1. Sindacato Lavoratori Comunicazione
Roma, 27 Aprile 2012
Ai Segretari Generali
SLP CISL
Mario Petitto
UIL POSTE
Ciro Amicone
FAILP CISAL
Walter De Candiziis
CONFSAL COM
Raffaele Gallotta
UGL COM
Salvatore Muscarella
Poste italiane sembra volere forzare la mano sulla questione della riorganizzazione del modello
aziendale. Pochi giorni, una procedura iper rapida e così cominciano a scomparire 1700 posti di
lavoro nel recapito di 5 Regioni . Che, se visti nella loro proiezione nazionale, significano tra 10 e 12
mila esuberi strutturali, e il taglio del 50% degli appalti. Insomma, migliaia di posti di lavoro trattati
al pari di una pratica burocratica! Perché? Perché i volumi del recapito calano ed allora bisogna
adeguarsi ad un mercato che si contrae. Conosciamo questa risposta, a tratti banale, ormai
distribuita in forma standard per qualsiasi evenienza.
Ovviamente, non si immaginava ( ma non era difficile) che, come sempre avviene, gli atti di Poste
italiane diventano sempre più tema di iniziativa parlamentare perché, com' è ovvio, non si può
chiedere contemporaneamente il contributo per il servizio universale allo Stato e ridurre il recapito
a pura testimonianza. Quel che forse serve dire è che l'azienda non intende rilanciare il recapito
perché lo ritiene morto e quindi la chiusura del sabato prima e la tentazione del recapito a giorni
alterni, dopo, sono le uniche idee sulle quali ragionano seriamente. Noi non siamo d'accordo; anzi
abbiamo un'idea alternativa e pretendiamo ascolto, confronto e soprattutto non abbiamo alcuna
intenzione di discutere in pochi giorni dell'avvenire di migliaia di lavoratori e del futuro di uno degli
asset principali dell'azienda.
Innanzitutto vogliamo discutere dell'insieme dell'infrastruttura di Poste: delle zone, certamente,
ma soprattutto della logistica, del grande mercato in espansione che è davanti a noi e che dovrebbe
rappresentare il cuore di un moderno recapito. Vogliamo discutere della esigenza di una
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2. integrazione verticale tra asset legati al trasporto di "cose" che attraversano continenti, paesi e
città. Cioè parlare della necessità di fuoriuscire da uno stato di pigrizia che vede nell'attuale
modello di Poste l'unico modello possibile. E pretendiamo che questo processo sia fatto discutendo
anche con i lavoratori visti i risultati magri dei manager. Questo modo di discutere non è
confinabile in pochi giorni di procedura contrattuale ed è necessario, quindi, un ripensamento sulla
forma adottata. Del resto, l'incontro previsto con l'A.D., ing. Massimo Sarmi, ha senso proprio per
dare respiro e rilevanza a temi che al momento vengono trattati al pari di impacci e nulla più.
Abbiamo criticato, in questi anni, la torsione di Poste italiane verso un modello di outsourcer,
grande, grandissimo, di prodotti finanziari e assicurativi. Certo, in un paese con una ( ormai ex)
propensione al risparmio come l'Italia sono stati il vero volano dell'azienda. La crisi finanziaria ha
stravolto questo paradigma e le politiche di bilancio degli ultimi anni hanno ridotto la propensione
al risparmio degli italiani. Le banche hanno potuto ricorrere ai prestiti agevolatissimi della Bce ed i
consumi degli italiani si sono ridotti all'essenziale. Siamo in presenza di un vero e proprio terremoto
che non può non avere ripercussioni in una grande utility come Poste Italiane che proprio in questi
settori opera e fa gli utili.
Sarà dunque necessaria una riflessione, che vogliamo che il management apra, e chiediamo di
potere discutere di tutto ciò perché dietro questi temi ci sono circa 150.000 dipendenti sempre più
ansiosi e preoccupati del loro futuro.
E dietro questa discussione c'è anche una infrastruttura tra le più importanti del paese.
Per questi motivi è necessario avere consapevolezza della profondità dei problemi e della loro
durezza. È l'ora della responsabilità e della chiarezza. Per quel che riguarda SLC/CGIL, siamo pronti a
discutere sin da subito e siamo pronti anche a chiamare i lavoratori alla lotta se ce ne fosse
bisogno.
Ed è a proposito di questo che pensiamo sia necessaria una ulteriore riflessione dentro il sindacato,
a cominciare da quello confederale ma non solo.
La sensazione è che vada a concludersi quella fase, lunga, lunghissima, nella quale, in virtù della
stabilità del posto di lavoro e della funzione di monopolio del mercato dei servizi postali, il
sindacato ha potuto gestire una nicchia di rappresentanza nella quale ha svolto una sostanziale
funzione regolatrice nella gestione delle risorse umane, di migliaia di uomini e donne sparsi in un
territorio stretto e lungo e portatori di bisogni obiettivi assolutamente importanti: dalla lontananza
dalle famiglie alle esigenze retributive, alla gestione della propria vita part time lontani da casa e
famiglia.
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3. I processi di regolazione del mercato da un lato e le contrazioni dei volumi dall'altro, stanno
mettendo in discussione questo modello e, attraverso esso, la funzione di rappresentanza del
sindacato.
Oggi il panorama sindacale, in più, è devastato da uno scontro le cui ragioni politiche, legate ai temi
dell'azienda, sono sempre più marginali e sempre meno percepibili dai lavoratori. Ormai è in
discussione lo stesso modello di rappresentanza dei lavoratori. Ipotizzare, come si è fatto, il ritorno
alle RSA, significa lavorare per un sistema di rappresentanza residuo, utilizzato nei settori a forte
mobilità lavorativa e come male minore di fronte al rischio dell'assenza di rappresentanza: un
sindacato nomina il delegato perché la natura del lavoro è temporanea, perché il ciclo del lavoro è
a termine, perché il suo lavoro è fortemente soggetto a mobilità o perché l’Azienda presso cui si
lavora è talmente piccola da sfuggire ad un sistema di rappresentanza che sembrerebbe altrimenti
eccessivo.
In più, è da dimostrare che lo strumento della RSA possa essere imposto in Poste Italiane. Ma per
questo ci sono i tribunali! A questo proposito, l'ostruzionismo dell'azienda nel volere rallentare
l'indizione delle RSU da parte del SLC/CGIL è davvero fuori luogo. Confindustria ha sottoscritto
accordi sulla rappresentanza ed una sua associata non può comportarsi come se fosse
disinteressata al problema. C'è un neutralismo sospetto, una equidistanza "tutta" geometrica da
parte dell'azienda che ci pare fuori luogo e fuori contesto.
Il problema è se il sindacato, soprattutto in una fase come questa, immagina di approfondire una
rottura determinando un processo di disintegrazione della rappresentanza e delle relazioni
industriali.
Siamo certi che l'azienda ci avrebbe trattato con questa sufficienza, con la comunicazione scarna di
1700 esuberi, se il panorama sindacale fosse stato diverso? Probabilmente no o, almeno, non con
questa sufficienza.
SLC/ CGIL ha indetto le elezioni delle RSU ed è pronta a difendere il suffragio universale dei
lavoratori fino in fondo. In questi giorni abbiamo presentato le lettere di indizione e siamo pronti a
dare corso al sacrosanto diritto ed esercizio dei lavoratori a scegliersi i propri rappresentanti.
Siamo, inoltre, convinti, che nessun tribunale possa immaginare di dare corso ad un salto indietro
così pesante e non giustificato sul piano giuridico.
Sappiamo che tutto ciò comporterà contenziosi e rischia di allargare le divisioni tra le
Confederazioni. Ma sappiamo anche che una riflessione da parte di tutti sarebbe necessaria. Noi
siamo pronti a fare questa riflessione. Siamo pronti, nel momento in cui entriamo nella fase
operativa ed irreversibile della presentazione delle liste, ad esplorare tutte le possibilità per una
normalizzazione del sistema di rappresentanza in Poste Italiane. Abbiamo trovato di buon senso le
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4. parole del segretario generale del SLP/CISL degli scorsi giorni e pensiamo che nessuna via debba
essere preclusa per evitare rotture forse insanabili. Vi consegniamo questa riflessione perché siamo
consapevoli che una rottura sulla rappresentanza è difficilmente sanabile e pregiudicherebbe
l'insieme del sistema di relazioni industriali con Poste Italiane e perché sappiamo che nessuno,
debole o forte che sia, sarebbe in grado da solo di reggere l'urto della ristrutturazione dell'azienda.
Distinti saluti.
Il Segretario Generale
Emilio Miceli
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