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DIPARTIMENTO RISORSE UMANE
Direzione Formazione e Tutela del Lavoro
U.O. Formazione e Sviluppo Professionale
Servizio II
Laboratorio intergenerazionale
La riqualificazione degli standard urbanistici
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Partecipanti al Laboratorio
Editor:
Luigi Stanziani, Marica Di Santo, Cinzia Celestini, Paride Antonangeli, Sarah Di
Paolo, Maria Gabriella Salatini, Angelo Melato, Stefano Spinelli, Giacomo Rizzo, Francesca
Consolo, Angelo Lombardi, Maurizio Migliotti, Giovanni Fascinelli, Rosangela Spano,
Roberto Rossi, Maurizio Cascio.
Curatore del Laboratorio Francesca del Mastro
Trainer: Zaira Chiaese
Esperto: Vittoria Crisostomi
Contributi esterni con Interviste/incontri
Manuela Ricci (Università La Sapienza )
Come si applica la normativa di riferimento nella città: tavola standard PRG, elaborazione
standard per Municipio, lottizzazioni convenzionate e piani attuativi in genere quali ad esempio i
PdZ.
Barbara Menghi (Roma Capitale Ufficio di Controllo Interno)
Stima della dotazione necessaria al soddisfacimento dei fabbisogni pregressi, stima della
dotazione necessaria per i nuovi insediamenti analisi della popolazione insediata: fonti
informative, variabili chiave da utilizzare, stesura tabelle, esempi di altri comuni. I nuovi bisogni di
sport cultura e tempo libero.
Sara Di Loreto e Patrizia Ricci (Roma Capitale Municipio Roma XI )
Un esempio: il piano dei servizi del sociale XI Municipio, struttura efficacia, raccordo con i
finanziamenti
Laura Pogliani (Ricercatrice Politecnico Consulente per il Comune di Milano)
Un caso di studio completo: il caso di Milano. Il piano dei servizi come componente strutturale
dell’assetto del territorio.
Aldo Patruno e Giovanni Formiglio (Agenzia del Demanio)
Le politiche di valorizzazione degli immobili pubblici: una leva per lo sviluppo, un sistema di
efficientamento delle città; le forme di partenariato pubblico/privato e piani di valorizzazione; le
sperimentazioni fatte.
Claudio Ialongo (ex Dirigente Ragioneria Roma Capitale)
Elementi di valutazione dei costi di idoneizzazione degli immobili; il bilancio comunale:
programmazione, costi, cofinanziamenti, mutui, fondi, PPP
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DIPARTIMENTO RISORSE UMANE Direzione Formazione e Tutela del Lavoro
U.O. Formazione e Sviluppo Professionale Servizio II
Presentazione
La formazione in un’organizzazione complessa come Roma Capitale, oltre a
soddisfare il mantenimento, nasce anche per rispondere alle urgenze dettate dal
cambiamento che impone di creare contesti cognitivi nuovi e più densi di significato
di quelli progettati in passato, in quanto i livelli di incertezza organizzativa richiedono
più iniziativa personale e maggiore flessibilità delle risorse umane.
La formazione è quindi oggi un vero “fattore critico” e deve provvedere
costantemente ad alimentare le competenze professionali con approcci che
abbandonino i saperi standard (destinati all’obsolescenza) privilegiando invece il
soggetto che apprende, il coinvolgimento di tutti (partecipanti, capi, docenti, tutors)
nel processo formativo e lo sviluppo delle meta-competenze ( lettura del contesto;
capacità di ricerca di informazioni e acquisizioni di nuove conoscenze; costruzione di
net-work di relazioni; capacità di trasferimento delle competenze in altri contesti,
capacità di imparare ad imparare).
Il progetto Orchestra rappresenta una modalità formativa che stimola le possibilità
di apprendimento attraverso la collaborazione dei discenti che, all'interno di una
comunità di apprendimento, lavorano assieme e si confrontano in vista del
raggiungimento di un obiettivo comune, in questo caso un progetto di
miglioramento.. Il setting in cui si realizza il lavoro collaborativo comprende oltre
l’aula e il lavoro in gruppo l'utilizzo di un wiki e diverse modalità di relazione e di
confronto. L'efficacia del processo di apprendimento si realizza in un clima di
reciproca fiducia e nella definizione progressiva e consensuale di compiti e
responsabilità reciproche.
I benefici che si vogliono realizzare vanno oltre il ciclo di vita dei progetto/
laboratorio di apprendimento, volendo tendere a produrre con queste metodologie di
scambio, di integrazione e di lavoro comune, non solo la crescita di nuove
competenze e professionalità delle risorse dell’ente, ma una migliore performance
dell’organizzazione, nuova progettualità, la riorganizzazione e o la creazione di nuovi
servizi per la cittadinanza, lo scambio dei risultati con altre reti professionali/sociali
non previste originariamente.
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ROMA IL PIANO DEI SERVIZI : DA RISPOSTA AI BISOGNI A RICONFIGURAZIONE DELLA
CITTA’ PUBBLICA.
Già le prime osservazioni nella relazione al PRG di Roma sulle dotazioni degli standard pubblici
per gli abitanti insediati prendono atto di una non perfetta rispondenza tra gli enunciati di legge e
la realtà.
Si constata infatti che al 1971 alla presenza di 2,8 mil di abitanti corrispondevano 3,1 mil di
stanze, la stessa ripartizione nel 1998 vede 2,8 mil di abitanti corrispondere a 4,5 mil di stanze,
secondo un indice di affollamento medio urbano di 1,08 stanze totali /stanze occupate. L’esubero
è il primo segnale di una non perfetta rispondenza tra DM 1444/68 e la realtà.
Nel PRG si evidenzia poi che le stanze realizzate dal 1962 al 1998, pari a 93 mil di mc., vedono
insediati 630.000 abitanti con un indice di occupazione pari a 147,2 mc /abitante. Pertanto
l’indice fissato dal DM risulta superato, e per i calcoli successivi verrà fissato in 120 mc /abitante.
Passando poi alle dotazioni esistenti il PRG osserva una dotazione complessiva esistente di
4926 ha, pari a 16,5 mq per abitante, di poco inferiore allo standard di legge. A fronte
dell’esistente il PRG prevede, sommando le iniziative già programmate dal vecchio con quelle da
attivarsi con la gestione del nuovo, una dotazione complessiva di 11.576 ha per 3.324.000.000
abitanti previsti, pari a 34,8 mq/abitante.
Si aggiunga che la distribuzione delle aree esistenti è incastonata prevalentemente nelle
trasformazioni derivanti da lottizzazioni convenzionate che vedono un contributo del 38% di aree
per servizi a fronte di un incremento del peso insediativo del 16%.
Vanno aggiunte ulteriori notazioni come ad esempio l’evidente esubero delle aree previste nella
città della trasformazione che, saldando il debito pregresso della città storica, della città
consolidata, della città da ristrutturare, portano il bilancio di dotazioni in positivo.
Infine le dotazioni di livello urbano, esclusi i grandi parchi, piuttosto esigue si attestano su un 2,7
mq per abitante, rispettando la norma ma segnalando una ancora debole polarizzazione di
Roma come città di offerta dei servizi.
La distribuzione quantitativa può, almeno da punto di vista dei numeri, risultare soddisfacente,
tuttavia se si svolge una lettura delle modalità organizzative, distributive e morfologiche delle
dotazioni esistenti, si può evidenziare un panorama non del tutto soddisfacente.
Nelle zone F del vecchio PRG, realizzate con licenza assistita da atto d’obbligo alla cessione
delle aree pubbliche, le dotazioni di servizi previste non sono state realizzate e spesso le aree
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non sono state acquisite. I tessuti sono stati saturati da edifici costruiti abusivamente o sono
rimasti lotti abbandonati inedificati.
Nei Piani di Zona ex 167/62 le dotazioni di aree, deliberatamente sovradimensionate per
compensare i quartieri limitrofi, o non sono del tutto acquisite o sono acquisite in ritardo e offrono
un panorama misto degli edifici pubblici strettamente necessari, con una progettazione e
gestione di livello medio basso, ed aree ancora in attesa di trasformazione.
Nei piani di lottizzazione convenzionata l’acquisizione delle aree è garantita , ma, una volta
realizzate le attrezzature dovute dall’operatore privato, non sempre vengono completate le parti
rimaste a carico del pubblico.
Va poi notato che in genere i piani attuativi hanno una dimensione piuttosto limitata, spesso tra i
tremila/ cinquemila, a volte diecimila abitanti. Con tale taglia possono venire replicati servizi di
base ma non si possono aggiungere servizi di una certa complessità, quale ad esempio una
biblioteca.
Nelle zone “O” per le quali sono spesso approvati i piani di recupero, i servizi alla popolazione
consistono in piccoli complessi integrati ed aree per parcheggio pubblico. Per essi a tutt’oggi,
stante la mancanza di fondi, vengono costruite nei piani miniconvenzioni con la logica della
compensazione /perequazione per evitare l’esproprio, che alla piccola taglia degli interventi
aggiungono la complessità procedurale e amministrativa, più il comportamento fluttuante
dell’operatore privato.
Nelle zone ex abusive di nuova perimetrazione, i cosiddetti toponimi, è tipica l’edificazione
spontanea agiata con una modalità insediativa monofamiliare che riproduce al suo interno
scampoli privati delle dotazioni di servizi urbani pubblici: il verde, la piscina, la sala hobby, il
parcheggio interno.
Ne viene fuori un quadro in cui l’offerta non corrisponde più alla composizione sociale dei
bisogni: invecchiamento della popolazione, aspettative di vita, modalità di acquisizione dei
servizi, nuovi modelli per la cultura e il tempo libero, in genere più articolati più distribuiti e più
specializzati. Dall’altra il quadro dell’offerta territoriale non si sovrappone a ciò che era stato
programmato e disegnato nei piani, alle dotazioni non fa riscontro il fruitore che era stato
immaginato. E’ necessario un ridisegno completo della città pubblica.
I Programmi di riqualificazione urbana da più di un decennio avviati (PRU, PRIU, PRUSST)
possono offrire oggi una prima mappa della riqualificazione e del ridisegno della città pubblica,
rimasto più nelle intenzioni e negli obiettivi che non nelle scarse e profondamente modificate
realizzazioni.
Oggi serve un piano delle performances della città dove viene realizzato ciò che serve per dare
un attributo di urbanità agli insediamenti stratificati nel tempo, rispondente ai bisogni di una
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nuova popolazione di riferimento da analizzare e segmentare nei bisogni di scuola, sport, cultura,
tempo libero, sanità , assistenza.
In questo senso il PRG all’art 83 comma 6 delle nta prevede la predisposizione di un
“Programma di acquisizione, utilizzazione e gestione delle aree destinate a servizi pubblici”
esteso a congrui ambiti territoriali, che venga periodicamente aggiornato. Può essere predisposto
dai Municipi e approvato in Assemblea, nonché fare parte della carta degli obiettivi Municipali.
Su quanto finora detto si è innestato un percorso formativo, organizzato e svolto dal Dipartimento
Risorse Umane di Roma Capitale, nel progetto denominato “Orchestra – Saperi all’Opera” di
sperimentare una possibile metodologia di costruzione del Piano dei Servizi di Roma Capitale,
verificando ogni passo della metodologia proposta con esperti del settore.
Viene qui presentato il risultato, consistente in un diagramma di metodo ed una descrizione dei
singoli passi racchiusi in una prima fase di analisi (verde), una di valutazione e sintesi (violetto),
una di scelte e verifiche di fattibilità (blu), e descritte attraverso una breve relazione. Il metodo
può essere applicato ed esportato in ciascuno dei Municipi della Capitale, avendo utilizzato il X-
(ex XIII) come Municipio campione, soprattutto alla luce delle nuove perimetrazioni dei Municipi e
delle autonomie locali da irrobustire.
Il titolo del progetto e SPXQR ossia “Piano dei Servizi per la Qualità di Roma”. Prendiamo sin
d’ora l’impegno di portare un Piano completo per la prossima occasione.
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L’articolazione del metodo è rappresentata nel diagramma di flusso costruito e rivisto
costantemente durante le attività del laboratorio.
Proposta di progetto
1 – Analisi del Territorio
La città di Roma insiste su un territorio non omogeneo sin dalla nascita e, con i successivi
insediamenti, l'agglomerato urbano ha inglobato altri elementi disuguali spesso evidenziati nella
toponomastica come ad esempio Valle Aurelia o Colli della Serpentara.
L'espansione cittadina rende non sempre agevole il collegamento tra i quadranti urbanizzati già
congestionati da una crescita, per anni, priva di piano regolatore e fortemente abusiva nelle
zone periferiche.
L’evoluzione della morfologia del territorio è un processo, complesso e interdipendente da diversi
fattori, molto importanti per la vita delle comunità e lo sviluppo sostenibile del territorio.
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Punto di partenza per la programmazione e pianificazione urbanistica è l’analisi del territorio da
rapportare alla popolazione che lo occupa ed alle esigenze di convivenza da programmare in
un Piano dei Servizi.
1.1 – Aree occupate - Aree previste dal piano - Aree libere
Per poter individuare un’area destinata o da destinare a servizio pubblico si deve procedere con
un attento studio della zona interessata dal “Piano dei servizi”, che riguarderà non solo l’aspetto
urbanistico, certamente prioritario, ma anche altri aspetti non di minore importanza ( ambientali,
biologici, storico archeologici, di accessibilità, ecc), per giungere ad identificare in una
determinata area quella idonea ad un futuro intervento.
Possimao quindi partire con l’individuazione delle aree già destinate a servizi attraverso
l’osservazione degli elaborati del P.R.G. vigente, da quelli descrittivi a quelli gestionali ma nel
nostro specifico caso ci soffermeremo sugli elaborati G8 “Standard urbanistici”.
1.2 – Valutazione sulle aree
L'analisi delle aree vista nel paragrafo precedente permette di individuare le superfici disponibili
per la realizzazione degli interventi in relazione alle carenze di standard dei servizi riscontrate sul
territorio.
Oggi si ritiene opportuno evitare le procedure di esproprio sia per i costi che per i tempi
d'attuazione di intervento, pertanto le aree occupate sono poco appetibili per un utilizzo a fine
pubblico.
Altra valutazione deve essere sulle aree libere da utilizzare come scambio per liberare aree
occupate nei quadranti dove il consolidamento urbano impedisce ogni tipo di intervento.
Detto quanto sopra si sottolinea che il nuovo P.R.G.della Città di Roma ha previsto una
dotazione di Standard Urbanistici totali superiori ai minimi previsti dal D.M. 02/04/68 vale a dire
34,8 mq/ab, chiaramente alcune zone (quelle ricadenti in ambito città Storica e città Consolidata)
sono più carenti per alcune tipologie di servizi ma vengono ampiamente compensate
dai servizi realizzati o previsti nei nuovi edificati urbani (riconducibili alle aree periferiche).
2 – Analisi del patrimonio pubblico
L'analisi del patrimonio pubblico esistente in una determinata area cittadina è un lavoro
complesso e molto delicato. La complessità è dovuta alle tante possibili "proprietà" presenti in
una città di antica fondazione e storia di cui Roma è la massima rappresentante.
Oltre alle strutture centrali dello Stato, a Roma sono presenti tutte le ammininistrazioni pubbliche,
spesso con la doppia sede, locale e nazionale (regione, provincia, comune, Enti previdenziali,
sanitari, militari, di ricerca, ecc.).
Fondamentale per l’analisi del Patrimonio pubblico esistente in una determinata area è la
collaborazione con l’Agenzia del Demanio.
Da evidenziare che l'individuazione dei beni, sia nel caso di quelli di proprietà statale in uso
governativo che di quelli di proprietà di terzi condotti dalle Amministrazioni centrali in regime di
locazione passiva, è stata condotta sulla base delle informazioni amministrative disponibili
dall'Agenzia e, con particolare riferimento agli immobili condotti in regime di locazione passiva,
sulla base delle informazioni messe a disposizione dalle Amministrazioni utilizzatrici.
2.1 – Patrimonio utilizzabile
Per quanto riguarda il patrimono utilizzabile è stata analizzata La colonia marina "Vittorio
Emanuele".
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2.2 – Valutazione della trasformabilità degli immobili
La colonia fino al 1983 venne adibita all'assistenza dei bambini più bisognosi delle famiglie
romane. Gestita da suore, fu prima utilizzata tutto l'anno, in seguito solo nel periodo estivo. Il
Vittorio Emanuele è stata anche la sede per diversi anni del comando della polizia municipale
(trasferita nei pressi la stazione Lido Nord) mentre oggi ospita il centro anziani, la Caritas, la
biblioteca Elsa Morante, l'ostello della gioventù, il Teatro del Lido, mentre una parte della
costruzione è tuttora occupata da famiglie disagiate.Per l'ex Colonia marina sembra prospettarsi
un destino diverso: un centro di aggregazione sociale ed ora anche religioso. Infatti dopo la
nascita della moschea nei seminterrati dell'edificio, sembra che le parti politiche abbiano
espresso opinione favorevole per rendere la struttura un simbolo di apertura verso le diversità
culturali e religiose, non si esclude nel futuro la costruzione di una sinagoga e magari la
restituzione alla Cappella mai sconsacrata della sua primitiva funzione.
Nel recente e recentissimo passato c’è stato chi voleva farne un centro di accoglienza per senza
dimora e questa idea ha avuto come conseguenza una occupazione illegale; altri avevano
ventilato di volerci fare un casinò senza per altro conoscere la legge che non lo consente:
insomma idee stravaganti e disorganiche che non hanno contribuito a superare -almeno a livello
progettuale- la frammentarietà delle diverse iniziative.
2 – Analisi Demografica
Scopo dell’analisi demografica è la trasformazione delle informazioni statistiche grezze in dati
elaborati al fine di renderli significativi. Tale trasformazione si attua attraverso le operazioni di
sistemazione dei dati in tabelle, nella loro opportuna sintesi attraverso indici, etc.
L’analisi della distribuzione di una popolazione in funzione di una o più variabili, quali età, sesso,
stato civile, livello d’istruzione, professione etc., ossia in funzione delle sue caratteristiche
strutturali, assume un rilievo fondamentale in demografia in quanto, attraverso strumenti
matematico-statistici in grado di rappresentare e sintetizzare la distribuzione di una popolazione
in funzione di tali variabili, permette di rendere immediate eventuali affinità o differenze tra
popolazioni a confronto, inoltre consente di porre le basi per previsioni demografiche.
Un’analisi che può essere condotta è quella, ad esempio, della struttura per età ed è di
fondamentale interesse disporre di grafici e indici dai quali si possa evincere in quale misura la
composizione per età di una popolazione possa influenzare l’evoluzione dei tassi di natalità e di
mortalità, lo stato di avanzamento del processo di invecchiamento demografico che a sua volta
dipende dall’andamento attuale o passato delle nascite e dei decessi.
3.1 - Indici riassuntivi
Si ritenuto opportuno applcare l’analisi sopra descritta al Municipio XIII.
4 – Analisi offerta dei Servizi
Qualsiasi tipo di pianificazione dei servizi da offrire in un contesto territoriale definito, ha un sicuro
punto di partenza: l’analisi di ciò che esiste già. Solo dopo aver approcciato un’analisi qualitativa
e quantitativa dei servizi esistenti si può pensare ad una loro razionalizzazione e/o
dimensionamento localizzazione.
Per quanto riguarda il quadro conoscitivo dei servizi esistenti occorre innanzitutto premettere
che, per una corretta e completa ricognizione dell’offerta è opportuno considerare il servizio
offerto quale “sommatoria” di due diverse componenti:
• l’attrezzatura, intesa come struttura fisica che “ospita” un’attività
• l’attività che ente, associazione o privato offrono all’utente.
Pagina 10 di 12
4.1 – Monitoraggio qualitativo dei servizi esistenti
Le informazioni raccolte nelle schede, successivamente utilizzate per la valutazione del livello
qualitativo di ogni singola attrezzatura e attività, sono organizzate e restituite, per ciascuna area
tematica, in relazioni sintetiche, che forniscono un quadro sufficientemente esauriente
dell’offerta analizzata e, al tempo stesso, anticipano alcuni indirizzi ed indicazioni di sintesi,
propedeutici alla fase più propriamente programmatoria e progettuale.
Per la valutazione dei servizi censiti si può scegliere di mantenere la distinzione tra attrezzatura e
attività, utilizzata per l’elaborazione delle diverse schede di rilevazione.
Per la valutazione qualitativa di ogni attrezzatura e attività occorre individuare degli indicatori
specifici (a volte anche sulla base di riferimenti normativi odi prescrizioni tecnico-progettuali) e
per ognuno di questi va definito il livello minimo di qualità cui ogni attrezzatura o attività deve
rispondere.
4.2 – Ascolto dei Cittadini sui servizi esistenti
Particolarmente efficaci sulla rilevazione del grado di soddisfazione di un servizio risultano
essere i questionari somministrati agli utenti al momento della fruizione dei servizi. Questionari
somministrati a popolazione indifferenziata possono offrire invece spunti sulla possibilità
di servizi alternativi da offrire. La modalità delle interviste telefoniche può rappresentare una
valida alternativa ai questionari. Tutti gli “attori” sono interpellati ad esprimere il
gradimento sui servizi esistenti al fine di consentire una valutazione dell’efficacia dei servizi e
delle criticità significative riscontrate.
4.3 – Valutazione bisogni soddisfatti
Chiave di volta per la una corretta lettura delle esigenze del territorio e di chi vi abita, è oltre
l’appropriata selezione degli indicatori che meglio rappresentano le caratteristiche
dei servizi offerti di cui si è data una rapida disamina, insieme ad una critica lettura dei risultati
ottenuti con l’indagine effettuata. Tali operazioni ed in particolare la lettura dei dati raccolti,
consentono di individuare quanta parte della domanda è soddisfatta dai servizi offerti e quanta
invece rimane insoddisfatta. Va precisato però che la lettura arguta di tali dati consente di
ottenere un’ulteriore risultato quello di individuare nuove tendenze della domanda che, per la loro
novità, ancora non rientrano nel novero dei servizi offerti. E’ essenziale pertanto che la lettura dei
dati entrati in ricognizione sia confrontata con i dati che emergono dagli indicatori demografici
elaborati.
Questo confronto offre già una misura di quanto i servizi offerti siano in armonia con le dinamiche
e le caratteristiche della popolazione residente.
4.4 – Valutazione Bisogni da soddisfare
Dal confronto tra offerta e domanda e dalle valutazioni sulla fruibilità, accessibilità e qualità
emergono i punti di forza e i punti di debolezza, i limiti e le opportunità da tradurre in strategie
sulla base delle quali individuare il progetto del Piano dei Servizi. Le strategie sono poi
confrontate con i bisogni da soddisfare, operando anche scelte che si basano sulla fattibilità e
la sostenibilità economico-finanziaria del piano e delle sue previsioni (con particolare riferimento
al programma triennale delle opere pubbliche). Il disegno dei bisogni non soddisfatti nasce dal
confronto tra offerta di servizi e popolazione insediata e insediabile, nonché dal contributo, in
termini diservizi, che emerge dalla totale attuazione dei Piani Attuativi e degli Ambiti di
Trasformazione.
4.5 – Valutazione bisogni aggiuntivi di qualità
l rilevante compito di diffusione della cultura della qualità è stato assolto dall'Organizzazione
Internazionale per le Standardizzazioni ISO che, già dal 1987, aveva adottato in tema di
Pagina 11 di 12
certificazione di un sistema di qualità, le norme conosciute con il nome ISO 29000, aggiornate
nel 1994 con il nomeISO 9000, fino alle recenti versioni del 2000, del 2005 e del novembre 2008.
In ogni versione l'oggetto delle norme è stato notevolmente modificato.
Nelle ultime versioni, ISO 9000:2000 e ISO 9000:2005 a cui corrispondono le ISO 9001:2000 e
ISO 9001:2008, l'attenzione della norma si è infine spostata sull'efficacia e sul miglioramento
continuo dei processi aziendali.
Si è passati da un approccio basato sull'ispezione e sul controllo finale del prodotto, ad un
approccio gestionale integrato in cui il coinvolgimento di tutto il personale, la pianificazione, la
documentazione dell'attività e l'atteggiamento volto al miglioramento continuo, diventano i cardini
del nuovo modello di gestione. La qualità diventa una vera e propria strategia competitiva parte
della missione aziendale, e quindi il fine di un processo produttivo e progettuale.
5 – Trasformabilità del Territorio
L'assetto del territorio, oltre che una primaria attività economica, deve poter consentire un
armonioso sviluppo della città, dei luoghi di vita e di lavoro. Spesso però la pianificazione non
riesce a regolare pienamente i processi e sul territorio rimangono i segni fisici di una disarmonica
azione che la collettività paga alla disordinata crescita urbana. A Roma il problema è significativo
e riguarda anche molti quartieri consolidati.
I processi di riqualificazione dei manufatti in disuso se ben condotti rappresentano opportunità
per la collettività in quanto si possono realizzare nuove attrezzature e servizi, creare capacità
attrattiva per il quartiere ed una effettiva integrazione dal punto di vista urbano.
La finalità deve essere elevare la qualità dello spazio urbano con opportuni inserti edilizi,
implementando le dotazioni di servizi a scala di quartiere, migliorando le connessioni con l'intero
ambito territoriale ed in genere rendendo l'edilizia più aderente alla moderna concezione
dell'abitare e del costruire sostenibile.
Quindi è necessaria una rigenerazione urbana con l'obiettivo di riorganizzare il patrimonio edilizio
e l'assetto urbano esistenti.
5.1 – Scelta
"Ripartire dalla città" è lo slogan usato anche nel D. L. 83/12 : Misure urgenti per la crescita del
paese, ma è uno slogan dalle troppe interpretazioni, e al quale non segue una scelta reale della
direzione da prendere. E la scelta deve necessariamente passare per un'attenta valutazione
tecnica, amministrativa e finanziaria, ma soprattutto coinvolgere la partecipazione dei cittadini, in
maniera mirata.
5.2 – Valutazione tecnica amministrativa e finanziaria
Nel corso degli ultimi tempi è andato consolidandosi l’indirizzo della giurisprudenza della Corte
Costituzionale in materia di finanza pubblica che attribuisce al vincolo di copertura finanziaria
delle leggi di spesa, individuato dall’articolo 81, quarto comma, della Costituzione, un ruolo
fondamentale nella tutela dell’equilibrio economico-finanziario dei conti pubblici. Tutela di un
equilibrio presente e futuro (o meglio, in sintesi, “equilibrio per il futuro”) che si è tradotta in una
serie di limitazioni, per il legislatore ordinario, dirette a garantire l’allineamento strutturale tra i
saldi di bilancio, al fine di assicurare la stabilità delle finanze pubbliche nel lungo periodo, pur a
fronte di congiunture economiche di segno negativo.
La sottovalutazione dei costi reali delle autorizzazioni di spesa ha rappresentato un punto debole
nell’azione di governo della finanza pubblica, ponendosi come una delle principali cause
dell’incremento del deficit del bilancio pubblico nazionale.
5.3 – Partecipazione dei Cittadini
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Rispondere alle difficoltà della popolazione di un territorio presuppone l’organizzazione di un
“servizio alla popolazione” che deriva necessariamente da una progettazione collettiva. Questo
comporta un ruolo nuovo per il Comune, che deve trasformarsi da Ente erogatore di servizi a
soggetto di “governante”, condizione che facilita l’organizzazione, in funzione della risposta ai
bisogni evidenziati, da parte dei soggetti privati.
6 – Piano dei Servizi
Il Piano dei servizi cura l’armonizzazione tra insediamenti funzionali e il sistema dei servizi e delle
attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale.
In particolare nel Piano il quadro conoscitivo dei servizi fornisce una ricognizione dell’offerta
di servizi, pubblici e privati, presenti sul territorio comunale e identifica i fabbisogni correnti e
pregressi, al fine dell’elaborazione di un progetto complessivo di servizi che abbia come
presupposto la conoscenza approfondita dei servizi esistenti sul territorio.
L’importanza degli aspetti qualitativi, attuativi e gestionali dei servizi nasce come risposta alle
necessità di adeguare il computo degli standard urbanistici alle mutate condizioni
socioeconomiche e di qualità della vita.
Oggi il Piano dei servizi ha acquistato valore di atto autonomo a riconoscimento della centralità
delle politiche ed azioni di governo inerenti le aree e le strutture pubbliche e di interesse pubblico
o generale e della dotazione ed offerta di servizi e diviene quindi uno strumento fondamentale
per il raggiungimento di requisiti di vivibilità e di qualità urbana che il governo del territorio locale
deve perseguire.
7 – Verifica dei risultati
La verifica dei risultati prodotti dal Piano dei servizi, in una città delle dimensioni di Roma, è
ovviamente possibile solo dopo un congruo numero di anni.
Il soddisfacimento dei bisogni è un concetto che ha necessità di un metodo di misurazione
oggettivo; si escludono quindi i metodi tipicamente commerciali delle interviste a campione, che
risentono della diversità socio/culturale dei soggetti intervistati Il controllo del progetto è quella
componente che serve a tenere il progetto in linea con i piani di rilascio, i tempi e i costi.
Esso inizia contestualmente alla fase di pianificazione e finisce con la verifica dei deliverable
rilasciati, attraversando ogni fase del progetto. Per ciascun progetto dovrebbe essere valutato il
livello di controllo necessario più appropriato: un controllo troppo articolato ne innalzerebbe
inutilmente i costi, un controllo troppo superficiale ne aumenterebbe pericolosamente i rischi.
Se il controllo di progetto non venisse eseguito correttamente, il costo della realizzazione
dovrebbe prevedere anche i costi per la sistemazione degli errori (intesi in generale come
difformità dalle specifiche desiderate) e delle revisioni/ispezioni addizionali.

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La riqualificazione degli standard urbanistici

  • 1. Pagina 1 di 12 DIPARTIMENTO RISORSE UMANE Direzione Formazione e Tutela del Lavoro U.O. Formazione e Sviluppo Professionale Servizio II Laboratorio intergenerazionale La riqualificazione degli standard urbanistici
  • 2. Pagina 2 di 12 Partecipanti al Laboratorio Editor: Luigi Stanziani, Marica Di Santo, Cinzia Celestini, Paride Antonangeli, Sarah Di Paolo, Maria Gabriella Salatini, Angelo Melato, Stefano Spinelli, Giacomo Rizzo, Francesca Consolo, Angelo Lombardi, Maurizio Migliotti, Giovanni Fascinelli, Rosangela Spano, Roberto Rossi, Maurizio Cascio. Curatore del Laboratorio Francesca del Mastro Trainer: Zaira Chiaese Esperto: Vittoria Crisostomi Contributi esterni con Interviste/incontri Manuela Ricci (Università La Sapienza ) Come si applica la normativa di riferimento nella città: tavola standard PRG, elaborazione standard per Municipio, lottizzazioni convenzionate e piani attuativi in genere quali ad esempio i PdZ. Barbara Menghi (Roma Capitale Ufficio di Controllo Interno) Stima della dotazione necessaria al soddisfacimento dei fabbisogni pregressi, stima della dotazione necessaria per i nuovi insediamenti analisi della popolazione insediata: fonti informative, variabili chiave da utilizzare, stesura tabelle, esempi di altri comuni. I nuovi bisogni di sport cultura e tempo libero. Sara Di Loreto e Patrizia Ricci (Roma Capitale Municipio Roma XI ) Un esempio: il piano dei servizi del sociale XI Municipio, struttura efficacia, raccordo con i finanziamenti Laura Pogliani (Ricercatrice Politecnico Consulente per il Comune di Milano) Un caso di studio completo: il caso di Milano. Il piano dei servizi come componente strutturale dell’assetto del territorio. Aldo Patruno e Giovanni Formiglio (Agenzia del Demanio) Le politiche di valorizzazione degli immobili pubblici: una leva per lo sviluppo, un sistema di efficientamento delle città; le forme di partenariato pubblico/privato e piani di valorizzazione; le sperimentazioni fatte. Claudio Ialongo (ex Dirigente Ragioneria Roma Capitale) Elementi di valutazione dei costi di idoneizzazione degli immobili; il bilancio comunale: programmazione, costi, cofinanziamenti, mutui, fondi, PPP
  • 3. Pagina 3 di 12 DIPARTIMENTO RISORSE UMANE Direzione Formazione e Tutela del Lavoro U.O. Formazione e Sviluppo Professionale Servizio II Presentazione La formazione in un’organizzazione complessa come Roma Capitale, oltre a soddisfare il mantenimento, nasce anche per rispondere alle urgenze dettate dal cambiamento che impone di creare contesti cognitivi nuovi e più densi di significato di quelli progettati in passato, in quanto i livelli di incertezza organizzativa richiedono più iniziativa personale e maggiore flessibilità delle risorse umane. La formazione è quindi oggi un vero “fattore critico” e deve provvedere costantemente ad alimentare le competenze professionali con approcci che abbandonino i saperi standard (destinati all’obsolescenza) privilegiando invece il soggetto che apprende, il coinvolgimento di tutti (partecipanti, capi, docenti, tutors) nel processo formativo e lo sviluppo delle meta-competenze ( lettura del contesto; capacità di ricerca di informazioni e acquisizioni di nuove conoscenze; costruzione di net-work di relazioni; capacità di trasferimento delle competenze in altri contesti, capacità di imparare ad imparare). Il progetto Orchestra rappresenta una modalità formativa che stimola le possibilità di apprendimento attraverso la collaborazione dei discenti che, all'interno di una comunità di apprendimento, lavorano assieme e si confrontano in vista del raggiungimento di un obiettivo comune, in questo caso un progetto di miglioramento.. Il setting in cui si realizza il lavoro collaborativo comprende oltre l’aula e il lavoro in gruppo l'utilizzo di un wiki e diverse modalità di relazione e di confronto. L'efficacia del processo di apprendimento si realizza in un clima di reciproca fiducia e nella definizione progressiva e consensuale di compiti e responsabilità reciproche. I benefici che si vogliono realizzare vanno oltre il ciclo di vita dei progetto/ laboratorio di apprendimento, volendo tendere a produrre con queste metodologie di scambio, di integrazione e di lavoro comune, non solo la crescita di nuove competenze e professionalità delle risorse dell’ente, ma una migliore performance dell’organizzazione, nuova progettualità, la riorganizzazione e o la creazione di nuovi servizi per la cittadinanza, lo scambio dei risultati con altre reti professionali/sociali non previste originariamente.
  • 4. Pagina 4 di 12 ROMA IL PIANO DEI SERVIZI : DA RISPOSTA AI BISOGNI A RICONFIGURAZIONE DELLA CITTA’ PUBBLICA. Già le prime osservazioni nella relazione al PRG di Roma sulle dotazioni degli standard pubblici per gli abitanti insediati prendono atto di una non perfetta rispondenza tra gli enunciati di legge e la realtà. Si constata infatti che al 1971 alla presenza di 2,8 mil di abitanti corrispondevano 3,1 mil di stanze, la stessa ripartizione nel 1998 vede 2,8 mil di abitanti corrispondere a 4,5 mil di stanze, secondo un indice di affollamento medio urbano di 1,08 stanze totali /stanze occupate. L’esubero è il primo segnale di una non perfetta rispondenza tra DM 1444/68 e la realtà. Nel PRG si evidenzia poi che le stanze realizzate dal 1962 al 1998, pari a 93 mil di mc., vedono insediati 630.000 abitanti con un indice di occupazione pari a 147,2 mc /abitante. Pertanto l’indice fissato dal DM risulta superato, e per i calcoli successivi verrà fissato in 120 mc /abitante. Passando poi alle dotazioni esistenti il PRG osserva una dotazione complessiva esistente di 4926 ha, pari a 16,5 mq per abitante, di poco inferiore allo standard di legge. A fronte dell’esistente il PRG prevede, sommando le iniziative già programmate dal vecchio con quelle da attivarsi con la gestione del nuovo, una dotazione complessiva di 11.576 ha per 3.324.000.000 abitanti previsti, pari a 34,8 mq/abitante. Si aggiunga che la distribuzione delle aree esistenti è incastonata prevalentemente nelle trasformazioni derivanti da lottizzazioni convenzionate che vedono un contributo del 38% di aree per servizi a fronte di un incremento del peso insediativo del 16%. Vanno aggiunte ulteriori notazioni come ad esempio l’evidente esubero delle aree previste nella città della trasformazione che, saldando il debito pregresso della città storica, della città consolidata, della città da ristrutturare, portano il bilancio di dotazioni in positivo. Infine le dotazioni di livello urbano, esclusi i grandi parchi, piuttosto esigue si attestano su un 2,7 mq per abitante, rispettando la norma ma segnalando una ancora debole polarizzazione di Roma come città di offerta dei servizi. La distribuzione quantitativa può, almeno da punto di vista dei numeri, risultare soddisfacente, tuttavia se si svolge una lettura delle modalità organizzative, distributive e morfologiche delle dotazioni esistenti, si può evidenziare un panorama non del tutto soddisfacente. Nelle zone F del vecchio PRG, realizzate con licenza assistita da atto d’obbligo alla cessione delle aree pubbliche, le dotazioni di servizi previste non sono state realizzate e spesso le aree
  • 5. Pagina 5 di 12 non sono state acquisite. I tessuti sono stati saturati da edifici costruiti abusivamente o sono rimasti lotti abbandonati inedificati. Nei Piani di Zona ex 167/62 le dotazioni di aree, deliberatamente sovradimensionate per compensare i quartieri limitrofi, o non sono del tutto acquisite o sono acquisite in ritardo e offrono un panorama misto degli edifici pubblici strettamente necessari, con una progettazione e gestione di livello medio basso, ed aree ancora in attesa di trasformazione. Nei piani di lottizzazione convenzionata l’acquisizione delle aree è garantita , ma, una volta realizzate le attrezzature dovute dall’operatore privato, non sempre vengono completate le parti rimaste a carico del pubblico. Va poi notato che in genere i piani attuativi hanno una dimensione piuttosto limitata, spesso tra i tremila/ cinquemila, a volte diecimila abitanti. Con tale taglia possono venire replicati servizi di base ma non si possono aggiungere servizi di una certa complessità, quale ad esempio una biblioteca. Nelle zone “O” per le quali sono spesso approvati i piani di recupero, i servizi alla popolazione consistono in piccoli complessi integrati ed aree per parcheggio pubblico. Per essi a tutt’oggi, stante la mancanza di fondi, vengono costruite nei piani miniconvenzioni con la logica della compensazione /perequazione per evitare l’esproprio, che alla piccola taglia degli interventi aggiungono la complessità procedurale e amministrativa, più il comportamento fluttuante dell’operatore privato. Nelle zone ex abusive di nuova perimetrazione, i cosiddetti toponimi, è tipica l’edificazione spontanea agiata con una modalità insediativa monofamiliare che riproduce al suo interno scampoli privati delle dotazioni di servizi urbani pubblici: il verde, la piscina, la sala hobby, il parcheggio interno. Ne viene fuori un quadro in cui l’offerta non corrisponde più alla composizione sociale dei bisogni: invecchiamento della popolazione, aspettative di vita, modalità di acquisizione dei servizi, nuovi modelli per la cultura e il tempo libero, in genere più articolati più distribuiti e più specializzati. Dall’altra il quadro dell’offerta territoriale non si sovrappone a ciò che era stato programmato e disegnato nei piani, alle dotazioni non fa riscontro il fruitore che era stato immaginato. E’ necessario un ridisegno completo della città pubblica. I Programmi di riqualificazione urbana da più di un decennio avviati (PRU, PRIU, PRUSST) possono offrire oggi una prima mappa della riqualificazione e del ridisegno della città pubblica, rimasto più nelle intenzioni e negli obiettivi che non nelle scarse e profondamente modificate realizzazioni. Oggi serve un piano delle performances della città dove viene realizzato ciò che serve per dare un attributo di urbanità agli insediamenti stratificati nel tempo, rispondente ai bisogni di una
  • 6. Pagina 6 di 12 nuova popolazione di riferimento da analizzare e segmentare nei bisogni di scuola, sport, cultura, tempo libero, sanità , assistenza. In questo senso il PRG all’art 83 comma 6 delle nta prevede la predisposizione di un “Programma di acquisizione, utilizzazione e gestione delle aree destinate a servizi pubblici” esteso a congrui ambiti territoriali, che venga periodicamente aggiornato. Può essere predisposto dai Municipi e approvato in Assemblea, nonché fare parte della carta degli obiettivi Municipali. Su quanto finora detto si è innestato un percorso formativo, organizzato e svolto dal Dipartimento Risorse Umane di Roma Capitale, nel progetto denominato “Orchestra – Saperi all’Opera” di sperimentare una possibile metodologia di costruzione del Piano dei Servizi di Roma Capitale, verificando ogni passo della metodologia proposta con esperti del settore. Viene qui presentato il risultato, consistente in un diagramma di metodo ed una descrizione dei singoli passi racchiusi in una prima fase di analisi (verde), una di valutazione e sintesi (violetto), una di scelte e verifiche di fattibilità (blu), e descritte attraverso una breve relazione. Il metodo può essere applicato ed esportato in ciascuno dei Municipi della Capitale, avendo utilizzato il X- (ex XIII) come Municipio campione, soprattutto alla luce delle nuove perimetrazioni dei Municipi e delle autonomie locali da irrobustire. Il titolo del progetto e SPXQR ossia “Piano dei Servizi per la Qualità di Roma”. Prendiamo sin d’ora l’impegno di portare un Piano completo per la prossima occasione.
  • 7. Pagina 7 di 12 L’articolazione del metodo è rappresentata nel diagramma di flusso costruito e rivisto costantemente durante le attività del laboratorio. Proposta di progetto 1 – Analisi del Territorio La città di Roma insiste su un territorio non omogeneo sin dalla nascita e, con i successivi insediamenti, l'agglomerato urbano ha inglobato altri elementi disuguali spesso evidenziati nella toponomastica come ad esempio Valle Aurelia o Colli della Serpentara. L'espansione cittadina rende non sempre agevole il collegamento tra i quadranti urbanizzati già congestionati da una crescita, per anni, priva di piano regolatore e fortemente abusiva nelle zone periferiche. L’evoluzione della morfologia del territorio è un processo, complesso e interdipendente da diversi fattori, molto importanti per la vita delle comunità e lo sviluppo sostenibile del territorio.
  • 8. Pagina 8 di 12 Punto di partenza per la programmazione e pianificazione urbanistica è l’analisi del territorio da rapportare alla popolazione che lo occupa ed alle esigenze di convivenza da programmare in un Piano dei Servizi. 1.1 – Aree occupate - Aree previste dal piano - Aree libere Per poter individuare un’area destinata o da destinare a servizio pubblico si deve procedere con un attento studio della zona interessata dal “Piano dei servizi”, che riguarderà non solo l’aspetto urbanistico, certamente prioritario, ma anche altri aspetti non di minore importanza ( ambientali, biologici, storico archeologici, di accessibilità, ecc), per giungere ad identificare in una determinata area quella idonea ad un futuro intervento. Possimao quindi partire con l’individuazione delle aree già destinate a servizi attraverso l’osservazione degli elaborati del P.R.G. vigente, da quelli descrittivi a quelli gestionali ma nel nostro specifico caso ci soffermeremo sugli elaborati G8 “Standard urbanistici”. 1.2 – Valutazione sulle aree L'analisi delle aree vista nel paragrafo precedente permette di individuare le superfici disponibili per la realizzazione degli interventi in relazione alle carenze di standard dei servizi riscontrate sul territorio. Oggi si ritiene opportuno evitare le procedure di esproprio sia per i costi che per i tempi d'attuazione di intervento, pertanto le aree occupate sono poco appetibili per un utilizzo a fine pubblico. Altra valutazione deve essere sulle aree libere da utilizzare come scambio per liberare aree occupate nei quadranti dove il consolidamento urbano impedisce ogni tipo di intervento. Detto quanto sopra si sottolinea che il nuovo P.R.G.della Città di Roma ha previsto una dotazione di Standard Urbanistici totali superiori ai minimi previsti dal D.M. 02/04/68 vale a dire 34,8 mq/ab, chiaramente alcune zone (quelle ricadenti in ambito città Storica e città Consolidata) sono più carenti per alcune tipologie di servizi ma vengono ampiamente compensate dai servizi realizzati o previsti nei nuovi edificati urbani (riconducibili alle aree periferiche). 2 – Analisi del patrimonio pubblico L'analisi del patrimonio pubblico esistente in una determinata area cittadina è un lavoro complesso e molto delicato. La complessità è dovuta alle tante possibili "proprietà" presenti in una città di antica fondazione e storia di cui Roma è la massima rappresentante. Oltre alle strutture centrali dello Stato, a Roma sono presenti tutte le ammininistrazioni pubbliche, spesso con la doppia sede, locale e nazionale (regione, provincia, comune, Enti previdenziali, sanitari, militari, di ricerca, ecc.). Fondamentale per l’analisi del Patrimonio pubblico esistente in una determinata area è la collaborazione con l’Agenzia del Demanio. Da evidenziare che l'individuazione dei beni, sia nel caso di quelli di proprietà statale in uso governativo che di quelli di proprietà di terzi condotti dalle Amministrazioni centrali in regime di locazione passiva, è stata condotta sulla base delle informazioni amministrative disponibili dall'Agenzia e, con particolare riferimento agli immobili condotti in regime di locazione passiva, sulla base delle informazioni messe a disposizione dalle Amministrazioni utilizzatrici. 2.1 – Patrimonio utilizzabile Per quanto riguarda il patrimono utilizzabile è stata analizzata La colonia marina "Vittorio Emanuele".
  • 9. Pagina 9 di 12 2.2 – Valutazione della trasformabilità degli immobili La colonia fino al 1983 venne adibita all'assistenza dei bambini più bisognosi delle famiglie romane. Gestita da suore, fu prima utilizzata tutto l'anno, in seguito solo nel periodo estivo. Il Vittorio Emanuele è stata anche la sede per diversi anni del comando della polizia municipale (trasferita nei pressi la stazione Lido Nord) mentre oggi ospita il centro anziani, la Caritas, la biblioteca Elsa Morante, l'ostello della gioventù, il Teatro del Lido, mentre una parte della costruzione è tuttora occupata da famiglie disagiate.Per l'ex Colonia marina sembra prospettarsi un destino diverso: un centro di aggregazione sociale ed ora anche religioso. Infatti dopo la nascita della moschea nei seminterrati dell'edificio, sembra che le parti politiche abbiano espresso opinione favorevole per rendere la struttura un simbolo di apertura verso le diversità culturali e religiose, non si esclude nel futuro la costruzione di una sinagoga e magari la restituzione alla Cappella mai sconsacrata della sua primitiva funzione. Nel recente e recentissimo passato c’è stato chi voleva farne un centro di accoglienza per senza dimora e questa idea ha avuto come conseguenza una occupazione illegale; altri avevano ventilato di volerci fare un casinò senza per altro conoscere la legge che non lo consente: insomma idee stravaganti e disorganiche che non hanno contribuito a superare -almeno a livello progettuale- la frammentarietà delle diverse iniziative. 2 – Analisi Demografica Scopo dell’analisi demografica è la trasformazione delle informazioni statistiche grezze in dati elaborati al fine di renderli significativi. Tale trasformazione si attua attraverso le operazioni di sistemazione dei dati in tabelle, nella loro opportuna sintesi attraverso indici, etc. L’analisi della distribuzione di una popolazione in funzione di una o più variabili, quali età, sesso, stato civile, livello d’istruzione, professione etc., ossia in funzione delle sue caratteristiche strutturali, assume un rilievo fondamentale in demografia in quanto, attraverso strumenti matematico-statistici in grado di rappresentare e sintetizzare la distribuzione di una popolazione in funzione di tali variabili, permette di rendere immediate eventuali affinità o differenze tra popolazioni a confronto, inoltre consente di porre le basi per previsioni demografiche. Un’analisi che può essere condotta è quella, ad esempio, della struttura per età ed è di fondamentale interesse disporre di grafici e indici dai quali si possa evincere in quale misura la composizione per età di una popolazione possa influenzare l’evoluzione dei tassi di natalità e di mortalità, lo stato di avanzamento del processo di invecchiamento demografico che a sua volta dipende dall’andamento attuale o passato delle nascite e dei decessi. 3.1 - Indici riassuntivi Si ritenuto opportuno applcare l’analisi sopra descritta al Municipio XIII. 4 – Analisi offerta dei Servizi Qualsiasi tipo di pianificazione dei servizi da offrire in un contesto territoriale definito, ha un sicuro punto di partenza: l’analisi di ciò che esiste già. Solo dopo aver approcciato un’analisi qualitativa e quantitativa dei servizi esistenti si può pensare ad una loro razionalizzazione e/o dimensionamento localizzazione. Per quanto riguarda il quadro conoscitivo dei servizi esistenti occorre innanzitutto premettere che, per una corretta e completa ricognizione dell’offerta è opportuno considerare il servizio offerto quale “sommatoria” di due diverse componenti: • l’attrezzatura, intesa come struttura fisica che “ospita” un’attività • l’attività che ente, associazione o privato offrono all’utente.
  • 10. Pagina 10 di 12 4.1 – Monitoraggio qualitativo dei servizi esistenti Le informazioni raccolte nelle schede, successivamente utilizzate per la valutazione del livello qualitativo di ogni singola attrezzatura e attività, sono organizzate e restituite, per ciascuna area tematica, in relazioni sintetiche, che forniscono un quadro sufficientemente esauriente dell’offerta analizzata e, al tempo stesso, anticipano alcuni indirizzi ed indicazioni di sintesi, propedeutici alla fase più propriamente programmatoria e progettuale. Per la valutazione dei servizi censiti si può scegliere di mantenere la distinzione tra attrezzatura e attività, utilizzata per l’elaborazione delle diverse schede di rilevazione. Per la valutazione qualitativa di ogni attrezzatura e attività occorre individuare degli indicatori specifici (a volte anche sulla base di riferimenti normativi odi prescrizioni tecnico-progettuali) e per ognuno di questi va definito il livello minimo di qualità cui ogni attrezzatura o attività deve rispondere. 4.2 – Ascolto dei Cittadini sui servizi esistenti Particolarmente efficaci sulla rilevazione del grado di soddisfazione di un servizio risultano essere i questionari somministrati agli utenti al momento della fruizione dei servizi. Questionari somministrati a popolazione indifferenziata possono offrire invece spunti sulla possibilità di servizi alternativi da offrire. La modalità delle interviste telefoniche può rappresentare una valida alternativa ai questionari. Tutti gli “attori” sono interpellati ad esprimere il gradimento sui servizi esistenti al fine di consentire una valutazione dell’efficacia dei servizi e delle criticità significative riscontrate. 4.3 – Valutazione bisogni soddisfatti Chiave di volta per la una corretta lettura delle esigenze del territorio e di chi vi abita, è oltre l’appropriata selezione degli indicatori che meglio rappresentano le caratteristiche dei servizi offerti di cui si è data una rapida disamina, insieme ad una critica lettura dei risultati ottenuti con l’indagine effettuata. Tali operazioni ed in particolare la lettura dei dati raccolti, consentono di individuare quanta parte della domanda è soddisfatta dai servizi offerti e quanta invece rimane insoddisfatta. Va precisato però che la lettura arguta di tali dati consente di ottenere un’ulteriore risultato quello di individuare nuove tendenze della domanda che, per la loro novità, ancora non rientrano nel novero dei servizi offerti. E’ essenziale pertanto che la lettura dei dati entrati in ricognizione sia confrontata con i dati che emergono dagli indicatori demografici elaborati. Questo confronto offre già una misura di quanto i servizi offerti siano in armonia con le dinamiche e le caratteristiche della popolazione residente. 4.4 – Valutazione Bisogni da soddisfare Dal confronto tra offerta e domanda e dalle valutazioni sulla fruibilità, accessibilità e qualità emergono i punti di forza e i punti di debolezza, i limiti e le opportunità da tradurre in strategie sulla base delle quali individuare il progetto del Piano dei Servizi. Le strategie sono poi confrontate con i bisogni da soddisfare, operando anche scelte che si basano sulla fattibilità e la sostenibilità economico-finanziaria del piano e delle sue previsioni (con particolare riferimento al programma triennale delle opere pubbliche). Il disegno dei bisogni non soddisfatti nasce dal confronto tra offerta di servizi e popolazione insediata e insediabile, nonché dal contributo, in termini diservizi, che emerge dalla totale attuazione dei Piani Attuativi e degli Ambiti di Trasformazione. 4.5 – Valutazione bisogni aggiuntivi di qualità l rilevante compito di diffusione della cultura della qualità è stato assolto dall'Organizzazione Internazionale per le Standardizzazioni ISO che, già dal 1987, aveva adottato in tema di
  • 11. Pagina 11 di 12 certificazione di un sistema di qualità, le norme conosciute con il nome ISO 29000, aggiornate nel 1994 con il nomeISO 9000, fino alle recenti versioni del 2000, del 2005 e del novembre 2008. In ogni versione l'oggetto delle norme è stato notevolmente modificato. Nelle ultime versioni, ISO 9000:2000 e ISO 9000:2005 a cui corrispondono le ISO 9001:2000 e ISO 9001:2008, l'attenzione della norma si è infine spostata sull'efficacia e sul miglioramento continuo dei processi aziendali. Si è passati da un approccio basato sull'ispezione e sul controllo finale del prodotto, ad un approccio gestionale integrato in cui il coinvolgimento di tutto il personale, la pianificazione, la documentazione dell'attività e l'atteggiamento volto al miglioramento continuo, diventano i cardini del nuovo modello di gestione. La qualità diventa una vera e propria strategia competitiva parte della missione aziendale, e quindi il fine di un processo produttivo e progettuale. 5 – Trasformabilità del Territorio L'assetto del territorio, oltre che una primaria attività economica, deve poter consentire un armonioso sviluppo della città, dei luoghi di vita e di lavoro. Spesso però la pianificazione non riesce a regolare pienamente i processi e sul territorio rimangono i segni fisici di una disarmonica azione che la collettività paga alla disordinata crescita urbana. A Roma il problema è significativo e riguarda anche molti quartieri consolidati. I processi di riqualificazione dei manufatti in disuso se ben condotti rappresentano opportunità per la collettività in quanto si possono realizzare nuove attrezzature e servizi, creare capacità attrattiva per il quartiere ed una effettiva integrazione dal punto di vista urbano. La finalità deve essere elevare la qualità dello spazio urbano con opportuni inserti edilizi, implementando le dotazioni di servizi a scala di quartiere, migliorando le connessioni con l'intero ambito territoriale ed in genere rendendo l'edilizia più aderente alla moderna concezione dell'abitare e del costruire sostenibile. Quindi è necessaria una rigenerazione urbana con l'obiettivo di riorganizzare il patrimonio edilizio e l'assetto urbano esistenti. 5.1 – Scelta "Ripartire dalla città" è lo slogan usato anche nel D. L. 83/12 : Misure urgenti per la crescita del paese, ma è uno slogan dalle troppe interpretazioni, e al quale non segue una scelta reale della direzione da prendere. E la scelta deve necessariamente passare per un'attenta valutazione tecnica, amministrativa e finanziaria, ma soprattutto coinvolgere la partecipazione dei cittadini, in maniera mirata. 5.2 – Valutazione tecnica amministrativa e finanziaria Nel corso degli ultimi tempi è andato consolidandosi l’indirizzo della giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di finanza pubblica che attribuisce al vincolo di copertura finanziaria delle leggi di spesa, individuato dall’articolo 81, quarto comma, della Costituzione, un ruolo fondamentale nella tutela dell’equilibrio economico-finanziario dei conti pubblici. Tutela di un equilibrio presente e futuro (o meglio, in sintesi, “equilibrio per il futuro”) che si è tradotta in una serie di limitazioni, per il legislatore ordinario, dirette a garantire l’allineamento strutturale tra i saldi di bilancio, al fine di assicurare la stabilità delle finanze pubbliche nel lungo periodo, pur a fronte di congiunture economiche di segno negativo. La sottovalutazione dei costi reali delle autorizzazioni di spesa ha rappresentato un punto debole nell’azione di governo della finanza pubblica, ponendosi come una delle principali cause dell’incremento del deficit del bilancio pubblico nazionale. 5.3 – Partecipazione dei Cittadini
  • 12. Pagina 12 di 12 Rispondere alle difficoltà della popolazione di un territorio presuppone l’organizzazione di un “servizio alla popolazione” che deriva necessariamente da una progettazione collettiva. Questo comporta un ruolo nuovo per il Comune, che deve trasformarsi da Ente erogatore di servizi a soggetto di “governante”, condizione che facilita l’organizzazione, in funzione della risposta ai bisogni evidenziati, da parte dei soggetti privati. 6 – Piano dei Servizi Il Piano dei servizi cura l’armonizzazione tra insediamenti funzionali e il sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale. In particolare nel Piano il quadro conoscitivo dei servizi fornisce una ricognizione dell’offerta di servizi, pubblici e privati, presenti sul territorio comunale e identifica i fabbisogni correnti e pregressi, al fine dell’elaborazione di un progetto complessivo di servizi che abbia come presupposto la conoscenza approfondita dei servizi esistenti sul territorio. L’importanza degli aspetti qualitativi, attuativi e gestionali dei servizi nasce come risposta alle necessità di adeguare il computo degli standard urbanistici alle mutate condizioni socioeconomiche e di qualità della vita. Oggi il Piano dei servizi ha acquistato valore di atto autonomo a riconoscimento della centralità delle politiche ed azioni di governo inerenti le aree e le strutture pubbliche e di interesse pubblico o generale e della dotazione ed offerta di servizi e diviene quindi uno strumento fondamentale per il raggiungimento di requisiti di vivibilità e di qualità urbana che il governo del territorio locale deve perseguire. 7 – Verifica dei risultati La verifica dei risultati prodotti dal Piano dei servizi, in una città delle dimensioni di Roma, è ovviamente possibile solo dopo un congruo numero di anni. Il soddisfacimento dei bisogni è un concetto che ha necessità di un metodo di misurazione oggettivo; si escludono quindi i metodi tipicamente commerciali delle interviste a campione, che risentono della diversità socio/culturale dei soggetti intervistati Il controllo del progetto è quella componente che serve a tenere il progetto in linea con i piani di rilascio, i tempi e i costi. Esso inizia contestualmente alla fase di pianificazione e finisce con la verifica dei deliverable rilasciati, attraversando ogni fase del progetto. Per ciascun progetto dovrebbe essere valutato il livello di controllo necessario più appropriato: un controllo troppo articolato ne innalzerebbe inutilmente i costi, un controllo troppo superficiale ne aumenterebbe pericolosamente i rischi. Se il controllo di progetto non venisse eseguito correttamente, il costo della realizzazione dovrebbe prevedere anche i costi per la sistemazione degli errori (intesi in generale come difformità dalle specifiche desiderate) e delle revisioni/ispezioni addizionali.