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  1. l’Unità Sabato, 6 Maggio 2017l8 Programma Erasmus perifunzionari pubblici che mi ha lasciato affascinato dalla di- versitàconlaqualeleamministrazioni pubblichenazionalielocalisiadopera- no per partecipare ai bandi e su come hanno strutturato l´organizzazione del loro lavoro. Modalità e iniziative che sono o devono diventare esempio per altre amministrazioni pubbliche. Un mezzo importante attraverso cui la dimensione europea può entrare nella attività quotidiana dell´amministra- zione pubblica nazionale e locale. Sul- l´esempio del programma Erasmus, si potrebbero selezionare giovani neo- laureati o dipendenti della pubblica amministrazione - che rispettino de- terminati requisiti - e garantire loro un periodo di lavoro e formazione all´e- stero, all’interno di una amministra- zionesimileaquelladovelavorano,ma che si distingue come eccellenza in un settore particolare. Un´esperienza di reale formazione, per approfondire e- lementi significativi, tra i quali l´inte- razione tra pubblico e privato, l´orga- nizzazione, la gerarchia nelle ammini- strazioni pubbliche degli altri Paesi. Nel nostro Paese non sono mancati tentativi per rendere la pubblica am- ministrazionepiùefficienteealcuniri- sultati sono stati raggiunti, ma molto resta ancora da fare. Attraverso questo programma, funzionari italiani a vari livelli avrebbero la possibilità di stu- diare e lavorare in amministrazioni pubbliche estere, permettendo loro di acquisire know-how sia dal punto di vistaorganizzativo,chetecnico.Sitrat- ta di un investimento importante sul capitale umano delle nostre ammini- strazioni pubbliche, con una ricaduta importante sull´economia e sull’inte- ro sistema-paese. Possiamo integrare l’esperienza dei PRA (Piani Rafforza- mento Amministrativo), finanziati at- traverso i fondi strutturali, con l’Era- smus, mettendo concretamente l’assi- stenza tecnica al servizio di un mecca- nismo di formazione e di accrescimentodellapubblicaammini- strazione in generale. L'obiettivo pri- mario è definire figure tecniche alta- mente specializzate sia sotto il profilo della organizzazione, sia in grado di trasferireefarcomprenderebisognied esigenze del territorio alle controparti attiveaBruxelles.Talicapacità,espres- sioni delle dinamiche economico-so- ciali del territorio, nonché della consa- pevolezza degli elementi identitari, possono rendere la programmazione coerente con i territori, e con le dina- miche europee, al fine di ridurre le a- simmetrie informative, che rappre- sentano una delle principali cause di revisioni, rallentamenti e ricadute ne- gative sulle capacità di spesa. Una go- vernance migliorata, per una politica dicoesionechetornastrumentodiuna strategia economica europea espansi- va, capace di rispondere ai bisogni dei cittadini e alle vocazioni dei territori. lLa proposta: si potrebbero selezionare giovani dipendenti della pubblica amministrazione e garantire loro un periodo di lavoro all’estero in una struttura simile L’ assistenza tecnica rappresentaunotra i pilastri trasversali che, nel corso degli anni, hanno contri- buito a un utilizzo ottimale dei fondi strutturali, fino al punto di individuare un rapporto di- rettotralasuacrescitae, in generale, l’ottimale assorbimento delle ri- sorse. Tuttavia, a quasi trent’anni di distanza, non esistono ancora valutazioni dettagliate sull’im- pattoesulcontributoallosviluppoeal rafforzamento della capacità ammini- strativa degli stati membri. Un punto didebolezzache,nellaprogrammazio- neattuale,hatrovatoparzialerimedio, attraversol’introduzionediesplicitiri- chiami alla opportunità che l’assisten- zatecnicasostengamisurediretteafar crescere il livello medio della macchi- na amministrativa. Un insieme di e- sperienze di alto livello che smettono di essere fini a se stesse e alla gestione deifondi,eassumonounacaratteristi- ca quasi pedagogica di “fucina”, di la- boratorio, per una nuova classe diri- gentegiovanee“nazionale”,mapiena- mente europea nei ritmi e negli stan- dard qualitativi. Come Deputato Europeo e vice-presidente della Com- missione affari regionali, mi è capitato spesso di conoscere esperienze di am- ministrazioni pubbliche - nazionali e locali-dialtriStatiMembrieditoccare con mano la maniera in cui vengono spesi i fondi europei e, più in generale, le loro pratiche e modalità di lavoro. Una esperienza che mi ha formato e Non esistono valutazioni sull’impatto del rafforzamento della capacità amministra- tiva dei Paesi Ue L'obiettivo è definire figure specializzate per comunicare all’Ue le esigenze del territorio Con la Brexit a rischio i fondi Ue per regioni C on la lettera del 29 marzo scorso,ilRegnoUnitohauffi- cialmente avviato le proce- dureperlasciarel’Unioneeu- ropea. Nonostante le trattative non siano ancora entrate nel vivo, è neces- sario iniziare ad inter- rogarsisuipossibilisce- nari che si verranno a comporre nei prossimi anni. Un tema che ha catturato l’atten- zione è la dimensione dei conti che il RegnoUnitodovràpagareperfarfron- teagliimpegnifinanziarineiconfronti dell’Unione e degli altri stati membri. Sièparlatodicifredai60ai100miliar- di, ma ancora non esiste una stima uf- ficiale. In ogni caso, i britannici non po- tranno sottrarsi agli impegni sotto- scritti. Non solo per una questione di rispettodeipropripartneredicredibi- lità,masoprattuttoperchéquestisoldi nonsonouncapricciodiBruxelles,co- sì come ha lasciato intendere Theresa May.Alcontrario,questisoldicoprono programmi su un periodo di sette an- ni,cheinmolticasiandrannobenoltre la Brexit. Riguardano la vita di cittadi- ni, lavoratori, imprese, centri di ricer- ca, regioni ed enti locali che sulla base di quei finanziamenti hanno avviato progetti, start-up, sperimentazioni e i- niziativedivariotipochenonpossono essere cancellate con un colpo di spu- gna. Lapoliticadicoesionesaràanch’es- sa interessata dagli effetti della Brexit, sudiversilivelli:lachiusuradell’attua- le periodo programmatico e il lancio della futura politica di coesione. Sulla chiusura del periodo in corso, nel calcolo del saldo finale per l’uscita del Regno Unito si dovrà tener conto che da qui al 2019 saranno effettiva- mentepagatedaglistatimembrimeno della metà dei fondi previsti nel perio- do2014-2020.Serviràquindiunaccor- do che risolva in modo soddisfacente la questione. Ancora più pesanti, purtroppo, i punti interrogativi sul futuro della po- litica di coesione, in particolare dal punto di vista delle risorse. Il Quadro finanziario pluriennale (QFP) post 2020, infatti, non potrà che vedere di- minuite le risorse oppure chiedere un impegno maggiore ai 27 che resteran- no. Se si scegliesse di ridurre le risorse pere approfittare di questa situazione delicata per rilanciare la politica di coesione, individuarne i punti deboli, edesserenoiaproporreicambiamenti percrearelapoliticadicoesionedelfu- turo. Una politica che sia aperta ai gio- vani, che sfrutti al meglio le risorse di- sponibili, che sappia concentrare gli sforzi su alcune priorità fondamentali per preparare l’Europa alla competi- zioneglobale.Èarischioilfuturostes- sodiunadellepolitichepiùimportanti dell’Unione europea, non possiamo negarlo,madovremosaperorganizza- re il nostro approccio in un quadro propositivo di cambiamento e miglio- ramento, per rimodellare uno stru- mentochesiaingradodidarerisposte aicittadiniecontribuireacostruireper loro un futuro migliore. delQFP,lapoliticadicoesionenonpo- trà che subire conseguenze pesanti, essendounadellevocidispesapiùim- portanti insieme alla politica agricola. Un ulteriore problema è legato alle categoriediregioni,cheoggisonotree che sono definite dalla media dei PIL europei. Il Regno Unito ha uno dei PIL più alti dell’Unione e con la sua uscita saràinevitabilechelamediasiabbassi, rischiando di far uscire dalla categoria piùbassa(chericevepiùfondi)diverse regioni italiane. Questi sono essenzialmente gli in- terrogativi, che potranno essere sciolti solotramiteinegoziati.Lafuturapoli- ticadicoesioneèunaprioritàperl’Ita- lia, che dovrà farsi trovare pronta per difenderne i molti aspetti positivi in- siemeaipartnereuropei,statimembri e autorità locali e regionali. Al tempo stesso, non possiamo ne- gare che l’esperienza di questi anni a- pra la possibilità ad interventi miglio- rativi di cui non dobbiamo avere pau- ra. In epoca di tagli ai bilanci e senza entrate proprie europee, la politica di coesionesarebbestataattaccataanche senza Brexit. A maggior ragione, con l’uscita del Regno Unito, dovremo sa- Il Pil medio Ue sarà più basso e diverse regioni italiane saranno escluse dai fondi europei L’Europa si muove e fa un passo avanti nel sentiero dell’innovazione. È stata approvata in commissione Mercato interno la mia relazione per un’Agenda europea dell’economia collaborativa, un fenomeno in grande crescita che sta cambiando il nostro modo di viaggiare e di lavorare sulla base della condivisione di beni e servizi. Per capirne le potenzialità, pensiamo a quanti hanno una camera libera in casa e decidono di affittarla sfruttando un bene altrimenti inutilizzato, o ai pendolari che possono risparmiare tempo e benzina condividendo un viaggio attraverso una app. Certo l’economia collaborativa ha anche risvolti problematici, a partire da chi sfrutta le piattaforme per fare concorrenza sleale ai settori tradizionali. Obiettivo della mia relazione è valorizzare le opportunità del settore, facendo chiarezza sulle zone grigie e stabilendo regole semplici e valide per tutti. Serve un quadro giuridico comune, che eviti la frammentazione del mercato ed espliciti gli obblighi (anche fiscali) delle piattaforme online. Così facendo, potremo tutelare al meglio i consumatori ed i lavoratori europei: tanto dei settori tradizionali quanto dei servizi collaborativi. Questa è la nostra priorità e la ribadiremo anche in occasione della definitiva approvazione da parte della plenaria del Parlamento. NICOLA DANTI Via libera degli eurodeputati all’Agenda europea dell’Economia collaborativa Andrea Cozzolino Mercedes Bresso