1. l’Unità
Domenica, 2 Aprile 2017l8
La Brexit e le
incognite del
futuro accordo
commerciale
È
difficileaverelaconsape-
volezza che un determi-
nato momento, evento,
sarà citato nei libri di sto-
ria mentre lo si sta viven-
do. Questa settimana ha
fattoeccezioneaquestoprincipiogene-
rale:il29marzo2017saràpercertocita-
to nei libri distoria, tra vent’anni,come
ilgiornoincuiilprocessodiintegrazio-
ne europea ha dimostrato la sua possi-
bile reversibilità. Negli
ultimiseidecenni,appe-
na festeggiati, siamo an-
dati avanti, spesso con
difficoltà, ma sempre avanti. Abbiamo
esteso l’appartenenza all’UE ad altri
Paesiequellacisembraval’unicaevolu-
zione possibile: valutare e, eventual-
mente, accettare, le richieste continue
diadesioneall’Unione.Questasettima-
naèstatoufficializzatoche,comespes-
soaccadequandosiparladiEuropa,ciò
che sembrava scontato non lo era: un
Paese ha votato per uscire dall’Unione,
dandoconcretezzaaunapossibilitàche
nei Trattati sembrava prevista in linea
solopuramentespeculativa.Forsedella
storica “eccezionalità britannica” si sa-
rebbedovutoparlaredipiù,neldibatti-
to pubblico e nei ragionamenti che ab-
biamo portato avanti nell’ultimo anno.
È difficile sostenere che il Regno Unito
sia mai stato davvero partecipe del pro-
cessodiintegrazioneeuropea,chelein-
tenzioni fossero quelle di costruire u-
n’Unionepolitica.Allostessotempo,sa-
rebbesbagliatoaffermarechelasuaap-
partenenza fosse solamente frutto di
calcoliutilitaristici:nonsolocitengono
insiemevalorifondantidellasocietàde-
mocraticamalaculturaliberalebritan-
nicahadatotantoallacostruzionedella
cultura, e della cultura politica, euro-
pea. È nel nostro DNA e la verità è che
non saremmo ciò che siamo oggi, se
Londranonavessefattopartedelnostro
cammino. Tuttavia, vi è stato un voto e
noituttiabbiamoildoveredirispettarlo
e darne attuazione tutelando, a nostra
volta,lanostracasacomune.Il29marzo
è stato un giorno triste, soprattutto per
quelle generazioni, tra cui la mia, per le
quali il progetto europeo è stato il vero,
grande, sogno e motore di passione po-
litica. Ma è avvenuto per volontà popo-
lare e non vi è niente che le istituzioni
possano né debbano fare al riguardo:
ciò che, invece, possiamo e dobbiamo
fare è concentrarci sui negoziati per
proteggere i cittadini europei, sia quelli
residentineiPaesimembrisiaquellire-
sidenti in Gran Bretagna. Nessuno po-
tràedovràguadagnaredaquestodivor-
zio ma, per certo, noi non possiamo
neanche permetterci di perdere. Non
possiamoaccordareaLondracondizio-
nipiùfavorevolidiquelledicuigodono
i Paesi membri: le quattro libertà euro-
peefondamentalisonounpacchettou-
nico, se si vuole continuare a godere di
unadiessebisognagarantirel’attuazio-
lLe future relazioni tra Gran Bretagna e Unione europea
potranno essere negoziate solo quando saranno chiari i termini
dell’accordo per l’uscita dall’Ue. Saranno due anni complessi
neanchedituttelealtre,inmodoparti-
colare della libera circolazione delle
persone. Venerdì Donald Tusk ha pre-
sentato, in una conferenza stampa, la
bozza delle linee guida per il negoziato
sulla Brexit che saranno discusse e ap-
provatedai27capidiStatoediGoverno
nel vertice del 29 aprile. Ha parlato an-
chedell’accordocommerciale:purcon-
fermandoche“l’accordosullefuturere-
lazionisaràpossibilesoloquandoilRe-
gno Unito sarà un Paese terzo”, il Presi-
dente del Consiglio Europeo ha anche
previstoche“quandoavremotrovatole
soluzioni” e saranno fatti “progressi
sufficienti” in quattro aree chiave prio-
ritarie per l’Unione, allora “potremo
procedere”adefinirelenuoverelazioni
tra le due parti. Non sarà facile, insom-
ma,ecredochecononestàsidebbadire
che è impossibile immaginare realisti-
camente,daqui,daoggi,qualesaràilri-
sultatofinale,siaperl’accordosull’usci-
ta della Gran Bretagna sia per l’accordo
sulle nuove relazioni commerciali che
quest’ultima avrà con l’Unione Euro-
pea. Per certo, saranno due anni com-
plessi,incuituttiiprotagonistidovran-
noaveresempreamentel’interesseco-
mune,senzacedereadesideridirivalsa
eacondizionipunitive.Viè,però,une-
lemento positivo: questa è l’occasione,
forsel’ultima,quelladefinitiva,perser-
rarelefilaerilanciareconconvinzionee
forzailprogettoeuropeo,l’obiettivopiù
ambizioso che abbiamo, il sogno che,
nelpassatopiùemenorecente,hatenu-
toinsiemetantegenerazioni.Oraabbia-
mo l’opportunità di realizzare ciò che,
in realtà, è un nostro dovere: regalarlo
allegenerazionifuture.
Questa è
forse
l’ultima
occasione
per
rilanciare
con
convinzione
il progetto
europeo
Big Ben.
A causa
della Brexit
Londra rischia
di perdere
migliaia di posti
di lavoro
nel settore
finanziario
La cultura liberale
britannica ha dato
tanto alla
costruzione della
cultura europea
Euroscettici e Grillo allo sbando, il Pd rilanci sull’Ue
I
l clima a Bruxelles non è dei mi-
gliori.Questasettimanaèarrivato
ilgiornoincuiilgovernobritanni-
co ha recapitato al Consiglio Eu-
ropeolaletteraincuiconfermal’inten-
zione di lasciare l’Unio-
ne Europea. La Storia
giudicherà Nigel Fara-
ge,BorisJohnson,Davi-
de Cameron e Theresa May per quella
che ha tutta l’aria di essere una situa-
zione in cui ci perdono tutti. Sia dal
puntodivistaeconomico,conunaster-
lina in caduta e incognite sull’occupa-
zioneegliinvestimenti;siadalpuntodi
vista politico, con un’Europa vulnera-
bile alle geniali idee di qualsiasi leader
che, un giorno, vuole fare un referen-
dum per modificare l’assetto fonda-
mentale del nostro mondo a venire (ci
torniamofraqualcheriga);esoprattut-
todalpuntodivistasociale,conirischi
per centinaia di migliaia di persone di
vivereinunpaesenonpiùospitale,ma
addirittura ostile e vittima di tensioni
costanti.IlpercorsodellaBrexitnonsa-
rà facile. Ci vorranno due anni. Biso-
gnerà considerare una serie infinita di
parametri, ridiscutere tutti i trattati e
considerare l’Inghilterra un ‘paese ter-
zo’.Servonounitàeserietàproprioper-
ché ci stiamo addentrato tutti in acque
inesplorate. Qualche segnale diverso,
però, arriva. Nella riunione straordina-
ria che abbiamo fatto come Socialisti e
Democratici,ideputatiinglesi-visibil-
mente commossi - hanno dichiarato
checontinuerannoasentirsiedefinirsi
europei; sabato scorso, alla manifesta-
zioneinoccasionedeiSessant’annidei
TrattatidiRoma,ladelegazioneinglese
è entrata nel corteo tra gli applausi al
gridodi«NoBrexit»;qualchegiornofaa
Torino,loscrittoreIanMcEwanhadet-
to:«Faremoinmododitornare,veloas-
sicuro». Forse dobbiamo fare uno sfor-
zo di ottimismo e lavorare affinché
questa lunga notte europea finisca al
più presto: magari a partire da quanto
succederà in Francia tra qualche setti-
mana.
Delegittimare l’Europa è lo sport
preferitoperleaderdemagogici,popu-
listie‘banalizzatori’.DarecontroaBru-
xellesinnescaunmeccanismodifacile
consenso e garantisce di posizionarsi
beneinterminielettorali.Nonimporta
se questo si traduce in atteggiamenti
che dicono tutto e il contrario di tutto.
Se parliamo di referendum, non pos-
siamo non parlare del Movimento 5
Stelle. Beppe Grillo non solo ribadisce
di voler indire una consultazione po-
polare sull’Euro, ma dopo aver pubbli-
catosulsuobloglenuove“lineeguida”
per la politica europea del Movimento
(salvoaverpoirettificatodicendochesi
tratta solo di un orientamento per la
base,checosìpuògiudicareevalutare)
ritrattaconunaposizionemoltoincer-
ta,dovenonsicapisceseilMovimento
sia o meno per l’uscita dalla moneta u-
nica e in cui si afferma che il referen-
dum serve solo ed esclusivamente co-
me “prova di forza” per andare a con-
trattareconiverticieuropei.È arrivato
il tempo in cui dire di essere «Contro
questa Europa» non vuol dire niente.
Anche noi del Pd siamo contro questa
Europa, ma facciamo proposte per ri-
mettere al centro il cittadino: l’Europa
solidale e inclusiva. Il Movimento non
dice niente. Non si capisce bene quale
siailloromodellodiEuropa.Leuniche
certezze che abbiamo, riguardano la
confusione politica, l’approssimazio-
ne e la mancanza di serietà del partito
di Beppe Grillo. Del resto, dopo aver
provato a entrare nel gruppo dei Libe-
rali(quantodipiùdistantedaqualsiasi
posizione mai espressa dai Cinque
Stelle), è chiaro come la connotazione
‘post-ideologica’siasolounmodocari-
noperdirechenonsannocosadiavolo
fare e continuano a prendere in giro i
loro elettori (la cui rabbia, le cui preoc-
cupazioni e le cui domande rispetto
profondamente perché molto politi-
che e sintomatiche di un problema nel
paese).IlPddeveessereall’altezzadel-
lasuavocazionefieramenteeuropeista
e lottare per un’Europa più solidale,
più aperta e più inclusiva. A comincia-
re dalla programmazione del nuovo
quadro finanziario. Gli altri paesi
membri saranno impegnati nelle ele-
zioni,enoiabbiamolapossibilitàdifa-
reunsaltoinavantieguidareilproces-
so di riscossa europea. Dobbiamo solo
volerlo.
Il Pd deve essere
all’altezza della sua
vocazione
fieramente
europeista
Il 29 marzo ho ospitato un
evento dal titolo “rischio
sismico in Europa” che ha
visto coinvolti sismologi,
geologi e colleghi deputati di
altri paesi. L’idea, nata in
seguito al forte terremoto che
ha colpito l’Italia centrale, era
di approfondire il tema della
sicurezza degli edifici e del
pericolo nel caso di centrali
nucleari costruite su faglie
sismiche. Provenendo da una
regione con forte attività
sismica quale il Friuli Venezia
Giulia che si trova al confine
con la centrale nucleare di
Krško in Slovenia, sono
attenta a queste tematiche. I
vari panel hanno infatti
analizzato la situazione e
cercato di trovare delle
risposte alla tutela di tutti i
cittadini europei toccati da
tali fenomeni. Si è parlato del
modo più efficace di mettere
in sicurezza gli edifici già
esistenti e delle norme per
costruirne di nuovi. Grande
attenzione si è dato non solo
ai materiali ma anche a come
combinare la ricostruzione
antisismica con efficienza
energetica. L’evento ha
inoltre affrontato l’attuale
tema della richiesta da parte
di alcuni Stati membri di
abbassare al 90%, anziché
per il totale, il finanziamento
previsto dalla Commissione
europea per la ricostruzione
post terremoto in Italia.
Alcuni governi di paesi nord
europei hanno infatti
manifestato delle riserve ma
mi auspico che la
Commissione prenda in
considerazione di rilanciare la
sua proposta facendosi forza
del sostegno del Parlamento
Europeo.
ISABELLA DE MONTE
Il rischio sismico in Europa. Il dibattito al
Parlamento europeo e il nodo dei fondi
Alessia
Mosca
Daniele
Viotti