizzato): consente agli operatori, sfruttando le potenzialità offerte dall’elettronica, una migliore operatività nelle normali situazioni di circolazione e nella gestione delle situazioni di criticità.
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  • 23. Il quartiere può essere considerato come la cellula base della città, il luogo in cui si svolgono le principali interazioni umane di ognuno di noi, dove la vita è scandita dai rapporti sociali di base e dalla presenza dei piccoli esercizi di vicinato. Nel città contemporanea questo senso comunitario, l’appartenenza ad un quartiere, risulta disperso da una frantumazione individualista e da un amplificarsi delle distanze. I piccoli esercizi di vicinato sono stati sostituiti, in molti casi, da nuovi centri commerciali che sono diventati i nuovi centri dei quartieri. La società dei consumi ha trasformato gli acquisti in uno dei momenti aggreganti ed iconici della società contemporanea. Abbiamo scelto il quartiere centrale come emblematico perché oltre ad essere quello con la maggior concentrazione di esercizi commerciali è quello che meglio si presta alla presentazione del progetto R.I.U.S.O., un programma di Rigenerazione Urbana sostenibile concepito per dare all’Italia un progetto di trasformazione della città e del patrimonio edilizio. Infatti questo è caratterizzato, in gran parte, da una edilizia di scarsa qualità, dovuta alla ricostruzione post-bellica che ne fanno un luogo ideale di sperimentazione per contrastare una pianificazione invasiva nei confronti del patrimonio naturalistico che circonda la città. Un programma che vuole promuovere il recupero del patrimonio edilizio salvaguardando l’ambiente, il paesaggio e limitando il consumo del suolo.
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  • 25. il quartiere Francesco Ventura Rappresentando il FAI, voglio in questa occasione ricordare che è in atto il censimento riguardante “i luoghi del cuore” per il 2012. Ho da poco consultato le statistiche delle segnalazioni fino ad oggi pervenute attraverso il sito internet nella speranza di trovarne qualcuna che si riferisse al quartiere. Infatti poteva essere un ottimo spunto per iniziare una discussione sull’argomento e purtroppo il tentativo non ha dato alcun risultato utile. Ma io continuo a pormi la domanda: un quartiere può o potrà essere definito come un luogo del cuore? Che caratteristiche dovrebbe avere affinché rappresenti per qualcuno il luogo del cuore? Il quartiere banalmente è definibile come un quarto di un luogo che noi chiamiamo città. Ma ciò non può corrispondere ad una semplice divisione geometrica di uno spazio. Occorre inserirvi le costruzioni e le persone con tutte le loro relazioni e vicissitudini. A tal fine chiedo l’aiuto di alcuni scrittori: Shakespeare sosteneva che le città non sono altro che persone; Stendhal invece, escludendo e perfino evitando di nominare il tessuto urbano costruito, diceva: “Ciò che amo osservare in una città sono gli uomini”. Vasco Pratolini negli anni ’40 scrive addirittura un romanzo intitolato “Il quartiere”. E’ il quartiere popolare di S. Croce in Firenze, anche qui le descrizioni del costruito, sia negli esterni che per gli interni risulta soltanto deprimente, mentre la vita delle persone è ricca d’umanità e sentimenti, la comunità solida. A proposito di comunità . . . alla fine di questo mio intervento vi mostrerò un video dove una piccola comunità ghanese (Otsir) manifesta la propria felicità per aver finalmente realizzato il sogno di avere una scuola, il futuro per i loro bambini. Riprendendo . . ., come vedete, poco si parla di paesaggio e architettura. Per fortuna c’è uno scrittore che invece ci può aiutare in questo nostro breve discorso sul quartiere a scoprire come si può arrivare a scegliere uno o più luoghi del cuore, definendoli nelle diverse scale territoriali, includendo “il quartiere”. Mi riferisco a Joseph Roth ed al suo libro “Le città bianche”. Joseph Roth, visita nell’autunno del 1925 le città bianche della Provenza, un suo sogno d’infanzia, una grigia infanzia come lui la definisce. Tra i diversi reportages vi propongo una sintesi riferita alla città di Lione. La prima sera Roth la dedica alle persone, descrivendo la vita nel quartiere operaio, case nuove e anonime, perché è proprio lì che riconosce nella gente le fisionomie romane, vecchie di diciotto secoli, e sente più che mai un forte legame con l’antico passato e la storia della città. Poi il mattino successivo, attraversando il ponte Wilson, racconta la vivacità e l’allegria del centro della città tra grandi ed aristocratici palazzi, ma prevalentemente e sempre delle persone parla, di qua e di là dal Rodano. Finalmente la seconda sera la dedica alla Fourvière, alla facciata della cattedrale, le sue colonne e portali, all’intera collina “disseminata di gradini in pietra “, alle vecchie case di pietra con i tetti di ardesia ed infine conclude con una passeggia tra i reperti romani. “Ogni pietra – scrive – tiene una conferenza di storia”. Il viaggio, come abbiamo detto avviene nel 1925, ma il libro è apparso postumo soltanto trenta anni dopo nel 1956, per essere integrato e completato nel 1976. Una elaborazione lunga, che significa un continuo richiamare alla memoria luoghi e persone ormai residenti nella sua mente, . . . nell’anima o . . . nel cuore, come preferite.
  • 26. L’assetto urbanistico di una città e la fruizione degli spazi pubblici sono strettamente connessi alla sicurezza urbana. Nei quartieri delle città è sempre più diffusa un’ansia, un sentimento di insicurezza da parte dei cittadini. Eppure in alcune aree territoriali, come nella provincia di Terni, tale ansia diffusa sembra ad una prima analisi non giustificata poiché i reati denunciati sono in progressiva costante diminuzione. Quindi diminuiscono i reati denunciati ed aumenta la paura! Perché? Perché il sentimento di insicurezza è solo in minima parte collegato ai reati perpetrati, essendo determinato soprattutto dai fenomeni di inciviltà. Per inciviltà si intendono tutti quei comportamenti tenuti da alcuni appartenenti ad una comunità che, pur non costituendo reato violano le regole di civile convivenza. Tali comportamenti sono percepiti come un segnale dell’assenza di controllo da parte degli organi istituzionali. Così ad esempio parcheggiare le autovetture sulle strisce pedonali, o sui marciapiedi impedendo la fruizione dello spazio pubblico alla comunità può creare l’abbandono di un ambiente che inizia ad essere percepito come ostile. Tale concetto è stato mirabilmente spiegato nella teoria delle broken windows (finestre rotte) di James Q. Wilson e Gorge L. Kelling, secondo cui “..Se la finestra di una fabbrica o di un ufficio è rotta, i passanti guardandola arriveranno alla conclusione che nessuno se ne cura, che nessuno ne ha il controllo. Presto tutte le finestre saranno rotte e i passanti penseranno non solo che nessuno controlla l’edificio, ma anche che nessuno controlla la strada su cui si affaccia. Solo bande di giovani, criminali o sconsiderati assetto urbanistico, inciviltà e sicurezza. Giuseppe Alverone possono avere qualcosa da fare in una strada non controllata, così sempre più cittadini abbandoneranno quella strada a coloro che vi si aggirano in cerca di prede..” (trad. it. in Cardia, 2008: 201 e ss.) Cosa chiediamo quindi all’Urbanista per impedire gli atti di inciviltà e favorire un miglioramento della qualità della vita? Chiediamo che gli spazi esterni siano pensati come luoghi vivibili e non come ampliamento di uno spazio. Tutto lo spazio non edificato deve diventare il risultato di una progettazione attenta e dettagliata: non può e non deve essere soltanto la conseguenza residuale della edificazione. Chiediamo attenzione anche ai piccoli dettagli che restituiscono umanità agli edifici e che possono contribuire ad eliminare il senso di estraneità che spesso la nuova città produce negli abitanti. Attenzione andrebbe dedicata anche alla destinazione ed all’uso dello spazio esterno, a partire da quello circostante le abitazioni; il collegamento tra gli edifici e la strada deve determinare una reale “riappropriazione” di tutti gli spazi orizzontali del quartiere da parte degli abitanti e garantire la sicurezza dei bambini nei loro spostamenti da e verso le scuole: percorsi agevoli e privi di pericoli, percorribili anche da bambini non accompagnati. Bisognerebbe in sintesi costruire una città “a misura di bambino”. La possibilità di spostarsi nel proprio quartiere contribuisce ad aumentare negli abitanti il senso di appartenenza ed a stabilire un rapporto di empatia con i luoghi e gli edifici; pertanto bisognerebbe realizzare un’eliminazione attenta di
  • 27. cittadini, architetti e la rigenerazione urbana Leopoldo Freyrie tutte le barriere architettoniche con la creazione di raccordi dolci e di percorsi non penalizzanti per chi ha maggior difficoltà negli spostamenti, come persone in sedia a rotelle e genitori con passeggini. Bisogna inoltre favorire l’incremento dell’uso della bicicletta: prevedere ricoveri con accesso facile e diretto, indipendenti dai garages, evitando così la promiscuità sulle rampe con le automobili. La presenza di strutture di servizio, quali negozi ed uffici pubblici, importanti punti di riferimento per lo svolgimento di una vita di relazione nel quartiere devono essere pensati in un contesto con percorsi pedonali e ciclabili di collegamento. Il mezzo pubblico andrebbe incentivato anche con la creazione di pensiline accoglienti e di aspetto gradevole che possano diventare dei piccoli punti di riferimento orizzontali, ben integrate nel quartiere, realizzate in materiali duraturi. “Le conseguenze dei terremoti e di altre calamità naturali dimostrano che il nostro Paese ha urgente bisogno di essere messo in sicurezza. Le analisi sullo stato del patrimonio edilizio – pubblico e privato – mostrano che il 70% delle costruzioni italiane – realizzate nel dopoguerra – sono a “fine vita”; milioni di case sono a rischio sismico e a rischio idrogeologico; tecniche inadatte nelle costruzioni fanno consumare circa 22 miliardi di euro all’anno per il riscaldamento; l’invivibilità delle nostre città è poi causata oltre che dagli annosi problemi del traffico e dello smaltimento dei rifiuti, dall’assenza - o dal loro degrado - di luoghi di socialità. Serve che le forze più attente e mature del corpo sociale, professionale ed economico del Paese, acquisiscano la consapevolezza che il nostro territorio va tutelato, sviluppando la manutenzione, il risparmio energetico e la riqualificazione urbana degli edifici, garantendo ambienti urbani più vivibili, più verdi, più sicuri, incentivando la ricerca e l’innovazione tecnologica. Farlo significa dare una svolta - principalmente di tipo culturale – per ridurre gli investimenti nelle grandi infrastrutture e destinare, invece, maggiori risorse alle città - spina dorsale del nostro Paese - dove si concentra l’80% del Pil. E’ questa l’unica possibilità per garantire il diritto dei cittadini ad avere un habitat migliore e per mettere in atto politiche per tornare a crescere. Ri.u.so, il Programma di Rigenerazione urbana sostenibile che gli architetti italiani hanno lanciato insieme a Legambiente ed Ance e che è divenuto
  • 28. parte del “Piano Città” del Governo, costituisce un nuovo approccio alla situazione di TUTTA l’edificazione del nostro Paese: in particolare quella costruita dal dopoguerra agli anni ’80 si trova in una situazione di allarmante dissesto. Una vera e propria operazione di trasformazione delle città e del territorio che può essere realizzata anche traendo ispirazione da importanti esperienze straniere. Modello significativo, quello tedesco che attraverso la propria Cassa depositi e prestiti ha creato le condizioni affinchè siano gli stessi cittadini ad investire nella riqualificazione, ottenendo in cambio più incentivi, ovviamente mirati alla messa in sicurezza, al risparmio energetico, ecc. In questo modo lo Stato oltre a non dover sostenere costi – e a risparmiare quelli delle emergenze e delle ricostruzioni - avrebbe un positivo ritorno sotto forma di più gettito fiscale, minori oneri per la cassa integrazione, maggiori risparmio di costi per l’energia. Fondamentale, quindi, il coinvolgimento partecipativo dei cittadini che – come prevede Ri.u.so. – sono i primi destinatari del Progetto: devono essere, innanzitutto, sensibilizzati sulle reali condizioni degli edifici in cui vivono e devono finalmente avere a disposizione abitazioni sicure ed un ambiente più vivibile. Per quanto riguarda noi architetti quella della riqualificazione delle nostre città può finalmente rappresentare la sfida di realizzare progetti davvero partecipati e che riguardino case, scuole, fabbriche, gli spazi pubblici, ossia la vita, quella vera, delle comunità. Considero l’intervento del Comandante dei Carabinieri una bella lezione di urbanistica e di sociologia urbana. E’ confortante ascoltare da un rappresentante dell’Arma una concezione dello spazio pubblico che affida la sicurezza e la cura dei luoghi non tanto a tecnologie securitarie bensì all’inclusione sociale, al senso di responsabilità civica, al rispetto del pedone e al diritto dei bambini a vivere ed esplorare la città, alla consapevolezza che lo spazio pubblico non è lo spazio di nessuno ma lo spazio di tutti. Un invito esplicito ed autorevole ai cittadini di Terni a riappropriarsi civilmente degli spazi pubblici della loro città, ad avere comportamenti meno individualistici ( dettati da un uso anche sconsiderato dell’automobile), a partecipare attivamente alla ricostruzione di una comunità che mostra segni di sfaldamento, anche a causa di una dispersione urbana che ci costringe a vivere buona parte della nostra esistenza dentro l’abitacolo chiuso di un’automobile. L’intervento del Comandante lo prendo anche come dimostrazione della volontà di tanti soggetti sociali ed istituzionali di occuparsi della qualità dello spazio pubblico,che non potrà mai essere riqualificato,custodito, curato se non c’è una coralità di intenti e di azioni convergenti di società ed istituzioni. Ho avuto la fortuna di frequentare negli ultimi due anni della sua esistenza un vostro concittadino che ha scritto una parte importante dell’Urbanistica ed Architettura italiana, che ha introdotto nello spazio fisico della vostra città caratteri inconfondibili di qualità ed ha avuto l’onore della dedica della principale piazza della città che porta il suo nome : Mario Ridolfi. Amava ripetere ai giovani architetti che lo andavano a lo spazio pubblico Mario Spada
  • 29. trovare: “ricordate che un buon committente e un mediocre architetto fanno una buona architettura, un cattivo committente e un bravo architetto fanno una mediocre architettura.” Se rivolgiamo questo monito alla costruzione e riqualificazione della città domandiamoci chi è il committente. L’Amministrazione comunale con suoi rappresentanti eletti è il committente delle opere pubbliche ma in ultima istanza il vero committente è l’insieme dei cittadini, è la comunità locale , non sempre compiutamente rappresentata dagli eletti e dalle strutture amministrative. La diffusione negli ultimi quindici anni delle pratiche di urbanistica partecipata, promosse dalle stesse amministrazioni, stanno a dimostrare la consapevolezza dei decisori politici che nei cittadini più attivi e consapevoli c’è l’espressione dei bisogni ma anche una conoscenza dei luoghi, una sapienza sociale, talvolta anche una sorprendente competenza tecnica che quando trova i canali giusti per esprimersi diventa autentica committenza collettiva ed esperta collaborazione progettuale. La riqualificazione degli spazi pubblici non potrà essere disgiunta dalle azioni tese al miglioramento delle attrezzature territoriali che nel linguaggio urbanistico si chiamano di area vasta: i trasporti pubblici , la produzione di energia, lo smaltimento dei rifiuti , le reti delle tecnologie dell’informazione. Ma il luogo di elezione per la riqualificazione dello spazio pubblico , come sottolineato da Freyrie e Zanchini, è il quartiere, dove le azioni dovranno riguardare anche la ristrutturazione dell’edilizia pubblica e privata ai fini del risparmio energetico e della sicurezza sismica, il miglioramento dei servizi di prossimità, l’estensione degli spazi pedonali e ciclabili, lo sviluppo di attività di vicinato, non tanto per rievocare piccole comunità organiche che al giorno d’oggi sono improponibili, quanto per ricostruire quelle relazioni sociali che sono antropologicamente intrinseche alla natura umana. Con questa impostazione come INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) abbiamo promosso lo scorso anno la prima Biennale dello spazio pubblico e stiamo organizzando per il prossimo anno la seconda edizione , stavolta con partner che rappresentano importanti associazioni istituzionali, professionali e ambientaliste (ANCI, Ordine degli architetti, Legambiente). All’evento conclusivo della Biennale , dal 16 al 19 maggio 2013, si arriverà con gli esiti di diverse iniziative ,alcune delle quali già avviate: laboratori di approfondimento che si svolgeranno in diversi comuni tra gennaio ed aprile, concorsi di progettazione e di fotografia, compreso un concorso in collaborazione con il MIUR (Ministero della Pubblica Istruzione e Ricerca) rivolto agli studenti delle scuole superiori, a riprova della coralità dei soggetti che possono e devono intervenire. Concludo incoraggiando l’Ordine degli architetti di Terni a continuare in quest’attività meritoria di apertura nei confronti dei cittadini e invitando tutti a partecipare alle iniziative della Biennale , sia quelle che potranno essere organizzate localmente sia quelle che potranno trovare spazio nell’ambito dell’evento conclusivo del prossimo maggio a Roma.
  • 30. L'Ordine degli Architetti di Terni ha scelto di organizzare un Mese dell'Architettura con il desiderio di parlare del nuovo ruolo dell'architetto con la gente e tra la gente. Una professione che ormai si caratterizza come assolutamente interdisciplinare e che, nella definizione delle nuove forme del vivere urbano, deve collaborare strettamente con un numero sempre crescente di figure professionali. La città è soprattutto di chi la vive e la abita per questo abbiamo organizzato cinque incontri con l'intento di parlare di architettura nei luoghi della città aprendo un confronto con le opinioni e le esigenze di chi fa vivere ogni giorno l'organismo urbano. Parliamo di architettura costruita, ma soprattutto di architettura percepita, di quali elementi possano dare qualità al vivere in alcuni dei luoghi simbolici della città contemporanea. Luoghi spesso ereditati dal passato ma che sono vissuti ormai in modo totalmente diverso e che sono pronti ad affrontare nuove sfide ed accogliere nuove funzioni. Ci ritroviamo in piazza, a teatro, nel parco, alla stazione e nel quartiere per ascoltare il contributo di professionisti di discipline diverse, con punti di vista che spaziano nel panorama nazionale e con un dialogo aperto alla cittadinanza che può interagire in modo dinamico con i relatori. Vi aspettiamo per partecipare a questa nostra riflessione sui luoghi della città e raccogliere tutti i fermenti che usciranno da questi incontri. EVENTO A CURA DI: arch. Silvia Giani, arch. Alessandro Fancelli, arch. Andrea Cristofari, arch. Valentina Paci, ing. Simone Scaccetti CON IL PATROCINIO E LA COLLABORAZIONE DI: REGIONE UMBRIA PROVINCIA DI TERNI COMUNE DI TERNI CONFINDUSTRIA Terni ANCE Terni ADI Umbria CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI FUA Fondazione Umbra per l'Architettura INU Umbria INARCH Umbria MASTER PARES - Facoltà di Architettura de "La Sapienza" Università di Roma CON LA PARTECIPAZIONE DI: FAI – Fondo Ambiente Italiano LEGAMBIENTE Ordine degli Architetti di Perugia Arma dei Carabinieri Comando Provinciale di Terni Le trasformazioni cui ogni città è sottoposta nel corso degli anni sono il segno di comunità che sanno progredire, che si reinventano e si rinnovano nel pieno rispetto delle proprie tradizioni, della propria cultura. Appare chiaro pertanto come le tematiche attinenti alla trasformazione urbana non sono e non possono essere “proprietà” esclusiva dei tecnici: l’architettura e l’urbanistica devono essere fruite anche dal pubblico. Perché ciò si realizzi in modo consapevole occorre creare forme e strumenti di mediazione, occasioni di partecipazione. E’ questo, a mio avviso, uno dei dati più significativi del “Mese dell’Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti di Terni e patrocinato da vari Enti. Tra il 21 settembre ed il 26 ottobre 2012, tecnici di varia estrazione e cittadini potranno infatti riflettere sui cambiamenti che stanno interessando i luoghi in cui si svolge la loro vita quotidiana e su come sia possibile interagire con queste trasformazioni. Un ulteriore elemento che rafforza l’aspetto partecipativo degli incontri in programma è il fatto che essi si terranno non in una sala-conferenze ma in alcuni dei luoghi pubblici (la piazza, il teatro, il parco, la stazione, il quartiere) più strettamente legati alla vita urbana. Auguro che tale iniziativa possa contribuire seriamente alla crescita della città di Terni. Ordine degli Architetti della provincia di TERNI Arch.Glauco PROVANI, Presidente La Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni, nell’attuazione dei suoi fini statutari di promozione dell’arte e della cultura, riserva sempre una particolare attenzione alle iniziative che approfondiscono e diffondono la conoscenza e lo sviluppo del territorio. In quest’ordine di valori ha inteso dare il suo sostegno a “Il Mese dell’architettura”, evento promosso dall’Ordine degli Architetti di Terni e volto a delineare l’attuale cambiamento dei luoghi urbani e a disegnare la futura immagine di una città abitabile, competitiva e ripensata dal punto di vista strategico. A nome della Fondazione ho il piacere di rivolgere i migliori auguri per il buon esito della interessante manifestazione. Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni Dr. Mario Fornaci, Presidente i� te Il luog cultur nuovi contro compl spazi su for del te serviz della g ET AU Un lav terrem imma frattu devas Alessi Danza il proc Pubbl l� s La sta mode margi Oggi è per ca scamb Le pri alle pr infras In una traspo In una polifu trasfo i� qu Il qua princi base e Nel cit disper I picco sono d La soc della s Abbia magg del pr all'Ita Infatt ricostr pianifi Un pr l'amb CON IL CONTRIBUTO DI: INFO: www.ordinearchitettiterni.it +39 348 6504682 +39 347 3672124