La scoperta del sito Youblisher rappresentò per CADZINE una vera e propria svolta: finalmente potevamo dare al nostro piccolo progetto editoriale una veste grafica dignitosa e realistica vicina all'impaginazione delle riviste tradizionali. Rispetto alla presentazione on line del numero 0, che costringeva ad utilizzare solo l’editor di testo interno al documento multimediale, adesso si poteva elaborare il master della rivista tramite un software di desktop publishing (come ad esempio Scribus, MS Publisher, ecc.) per poi salvarlo in una copia con estensione PDF da caricare sui lontanissimi server di Youblisher ove sarebbe stato elaborato in versione sfogliabile. Eravamo galvanizzati da questa novità e ci gettammo a capofitto nella stesura del numero di prova che decidemmo di siglare come 0.1. Finalmente anche l'intervista del nostro primo e coraggioso ospite, Fabrizio Pieri, aveva una sistemazione decente! Solo in seguito ci saremo resi conto che bisognava cambiare “editore”: troppa lentezza nel caricamento e tanta, troppa pubblicità, non nostra, associata alla rivista… Così, poco tempo dopo, passammo a Calamèo.
Il bromografo inserto speciale allegato al numero di novembre 2014 di cadzine
CADZINE n° 0, maggio 2014, ANNO I
1. 11
Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus
DAL 2014
DAL 2014
MAGGIO 2014 Anno I Numero 0.1 edizione gratuita
/10 Carlo Scarpa
Oltre l’architetto, un uomo
eccezionale di grande umiltà, un
puro che percepiva l’arte per l’arte,
senza compromessi...
/08 Community showcase
Una carrellata sui migliori lavori
degli iscritti alla Community.
Questa puntata C. Eneroth, M.
Massetti, S. Zennir e G. M. Corso
/13 Fabrizio Pieri
Il nostro primo ospite è Fabrizio
Pieri il fondatore del Sito Openoi-
kos che sentiamo particolarmente
vicino alla nostra Community ...
2. 22
La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati
La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per
data di fondazione e numero di iscritti
BIM
CAD
CAD MEP
FEM
Linguaggi CAD
Modellatori 3D
Modellatori organici
Post produzione
Prog. edile
Altro software
Progettazione
Portfolios
A.N.T. Automotive
Stampa 3D
Concorsi
Curiosità
3. 33
LAVORA PER UN
IDEALE NON PER
GLI APPLAUSI. PIÙ
DURO SARÀ IL
TUO LAVORO PIÙ
FARÀ LA TUA
FORTUNA.
Antico proverbio sudafricano
LA METTO IN CORNICE
4. 44
HOME
La scoperta del sito
Youblisher rappresentò per
CADZINE una vera e propria
svolta: finalmente potevamo
dare al nostro piccolo pro-
getto editoriale una veste
grafica dignitosa e realistica.
Io e Marco Garava-
glia eravamo galvanizzati da
questa novità e ci gettammo
a capofitto nella stesura del
numero di prova che deci-
demmo di siglare come 0.1.
Finalmente anche l'intervi-
sta del nostro primo ospi-
te Fabrizio Pieri aveva una
sistemazione decente! In
questo magazine potevano
finalmente confluire gli arti-
coli con un montaggio grafi-
co realistico che ora avveni-
va sul mio PC con MS Publi-
sher. Questa soluzione piac-
que agli amici di G+
che accolsero la nuova ver-
sione complimentandosi
con me e Marco!
Solo in seguito mi sarei reso
conto che bisognava cam-
biare “editore” per la pubbli-
cazione: troppa lentezza nel
caricamento e tanta, troppa
pubblicità, non nostra, asso-
ciata alla rivista… Così, poco
tempo dopo, passammo a
Calamèo :-)
Diario di bordo
matematico
[ma·te·mà·ti·co] sostantivo maschile Chi professa lo studio e l'inse
rubriche speciali
PAG. 31 APPROFONDIMENTI di Marco Gara-
vaglia “Calcolo, fisica ed ingegneria: i tre
volti del progresso” I PUNTATA
PAG. 34 PROGETTI PER LA COMMUNITY di
Salvio Giglio “Un corso di rendering
gratuito per la Comm.”
PAG. 37 TREND PROGETTUALI di Salvio Gi-
glio “La BIM è lo standard del futuro”
PAG. 06 BENVENUTI
PAG. 07 EDITORIALE di Salvio Giglio
“Rimotivare le nuove generazioni”
PAG. 08 COMMUNITY SHOWCASE
PAG. 10 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio
“Carlo Scarpa”
PAG. 13 INTERVISTA di Salvio Giglio
“Fabrizio Pieri ”
PAG. 17 NEW HARDWARE FOR CAD
di Salvio Giglio “Le stampanti 3D: oltre
ogni immaginazione”; PAG. 19 “Edilizia,
nautica, industria e stampa 3D. Pro e
contro...”;
PAG. 21 “Principi di funzionamento delle
stampanti 3D” I PUNTATA;
PAG. 24 di Marco Garavaglia “I materiali
per la Stampa 3D”.
eventuali & varie
PAG. 38 UMORISMO
PAG. 39 GIOCHI
Direttore responsabile:
Salvio Giglio
Redazione:
Marco Garavaglia, Gianmarco Rogo
Segretaria di redazione:
Nunzia Nullo
Redazione bozze:
Nunzia Nullo
5. 55
E’ consentita la riproduzione di
testi, foto e grafici citando la
fonte e inviandoci la copia. La
pubblicazione è CopyLeft & Open
Access ;-)
E PAGE
Cos’è CADZINE
è una rivista gratuita nata in
seno alla Community di
“AutoCAD, Rhino & Sket-
chUp designer” per informare &
formare disegnatori tecnici e
appassionati sul CAD ed i suoi
“derivati”.
La pubblicità
Le inserzioni pubblicitarie pre-
senti sono gratuite e sono create
e pubblicate a discrezione della
redazione.
Per contattarci
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questo progetto?
CADZINE è solo uno dei progetti
crossmediali in corso legati alla
nostra Community… Visita il
nostro sito
cadzine.jimdo.com
e, se ti garba, collabora con noi
mettendo a disposizione di tutti
e gratuitamente le tue cono-
scenze. Sarai il benvenuto!
Pensandoci bene
Avere un sogno nel cassetto è una cosa meravigliosa...
specialmente quando esso riguarda non tanto te ma i suoi
eventuali fruitori, nel caso in cui diventi una concreta realtà. Que-
ste pagine sono la “materializzazione virtuale” di un piccolo so-
gno di un gruppo di amici conosciutisi su Google Plus, idealisti e
visionari, per i quali scuola, università e cultura dovrebbero real-
mente essere la base della società non in nome del guadagno di
pochi ma del progresso dell’umanità tutta senza distinzioni di
sorta.
egnamento della matematica.
Impaginazione, pubblicità e progetto grafico:
Salvio Giglio
Editore:
Calamèo (Hachette)
6. 66
BENVENUTI
B
envenuti nel Magazine della nostra Community per
cadisti “AutoCAD, Rhino & SketchUp designer”! Perché
la scelta di un Magazine in un mondo digitale, fatto di
miliardi di notizie e per di più su di una piattaforma
che ha fatto della ricerca di informazioni il suo cavallo di batta-
glia? Perché quando si sceglie di leggere una rivista vuol dire
che c’è il tempo di staccare la spina per un po’ da tutto il resto e
leggersela, se avete un tablet o un portatile, anche in bagno o a
letto in estremo relax ☺
Questo è il numero ZERO (quello di prova per intenderci) ed è un
piccolo omaggio a voi tutti che popolate la Community e un
minimo riconoscimento a quelli che pubblicano i loro lavori
sulla Comm. tenendoci compagnia e offrendoci anche l’occasio-
ne per approfondire nuove tematiche e spunti formativi. Io e
Marco Garavaglia ci abbiamo messo tante ore di lavoro per of-
frirvi un lavoro completo e presentabile, sperando che possa
interessarvi! Prima di lasciarvi alla lettura vi prego di segnalarci
eventuali inesattezze, errori, ecc. ma anche di darci il vostro
parere e i vostri preziosi consigli!
Grazie di tutto
Salvio Giglio e Marco Garavaglia
Due immagini dalla versione old style di CADZINE, provvisoriamente caricata su di una presentazione di Google Document,
ed esposta in Comm. la prima volta il 12 aprile 2014. Considerando che siamo nei primi anni di un nuovo millennio e visti i
grandi fermenti di questi ultimi anni in campo digitale ci eravamo ispirati alla grafica delle prime riviste tecnologiche di inizio
’900. Da qui la grafica retrò fusa con elementi innovativi “flat style” (nastri, coccarde, ecc.) oggi ampiamente utilizzati nei siti
web, nella pubblicità, nelle infografiche, nelle UI del software, ecc.
Vi presentiamo il nostro Magazine
La presentazione è ancora visionabile su al seguente indi-
rizzo:
https://docs.google.com/presentation/d/1qyP-
D5yKIQRRbfgPopwAsj40RmXXNxm9nFzf04a3wmM/edit?usp=sharing
7. 77
EDITORIALE
G
li ultimi anni sono stati
disastrosi per il nostro
Paese e non mi riferi-
sco solo alla crisi eco-
nomica che ci ha investiti. Proprio
in questi giorni ho avuto l’occasio-
ne di ripensare al periodo in cui
ero iscritto all’università grazie ad
un gruppo di amici che hanno rea-
lizzato una pagina su Facebook
dedicata al Movimento Studente-
sco e alla Pantera del 1990. Inevita-
bilmente le foto, i documenti, la
musica e gli amici stessi mi hanno
riportato in quel periodo e mi han-
no fatto rivivere l’atmosfera che si
respirava 24 anni fa… E’ vero che 5
lustri non sono pochi e che oggi,
che siamo entrati nell’era post-
industriale, 5 mesi equivalgono a 5
anni ma osservando il nostro tem-
po da quella posizione sono rima-
sto sinceramente sconcertato. La
mia generazione sognava e piani-
ficava il futuro, combatteva per
attuarlo ed era disposta a qualsiasi
sacrificio per riuscirci. Anche oggi
molti ragazzi lottano e fanno tan-
tissimi sacrifici per affermarsi e
nella nostra Community, fortuna-
tamente, ne abbiamo di esempi
concreti. Quello che è cambiato in
peggio è la capacità dello Stato,
delle Istituzioni, dell’imprenditoria
di offrire alle ultime generazioni la
possibilità di realizzare i propri
sogni. Quante cause si potrebbero
elencare per descrivere lo stato di
apatia e chiusura al futuro di tan-
tissimi ragazzi che oggi scelgono
di non studiare e non tentano,
neanche lontanamente, di cercare
un lavoro? E non è un problema
solo giovanile! Pensiamo al feno-
meno degli “scoraggiati” che sono
disoccupati cronici, reduci da an-
gherie e cocenti delusioni lavorati-
ve, non più giovanissimi e che non
se la sentono più di rimettersi in
gioco e che ogni giorno “muoiono
un pochino di più” nel deserto in
cui si sono confinati e che spesso
li fa compiere gesti estremi. La
priorità di qualunque forza politi-
ca , che prende le redini del nostro
Paese attraverso l’esercizio
dell’amministrazione dello Stato,
dovrebbe essere proprio quella di
arginare la deriva esistenziale di
questa parte, sempre più cospicua,
della popolazione. L’istruzione e il
lavoro sono le uniche medicine
necessarie. Nella speranzosa atte-
sa che la classe politica si accorga
di questo drammatico stato di cose
e si muova nella direzione giusta,
incoraggiando, ad esempio, la cre-
scita delle Start-up e diminuendo
la pressione fiscale sulle imprese
che assumono, chi ha la fortuna di
essere professionalmente inserito
e realizzato dovrebbe sentire forte
il dovere di aiutare chi sta studian-
do in un momento tanto difficile.
Bastano pochi gesti per dare spe-
ranza e aiuto concreto e possono
partire anche da un Social Net-
work. Il popolo della Rete da anni
condivide sul WEB conoscenze
preziose in ogni campo del sapere
e tra tutti gli esempi Wikipedia
sembra essere quello più feli-
ce. Su questa portante si muove la
nostra Community nell’intento di
fare piccoli gesti per ridare spe-
ranza!
di Salvio Giglio
Rimotivare le nuove generazioni
10. 1010
Q
uando intrapresi gli studi
di architettura mi appas-
sionai enormemente ad
una collana di volumi di
Bruno Zevi, intitolata “Cronache di
architettura”, in cui il famoso criti-
co aveva fatto confluire i suoi arti-
coli apparsi prima sull’Espresso e
poi sul suo "L'architettura-
cronache e storia". Tra questi mi
colpì particolarmente uno dedica-
to a Carlo Scarpa che, nel 1956, ot-
tiene il Premio Nazionale Olivetti
per la sistemazione dello spazio
espositivo della stessa azienda a
piazza San Marco a Venezia. Zevi
descrive l’onestà intellettuale di
Scarpa e afferma che quanto aveva
guadagnato il maestro con questo
premio, con ogni probabilità, gli
sarebbe servito per risolvere qual-
che debito contratto durante la
meticolosa e certosina fase di pro-
gettazione in cui ogni più piccolo
dettaglio del negozio è stato dise-
gnato. Su tutti si veda il lavoro del
corrimano della scala del negozio
che è tutto un gioco di intarsi di
legno di varie essenze. Il ritratto
umano di Zevi su Scarpa è quello
di un amico ammirato dai sacrifici
e dall’impegno di un uomo che ha
speso la sua vita al servizio dell’ar-
te senza curarsi assolutamente dei
guadagni. Scarpa sembra quasi un
dadaista che gioca con il vetro a
Murano, creando pezzi meraviglio-
si o che compone opere architetto-
niche originalissime pienamente
organicistiche ma che parlano ve-
neziano per quanto sono aggrazia-
te e curate! Carlo Scarpa nasce a
Venezia il 2 giugno 1906. Trascor-
re l’infanzia a Vicenza dove fre-
quenta l'Accademia di Bel-
le Arti. Era ancora uno stu-
dente quando ottenne il
primo incarico professio-
nale iniziando a collabora-
re come progettista con
alcuni vetrai di Murano.
Successivamente diviene
assistente dell'architetto
veneziano V. Rinaldo. Si
diploma nel 1926 e, nello
stesso anno, diventa inse-
gnante presso l'Istituto
Superiore di Architettura
di Venezia che era stato
appena fondato. Dal 1927
al 1930, lavora anche per la
vetreria artistica di Murano MVM
Cappellin & Co. Alla fine degli anni
Venti, comincia a sperimentare la
progettazione di elementi di arre-
do ed entra in contatto con gli am-
bienti intellettuali e artistici vene-
ziani, dove conosce e si lega con
personaggi del calibro di Giuseppe
Ungaretti, Carlo Carrà, Lionello
Venturi, Diego Valeri, Giacomo No-
venta, Arturo Martini, Mario De-
luigi, Bice Lazzari e Felice Casora-
ti. Nel 1932 è nominato direttore
artistico della vetreria di Paolo Ve-
nini, incarico che mantiene fino al
1946 protraendo la collaborazione
col Venini fino al 1947. In questa
fase, Scarpa sperimenta nuove tec-
niche produttive dei modelli deri-
vati dai suoi disegni già precursori
delle nuove correnti artistiche che
sarebbero giunte entro pochi anni
in Italia. La sua fama cresce e da
luogo alle prime esposizioni: nel
1932 alla Biennale di Venezia e nel
1934 alla Triennale di Milano. In
questo anno sposa la nipote
dell’arch. Rinaldo, Ninì Lazzari. Nel
1935 Scarpa, appena trentenne,
realizza il progetto per la rifunzio-
nalizzazione degli ambienti desti-
nati al Rettorato e l'Aula degli Atti
Accademici dell’Università di Ve-
nezia allocata presso la Ca' Fosca-
ri. Su quest’opera Scarpa tornerà,
vent’anni dopo, realizzando uno
dei più innovativi progetti di re-
stauro di quel periodo anche se, in
seguito, fu modificata. La distanza
tra i due interventi svela le matrici
culturali che avevano ispirato
Scarpa. Infatti, mentre nel primo
restauro l'ampia vetrata, abbinata
alla polifora che guarda sul Canal
Grande, mostra il razionalismo di
Le Corbusier, la rimodulazione del-
la tribuna lignea del secondo re-
stauro, da lui progettata per il pri-
mo intervento, palesa la crescita
compiuta e l’orientamento agli
ideali compositivi di Frank Lloyd
Wright. Dopo la tragica parentesi
della II Guerra Mondiale, che non
fermerà il lavoro del maestro, gli
anni ’50 sono connotati da una se-
rie di progetti che manifestano la
padronanza del linguaggio archi-
tettonico wrightiano. Un linguag-
gio organicistico che Scarpa espri-
me in dialetto veneziano contami-
nandolo con elementi personali
ricchi di dettagli tratti da secoli di
grande artigianato locale. La for-
matività di Scarpa è la fusione tra
la logica creativa artigianale e la
simbologia dell’organicismo di
DESIGNER
Carlo Scarpa
di Salvio Giglio
11. 1111
R’s STORY
Wright; quest’impronta sarà possi-
bile rintracciarla lungo tutta la sua
produzione di quel periodo: il pro-
getto di casa ad appartamenti a
Feltre del 1949; il padiglione del
libro d'arte per la galleria "Il Caval-
lino" ai Giardini della Biennale del
1950; villa Zoppas a Conegliano del
1953; villa Veritti a Udine del 1961.
Scarpa assimila ogni manifesta-
zione culturale del suo tempo e
adotta la tecniche di cut up ,
espressa da Wright nell’architettu-
ra e da Carl Popper in ambito so-
ciologico, in cui ogni singola paro-
la di una frase è una parole, un
paradigma che ha una sua perso-
nalità ed in quanto tale deve esse-
re oggetto di ricerca ed elaborazio-
ne. Da qui l’amore per i dettagli,
anche minuziosi, che costituisco-
no ogni suo progetto e che rappre-
sentano le portanti eccezionali di
Scarpa che nel 1956 lo condurran-
no al Premio Nazionale Olivetti
per l'architettura. Testimonianza
di questo percorso creativo sono
sicuramente: il negozio Olivetti
alle Procuratie Vecchie del 1958; il
negozio Gavina a Bologna del 1960;
il restauro del piano terra del pa-
lazzo della fondazione Querini
Stampalia a Venezia del 1963, in
cui la tecnica del cut up è applica-
ta con una coscienza formale uni-
ca, contrapponendo i vecchi mat-
toni rossi erosi dalla salsedine con
intonaci levigatissimi. La stessa
coscienza progettuale anima poi il
restauro del museo di Castelvec-
chio a Verona, nel 1964; la siste-
mazione di Palazzo Abatellis a Pa-
lermo nel 1954; la Gypsoteca a
Possagno nel 1957. Tuttavia il ta-
lento del maestro susciterà non
poca invidia e in quello stesso an-
no è accusato dall'Ordine degli
Architetti di esercitare la profes-
sione illegalmente e gli viene fatta
causa. Solo nel 1978 questa vicen-
da sembrava concludersi felice-
mente con l’assegnazione al mae-
stro di una Laurea honoris causa
da parte dello IUAV di Venezia che
avrebbe “legittimato” la produzio-
ne e i sacrifici di una vita. Proprio
quest’ultima deciderà, al posto de-
gli uomini, di rendere immortali le
opere di Carlo Scarpa e a ritenere
superfluo e tardivo quel riconosci-
mento, quando il 28 novembre di
quell’anno lo spense, con una ba-
nale caduta e un colpo alla testa, a
Sendai in Giappone. Di Scarpa re-
sta l’eredità morale e culturale e la
traccia di un patrimonio architet-
tonico ed artistico che costituisce
un forte momento di innovazione
del design italiano della seconda
metà del ‘900.
Carlo Scarpa
1 interno negozio Olivetti a (VE)
2 padiglione del libro d'arte (VE)
3 Villa Zoppas, Conegliano (TV)
4 Villa Veritti a Udine
5 museo di Castelvecchio (VR)
6, 7, 8 Gypsoteca a Possagno (TV)
9 Palazzo Abatellis a Palermo
1
2 3
4
5
6 7 8 9
13. 1313
INTERVISTA
Fabrizio Pieri
C
hi è Fabrizio Pieri?
Ho studiato Architettura
a Firenze nella prima
metà degli anni ‘80 ma
all'università all'epoca non si in-
segnava il CAD. Ho cominciato ad
utilizzare AutoCAD quando ancora
girava su MS DOS nella pratica
lavorativa e mi sono appassionato
subito. Poi ho conosciuto altri
CAD, il GIS fino alla scoperta del
software free e freeware ed alla
più recente passione per il web
marketing.
Come e quando è nato Openoikos e
cosa significa il suo nome?
A un certo punto su queste
passioni ho deciso di fare un
blog che ho chiamato
"openoikos", un nome compo-
sto da due parole: "Oikos", che
in greco antico significa
"casa", intesa nel senso
dell'ambiente nel quale vivia-
mo, e "Open", aggettivo in lin-
gua inglese che significa
"aperto". Io credo che ci si
possa occupare dell'Oikos (e
varie professioni lo fanno) in
modo Open, cioè con logiche
e comportamenti aperti,
orientati alla condivisione ed
è la nuova realtà del web che
favorisce questo processo.
Open source significa soft-
ware, più recentemente anche
hardware, ma è soprattutto un
sentimento, uno stato menta-
le orientato all'innovazione
condivisa.
Quali difficoltà hai affrontato per
realizzarlo?
Avviare un'attività online non è
difficile e neanche costoso. Io lo
consiglio a tutti, anzi è la seconda
missione di openoikos, in qualche
modo, complementare alla prima
ed il mondo delle libere professio-
ni è molto indietro su questo. Nel
mio caso, dal blog è nato il forum
ed intorno a questo si è formata
una comunità che nelle sue varie
forme ha una presenza e una visi-
bilità anche sui social media. La
cosa piano piano è cresciuta ed
oggi c'è una "massa critica" inte-
ressante.
Chi è l'utente medio del tuo sito?
Io ho sempre cercato di volare
basso, parlando un linguaggio
semplice senza troppi tecnicismi,
ponendomi anche un obiettivo di
Il nostro primo ospite è Fabrizio Pieri il fondatore del Sito Openoikos che sentiamo particolar-
mente vicino alla nostra Community per gli ideali legati sia al concetto di Open Source sia alla
condivisione di conoscenze. Fabrizio ha accettato di buon grado di farsi una chiacchierata
con noi anche per spiegarci il progetto nanoCAD che da poco ha una versione italiana proprio
grazie ad Openoikos...
di Salvio Giglio
15. 1515
INTERVISTA
tipo educativo. Troppo spesso chi
si interessa di software e più in
generale di tecnologia, parla un
linguaggio per iniziati e ci si rin-
chiude in una cerchia troppo ri-
stretta. Se vuoi essere "open" devi
invece essere comprensibile e di-
sponibile per tutti. Per cui oltre ad
utenti esperti in materia (come chi
mi sta intervistando) ho conosciu-
to anche principianti assoluti che
hanno cominciato ad usare i soft-
ware che proponevo senza nessu-
na esperienza precedente e devo
dire che questa è la cosa che mi dà
più soddisfazione.
Con alcuni utenti sei riuscito a
stabilire anche un rapporto ami-
chevole e duraturo?
Sì, è fondamentale. Il successo di
un'attività online non si misura
dal numero di visitatori (che è co-
munque importante) ma dalla qua-
lità delle relazioni che si stabili-
scono. Il Web 2.0 è conversazione,
nessuno ti ascolta se non sai
ascoltare.
Dal tuo sito escono tante cose bel-
le ed interessanti circa il CAD e le
sue applicazioni, quanto tempo
passi in rete alla ricerca dei conte-
nuti?
Ti ringrazio per l'apprezzamento.
Dopo che sul blog ho iniziato a
fare content curation, il tempo de-
dicato alla ricerca dei contenuti è
aumentato ma non saprei valutare
con precisione.
Un tuo parere sui Social Network
Per un'attività come la mia sono
indispensabili. Cerco di conoscerli
sempre meglio non solo tecnica-
mente ma anche nella loro dimen-
sione sociologica. Sono tra i prin-
cipali strumenti di ascolto e di
dialogo e ci passo un bel po' di
tempo cercando di non perdere
tempo, perché è questo il pericolo.
Sono utilissimi ma sono anche
armi di "distrazione" di massa.
Ci parleresti del progetto Nano-
CAD in Italiano?
NanoCAD mi è piaciuto subito per-
ché è un progetto aperto. Non è un
software open source perché il
codice sorgente non è disponibile
ma Nanosoft mette a disposizione
altri strumenti per lo sviluppo e la
personalizzazione del programma.
Tra questi c'è anche la possibilità
di traduzione dell'interfaccia e
della manualistica. Ho iniziato la
traduzione in italiano da solo ma a
un certo punto mi sono accorto
che era un lavoro troppo grande
per una sola persona. Sul forum
l'ho proposto alla community ed
ho ottenuto una risposta positiva.
Finora nanoCAD era solo in lingua
russa e inglese, versioni diretta-
mente prodotte da Nanosoft. La
traduzione in italiano è la prima
ad essere realizzata dai volontari
di una community e stiamo diven-
tando un modello anche per altre
realtà nazionali oltre che per la
stessa Nanosoft, con la quale stia-
mo definendo un rapporto.
Quali vantaggi offre nanoCAD ri-
spetto a software più blasonati e
perché un cadista dovrebbe pro-
varlo?
Per il 2D è in assoluto il miglior
CAD gratuito. Completo, veloce,
stabile. Ha più funzionalità di Au-
toCAD LT: supporta il LISP e altri
linguaggi di programmazione, in-
serisce raster georeferenziati e
tante altre piccole cose. La licenza
free non limita l'uso del software
in alcun modo e se si vuole una
versione ancora più
"professionale" c'è nanoCAD Plus
che a un prezzo bassissimo (180
dollari che al cambio attuale sono
130 euro) offre funzionalità e servi-
zi aggiuntivi. Ci saranno poi le ap-
plicazioni verticali: in Russia han-
no già sviluppato applicazioni
orientate a singole problematiche
come quelle impiantistiche, ener-
getiche, della gestione di cantiere
ed altro e nei prossimi anni è pre-
vedibile che questo sviluppo ci
sarà anche da noi. Insomma nano-
CAD non solo è un ottimo software
ma anche una piattaforma di svi-
luppo e tutto questo è disponibile
gratis in modo assolutamente re-
golare, senza crackare niente. Poi
per farsi un'idea basta provarlo.
In che modo si può partecipare
allo sviluppo di nanoCAD?
Andando su
http://developer.nanocad.com/
ed iscrivendosi al Developers' Club
si possono scaricare le API per la
programmazione e nel forum (in
inglese) confrontarsi con gli altri
sviluppatori. Anche nel nostro fo-
rum abbiamo appena aperto uno
spazio dedicato a questo, spero
che abbia lo stesso successo della
traduzione.
Un parere (sincero) sulla nostra
Community
Su Google+ vengo a trovarvi tutti i
giorni. E' un luogo che mi piace,
molto vivace, del quale mi sento
parte. Speriamo di crescere ancora
e di condividere nuove idee e nuo-
vi progetti. Questa intervista, che
mi lusinga molto e di cui vi ringra-
zio, è la dimostrazione che siamo
perfettamente in sintonia, anzi
ancora di più, siamo amici.
17. 1717
NEW HARDWARE FOR CAD
S
pesso ripenso, con tanta
ironia, all’affermazione,
da vero ignorante paten-
tato, di un mio istruttore
di Visual Basic che, nel lontano
1999, disse che ormai in informati-
ca era stato creato tutto..! Chissà
quanti bocconi amari ha inghiotti-
to questo tipo nel corso degli ulti-
mi anni, in pieno boom dell’Era
Digitale e Movimento Post indu-
striale. Mi piacerebbe fargli fare
una chiacchierata col sociologo
Domenico De Masi che sicuramen-
te gli farebbe cambiare idea, a me-
no che non ci sia arrivato da solo a
capire quanto fosse errata ed infe-
lice quella sua affermazione. Un
esempio macroscopico di quanto
fosse in errore il nostro istruttore è
proprio il fenomeno, in piena
espansione, della Stampa 3D. Al
grande pubblico italiano questa
nuova e strabiliante periferica l’ha
presentata Piero Angela a Super-
Quark nel 2011. E’ nostra intenzio-
ne in questa sede analizzare le
principali tipologie e le caratteri-
stiche di funzionamento di questo
dispositivo attraverso un ciclo di
articoli a puntate, perché ritenia-
mo che esso possa rappresentare,
prendendo ovviamente le dovute
cautele commerciali, una bella oc-
casione per la creazione di piccole
imprese da avviare con investi-
menti abbastanza contenuti. La
portata di questa applicazione
sfugge solo al nostro Paese dal
momento che l’autorevolissimo
The Economist, in un editoriale del
10 febbraio 2011, afferma:
“La stampa tridimensionale rende
economico creare singoli oggetti
tanto quanto crearne migliaia e
quindi mina le economie di scala.
Essa potrebbe avere sul mondo un
impatto così profondo come lo eb-
be l'avvento della fabbrica... Pro-
prio come nessuno avrebbe potuto
predire l'impatto del motore a va-
pore nel 1750, o della macchina da
stampa nel 1450, o del transistor
nel 1950, è impossibile prevedere
l'impatto a lungo termine della
stampa 3D. Ma la tecnologia sta
arrivando, ed è probabile che sov-
verta ogni campo che tocchi.”
Queste considerazioni non devono
assolutamente essere sottovaluta-
te! I campi di applicazione della
stampa 3D sono innumerevoli e
spaziano dalle applicazioni indu-
striali a quelle chirurgiche. Nel
corso del primo anno di vita della
nostra Community, ho avuto modo
di condividere molto materiale
circa le stampanti 3D e di articoli
ne ho letti tantissimi. Quelli che
mi hanno più intricato al di là del-
di Salvio Giglio
Le stampanti 3D: oltre ogni immaginazione
Fig. 1, la “Mendel” con un oggetto appena stampato appoggiato sul piatto termico. Foto Wikipedia
18. 1818
la prototipazione industriale, ri-
guardano proprio la possibilità di
risolvere casi medici con delle tec-
niche che fino a pochi anni fa ci
sarebbero sembrate delle trovate
fantascientifiche. In particolare, il
connubio tra la tecnica degli scaf-
folding (impalcature) e quella della
coltivazione di cellule staminali
che permettono la riproduzione di
organi perfettamente funzionali e
di massima compatibilità dal mo-
mento che queste cellule proven-
gono dal corpo del ricevente! Gli
scaffolding vengono stampati in
3D con materiali organici che sa-
ranno poi “assimilati” dall’organi-
smo, senza pericoli di sorta, per
realizzare la struttura dell’organo
che si vuole riprodurre in termini
di forme e volumi. Su queste im-
palcature sono innestate delle cel-
lule sane appartenenti all’organo
che si vuole sviluppare con delle
cellule staminali che provvedono
a fare il resto. E’ notizia di poche
decine di giorni fa, sollecitamente
postata in Comm. da Gabriele Ase-
ro, il salvataggio di due bambini,
affetti da una grave patologia re-
spiratoria (tracheobroncomalacia,
cioè il prolasso tissutale del tratto
bronco tracheale) che li costringe-
va a stare chiusi in delle macchine
per la respirazione artificiale, pro-
prio con questa tecnica. Nell’arti-
colo, dello scorso 19 marzo, appar-
so su La Repubblica.it/tecnologia,
si spiegava che a realizzare questo
piccolo grande miracolo sono stai i
ricercatori e i medici operanti
presso il policlinico dell'Università
del Michigan. Non parliamo poi
delle applicazioni in campo orto-
pedico e dentistico, dove la stampa
3D realizza ossa e denti su misura
con densità e materiali perfetta-
mente compatibili col corpo uma-
no! Si parla di grandi progressi an-
che in campo oftalmologico. Le
applicazioni industriali delle
stampanti 3D sembrano poi essere
infinite e particolarmente utili per
verificare pezzi molto complessi
prima della produzione su larga
scala. Sulla pagina della General
Electric, ho scovato due studi per
la realizzazione di prototipi di
componenti destinati ad un moto-
re a reazione: un supporto e la tur-
bina. Va da se che la grande indu-
stria ha la possibilità economica di
realizzare autonomamente stam-
panti eccezionali e di altissima
affidabilità perché questo gli costa
molto meno in termini di ricerca
sui prodotti e di errori di fabbrica-
zione. Le applicazioni di stampa
3D trovano anche nell’arte e nella
NEW HARDWA
1)tratto stampato di una trachea per un
neonato;
2)Scaffolding per costruzione cardiaca;
3)Scaffolding per strutture ossee;
4)Scaffolding per implantologia denta-
ria;
5)Una chitarra elettrica stampata in 3D;
6)Calzatura stampata in 3D e il relativo
modello;
7)Ingranaggio stampato in 3D;
8)Motore a reazione stampato in 3D.
1 2 3
4
5 6
7
8
19. 1919
WARE FOR CAD
moda sbocchi produttivi molto
interessanti: statue e oggetti d’arte
da esposizione oppure scarpe e
accessori originalissimi prodotti
esclusivamente per i nostri piedi e
il nostro corpo. Se queste sono le
prospettive, non poco allettanti,
per chi vuole mettere su una start
up con minimi investimenti è be-
ne considerare che queste nuove
periferiche non sono solo per una
élite ristretta di facoltosi indu-
striali ma che il loro costo è sceso
enormemente negli ultimi mesi e
che oggi con appena 150€ hai sulla
scrivania di casa la tua stampanti-
na 3D! Data l’economicità del prodotto,
conviene quindianalizzare bene iltarget
diriferimentoelesuenecessitàprimadi
fare passi azzardati verso un’attività
commerciale.
Edilizia, nautica, industria e stampa 3D.
Pro e contro...
S
e pensavate di averle vi-
ste tutte, con l’articolo
precedente, eravate in
errore! Ciò che può valere
per oggetti piccoli e, talvolta, infi-
nitamente piccoli è valido anche
per oggetti di grandi dimensioni
come un edificio. Quando in Com-
munity vidi il post di una stam-
pante 3D per edifici, pensavo che
fosse un fake (un falso) creato ad
arte da un buontempone: mi sba-
gliavo! Se andate sul sito della
C o u n t u r C r a f t i n g
(www.contourcrafting.org) reste-
rete stupiti almeno quanto lo sono
rimasto io… Questo Centro, il
CRAFT (Center for Rapid Automa-
ted Fabrication, centro per la fab-
bricazione rapida automatizzata),
è una creatura dell’immaginifico
prof. Behrokh Khoshnevis in seno
alla prestigiosa USC (Università
della California Meridionale) che
promuove ricerche prestigiose in
ambito delle nuove tecnologie de-
stinate alla fabbricazione di edifi-
ci. L’obiettivo principale per il
CRAFT è quello di sviluppare la
conoscenza e l'ingegneria neces-
sarie per una realizzazione rapida
e automatizzata di oggetti di varie
dimensioni, fino a strutture su
grande scala come: edifici, imbar-
cazioni, oggetti industriali, arte
pubblica, ecc. La grande sfida che
il CRAFT sta cercando di superare
è la realizzazione della stampa di
una casa, dal design personalizza-
to, in un solo giorno, riducendo
così drasticamente i costi, le opere
di scavo, i rifiuti e l'impatto am-
Behrokh Khoshnevis: quell’uom di multiforme ingegno...
B
ehrokh Khoshnevis è un professore di Ingegneria Civile, Industria-
le e Ambientale ed è il direttore del CRAFT (Center for Rapid Auto-
mated Fabrication, centro per la fabbricazione rapida automatiz-
zata) e del MEGP (Manufacturing Engineering Graduate Program,
corso di Laurea in Ingegneria per la Produzione) presso l’Università della
California Meridionale USC. Il prof. Khoshnevis è operante anche in pro-
getti di ricerca relativi allo sviluppo di:
CAD / CAM, robotica e meccatronica industriale;
Free Form per la prototipazione rapida;
processi Contour Crafting e SIS per la costruzione automatizzata di
strutture civili, sviluppo di sistemi meccatronici per applicazioni biome-
diche (ad es. odontoiatria restaurativa, ingegneria per la riabilitazione
motoria, ecc.);
robot mobili e modulari autonomi per applicazioni di assemblaggio sulla
terra e nello spazio.
Guida regolarmente conferenze e seminari aventi per tema l’invenzione e lo
sviluppo tecnologico. E’ membro presso:
l'Istituto degli Ingegneri Industriali;
la SCS (Society for Computer Simulation);
la Society of Manufacturing Engineering.
Le sue invenzioni hanno ricevuto eco a livello mondiale nei media interna-
zionali e sono stati oggetto di numerosi programmi radiofonici e televisivi.
L'invenzione per la fabbricazione di edifici automatizzata, il Contour Craf-
ting, è stata selezionata nel 2006 come una delle 25 migliori scoperte prove-
nienti da più di 4000 inventori candidati dal National Inventors Hall of Fa-
me e il programma Modern Marvels dell’History Channel.Il prof. Behrokh Khoshnevis della USC
20. 2020
NEW HARDWA
Meraviglie del CRAFT
1 e 2. La stampante a portale
mentre realizza delle abitazioni
3, 4 e 5. Strutture portanti di un
edificio stampate al CRAFT
6. Gli obiettivi del CRAFT per la
realizzazione di edifici nello spa-
zio tramite robot e droni
Immagini dal sito del CRAFT
1
2
3 5
4
6
bientale connessi con tecniche
costruttive tradizionali. Questo
progetto è una rivoluzione nella
costruzione di alloggi, sotto qua-
lunque punto di vista lo si guardi.
Infatti, con esso si potrebbe: forni-
re alloggi a prezzi accessibili per
30 milioni di famiglie americane
che attualmente affrontano pe-
santi oneri economici, realizzando
così abitazioni di proprietà per il
primo insediamento della classe
media emergente a basso costo;
diminuire il sovraffollamento ur-
bano; realizzare alloggi di emer-
genza per gli sfollati in seguito a
catastrofi naturali. L’applicazione
apparentemente più fantascienti-
fica sembra essere quella della
costruzione di edifici extraterre-
stri realizzati con materiali in situ.
Dal punto di vista estetico e com-
positivo, questa tecnica promette
nuovi stili di abitazioni molto più
organici, aventi superfici curve
piuttosto che piane, una soluzione,
quest’ultima, che avrebbe suscita-
to sicuramente gli apprezzamenti
entusiastici di Frank Loyd Wright.
Sul sito della Countour Crafting,
nella sezione “Application”, più
specificatamente in “Commercial
application” nel paragrafo
“Situation”, si fanno alcune consi-
derazioni circa il comparto edile
statunitense… “Ogni anno gli USA
spendono circa 1.000 miliardi dol-
lari di cui un terzo sono del settore
pubblico e due terzi di quello pri-
vato. Anche se il settore delle co-
struzioni può apparire come una
fiorente industria, è, invece, an-
ch’essa afflitta da problemi di la-
voro, spreco di risorse e mancanza
di crescita creativa.”. Sempre se-
condo la Countour Crafting:
“Qualsiasi deviazione dal disegno
rettilineo, aumenta significativa-
mente il costo di una costruzione
convenzionale. Gli architetti sono
ulteriormente limitati nella loro
progettazione dall’incapacità degli
operai di realizzare progetti com-
plessi. La forza lavoro qualificata
negli Stati Uniti è in calo ed i costi
di costruzione commerciale sono
sempre più proibitivi. Inoltre, i
lunghi tempi di costruzione deter-
minano elevati costi di finanzia-
mento e aumentano significativa-
mente il costo complessivo di pro-
duzione. Occorre, quindi, trovare
una soluzione per diminuire il co-
sto nel settore delle costruzioni,
promuovendo, contemporanea-
mente progetti più ambiziosi.” Ov-
viamente questa descrizione po-
trebbe applicarsi, paro paro, in
qualunque Paese in crescita del
21. 2121
WARE FOR CAD
Pianeta, specialmente da noi in
Italia dove, ad aggravare questa
situazione, ci si mettono la corru-
zione e le infiltrazioni mafiose,
come la recentissima cronaca
insegna. Tornando alle parole del
Countour Crafting, non sono mol-
to appropriate le considerazioni
fatte sugli operai che, invece, se
muniti di progettazioni dettaglia-
te ed esaurienti, mezzi e strumen-
tazioni idonei e opportunamente
coordinati da persone capaci, so-
no stati da sempre in grado di rea-
lizzare opere complessissime e
ancora in piedi dopo decine di
secoli… Il Colosseo, il Partenone e
le Piramidi solo per fare qualche
esempio del passato sino ai mae-
stosi transatlantici dei nostri
giorni… Il prezzo da pagare all’au-
tomazione purtroppo è proprio
questo: il taglio drastico della ma-
nodopera. Ecco perché l’innova-
zione dovrebbe procedere molto
gradualmente permettendo il
riassorbimento e la riqualificazio-
ne del personale da altri comparti
produttivi, ma questa è un’altra
questione. Tra le altre proposte
della Contour Crafting, leggiamo
ancora che con questa tecnologia
sarà possibile ridurre significati-
vamente il costo delle costruzioni
commerciali. Le loro proiezioni
indicano, infatti, che i costi sareb-
bero abbattuti fino ad un quinto in
meno rispetto alle costruzioni
convenzionali, con l’eliminazione
quasi totale dello spreco di mate-
riali da costruzione. La Contour
Crafting, per sottolineare questo
aspetto, ricorre all’esempio della
realizzazione di una casa di
2.000mq che, con lo stampaggio
rapido, può essere edificata in
meno di 24 ore contro i circa sei
mesi o più che richiederebbe la
cantieristica tradizionale. Di ri-
flesso anche il costo della mano-
dopera si riduce e, al posto della
forza fisica, il cantiere necessiterà
adesso di tecnici qualificati in
grado di gestire il processo. Per la
prima volta le donne e gli anziani
potranno prendere parte nel set-
tore delle costruzioni. L’edilizia,
insomma, potrebbe diventare un
prodotto di consumo come tantis-
simi altri, in cui una casa o altra
struttura potrebbero essere pro-
gettati e costruiti dalla famiglia
che li occuperà. La riduzione dei
costi e la costruzione automatiz-
zata faranno così diventare l’edili-
zia accessibile a chiunque. Tutto
ciò, aggiungo io, è molto bello ma
ve lo immaginate qui? Nel senso
che se per fare certe mostruose
oscenità prima ci volevano dei
mesi, in un futuro non molto lon-
tano, l’abuso edilizio te lo ritrovi
bello e fatto in 2, 3 giorni e nei po-
sti più impensabili…
Principi di funzionamento delle stampanti 3D
N
egli USA, nel 2006, due
ricercatori universitari,
Sébastien Dion e John
Balistreri, a capo di un
team presso la Bowling Green Sta-
te University, cominciarono ad
interessarsi all’evoluzione delle
macchine per la prototipazione
rapida in 3D. Successivamente, gli
esiti di quelle ricerche hanno sug-
gerito, in meno di un decennio,
tante idee diverse sulla stampa 3D
anche se, sostanzialmente, l’idea
di base rimane sempre la stessa:
un oggetto, realizzato mediante
una sovrapposizione di strati, me-
diante il deposito di una particola-
re sostanza opportunamente pro-
cessata. Ecco, in estrema sintesi,
una panoramica delle principali
tecniche di stampa 3D:
A deposito di sostanze termo-
plastiche fuse o ammorbidite, la
FDM (fused deposition mode-
ling), modellazione a deposizio-
ne fusa.
A laminazione, in cui si hanno
sottili strati, tagliati secondo il
modello, e successivamente
uniti insieme.
A deposito di polvere di gesso e
getto d’inchiostro, processo
multicolore realizzato spruz-
zando sullo strato polveroso un
getto d’inchiostro del colore
voluto. Indicata per velocità,
costo contenuto e facilità d'uso.
Ideale per le fasi concettuali
della progettazione ingegneri-
stica anche nel collaudo funzio-
nale. Gli oggetti realizzati con
polvere legata possono essere
ulteriormente rinforzati me-
diante l'impregnazione con ce-
ra o polimero termofissato.
A deposito di resina legata e
getto d’inchiostro, analogo a
quello con polvere di gesso ma
effettuato con resina a cui viene
spruzzato uno speciale inchio-
stro colorato che ha anche la
funzione di solidificare rapida-
mente lo strato. Indicata per
velocità, costo contenuto e faci-
John Balistreri in un tutorial di YouTube
I puntata
22. 2222
lità d'uso. Ideale per le fasi con-
cettuali della progettazione in-
gegneristica anche nel collaudo
funzionale. Gli oggetti realizzati
con polvere legata possono es-
sere ulteriormente rinforzate
mediante l'impregnazione con
cera o polimero termofissato.
A fotopolimero liquido reattivo
alla luce. Questo processo so-
miglia tantissimo allo sviluppo
delle vecchie pellicole fotogra-
fiche. In una camera oscura è
posizionata una vasca, ospitan-
te il fotopolimero e munita di
un elevatore elettrico, e un
proiettore molto simile a quelli
dell’Home Theatre. Da esso è
proiettata l'immagine della se-
zione trasversale dell’oggetto
da stampare, la cui luce induri-
sce selettivamente solo l'area
indicata dalla stessa. Lo strato
più recentemente stampato è
poi riposizionato dall’elevatore
per lasciare spazio allo strato
successivo. L’oggetto è quindi
la somma di questi cicli. Questa
tecnica è molto nota per la sua
alta risoluzione, tipicamente in
grado di raggiungere spessori
di livello inferiori a 30 micron,
una frazione di un foglio di car-
ta.
A fusione selettiva di polimero
stampato in un letto granulare
SLS (selective laser sintering).
Un laser sintetizza selettiva-
mente solo i granuli di polime-
ro che formeranno l’oggetto da
stampare, mentre la parte non
interessata dalla fusione funge
da sostegno per le sporgenze e
le pareti sottili, riducendo così
il bisogno di supporti ausiliari
temporanei. Normalmente si
usa un laser per sinterizzare il
mezzo e formare il solido. Una
variante di questa tecnica è il
DMLS (direct metal laser sinte-
ring) che impiega i metalli.
Fotopolimerizzazione a due fo-
toni. Un fascio laser concentra-
to agisce su di un blocco di gel
fotopolimerizzante da cui si
ricaverà l'oggetto desiderato. .Il
gel è fatto indurire, grazie alla
natura non lineare della fotoec-
citazione, nei punti dove si con-
centra il fascio laser. A polime-
rizzazione terminata, la parte di
gel rimanente viene lavata via.
Con questo processo si possono
raggiungere dimensioni al di
sotto dei 100nm e realizzare
strutture molto complesse con
parti mobili e intrecciate.
La stampa 3D è una tecnologia di-
rettamente derivante da quella
2D con la sostanziale differenza
che il file da cui provengono i dati
da elaborare non è il classico edi-
tor grafico o di testo ma un model-
latore 3D come Blender, SketchUp,
3D Studio Max, ecc., da cui vengo-
no tratti una serie di blocchi del
modello, in sezione trasversale,
poi stampati uno in cima all’altro.
Il risultato finale è una riproduzio-
ne reale del modello 3D che abbia-
mo progettato. Un altro aspetto
allettante di questi dispositivi
consiste nella possibilità di stam-
pare e assemblare parti composte
da materiali diversi, con specifi-
che proprietà fisiche e meccani-
che, in una singola sessione di
stampa. In definitiva una 3D prin-
ter utilizza una tecnologia molto
collaudata in campo industriale e
artigianale poiché implementa i
principi di funzionamento CAD/
CAM. La fabbricazione assistita
dal computer, infatti, prevede l’im-
piego di applicativi in grado di
esaminare un elaborato progettua-
le bidimensionale o tridimensio-
nale e di derivare da esso le istru-
zioni, per una macchina utensile a
controllo numerico computerizza-
to (CNC), capaci di produrre l’og-
getto specificato nel progetto. Un
programma di CAM effettua il se-
guente set di macro operazioni:
1. Apertura del file CAD da stam-
pare.
2. Determinazione della parte da
stampare.
3. Impostazione del sistema di
coordinate utilizzato dalla mac-
china.
4. Impostazione dei parametri di
lavorazione (velocità di sposta-
mento dell’ugello/ utensile; tipo
di fresa, ecc.).
5. Generazione delle istruzioni
macchina per la stampante,
successivamente salvate come
file di testo.
6. Visualizzazione della sequenza
delle istruzioni generate per
eventuali modifiche.
7. Visualizzazione grafica del per-
corso generato.
8. Invio dati al PLC della stampan-
te.
La fase più delicata e pesante per
l’elaboratore è proprio la genera-
zione delle istruzioni, poiché ven-
gono adottati complessi algoritmi
geometrici per determinare il per-
corso utensile ottimale che poi
viene indicato alla macchina.
Analogamente a quanto accade
nei software CAD/CAM che, inte-
grando strumenti CAD con quelli
CAM, permettono all'utente di pro-
gettare e generare le istruzioni per
una macchina utensile CNC, le
stampanti 3D sono associate a uno
o più software CAD 2 e 3D in grado
di creare la sequenza esecutiva di
istruzioni. Il vantaggio è la genera-
zione diretta delle istruzioni per il
dispositivo sotto forma di un file,
binario o ASCII, STL (Standard
Triangulation Language) nato per i
software di stereolitografia CAD.
NEW HARDW
24. 2424
NEW HARDW
U
no degli aspetti fon-
damentali per la
creazione di un ma-
nufatto è la realizza-
zione del suo prototipo. Quando
il progettista pensa un oggetto
gli viene del tutto naturale volerlo
vedere dal vivo, toccarlo con mano
per testarne le potenzialità e gli
eventuali punti deboli. Un aiuto
concreto arriva dalle stampanti
3D, macchine che permettono di
prototipizzare geometrie anche
parecchio complicate, in poco
tempo e con costi relativamente
contenuti. Il principio di funzio-
namento è semplice: trattasi di
fatto di una macchina a control-
lo numerico che riceve in in-
gresso un file CAM dell’oggetto
(precedentemente realizzato al
calcolatore), lo interpreta e, gra-
zie ad un iniettore orientabile
nello spazio tridimensionale, co-
struisce il prototipo attraverso il
processo di “modellazione per
deposizione fluida” o FdM. Dall’i-
niettore fuoriesce un sottile
strato di materiale polimerico
portato, tramite un riscaldamen-
to dell’ugello, al di sopra della
sua temperatura di transizione
vetrosa (Tg): in que-
sta condizione il polimero
“fluidifica”, depositandosi in
strati sottili controllati proprio
dall’orientazione dell’iniettore. A
contatto con l’aria la temperatu-
ra del polimero scende ed esso
si risolidifica più o meno rapida-
mente nella forma in cui si trova.
Il risultato? Un oggetto dalla
forma e dal colore desiderato
che rispecchia in tutto e per tutto
quello progettato virtualmente. I
materiali che meglio si prestano a
questa tecnologia sono, ovviamen-
te, le plastiche. Sotto forma di
filamento avvolto in bobina, il
polimero viene posizionato di
lato alla macchina e apposita-
mente collegato all’estremità del-
la slitta dell’ugello iniettore (quasi
come in una macchina da cucire,
in cui il filo di cotone nella spolet-
ta viene collegato all’ago). Ovvia-
mente non tutte le plastiche
sono adatte all’utilizzo su mac-
chine FdM. Vediamo a tal proposi-
to di fare chiarezza.
I POLIMERI
Dal punto di vista chimico pos-
siamo dire semplicemente che i
polimeri sono delle lunghe cate-
ne molecolari, formate da tante
unità ripetitive chiamate mono-
meri. A seconda della lunghezza
della catena, e della natura chi-
mica dei monomeri, le proprietà
fisiche del polimero risultante
saranno sensibilmente differenti.
Per fare un esempio pratico,
possiamo pensare alle differenze
che intercorrono tra la plastica di
una semplice bottiglia di acqua
minerale (in PET – polietilene
tereftalato) e la plastica del bic-
chiere del nostro frullatore in cu-
cina (generalmente in policarbo-
nato). Il PET della bottiglia risulta
morbido, sottile, deformabile sotto
una leggera pressione delle dita;
il policarbonato del bicchiere
del frullatore, invece, è rigido,
non deformabile, resistente
all’alta temperatura della minestra
di mamma. In poche parole, le pla-
stiche non sono tutte uguali. Una
prima sommaria classificazione
può essere fatta tra polimeri ter-
moplastici e polimeri termoindu-
renti.
POLIMERI TERMOPLASTICI
Questi polimeri sono caratteriz-
zati da catene lineari poco reti-
colate e corte. Ciò comporta che
un aumento della temperatura è
sufficiente a farli passare dallo
stato solido ad uno stato viscoso,
quasi “fluido”, e quindi modellabile
a piacimento. Si definisce tempe-
ratura di transizione vetrosa
(Tg) quella temperatura (o range
di temperatura in molti casi) in
I materiali per la Stampa 3D
di Marco Garavaglia
26. 2626
NEW HARDW
cui il polimero termoplastico pas-
sa dallo stato solido ad uno stato
fortemente viscoso. Esempi di
polimeri termoplastici sono i già
citati polietilene tereftalato (Tg =
79°C) e policarbonato (Tg = 150°C),
ma anche:
• Polipropilene Tg = -20°C (atattico)
• Acetato di polivinile Tg = 28°C
• Cloruro di polivinile (PVC) Tg =
81°C
• Polistirene Tg = 95°C
• Polidimetilsilossano Tg = -127°C
• Nylon-6 Tg = 50°C.
POLIMERI TERMOINDURENTI
Le plastiche termoindurenti sono
invece dei polimeri che una vol-
ta reticolati non possono più an-
dare in contro a fusione (se non
per completa degradazione chimi-
ca). A livello molecolare, sono
caratterizzati da catene polimeri-
che lunghe, con un elevato grado
di reticolazione, che ne accentua
un comportamento meccanico fra-
gile. Un simile materiale non può
essere preso in considerazione per
tecniche FdM, perché il riscalda-
mento dell’ugello non comporta
un automatico rammollimento del
materiale. Esempi di polimeri ter-
moindurenti sono:
• Poliuretano
• Resina epossidica
• Polifenoli.
MATERIALI PER LA STAMPA 3D
Abbiamo visto che un polimero
termoplastico si rivela la scelta
più idonea in una macchina a
stampaggio 3D. Il riscaldamento
dell’ugello è sufficiente a fluidifi-
care il polimero quel tanto che
basta per l’estrusione e la sua
successiva messa in forma. Con
la diminuzione della temperatu-
ra, la plastica si solidifica spon-
taneamente realizzando così l’og-
getto desiderato. Attualmente, i
materiali più utilizzati sono due:
il PLA (poliacidolattico) e l’ABS
(acrilonitrile-butadiene-stirene).
Vediamoli nel dettaglio.
Poli (acido lattico) o PLA
Come suggerisce il nome, è un
polimero dell’acido lattico e, più
precisamente, un poliestere ali-
fatico con catena molecolare ad
elica ottenuto da sostanze natu-
rali come l’amido che si ricava
dal mais, dalle barbabietole, dal
siero di latte o dalla melassa. Il
grosso vantaggio risiede nel fatto
che il suo riscaldamento oltre la
temperatura di transizione vetro-
sa (Tg = 58°C) non comporta l’e-
salazione di vapori potenzial-
mente tossici per l’uomo ed è
quindi una valida alternativa
“verde” ai polimeri derivati dal pe-
trolio. Attualmente il PLA, com-
pletamente atossico e biocompa-
tibile, trova largo impiego negli
imballaggi alimentari come bot-
tiglie di acqua minerale, conteni-
tori di cibi secchi o umidi e sac-
chetti ecologici. Dal punto di vista
chimico, l’acido lattico (da cui de-
riva il polimero) presenta due ste-
reoisomeri otticamente attivi: de-
stro D- e levo L-. Dal rapporto di
questi due stereoisomeri dipendo-
no le proprietà fisiche del polime-
ro: si possono dunque ottenere un
PLA completamente amorfo o se-
micristallino. Gli amorfi sono so-
lubili in molti solventi organici
mentre i semicristallini in sol-
venti clorurati o benzene ad alta
temperatura. Le proprietà mecca-
niche sono intermedie a quelle
del polietilene e del polistirene
ma risulta fragile e poco flessi-
Una testina per stampante 3D
27. 2727
WARE FOR CAD
bile. I produttori industriali stan-
no studiando i modi per aumen-
tarne la tenacità, attraverso la mi-
scelazione, ad esempio, con altri
polimeri. Può essere trasparente
o pigmentato e ciò permette di
realizzare un prototipo 3D diret-
tamente del colore desiderato e
dalle sfumature cromatiche lucide
e accattivanti. Nella stampante
3D viene utilizzato per la realiz-
zazione di pezzi di grandi di-
mensioni perché la sua elevata
velocità di raffreddamento con-
sente all’oggetto di prendere subi-
to forma evitando imbarcamenti.
ABS (acrilonitrile butadiene stire-
ne)
Sicuramente ciò che fa apprezza-
re molto questa plastica, anche a
livello ingegneristico, sono le sue
caratteristiche: l’acrilonitrile-
butadiene-stirene, più semplice-
mente detto ABS, è infatti un po-
limero termoplastico leggero, rigi-
do e tenace che trova numerosissi-
me applicazioni nella vita di tutti i
giorni. Si impiega per la realiz-
zazione di tubazioni idrauliche
(non sotto pressione), per gli stru-
menti musicali, per i giocattoli (i
famosissimi mattoncini LEGO), per
la realizzazioni di oggetti di arredo
come tavoli o librerie, in campo
automobilistico e aeronautico, ecc.
La sua densità varia da 1.03 a
1.07 g/cm3
ed ha una temperatu-
ra di transizione vetrosa relativa-
mente alta, circa 105°C. Questo
aspetto è sinonimo, in genere, di
stabilità molecolare e spiega
inoltre le buone doti meccaniche
del materiale. Si presta molto bene
allo stampaggio per iniezione, per
estrusione, per soffiaggio, alla ca-
landratura e, naturalmente, alla
termoformatura. L’ABS, inoltre,
mantiene inalterate le sue pro-
prietà fisiche in un range di
temperatura molto ampio (da -
45 a +85°C) e resiste molto bene
a tutta una serie di sostanze come:
soluzioni saline;
soluzioni alcaline;
acidi diluiti;
idrocarburi saturi;
benzina;
oli minerali;
grassi animali e vegetali.
E’ inoltre una plastica facilmen-
te manipolabile una volta forma-
ta perché si presta molto bene
all’incollaggio e alla saldatura,
nonché all’avvitamento con viti
automaschianti. Anche l’ABS, in
fase di polimerizzazione, può es-
sere pigmentato donando però al
materiale solo un colore solido,
che può essere riverniciato in fasi
successive. Questo polimero, in
una stampante 3D, trova largo im-
piego per la realizzazione di pezzi
meccanici, proprio grazie alle sue
elevate proprietà di rigidezza e
tenacità. Essendo una resina ter-
moplastica sintetica, derivata di
fatto dal petrolio, il suo riscalda-
mento oltre la Tg comporta la li-
berazione nell’aria di vapori tos-
sici che, se inalati in grande quan-
tità, possono creare seri danni
all’organismo umano. Questo pro-
blema può essere arginato ope-
rando la lavorazione dell’ABS in
ambienti idonei e correttamente
ventilati.
31. 3131
Calcolo, fisica ed ingegneria:
i tre volti del progresso
APPROFONDIMENTI
I
l filosofo e matematico fran-
cese Renè Descartes diceva:
“Sono persuaso che la ma-
tematica sia il più impor-
tante strumento di conoscenza
fra quelli lasciatici in eredità
dall'agire umano, essendo la fonte
di tutte le cose.”
Credo che non ci sia modo miglio-
re per iniziare questo articolo, in
cui cercherò di raccontare, nel
modo più friendly possibile, quan-
to sia fondamentale la matemati-
ca nella vita di tutti i giorni e
quali strumenti ci fornisce per
comprendere il mondo che ci cir-
conda. Quando guidiamo la mac-
china per andare al lavoro,
quando parliamo al cellulare o
prepariamo la cena non ce ne
rendiamo forse conto ma sono
tutte azioni che, senza la matema-
tica, sarebbero difficili da compie-
re, se non impossibili. Del resto
può sembrare assurdo ma la
matematica (che si crede erro-
neamente astratta e “fuori dal
mondo”) è nata proprio con sco-
pi estremamente pratici e concre-
ti. Molti storici, supportati anche
da recenti scoperte archeologi-
che, ritengono che sia nata ad-
dirittura prima della scrittura e
della comunicazione verbale: l’os-
so di Ishango, reperto datato al
Paleolitico superiore (circa
20000 a.C.), presenta sulla sua
superficie una serie di incisioni
che sono state interpretate come
una primordiale sequenza di nu-
meri primi. Se questa teoria fosse
confermata, significherebbe che
uomini preistorici conoscevano
non solo il concetto di numero ma
anche quello di divisione ed erano
in grado di discernere tra un
numero divisibile solo per se
stesso e le unità (i primi appun-
to) e quelli divisibili anche per
altri numeri. Tutto questo ancor
prima della nascita dell’aritmetica
araba. Del resto è naturale per
un uomo saper contare, riuscire
cioè a quantificare sia oggetti ma-
teriali che immateriali, come il
tempo. Contare, per l’uomo prei-
storico, voleva dire capire ad
esempio dove ci si trovava e quan-
do; capire se una situazione po-
teva essere numericamente fa-
vorevole o svantaggiosa, per
esempio durante una battuta di
caccia. Contare era anche un
mezzo per relazionarsi con altri
simili, scambiare oggetti e valu-
tarne un ipotetico valore intrinse-
co. Per l’uomo preistorico insom-
ma la matematica pesava più di
ogni altra cosa e “fare matemati-
ca” era quasi la quotidianità. Pa-
rallelamente al fare di conto, si
sviluppò anche il senso geome-
trico cioè l’individuazione di par-
ticolari forme con caratteristiche
che si ripetevano in forme simili.
In Africa, e più precisamente nel-
la regione delle sorgenti del Nilo
(attuale Sudan), sono stati trova-
ti numerosissimi reperti databili
attorno al V millennio a.C. che
lasciano presupporre una presa
di coscienza di forme geometri-
che particolari, ed anche piutto-
sto complesse, come l’ellisse, il
cono, il toro (ovvero una ciam-
bella col buco) e naturalmente il
cerchio. Reperti molto simili si
trovano anche in alcuni regioni
dell’Inghilterra e nella Scozia
settentrionale. Ciò dimostra che
nell’Homo Sapiens era perfetta-
mente sviluppato il concetto di
geometria e spazio tridimensio-
nale. Col passare dei secoli e con
lo sviluppo di civiltà via via più
complesse e organizzate, la ma-
tematica e la geometria diven-
nero dei veri e propri strumenti
di vita quotidiana. Se infatti in
epoca preistorica contare signifi-
cava nutrirsi o sopravvivere, in
età classica (Greca e Romana),
quando cioè si formarono socie-
I puntata
di Marco Garavaglia
33. 3333
APPROFONDIMENTI
tà più strutturate e nacque il com-
mercio, fare di conto era essen-
ziale per poter fare affari. Barat-
to e uso di monete implicavano il
quantificare non solo gli oggetti
dello scambio ma anche il proprio
valore intrinseco. Era di fatto un
primo embrione di quella che al
giorno d’oggi chiamiamo matema-
tica finanziaria. Matematica e
geometria servivano anche per
erigere monumenti e per vincere
guerre. Pitagora ed Euclide furo-
no dei veri rivoluzionari del pro-
prio tempo: forse loro, più di tutti,
incarnano geometria e aritmetica.
La geometria euclidea, quella per
intenderci che tutti noi studiamo a
scuola fin dalle elementari, descri-
ve esattamente il mondo che ci
circonda ed è quindi perennemen-
te presente attorno a noi. Nell’anti-
ca Grecia era ben noto il concetto
di rapporto aureo (o costante di
Fidia) che rappresentava il rap-
porto fra due lunghezze disegua-
li di cui la maggiore è medio pro-
porzionale tra la minore e la som-
ma delle due. Questo numero vale
approssimativamente 1,618 ed ha
affascinato gli uomini di tutti i
tempi, fino quasi a considerarlo
una sorta di metro universale di
bellezza: venne ripreso in nume-
rosissime opere architettoniche
e artistiche classiche quali tem-
pli, teatri, stadi, raffigurazioni di
atleti, donne e divinità. La mate-
matica serviva anche nella costru-
zione di opere civili giunte nei se-
coli fino a noi come i ponti e i
famosissimi acquedotti romani,
veri capolavori di ingegneria, così
come la costruzione delle abita-
zioni più semplici che richiedeva-
no anch’esse discrete doti di cal-
colo. La maggior parte di questi
problemi poteva essere risolto
con la conoscenza delle opera-
zioni di base dell’aritmetica
(addizione, sottrazione, moltiplica-
zione, divisione) e con i teoremi
della geometria euclidea. Sul fini-
re del Seicento, due grandi scien-
ziati, Isaac Newton e Gottfried
Leibniz, gettarono le fondamenta
dal calcolo infinitesimale. Si co-
minciarono a studiare le funzio-
ni, le derivate e gli integrali, le
equazioni differenziali ordinarie,
ovvero equazioni in cui com-
paiono l’incognita e le sue deri-
vate di ordine, che modellano mol-
tissimi fenomeni fisici. Leonhard
Euler, uno dei più grandi matema-
tici di tutti i tempi, sviluppò tre
metodi numerici per la risolu-
zione approssimata di equazioni
differenziali ordinarie che porta-
no il suo nome e che sono
tutt’ora ampiamente utilizzati (ed
anche implementati in software
di analisi numerica). I metodi
dell’Eulero in avanti, Eulero all’in-
dietro ed Eulero centrato, assieme
al più recente metodo di Crank-
Nicholson, sono inoltre i primis-
simi argomenti degli esami di
modellistica numerica di tutte le
facoltà scientifiche, proprio per la
loro rilevanza e i loro numerosi
sbocchi applicativi. La matemati-
ca, quindi, contrariamente al sen-
tore comune, è una scienza estre-
mamente concreta, sempre pre-
sente attorno a noi. Ci fornisce
gli strumenti per comprendere
non solo il mondo ma anche l’inte-
ro universo. Ho iniziato l’articolo
con una citazione, voglio conclu-
derlo con un’altra, quella del ma-
tematico Israeliano Aner Shalev,
che a una prima lettura potreb-
be sembrare discordante con
quanto finora esposto ma che in
realtà mostra l’estrema potenza
che ha la “regina delle scienze”
anche nel trascendere il reale:
“Mi piace [...] la libertà della ma-
tematica. Se studi fisica o chimi-
ca devi descrivere il mondo rea-
le. Ma in matematica puoi co-
struire le tue strutture. Puoi
camminare in mondi creati
dall'immaginazione delle persone.
Non sei legato al mondo reale.
È come essere Dio in un certo
senso. Puoi creare mondi, e stu-
diarli. Credo sia per una combi-
nazione della bellezza, dell'imma-
ginazione e della libertà.”
Gottfried Wilhelm von Leibniz Leonhard Euler Aner Shalev
34. 3434
PROGETTI PER L
D
iciamoci la verità: alcu-
ni software sono una
vera rogna! Molti perché
sono solo in inglese
“tecnico”; altri perché hanno co-
mandi la cui comprensione spiaz-
za anche un ingegnere esperto… In
questa categoria di programmi
fanno bella mostra di se i rende-
rizzatori! Di programmi per il ren-
dering ce ne sono svariate tipolo-
gie:
quelli incorporati nel modella-
tore;
quelli che sono un plugin del
modellatore;
quelli indipendenti.
In ogni caso ci si trova dinanzi ad
una serie di impostazioni e taratu-
re che non sono proprio una pas-
seggiata e che richiedono almeno
un’infarinatura di illuminotecnica
e grafica raster per la produzione e
l’editing dei materiali. Completano
il quadro il costo, le risorse hard-
ware e i tempi che questi software
richiedono. Sul mercato, fortuna-
tamente, esistono anche delle ver-
sioni gratuite e multi formato co-
me, ad esempio, Kerkythea che
può importare modelli di vari for-
mati come:
XLM → generato da SketchUp me-
diante apposito plugin;
3ds → generato da 3DStudioMax;
obj → sviluppato da Wavefront
Techonologies;
sia → generato dal modellatore
Silo.
In ogni caso l’impatto con un ren-
derizzatore è alquanto ostico a
meno che si non possieda già una
conoscenza approfondita dell’ar-
gomento o si sia seguito qualche
costosissimo corso.
Nel tentativo di fornire i rudimenti
della materia, io e Marco Garava-
glia ci siamo messi all’opera e ab-
biamo stilato un programma di
studio molto articolato, provvisto
di esercitazioni pratiche, da posta-
re e discutere in Community. Ov-
viamente non abbiamo la pretesa
di essere esaustivi ma speriamo
che lo studio dei temi che propo-
niamo possano creare una forma
mentis sufficiente per mettersi al
lavoro rapidamente offrendo delle
renderizzazioni efficaci e realisti-
che in grado di colpire l’immagi-
nazione di chi le osserva. La prati-
ca e la pazienza sono due ingre-
dienti basilari per apprendere
qualsiasi disciplina. Per le eserci-
tazioni, ho realizzato un modello
di studio cinematografico, deriva-
to dal progetto di un edificio appo-
sitamente studiato per questa oc-
casione. I due modelli sono scari-
cabili dal sito. Il progetto mira
non solo alla formazione di chi
muove i primi passi con questi
software ma è anche un’occasione
per creare una raccolta di infor-
mazioni utili, come ad esempio:
un glossario dei termini tradot-
ti dall’inglese e debitamente
commentati e illustrati;
una serie di tabelle suddivise
per funzioni con i principali
settaggi per ogni renderizzato-
re;
una collezione di modelli di
scena senza materiali da scari-
care e renderizzare seguendo le
esercitazioni proposte o speri-
mentando in proprio.
Nelle prossime settimane vi ag-
giorneremo sui corsi e le esercita-
zioni del Progetto Rendering, me-
diante dei post permanenti (sono
l’ultima novità per le Communities
di G+) nella “bacheca” di ARS!
Un corso di rendering gratuito per la Comm.
di Salvio Giglio
Attenzione: il corso è stato
sospeso alla fine del 2014
35. 3535
LA COMMUNITY
In alto a sinistra il modello dello studio di rendering “realistico” da cui poi è scaturito il secondo (senza uffici, più leggero e
smontabile per le esercitazioni) visibile nelle tre immagini in alto. E’ stato approntato anche un set per la renderizzazione, di
cui le due immagini col furgoncino al centro ed in basso, da allocare nello studio ed illuminare con luce naturale, aprendo il
tetto, o attraverso corpi illuminanti fissati alla graticcia, sulle balaustra dei ballatoi di servizio dello studio o su cavalletti.
37. 3737
TREND PROGETTUALI
I
l nostro Paese deve svec-
chiarsi se vuole realmente
uscire dalla crisi. Per farlo
deve avere il coraggio di
scommettere sulle innovazioni
tecnologiche e sulla cultura e
cambiare radicalmente certi modi
di pensare e di concepire il mondo
del lavoro. Volenti o nolenti, l’era
digitale, non meno della Rivoluzio-
ne Industriale, ha sconvolto pro-
fondamente la produzione indu-
striale tagliando, da una parte, tan-
ti posti di lavoro con l’automazio-
ne e creando, dall’altra, nuove fi-
gure professionali; poi è toccato al
mondo dell’ufficio e adesso, sem-
pre più prepotentemente, anche a
quello della progettazione. I van-
taggi offerti da certe nuove filoso-
fie aziendali, in cui progettista non
lavora più da solo ma interagisce
in tempo reale con altri professio-
nisti, è una realtà che all’estero è
diventata uno standard vero e pro-
prio. La progettazione strutturata
o Building Information Modeling
permette di realizzare progettazio-
ni intelligenti riducendo errori e
costi legati a revisioni, riunioni,
sopralluoghi in cantiere e tanti
altri grattacapi legati alla proget-
tazione stand alone tradizionale.
La BIM non è solo una famiglia di
software, è una vera e propria or-
ganizzazione del lavoro di studio e
di cantiere. Sul nostro sito comu-
nitario, da qualche mese, ho inse-
rito la sezione BIM e ho deciso di
partire dalle basi di questo nuovo
concetto progettuale traducendo
delle dispense della California Sta-
te University, in cui non compaio-
no riferimenti all’uso di un parti-
colare programma ma che mirano,
piuttosto, alla realizzazione di una
forma mentis per i team proget-
tuali. Si parte dall’individuazione
dei target principali che saranno
oggetto dei compiti BIM per ogni
livello di progettazione
(architettonica, ingegneristica,
impiantistica, ecc.) attraverso del-
le schede e, per ogni settore, si in-
dividua un responsabile per la
progettazione e la realizzazione.
Successivamente, si determina
una scala delle priorità esecutive
attraverso dei diagrammi di flusso
che serviranno anche per lo scam-
bio dei dati tra i vari professionisti
(progettisti ed esecutori) impegna-
ti nel cantiere. La fase di studio
preliminare, svolto attraverso
schede di raccolta dati, questiona-
ri, diagrammi ecc., faciliterà enor-
memente la messa in atto del pro-
getto vero e proprio, riducendo al
minimo il margine di errori e le
sforature sul budget imposto dalla
committenza. Se corredato corret-
tamente di tutti i dati di fabbrica-
zione, commenti e risultati finali,
questo materiale allegato ai file
BIM servirà, inoltre, anche come
modello per altri lavori futuri del
team. Per attuare una buona pro-
gettazione BIM è necessario avere,
quindi, una visione moderna del
cantiere e dello studio investendo
in attrezzature all’avanguardia che
permettono di digitalizzare i dati,
a partire dal rilievo dell’area d’in-
tervento, per poi trasmetterli a chi
avrà il compito di elaborarli per il
progetto. Lo stesso studio deve
avere un’architettura hardware
potente, basata su workstation e
LAN ultraveloci per incrociare il
lavoro dei vari progettisti. Per chi
comincia adesso conviene fare
pratica presso uno studio in cui
già si lavora con la BIM o, comun-
que, fare pratica con altri progetti-
sti su piccoli cantieri di facile ge-
stione. La BIM si presta molto an-
che per il recupero edile di vecchi
manufatti e diventa allettante an-
che per l’amministrazione condo-
miniale di uno stabile dal momen-
to che la documentazione prodot-
ta, unitamente al file BIM, costitui-
scono un vero e proprio registro
manutentivo dell’edificio su cui
pianificare gli interventi e even-
tuali adeguamenti normativi, con-
trollando anche le spese di esecu-
zione.
La BIM è lo standard del futuro
di Salvio Giglio