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La formazione del clinico oggi:
                                    tra riduzionismo e complessità.


             “In passato i medici venivano chiamati fisici proprio perché erano studiosi della
             natura, dei fenomeni naturali. Ma se le malattie non sono nient’altro che il
             prodotto dei fenomeni naturali, allora il medico è e deve essere un naturalista o,
             in termini più moderni, uno scienziato”


              [G. Federspil :“Sfida per la nostra cultura medica: il clinico oggi fra persona e molecole” -Atti
                del Convegno “Medicina e sanità a confronto con la multiculturalità” - Fnomceo del 23-24
                                                 nove mbre 2007- Padova ]




14/09/2009                                          Corrado A. Presti                                             2
“ …la medicina - dall’osservazione della morfologia cellulare e dall’analisi dei
             meccanismi biochimici cellulari fino ai trapianti, alle applicazioni dei
             radioisotopi, alla risonanza magnetica e alle più innovative terapie attuali- è
             una scienza della natura che fa corpo con tutte le altre scienze empiriche,come
             la fisica, la chimica, la biologia generale, l’etologia. Questa concezione della
             cultura medica si lega ovviamente a un problema che è oggi urgente per tutti,
             sia per chi ha il dovere professionale di educare i giovani a divenire medici, sia
             per coloro che, già medici, hanno il dovere di continuare quotidianamente a
             coltivare la propria formazione, che non è fatta di notizie raccolte
             frettolosamente su internet, ma di assimilazione e di integrazione di concetti
             acquisiti e ripensati, di riflessione metodologica, di cultura biologica
             autentica.”


14/09/2009                                    Corrado A. Presti                                   3
M. Aloisi in “La medicina come arte e come scienza” si è chiesto

      “come indirizzare la scuola del medico affinchè i giovani si
      abituino fin da principio a coltivare una medicina che sia
      sempre più una scienza in possesso di molti per il benessere di
      tutti (…): se noi prepariamo il giovane a divenire un medico,
      noi dobbiamo raggiungere un punto in cui il medico apparirà
      come un naturalista. (…)”.




14/09/2009                     Corrado A. Presti                        4
Questa è la tesi che Federspil chiama

             “della medicina come disciplina naturalistica”,

             in cui però intravede il pericolo costituito

             “dal progressivo insinuarsi nell’educazione e
             nella formazione medica di una mentalità riduzionista”.




14/09/2009                             Corrado A. Presti               5
Il riferimento agli studi molecolari, di cui non viene negata
        l’importanza, è correlato all’ ”immagine di un uomo molecolare,
        cioè di un uomo in cui i mutamenti molecolari costituiscono tutto
        ciò che vi è di rilevante da sapere sul suo essere malato, un uomo i
        cui problemi medici sono o saranno risolvibili soltanto grazie alle
        conoscenza più approfondite sulle sue alterazioni molecolari.

        Siamo quindi giunti al grande problema della medicina scientifica
        odierna: è davvero possibile ritenere che i problemi medici siano
        risolvibili nei fenomeni studiati dalla chimica biologica o da quella
        sua propaggine che è la medicina molecolare?

        O, in termini più filosofici, l’uomo è solo un insieme coordinato di
        strutture e di funzioni molecolari?”

14/09/2009                           Corrado A. Presti                          6
“Ma la complessità biologica - conclude Aloisi – è una complessità ‘gerarchica’,

     nel senso che le parti di un vivente, dalle minutissime alle macroscopiche,

     sono tra loro collegate, talora in modo semplice o addirittura giustapposto,

     talaltra in modo anche estremamente interdipendente e

    appunto funzionalmente gerarchico.



14/09/2009                             Corrado A. Presti                               7
L’attività medico-chirurgica non può non tener conto di questo e i suoi

             interventi possono egualmente riguardare un problema solo molecolare(…):

             via via che si sale dal livello molecolare a quelli gerarchicamente superiori,

             l’azione medica si complica e si stravolge fino a fare della stessa complessità

             uno strumento operativo.

             Non vi sarebbe alcuna responsabilità umana se tutto fosse biologia,

             ma non vi sarebbero nemmeno arti e scienze e filosofie, non vi sarebbe storia”.

14/09/2009                                   Corrado A. Presti                                 8
G.F. Azzone ha esemplificato l’attività del medico (in “Scienza tecnologia ed
             etica nella medicina sperimentale e clinica”): “Un quadro fisiopatologico può
             essere paragonato a un gigantesco circuito elettrico con molte sorgenti di
             potenziali e di correnti, meccanismi di amplificazioni dei segnali, resistenze,
             capacitanze, siti di regolazione (feedback) sia positivi che negativi. La funzione
             del circuito è di garantire l’attività integrata di una serie di processi. (…).”

             Il medico compie delle azioni, paragonate a quelle dell’ingegnere elettronico ed
             al cibernetico, per ipotizzare e descrivere un circuito, variando soltanto la
             complessità ed il grado di integrazione dei vari sistemi; a questa segue
             l’associazione del singolo paziente con un circuito e l’identificazione (diagnosi),
             e quella dell’aggiustamento del circuito (terapia).


14/09/2009                                    Corrado A. Presti                                    9
Tutto il problema ruota intorno al termine “persona”,

             al significato che diamo a questa parola e

             alla natura della persona umana. [G. Federspil]




14/09/2009                        Corrado A. Presti                  10
P. Magrassi in “Difendersi dalla complessità” [ F. Angeli/La società],
        nel descrivere i confini della scienza scrive:” Un economista può
        alzarsi e sostenere, davanti ai propri colleghi e con strumenti
        matematici, una tesi che non può essere provata né smentita perché
        non è possibile organizzare un esperimento ad hoc. La stessa cosa può
        accadere in sociologia, in politica, in psicologia o nel management,
        mentre è molto più difficile che accada in fisica, chimica, in biologia,
        in medicina.”



14/09/2009                           Corrado A. Presti                             11
Per la medicina pone una nota: “…quando non sanno cosa dire di fronte ad un
             paziente, spesso i medici si rifugiano nel motto secondo il quale la medicina non
             sarebbe <una scienza esatta>. Si tratta di una scempiaggine, che i medici che
             fanno ricerca- differenza dai loro colleghi clinici- non si sognerebbero certo di
             sottoscrivere. Intanto, le scienze <esatte> non esistono. Poi, il fatto che un risultato
             non sia noto con assoluta certezza ma solo, poniamo, con una probabilità del 78%,
             non si commenta parlando della mancanza di esattezza bensì rallegrandosi della
             forte convergenza. Le probabilità 50-50 sono brutte e ingestibili; ma quelle 78-22
             sono casi clinici facili. La diagnosi “A” è molto più probabile della “B”. siccome,
             tuttavia, il nostro medico a volte non sa qual è la percentuale di occorrenza di A e
             B, ecco che anziché indagare ulteriormente o informarsi, come dovrebbe, pensa di
             cavarsela convincendo se stesso che, in assenza di una certezza al 100 % non si
             può dire nulla. “

14/09/2009                                       Corrado A. Presti                                      12
“Il metodo scientifico –prosegue Magrassi- non è certo il solo strumento a
             disposizione dell’umanità nel suo percorso verso il conseguimento dell’agognata
             felicità. E non è neppure l’unico per accrescere la conoscenza. Intuito, creatività,
             intelligenza, sensibilità, cultura, fortuna sono indispensabili per il progresso
             intellettuale nella storia. Tuttavia, il metodo scientifico è l’unico approccio
             organizzato e insegnabile che abbiamo escogitato finora. (…) E’ vero che
             esistono circostanze nelle quali i metodi previsionali scientifici non ci
             soccorrono. E’ vero anche che talvolta non riusciamo a linearizzare un problema
             che dobbiamo quindi affrontare in tutta la sua complessità. Ma, intanto, …
             queste non sono situazioni che si verificano sempre e comunque: che accadrebbe
             delle situazioni che si presentano più frequentemente, se lasciassimo l’approccio
             scientifico basato su matematica e ripetitività degli esperimenti e ci
             abbandonassimo a riti divinatori o a referendum democratici sulle leggi della
             natura?”

14/09/2009                                     Corrado A. Presti                                    13
“Un problema è lineare se lo si può scomporre in una somma di componenti indipendenti
     tra loro”

     “L’intervallo lineare di un sistema è quello entro il quale i parametri che lo caratterizzano
     non dipendono dall’ampiezza della sollecitazione applicata.(…) In sede epistemologica è
     interessante che tutti i sistemi sono in realtà non-lineari, ma ciò non autorizza concludere
     che gli approcci lineari non siano leciti.” (…) …i sistemi reali non sono soltanto
     essenzialmente non lineari, ma anche non deterministici, ossia dal comportamento
     imprevedibile. (…)

     Se ci prendessimo la briga di andare a studiare meticolosamente le circostanze che
     rendono non-deterministico il nostro sistema, in linea di principio potremmo scoprirle
     tutte e conseguentemente modificare le equazioni matematiche così da renderle fedeli
     descrizioni del sistema anche in condizioni di non costanza dei parametri” a cui nota “in
     realtà, parlando di caos e di comportamento emergente, si possono incontrare anche
     ostacoli di principio che si oppongono a questa possibilità.”

14/09/2009                                  Corrado A. Presti                                        14
“I sistemi non-lineari sono quasi sempre di difficile comprensione, anche perché

             sfuggono alle piacevoli proprietà , tipiche dei lineari, della

             scomponibilità in sotto-problemi semplici e della generalizzabilità:

             stesse equazioni matematiche per molle, pendoli, circuiti elettrici,

             popolazioni biologiche, e così via.”

             (vedi il problema preda-predatore di Lotka-Volterra).



14/09/2009                                       Corrado A. Presti                              15
Come conciliare quanto sopra con le considerazioni di
             I. Calvino nelle “Lezioni americane”, su la
             “leggerezza”, la “rapidità”, la”visibilità” e la
             “molteplicità”, e quanto indicato da H. Gardner
             sull’intelligenza disciplinare, sintetica, creativa,
             rispettosa, etica, come chiavi per il futuro, con la
             formazione professionale?


14/09/2009                        Corrado A. Presti                  16
Forse possiamo ricordare Karl Jasper: “L’agire medico si fonda su due
             pilastri. Da un lato la conoscenza scientifica e l’abilità tecnica, dall’altro
             l’ethos umanitario. Il medico ed il malato si trovano uniti da un legame
             prevalentemente umano, non scientificamente fondato. Per questo è
             fondamentale che il medico abbia sempre presente che nella sua attività
             la spiegazione scientifica deve essere sempre accompagnata dalla
             consapevolezza che gli accadimenti patologici del suo malato hanno un
             senso che egli deve comprendere. Il medico può instaurare con il malato
             una comunicazione esistenziale che oltrepassa ogni terapia. Medico e
             malato sono allora entrambi uomini, che, come tali, condividono un
             destino. Il medico, ora, non è più un semplice tecnico, né un’autorità, ma
             un’esistenza, un essere umano transeunte insieme ad un altro essere
             umano transeunte”.
14/09/2009                                  Corrado A. Presti                                 17
“In medicina, non tutto ciò con cui il medico entra in
             contatto è traducibile nel linguaggio oggettivo
             (oggettivante) delle scienze naturali.(…) Il malato non
             può quindi riconoscersi nel corpo-molecolare o nel corpo-
             circuito che la scienza dice, non lo riguarda direttamente.
             La malattia, allora, non è più solo l’effetto di una causa,
             ma si identifica in qualche modo con il significato di un
             evento. ”[G. Federspil]


14/09/2009                           Corrado A. Presti                     18
Dice ancora K. Jasper:“nell’unione dei compiti di scienza e
             filosofia risiede la condizione essenziale che rende oggi possibile
             la conservazione dell’idea di medico”.

             Possiamo allora parlare di farmacogenetica e farmacogenomica
             per una terapia personalizzata o sarebbe meglio parlare di cura
             alla persona?




14/09/2009                              Corrado A. Presti                          19
Feedback, o controreazione, ha luogo quando una parte di
             output viene, per scelta progettuale oppure per accidente,
             sommata o sottratta all’input di sistema.
             Quel che viene immesso in input non è necessariamente una
             grandezza fisica: esso può essere anche informazione.




14/09/2009                           Corrado A. Presti                    20
Il principale contributo di Wiener è stato quello di
             mostrare i legami tra ambiti scientifici e tecnici
             apparentemente lontanissimi e invece collegabili,
             affermando quindi l’importanza dell’interdisciplinarietà
             in un mondo nel quale cominciava a dominare la
             “barbarie dello specialismo”.
             Il progresso della conoscenza, invece, così come quello
             tecnologico, ha anche un enorme bisogno di studi
             interdisciplinari; e a Norbert Wiener più che a chiunque
             altro prima di lui dobbiamo questa consapevolezza.
14/09/2009                          Corrado A. Presti                   21
Il concetto di scatola nera

             Se i sistemi più complessi devono essere descritti mediante un’indagine
             olistica che si spinga oltre le leggi che ne governano i componenti, i
             cibernetici cominciarono a chiedersi come si potesse costruire una teoria
             generale dei sistemi con una matematica, che consentisse di ricavare e
             studiare leggi che riguardino il concetto di sistema per sé prima che non
             le sue specifiche manifestazioni fisiche, elettroniche, biologiche,
             sociologiche e così via.
             Questo approccio è illustrato bene dal concetto di scatola nera.



14/09/2009                                 Corrado A. Presti                             22
I sistemi presi in esame in teoria dei sistemi sono trattati come
             oggetti complessi fin che si vuole ma del cui contenuto, almeno
             in prima approssimazione, non ci si cura.

             Essi vengono presi in considerazione per il loro comportamento
             “esterno” e globale, che certamente dipende anche dal
             comportamento dei componenti “interni” ma che viene
             studiato innanzitutto come fenomeno primitivo.



14/09/2009                             Corrado A. Presti                         23
L’adozione di un “framework” come LIFE, e la “vision “ che ne è propria,
             consente un reale approccio olistico e l’adattabilità del processo al contesto,
             perché si possa realizzare quanto indicato da Schön [SCHÖN 2006]: consentire
             ai professionisti di ripensarsi non più come “risolutori di problemi strumentali”
             ma come artefici creativi e “riflessivi” del proprio agire, delle proprie scelte e
             delle proprie mosse, attraverso l’esercizio di una “abilità artistica” connotata
             da competenze emergenti in situazioni uniche, incerte, conflittuali allo scopo di
             disegnare nuove tipologie di percorsi formativi per “insegnare ed apprendere”
             il sapere professionale come sapere empiricamente situato, sostenuto da forme
             di “razionalità riflessiva”, indispensabili alla costruzione ed all’uso di
             conoscenze ed allo sviluppo di competenze che nascano dall’agire e che in esso
             funzionalmente si traducano.


14/09/2009                                    Corrado A. Presti                                   24
14/09/2009   Corrado A. Presti   25

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La Formazione Del Clinico Oggi

  • 1.
  • 2. La formazione del clinico oggi: tra riduzionismo e complessità. “In passato i medici venivano chiamati fisici proprio perché erano studiosi della natura, dei fenomeni naturali. Ma se le malattie non sono nient’altro che il prodotto dei fenomeni naturali, allora il medico è e deve essere un naturalista o, in termini più moderni, uno scienziato” [G. Federspil :“Sfida per la nostra cultura medica: il clinico oggi fra persona e molecole” -Atti del Convegno “Medicina e sanità a confronto con la multiculturalità” - Fnomceo del 23-24 nove mbre 2007- Padova ] 14/09/2009 Corrado A. Presti 2
  • 3. “ …la medicina - dall’osservazione della morfologia cellulare e dall’analisi dei meccanismi biochimici cellulari fino ai trapianti, alle applicazioni dei radioisotopi, alla risonanza magnetica e alle più innovative terapie attuali- è una scienza della natura che fa corpo con tutte le altre scienze empiriche,come la fisica, la chimica, la biologia generale, l’etologia. Questa concezione della cultura medica si lega ovviamente a un problema che è oggi urgente per tutti, sia per chi ha il dovere professionale di educare i giovani a divenire medici, sia per coloro che, già medici, hanno il dovere di continuare quotidianamente a coltivare la propria formazione, che non è fatta di notizie raccolte frettolosamente su internet, ma di assimilazione e di integrazione di concetti acquisiti e ripensati, di riflessione metodologica, di cultura biologica autentica.” 14/09/2009 Corrado A. Presti 3
  • 4. M. Aloisi in “La medicina come arte e come scienza” si è chiesto “come indirizzare la scuola del medico affinchè i giovani si abituino fin da principio a coltivare una medicina che sia sempre più una scienza in possesso di molti per il benessere di tutti (…): se noi prepariamo il giovane a divenire un medico, noi dobbiamo raggiungere un punto in cui il medico apparirà come un naturalista. (…)”. 14/09/2009 Corrado A. Presti 4
  • 5. Questa è la tesi che Federspil chiama “della medicina come disciplina naturalistica”, in cui però intravede il pericolo costituito “dal progressivo insinuarsi nell’educazione e nella formazione medica di una mentalità riduzionista”. 14/09/2009 Corrado A. Presti 5
  • 6. Il riferimento agli studi molecolari, di cui non viene negata l’importanza, è correlato all’ ”immagine di un uomo molecolare, cioè di un uomo in cui i mutamenti molecolari costituiscono tutto ciò che vi è di rilevante da sapere sul suo essere malato, un uomo i cui problemi medici sono o saranno risolvibili soltanto grazie alle conoscenza più approfondite sulle sue alterazioni molecolari. Siamo quindi giunti al grande problema della medicina scientifica odierna: è davvero possibile ritenere che i problemi medici siano risolvibili nei fenomeni studiati dalla chimica biologica o da quella sua propaggine che è la medicina molecolare? O, in termini più filosofici, l’uomo è solo un insieme coordinato di strutture e di funzioni molecolari?” 14/09/2009 Corrado A. Presti 6
  • 7. “Ma la complessità biologica - conclude Aloisi – è una complessità ‘gerarchica’, nel senso che le parti di un vivente, dalle minutissime alle macroscopiche, sono tra loro collegate, talora in modo semplice o addirittura giustapposto, talaltra in modo anche estremamente interdipendente e appunto funzionalmente gerarchico. 14/09/2009 Corrado A. Presti 7
  • 8. L’attività medico-chirurgica non può non tener conto di questo e i suoi interventi possono egualmente riguardare un problema solo molecolare(…): via via che si sale dal livello molecolare a quelli gerarchicamente superiori, l’azione medica si complica e si stravolge fino a fare della stessa complessità uno strumento operativo. Non vi sarebbe alcuna responsabilità umana se tutto fosse biologia, ma non vi sarebbero nemmeno arti e scienze e filosofie, non vi sarebbe storia”. 14/09/2009 Corrado A. Presti 8
  • 9. G.F. Azzone ha esemplificato l’attività del medico (in “Scienza tecnologia ed etica nella medicina sperimentale e clinica”): “Un quadro fisiopatologico può essere paragonato a un gigantesco circuito elettrico con molte sorgenti di potenziali e di correnti, meccanismi di amplificazioni dei segnali, resistenze, capacitanze, siti di regolazione (feedback) sia positivi che negativi. La funzione del circuito è di garantire l’attività integrata di una serie di processi. (…).” Il medico compie delle azioni, paragonate a quelle dell’ingegnere elettronico ed al cibernetico, per ipotizzare e descrivere un circuito, variando soltanto la complessità ed il grado di integrazione dei vari sistemi; a questa segue l’associazione del singolo paziente con un circuito e l’identificazione (diagnosi), e quella dell’aggiustamento del circuito (terapia). 14/09/2009 Corrado A. Presti 9
  • 10. Tutto il problema ruota intorno al termine “persona”, al significato che diamo a questa parola e alla natura della persona umana. [G. Federspil] 14/09/2009 Corrado A. Presti 10
  • 11. P. Magrassi in “Difendersi dalla complessità” [ F. Angeli/La società], nel descrivere i confini della scienza scrive:” Un economista può alzarsi e sostenere, davanti ai propri colleghi e con strumenti matematici, una tesi che non può essere provata né smentita perché non è possibile organizzare un esperimento ad hoc. La stessa cosa può accadere in sociologia, in politica, in psicologia o nel management, mentre è molto più difficile che accada in fisica, chimica, in biologia, in medicina.” 14/09/2009 Corrado A. Presti 11
  • 12. Per la medicina pone una nota: “…quando non sanno cosa dire di fronte ad un paziente, spesso i medici si rifugiano nel motto secondo il quale la medicina non sarebbe <una scienza esatta>. Si tratta di una scempiaggine, che i medici che fanno ricerca- differenza dai loro colleghi clinici- non si sognerebbero certo di sottoscrivere. Intanto, le scienze <esatte> non esistono. Poi, il fatto che un risultato non sia noto con assoluta certezza ma solo, poniamo, con una probabilità del 78%, non si commenta parlando della mancanza di esattezza bensì rallegrandosi della forte convergenza. Le probabilità 50-50 sono brutte e ingestibili; ma quelle 78-22 sono casi clinici facili. La diagnosi “A” è molto più probabile della “B”. siccome, tuttavia, il nostro medico a volte non sa qual è la percentuale di occorrenza di A e B, ecco che anziché indagare ulteriormente o informarsi, come dovrebbe, pensa di cavarsela convincendo se stesso che, in assenza di una certezza al 100 % non si può dire nulla. “ 14/09/2009 Corrado A. Presti 12
  • 13. “Il metodo scientifico –prosegue Magrassi- non è certo il solo strumento a disposizione dell’umanità nel suo percorso verso il conseguimento dell’agognata felicità. E non è neppure l’unico per accrescere la conoscenza. Intuito, creatività, intelligenza, sensibilità, cultura, fortuna sono indispensabili per il progresso intellettuale nella storia. Tuttavia, il metodo scientifico è l’unico approccio organizzato e insegnabile che abbiamo escogitato finora. (…) E’ vero che esistono circostanze nelle quali i metodi previsionali scientifici non ci soccorrono. E’ vero anche che talvolta non riusciamo a linearizzare un problema che dobbiamo quindi affrontare in tutta la sua complessità. Ma, intanto, … queste non sono situazioni che si verificano sempre e comunque: che accadrebbe delle situazioni che si presentano più frequentemente, se lasciassimo l’approccio scientifico basato su matematica e ripetitività degli esperimenti e ci abbandonassimo a riti divinatori o a referendum democratici sulle leggi della natura?” 14/09/2009 Corrado A. Presti 13
  • 14. “Un problema è lineare se lo si può scomporre in una somma di componenti indipendenti tra loro” “L’intervallo lineare di un sistema è quello entro il quale i parametri che lo caratterizzano non dipendono dall’ampiezza della sollecitazione applicata.(…) In sede epistemologica è interessante che tutti i sistemi sono in realtà non-lineari, ma ciò non autorizza concludere che gli approcci lineari non siano leciti.” (…) …i sistemi reali non sono soltanto essenzialmente non lineari, ma anche non deterministici, ossia dal comportamento imprevedibile. (…) Se ci prendessimo la briga di andare a studiare meticolosamente le circostanze che rendono non-deterministico il nostro sistema, in linea di principio potremmo scoprirle tutte e conseguentemente modificare le equazioni matematiche così da renderle fedeli descrizioni del sistema anche in condizioni di non costanza dei parametri” a cui nota “in realtà, parlando di caos e di comportamento emergente, si possono incontrare anche ostacoli di principio che si oppongono a questa possibilità.” 14/09/2009 Corrado A. Presti 14
  • 15. “I sistemi non-lineari sono quasi sempre di difficile comprensione, anche perché sfuggono alle piacevoli proprietà , tipiche dei lineari, della scomponibilità in sotto-problemi semplici e della generalizzabilità: stesse equazioni matematiche per molle, pendoli, circuiti elettrici, popolazioni biologiche, e così via.” (vedi il problema preda-predatore di Lotka-Volterra). 14/09/2009 Corrado A. Presti 15
  • 16. Come conciliare quanto sopra con le considerazioni di I. Calvino nelle “Lezioni americane”, su la “leggerezza”, la “rapidità”, la”visibilità” e la “molteplicità”, e quanto indicato da H. Gardner sull’intelligenza disciplinare, sintetica, creativa, rispettosa, etica, come chiavi per il futuro, con la formazione professionale? 14/09/2009 Corrado A. Presti 16
  • 17. Forse possiamo ricordare Karl Jasper: “L’agire medico si fonda su due pilastri. Da un lato la conoscenza scientifica e l’abilità tecnica, dall’altro l’ethos umanitario. Il medico ed il malato si trovano uniti da un legame prevalentemente umano, non scientificamente fondato. Per questo è fondamentale che il medico abbia sempre presente che nella sua attività la spiegazione scientifica deve essere sempre accompagnata dalla consapevolezza che gli accadimenti patologici del suo malato hanno un senso che egli deve comprendere. Il medico può instaurare con il malato una comunicazione esistenziale che oltrepassa ogni terapia. Medico e malato sono allora entrambi uomini, che, come tali, condividono un destino. Il medico, ora, non è più un semplice tecnico, né un’autorità, ma un’esistenza, un essere umano transeunte insieme ad un altro essere umano transeunte”. 14/09/2009 Corrado A. Presti 17
  • 18. “In medicina, non tutto ciò con cui il medico entra in contatto è traducibile nel linguaggio oggettivo (oggettivante) delle scienze naturali.(…) Il malato non può quindi riconoscersi nel corpo-molecolare o nel corpo- circuito che la scienza dice, non lo riguarda direttamente. La malattia, allora, non è più solo l’effetto di una causa, ma si identifica in qualche modo con il significato di un evento. ”[G. Federspil] 14/09/2009 Corrado A. Presti 18
  • 19. Dice ancora K. Jasper:“nell’unione dei compiti di scienza e filosofia risiede la condizione essenziale che rende oggi possibile la conservazione dell’idea di medico”. Possiamo allora parlare di farmacogenetica e farmacogenomica per una terapia personalizzata o sarebbe meglio parlare di cura alla persona? 14/09/2009 Corrado A. Presti 19
  • 20. Feedback, o controreazione, ha luogo quando una parte di output viene, per scelta progettuale oppure per accidente, sommata o sottratta all’input di sistema. Quel che viene immesso in input non è necessariamente una grandezza fisica: esso può essere anche informazione. 14/09/2009 Corrado A. Presti 20
  • 21. Il principale contributo di Wiener è stato quello di mostrare i legami tra ambiti scientifici e tecnici apparentemente lontanissimi e invece collegabili, affermando quindi l’importanza dell’interdisciplinarietà in un mondo nel quale cominciava a dominare la “barbarie dello specialismo”. Il progresso della conoscenza, invece, così come quello tecnologico, ha anche un enorme bisogno di studi interdisciplinari; e a Norbert Wiener più che a chiunque altro prima di lui dobbiamo questa consapevolezza. 14/09/2009 Corrado A. Presti 21
  • 22. Il concetto di scatola nera Se i sistemi più complessi devono essere descritti mediante un’indagine olistica che si spinga oltre le leggi che ne governano i componenti, i cibernetici cominciarono a chiedersi come si potesse costruire una teoria generale dei sistemi con una matematica, che consentisse di ricavare e studiare leggi che riguardino il concetto di sistema per sé prima che non le sue specifiche manifestazioni fisiche, elettroniche, biologiche, sociologiche e così via. Questo approccio è illustrato bene dal concetto di scatola nera. 14/09/2009 Corrado A. Presti 22
  • 23. I sistemi presi in esame in teoria dei sistemi sono trattati come oggetti complessi fin che si vuole ma del cui contenuto, almeno in prima approssimazione, non ci si cura. Essi vengono presi in considerazione per il loro comportamento “esterno” e globale, che certamente dipende anche dal comportamento dei componenti “interni” ma che viene studiato innanzitutto come fenomeno primitivo. 14/09/2009 Corrado A. Presti 23
  • 24. L’adozione di un “framework” come LIFE, e la “vision “ che ne è propria, consente un reale approccio olistico e l’adattabilità del processo al contesto, perché si possa realizzare quanto indicato da Schön [SCHÖN 2006]: consentire ai professionisti di ripensarsi non più come “risolutori di problemi strumentali” ma come artefici creativi e “riflessivi” del proprio agire, delle proprie scelte e delle proprie mosse, attraverso l’esercizio di una “abilità artistica” connotata da competenze emergenti in situazioni uniche, incerte, conflittuali allo scopo di disegnare nuove tipologie di percorsi formativi per “insegnare ed apprendere” il sapere professionale come sapere empiricamente situato, sostenuto da forme di “razionalità riflessiva”, indispensabili alla costruzione ed all’uso di conoscenze ed allo sviluppo di competenze che nascano dall’agire e che in esso funzionalmente si traducano. 14/09/2009 Corrado A. Presti 24
  • 25. 14/09/2009 Corrado A. Presti 25